IL MICROCLIMA Le condizioni microclimatiche sono un fattore determinante per la salubrità degli ambienti perché interagiscono direttamente e indirettamente con il benessere degli abitanti: variazioni, anche minime, della temperatura e nell’umidità dell’aria rispetto ai valori ritenuti ottimali non solo creano situazioni di disagio e possono comportare disturbi alla pelle e alle mucose ma, in generale, favoriscono la produzione o il rilascio di contaminanti. Per quanto riguarda gli uffici l’articolo di legge cui, innanzitutto, ci si può riferire è L’art. 9 del DPR 303/56, il quale recita: “L’aria dei locali chiusi di lavoro deve essere convenientemente e frequentemente rinnovata. Qualunque sia il mezzo adottato per il ricambio dell’aria, si deve evitare che le correnti colpiscano direttamente i lavoratori addetti a posti fissi di lavoro”. Secondo il D.lgs 626/94 art. 33 comma 7 “Le finistre, i lucernai e le pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro”. I parametri microclimatici, rientrando nei valori limite di benessere termico stabiliti e assicurando la massima omogeneità delle condizioni microclimatiche consentono di ottenere il maggior numero di persone soddisfatte. Il benessere termico in particolare è quella situazione climatica in cui il soggetto non è costretto ad attivare meccanismi di termoregolazione e non sente né caldo né freddo: esprime cioè soddisfazione per la propria situazione termica. E’ evidente che tale condizione è influenzata dal tipo di attività svolta, dal vestiario indossato e anche da sensazioni puramente soggettive. La zona di benessere termico per lavori di tipo sedentario e con vestiario normalmente in uso nel nostro paese, determinata statisticamente, è delimitata per l’estate dai valori di temperatura effettiva compresi tra i 19 e 24°C (raccomandabile 22°C) e per l’inverno tra i 17,5 e 21,5°C (raccomandabile 19,5°C). Per sopperire all’incongruenza di poter ottenere lo stesso valore di temperatura effettiva con valori molto differenti di temperatura e velocità dell’aria, e quindi con risultati in termini di benessere reale assai diversi, sono fissati dei limiti per i singoli parametri; in modo tale che, per la valutazione complessiva della situazione microclimatica, sia necessario integrare l’indice di temperatura effettiva con i limiti per umidità relativa (tra il 40 e il 60%) e per velocità dell’aria (inferiore a 0,2 m/sec.). Gli impianti di condizionamento non dovranno comunque avere una portata di aria esterna inferiore a 8,5 mc/h per persona. L’importanza attribuita al rispetto di questi valori e, in particolare, al numero dei ricambi d’aria, rende quasi inevitabile ricorrere all’ausilio dei diversi sistemi per il ricambio forzato dell’aria o per il suo trattamento o depurazione. E’ pertanto opportuno fare alcune considerazioni per evitare che questi apparati possano poi, a loro volta, diventare fonte di inquinamento a causa dei funghi trattenuti sui filtri, dei batteri alimentati dalle riserve di acqua e della polvere messa in circolo dai moti convettivi. I principali criteri da assumere nella scelta, progettazione e/o installazione di un qualsivoglia impianto di climatizzazione o di trattamento dell’aria, riguardano in primo luogo la possibilità di evitare il ristagno di polveri, batteri, spore e funghi mediante una facile pulizia-manutenzione di tutte le parti a rischio; e, secondariamente, l’alta efficienza della filtrazione e l’assenza di aria in circolo. Risulta inoltre importante prevedere i movimenti indotti nell’aria dell’ambiente per evitare le correnti fredde e la reimmissione di povere nell’ambiente ufficio. INDICAZIONI PER IL CONTROLLO E LA BONIFICA Il microclima negli uffici dipende quindi dal tipo, dal numero e dalla dislocazione di porte e finestre, dalle caratteristiche costruttive dei locali, dal modello di impianto di riscaldamento o di climatizzazione installato e soprattutto dall’uso e dalla manutenzione che ne vengono fatti dagli utenti. Di seguito alcune considerazioni da tenere presenti: ove l’aereazione naturale non sia sempre possibile, l’aereazione artificiale garantita mediante l’installazione di impianti, oltre a realizzare e mantenere negli ambienti confinati condizioni termiche igrometriche, di ventilazione e purezza dell’aria comprese entro i limiti richiesti per il benessere delle persone durante tutte le stagioni (stabiliti dalla norma Ashrae 62-73, Standards for natural and mechanical ventilation, approvata dall’American National Standard Institute e dalla norma UNI 5104), deve assicurare l’omogeneità di tali condizioni attraverso l’installazione ben distribuita e frazionata di numerose sorgenti di calore o bocchette di immissione dell’aria in diversi punti dei locali (l’immissione dell’aria condizionata è consigliabile avvenga dall’alto, tramite controsoffittature forellinate nel caso di ambienti con soffitti bassi, per evitare raffreddamenti agli arti inferiori). Le bocchette di ripresa devono sempre garantire un completo ricambio d’aria e le prese d’aria esterne devono essere localizzate lontano da possibili fonti di inquinamento (superfice stradale) e dotate di un ottimo sistema filtrante. Il meccanismo di regolazione deve essere sensibile a minime variazioni in modo tale che ci sia un immediato adeguatamento delle condizioni di funzionamento dell’impianto. Particolare attenzione deve poi essere sempre posta alla manutenzione degli impianti di condizionamento: la sostituzione periodica dei filtri e la corretta gestione dei necessari ricambi d’aria con apporto di aria nuova, non riciclata, sono solo due fattori fondamentali da considerare costantemente. Negli uffici che non dispongono di impianti di condizionamento il problema maggiore è dato dall’umidità relativa che tende a diminuire nel tempo, diventa in questi casi necessaria l’installazione di umidificatori idonei, capaci di riequilibrare il contenuto di umidità dell’aria. La variazione dei valori microclimatici ritenuti ottimali può avere diverse conseguenze; ad esempio in seguito ad un aumento della temperatura al di sopra dei 23°C verificatosi contemporaneamente ad una contrazione del tasso di umidità relativa al di sotto del 30%, si assiste alla tumefazione delle mucose che diventano estremamente sensibili e riducono notevolmente la capacità di espellere il particolato inspirato. Peraltro, valori elevati di umidità relativa (al di sopra del 65%) favoriscono la formazione e la riproduzione di muffe e il rilascio di composti organici volatili. FATTORI DI RISCHIO PER LA SALUTE Un’umidità relativa bassa provoca secchezza delle mucose, facilitando l’insorgenza di processi infiammatori a carico delle prime vie aeree; mentre un’eccessiva velocità dell’aria può dar luogo, oltre che a malattie di raffreddamento, a dolori muscolari. Ricordiamo infine che la presenza di composti organici volatili, di fumo di tabacco o di odori sgradevoli (derivanti anche dall’emissione di resine, colle o smalti impiegati per la lucidatura o la finitura dei componentid’arredo) contribuisce al peggioramento degli standard qualitativi dell’aria interna; per questo motivo se ne raccomandano vivamente l’eliminazione o la limitazione. Tabella A: livelli di soglia di diversi parametri ambientali, anche in riferimento a soggetti allergici Indicatore Condizioni accettabili 20-40 20-30 18-29 22-33 20-50 <70 1000 0,5 0,3 0,1 0,05 0,3 0,1(OMS) mg/m3 g/m2 Condizioni per allergici 21-22 21-22 25-29 30-40 <60 <800 <0,2 <0,1 <0,05 <0,03 <0,2 <0,06(OMS) <0,05(Svezia) >14 >2 <0,1 assente <0,1 <0,2 UFC/g UFC/g mg/g <6000 <1000 <100 <10000 <3000 <2000 Temp. Inverno Temp. Estate Temp. Primavera Temp. Pavim.bagni U.R. inverno U.R. estate CO2 NO2 °C °C °C °C % % ppm mg/m3 O3 mg/m3 TVOC formaldeide mg/m3 mg/m3 ricambi d’aria I/s/p. velocità dell’aria umidità dei muri polvere nell’aria polvere sul pavimento m/sec 8 1,5 0,15 di breve durata 0,3 <0,5 Particelle organiche polvere pavimento batteri della polvere spore funghi polvere allergeni nella polvere