I tumori della mammella - Fondazione ANT Italia Onlus

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I tumori
della mammella
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L’autore del testo è il dott. Francesco Massari, medico, specialista in Oncologia medica
presso l’Unità Operativa di Oncologia Medica-Martoni, Dipartimento Ematologia, Oncologia
e Medicina di Laboratorio, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Poiliclinico
S.Orsola-Malpighi
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L’organo in cui nasce il tumore
Il tumore della mammella è un tumore maligno che origina dalle cellule epiteliali
della ghiandola mammaria.
La mammella è la struttura che contiene la ghiandola mammaria, deputata alla
produzione del latte. Da un punto di vista anatomico la mammella è costituita da
15-18 lobi, ognuno dei quali contiene più lobuli e un dotto galattoforo principale,
che si apre nel capezzolo e permette il passaggio del latte dai lobuli al capezzolo. I
lobuli sono circondati da tessuto adiposo, che conferisce alla mammella la sua
consistenza.
Ogni dotto principale si suddivide in dotti di calibro progressivamente inferiore; tutte
queste strutture sono rivestite, al loro interno, da un sottile strato di cellule epiteliali.
Il tumore mammario presenta due varianti principali che sono il tumore duttale e
quello lobulare. Il tipo duttale rappresenta circa il 75 per cento dei tumori infiltranti,
mentre il lobulare circa il 5 per cento.
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1.
Cosa sappiamo sulle cause
(eziologia)
Le cause del tumore della mammella, allo stato attuale, non sono del tutto conosciute. In
realtà sono stati identificati numerosi fattori, la cui presenza comporta un maggior rischio di
sviluppare la neoplasia: questi vengono chiamati fattori di rischio.
•
Fattori familiari e genetici. Una storia familiare di carcinoma mammario (in particolar
modo parenti di primo grado), determina un aumento notevole del rischio di ammalarsi di
tale neoplasia rispetto alla popolazione generale. L’analisi genetica di famiglie ad alto
rischio ha condotto all’individuazione di alcune mutazioni genetiche. Mutazioni di p53 nella
linea germinale sono associate all’insorgenza precoce della neoplasia in pazienti con la
sindrome di Li-Fraumeni. Sono stati identificati anche altri due geni che, se mutati, sono
associati ad un aumento di incidenza della neoplasia. Essi sono BRCA-1, localizzato sul
cromosoma 17, e BRCA-2, localizzato sul cromosoma 13. La mutazione di BRCA-1 è
associata, inoltre, ad un’aumentata incidenza del carcinoma ovarico. Donne che
presentano mutazioni nei loci di BRCA-1 e BRCA-2, dovrebbero sottoporsi a controlli
mammografici periodici in età precoce (prima dei 30 anni).
•
Fattori riproduttivi. Il rischio di sviluppare carcinoma mammario è inversamente correlato
con l’età della prima gravidanza e con il numero di parti a termine. Ciò potrebbe essere
dovuto alla minore suscettibilità alla trasformazione indotta dalla gravidanza. Tale minore
suscettibilità potrebbe, a sua volta, essere dovuta ad un potente stimolo differenziativo
indotto dalla gravidanza stessa sull’epitelio ghiandolare mammario. Fattori di rischio certi
sono rappresentati da menarca precoce e menopausa tardiva, a causa di una lunga
esposizione dell’epitelio ghiandolare mammario all’azione proliferativa degli estrogeni.
L’allattamento è associato ad un rischio ridotto.
•
Obesità. Un noto fattore di rischio per il cancro della mammella è l’obesità. Ciò è dovuto al
fatto che il tessuto adiposo è la maggior fonte di estrogeni nella donna in postmenopausa.
•
Fattori ormonali. Gli estrogeni giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella
progressione del cancro della mammella. Più elevati sono i livelli di estrogeni circolanti e
maggiore è la durata di esposizione dell’epitelio ghiandolare mammario a tali ormoni e
maggiore è il rischio di sviluppare la neoplasia. Per molto tempo si è ritenuto che gli ormoni
progestinici fossero un fattore protettivo per lo sviluppo della neoplasia, ma studi più
recenti hanno dimostrato che anche questi ormoni costituiscono un fattore di rischio. Per
quanto riguarda l’utilizzo dei contraccettivi orali, negli ultimi anni il rischio si è ridotto grazie
alle nuove formulazioni a basso contenuto di estrogeni. L’incremento del rischio sembra
essere maggiore per assunzioni prolungate in età molto giovane. Lo stesso dicasi per la
terapia sostitutiva in menopausa, in tal caso il rischio aumenta dopo 8-10 anni di terapia.
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2. Quanto è frequente
(epidemiologia)
Il carcinoma mammario è una delle neoplasie più diffuse nel mondo. L’incidenza è
elevata nei paesi nord-americani e nell’Europa nord-occidentale. Negli ultimi anni
l’incidenza della neoplasia è tendenzialmente aumentata in conseguenza del maggior
impiego dei mezzi diagnostici che consentono la diagnosi precoce della neoplasia. E’ un
tumore età-correlato. La sua incidenza cresce, infatti, con l’aumentare dell’età,
raggiungendo un picco intorno al 50° anno; da questo punto in poi l’incremento,
sebbene persista, è assai meno pronunciato. In Italia si stima un’incidenza di circa
30.000 nuovi casi ogni anno, con incidenza più elevata nelle regioni settentrionali
rispetto alle regioni meridionali.
Libro Bianco AIOM
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3. Cosa si può fare per prevenirlo
Non essendo ben stabilite le cause responsabili di tale malattia, attualmente risulta
piuttosto difficoltoso poter agire, dal punto di vista della prevenzione, su di esse per
evitare l’insorgenza del carcinoma mammario. In virtù invece delle conoscenze
riguardanti i fattori di rischio, è possibile indicare alcuni consigli per ridurre proprio il
rischio di sviluppare questo tipo di tumore. Alcuni esempi possono essere:
1) evitare l’obesità;
2) evitare l’uso di contraccettivi orali;
3) evitare ridurre al minimo l’uso della terapia ormonale sostitutiva nel periodo
menopausale;
4) le gravidanze in età precoce ha un effetto protettivo.
Una familiarità vera, legata a fattori genetici ereditari, è rara ma esiste; non va
confusa tout-court con la presenza di più casi di tumore della mammella nella stessa
famiglia, perché questa può essere casuale o legata a fattori ambientali. Oggi è
possibile identificare i casi di tumore della mammella che hanno tra le cause una
forte predisposizione ereditaria e calcolare il rischio di ammalarsi per le donne
giovani appartenenti al ceppo familiare. Nei casi ad alto rischio di contrarre la
malattia, si potrebbe prevedere l’uso della mastectomia preventiva.
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Eliminato: ammalare
Formattato: Sottolineato
4. Come si presenta e si sviluppa
(storia naturale)
Carcinoma mammario iniziale. Il segno clinico che porta più frequentemente alla
diagnosi della neoplasia è un nodulo di consistenza aumentata, non dolente, a margini
mal definiti. A volte si presenta come addensamento associato a retrazione del
capezzolo e della cute. Modalità più rare di esordio possono essere la secrezione
sieroematica dal capezzolo e la comparsa di erosione eczematoide pruriginosa del
capezzolo (malattia di Paget), associata a carcinoma mammario infiltrante i dotti.
Carcinoma mammario avanzato. La malattia non trattata tende ad accrescersi
all’interno della mammella e a diffondersi a distanza (metastasi). La diffusione delle
cellule tumorali può avvenire sia attraverso i vasi linfatici che attraverso i vasi in cui
circola il sangue. Nel primo caso le metastasi si situeranno nei linfonodi, prima in quelli
più vicini, come i linfonodi ascellari, poi in quelli più distanti come all’interno del torace o
ai lati del collo. Nel secondo caso le metastasi si situeranno in tessuti e organi a
distanza come le ossa, il fegato, il polmone, il cervello, eccetera.
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5. La diagnosi precoce
Se un tumore della mammella viene identificato e trattato precocemente, le possibilità di
guarigione della paziente si moltiplicano. Ogni donna può svolgere un ruolo fondamentale
nella diagnosi precoce del cancro, sottoponendosi regolarmente, soprattutto dopo i 40
anni,
a
mammografia
e
a
visite
senologiche.
La mammografia è il migliore strumento per diagnosticare precocemente un carcinoma
mammario,
ancora
prima
dell'apparizione
dei
sintomi.
Il tumore viene talvolta scoperto dalla mammografia prima che si manifestino chiari segni
della sua presenza. Inoltre, questo esame può evidenziare piccoli depositi di calcio nella
mammella. Sebbene la maggior parte di questi depositi sia di natura benigna,
l'aggregazione di minuscoli granelli di calcio (chiamati microcalcificazioni) può
rappresentare
un
segno
precoce
di
cancro.
La mammografia, tuttavia, presenta alcune limitazioni, trascurando talvolta di segnalare la
presenza di un tumore (falso negativo) oppure indicando alterazioni che ad un esame più
accurato
si
rivelano
non
essere
un
cancro
(falso
positivo).
Tuttavia, sottoporsi periodicamente a mammografia e a regolari visite senologiche sarà
utile per consentire al medico di diagnosticare e curare precocemente un eventuale
tumore. Secondo alcuni studi, la mammografia riduce il rischio di mortalità da cancro della
mammella. Gli esperti raccomandano che sin dall'età di 40 anni ogni donna vi si
sottoponga regolarmente, ad intervalli di 1-2 anni; però nei casi in cui vi sia familiarità,
ovvero la presenza di una parente di primo grado con storia di tumore mammario, è
opportuno
sottoporsi
all'esame
annualmente.
Alcune donne praticano ogni mese l'autoesame del seno per verificare l'esistenza di
eventuali anomalie. Durante l'autopalpazione, bisogna tenere a mente che il seno è
diverso da donna a donna e che molti cambiamenti sono causati dall'età, dal ciclo
mestruale,
da
una
gravidanza,
dalla
menopausa,
dall'assunzione
della
pillola
contraccettiva o di altri ormoni.
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Eliminato: della
Eliminato: Il
6. Le cure per guarire
Formattato: Tipo di carattere:
10 pt
Chirurgia. Il trattamento cardine per il carcinoma della mammella è quello chirurgico associato, in molti
casi, alla terapia radiante. Esistono diversi tipi di interventi chirurgici, tra cui la mastectomia radicale, che
comporta l’asportazione della mammella, del muscolo piccolo pettorale e dei linfonodi ascellari. Importanti
sono anche gli interventi conservativi come la quadrantectomia che comporta l’asportazione del tumore, di
una parte del tessuto sano circostante, della cute sovrastante e dei linfonodi ascellari. Tale intervento è
sempre associato alla radioterapia della mammella residua per ridurre il rischio di recidiva locoregionale.
Esistono altri interventi conservativi come la tumorectomia, in cui si asporta esclusivamente il tumore ed in
cui si lascia alla radioterapia postchirurgica il compito di sterilizzare il tessuto ghiandolare residuo.
L’effettuazione degli interventi conservativi è influenzata dalla sede e dalle dimensioni del tumore e dalle
dimensioni della mammella.
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Eliminato: L’efficacia della
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rendere operabile la neoplasia.¶
Eliminato: è un antiestrogeno
che
Eliminato: Il suo effetto è
influenzato dalla positività dei
recettori ormonali, ma non dalla
positività dei linfonodi ascellari
e dalla somminisrtrazione di
farmaci chemioterapici.
Eliminato: non è influenzata
dalla presenza di linfonodi
ascellari positivi, mentre
Eliminato: la sua efficacia è
maggiore
Radioterapia. Il suo scopo è quello di ridurre il tasso di recidive locali dopo chirurgia. E’ sempre indicata
Eliminato: in
dopo la terapia chirurgica conservativa a causa della multicentricità del carcinoma mammario. Può essere
Eliminato: per gli estrogeni
indicata in caso di chirurgia radicale in caso di: tumore > 5 cm, margini di resezione infiltrati dal tumore,
Eliminato: a proteina (
edema o ulcerazione della cute, noduli satelliti.
Eliminato: ) che si chiama
Terapia sistemica adiuvante. E’ una terapia precauzionale che viene effettuata nelle donne a rischio di
recidiva. Il suo scopo è quello di migliorare la sopravvivenza e ridurre il rischio di recidiva.
Ormonoterapia. Nelle pazienti con tumore in cui sono presenti recettori ormonali, il farmaco antiestrogeno
Eliminato: sembra essere di
circa
Eliminato: Si è però
osservato che la terapia con
tamoxifene per 5 anni, aumenta
il rischio per lo sviluppo di
carcinoma dell’endometrio
tamoxifene migliora la sopravvivenza globale e quella libera da malattia. La durata ottimale di
Eliminato: degli ultimi due
trattamenti
somministrazione del farmaco è di 5 anni. Nelle donne in post-menopausa, un ulteriore miglioramento dei
Eliminato: maggiore
risultati si può ottenere utilizzando farmaci inibitori dell’aromatasi. Anche in questo caso è previsto un
Eliminato: proteina
trattamento della durata di 5 anni
Chemioterapia. Da anni è noto che la polichemioterapia migliora la sopravvivenza delle pazienti operate
al seno. Questo effetto è particolarmente evidente nel caso di tumori con recettori ormonali negativi.
L’efficacia della chemioterapia inoltre è più evidente nel caso di donne di età inferiore ai 50 anni.
Importante è anche il ruolo della cosiddetta chemioterapia neoadiuvante che può venire impiegata prima
dell’intervento chirurgico con lo scopo di rendere operabile un tumore che non lo è di partenza o di
rendere l’intervento stesso più limitato evitando così l’asportazione di tutta la mammella.
Immunoterapia. Tale approccio terapeutico, si delinea mediante l’uso di un anticorpo monoclonale, il
Trastuzumab (Herceptin®), diretto contro un recettore denominato
HER-2. Naturalmente tale tipo di
terapia verrà destinata solo a quelle pazienti che presenteranno l’espressione di tale recettore (all’esame
istologico si parla di HER-2 3+, oppure HER-2 2+, con amplificazione del gene verificata con un ulteriore
esame che si chiama fish).
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7. Le cure quando non si può guarire
Chemioterapia. La chemioterapia nella malattia metastatica ha finalità essenzialmente
palliativa, ottenendo, con la regressione della neoplasia, un buon controllo dei sintomi. La scelta
del trattamento chemioterapico è elettiva nelle pazienti con malattia a rapida evoluzione, in
presenza di localizzazioni viscerali (epatiche, polmonari, cutanee etc.) e con malattia non più
responsiva al trattamento ormonale. Per la prima linea di trattamento, i regimi di associazione di
più farmaci si sono dimostrati più attivi rispetto ad un trattamento monochemioterapico, che
peraltro troverebbe maggiore indicazione in condizioni cliniche particolari (paziente anziana o in
condizioni generali critiche) o quale trattamento di seconda linea alla progressione ulteriore di
malattia. Anche in questa fase della malattia, la terapia farmacologia va attuata a dosi adeguate,
ponendo attenzione alla tossicità che potrebbe ulteriormente peggiorare la qualità di vita della
paziente. I farmaci maggiormente utilizzati sono: alchilanti, antimetaboliti, alcaloidi della vinca,
antracicline e composti del platino in regime di polichemioterapia e i taxani.
Ormonoterapia. Il trattamento ormonale rappresenta uno strumento terapeutico fondamentale
nelle pazienti con malattia metastatica ormonoresponsiva (presenza di recettori ormonali nel
tumore). Esso si differenzia a seconda dello stato menopausale della paziente. In premenopausa i farmaci utilizzabili sono i soppressori della funzione ovarica e il Tamoxifene; in
post-menopausa gli inibitori dell’aromatasi, il Tamoxifene e i progestinici. In generale, quando il
tumore presenta grandi quantità di recettori ormonali i trattamenti ormonali hanno un’elevata
efficacia nel limitare lo sviluppo e l’avanzamento della malattia. Un altro vantaggio della terapia
ormonale è rappresentata dalla bassa incidenza di effetti collaterali.
Immunoterapia. Anche in questa fase della malattia è previsto l’uso dell’anticorpo monoclonale
Trastuzumab (Herceptin®), diretto contro l’HER-2. Come accennato nella sezione precedente,
tale farmaco è destinato solo a quelle pazienti che presenteranno l’espressione di tale proteina.
Chirurgia. In caso di recidiva locale (nella mammella già operata o sulla parete toracica) va
considerata l’asportazione chirurgica. Se la recidiva si presenta dopo un intervento conservativo
ed è unica, di piccole dimensioni, vicina alla cicatrice, può essere adeguatamente trattata a
volte con resezione limitata, altre volte si deve ricorrere alla chirurgia radicale. Se il trattamento
primario è consistito in un intervento radicale, il trattamento della recidiva è l’escissione
chirurgica eventualmente seguita da radioterapia e terapia sistemica.
Radioterapia. Nelle malattia metastatica è spesso impiegata per controllare il dolore da
metastasi ossee o i sintomi dovuti alla presenza di metastasi cerebrali. Inoltre, è talvolta
impiegata nei casi di recidiva locale, eventualmente dopo la chirurgia.
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8. Gli effetti collaterali delle terapie
Effetti collaterali della terapia chirurgica. Dopo un intervento chirurgico si potrà
avvertire per un certo periodo di tempo una sensazione dolorosa nella zona interessata,
per cui sarà opportuno farsi consigliare dal medico il più appropriato trattamento.
Potrà accadere che l'asportazione dei linfonodi ascellari diminuisca l'afflusso di linfa, che
si accumulerà nel braccio e nella mano causandone gonfiore (linfoedema). Tali zone
dovranno essere protette da ferite o escoriazioni anche dopo molto tempo
dall'operazione.
Effetti collaterali della radioterapia. Uno dei più comuni effetti collaterali consiste in un
senso di spossatezza, specie nelle ultime settimane di trattamento e per un periodo
successivo. La pelle dell'area irradiata tenderà ad arrossarsi, diventare secca, molle e
pruriginosa, mentre verso la fine del ciclo terapeutico sarà umida e "trasuderà"
facilmente.
Effetti collaterali della chemioterapia Gli effetti collaterali della chemioterapia
dipendono principalmente dai farmaci somministrati alla paziente. In genere, i farmaci
antitumorali colpiscono le cellule che si dividono rapidamente, come le cellule ematiche,
che combattono le infezioni, favoriscono la coagulazione del sangue e trasportano
ossigeno in tutto l'organismo. Quando i medicinali chemioterapici agiscono su queste
cellule, la paziente sarà maggiormente soggetta a infezioni, lividi o emorragie. Altri effetti
della chemioterapia sono la caduta dei capelli, la perdita dell'appetito, nausea, vomito,
diarrea o stomatiti. Attualmente molti di questi disturbi sono controllabili grazie ai farmaci
antivomito (che riducono o bloccano il senso di nausea). Gli effetti collaterali hanno di
solito breve durata, in quanto scompaiono gradualmente durante il periodo di riposo tra
un ciclo di chemioterapia e l’altro o dopo il termine del trattamento.
Effetti collaterali dell’endocrinoterapia La terapia ormonale provoca svariati effetti
collaterali, che dipendono in larga misura dal tipo specifico di farmaco o trattamento e
variano da paziente a paziente. L'assunzione di tamoxifene può dar luogo a vampate,
irritazione o secrezioni vaginali e mestruazioni irregolari. Raramente il tamoxifene
produce effetti collaterali gravi, ma è possibile la formazione di coaguli ematici nelle
vene, specialmente nelle gambe, mentre in un numero molto ridotto di donne il
tamoxifene ha indotto un cancro dell'endometrio. Gli inibitori dell’aromatasi per contro
possono favorire l’osteoporosi ed aumentare il rischio di fratture ossee.
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9. Affrontare i momenti difficili
La diagnosi di tumore alla mammella può cambiare la vita di una donna e delle persone
a lei care. Questi cambiamenti potranno essere difficili da gestire. Le emozioni provate
dalla persona colpita e da familiari e amici saranno contrastanti e talvolta confuse.
A volte le pazienti e le loro famiglie si sentiranno spaventati, arrabbiati o depressi: si
tratta di reazioni normali al sopraggiungere di una grave malattia. Molte donne trovano
sollievo nel condividere i propri sentimenti con persone care, sentendosi così più
rilassate e permettendo agli altri di mostrare la propria preoccupazione e offrire
sostegno.
Può succedere che alcune donne guarite dal cancro temano che i cambiamenti occorsi
al proprio corpo durante la malattia influenzeranno non solo il loro aspetto ma anche
l'atteggiamento delle persone nei loro confronti e pensano che la vita sessuale possa
avere
problemi.
Molte
coppie traggono
benefici
nel
confidarsi
le
rispettive
preoccupazioni, riuscendo in tal modo a continuare una relazione serena ed intensa
anche durante il periodo della terapia. Altre coppie si rivolgono a personale specializzato
o a gruppi di sostegno.
Alcuni pazienti si domandano con timore se potranno continuare a lavorare e prendersi
cura della famiglia o iniziare nuove relazioni. Altre fonti di preoccupazione saranno gli
esami clinici, la terapia, la degenza in ospedale o le spese da affrontare. Medici,
infermieri/e e personale specializzato cercheranno di fornire informazioni chiare e
precise su terapia e ripresa delle attività lavorative e non, per tranquillizzare le pazienti
ed evitare confusioni e paure. Inoltre si può giovare del sostegno specifico dello
psicologo riguardo alle problematiche che possono derivare dalla ferita “interiore” e
“fisica” legata alla necessità dell’ intervento e delle cure relative.
Gli psicologi dell’ANT sono impegnati a coordinare e gestire colloqui individuali o di
gruppo per le donne operate al seno.
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10. L’assistenza domiciliare
Qualsiasi persona che abbia problemi di salute, una volta risolte le urgenze cliniche
affidandosi al personale sanitario competente, preferisce affrontare la “convalescenza”
nella propria casa, con la vicinanza dei propri cari e degli amici, permettendosi tempi di
recupero in relazione al proprio bio-ritmo, mangiare e dormire quando se ne ha voglia,
ad esempio.
Tutto ciò ha valore a maggior ragione se pensiamo di dover affrontare una malattia di
lungo periodo come a volte succede per il tumore della mammella che può andare
incontro a varie fasi cliniche portando la paziente ad essere assistito in ambulatorio, in
day hospital o in reparto di degenza per le diverse necessità mediche (gli accertamenti
diagnostici, la chemioterapia, la radioterapia, l’ormonoterapia e le visite mediche
periodiche).
Ad integrazione di questo percorso clinico, in genere ospedaliero, la paziente che cerca
riposo e conforto nella sua casa e con i suoi affetti, può aver bisogno anche al domicilio
di assistenza competente da parte di operatori sanitari, medici, infermieri e psicologi per
problemi clinici o sintomi legati alla malattia o alle cure.
Questi professionisti possono assistere il paziente controllando gli effetti collaterali delle
chemio-radio-ormono terapie, effettuando prelievi ematici o terapie mediche concordate
con i sanitari ospedalieri in piani terapeutici integrati.
L’assistenza al domicilio può prevedere oltre alle visite del medico o dell’infermiera,
anche quelle dello psicologo per alleviare le crisi del paziente e dei suoi familiari.
Ogni intervento sanitario al domicilio avviene con il pieno consenso della paziente, della
famiglia e su richiesta del Medico di Medicina Generale con cui si concorda il piano
terapeutico necessario ..
Questa assistenza sanitaria viene erogata, a titolo completamente gratuito, da più di
venti anni dall’ANT attraverso équipe sanitarie composte da medici, infermieri e
psicologi ed è finalizzata all’organizzazione di una rete di continuità assistenziale con
tutte le strutture sanitarie responsabili della cura del singolo paziente per migliorare la
qualità di vita sua e dei suoi familiari e per garantirne la dignità fino all’ultimo respiro.
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L’Associazione Nazionale Tumori (ANT) è stata fondata nel 1978 e si è trasformata in Fondazione
nel dicembre 2002. Il nostro “Credo” e ad un tempo il nostro “Progetto di solidarietà” è la difesa
della vita e della sua dignità fino all’ultimo respiro, e si riassume nella nostra parola simbolo di
“EUBIOSIA” (dal greco antico, “buona vita” nel significato di “la vita con dignità dal primo all’ultimo
respiro”). Assistiamo i Sofferenti di tumore (i cosiddetti “malati terminali”) a domicilio e gratuitamente
senza alcuna spesa a loro carico: possiamo farlo grazie alle offerte spontanee della gente e al
supporto di molti Enti pubblici e privati.
Gli Ospedali Domiciliari Oncologici (ODO) della Fondazione ANT Italia, sono gli ospedali che vanno
a casa del Sofferente: i Professionisti dell’ANT (Medici, Psicologi, Infermieri e Tecnici) garantiscono
la reperibilità 24 ore su 24, sette giorni la settimana. Ogni giorno assistiamo circa 3.000 Sofferenti
(circa 66.000 dal 1985 ad oggi).
Le missioni della Fondazione sono :
-ricerca scientifica
-formazione
-assistenza domiciliare gratuita
UFFICI ACCOGLIENZA ANT - DELEGAZIONI PRINCIPALI
per le richieste di assistenza
Bologna via Jacopo di Paolo 36
c/o Osp. Malpighi, via Albertoni, 15
Acquaviva delle Fonti (BA) via N. Scalera, 45
Bari via de Amicis 43/45
Brescia via della Chiesa, 75
Brindisi c/o ex Ospedale “A. Summa”
piazza A. di Summa
Civitanova Marche (MC) vicolo Sforza, 8
Ferrara c.so Isonzo, 1/F
Firenze via delle Panche, 40/B
Foggia via Brindisi, 25
Grottaglie via Giusti, 12
Imola (BO) via Selice, 76
Lecce via Orsini del Balzo, 10
Livorno via dei Cavalletti, 6
Mesagne (BR) via A. Profilo Fu Tommaso, 9
Modena via Verdi, 60
Molfetta, Giovinazzo, Ruvo (BA)
c.so Reg. Margherita, 18
Napoli corso Umberto I, 381
Pesaro corso XI Settembre, 221
Pontedera (PI) via Belfiore, 2
Porto S.Elpidio via del Palo, 10
Potenza piazzale Don Uva, 4
Prato via Boni, 5
Roma -Ostia Via A. Piola Caselli, 143
S. Pancrazio Salentino (BR) via San Pasquale, 123
Taranto via Pitagora, 90/b
Tolentino (MC) c/o Comune - Piazza Libertà, 3
Trani, Bisceglie, Barletta, Corato (BT)
via Fusco, 59
Urbino via Gramsci, 29
Verona via della Repubblica, 15
Vignola (MO) via M. Pellegrini, 3
Villa d’Agri (PZ) via Roma, 16
tel. 051 7190111
tel. 051 6362320
tel. 080 758055
tel. 080 5428730
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tel. 0831 522225
tel. 0733 829606
tel. 0532 201819
tel. 055 5000210
tel. 0881707711
tel.099 5610104
tel. 0542 27164
tel. 0832 303048
tel 0586 211830
tel. 0831 777000
tel. 059 238181
tel. 080 3354777
tel. 081 202638
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tel. 0587 53993
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tel. 0971 442950
tel. 0574 574716
tel. 06 56368534
tel. 0831 664680
tel. 099 4526722
tel. 0733 966850
tel. 0883 584128
tel. 0722 2546
tel. 340 4067424
tel. 059 766088
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Formattato: Colore carattere:
Automatico
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ACCOGLIENZA ANT DELEGAZIONI PRINCIPALI¶
per le richieste di assistenza¶
¶
Bologna - via J. di Paolo, 36 tel. 051 7190111¶
Bologna - c/o Ospedale
Malpighi, via Albertoni, 15 - tel.
051 6362320¶
Acquaviva delle Fonti (BA) via N. Scalera, 45 - tel. 080
758055¶
Alto Polesine (Bergantino-Ro) via Mazzini, 108 – tel 348
7900191¶
Bari - via Santo Mariano, 27 tel. 080 5428730¶
Brescia - via della Chiesa, 75 tel. 030 3099423¶
Brindisi – c/o ex ospedale
“A.Summa”Piazza A. di Summa
– tel. 0831522225¶
Civitanova Marche (MC) vicolo Sforza, 8 - tel. 0733
829606¶
Ferrara - corso Isonzo, 1/F tel. 0532 201819¶
Firenze - Via delle Panche,
40/b (Firenze) - tel. 055
5000210; ¶
Foggia – viale di Vittorio, 183/A
- tel. 0881 635448 cell.
32904278810¶
Grottaglie (TA) - via per Villa
Castelli, 72 - tel. 099 5610104 ¶
Imola (BO) - via Selice, 76 - tel.
0542 27164¶
Lecce - via San Lazzaro, 5 tel. 0832 303048¶
Livorno via dei Cavalletti, 6 –
tel. 0586 211830¶
Manfredonia via Matteotti, 46 tel. 347 4498567¶
Mesagne (BR) - via A. Profilo
fu Tommaso, 9 - tel. 0831
777000¶
Modena - via Verdi, 60 - tel.
059 238181¶
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221 - tel. 0721 370371¶
Pistoia - via del Canbianco, 35
- tel. 0573 20106¶
Pontedera (PI) via Belfiore, 2 tel. 0587 53993¶
Porto S.Elpidio (AP) c/o Casa
del Volontariato – via del Palo
n.10 – tel.0734 900264¶
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Modena - via Verdi, 60 - tel. 059 238181
Molfetta, Giovinazzo, Ruvo (BA) - corso Regina Margherita di Savoia, 18 - tel. 080 3354777
Monopoli (BA) - via Vasco, 4 - tel. 080 9303894
Napoli - corso Umberto I, 381 - tel. 081 202638
Parabita (LE) - via Luigi Ferrari - tel. 0833 518196
Pesaro - corso XI Settembre, 221 - tel. 0721 370371
Pistoia - via del Canbianco, 35 - tel. 0573 20106
Pontedera (PI) via Belfiore, 2 - tel. 0587 53993
Porto S.Elpidio (AP) c/o Casa del Volontariato – via del Palo n.10 – tel.0734 900264
Potenza – piazzale Don Uva, 4 - tel. 0971 442950
Prato - via Boni, 5 - tel. 0574 574716
Roma-Ostia – Piazza Conteduca, 21, - tel. 06 56368534
San Pancrazio Salentino (BR) - via Mesagne, 5 - tel. 0831 664680
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