I miceti o funghi, largamente diffusi in natura, sono i grado di causare nell’uomo, negli animali e nelle piante malattie che vengono denominate micosi. In esse non è sempre facile determinare se il fungo è l’agente primario della malattia o solo un saprofita. Nei pesci i funghi, la maggior parte dei quali appartengono alla Classe degli Oomycetes, causano infezione a tutti gli stadi del ciclo (uova, larva, postlarva, avannotto e adulto) e sono spesso associati a gravi fenomeni di mortalità, con danni notevoli in particolare sulle uova e nei primi stadi di sviluppo, larve o postlarve. I funghi causano gravi infezioni sui pesci adulti, soprattutto se presentano lesioni o sono stressati. Il pesce colpito ha un decremento di peso e sembra letargico, con perdita del valore di mercato. Le micosi dei pesci possono essere raggruppate in tre gruppi: vascolare branchiale o branchiomicosi, profonde, micosi superficiali. La branchiomicosi è un’infezione delle branchie da parte di Branchiomyces sanguinis e B. demigrans che colpisce soprattutto i pesci di stagni e di laghi (carpe, tinche, arborelle, lucci, coregoni, anguille, ecc.). Le ife fungine ostruiscono la circolazione sanguigna delle branchie, che assumono un aspetto “marmorizzato”. La più importante micosi profonda dei pesci è l’ittiofonosi che colpisce numerose specie di pesci. L’infezione può avvenire per ingestione di materiale infetto, di pesci infetti, di crostacei, soprattutto copepodi infetti. I sintomi variano a seconda degli organi implicati. Spesso, per indicare le infezioni micotiche superficiali sostenute dai funghi appartenenti alla classe Oomycetes, viene usato il termine di “Saprolegnosi”, usato per definire ogni crescita simil-cotonosa di funghi aderenti alla cute, alle branchie e alle cornee sostenuta da funghi appartenenti all’ordine Saprolegniales. Questi funghi sono una componente ubiquitaria e normale dell’ecosistema delle acque dolci e salmastre, alcune specie sopportano una salinità massima del 2,8%. Due sono state le ipotesi avanzate per spiegare il meccanismo attraverso il quale alcuni pesci in certe condizioni si ammalano. La prima è che esistano delle micosi specie specifiche e particolarmente patogene e che l’assenza di malattia in alcuni pesci, posti nelle stesse condizioni, sia legata all’assenza del patogeno in questione. La seconda ipotesi è che l’infezione si instauri solo quando l’ospite è debilitato in maniera tale che le sue normali difese risultano danneggiate. Secondo questa ipotesi, che attualmente sembra la più accreditata, tali funghi sarebbero i più opportunisti e l’infezione si instaurerà solo: 1) in concomitanza di infezioni batteriche, virali, parassitarie o micotiche; 2) in presenza di lesioni cutanee (anche microtraumi); 3) in relazione alla temperatura dell’acqua, 4) in presenza di mutamenti fisiologici, come mutamenti ormonali. Le lesioni determinate da questi funghi sono abbastanza caratteristiche: sulla superficie corporea del pesce vi sono masse cotonose generalmente aderenti al corpo, casualmente distribuite, visibili anche quando il pesce è nell’acqua. Il pesce nel corso dell’infezione diventa letargico e meno sensibile agli stimoli esterni; le masse di micelio offrono resistenza al passaggio dell’ospite attraverso l’acqua. Anche le uova in incubazione sono bersaglio di questo micete. Le prime ad essere parassitate sono le uova morte, poi il processo si espande a quelle vive. Appare quindi evidente la necessità di impiegare agenti antifungini nell’acquacoltura di tipo intensivo per garantire stock di uova e pesci sani. Per lungo tempo il fungicida più utilizzato è stato il verde malachite, poi vietato per la potenziale capacità di indurre fenomeni teratologici; da allora si sono ricercati composti sostitutivi da registrare. Il Centro Nazionale di Referenza “La Crosse”, degli Stati Uniti, ha studiato più di 200 fungicidi come candidati per la sostituzione del verde di malachite, tra i quali sono risultati più idonei per la registrazione formalina, perossido di idrogeno (acqua ossigenata) e cloruro di sodio (sale). Negli Stati Uniti, l’impiego della formalina è limitato all’uso nelle uova dei salmonidi e degli esocidi, prevenendo efficacemente le infezioni fungine nelle uova a concentrazioni fino a 250 ppm. I trattamenti con 1000 ppm a 15, 30, 60 minuti non solo prevengono le infezioni fungine, ma riducono anche le infezioni esistenti e incrementano la percentuale di schiusa. Questa sostanza è ampiamente utilizzata in acquacoltura per il trattamento delle uova, tuttavia il suo uso ha causato preoccupazioni per la sicurezza nel consumatore e l’impatto degli effluenti sull’ambiente. L’acqua ossigenata, alla dose di 500 e 1000 ppm, controlla i funghi e incrementa il tasso di schiusa delle uova trattate. E’ impiegata fin dal 1930 per il trattamento di ectoparassiti nei pesci d’acqua dolce, ed anche per il controllo del sea lice del salmone. Essa è utilizzata anche nell’industria come agente sbiancante, quale agente antimicrobico nei processi alimentari, per il trattamento dell’acqua potabile e come disinfettante. In base alle sue proprietà batteriostatiche, è utilizzabile per il controllo delle malattie batteriche. Inoltre il perossido di idrogeno (acqua ossigenata) e i suoi prodotti di decomposizione primari (acqua e ossigeno) non sono sostanze tossiche ad azione diffusa e sono compatibili con l’ambiente. Negli Stati Uniti l’acqua ossigenata è un farmaco soggetto a controlli di legge limitati, quando è usata fino a dosi di 500 ppm, per il controllo delle infezioni fungine in tutte le specie e tutti gli stadi vitali dei pesci, incluse le uova. Il cloruro di sodio, alla dose di 30.000 ppm, riduce il livello di infezione e aumenta la percentuale di schiusa dei pesci infettati. Negli USA è stato concesso come composto a bassa regolamentazione, ma le grandi quantità richieste limitano la sua applicabilità. Alcuni Autori hanno confrontato l’efficacia di queste tre sostanze per il controllo delle infezioni fungine nelle uova di trota iridea. Le uova dopo essere state infettate furono trattate fino alla schiusa con acqua ossigenata, formalina e cloruro di sodio, a giorni alterni e per 15 minuti. Le sostanze somministrate sui gruppi di uova infettate con Saprolegnia parasitica hanno avuto efficacia contro l’infezione fungina e hanno migliorato il successo della schiusa. Tuttavia i trattamenti con 1000 e 1500 ppm di formalina e con 500 e 1000 ppm di acqua ossigenata si sono dimostrati più efficaci, mentre i 30.000 ppm di cloruro di sodio hanno incrementato la schiusa, ma non sono stati in grado di inibire la crescita fungina. Dott.ssa Sandra Zanchetta