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STATO DELL’AMBIENTE E ASPETTI SANITARI
CORRELATI NELLA PROVINCIA DI BERGAMO
CAPITOLO 2
LO STATO DELL’AMBIENTE E
GLI IMPATTI SULL’AMBIENTE
Paragrafo 2.9
CAMPI ELETTROMAGNETICI
Novembre 2003
Introduzione
La tematica dei campi elettromagnetici ha assunto negli ultimi anni sempre maggiore importanza tra la
popolazione e sui mezzi di informazione, sia in seguito alla pubblicazione dei risultati di alcuni studi
sugli effetti sulla salute che i campi elettromagnetici possono avere sulla salute umana, sia per la
crescente diffusione di sorgenti quali ripetitori, apparecchi per la telefonia mobile, etc.
Scopo del presente capitolo è quello di presentare alcuni indicatori che consentano di valutare la presenza
e la rilevanza delle sorgenti dei campi elettromagnetici sul territorio della Provincia di Bergamo, nonché
di quantificare, dove possibile, l’entità dei campi rilevabili nell’ambiente. Le informazioni presentate nel
seguito potranno costituire la base fisica su cui valutare l’esposizione della popolazione e i possibili effetti
sulla salute nell’ambito del territorio in esame, argomenti che saranno oggetto rispettivamente dei capitoli
3 e 4.
Una trattazione, per quanto elementare, degli aspetti fisici che sono alla base dei fenomeni in esame esula
dagli scopi del presente capitolo: è opportuno tuttavia definire chiaramente alcuni concetti chiave.
Anche se tutte le radiazioni, ionizzanti e non ionizzanti, sono descrivibili in termini di campi
elettromagnetici oscillanti, con il termine “campi elettromagnetici” si intende nel presente capitolo la
parte dello spettro elettromagnetico corrispondente alle frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz.
Tale intervallo è a sua volta suddiviso in quattro sottointervalli denominati nel seguente modo:
• 0 Hz - 300 Hz
Frequenza estremamente bassa (ELF);
• 300 Hz - 300 kHz
Bassa frequenza (LF);
• 300 kHz - 300 MHz
Radio frequenza (RF);
• 300 MHz - 300 GHz
Microonde (MW).
Nel passare dai campi ELF a quelli RF e MW vi è una profonda variazione nelle proprietà fisiche di
tali campi e, di conseguenza, nei meccanismi di interazione con gli organismi esposti.
I campi ELF hanno proprietà simili a quelle dei campi statici e le loro ampiezze oscillano nel tempo
indipendentemente l’una dall’altra: per questo sono anche denominati campi “quasi statici”.
A frequenze più elevate il campo elettromagnetico può essere descritto in termini di onde
elettromagnetiche, la cui propagazione comporta il trasporto di energia che abbandona la sorgente. In
questo caso le intensità dei due campi sono tra loro strettamente correlate ed è pertanto sufficiente, per
conoscere l’entità del fenomeno, determinare indifferentemente il valore del campo elettrico, del campo
magnetico o di un terzo parametro fisico denominato “densità di potenza”.
Per tenere conto di tali differenze il paragrafo è stato suddiviso in due sottoparagrafi che fanno
riferimento rispettivamente ai campi ELF e a quelli RF-MW.
Per quanto riguarda le misure dei livelli di campo elettromagnetico, rese disponibili dall’Agenzia
Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) - Sezione Provinciale di Bergamo, è opportuno
precisare che, a differenza di quanto avviene, ad esempio, per le reti di rilevamento della qualità dell’aria,
le indagini sui campi elettromagnetici sono effettuate nell’intorno di specifiche sorgenti di emissione
e, nella quasi totalità dei casi, in seguito a richieste specifiche delle Amministrazioni Comunali o di
singoli cittadini.
Nel caso dell’inquinamento elettromagnetico, infatti, la relazione tra la sorgente inquinante e il livello
di inquinamento ha una dinamica estremamente breve, sia in termini temporali (se viene meno la
sorgente, cessa in modo quasi istantaneo anche l’inquinamento), sia in termini spaziali (il campo generato
dalle più comuni sorgenti assume valori trascurabili nella maggior parte dei casi entro un raggio di poche
decine di metri).
Pertanto qualunque indicatore finalizzato a descrivere lo “stato dell’ambiente” dal punto di vista
elettromagnetico risulta fortemente condizionato dalle modalità e dalle finalità con cui sono stati
rilevati i dati.
315
2.9.1 I campi elettromagnetici a bassissima frequenza (ELF)
I campi ELF rilevanti dal punto di vista ambientale sono quelli generati dai conduttori percorsi dalla
corrente elettrica alla frequenza di 50 Hz, corrispondente in Europa alla frequenza utilizzata dalle reti
di distribuzione dell’energia elettrica.
Benché campi ELF di entità non trascurabile possano essere generati da molte apparecchiature elettriche
comunemente utilizzate, l’interesse maggiore della Comunità scientifica e delle Amministrazioni
coinvolte si focalizza normalmente sulle linee per il trasporto di energia elettrica, considerando anche che
la durata dell’esposizione assume carattere continuativo per coloro che risiedono in prossimità delle linee
elettriche.
Le linee di maggiore interesse per la rilevante potenza coinvolta sono quelle cosiddette ad “alta tensione”
(132 kV, 220 kV e 380 kV): tuttavia anche le linee a media tensione e, in alcuni casi, quelle a bassa
tensione, possono, in casi sporadici di ridottissima distanza dagli ambienti abitativi, presentare potenziali
rischi.
L’indicatore “lunghezze dei tratti di linee elettriche in aree urbanizzate” permette di valutare, in termini
potenziali, la lunghezza complessiva delle linee per il trasporto di energia elettrica che attraversano aree
urbanizzate e che, quindi, possono in alcuni casi, trovarsi in prossimità di ambienti abitativi.
La figura2.9.1 mostra la distribuzione di frequenza di tale parametro, con riferimento alla situazione del
2002 per le linee di distribuzione di energia elettrica ad alta tensione.
Figura 2.9.1 - Lunghezza delle linee elettriche in aree urbanizzate. Distribuzione di
frequenza dei comuni interessati per fasce di lunghezza
120
Numero comuni
100
80
60
40
20
0
Fino a 1 km Tra 1 e 2 km Tra 2 e 3 km Tra 3 e 4 km Tra 4 e 5 km Oltre 5 km
Fonte: Provincia di Bergamo - Settore Territorio, elaborazione Istituto per l’Ambiente
Solo un numero limitato di comuni risulta interessato da elettrodotti in aree urbanizzate per lunghezze
superiori ai 4 km: Bergamo, Dalmine e Gorlago. Si tratta di situazioni in parte giustificate dalla
considerevole dimensione del territorio che non consentono di individuare a priori criticità connesse con
l’emissione di campi elettromagnetici a bassissima frequenza.
Per quanto riguarda i livelli dei campi elettrici e magnetici rilevati nell’ambiente, la figura 2.9.2
rappresenta graficamente le misure di campo magnetico effettuate dall’ARPA sul territorio provinciale su
richiesta o segnalazione da parte di cittadini e istituzioni.
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Figura 2.9.2 - Campi magnetici ELF - Rappresentazione grafica delle misure
Misure di campo magnetico ELF
9,00
8,00
7,00
microTesla
6,00
5,00
4,00
3,00
2,00
1,00
0,00
0
20
40
60
80
100
120
Misure
Fonte: ARPA Bergamo, elaborazione Istituto per l’Ambiente
Per analizzare i valori riportati in tabella occorre premettere una considerazione fondamentale: l’insieme
delle misure analizzate e sulle quali sono state calcolate tali frequenza non costituisce un campione
casuale ma deve essere interpretato come un insieme di dati raccolti in situazioni dove esisteva già il
sospetto di un fenomeno di inquinamento elettromagnetico.
Con riferimento ai requisiti per i valori di campo magnetico stabiliti dal DPCM 8 luglio 2003, dall’esame
della figura emerge il completo rispetto del limite di esposizione di 100 µT e del valore di attenzione
di 10 µT, e la presenza di un numero circoscritto di misure con valori superiori agli obiettivi di qualità di
3 µT.
Per potere descrivere con maggiore precisione il fenomeno, in tabella 2.9.1 sono state considerate le
seguenti ulteriori soglie per il campo magnetico:
• 0,2 µT (soglia sotto la quale si considera non significativa l’esposizione nella maggior parte degli
studi epidemiologici);
• 0,5 µT (soglia sotto la quale nessuno studio epidemiologico riporta una correlazione minimamente
significativa tra esposizione ai campi ELF e forme tumorali);
• 1, 2, 5 µT (soglie costruite con criteri connessi alla semplice esigenza di suddivisione simmetrica
dell’intervallo 0,5-10 ).
Tabella 2.9.1 - Misure di campi ELF
< 0,2 µT
29
29,0%
Tra 0,2 e 0,5 µT
18
18,0%
tra 0,5 e 1 µT
13
13,0%
tra 1 e 2 µT
26
26,0%
tra 2 e 5 µT
8
8,0%
tra 5 e 10 µT
6
6,0%
Oltre 10 µT
0
0,0%
Totale
100
100,0%
Fonte:
ARPA
Bergamo,
elaborazione
Istituto
per
l'Ambiente
Fonte: ARPA Bergamo, elaborazione Istituto per l’Ambiente
317
Il risultato che emerge è che circa il 50% delle misure si mantiene inferiore alla citata soglia di 0,5 µT;
del restante 50% solo il 14% supera la soglia di 2 µT e solo il 6% delle misure supera le soglia di 5 µT.
Anche i valori misurati per il campo elettrico, riportati in tabella 2.9.2, mettono in luce il pieno rispetto
del valore limite fissato dalla citata normativa (5000 V/m), anche se con un margine meno ampio.
Tabella 2.9.2 - Misure di campo elettrico a 50 Hz
< 500 V/m
67
69,1%
Tra 500 e 1000 V/m
15
15,5%
Tra 1000 e 2000 V/m
12
12,4%
Tra 2000 e 3000 V/m
2
2,1%
Tra 3000 e 4000 V/m
1
1,0%
Tra 4000 e 5000 V/m
0
0,0%
Oltre 5000 V/m
0
0,0%
Totale
97
100,0%
Fonte: ARPA BG, elab. Istituto per l'Ambiente
Fonte: ARPA Bergamo, elaborazione Istituto per l’Ambiente
Poiché il dibattito scientifico sui possibili effetti a lungo termine dei campi ELF in conseguenza di livelli
di esposizione limitati è ancora aperto, non è possibile in questa sede trarre conclusioni certe e di
carattere generale. Si può tuttavia affermare che circa la metà delle situazioni esaminate non destano
alcuna preoccupazione poiché i valori rilevati, inferiori a 0,5 µT non trovano una significativa
correlazione con effetti a lungo termine in nessuno degli studi epidemiologici realizzati. Per le restanti
situazioni, le conoscenze scientifiche attuali non giustificano certamente allarmi diffusi, ma piuttosto una
ragionevole attenzione nei confronti dell’evoluzione delle conoscenze sugli effetti a lungo termine e,
specie nelle situazioni che presentano valori dell’ordine di alcuni microtesla, eventuali approfondimenti di
indagine e interventi mirati di risanamento.
2.9.2 Radiofrequenze e microonde
Le sorgenti di radiofrequenze e microonde (RF-MW) di maggiore rilevanza ambientale a causa della
notevole diffusione sul territorio dei dispositivi di emissione sono le stazioni radiobase, utilizzate per
diffondere il segnale utilizzato dai telefoni cellulari e operanti alle bande di frequenza di 900 e 1800 MHz
e le stazioni radiotelevise, operanti a frequenze variabili e indicativamente comprese tra alcune centinaia
di kHz delle stazioni radio in modulazione di ampiezza e alcune centinaia di MHz delle trasmissioni
televisive.
Esistono inoltre numerose altre sorgenti utilizzate per applicazioni specifiche (usi sanitari, radar, varchi
magnetici, etc.), che tuttavia, per la loro collocazione puntuale sul territorio, non hanno alcuna rilevanza
dal punto di vista ambientale1.
La tabella 2.9.3 riporta il numero di stazioni emittenti installate nelle diverse province della Lombardia,
suddivise per tipo di impianto e aggiornate al 31 dicembre 2001.
1
Questo non significa che tali sorgenti non possano presentare delle criticità per i loro potenziali effetti sulla salute,
specie per i soggetti professionalmente esposti (operatori sanitari, operatori radar, etc.). Si tratta tuttavia di effetti
“diretti” sulla salute, che non si manifestano come conseguenza di un’alterazione delle condizioni ambientali.
Analoga considerazione può essere fatta per l’esposizione conseguente all’utilizzo dei telefoni cellulari.
318
Tabella 2.9.3 - Stazioni emittenti suddivise per tipologia e per provincia in Lombardia
TIPO IMPIANTO BG
BS
CO
CR
LC
LO
MI
MN
PV
TV
266
325
167
6
104
4
16
3
21
RADIO
76
126
64
2
50
1
74
17
13
TELEFONIA
226
334
135
107
62
61
1121
141
162
SATELL.
4
4
24
2
5
33
2
3
TELECONTR.
3
4
10
1
6
1
1
PONTI RADIO
49
87
65
1
47
216
2
28
TOTALE
624
880
465
118
269
66
1466
166
228
Fonte: ARPA Lombardia - U.O. Agenti fisici
SO
212
68
71
2
36
389
VA
80
49
175
1
4
60
369
TOT.
1204
540
2595
78
32
591
5040
Tali numeri forniscono un’informazione di carattere generale sulla pressione ambientale esercitata da tali
stazioni sul territorio: essa risulta tuttavia fortemente condizionata dall’orografia del territorio, specie per
quanto riguarda le antenne radiotelevisive.
In ogni caso la Provincia di Bergamo mostra un numero di stazioni decisamente elevato e pari a 624,
superata solo da Milano (1466) e Brescia (880).
Osservando, in particolare, il numero di stazioni emittenti televisive, la Provincia di Bergamo è seconda
solo a quella di Brescia, annoverando 266 stazioni. Si noti che nelle province con territorio totalmente
pianeggiante come quelle di Lodi, Cremona e Mantova è presente un numero ridottissimo di stazioni
emittenti (6 a Cremona, 4 a Lodi, 3 a Mantova). Questo potrebbe condurre alla stima di un rischio
potenziale particolarmente elevato per la Provincia bergamasca: deve essere tuttavia considerato che,
proprio per la conformazione del territorio, le stazioni emittenti televisive sono normalmente installate
sulla sommità dei rilievi, in aree non prossime a insediamenti abitativi.
Le elaborazioni che seguono, relative ai livelli di campo elettromagnetico rilevati nell’ambiente nei pressi
delle diverse tipologie di stazioni, sono state effettuate sulla base dei dati forniti dall’ARPA-Sezione di
Bergamo con un criterio di suddivisione in classi analogo a quello illustrato per i campi ELF. Per
associare a ciascuna elaborazione un determinato livello di significatività è necessario tuttavia premettere
un parametro fondamentale: il rapporto tra il numero di stazioni indagate e il numero di stazioni
totale. Tale rapporto risulta pari a 11,9% (27 stazioni su 226) per le stazioni radiobase e pari a 0,9% (3
stazioni su 342) per le emittenti radiotelevisive. Dunque, mentre i risultati ottenuti assumono una certa
affidabilità per la prima tipologia di sorgenti, devono essere considerati assolutamente poco
significativi e riportati solo per ragioni di completezza nel secondo caso. Indipendentemente da questa
considerazione, è opportuno mettere in luce che, come si è detto in precedenza, le misure esaminate non
costituiscono un campione casuale ma derivano da segnalazioni mirate sul territorio: questo permette di
interpretare come maggiormente cautelativi i risultati ottenuti.
Nelle tabelle 2.9.4 e 2.9.5 sono riportati le distribuzioni per classi di valori dei campi elettromagnetici
nella banda RF-MW, rilevati rispettivamente nell’intorno di stazioni radiobase per la telefonia cellulare e
di antenne radiotelevisive.
Tabella 2.9.4 - Misure di campi RF-MW - Stazioni radiobase
Fino a 1 V/m
Tra 1 e 2 V/m
Tra 2 e 3 V/m
Tra 3 e 4 V/m
Tra 4 e 5 V/m
Tra 5 e 6 V/m
Oltre 6 V/m
Totale
201
32
8
3
0
0
0
244
82,4%
13,1%
3,3%
1,2%
0,0%
0,0%
0,0%
100,0%
Fonte: ARPA Bergamo, elaborazione Istituto per l’ambiente
319
Tabella 2.9.5- Misure di campi RF-MW - Antenne radiotelevisive
Fino a 1 V/m
Tra 1 e 2 V/m
Tra 2 e 3 V/m
Tra 3 e 4 V/m
Tra 4 e 5 V/m
Tra 5 e 6 V/m
Oltre 6 V/m
Totale
7
8
4
4
0
0
0
23
30,4%
34,8%
17,4%
17,4%
0,0%
0,0%
0,0%
100,0%
Fonte: ARPA Bergamo, elaborazione Istituto per l’ambiente
Le classi di valori sono state ottenute suddividendo in parti uguali l’intervallo 1-6 V/m, dove il valore
superiore considerato corrisponde al valore di attenzione stabilito dal DPCM 8 luglio 2003 per gli spazi
destinati alla presenza continuativa di persone. Si tenga presente che tale limite è maggiormente restrittivo
rispetto a quelli stabiliti dall’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP),
recepiti poi dalla Raccomandazione 1999/519/CE.2 I limiti internazionali stabiliscono infatti un valore di
28 V/m per la banda di frequenza compresa tra 10 e 400 MHz, un valore di circa 41 V/m in
corrispondenza della frequenza 900 MHz, utilizzata dai telefoni cellulari GSM, e di circa 58 V/m in
corrispondenza della frequenza 1800 MHz, utilizzata dai dispositivi per la telefonia cellulare di più
recente introduzione.
Non sono disponibili per i campi RF-MW valori di riferimento segnalati dalla comunità scientifica
come possibili soglie da considerare per gli effetti a lungo termine, anche perché le evidenze di
questi effetti per la banda di frequenza considerata sono molto deboli e basate, in molti casi, su
osservazioni sperimentali di esposizioni recenti e di breve durata.
Alla luce di queste considerazioni, i risultati riportati nelle tabelle evidenziano livelli di esposizione
estremamente contenuti nella totalità delle situazioni esaminate. Il 98,8% dei valori rilevati nei pressi
di stazioni radiobase è inferiore alla metà della soglia di 6 V/m e oltre il 95% dei valori è inferiore a un
decimo di quanto raccomandato da INRPA e Commissione Europea.
Per quanto riguarda le emittenti radiotelevisive la situazione è lievemente meno favorevole, anche se
nessuna misura supera il valore di 4 V/m e oltre il 65% delle misure è inferiore a 2 V/m.
La ragione di questa differenza tra i due tipi di sorgenti può essere ricercata nella diversa potenza dei
dispositivi: al massimo poche centinaia di W per le radiobase, fino ad alcune decine di kW per le antenne
radiotelevisive. Questa differenza tecnologica potrebbe in parte giustificare la diversa distribuzione di
valori osservabile nelle due tabelle, anche se in parte compensata da un più massiccio inserimento delle
stazioni radiobase nei centri urbani, mentre le antenne radiotelevisive sono più frequentemente ubicate in
aree montuose scarsamente popolate.
2
Raccomandazione del Consiglio del 12 luglio 1999, relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai
campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz.
320