VIS COMICA
•LUDI e FABULAE: Fescennini, Atellane,
Sature
•NASCITA DEL TEATRO (breve
presentazione)
Nelle campagne laziali
Il “teatro” latino è nato nelle campagne
laziali ai primordi di Roma, dove i giovani e i
contadini, in occasione di importanti
ricorrenze del calendario agricolo, quali
l'aratura o la mietitura, concludevano le loro
fatiche celebrando delle feste,
cioè dei ludi.
LUDI
Il termine ludi riassume in sé l'insieme delle
processioni, dei sacrifici, delle gare,
equestri o atletiche, e di ogni altra azione
rituale compiuta in onore degli dèi e per
divertimento degli uomini nel corso di una
determinata festa.
Un rudimentale teatro
Tra le azioni rituali che completavano il
cerimoniale di queste ricorrenze, o delle
feste c'era, molto spesso, una recita
spontanea( mimare qualcosa, scambiarsi
battute spesso anche oscene, e molto
vivaci ecc.)
insomma, una rudimentale forma di
teatro.
La fecondità
Che si trattasse di feste poste all'inizio del
lavoro dei campi o della cura delle vigne,
oppure di feste poste a conclusione del ciclo
(mietitura, vendemmia), il rituale era
comunque interamente incentrato sul tema
della fecondità: che dal seme messo a
dimora venisse un buon frutto e una buona
annata!
Allontanare il male
Quindi, dal momento della semina in poi
era necessario tenere lontano le
calamità: maltempo, piante nocive,
parassiti, animali ostili in genere. Ma
anche carestie, pestilenze, malattie.
Valore apotropaico
Tale compito, che si usa definire con parola
greca «apotropaico» (letteralmente «che
allontana i mali»), era svolto da sacrifici di
animali, da libagioni o offerte di fiori alla
divinità ma…
Improvvisazione
…in queste ricorrenze, si narravano o si
recitavano in modo improvvisato delle
“fabule” che avevano un contenuto di
insegnamento, ma il più delle volte erano
piene di lazzi e frizzi divertenti:
un contenuto chiaramente satirico.
Riuscire a distrarre gli dei
Si pensava che, se si riusciva a far
ridere gli uomini, ridessero anche gli
Dei, e, magari, si distraessero dal
mandare malattie e carestie agli
uomini.
Fescennini, Atellane, Saturae
Abbiamo raccolte di queste fabulae
satiriche, (molto frammentarie,
perché non scritte!) conosciute col
nome di
•Fescennini
•Atellane
•Sature
L’importanza del mimo
In tutte, importante era la
componente mimica, cioè una recita
spontanea, senza copione, simile alla
“commedia dell’arte”.
La mimica era una forma di movimento, di
danza. Ludere , infatti, significa anche danzare
Fascinum, il malocchio
Il malocchio era chiamata fascinum.
Il carattere apotropaico dei fescennini, era
talmente evidente da far pensare che,
accanto alla possibile derivazione etimologica
da Fescennia (città del Lazio settentrionale),
il termine «fescennino» derivasse proprio da
fascinum
Le prove: esempio di 2 fonti
•«quia fascinum putabantur arcere” (poiché si
pensava di tener lontano il malocchio) Festo, I sec a.C.
•«Fescennina per hunc inventa licentia morem
versibus alternis opprobria rustica fudit»
(Per questa abitudine , una volta inventata, la
“fescennina licentia” fuse le rustiche improvvisazioni
con versi alternati) Orazio, lib. II epist. I
Gli dei: gli interlocutori
Ma, nei villaggi più sperduti dell'antico Lazio
come nella Roma repubblicana, lo spettacolo
teatrale era e continuò ad essere un atto
essenzialmente religioso, perché tutto era fatto
per gli dei.
L’importanza della risata
Si rideva e si provocava il riso, ma i
destinatari di tutto questo erano gli dei,
dal cui volere tutto dipendeva: se
ridevano, forse si distraevano un momento
dal mandare sulla terra pestilenze e
carestie.
Satura
Significativo, a questo scopo è capire il nome di
una di queste raccolte: la Satura.
Il nome Satura, ha il significato di ricco, pieno: il
termine “lanx satura” si potrebbe tradurre
“piatto pieno di primizie da offrire agli dei”,
per avere in cambio il loro favore.
La data “ufficiale” della nascita
Conosciamo, dalla storia un
evento in cui ci fu bisogno di
una Satura…
E’ una data. Secondo molti è
la data ufficiale della nascita
della letteratura latina.
La peste del 365 a.C.
L'evento decisivo per l'introduzione ufficiale delle
rappresentazioni teatrali nelle feste (dette, come
sappiamo, ludi) a Roma cade nel settembre del
365 a.C.
In quell'anno - racconta lo storico Tito Livio
(VII, 2)- era scoppiata in città una
violentissima pestilenza.
gli istriones
Per scongiurare un'ira divina che pareva
implacabile, si fece ricorso, in un primo
tempo, alla cerimonia del
lectisternium…si fecero venire dall’
Etruria dei ballerini (ludiones, chiamati
anche “istriones”)
Danza di purificazione
Gli istriones, muovendosi al suono del
flauto, eseguirono «con somma grazia»
una danza di purificazione: un esempio
di performance mimico-musicale
utilizzata in una circostanza religiosa a
difesa della comunità.
Mimo, musica e ballo
Si tramanda che i giovani romani, sino
ad allora dediti a private ed
estemporanee improvvisazioni
fescennine, avessero preso allora ad
imitare i ballerini etruschi, provando a
muoversi come loro….
Un genere nuovo
E, unendo ai propri rudimentali versi alterni
e alla propria mimica, l'abilità e l’eleganza
di movimenti (accompagnati dalla musica) di
cui quegli stranieri avevano dato esempio,
crearono un nuovo genere di spettacolo,
detto satura, che in breve s'impose ai gusti
del pubblico e fu ufficialmente accolto
nell'ambito dei ludi.
E quando giunse il “teatro”
Ma a conclusione della prima guerra punica,
si decise di introdurre nel calendario dei
ludi alcune rappresentazioni «greche»
(riadattamenti latini di tragedie e
commedie del celebre repertorio ateniese)
Originalità romana
il teatro romano, soprattutto grazie
all'esperienza legata alla satura, si
dimostrò all'altezza dell'impresa, e fu
in grado di dare un'impronta
caratterizzante e personale alla
propria produzione , soprattutto nelle
commedie
Satura tota nostra est
Il genere nuovo che si generò è, sicuramente,
solo romano: .
"Satura quidem tota nostra est"
diceva con orgoglio Quintiliano nel I sec d.C. (Institutio
oratoria, x.1.93, ) : la satira è, di certo,
totalmente romana.
Il ritorno all’improvvisazione
Ma nella Roma del MOS MAIORUM, l'attività dell'attore
a tempo pieno veniva considerata
indegna di un libero cittadino:
non era stato così nel caso di quegli scambi fescenni
improvvisati, prima nella piazza del villaggio, nel
circo o accanto a un tempio nelle feste cittadine.
Il pregio della spontaneità
Questo tipo di rappresentazione aveva
infatti avuto il doppio pregio della
spontaneità (intesa come espressione,
anche, di religiosità) e del decoro, dal
momento che si esauriva all'interno dei
ludi, senza togliere tempo prezioso al
lavoro dei campi o alla milizia.
Atellana
Prese forza, così, una breve farsa modellata su un
genere importato dalla cittadina osca di Atella (in
Campania, non distante dall'odierna Aversa), la
cosiddetta fabula Atellana; e poiché tale farsa
era posta solitamente a conclusione di una tragedia
o di una commedia alla greca, fu detta anche
exodium Atellanicum. («spettacolo di uscita»)
Il divertimento era diventato
arte
Fu così che i giovani cittadini romani…..tornarono ai
fescennini di un tempo:
«Poiché il divertimento s'era a poco a poco
trasformato in arte, la gioventù riprese, secondo l’uso
antico, a scambiarsi buffonate espresse in versi…»
(Tito Livio VII,2,11).
Le maschere
L’Atellana si basava su semplicissimi intrecci ed
alcune maschere fisse che comparivano a turno o
insieme:
Maccus (il Matto, lo Sciocco),
Bucco (Mascellone, grasso e scemo),
Pappus (il Nonnetto, vecchio, avaro e libidinoso) e
Dossennus (forse il Gobbo, astuto, avido, turpe e
arcigoloso, detto anche Manducus).
Italum Acetum
Orazio dice che esse avevano
Una grande “vis comica” e l “Italum acetum”
(Saturae I,7,32), cioè una vivacità ed
un’impronta tipicamente italiche (non greche)
.
La palliata
La commedia romana che nacque dopo
l’incontro con le influenze del teatro
greco venne definita fabula palliata ,
così chiamata dal mantello che
indossavano gli attori (il pallium), che
riproduceva l'analogo mantello greco:
si trattava di commedie
d'ambientazione greca.
La togata
Accanto a questa, ci fu un'altra commedia, di
contenuto e ambientazione romana, detta fabula
togata (dalla toga, abito nazionale italico) e/o
tabernaria (dalla taberna, casa degli umili).
Primi, fondamentali autori di commedie a Roma
furono: Plauto e Terenzio.
Cothurnata e praetexta
Il genere della tragedia, molto apprezzato dal
pubblico, fu ripreso quasi totalmente dai modelli
greci e definito dai romani fabula cothurnata (per
le particolari calzature, i cothurni, indossate dagli
attori) se avevano temi e ambientazione greca;
mentre, se di temi ed ambientazione romani erano
dette praetextae (in quanto gli attori vestivano la
toga praetexta, orlata di porpora, ch'era l'abito
distintivo dei magistrati).
bibliografia
Liberamente tratto da:
M. Bettini (cur.), Nemora. Letteratura e
antropologia di Roma antica, vol. I, La
Nuova Italia, Firenze 2005
Ennio eleva La satira, in seguito, a genere letterario;
successivamente coltivò il genere anche Pacuvio.
Con Lucilio la satura cambia destinazione, assumendo
la caratteristica di critica della società o dei potenti
dell'epoca, aprendo la strada a Varrone Reatino e
Orazio, che svilupperanno il genere 'satirico' in una
forma indipendente ed esclusivamente letteraria
La commedia romana non si discosta molto
dalla "commedia nuova" greca, se non che
per poche innovazioni: l’eliminazione del
coro, l’introduzione dell’accompagnamento
musicale.
Gli unici autori di cui si abbia memoria sono Ennio,
Pacuvio ed Accio. Accanto a questa produzione "aulica",
si mantenne una produzione "minore", oltre ai consueti
spettacoli (LUDI) romani (le corse dei carri, i
combattimenti dei gladiatori, venationes e naumachie).
Infatti, le tragedie romane, che ci sono pervenute,
risalgono ad un periodo successivo, compreso tra il 30 e
il 60 d.C., per lo più opera di Seneca (a cui dobbiamo
anche l'unica "pretesta" giuntaci, l' "Octavia").