NOTE CLIMATICO – AMBIENTALI VEGETAZIONALI DELLA PIANURA PADANO VENETA Il clima Il clima della nostra pianura è un clima temperato, del tutto simile al clima padano, definito “temperato - umido ad estate calda”, che presenta spiccata analogia con il clima continentale. parametri base: mese più caldo – temperatura media 24 °C escursione termica annuale: > 20 °C temperatura media annuale: 12,5 °C precipitazioni medie annue: da 700 a 750 mm/annui; regime precipitazioni: intermedio fra oceanico e continentale, con due massime (primavera e autunno) e due minime (estate e inverno); neve: precipitazioni sporadiche e limitate venti: variabili (anche con le stagioni) con prevalenza da E-NE La vegetazione Nel Veneto (e così nella bassa pianura veronese) la vegetazione naturale è pressoché totalmente scomparsa da secoli e le modificazioni pedologiche, idrologiche e microclimatiche conseguenti sono ormai tali da poterle ritenere irreversibili. In base a relitte superfici forestali esistenti e dai dati storici relativi, è possibile individuare dei modelli tipici di vegetazione potenziale della Padanìa veneta. Vanno considerati i diversi consorzi arborei, dipendenti alla zonazione pedo – climatica (altimetria, fasce fluviali, falda superficiale, composizione del terreno, correnti d’aria, vicinanza a rilievi collinari, ecc.). La zona più rappresentativa è quella relativa ad aree interne, con altimetria maggiore al livello del mare, rappresentata dalla formazione “climax” del Querceto padano (Carpino-Quercetum roburis, - Poldini 1989), con Frassino ossifillo, Carpino bianco e farnia, che si fonde col saliceto bianco presso il corso dei fiumi, caratterizzato da Salice bianco, Ontano nero, pioppi nero e bianco, ecc. Classificazione della foresta Planiziale Padano-Veneta del Basso Veronese Regione Forestale delle regioni alpine italiane: Regione planiziale Fascia altitudinale: Basale (< 250m); specie: carpino Zona fitoclimatica: Castanetum Formazioni forestali tipiche (climax): Carpino-quercetum roburis, Saliceto e Pioppeto - saliceto (stazioni golenali, lungo i corsi d’acqua, suoli a falda acquifera alta, sabbiosi e freschi, poveri in humus), Alneto ad Alnus glutinosa (stazioni golenali e paludose, suoli umidi, umiferi), Frasssineto a Fraxinus angustifolia (suoli profondi e freschi). G. NALIN ‘12 NOTIZIE DI GEOLOGIA, GEOGRAFIA, CLIMA E PAESAGGIO DELLA PIANURA PADANO-VENETA E BASSO-VERONESE (ZONE DEL LEGNAGHESE) Caratteristiche essenziali La formazione della pianura alluvionale veneta è avvenuta per deposizioni successive di sedimento ad opera dei fiumi alpini, tali da determinare la colmata di un ampio arco dell’antico golfo Nord – Adriatico, in concomitanza col lento sollevarsi di quest’ultimo. È usuale distinguere la “sinistra Adige” dalla “destra Adige”. Il territorio della prima ha la caratterizzazione tipica delle superfici di bassa pianura alluvionale dell’Adige, a cui si sono successivamente aggiunti corsi d’acqua minori (Terrazzo, ecc.) e il fiume Fratta; le ondulazioni e i caratteristici depositi sabbiosi dell’Adige sono ancora percepibili, in particolare le leggere sopraelevazioni rispetto al piano medio di campagna di queste dune o lingue di sabbia, chiamate talora “terrazzi”, “motte”, dossi o luppie (territori dei comuni di Terrazzo, Boschi S. Anna, Minerbe, Bevilacqua, ecc.) ricordati nei toponimi locali. Si tratta di antichi depositi atesini (=dell’Adige), i più consistenti dei quali sono considerati paleoalvei. Visibile è la frammentazione insediativa e colturale, e la presenza frutteti (prevalentemente meleti) e qualche vigneto, anche se in minore rispetto al passato. Nella destra Adige la pianura si fa meno “ondulata” e più regolare, in particolare nelle valli di più recente bonifica; prevalgono le colture a seminativo, non mancano pioppeti, e sono evidenti i modelli insediativi tipici delle zone di bonifica, con insediamenti sparsi, importanti antiche corti rurali, e soprattutto le Valli Grandi, acquisite dall’agricoltura solo grazie a poderosi interventi bonificatori. Vi è una fitta rete di corsi d’acqua, solo in parte di origine naturale, che vanno ad aggiungersi ai fiumi minori che si originano nella zona delle risorgive, a sud di Verona (Bussè, Menago, Tregnon, Tartaro, Tione). Caratteristiche pedologiche I suoli di questa pianura non conservano, se non in minima parte, le caratteristiche del terreno naturale, ossia di quella superficie pedologica generata dalla roccia madre con il concorso di elementi fisici (aria e acqua, ecc.) e chimici (CO2, acqua, acidi, ecc.) e biologici (piante, animali, microorganismi) tra loro interagenti. Essi sono attualmente rappresentati da terreni agrari, la cui composizione originaria e, quindi l’equilibrio e le tendenze naturali sono stati interrotti da interventi dell’uomo, volti ad esaltarne la produttività agraria. La composizione chimico – fisica appare variabile, a seconda di una marcata zonazione relativa al periodo di accumulo del sedimento. Alle deposizioni atesine si sono successivamente aggiunte le alluvioni dei corsi d’acqua minori, caratterizzate da diversa composizione granulometrica e minerale. A determinarne la variabilità hanno poi concorso le diverse situazioni ecosistemiche e vicende (impaludamenti, erosioni, tipo di vegetazione, profondità, ecc.). Si possono così evidenziare ampie fasce di terreni sabbiosi (es. territori comunale di Cerea, nella destra Adige, e di Boschi S. Anna, nella sinistra Adige) e sabbioso – limosi; la presenza di terreni medio-argillosi e argillosi (es. lungo il corso del Fratta e Grandi Valli). Significativa è anche l’area dei terreni umiferi - torbosi (Bovolone, ecc.). G. NALIN ‘12