Alla scoperta del PARCO della STORGA I.C.S. Ponzano (TV) Scuola Primaria di Ponzano Classi 2A, 2B e 2C Ha collaborato al progetto Baldan Emanuele dott. in Scienze Biologiche Guida naturalistico ambientale abilitata La Storga è un fiume che nasce a pochi chilometri dal nostro comune e precisamente ai confini di Carbonera, Villorba e Treviso. E’ un affluente di sinistra del fiume Sile. E’ lungo circa 5 km. E’ un fiume di risorgiva. Il Parco della Storga prende il nome da un piccolo corso d’acqua di risorgiva che lì nasce e poi scorre nel comune di Treviso. All’inizio del suo corso la Storga riceve le acque dal Rio Piavon le cui sorgenti sono di fronte al museo Etnografico “Case Piavone” di Treviso. Successivamente la Storga passa vicino alla chiesetta della Madonetta e alla Villa Donà delle Rose a Selvana. Infine la Storga sfocia dopo circa 5 chilometri nel Sile, a Porto di Fiera presso il Mulino Mandelli. La visita al Parco della Storga inizia dalle CASE PIAVONE e prosegue lungo la sponda sinistra del RIO PIAVONE fino alla confluenza (unione) con la Storga. Dopo si abbandona il fiume per arrivare prima al GRANDE OLMO, albero monumentale simbolo del parco poi, allo STAGNO e all’ANTICO ALVEO (letto) del RIO PIAVONE. L’acqua che penetra nel terreno dalle montagne e dal Piave, forma una specie di fiume sotterraneo che si chiama falda acquifera che scorre nel sottosuolo verso il mare. Sotto l’alta pianura questo “fiume” incontra ciottoli e ghiaia e perciò riesce a muoversi velocemente, ma quando incontra il terreno sabbioso, ai confini con la bassa pianura, comincia a rallentare. Sotto la bassa pianura, poi, il terreno è argilloso e limoso e forma una specie di barriera che impedisce all’acqua di passare e la costringe a risalire in superficie formando bolle e polle dando vita ad un fiume di risorgiva. All’interno del Parco della Storga nella zona del bosco umido, vicino alla sede della Provincia di Treviso si può vedere il fontanile dal quale prende vita il fiume Storga. In aprile abbiamo visitato il Parco delle Risorgive della Storga che si trova nel Comune di Villorba e Carbonera. Per capire dov’è per conoscere il percorso fatto, abbiamo osservato la mappa: → Comune di Treviso → Comune di Villorba → Comune di Carbonera → Punto di partenza (Comune di Ponzano Veneto) → Punto di arrivo (Parco della Storga) → Strada percorsa (dal greco”idro” che significa “acqua”). Specie erbacee che vivono sommerse nell’acqua e le cui radici sono ancorate al fondo del corso d’acquaoppure libere nell’acqua. Piante erbacee con le radici ancorate al fondo del corso d’acqua mentre il fusto, le foglie e i fiori emergono dall’acqua. Composta di ARBUSTI, ARBUSTI, piante piante dal dal fusto fusto legnoso legnoso ramificate fin dalla base. Composta di ALBERI, piante dal fusto eretto e legnoso che nella parte superiore si ramifica. Il parco della Storga comprende vari ambienti: Ambienti fluviali → tipico dei luoghi in cui scorre un corso d’acqua; Siepe ripariali → Il boschetto lineare che si sviluppa lungo la riva del corso d’acqua e intorno ai fontanili; Siepe agraria di confine → Il boschetto che crea un confine naturale tra i campi; Area di rimboschimento → zona dove recentemente sono state piantate specie arboree e arbusti autoctone per ricreare l’antico bosco esistente; Campi chiusi → antica sistemazione agraria che creava una rete di fossi e siepi, cioè di confini naturali, per dividere il terreno coltivato a prato; Canneto → zona formata da cannuccia palustre, pianta tipica delle zone paludose. Rispetta i fiori e le piante: i loro colori ed i loro profumi sono lì anche per chi passerà dopo di te. Quando avvisti degli animali tieniti a distanza: rischi di spaventarli. Hanno paura anche dei cani che , per questo è necessario tenere sempre sotto controllo. Anche gli anfibi, i rettili e gli invertebrati (insetti, molluschi, ecc…) sono fondamentali nell’equilibrio della natura e meritano il tuo rispetto. Il peggior nemico dei boschi è il fuoco. Se vuoi accenderne uno, usa i punti fuoco predisposti dal Parco apposito focolare ad almeno 50 metri dal limite del bosco. Nel rispetto dei fiori, degli animali e degli escursionisti a piedi, usa la bicicletta solo sulle strade. Sui sentieri spingila. Minerali e fossili vanno lasciati dove sono. Sono lì da milioni di anni anche grazie al rispetto di chi ti ha preceduto. Smorza i toni e accendi i sensi. Il parco è tutt’altra musica. Per non turbare il magico equilibrio del parco, non è possibile campeggiare. Quasi ovunque si possono raccogliere i funghi, ma serve un permesso, che viene rilasciato dai comuni. Se ti capita di trovare qualche residuo bellico, non raccoglierlo, è vietato e potrebbe essere anche pericoloso. Piuttosto segnala il ritrovamento al parco. La CANNUCCIA PALUSTRE è una pianta ERBACEA. Vive lungo i fiumi e i corsi d’acqua. Può raggiungere anche i 4 metri di altezza. Le sue foglie sono opposte, ampie e laminari. Alla fine del fusto è presente una pannocchia di color BRUNO o VIOLACEA, lungo fino a 40 cm. L’acero campestre è una pianta arborea. Il suo tronco presenta fessurazioni verticali. Le foglie sono caduche, lunghe circa 9 centimetri; hanno una forma palmata con 3-5 lobi e margine intero. La loro superficie è liscia. E’ una pianta arborea. Il suo tronco è costolato. Le sue foglie sono lunghe circa 7 centimetri e larghe 3, di forma ovato-lanceolata. Il margine è seghettato. E’ una pianta arborea. Il tronco è grigiastro e fessurato. Le foglie hanno un picciolo molto corto e una pagina ovale con 5-7 paia di lobi ampi. E’ lunga circa 12 centimetri e larga circa 4 centimetri. GRANDE OLMO è il simbolo del parco. Ha più di 100 anni. E’ raro trovare un olmo così vecchio a causa di una malattia molto diffusa che colpisce tutti gli olmi: la “Grafiosi”. Con il suo legno si facevano gli zoccoli per questo motivo era anche chiamato albero degli zoccoli. La sua foglia ha un’attaccatura asimmetrica e il margine bi-seghettato. Ha una forma ovatalanceolata. Una stranezza di quest’albero è che per primi compaiono i fiori: piccoli e rossi, poi la samara cioè il seme alato e infine le foglie Il fiore femminile è formato da “pignette” con semi sugherosi che galleggiano; il fiore maschile invece è un amento lungo circa 10 centimetri. L’ontano nero ha le foglie semplici, cioè non composte; di forma ovale o rotondeggiante con margine seghettato con denti poco profondi. Gli uomini primitivi utilizzavano il tronco di quest’albero per costruire le proprie palafitte …. … perché il suo legno anche se immerso nell’acqua non marcisce perché contiene una linfa arancione che contiene acido tannico. Questo albero viene anche chiamato “Albero delle Streghe”. E’ una pianta arbustiva. Ha foglie caduche, palmate divise in 2-3 lobi. Il loro margine è seghettato. Il pioppo nero è una pianta che appartiene alla specie arborea. Vive lungo i fiumi e i corsi d’acqua. Le sue foglie sono semplici; non opposte, non sempre verdi. Hanno una forma triangolare romboidale e le sue dimensioni sono piccole. I suoi margini sono noninteri, verde sopra e verde sotto. Il picciolo è molto lungo. La superficie è ruvida e un po’ pelosa. Il platano è una pianta che appartiene alla specie arborea. E’ un albero largamente presente nel paesaggio veneto. Le sue foglie sono semplici, non opposte, palmate e caduche. Le foglie possono raggiungere una lunghezza di 30/35 centimetri. Il salice bianco ama un ambiente umido, cresce infatti lungo i corsi d’acqua. I salici sono piante molto attive risucchiano molta acqua e poi eliminano quella in eccesso dalle foglie : questo fenomeno si chiama “guttazione”. Il nome del paese Salgareda deriva da Salice che in dialetto si dice Selgher. Le sue foglie sono caduche e sono lunghe circa 7 centimetri e larghe 2. Hanno forma lanceolata, con margine seghettato; la pagina superiore è verde mentre quella inferiore è bianca perché ricoperta da una fitta peluria. Dalla sua corteccia si ricava l’acido salico contenuto nell’Aspirina. Il sambuco nero da giovane ha un portamento arbustivo, crescendo poi diventa un vero e proprio albero che può raggiunge i 6/8 metri. Le foglie “puzzano” da cimice, i fiori invece sono molto profumati. Il fiore che è più precisamente un’inflorescenza cioè un insieme di tanti piccoli fiori ha la forma di un ombrello capovolto. I fiorellini sono bianchi con 5 petali e 5 stami. I fiori vengono usati per fare un ottimo sciroppo dissetante. La sua foglia è composta cioè formata da 5-7 piccole foglie di forma ovatalanceolata; Il loro margine è seghettato. Per riconoscere una foglia composta basta vedere se all’attaccatura con il ramo sono presenti le stipole cioè due piccole foglioline che assomigliano ad un nastrino che lega appunto la foglia al ramo. I rami della pianta giovane si spaccano e si “spellano” facilmente e il midollo è spugnoso, mentre poi crescendo si legnifica. La corteccia del tronco è bianco chiara. I frutti che all’inizio sono verdi, poi diventano rossi ed infine neri; nelle prime due fasi sono tossici perché contengono la sambucina nell’ultima fase invece si possono usare per fare delle ottime marmellate. La sanguinella è una pianta che appartiene alla specie arbustiva. Cresce spontaneamente. Le sue foglie sono semplici, opposte e sono caduche. Hanno una forma ovale con il picciolo breve. La loro superficie è ruvida, pelosa e morbida. I rami più giovani assumono spesso un color rossastro (si pensa sia stata chiamata sanguinella proprio per questo motivo.