Matera (MT) - Liceo scientifico Dante Alighieri

OLIMPIADI DI FILOSOFIA – XXIV EDIZIONE
A.S. 2015-2016
VERBALE DELLA SELEZIONE D’ISTITUTO
(a cura del Referente d’Istituto)
Il giorno 20/02/2016 presso l’Istituto Liceo Scientifico Dante Alighieri - Matera
CODICE MECCANOGRAFICO MTPS01000E……..
si è svolta la Selezione d’Istituto delle Olimpiadi di Filosofia – XXIV Edizione, anno scolastico
2015-2016.
LA COMMISSIONE DI VALUTAZIONE era composta da:
prof.ssa Caiella Genni, docente di Storia e Filosofia (referente d’Istituto)
prof.ssa Notarangelo Costanza, docente di Storia e Filosofia…………………………
prof.ssa Santorufo Maria, docente di Storia e Filosofia……………………………………
prof.ssa Bongiovanni Giuseppina M.C., docente di Lingue e Letteratura Straniere
LA PROVA SCRITTA si è svolta sulle seguenti quattro tracce proposte:
TRACCIA 1.
HannahArendt. “La banalità del male”.
Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non
possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo
intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero,
perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui
cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e
può essere radicale.
La triste verità è che molto del male viene compiuto da persone che non si decidono mai ad essere
buone o cattive.
Immanuel Kant. “La religione entro i limiti della sola ragione”.
La frase: l’uomo è cattivo, non può, dopo ciò che precede, voler dire altra cosa che questo: l’uomo è
consapevole della legge morale, ed ha tuttavia adottato per massima di allontanarsi
(occasionalmente) da questa legge. La frase: l’uomo è cattivo per natura significa solo che tale
qualità viene riferita all’uomo, considerato nella sua specie: non nel senso che la cattiveria possa
essere dedotta dal concetto della specie umana (dal concetto d’uomo in generale, poiché allora
sarebbe necessaria); ma nel senso che, secondo quel che di lui si sa per esperienza, l’uomo non può
essere giudicato diversamente, o, in altre parole, che si può presupporre la tendenza al male come
soggettivamente necessaria in ogni uomo, anche nel migliore. Ora, questa tendenza bisogna
considerarla essa stessa come moralmente cattiva, e perciò non come una disposizione naturale, ma
come qualche cosa che possa essere imputato all’uomo, e bisogna quindi che essa consista in
massime dell’arbitrio contrarie alla legge. Ma, d’altronde, queste massime, in ragione appunto della
libertà, bisogna che siano ritenute in se stesse contingenti, cosa che, a sua volta, non può accordarsi
con l’universalità di questo male se il fondamento supremo soggettivo di tutte le massime non è, in
un modo qualsiasi, connaturato con la stessa umanità e quasi radicato in essa.
Ammesso tutto ciò, potremo allora chiamare questa tendenza una tendenza naturale al male, e,
poiché bisogna pur sempre che essa sia colpevole per se stessa, potremo chiamarla un male radicale,
innato nella natura umana (pur essendo, ciò non di meno, prodotto a noi da noi stessi).
Che una tale tendenza depravata sia di necessità radicata nell’uomo, possiamo risparmiarci di
dimostrarlo formalmente, data la quantità di esempi palpitanti che, nei fatti degli uomini,
l’esperienza ci pone sotto gli occhi.
Diogene Laerzio. “Vite dei Filosofi”.
Socrate.
Esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l'ignoranza.
TRACCIA 2.
John Stuart Mill. “Saggio sulla libertà”.
Quando la società stessa è il tiranno – la società nel suo complesso, sui singoli individui che la
compongono –, il suo esercizio della tirannia non si limita agli atti che può compiere per mano dei
suoi funzionari politici. La società può eseguire, ed esegue, i propri ordini: e se gli ordini che emana
sono sbagliati, o comunque riguardano campi in cui non dovrebbe interferire, esercita una tirannide
sociale più potente di molti tipi di oppressione politica, poiché, anche se generalmente non viene
fatta rispettare con pene altrettanto severe, lascia meno vie di scampo, penetrando più
profondamente nella vita quotidiana e rendendo schiava l'anima stessa.
Quindi, la protezione dalla tirannide del magistrato non è sufficiente: è necessario anche proteggersi
dalla tirannia dell'opinione e del sentimento predominanti, dalla tendenza della società a imporre
come norme di condotta, con mezzi diversi dalle pene legali, le proprie idee e usanze a chi dissente,
a ostacolare lo sviluppo – e a prevenire, se possibile, la formazione di qualsiasi individualità
discordante, e a costringere tutti i caratteri a conformarsi al suo modello.
La natura umana non è una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perché compia
esattamente il lavoro assegnato, ma un albero, che ha bisogno di crescere e di svilupparsi in ogni
direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una persona vivente.
L'unica libertà che merita questo nome è quella di perseguire a modo nostro il nostro bene, sempre
che non cerchiamo di privare gli altri del loro, o di intralciare i loro sforzi per raggiungerlo. Se gli
uomini lasciano che ognuno viva come a lui sembra meglio, hanno da guadagnare molto di più che
se costringono ogni individuo a vivere come sembra meglio agli altri.
Spinoza. “Trattato politico”.
I filosofi considerano le passioni che ci travagliano come vizi dei quali gli uomini cadono vittime
per propria colpa; ed è per questo che hanno l'abitudine a deriderle, deplorarle, biasimarle, o (se
vogliono essere considerati più devoti) di maledirle. Essi si ritengono pertanto di fare opera divina e
di toccare il vertice della saggezza, quando riescono a lodare in ogni modo una natura umana che
non esiste in nessun luogo e a fustigare con le parole quella che realmente esiste. E infatti essi
considerano gli uomini, non come sono, ma come vorrebbero che fossero: è per questo che per lo
più, invece di un'etica, hanno scritto una satira, e non hanno mai concepito una politica che potesse
essere messa in pratica, ma teorie da considerare chimeriche o che avrebbero potuto trovare
realizzazione nel paese di Utopia, o nell'età dell'oro dei poeti, ovvero lì dove n'era bisogno alcuno.
TRACCIA 3.
Emmanuel Levinas. “Totalità e infinito”.
Quando mi riferisco al volto, non intendo solo il colore degli occhi, la forma del naso, il rossore
delle labbra. Fermandomi qui io contemplo ancora soltanto dei dati; ma anche una sedia è fatta di
dati. La vera natura del volto, il suo segreto sta altrove: nella domanda che mi rivolge, domanda che
è al contempo una richiesta di aiuto e una minaccia.
Il volto si sottrae al possesso, al mio potere. Nella sua epifania, nell’espressione, il sensibile, che è
ancora afferrabile, si muta in resistenza totale alla presa. Questo mutamento è possibile solo grazie
all’apertura di una nuova dimensione. Infatti la resistenza alla presa non si produce come una
resistenza insormontabile, come durezza della roccia contro cui è inutile lo sforzo della mano, come
lontananza di una stella nell’immensità dello spazio. L’espressione che il volto introduce nel mondo
non sfida la debolezza del mio potere, ma il mio potere di potere. Il volto, ancora cosa tra le cose,
apre un varco nella forma che per altro lo delimita. Il che significa concretamente: il volto mi parla
e così mi invita ad una relazione che non ha misura comune con un potere che si esercita,
foss’anche godimento o conoscenza.
“Epifania del volto”.
Nel semplice incontro di un uomo con l’altro si gioca l’essenziale, l’assoluto:
nella manifestazione, nell’«epifania» del volto dell’altro scopro che il mondo
è mio nella misura in cui lo posso condividere con l’altro. E l’assoluto si gioca
nella prossimità, alla portata del mio sguardo, alla portata di un gesto di
complicità o di aggressività, di accoglienza o di rifiuto.
Jean-Paul Sartre. “L’essere e il nulla”.
L'odio mira a trovare una libertà senza limiti di fatto, cioè a sbarazzarsi del proprio impercettibile
essere-oggetti-per-l'altro e abolire la propria dimensione di alienazione. Ciò equivale a proporsi di
realizzare un mondo in cui l'altro non esiste.
TRACCIA 4.
Dichiarazione Universale Dei Diritti Umani.
Articolo 13
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio
paese.
Articolo 14
1. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non
politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
Immanuel Kant. “Per la pace perpetua”.
Il diritto cosmopolitico deve essere limitato alle condizioni dell'universale ospitalità.
Qui, come negli articoli precedenti, non si tratta di filantropia ma di diritto, e ospitalità significa
quindi il diritto di uno straniero che arriva sul territorio altrui, di non essere trattato ostilmente. Può
venirne allontanato, se ciò è possibile senza suo danno, ma fino a che dal canto suo si comporta
pacificamente, l'altro non deve agire ostilmente contro di lui.
In questo modo parti del mondo lontane possono entrare reciprocamente in pacifici rapporti, e
questi diventare col tempo formalmente giuridici ed infine avvicinare sempre più il genere umano
ad una costituzione cosmopolitica.
E. Morin - A. B. Kern. “Terra-Patria”.
La carta d’identità terrestre del nuovo cittadino del mondo comporta una raccolta di identità
concentriche, che parte dall’identità familiare, locale, regionale, nazionale. L’identità occidentale,
anche quando avrà integrato in sé, come è auspicabile, componenti che derivano da altre civiltà,
dovrà essere concepita come una componente dell’identità terrestre, e non come questa identità.
L’internazionalismo voleva fare della specie un popolo. Il mondialismo vuole fare del mondo uno
Stato. Si tratta di fare della specie un’umanità, del pianeta una casa comune per la diversità umana.
La società/comunità planetaria dovrebbe essere il compimento stesso dell’unità/diversità umana.
PER IL CANALE A IN LINGUA ITALIANA
Numero di studenti partecipanti 25…………………………………………………………………
Elenco:
CLASSE IV SEZ. A
Cospito Francesco
Massarweh Omar
Nicoletti Francesco
Oreste Marco
Pastore Matteo
Petrelli Gaia
CLASSE IV SEZ. B
Imperiale Giulio
Laterza Francesco
Risimini Vincenzo Luca Giovanni
CLASSE IV SEZ.D
Cifarelli Laura
Zuccaro Mina
CLASSE IV SEZ. E
Di Caro Giovanni
Di Cuia Antonello
Lopergolo Giuseppe
Macrì Umberto
Montemurro Raffaele
Papagni Gabriele
Quarto Sebastiano
Venezia Luca
CLASSE IV SEZ. S.A
Lisanti Maria Pia
Losignore Francesco
Maremonti Luigi
Martorano Pasquale Maria
Radi Mona
Riccardi Paolo
La Commissione di valutazione ha steso la seguente graduatoria a seguito del punteggio riportato
dai candidati:
1.
Cospito Francesco (IV A)
8.75
2.
Zuccaro (IV D)
8.75
3.
Petrelli Gaia (IV A)
8.5
4.
Radi Mona (IV A sa)
8.5
5.
Massarweh Omar (IV A)
8
6.
Imperiale Giulio (IV B)
7.5
7.
Lisanti Maria Pia (IV A sa)
8.
Nicoletti Francesco (IV A)
9.
Di Caro Giovanni (IV E)
10.
Maremonti Luigi (IV A sa)
11.
Pastore Matteo (IV A)
12.
Macrì Umberto (IV E)
13.
Lopergolo Giuseppe
14.
Papagni Gabriele (IV E)
15.
Risimini Vincenzo (IV B)
16.
Oreste Marco (IV A)