Capitolo 1 – Il caos ottico Capitolo 1 IL CAOS OTTICO 1.1 Il caos ottico nei laser a semiconduttore La teoria del caos è legata alla scienza dei fenomeni non lineari che costituiscono il nucleo fondamentale del mondo che ci circonda. Un sistema caotico è un sistema aperto dissipativo (ben lungi dall’astrazione della fisica classica che studia sistemi chiusi all’equilibrio), cioè attraversato da un continuo flusso di energia, e la cui evoluzione può dar luogo ad una multiforme varietà di scenari tra cui un comportamento oscillatorio fortemente aperiodico, complesso e praticamente impredicibile che a buon diritto viene denominato caos [1]. Formalmente parlando si ha a che fare con un sistema dinamico descritto da un insieme di equazioni differenziali non lineari autonome mutuamente accoppiate (qui gioca un ruolo fondamentale la non linearità) con relativo insieme di parametri d’ordine (legati per esempio ad osservabili fisiche). Un sistema deterministico, dunque, ma con due caratteristiche interessanti: la non linearità, ovvero la possibilità di avere fortissimi cambiamenti delle variabili di stato grazie a variazioni minime delle condizioni iniziali e dei parametri del sistema; e l’instabilità, che è il veicolo attraverso il quale le non linearità producono cambiamenti qualitativi, conducendo il sistema anche al caos. Pur non introducendo nessun elemento aleatorio nelle equazioni che governano il sistema, possiamo osservare, in un opportuno campo dei parametri, un 6 Capitolo 1 – Il caos ottico comportamento molto complesso, pseudocasuale, difficilmente riproducibile poiché sensibilissimo alle condizioni operative e iniziali. Pertanto un segnale prodotto da un sistema caotico mostra uno spettro in frequenza in genere molto ampio e frastagliato. Uno dei primi e più noti esempi di sistema caotico è il modello introdotto negli anni sessanta da Lorenz in ambito idrodinamico: esso costituisce uno dei sistemi più semplici capaci di generare il caos deterministico e possiede delle analogie di struttura con semplici modelli di descrizione qualitativa del laser. È anche possibile osservare questo regime in un laser e in generale in un oscillatore elettronico non lineare reazionando opportunamente il sistema. La dinamica di un laser può essere descritta abbastanza semplicemente utilizzando delle equazioni di bilancio, denominate nella letteratura anglosassone rate equations, che coinvolgono tre variabili di stato: il campo elettrico, la polarizzazione macroscopica e l’inversione di popolazione. Il sistema dinamico risultante può dar luogo ad un caos più complesso di quello lorenziano che presenta soluzioni caotiche generate da un sistema minimale di tre variabili di stato accoppiate con non linearità di tipo prodotto. Come è noto, il laser rappresenta un oscillatore ottico dotato di un elevato grado di coerenza temporale e spaziale, perciò per portarlo al caos bisogna far nascere un’instabilità nel sistema delle rate equations (per molti tipi di laser funzionanti in regime ad onda continua le equazioni dinamiche sono adiabaticamente ridotte a due) ad esempio modulando il tasso di energia pompata oppure attraverso iniezione di radiazione da una sorgente esterna o ancora retroiniettando la radiazione dello stesso laser per mezzo di uno specchio o di una superficie parzialmente riflettente [2]. I candidati più promettenti e meglio studiati per le applicazioni di crittografia caotica sono i laser a semiconduttore i quali sono dei dispositivi intrinsecamente non lineari che interagiscono facilmente con una opportuna radiazione perturbante esterna anche grazie alla bassa riflettività dello specchio di uscita 7 Capitolo 1 – Il caos ottico (esso presenta un coefficiente di riflessione per la potenza R ~ 0.3) [2]. Inoltre essi si prestano bene ad una integrazione in un sistema di comunicazione tutto ottico. La configurazione sperimentale che studieremo in questo lavoro di tesi è infatti costituita da un sistema in fibra ottica che veicola i segnali caotici. Un modello matematico adatto a descrivere i fenomeni di iniezione in un laser a semiconduttore monomodale ad allargamento di riga omogeneo è il modello di Lang e Kobayashi per le tre variabili di stato ampiezza E e fase del campo elettrico e concentrazione dei portatori N . Questo modello abbastanza maneggevole, non specifico della tecnologia della sorgente, descrive i fenomeni che scaturiscono da regimi di debole e moderata iniezione o retroriflessione riuscendo a prevedere la transizione del sistema al caos. È importante notare nel modello che segue il termine E cos che descrive il campo retroriflesso (ad in esempio da uno specchio): dE 1 1 Gn ( N N 0 ) E E cos dt 2 p in d 1 1 Gn ( N N 0 ) sin dt 2 p in dN N R p Gn ( N N 0 ) E 2 dt s dove Gn è il guadagno del laser soggetto a iniezione, normalizzato alla densità dei portatori, è il fattore di allargamento di riga, N è la concentrazione dei portatori, N 0 è la concentrazione dei portatori alla trasparenza, s è il tempo di ricombinazione elettrone-lacuna, p è il tempo di vita dei fotoni in cavità, in è il tempo di volo nella cavità laser, è la frazione di campo elettrico retroiniettato, è la differenza fra la pulsazione dell’oscillazione del campo reiniettato s e la pulsazione dell’oscillazione del campo del laser imperturbato 8 Capitolo 1 – Il caos ottico 0 (nel caso di retroriflessione da specchio remoto ovviamente è uguale a zero) , e R p J termine di pompaggio, con J corrente di pompa, q carica qd dell’elettrone, d lunghezza della regione attiva e efficienza [3]. Questo modello non permette di predire regimi di forte iniezione e dovrebbe essere molto affinato per descrivere sorgenti specifiche (uno svantaggio deriva dal fatto che i parametri usati in tale modello sono difficili da misurare con precisione) ma, poiché si presta ad una veloce integrazione numerica, è utile per avere un’idea qualitativa delle dinamiche caotiche che effettivamente si osservano nell’attività sperimentale. Di seguito sono riportati uno spettro caotico ottenuto tramite simulazione numerica di un laser con retroazione da specchio remoto a partire dal modello di Lang e Kobayashi, ed uno spettro caotico ottenuto in laboratorio con una configurazione sperimentale simile. Figura 1.1a Spettro elettrico simulato al calcolatore. 9 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.1b Spettro elettrico ottenuto per via sperimentale [4]. La dinamica che porta un laser a semiconduttore perturbato al caos è fortemente dipendente dai parametri del sistema, in particolare gioca un ruolo fondamentale la frazione di potenza emessa che viene retroiniettata (fattore K ). I possibili scenari possono essere visualizzati bene nello spazio delle fasi in cui si tracciano delle traiettorie (curve nello spazio nel caso di tre variabili di stato) di evoluzione del sistema nelle variabili normalizzate e(t ), (t ), n(t ) . In Figura 1.2 si evidenziano al crescere di K , per iniezione da sorgente esterna, cicli limite e duplicazioni di periodo (o biforcazioni), regimi multiperiodici, fino al regime caotico e al collasso della coerenza (in questo caso le fluttuazioni delle variabili dinamiche sono molto più forti così come la fase del laser iniettato è soggetta a grandi variazioni temporali) [3][5]. 10 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.2 Visualizzazione nello spazio delle fasi di vari regimi dinamici incluso il caos (d) ed il collasso della coerenza (e) [3]. Tali regimi sono stati ampiamente studiati in letteratura e per le applicazioni di crittografia ottica caotica sono interessanti le situazioni in cui si ha una moderata retroazione ( K ~ 1%). Al crescere di K si osserva all’analizzatore di spettro RF (tipicamente questo comportamento si ha per una cavità esterna in fibra lunga qualche metro) un allargamento della frequenza di rilassamento di qualche GHz, a cui corrisponde un comportamento caotico del laser con innalzamento del 11 Capitolo 1 – Il caos ottico rumore relativo; aumentando gradualmente il fattore K si nota la comparsa di un numero crescente di righe attorno alla frequenza di rilassamento, con conseguente allargamento di tutti picchi ed innalzamento dei minimi [2]. Nelle Figura 1.3a, 1.3b, 1.3c, è possibile osservare la tipica sequenza ora descritta al variare della retroriflessione [6]. Figura 1.3a Pettine di frequenze osservate nello spettro del segnale fotorivelato al variare del fattore di retroriflessione. Figura 1.3b Allargamento spettrale del pettine attorno alla frequenza di rilassamento. 12 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.3c Innalzamento dei minimi. Oltre al fattore è possibile definire il parametro C ext 1 2 che dipende in dalla retroiniezione e misura l’instabilità del laser ovvero la possibilità di eccitare i modi instabili di cavità esterna; in questa formula, ext 2L è il tempo c di volo della luce nella cavità esterna di lunghezza L . Se C > 1 molti modi sono in grado di oscillare e nel laser si creano le condizioni che portano al caos. Tuttavia, se si aumenta K oltre un certo limite ( > 10% ), la cavità interna e quella esterna si comportano come una singola cavità, il laser oscilla su un singolo modo e la riga di emissione si restringe di molto [2][7]. Fissando le idee sullo schema a retroazione ottica di Figura 1.4 è importante mettere in evidenza i parametri esterni che maggiormente influenzano il tipo di caos osservato. 13 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.4 Parametri esterni significativi in uno schema a retroazione ottica remota. La corrente di pompa J , ad alti livelli di iniezione, tende a stabilizzare il laser ed occorre pertanto un K più elevato per generare regimi caotici. Variazioni di tale corrente influiscono incisivamente sulla dinamica del laser caotico e si possono osservare salti di modo nella caratteristica P I ed eccitazione di modi esterni [2]. Piccoli cambiamenti nella posizione dello specchio di frazioni di si riflettono in variazioni significative della dinamica caotica (ampiezza e forma dello spettro RF del fascio fotorivelato) [2]. Ancora più cruciale per modificare qualitativamente il caos è la lunghezza di cavità esterna L calcolata tra la faccia di uscita del laser e lo specchio remoto: cavità comprese tra qualche centimetro a qualche metro fino a decine di metri risentono diversamente della retroiniezione e presentano dinamiche interessanti per le applicazioni [2]. È possibile perciò classificare le suddette cavità in base alla loro lunghezza come segue. Con riferimento alla Figura 1.4: 14 Capitolo 1 – Il caos ottico – si definisce “corta” una cavità in aria compresa tra la lente di focalizzazione di uscita del laser e la testa della fibra, lunga 2 ÷ 5 cm, e tale che L < lunghezza di rilassamento (spazio percorso dalla radiazione laser in un tempo di rilassamento che è l’inverso della frequenza di rilassamento funzione delle condizioni di lavoro in cui tipicamente ci si trova) – si definisce “lunga” una cavità in fibra compresa tra la testa della fibra posta di fronte al laser e lo specchio remoto, lunga 2 ÷ 3 m, e tale che lunghezza di rilassamento < L < lunghezza di coerenza (spazio percorso dalla radiazione laser in un tempo di coerenza specifico del tipo di laser considerato) – si definisce “lunghissima” una cavità in fibra compresa tra la testa della fibra posta di fronte al laser e lo specchio remoto, lunga più di 5 ÷ 10 m, e tale che L > lunghezza di coerenza. In Figura 1.5 si mostrano due spettri RF di cavità lunga e lunghissima rispettivamente di 2 metri e di 20 metri. Si può notare l’infittirsi delle righe al crescere di L (i modi di cavità esterna eccitati hanno una distanza spettrale minore poiché aumenta L secondo c , dove n è l’indice di rifrazione 2nL medio della fibra). Figura 1.5a Spettro RF a righe di cavità esterna in fibra lunga 2m [4]. 15 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.5b Spettro RF a righe più fitte di cavità esterna in fibra lunga 20m [4]. 16 Capitolo 1 – Il caos ottico 1.2 Sincronizzazione in un sistema master-slave Nel precedente paragrafo si è parlato concisamente dei fenomeni di iniezione o retroiniezione che permettono al laser perturbato di esibire dinamiche diverse tra cui il caos. Consideriamo ora, con riferimento alla Figura 1.6, un sistema composto da un laser denominato master che fa da sorgente esterna e un secondo laser denominato slave che viene iniettato [3]. Figura 1.6 Sistema master-slave [3]: l’iniezione è unidirezionale. Possiamo, tramite simulazione, evidenziare nel piano ( K , ) diverse zone dove si sviluppano dinamiche di diversa complessità e altre in cui i due laser risultano stabilmente agganciati (locking) in fase e le variabili dinamiche che descrivono il sistema raggiungono un valore stabile o periodico. In Figura 1.7 è mostrato il piano ( K , ) a cui si fa riferimento [3]. 17 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.7 Piano ( K , ) [3]: si evidenziano regioni di locking e zone in cui lo slave mostra diversi scenari dinamici tra cui il caos. Determina il regime anche il parametro che descrive nei laser a semiconduttore l’effetto di modificazione del guadagno dovuto all’iniezione di potenza che diminuisce parzialmente l’inversione di popolazione, la quale a sua volta influisce sull’indice di rifrazione del mezzo attivo generando uno spostamento verso il basso della frequenza di cavità [3]. Prendiamo ora in esame il caso di un emettitore caotico: in linea di principio nulla vieta allo slave di agganciarsi ad un master caotico e infatti è stato mostrato sul finire degli anni ottanta da Pecora e Carroll che è possibile sincronizzare due sistemi caotici mutuamente o anche unidirezionalmente 18 Capitolo 1 – Il caos ottico accoppiati [8]. Questa idea in un primo tempo applicata ai circuiti elettronici (non interessanti per scopi di crittografia data la bassa dimensione del caos generato e la piccola banda disponibile), è poi stata verificata anche in un sistema ottico master-slave. A patto che i parametri dei laser stiano entro stretti limiti di tolleranza, i due laser esibiscono infatti comportamenti caotici molto simili sia nel dominio del tempo che in quello delle frequenze [9]. Andamenti di questo tipo sono mostrati rispettivamente in Figura 1.8 e in Figura 1.9. Figura 1.8 Acquisizione delle forme d’onda nel dominio del tempo: in una finestra di 5 ns visualizziamo contemporaneamente l’uscita del master (traccia in blu) e l’uscita dello slave (traccia in rosso) [10]. 19 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.9a Spettro elettrico del canale master [10]. Figura 1.9b Spettro elettrico del canale slave molto somigliante a quello del master [10]. 20 Capitolo 1 – Il caos ottico Il fenomeno della sincronizzazione sta alla base della crittografia ottica caotica perché, come si vedrà in seguito, una volta generata una larga portante caotica, vi si può nascondere o codificare efficacemente il messaggio e solo il laser slave-ricevitore “gemello” del laser master-trasmettitore (ovvero un laser con matching stretto dei parametri rispetto al master) può correttamente estrarre l’informazione sincronizzandosi all’emettitore caotico [9]. In letteratura sono state proposte due fondamentali topologie sperimentali per realizzare la sincronizzazione: la configurazione ad anello aperto (open loop) e la configurazione ad anello chiuso (closed loop). Entrambi questi schemi sono completamente ottici e pertanto hanno il vantaggio di sfruttare a pieno la banda delle fibre e la loro bassa attenuazione. Inoltre, rispetto a schemi a frequenze elettriche, permettono una trasmissione più sicura (caos più complesso). I diagrammi a blocchi di tali strutture sono riportati in Figura 1.10. 21 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.10 Strutture per la sincronizzazione del caos [2]: in anello aperto lo slave non è retroazionato mentre in anello chiuso si realizza tale retroazione. Entrambi questi schemi presentano un accoppiamento unidirezionale dal master caotico verso lo slave grazie alla presenza dell’isolatore ottico. Tuttavia lo slave parte da una condizione stabile ad onda continua in anello aperto mentre è reso caotico per retroriflessione in anello chiuso (si noti la simmetria di quest’ultima struttura). Si sottolinea il fatto che, sebbene la nomenclatura “anello chiuso” ed “anello aperto” sia stata mutuata dalla terminologia tecnica elettronica, in questa sede così come nella letteratura specifica, tali termini sono usati per indicare rispettivamente la presenza e l’assenza di retroazione ottica locale nel laser slave e non nel sistema globale. Da numerose simulazioni ed esperimenti atti a individuare le prestazioni dei due schemi si può concludere che la configurazione ad anello chiuso risulta essere la 22 Capitolo 1 – Il caos ottico più valida in termini di sicurezza poiché necessita di tolleranze più strette tra i parametri dei due laser. D’altra parte lo schema ad anello chiuso è più complesso e richiede un allineamento ottico più preciso e un accordo stabile delle lunghezze di cavità del master e dello slave. La sincronizzazione in anello aperto è più facile da ottenere ma si è visto che tale schema presenta una dipendenza più lasca dai parametri interni dei due laser accoppiati ed è perciò meno sicuro nelle applicazioni di crittografia ottica caotica [10][11]. È bene puntualizzare un aspetto peculiare della configurazione ad anello chiuso interessante per le applicazioni di codifica di segnale: il grado di sincronizzazione del sistema è molto sensibile allo sfasamento relativo dei campi retroriflessi rispettivamente nel ramo master e nel ramo slave. Data la relazione rel m s dove m è la fase del campo riflesso del laser master e s è la fase del campo riflesso del laser slave, fissando continuità s m e variando con da 0 a 2 , ad esempio, per mezzo di un attuatore piezoceramico, si osserva il passaggio da una situazione di buona sincronizzazione (tale che rel 0 mod- 2 ) ad uno scenario in cui si perde drasticamente la correlazione tra i due sistemi caotici ( rel 0 mod- 2 ), il che vuol dire assenza di sincronizzazione. Si osservano anche situazioni intermedie di perdita intermittente della sincronizzazione con bruschi salti verso stati a bassa correlazione e successivo ritorno alla situazione iniziale. Questa variazione di regime è periodica con la fase [12]. La sensibilità alla fase dei due laser agganciati si rivela (con una certa asimmetria dei coefficienti di correlazione) anche quando si mantiene costante s e si varia m : così facendo lo slave, in certe condizioni operative, diventa una sorta di riveltore delle variazioni di fase anche piccole (ottenute sempre, ad esempio, con un attuatore piezoceramico) che avvengono nella cavità del master. Tali variazioni non generano apprezzabili cambiamenti nello spettro RF 23 Capitolo 1 – Il caos ottico del master, bensì forzano lo slave a esibire marcate variazioni che si riflettono nel suo spettro ottico ed elettrico [12]. Ciò è mostrato in figura 1.11. Figura 1.11a Spettro elettrico del laser slave in condizioni di fase ( rel ) tali per cui si sperimenta un massimo di ampiezza dei picchi spettrali [4]. Figura 1.11b Spettro elettrico del laser slave in condizioni di fase ( rel ) tali per cui si sperimenta un minimo di ampiezza dei picchi spettrali [4]. 24 Capitolo 1 – Il caos ottico Come si vedrà in seguito, è possibile implementare uno schema di codifica a modulazione di fase, che sfrutti la configurazione ad anello chiuso e il caos di cavità corta. Infine è necessario mettere in evidenza che nel sistema master-slave implementato in laboratorio ciò che realmente sincronizziamo sono gli inviluppi delle ampiezze dei due laser (le rispettive densità spettrali di potenza risultano molto simili). Perciò si parla di “sincronizzazione generalizzata”; viceversa non realizziamo la “sincronizzazione completa” che richiederebbe l’aggancio di tutte le variabili di stato del sistema dinamico sotto esame. In letteratura sono stati proposti schemi concettuali che, utilizzando un anello di retroazione negativa ottico, creano le condizioni per realizzare la sincronizzazione completa [9]. Tali schemi tuttavia sono finora risultati di difficile realizzazione pratica. D’altra parte, la sincronizzazione generalizzata permette di ottenere ottimi risultati nelle applicazioni di crittografia ottica caotica. Questo tipo di sincronizzazione è più semplice da realizzare sperimentalmente ed è più robusta, perché meno sensibile alle inevitabili piccole discrepanze nei parametri dei due laser. 25 Capitolo 1 – Il caos ottico 1.3 Crittografia ottica caotica Come già accennato nell’introduzione, una delle applicazioni più interessanti del caos nei laser risulta essere proprio la crittografia caotica che trova la migliore implementazione nei sistemi in fibra ottica la cui larga finestra di trasmissione permette di ottenere portanti caotiche di elevata larghezza spettrale, nelle quali nascondere informazioni in modo che difficilmente possano essere estratte o rivelate con tecniche di correlazione e filtraggio [13]. La sicurezza viene assicurata dalla complessità della forma d’onda che transita nel canale mascherando il contenuto informativo con una forma d’onda simile ad un rumore bianco (si osserva tuttavia che il caos deterministico generato ha delle proprietà di correlazione diverse dal rumore bianco che è essenzialmente un processo stocastico). Dal punto di vista dello spettro ottico un tipico laser DFB in terza finestra portato al caos presenta un allargamento di riga di 10 ÷ 100 GHz, cosa che permette di avere un ampio campo di frequenze utilizzabili in modulazione e contemporaneamente di allocare la portante caotica entro un singolo canale DWDM (Dense Wavelenght Division Multiplexing), requisito necessario per un sistema ottico di comunicazione [13]. In figura 1.12 si può notare l’allargamento dello spettro ottico in lunghezza d’onda e il suo frastagliarsi. 26 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.12 Spettro ottico di un laser DFB imperturbato (in blu) sovrapposto allo spettro ottico dello stesso laser retroiniettato (in nero) [14]. Diverse tecniche sono possibili per codificare (o mascherare) un messaggio nel caos. Le tecniche di codifica proposte e confrontate in questo lavoro di tesi sono illustrate in figura 1.13: il Chaos Shift Keying (CSK) in cui si modula la corrente di pompa del laser, l’Additive Chaos Masking (ACM) in cui si utilizza un terzo laser (accordato finemente in lunghezza d’onda con il master) che trasmette il messaggio informativo, il Chaos Modulation (CM) in cui il messaggio informativo modula in ampiezza la larga portante caotica per mezzo di un modulatore esterno, la Phase Modulation (PM) che, come si vedrà, sfrutta pienamente le caratteristiche della configurazione ad anello chiuso modulando in fase la radiazione nella cavità del master (nella configurazione sperimentale proposta si è usato un cristallo elettroottico eccitato a radiofrequenza). Il messaggio è in questo caso codificato su stati a diversa correlazione del sistema 27 Capitolo 1 – Il caos ottico master-slave (associando un uno logico ad uno stato e uno zero logico allo stato duale si può così codificare un flusso di dati binario). 28 Capitolo 1 – Il caos ottico Figura 1.13 Schemi di modulazioni su portante ottica caotica. Lo schema di codifica CSK è il più semplice da realizzare poiché non prevede l’aggiunta di elementi esterni al setup di sincronizzazione e non aggiunge perdite ottiche. Come accennato, si modula direttamente il laser trasmettitore sommando il segnale alla corrente di pompa. Gli schemi ACM e CM invece introducono rispettivamente un elemento aggiuntivo ciascuno: un terzo laser che genera il messaggio da sommare al caos del master nel primo caso, e un modulatore elettroottico che introduce una perdita di inserzione nel secondo caso. Lo schema CM permette però di avere migliori prestazioni di velocità (specialmente operando con cavità lunga) rispetto agli schemi CSK e ACM come diremo dettagliatamente più avanti. È bene fin da ora mettere in evidenza che con le prime tre tecniche sopra citate non si codifica il segnale sulla portante ma semplicemente esso risulta sovrapposto al caos del trasmettitore, per cui all’analizzatore di spettro RF si osserva la riga della portante trasmessa coperta da un inviluppo continuo frastagliato di picchi della portante caotica. È necessario che l’ampiezza dell’armonica in ingresso non sia troppo elevata (deve essere più piccola della 29 Capitolo 1 – Il caos ottico media delle variazioni della portante caotica) affinché si possa occultarla (masking) efficacemente rendendo irrecuperabile l’informazione tramite analisi nel dominio del tempo o per osservazione diretta dell’analizzatore di spettro elettrico (il segnale deve essere coperto delle fluttuazioni caotiche del laser trasmettitore). Si è detto della sincronizzazione selettiva tra laser “gemelli”, dove l’insieme dei parametri della coppia fornisce la chiave crittografica fisica unica che non può essere facilmente replicata. Ma il fenomeno della sincronizzazione presenta un’altra forma di selettività fondamentale per i nostri scopi (e la cui origine fisica non è stata ancora ben chiarita): il laser slave che fa da ricevitore, agganciandosi alla portante caotica del master, effettua una sorta di amplificazione selettiva sopprimendo il segnale informativo sommato allo spettro caotico. Lo slave “copia” pertanto solo la portante caotica iniettata dal master mentre lo spettro di quest’ultimo contiene caos più segnale [13]. Come vedremo, l’informazione viene poi recuperata per sottrazione delle rispettive uscite elettriche del ramo master e del ramo slave una volta raggiunta una buona sincronizzazione del sistema [13]. Per le tecniche di occultamento di segnale nel caos (CSK, ACM, CM) non si può parlare esattamente di demodulazione in ricezione. Quanto più la sincronizzazione e quindi la correlazione è elevata, tanto più la differenza tra i due caos sarà prossima al rumore di fondo del sistema dal quale spiccherà la portante informativa o il segnale prima indistinguibili. Risulta chiaro che l’ampiezza del segnale informativo, pur dovendo essere piccola per poterne attuare il mascheramento nel caos, non può essere inferiore ad un livello minimo al fine di essere distinguibile, con un buon rapporto segnale-rumore, nella differenza (reale e quindi imperfetta) dei due canali caotici. Per quanto concerne invece la tecnica a modulazione di fase (PM), essa permette di avere una effettiva codifica di segnale sulla portante caotica, permettendo 30 Capitolo 1 – Il caos ottico potenzialmente una maggiore sicurezza in trasmissione rispetto alla tecniche di mascheramento. L’informazione viene in questo caso distribuita su tutta la portante caotica ed in ricezione si esegue una reale demodulazione che è stata effettuata in due modi diversi, esposti dettagliatamente nel quarto capitolo. 31