L`elettromagnetismo

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ELETTROMAGNETISMO
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Introduzione al fenomeno dell’elettromagnetismo
Nascita dell’elettromagnetismo
Rete cellulare
Modulazione digitale
Antenne
Ricerche scientifiche
Interferenze
Limiti di legge
Strumento: RIVELATORE DI ONDE ELETTROMAGNETICHE
Inglese
Storia
Italiano
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ITALIANO
Gabriele d’Annunzio
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VITA
POESIE
PROSE
TEATRO
“Il PIACERE”
ANALISI DELL’ULTIMO CAPITOLO
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STORIA
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Vittoria mutilata;
Crisi italiana e avvento del fascismo;
Introduzione alla I Guerra Mondiale;
Trattati di pace;
Questione di Fiume.
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Introduzione
Siamo arrivati alle soglie del terzo millennio e la società dipende ormai esclusivamente dalla corrente
elettrica e dai suoi derivati. Elettrodotti, elettrodomestici, televisioni, radio, telefoni cellulari, radar: tutte
queste apparecchiature fanno ormai parte della nostra vita e generano campi elettromagnetici. Ogni oggetto
che funzioni tramite energia elettrica, genera intorno a sé un campo elettromagnetico. Gli oggetti in cui passa
corrente producono onde elettromagnetiche e queste si propagano dall’oggetto in tutte le direzioni; quindi un
oggetto attraversato da corrente, produce un campo magnetico e “comunica” questo evento emettendo, in
tutte le direzioni, onde elettromagnetiche. Onde che ci attraversano giungendo da qualsiasi oggetto che
funzioni con energia elettrica. La corrente è un insieme di cariche che si muovono, quando una carica si
muove produce anche un altro effetto: genera un campo magnetico. A questo punto si può pensare che i
fenomeni elettrici e magnetici siano due aspetti di uno stesso fenomeno: il fenomeno
dell’ELETTROMAGNETISMO. Così come un campo elettrico variabile genera per induzione
elettromagnetica un campo magnetico, anche un campo magnetico variabile genera un campo elettrico. La
variazione del campo elettrico equivale a una corrente elettrica, chiamata corrente di spostamento. Tra i due
campi esiste una simmetria profonda. La variazione del flusso dell’uno genera le linee di forza dell’altro. In
entrambi i casi queste linee di forza sono chiuse e perpendicolari a quelle dell’altro campo. I due campi
costituiscono un’unica entità: il campo elettromagnetico.
Un’onda elettromagnetica che si propaga nello spazio nasce da una generazione a ripetizione di campi
elettrici e magnetici concatenati tra loro. Generatasi, ha un’esistenza che non dipende più dalle cause che
l’hanno prodotta, ma è autonoma.
Le onde elettromagnetiche si propagano anche nel vuoto e sono onde trasversali, in cui il campo elettrico e il
campo magnetico,oltre ad essere sempre perpendicolari tra loro, sono anche perpendicolari alla direzione di
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propagazione.
NASCITA
DELL’ELETTROMAGNETISMO
Già nel XVII secolo Gilbert aveva posto le basi dello studio dei campi
magnetici.Gli studi effettuati nel secolo successivo portarono a grandi
approfondimenti della conoscenza dei campi elettrici che culminarono
nella invenzione della pila di Volta nel 1799. L’uso di questa negli
esperimenti effettuati da Ampere e Faraday all’inizio del secolo XIX fece
capire che vi era una stretta connessione tra magnetismo ed elettricità.
Questa connessione era stata in precedenza intuita per alcuni fenomeni
strani quale la smagnetizzazione della bussola di una nave durante una
tempesta con fulmini. Faraday riuscì a produrre scintille, tipica
manifestazione elettrica, utilizzando la corrente di una pila e quello che
oggi chiameremmo trasformatore. Nobili, per primo, ottenne scintille da
una calamita per induzione elettromagnetica. Maxwell riordinò i risultati di
questi esperimenti costruendo una teoria matematicamente coerente
dell’elettromagnetismo ed ipotizzando che anche la luce fosse un’onda
elettromagnetica. Melloni dimostrò che la radiazione calorifica (infrarosso)
si comporta in modo analogo alla luce. La spettroscopia associata alla
fotografia, dimostrò che la luce del sole e quella dell’arco elettrico
contengono anche radiazioni (UV)
non visibili di lunghezza d’onda minore
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della luce.
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Hertz indicò come produrre onde elettromagnetiche con lunghezza d’onda di
alcuni metri e Righi ottenne onde di qualche centimetro. Roentgen scoprì i raggi X
e Bequerel i raggi gamma. Marconi produsse onde lunghe chilometri. Negli ultimi
anni del secolo XIX veniva così completato lo spettro delle onde
elettromagnetiche. I nomi con cui vengono classificate anche oggi le onde
elettromagnetiche sono più legati alla storia della loro scoperta che alle loro
proprietà
fisiche:
La gamma da 0 a 10 kHz sono denominate ELF (extremely low
frequency)
La gamma da 30 a 300 MHz sono denominate RF (radio frequency)
La gamma da 300 a 300 GHz sono denominate MW (microwawe)
Il meccanismo e la velocità di propagazione nel vuoto di tutte le onde
elettromagnetiche sono identici, indipendentemente dalla lunghezza d’onda o
frequenza. All’aumentare della frequenza si hanno però delle graduali variazioni
riguardo il modo di interagire con la materia. L’emissione delle onde, il loro
assorbimento e la loro propagazione in mezzi materiali, infatti, dipendono dalla
natura fisica e dalle condizioni delle sostanze emittenti ed assorbenti o di quelle
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che consentono la propagazione.
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RICERCHE SCIENTIFICHE
A partire dalla fine degli anni ’70 si sono diffuse, nel mondo
scientifico, numerose ricerche di laboratorio e indagini
epidemiologiche dalle quali sono emerse possibili implicazioni per
la salute umana da parte di campi elettromagnetici generati dagli
impianti di distribuzione dell’energia elettrica (elettrodotti). Un
primo riscontro concreto si ebbe nel 1975 ad opera del biochimico,
studioso del cervello, Adey, direttore del laboratorio di biologia
spaziale della NASA dal 1965. Egli raccolse una considerevole
quantità di prove che dimostrarono l’effetto diretto dei campi
elettromagnetici (C.E.M.) sul sistema nervoso dei vertebrati,
alterando la memoria e la chimica celebrale. In seguito i suoi
programmi di ricerca vennero bloccati. Nel 1979 anche gli studiosi
Wertheimer e Leeper incominciarono ad avere risultati concreti,
evidenziando una relazione fra tumori infantili e residenza in case
ad alta configurazione di corrente. A seguito della diffusione di
questi risultati, diverse ricerche hanno affrontato il tema del rischio
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cancerogeno legato all’esposizione
a campi elettrici e magnetici a
50 / 60 Hz.
LA CRISI ITALIANA E L’AVVENTO DEL
FASCISMO
Alla fine della grande guerra in Italia emerge in modo drammatico la fragilità degli equilibri
sociali e politici dello Stato liberale. Dal punto di vista economico, la riconversione dell’industria
(“gonfiata” dalle esigenze della guerra) e l’inflazione (in buona parte determinata
dall’indebitamento dello Stato e dal passivo della bilancia commerciale) acutizzano i conflitti
sociali nel paese. Il sistema di potere liberale viene messo in crisi dalle lotte operaie e contadine
del “biennio rosso” e dalla crescita dei partiti di massa (il Partito socialista e il cattolico Partito
popolare ), ma anche dal diffuso malcontento delle classi medie, i cui redditi reali sono falcidiati
dall’inflazione. Il mancato accoglimento delle pretese italiane alla conferenza di pace inserisce
come ulteriore elemento destabilizzante il mito della “vittoria mutilata” , agitato da D’Annunzio
e dai nazionalisti.
Le elezioni del 1919 segnano il tracollo dei partiti tradizionali e l’avanzata dei socialisti e dei
popolari. Il Partito popolare diviene indispensabile per la creazione delle successive maggioranze,
poiché i socialisti rifiutano ogni collaborazione di governo con liberali e cattolici. Da un lato
l’incapacità della classe dirigente di affrontare i problemi politici ed economici del paese,
dall’altro i fermenti di cui si giova il nascente movimento fascista per attaccare la democrazia
parlamentare e le organizzazioni politiche e sindacali socialiste.
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Il fallimento delle prospettive rivoluzionarie e la crisi economica attraversata dall’Italia
nell’inverno 1921-22 indeboliscono il movimento sindacale e la sua capacità di reazione al
fascismo; mentre l’azione del Partito socialista perde di efficacia, anche a causa delle sue
divisioni ( nascono così il Partito comunista d’Italia, gennaio 1921, e il partito socialista
unitario,ottobre1922).
Il movimento fascista intanto si è trasformato in un partito e si presenta ora come una forza
di destra, capace di saldare intorno a sé un vasto blocco sociale e di puntare alla presa del
potere. Dopo una lunga serie di violenze contro il movimento sindacale e socialista messe in
atto da “squadre” armate, i fascisti, il cui pericolo viene sottovalutato dalla classe dirigente
liberale, possono così realizzare una “marcia” militare su Roma (28 ottobre 1922),
inducendo in tal modo il re a dare a Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo.
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STORIA
Il mito della “VITTORIA MUTILATA”
Orlando indotto da Wilson a lasciare il tavolo delle trattative alla volta di
Roma il 24 aprile 1919,per chiedere al Parlamento un voto di fiducia, che
gli venne concesso in maniera plebiscitaria. Il manifesto del presidente
americano e la reazione di Orlando suscitarono in Italia un moto di orgoglio
ferito, stimolato dalle agitazioni nazionalistiche. Nasceva così il mito della
“vittoria mutilata”(espressione coniata da d’Annunzio ), di una vittoria
risultata cioè inutile pur dopo tanti lutti: un mito che, alimentando il senso
di delusione di una parte del paese, introdusse un grave elemento di
tensione nell’agitato clima del dopoguerra. In realtà i trattati di pace di
Parigi assicurarono all’Italia vantaggi sostanziali, che le consentirono il
pieno raggiungimento dei suoi scopi di guerra. Il nostro paese venne
escluso dalla spartizione delle colonie tedesche in Africa, ma conseguì la
frontiera del Brennero, con un allargamento territoriale che andava oltre i
termini del “Patto di Londra”, e ottenne la maggior parte della flotta
mercantile austro-ungarica. Restava però insoluta la questione di Fiume,
occupata da truppe italiane nel novembre 1918, dopo che il Consigli
nazionale costituitosi nella città aveva proclamato l’unione all’Italia.
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STORIA
METAL DETECTOR
Metal detector, despite their technical
complexity, are based on a few very
simple principles. The most important
is that of electromagnetic induction.
This means that if an object is placed
in a changing magnetic field, an
electrical voltage is created in the
object.
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ALTERNATING CURRENT
(AC) is applied to the coil
in the search head from the
battery in the control box. This
creates an ever-changing
electromagnetic field around the
coil. An electric current is induced
in any metal object the
coil passes near.
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The current induced in the metal object produces its
own magnetic field, wich in turn induces
A voltage in the search coil, as the alternating current
changes direction.
The circuitry in the control box senses this reaction
and converts the voltage into an audible
Note, wich is sent to the headset.
As the metal object is approached, the sound in the
headset becomes louder, or changes pitch.
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A metal detector is essential for today’s amateur treasure hunter.
But only the most expensive detector can reveal the difference
between worthless items, such as pull-ring tops from soft drink
cans or silver foil, and a rare find such as the gold necklace
discovered by one enthusiast last year.
Electronic metal detectors use the principle of electromagnetic
induction. This means thatif an object is placed in a changing
magnetic field, an electrical voltage is created in the object. In a
metal detector, an electrical current is passed through a coil of
wire, calledthe search coil, to create a magnetic field. An
alternating current generator converts the direct current from the
battery into the AC needed to drive the coil. As AC regulary
reverses direction, it produces the necessary ever-changing
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magnetic field.
Currents are created in a metal object which comes within this magnetic field by a
process know as induction. This is because all metals conduct electricity. When a
current is induced in a metal object, this is turn produces its own magnetic fields.
These magnetic fields are capable of inducing a small amount of electricity in the
detector’s search coil itself.
The simplest kind of metal detector is the pulse induction type. A powerful current
is passed from the battery through the search coil and then switched off. The pulse of
magnetism causes current to flow in any target objects below the ground. But unlike
the current in the search coil, the current in the object cannot be switched off; it has
To die away naturally. As it dies, the current in the object reactivates the search coil.
This voltage is then amplified to indicate with a sound or a flashing light that an object
has been found
The effectiveness of a metal detector depends on the size and position of the object
and how far beneath the ground it is buried. For example, a coin buried edge-on to the
search coil is much harder to detect than the same coin buried face up.
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GABRIELE D’ANNUNZIO
VITA
Gabriele d’Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863. Compiuti gli studi liceali a Prato, si
trasferisce nel 1881 a Roma, dove diventa presto noto come giornalista letterario e cronista
mondano. Dal 1891 al ’93 vive a Napoli: in questo periodo è suggestionato da Nietzsche e
Wagner. Dal 1898 al 1910 vive a Settignano, nella villa detta “la Capponcina”. Nel 1910, a
causa dei debiti contratti, va in esilio volontario in Francia, dove rimane fino al 1915. Scoppiata
la guerra, torna in Italia schierandosi tra gli interventisti e partecipando ad ardite imprese
belliche. Conclusasi la guerra, compie nel 1919-’20 l’impresa di Fiume. Costretto nel 1921 ad
abbandonare Fiume, si ritira a Gardone Riviera, in una villa detta il “Vittoriale degli Italiani”,
nella quale vive in disparte fino alla morte, avvenuta il 1 marzo 1938.
Amato e odiato dalla critica per la sua volontà di fare della sua vita un’opera d’arte, Gabriele
d’Annunzio con la sua concezione estetica, basata sul culto religioso della bellezza e con la sua
esaltazione dell’ io, rappresenta uno dei massimi esponenti del decadentismo italiano. Da un
lato è poeta Dandy dalle innumerevoli amanti, dall’altro Vate incomparabile, narratore, patriota,
precursore dei tempi,anticipatore della modernità, D’Annunzio ha rappresentato un modello di
comportamento, un ideale e uno stile di vita incarnati nel Dannunzianesimo.
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L’identificazione di letteratura e vita è il presupposto essenziale dell’arte
dannunziana, che contrappone alla realtà dell’Italia Giolittiana
l’estetismo, cioè il culto religioso della bellezza: sbocco inevitabile
dell’estetismo dannunziano è stata la scoperta di
Nietzsche, dal quale
ha ricavato il mito del superuomo, realizzando artisticamente i sogni
velleitari della classe media (la forza fisica e lo sfrenato erotismo, il culto
per l’avventura e il disprezzo per la plebe, la difesa dell’ordine
l’aspirazione alla grandezza nazionale);questo mito umano, elaborato sia
nei romanzi che nelle opere teatrali, si accompagna con il mito femminile
delle donne fatali, antagoniste dell’uomo nella sua affermazione-un
superomismo al femminile.
Nella sua produzione letteraria e romanzesca d’Annunzio trasferisce gran parte
dell’esperienze autobiografiche e crea personaggi umani esemplificativi dei gusti del
decadentismo, da Andrea Sperelli del romanzo Il Piacere a Claudio Cantelmo protagonista
del romanzo Le vergini delle Rocce, fino a Mila ,protagonista dell’opera teatrale La figlia di
Iorio e rappresentante del mito femminile dannunziano. Il d’Annunzio poeta, poi,spazia
dall’ardore sensuale al desiderio di purificazione, dalla celebrazione degli eroi-in Elettra- a
quella dei destini della Nazione-con il Notturno-che ripiega verso l’intimismo, la
meditazione e la scoperta degli altri.
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ITALIANO
DECADENTISMO ITALIANO (1890-1905)
Il Decadentismo si sviluppa in Francia, a Parigi, nella prima metà degli
anni ’80. Il Decadentismo è una forma di cultura e di civiltà artistico
letteraria e le componenti essenziali sono l’estetismo e
l’irrazionalismo.Questa nuova tendenza è caratterizzata dalla sensazione
di un eccesso di civiltà e dall’imminenza di una catastrofe e
dall’orgogliosa rivendicazione del valore positivo dell’artificio e della
raffinatezza tipici delle epoche al tramonto. L’organo ufficiale del
Decadentismo è la rivista “Le Decadent” del 1886. Il termine
Decadentismo venne usato all’inizio in accezione negativa, mentre oggi
designa una particolare civiltà letteraria e artistica. I caratteri del
decadentismo sono: il rifiuto del metodo scientifico e razionale,
soggettivismo e individualismo, scoperta dell’inconscio, ricorso al
simbolismo, l’estetismo e la religione dell’arte, concezione del poeta
come artefice supremo o come profeta e vate (indovino)
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VITA
NIETZSCHE
Nietzsche rifiuta ogni concezione progressista tornando a proporre
un’idea ciclica della vita. Egli è un maestro del sospetto, dietro le
apparenze egli sospetta motivazioni taciute e nascoste che vuole trarre
alla luce. Nietzsche non crede più ad alcuna verità, da qui il suo
nichilismo, egli afferma che non esistono i fatti in se, ma esiste solo la
loro interpretazione sempre relativa e parziale. Egli considera
decisivo il momento dell’interpretazione che essendo sempre
soggettiva e storicamente e socialmente condizionata non può mai
essere vera. Secondo lui la storia non possiede alcuna finalità né
alcuna legge che la indirizzi, tutto si ripete ciclicamente secondo
l’unica legge esistente: quella dell’eterno ritorno (delle stagioni, della
vita, della morte, tutto si ripete). Nietzsche privilegia non la continuità
e la struttura rigorosa del saggio, ma la forma breve e frammentata
dell’aforisma.
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VITA
DANDY
Il Dandy è l’eccentrico che si diverte a stupire e a colpire l’attenzione del
pubblico, con gli atteggiamenti, con il modo di vestire e di vivere, con i
gesti provocatori. Esibisce la propria diversità e, mentre ne fa spettacolo,
cerca di imporla e di servirsene come trampolino per il successo. Si
diverte dunque a scandalizzare e a provocare, ma in realtà vuole il
riconoscimento e il plauso del pubblico. La figura del Dandy presuppone
l’isolamento sociale dell’artista e la spinta della concorrenza che lo induce
a differenziarsi con gesti clamorosi; ma rivela anche quanto sia ambiguo il
suo anticonformismo: dietro la rivolta, si nasconde in realtà il desiderio
del successo. Il personaggio del Dandy bene esprime, dunque, il destino
dell’artista nella società che mercifica l’arte e in cui l’artista deve fare
propaganda a se stesso per vendere i propri prodotti.
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VITA
ESTETISMO
L’estetismo consiste nel privilegiare la Bellezza quale valore supremo, da
realizzare ad ogni costo. Esso si incontra in ogni epoca, ma assume
connotati organici e strutturati in forma ideologica soprattutto negli ultimi
decenni dell’Ottocento; l’uso del termine in senso proprio è perciò oggi
solitamente ristretto a indicare un aspetto del Decadentismo, legato alla
teorizzazione dell’arte per l’arte, al culto della Bellezza e
all’identificazione di arte e vita. Ponendo la bellezza al di sopra di tutto,
l’estetismo rifiuta di rispondere ad altra morale che non sia quella stessa
del proprio canone artistico. In Inghilterra sono riconducibili all’estetismo
Pater e Wilde; in Francia, Husysmans; in Italia d’Annunzio.
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TORNA
SUPERUOMO
Il superuomo è un uomo molto superiore ai suoi simili per intensità di vita,
per pensiero e forza di volontà che non si sottomette ala morale comune,
ma la supera in un’esistenza che è “al di là del bene e del male”.
Nell’ideologia del superuomo l’estetismo si diffonde con le tendenze
aggressive e belliciste: l’esaltazione del colonialismo e della guerra non ha
solo una motivazione politica nelle idee nazionaliste, ma assume l’aspetto
della celebrazione della bellezza della violenza, della strage e del sangue.
Nietzsche indicava nel superuomo tanto un modello di umanità futura,
liberata dalle superstizioni e da ogni forma tradizionale di cultura
religiosa, morale, estetica ecc.,quanto il singolo individuo in grado di
realizzarsi pienamente, in base alla propria personale morale, a dispetto e
in contrasto rispetto al resto della società.
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TORNA
LE POESIE
D’Annunzio esordisce con la raccolta di poesie Primo vere (1879). Dopo
Primo vere si apre il cosiddetto “periodo romano”, che occupa circa un
decennio (1881-’91) e vede la pubblicazione di diverse raccolte poetiche :
Canto novo (1882), Intermezzo di rime ( 1884), Isaotta Guttadauro ed altre
poesie (1886), Elegie romane (1892). Nel 1893 vede la luce il Poema
paradisiaco, che prelude ad una nuova fase caratterizzata dalla tematica
della “bontà”. Dopo una pausa di qualche anno, nel 1889 d’Annunzio ritorna
alla scrittura di versi con le Laudi. Secondo il progetto dell’autore, le Laudi
del cielo del mare e della terra degli eroi si sarebbero dovute articolare in
sette parti. In realtà d’Annunzio realizzo compiutamente solo le prime
quattro parti: Maia, Elettra e Alcyone, che escono nel 1903; Merope, che
esce nel 1912.
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LE PROSE
L’esordio di d’Annunzio in qualità di prosatore avvenne con i
“bozzetti” di Terra vergine (1882). I racconti successivi a Terra
vergine confluirono, rielaborati e selezionati, in Novelle della
Pescara (1902). Tra il 1888 e il 1910 d’Annunzio si dedicò alla
stesura di numerosi romanzi: Il piacere(1889), Giovanni
Episcopo(1891),
L’innocente(1892),
Il
trionfo
della
morte(1894), Le vergini delle rocce(1895), Il fuoco(1900),
Forse che sì forse che no(1910). Dopo il 1910 d’Annunzio
utilizza la prosa per forme di scrittura concentrate, di tipo
lirico.I risultati più convincenti di questa stagione vengono con
il Notturno(1921). Escono poi, nel 1924 e nel 1928, due volumi
di Faville del meglio.
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IL TEATRO
L’attività teatrale di d’Annunzio si stende quasi per intero tra il 1897
e il 1914. I lavori dannunziani per le scene risultano sempre
appesantiti da una ricerca di musicalità, o di raffinatezza e
originalità espressiva, a tutto svantaggio dell’efficacia drammatica e
della credibilità psicologica. Al centro dell’interesse dello scrittore
sta ancora una volta la parola, e proprio per dare alla parola più
risalto d’Annunzio compose una parte dei suoi testi teatrali in versi.
La tragedia dannunziana più apprezzata dal pubblico, La figlia di
Iorio, è del 1903.
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IL PIACERE
Il Piacere di d’Annunzio è il corrispettivo italiano de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar
Wilde e di “Controcorrente” di Huysmans e il suo protagonista , Andrea Sperelli, è una
sorta di fratello spirituale di Dorian Gray e di Des Esseintes, il testamento italiano,
insomma, dell’Estesismo Decadente. Siamo a Roma, tra il 1885 e il 1888, e i due filoni
tematici principali, sono l’amore e il quadro sociale di fine secolo. Diviso tra l’amore
sensuale per donna Elena Muti quello spirituale per donna Maria Ferres (un tema che
ricorda l’amore nella doppia visione di Baudelaire, diviso tra la Madonna e la Vampira),
Andrea Sperelli è il prototipo del Dandy, simbolo della aristocrazia capitolina, nutrito e
imbevuto di cultura umanistica, è il testimone della fine di un’epoca e della nascita di un
mondo nuovo, in cui l’Arte e il Bello soccombono dinnanzi all’irrefrenabile ascesa del
potere e del denaro, di un mondo in cui la borghesia, rozza e volgare-completando un
processo storico in atto già da almeno un secolo-si sostituisce alla nobiltà. D’Annunzio è
impeccabile nell’analisi psicologica dei personaggi e, a questo scopo, sfrutta al massimo
le possibilità offertegli dal romanzo autodiegetico, servendosi a seconda delle esigenze,
del discorso diretto, indiretto e indiretto libero. Il Piacere è un caso isolato nella Storia
della Letteratura Italiana e affonda le sue radici più nella sensibilità europea che in quella
italiana, una sensibilità che deve molto alla lezione dei poeti simbolisti e, ancor più
indietro nel tempo, del già citato Baudelaire. E, in Andrea Sperelli, alter-ego di
D’Annunzio, l’autore riesce a concretizzare quello che è il suo principio estetico di base,
ossia fare della propria vita un opera d’arte.
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LA TRAMA
Andrea, dei conti fieschi d’Ungenta, fa di Roma il teatro della propria affermazione sociale e
della propria ricerca di raffinatezza. La Roma alla quale egli guarda non è quella classica cantata
da Carducci, ma la Roma barocca dei papi e della nobiltà, segnata dal piacere di vivere, e da una
corruzione spirituale, che coincide con la facoltà stessa di vivere la vita secondo parametri
estetici. Andrea vive nel palazzo Zuccari e a Trinità dei monti e passa da un’avventura galante
all’altra, immerso nella vita frivola della mondanità. La capacità di gestire questo copione con
perfetto equilibrio e superiore distacco è però incrinata dal rimpianto per Elena Muti, un’amante
la cui bellezza e la cui forte personalità hanno eccezionalmente turbato Andrea. Interrotta la
relazione con lei per in improvvisa fuga della donna da Roma, Andrea tenta in vano di ristabilire
i contatti in occasione del ritorno della donna, due anni dopo, sposata da un ricco e perverso
marchese. Minacciato da un inquietudine interiore che lo porta a una sgradita consapevolezza
della propria aridità esistenziale, Andrea cerca scampo nella consueta vita frenetica e dissoluta,
finchè resta ferito in un duello provocato dalla reazione gelosa del marito offeso dalla sua
intraprendenza. Si apre quindi una parentesi di convalescenza nella villa di campagna chiamata
Schifanoja, presso la cugina di Andrea marchesa d’Atelata. Qui il protagonista recupera una
serenità interiore riavvicinandosi ai propri interessi di scrittore e di artista la pace è turbata
dall’arrivo di un’amica della cugina,Maria Ferres, caratterizzata da una femminilità ben diversa
da quella di Elena: delicata, spirituale,sensibile. A poco a poco Andrea stabilisce con Maria un
intimità affettuosa, che diviene vero e proprio rapporto d’amore dopo il ritorno dei due a
Roma.Qui l’attrazione per Elena che di tanto in tanto continua rivedere, si mescola all’orrore
della vita torrida di lei, e alla gelosia, per una nuova relazione della donna; Mentre il rapporto
con Maria deve subire il peso di quella tensione erotica che nell’animo di Andrea non riesce a
chiudersi. Andrea viene lasciato da Maria, mentre abbracciato a lei pronuncia il nome di
Elena.La conclusione del romanzo registra il fallimento del protagonista e del suo progetto di
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esteta.
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ITALIANO
ANALISI DELL’ULTIMO CAPITOLO DEL “PIACERE”
La conclusione del romanzo
In questo capitolo viene descritto il fallimento del protagonista, cioè del suo progetto di
“fare la vita come si fa un’opera d’arte”. L’esteta, infatti, non può che fallire, volendo
subordinare tutto all’arte in una società di massa che invece, con la sua volgarità economica,
all’arte è ostile o indifferente. Nella narrazione di quest’ultimo capitolo si ha introspezione
perché l’azione conclusiva è ambientata nella casa di Maria Ferres. Nella casa si sta
svolgendo un’asta pubblica, dovuta al fallimento del marito di Maria, per colpa dei debiti di
gioco, e Andrea si trova in questa casa circondato da una folla di rozzi mercanti.Tutto il
capitolo è attraversato dal confronto tra la bellezza e il pregio del palazzo dove si svolge
l’asta, da una parte, e la volgarità degli acquirenti che lo hanno invaso dall’altra, in una
scena di alto significato simbolico.
Quando Andrea ritorna nella casa, a sera, mentre si stanno portando via gli ultimi mobili,
vede la “carta a fiorami volgari” che sta sotto le tappezzerie staccate dalle pareti, simbolo
della fragile copertura esercitata dalla bellezza rispetto ala volgarità ormai dilagante. I
facchini intanto fumano, cantano canzoni volgaari, contribuendo al sentimento di sfascio e di
profanazione.
Il protagonista, nella conclusione del capitolo, è costretto a seguire lentamente i facchini che
trasportano in casa sua un immenso armadio: questo è una sorta di simbolica cassa da morto,
ed è come se Andrea seguisse un simbolico funerale, che congiunge il palazzo profanato di
Maria Ferres alla sua casa: segno definitivo del fallimento della bellezza e dunque del
progetto del protagonista. Andrea si trasforma
da esteta a inetto.
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LA QUESTIONE
DI
FIUME
Il 12 settembre 1919 ebbe inizio la marcia di Ronchi: il generale Pittalunga,al comando del
contingente italiano a Fiume, non ebbe il coraggio di fermarli, ed anzi fu lui stesso a scortarli in
città dove vennero accolti tra applusi e grida di gioia.
Il generale Pittalunga trasmise i poteri a D’Annunzio, simboleggiando con questo atto il ritorno
del comando di Fiume agli italiani. Inglesi e francesi lasciarono la città senza creare disordini,
accettando il fatto compiuto, e ciò fece sembrare inutili le scuse che il governo Nitti presentò
alla conferenza di Parigi.
Il 26 ottobre si ebbero le nuove elezioni per il Consiglio comunale, che divenne Consiglio
nazionale.
L’avventura dei legionari di Ronchi ripropose la questione adriatica all’ opinione pubblica e
costrinse il governo a presentare alla Conferenza di Parigi numerosi progetti, al fine di definirla
definitivamente. Il presidente americano Wilson, avverso alle mire imperialistiche italiane,
presentò un progetto in cui si privava l’Italia della Dalmazia continentale ed insulare, facendo di
Zara una città libera e di Fiume uno stato cuscinetto amministrato dalla lega delle nazioni.
In questo modo non si teneva conto del diritto all’autodecisione e all’autonomia, garanzie
dell’italianità della città, che, in seguito alle
rinunce annessionistiche italiane, era da tutti
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ritenuto un diritto fondamentale per Fiume.
Nel novembre del 1919 il generale Badoglio, in rappresentanza del governo italiano, offrì a
Fiume un modus vivendi, un documento che, riconoscendo quanto fino ad allora chiesto dai
fiumani, tentava di risolvere questa annosa questione.
Le proposte governative, più volte emendate, contenevano una clausola sottile che, per
allontanare D’Annunzio da Fiume, prevedeva l’invio di truppe regolari per legittimare
l’annessione all’Italia solo dopo e a patto che i legionari di D’Annunzio avessero lasciato la
città.
D’Annunzio, in seguito alla deliberazione negativa del plebiscito, respinse il
patto.Dimessosi Nitti nel giugno 1920, gli succedette Giovanni Giolitti che riconfermò
ministro degli esteri il conte Sforza. La soluzione della questione fiumana apparve sempre
più difficile e lontana.
L’8 settembre 1920 D’Annunzio proclamo la Reggenza italiana del Carnaro dando vita, nel
rispetto dell’italianità della città, ad uno stato libero che, al momonto opportuno, sarebbe
stato annesso all’Italia.
Poco meno di un mese prima, il 12 agosto, nasceva, nella sala della Giovine Fiume, il Fascio
fiumano, che ebbe tra i propri scritti lo stesso D’Annunzio.
Questo piccolo spazio corporativo indipendente ebbe tuttavia vita breve poiché il governo
Giolitti, intenzionato a risolvere nel più breve tempo possibile la questione adriatica, riprese
le trattative con la Jugoslavia.
Le trattive si svolsero a Rapallo: furono invitati i delegati jugoslavi (Vesnic, Trunbic e
Sojanovic), ma nessun fiumano fu chiamato
a partecipare.
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Il trattato concluso a Rapallo il 12 novembre 1920 assegnava all’Italia tutta l’Istria fino a
Preluca, Postumia, Idria e il Monte Nevoso, ma le toglieva tutta la costa orientale adriatica
(prevista dal patto di Londra) ad eccezione di Zara.
Fiume veniva costituita in stato libero ed indipendente, con l’impegno reciproco dei
firmatari di rispettarne in perpetuo la libertà ed indipendenza.
Il trattato nascondeva delle clausole segrete negoziate dal ministro Sforza, che cedevano
Porto Baross ed il delta dell’Eneo (Fiumara) alla Jugoslavia. Il bacino era parte integrante
del porto, congiunto direttamente con la linea ferroviaria di Zagabria e la sua cessione
significava la rovina economica della città, la cui principale risorsa era, appunto, il
commercio marittimo.
Nonostante le proteste della città, il trattato fu ratificato per la jugoslavia dal reggente
Alessandro il 22 novembre; il 27 dalla Camera italiana ed il 17 dicembre anche dal Senao. Il
28 novembre il generale Caviglia ordinò al Comando di fiume di sgombrare
immediatamente le isole di Veglia e di Arbe.
D’Annunzio protestò contro il trattato, di cui non riconobbe la legaità, e chiese maggiori
spiegazioni circa la sorte di Porto Baross.
La tensione crebbe, inasprita dai numerosi rifiuti di D’Annunzio alle intimidazioni del
generale Caviglia. La Reggenza proclamò, la notte del 21 dicembre 1920, lo stato di guerra.
La sera della vigilia di Natale le truppe regolari attaccarono i legionari: in questo scontro
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durato cinque giorni, che sarebbe stato ricordato come il Natale di sangue, numerosi furono i
morti, anche tra i civili.
D’Annunzio, per evitare ulteriori bombardamenti, rassegnò le dimissioni mantenendo solo il
comando della legione di Ronchi, ed al Consiglio non rimase che accettare le condizioni del
trattato di Rapallo.
La creazione dello Stato libero di Fiume sembrò la realizzazione del disegno di Riccardo Zanella
che, tornato in città, si presentò come il garante delle clausole del trattato di Rapallo.
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Le elezioni per la nomina dei membri della nuova Assemblea Costituente si tennero il 24
aprile 1921. In previsione della vittoria zanelliana, i fascisti di Fiume, guidati da Nino HostVenturi e dal sindaco Riccardo Gigante da poco dimissionario, entrarono nell’aula del
tribuale dove si procedeva allo spoglio delle schede, per impossessarsi delle urne ed
incendiarle,così da invalidarle elezioni.
I verbali furono messi in salvo e sulla loro base Zanella, prevalendo sul blocco nazionale,
risultò il vincitore delle elezioni.
Il 25 giugno il ministro Sforza confessò alla camera dei deputati l’esistenza di quelle
clausole segrete tanto temute dai fiumani poiché li privava di Porto Baross.
Questa notizia fu accolta con dolore dai fiumani, che organizzarono un corteo di protesta
conclusosi con un tragico scontro a fuoco tra gli alpini di guardia e i numerosi manifestanti,
e con diversi morti da entrambe le parti.
Al governo Giolitti seguì il nuovo governo presieduto da Bonomi, che decise di sospender le
trattative con la Jugoslavia e, sostenendo Zanella, tentò una pacificazione tra i cittadini di
Fiume.
La libertà della città fu tuttavia una creatura esile, poiché essa si trovò a dipendere
economicamente dall’Italia e, costretta tra due stati, dovette subire anche le ingerenze croate.
Per risollevare l’economia della città Zanella decise di vendere agli stranieri sia le strutture
portuali, sia le ferrovie, misure, queste, chewww.matura.it
gli alienarono numerosi consensi in un
momento in cui gli scontri tra autonomisti zanelliana e fascisti si facevano sempre più
frequenti.
Il 3 marzo 1922 il fascio fiumano mosse, forte di duecento uomini, all’assalto del governo
zanelliano.
Dinanzi alle cannonate fasciste contro il palazzo del municipio, le forze garanti dell’ordine
pubblico rimasero indifferenti.
Zanella, costretto a firmare due lettere di dimissioni, si rifugiò a Portorè con altri membri
della costituente, e non volle avere alcun contatto con i rivoluzionari, sostenendo che il solo
organo costituzionale legale era l’assemblea votata i 24 aprile.
A Fiume il consiglio militare affidò i poteri al professore Attilio Depoli, che venne
riconosciuto anche dal governo di Roma quale capo provvisorio delo Stato di Fiume. Depoli,
dichiaratamente antifascista, accettò il mandato nel solo ed unico interesse della città.
Zanella, dal suo esilio a Portorè, continuò a lottare per l’indipendenza dello Stato di Fiume,
ma gli aiuti sia italiani che jugoslavi di cui potè godere furono sempre esigui.
Nella conferenza di Genova, che si concluse con le convenzioni di Santa Margherita, si
procedette a definire i particolari relativi all’applicazione del trattato di Rapallo.
I protocolli vennero firmati alla vigilia della marcia su Roma: Mussolini dovette accettare il
trattato di Rapallo, poiché questo ormai era
legge dello Stato.
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Tuttavia, forte degli aiuti economici che alargiva alla città, sentì di avere motivo di
riprendere le trattative con Belgrado, per giungere all’annessione di Fiume all’Italia.
Con il trattato di Roma del 27 gennaio 1924 si riconosceva alla Jugoslavia la sovranità sul
delta e il porto Baross, all’Italia la sovranità su Fiume, di cui l’estremo territorio
settentrionale doveva essere ceduto alla Jugoslavia, e si rimetteva la delineazione dei confini
precisi al lavoro di una commissione mista.
Il governatore Giardino, senatore del Regno, inviato dal Consiglio dei ministri per
provvedere ai bisogni della città, proclamò il 16 marzo l’annessione di Fiume all’Italia.
Il governo italiano, rendendosi conto dei danni commerciali subiti da Fiumi in seguito alle
vicende degli ultimi anni, prese una serie di provvedimenti al fine di risollevarne
l’economia. Venne creata, con R.D. 22 febbraio 1924, numero 213 ed in seguito con R.D.
del 4 ottobre 1928, numero 2370, la Provincia del Carnaro, così da poter convogliare su
Fiume i traffici del suo retroterra. Furono elargiti cospicui finanziamenti alle società
armatrici fiumane; l’Adria ad esempio, che svolgeva un importante servizio anche per altri
scali dell’Adriatico, del Mediterraneo e dell’Africa settentrionale, potè potenziare le proprie
linee grazie alle sovvenzioni ricevute.
La concorrenza che tuttavia subì dal bacino di Sussak spinse il governo ad istituire la zona
franca del Carnaro che, istituita inizialmente fino al 1931, fu poi prorogata sine die dal
successivo regio decreto L 8 ottobre numero 1246.
Tra il 1934 ed il 1936 si cominciarono a vedere i primi segni di ripresa nel settore
industriale, grazie anche dai contributi elargiti dall’IRI.
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Dei tremila autonomisti che avevano seguito Zanella nel suo esilio a Portorè, non rimase ben
presto più traccia.
Il partito comunista di Fiume, nato nel 1924, trovò pochi sostenitori e questi pochi furono
schedati dalla Questura nel 1926.
Se la difesa dell’italianità di Fiume rimase un valore irrinunciabile, la maggioranza dei
componenti dell’Assemblea Costituente, dotati di grande opportunismo politico, divenne
favorevole al fascismo. Il solo vero antifascista rimase Zanella: unici suoi sostenitori, ed
antifascisti dichiarati anche a Fiume, furono Antonio Luksich Yamini ed Angelo Adam.
Questi alimentarono la propaganda antifascista trovando nei mezzi di cui Zanella disponeva
un valido sostegno. La provenienza d’altronde, delle ingenti somme di denaro di cui egli
sempre dispose, resta un mistero.
Zanella lasciò belgrado nel 1934 per recarsi a Parigi, dove restò fino al 1939-40.
L’Italia fascista, intanto, era entrata in guerra a fianco delle potenze dell’Asse. In seguito al
colpo di Stato del generale dell’esercito slavo Simovic, Hitler ordinò, con la sua direttiva
numero 25, la conquista e l’annientamento della Jugoslavia, che nel 1941 aveva aderito al
Patto tripartito con Germania ed Italia.
Alla campagna partecipò anche l’Ungheria che, nell’aprile del 1941, annesse a zona della
Backa. La Germania occupò la maggior parte della Jugoslavia, eccetto alcuni territori
sloveni, di Sussak e della Dalmazia, che passarono sotto il dominio italiano.
Il tentativo di creare un regno di Croazia fu impedito dall’azione di Ante Pavelic, fondatore
del movimento degli Ustascia di ispirazione
fascista, che costituì una repubblica
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indipendente croata sotto la sua presidenza.
I territori al di là dell’Eneo, che non erano stati mai rivendicati da Fiume e neppure dai
precedenti trattati, furono dichiarati “del Fiumano” ed a questo annessi creando così il
precedente delle sanguinose vicende che avrebbero avuto luogo al termine del conflitto
mondiale.
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