L'EMBRIONE UMANO NELLA FASE DEL PREIMPIANTO ASPETTI SCIENTIFICI E CONSIDERAZIONI BIOETICHE ATTI DELLA DODICESIMA ASSEMBLEA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA Città del Vaticano, 27 Febbraio -1 Marzo 2006 A cura di : ELIO SGRECCIA JEAN LAFFITTE LIBRERIA EDITRICE VATICANA 2007 Presentazione S.E.R. Mons. ELIO SGRECCIA, Mons. JEAN LAFFITTE Discorso del Santo Padre BENEDETTO XVI Comunicato finale CONTRIBUTI DELLA TASK-FORCE - S.Em. R. Card. J. LOZANO BARRAGÁN, Prolusione: La cultura della morte contro la cultura della vita nell'insegnamento dell'Evangelium Vitae - Prof. M.ZERNICKA-GOETZ, Lo sviluppo orientato ma flessibile delle cellule embrionali di topo - Prof. R. COLOMBO, Il processo di fecondazione e le sue fasi. Dai gameti dei genitori all'embrione unicellulare - Prof. G. SICA, Lo sviluppo dell'embrione preimpiantatorio - Prof. G. SICA, Il dialogo materno-embrionale e la preparazione all’impianto - Prof. C. BELLIENI, Diagnosi preimpianto, diagnosi prenatale - Prof. K. FITZGERALD, Considerazioni bio-mediche ed etiche sulla diagnosi preimpiantatoria - Prof. M.O. RETHORE', Diagnosi prenatale e diagnosi preimpiantatoria: il punto di vista dei genitori 1 - S.E. Mons. W.J. EJIK, I criteri dell'individualità organica e lo statuto bio-antropologico dell'embrione preimpiantatorio - Prof. M. PANGALLO, Il pensiero di San Tommaso riguardo all’embrione umano - Prof. P. IDE, L'embrione umano è persona? Status questionis e determinazione INTERVENTI NELLA TAVOLA ROTONDA "L'embrione è persona?" - Prof. A. GIL LOPES, L'embrione preimpiantatorio tra biologia e filosofia: l'individuo - Prof. I. CARRASCO DE PAULA, L'embrione pre-impiantatorio tra natura e persona - Prof. R. SPAEMANN, Quando l'uomo inizia a essere persona? - Dr. J.-M. LE MENE', Perché il dovere della tutela giuridica dell'embrione? - Rev. P. WOJCIECH GIERTYCH, Generato, non creato ? - Prof. P. SERGEJ FILIMONOV, Si può considerare l'embrione come persona? 2 ELIO SGRECCIA, JEAN LAFFITTE PRESENTAZIONE Con ondate successive, nel mondo della ricerca scientifica, nell'ambito della medicina d'avanguardia e nel dibattito etico, politico e giuridico, si torna a discutere sull'identità e sullo statuto dell'embrione umano. Tre sono state le stagioni di maggiore vivacità su questo tema nei tempi più recenti. La prima ondata si verificò negli anni '70, all'epoca in cui in Europa si sviluppavano le pressanti campagne a favore della legalizzazione dell'aborto, campagne ideologiche e finanziate da gruppi di pressione internazionalmente riconosciuti, che ottennero, sorrette com'erano anche dalla c.d. rivoluzione sessuale, leggi permissive in quasi tutti gli Stati europei, con l'eccezione di Irlanda, Malta e S. Marino. Tra questi Stati dove l'aborto è stato legalizzato, soltanto la Polonia è tornata a ristabilirne il divieto, cancellando la legge abortista (Sentenza della Corte Costituzionale del 29 maggio 1997). In tale stagione nacque una copiosa letteratura di sostegno alla legalizzazione dell'aborto. Innanzitutto si tentò di porre in evidenza il principio dell'autonomia della madre (il diritto alla scelta, pro choice). Come conseguenza, il valore pieno del feto veniva riconosciuto a partire dall'accettazione da parte della madre; tale accettazione, dunque, era considerata la verarelazione costitutiva di un nuovo individuo umano. Secondo altri, invece, il valore umano dell'embrione andava riconosciuto solo a partire dall'assunzione da parte del feto della figura (fisionomia umana). La ratio philosophica (autonomia della donna) e la sensibilità psicologica si associavano per negare la piena dignità umana dell'embrione e il suo diritto alla vita fin dall'inizio della fecondazione. Una seconda ondata venne con l'impiego della fecondazione artificiale a partire dagli anni '80 e, in particolare, con la pubblicazione del Rapporto Warnock nel Regno Unito (1984). È stata l'era del 15° giorno, il famoso preteso confine tra il cosiddetto pre-­‐embrione e l'embrione, che corrisponderebbe al periodo preimpiantatorio dello sviluppo embrionale; prima dell'impianto, infatti, l'embrione “non sarebbe ancora”, mentre dopo possederebbe un itinerario biologicamente ben definito. A riguardo, vennero accampate varie teorie come quelle sull'incertezza dell'impianto, sulla possibilità della gemellarità (entro i primi 15 giorni di sviluppo), sulla necessaria presenza del primo abbozzo del tessuto nervoso come preannuncio della possibilità di pensare in maniera umana. Durante quegli anni, molte volte siamo stati costretti a discutere e a ribattere gli argomenti del 15° giorno, mentre lo stesso Rapporto Warnock confessava che lo sviluppo dell'embrione, a partire dalla fecondazione, è continuo e che la data delle due settimane di sviluppo era una sorta di soglia convenzionale, frutto di una decisione necessaria per mettere fine all'ansia degli sperimentatori. Questi ultimi anni rappresentano la third wave, il cui asse principale continua a ruotare intorno all'evento della fecondazione e ai primi giorni di sviluppo dell'embrione all'interno dell'organismo materno o in laboratorio. Anzitutto c'è il fatto nuovo dell'embrione agamico, quello cioè non risultante dall'incontro dei due gameti, ma originato dal trasferimento del nucleo di una cellula somatica in un ovulo denucleizzato, in altre parole con un procedimento di clonazione. Si tratta di un vero essere umano? 3 C'è poi la scoperta delle cellule staminali nell'organismo umano, vera risorsa per la medicina rigenerativa, che apre una nuova pagina nella storia stessa della medicina. Proprio questa scoperta induce alcuni ricercatori d'avanguardia a pensare che l'uso di cellule staminali derivate dagli embrioni possa dare risultati “più efficaci”. Si apre così il fronte di combattimento tra una parte di ricercatori, fautori dell'uso delle cellule staminali somatiche provenienti dall'organismo adulto, rivelatesi capaci di rigenerare tessuti nell'organismo malato secondo le prime promettenti esperienze, e un'altra parte di essi, fautori dell'ipotetico impiego di cellule embrionali, derivate da embrioni fecondati in vitro o clonati o congelati; purtroppo, l'estrazione delle cellule embrionali dalla massa cellulare interna implica inevitabilmente (con le possibilità tecniche attuali) la dissezione dell'embrione (= la sua soppressione) allo stadio di blastocisti. In questa ipotesi, si arriva a sognare e a divulgare la vittoria finale sopra malattie gravi, quali il Parkinson, l'Alzheimer, il diabete e tante altre, per decine di milioni di malati, con un volo di fantasia, al limite della “fantascienza”, ancora privo di supporti scientifici e, persino, di sufficiente sperimentazione sugli animali. C'è chi chiede fondi per la prima linea di ricerca e chi li pretende per la seconda; c'è chi ipotizza ricerche per produrre cellule staminali embrionali, senza produrre l'embrione con vari marchingegni genetici e c'è sempre chi accusa la Chiesa, che ricorda costantemente l'illiceità della soppressione dell'embrione, richiamando la sua dignità di essere umano individuale, di oscurantismo e di attitudine sadica verso i poveri malati, i quali non possono essere guariti senza la soppressione (questa sì veramente sadica ed inutile) degli embrioni clonati o fecondati in vitro o scongelati per essere sezionati e utilizzati come medicina miracolosa e panacea. Un vero delirio antiscientifico e molto piazzaiolo, assunto da questa pseudo-­‐scienza sulla quale, ultimamente, si è affacciata anche la frode. Per giustificare tutta questa corsa all'embrione miracoloso da sfruttare, da clonare, da brevettare, da commercializzare conjoint ventures internazionali, era necessario proclamare che egli, l'embrione, altro non è che un mucchietto di cellule, facendo anche a meno di chiamarlo pre-­‐ embrione. Si muta così lo sguardo sull'inizio della vita abbandonando la prospettiva del finalismo, secondo la quale l'inizio va valutato tenendo conto del suo naturale ed autonomo esito finale, e si finisce per giudicarlo solo in base alla sua quantità attuale o, magari, a ciò che esso può produrre a vantaggio di chi lo sfrutta, riducendolo a merce e finendo per sopprimerlo. Su questa linea si è mossa ancora un'altra impresa, quella della pillola del giorno dopo e della ancor più micidiale RU486: la prima è intercettiva (impedisce l'impianto dell'eventuale embrione nel caso di un rapporto sessuale fecondo), la seconda, invece, è in grado di estirpare l'embrione anche dopo l'impianto fino a più di 40 giorni dopo la fecondazione. Coloro che sono favorevoli ad una privatizzazione dell'aborto, con conseguente risparmio per le casse dello Statosocializzato che da tempo ha legalizzato e reso gratuito l'aborto chirurgico, hanno ingrossato le fila di quanti affermano che l'embrione è qualcosa e non ancora qualcuno; perciò, essi dicono, l'aborto chimico non costituisce delitto e può essere gestito come un affare privato. E infine – ma la storia non finisce qui – negli ultimi tempi sono stati importati dagli USA i neologismi ootide e prezigote,per qualificare (anzi squalificare) l'embrione all'inizio del processo di fecondazione, quando lo spermatozoo è penetrato nella membrana pellucida, ma non ha ancora provocato il completo rimescolamento e riordino del suo materiale genetico con quello dell'ovulo. E questo dovrebbe consentire di congelare l'ootide, ovulo fecondato che non sarebbe ancora un embrione, in vista di un successivo trasferimento in utero, pensando che così facendo non si distrugga un embrione, uno zigote vero e proprio, ma soltanto un pre-­‐embrione, un qualcosa che non è ancora qualcuno. 4 Tralascio la citazione di altre ricerche sulla frontiera delle prime fasi della fecondazione, come ad es. la partenogenesi, ottenuta senza l'impiego del gamete maschile, che darebbe luogo al cosiddetto partenote; e questo cosa sarebbe? O meglio, chi sarebbe? Si sente la necessità di fare chiarezza, anzitutto sul terreno della scienza, ma anche su quello dell'etica. Questa è la pesante motivazione per cui la Pontificia Accademia per la Vita ha promosso il Congresso dal titolo: “L'Embrione Umano nella Fase del Preimpianto. Aspetti Scientifici e Considerazioni Bioetiche”. Si tratta di sapere se c'è o non c'è un essere umano nella fase del preimpianto, con le sue qualificazioni umane e con un'identità antropologicamente vera, da identificarsi con quella individualità che, strutturata e animata da una vitalità spirituale, è già in possesso della piena dignità umana: quella dignità peculiare di un essere che non è semplicemente prodotto biologico, né soltanto opera dell'uomo e della donna, ma fa appello al Creatore, alla Sua dignità, al Suo Amore e alla Sua protezione, prima ancora che a quella -­‐doverosa-­‐ dei genitori e della legge. Il programma del Congresso ha previsto, dopo la sessione di apertura, in cui hanno preso la parola il Presidente della PAV e il Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, S.E. il Card. Javier Lozano Barragán, due sessioni scientifiche dedicate alla descrizione dei processi di fecondazione e delle primissime fasi dello sviluppo dell'embrione fino all'impianto; in questa parte, la parola è stata data agli specialisti della biologia e della genetica, provenienti da diversi Paesi (M. Zernicka-­‐Goetz dal Regno Unito; R. Colombo, G. Sica e C. Bellieni dall'Italia; K. FitzGerald degli USA; M.O. Rethoré dalla Francia). La terza sessione ha presentato il contenuto antropologico, la riflessione sui criteri di individualità organismica e sullo statuto bio-­‐antropologico dell'embrione (W.J. Eijk, Olanda); è seguito un richiamo delle teorie classiche e medioevali sull'embrione umano (M. Pangallo, Italia) e l'esposizione delle teorie sull'embrione umano non ancora uomo (P. Ide, Francia). La quarta sessione è stata dedicata alle domande conclusive di carattere antropologico-­‐etico alla Tavola Rotonda l'Embrione è Persona? sono intervenuti: lo scienziato brasiliano A. Gil Lopes, il noto pensatore di filosofia morale R. Spaemann (Germania), il teologo moralista e direttore dell'Istituto di Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma I. Carrasco De Paula e J.M. Le Méné, giurista e magistrato, direttore della Fondazione Jérôme Lejeune (Parigi). Nell'Udienza, concessa agli Accademici ed ai partecipanti al Congresso, il S. Padre Benedetto XVI ha confermato con il Suo Magistero che: “L'amore di Dio non fa differenze fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l'uomo maturo o l'anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi vede l'impronta della propria immagine e somiglianza (Gn 1, 26). Non fa differenza perché in tutti ravvisa riflesso il volto del suo Figlio Unigenito, in cui ci ha scelti prima della creazione del mondo...predestinandoci a essere suoi figli adottivi...secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef 1, 4-­‐6). 5 BENEDETTO XVI DISCORSO AI PARTECIPANTI Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, Illustri Signori e Signore! A tutti rivolgo il mio saluto deferente e cordiale in occasione dell’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita e del Congresso internazionale, appena iniziato, su "L'embrione umano nella fase del preimpianto". In modo speciale saluto il Cardinale Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, come anche Mons. Elio Sgreccia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che ringrazio per le gentili parole con le quali ha messo in luce l'interesse particolare delle tematiche che vengono affrontate in questa circostanza. In effetti, l'argomento di studio scelto per la vostra Assemblea, "L'embrione umano nella fase del preimpianto", cioè nei primissimi giorni che seguono il concepimento, é una questione estremamente importante oggi, sia per le evidenti ripercussioni sulla riflessione filosofico-­‐antropologica ed etica, sia per le prospettive applicative nell'ambito delle scienze biomediche e giuridiche. Si tratta indubbiamente di un argomento affascinante, ma difficile e impegnativo, data la delicata natura del soggetto in esame e la complessità dei problemi epistemologici che riguardano il rapporto tra la rilevazione dei fatti a livello delle scienze sperimentali e la susseguente e necessaria riflessione sui valori a livello antropologico. Come si può ben comprendere, né la Sacra Scrittura né la Tradizione cristiana più antica possono contenere trattazioni esplicite del vostro tema. Ciononostante, San Luca nel raccontare l'incontro della Madre di Gesù, che lo aveva concepito nel suo seno verginale solo da pochi giorni, con la madre di Giovanni Battista, già al sesto mese di gravidanza, testimonia la presenza attiva, sebbene nascosta, dei due bambini: "Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo" (Lc 1,41). Sant’Ambrogio commenta: Elisabetta "percepì l'arrivo di Maria, lui (Giovanni) l'arrivo del Signore; la donna l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del bambino" (Comm. in Luc., 2,19.22-­‐26). Tuttavia, anche in mancanza di espliciti insegnamenti sui primissimi giorni di vita del nascituro, è possibile trovare nella Sacra Scrittura preziose indicazioni che motivano sentimenti d'ammirazione e di riguardo nei confronti dell'uomo appena concepito, specialmente in chi, come voi, si propone di studiare il mistero della generazione umana. I libri sacri, infatti, intendono mostrare l'amore di Dio verso ciascun essere umano ancor prima del suo prender forma nel seno della madre. "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu venissi alla luce, ti avevo consacrato" (Ger 1,5), dice Dio al profeta Geremia. E il Salmista riconosce con gratitudine: "Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo" (Sal139,13-­‐14). Sono parole, queste, che acquistano tutta la loro ricchezza di significato quando si pensa che Dio interviene direttamente nella creazione dell’anima di ogni nuovo essere umano. L'amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l'uomo maturo o l'anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi vede l'impronta della propria immagine e somiglianza (Gn1,26). Non fa differenza perché in tutti ravvisa riflesso il volto del suo Figlio Unigenito, in cui "ci ha scelti prima della creazione del mondo, ... predestinandoci a essere suoi figli adottivi ... secondo il beneplacito della sua volontà" (Ef 1,4-­‐6). Questo amore sconfinato e quasi incomprensibile di Dio per l'uomo rivela fino a che punto la persona umana sia degna di essere amata in se stessa, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione -­‐ intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrità e così via. In definitiva, la 6 vita umana è sempre un bene, poiché "essa è nel mondo manifestazione di Dio, segno della sua presenza, orma della sua gloria" (cfr Evangelium vitae, 34). All'uomo, infatti, è donata un'altissima dignità, che ha le sue radici nell'intimo legame che lo unisce al suo Creatore: nell'uomo, in ogni uomo, in qualunque stadio o condizione della sua vita, risplende un riflesso della stessa realtà di Dio. Per questo il Magistero della Chiesa ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale (cfr Evangelium vitae, 57). Questo giudizio morale vale già agli inizi della vita di un embrione, prima ancora che si sia impiantato nel seno materno, che lo custodirà e nutrirà per nove mesi fino al momento della nascita: "La vita umana è sacra e inviolabile in ogni momento della sua esistenza, anche in quello iniziale che precede la nascita" (ibid., n. 61). So bene, cari studiosi, con quali sentimenti di meraviglia e di profondo rispetto per l'uomo voi portiate avanti il vostro impegnativo e fruttuoso lavoro di ricerca proprio sull'origine stessa della vita umana: un mistero il cui significato la scienza sarà in grado di illuminare sempre di più, anche se difficilmente riuscirà a decifrarlo del tutto. Infatti, appena la ragione riesce a superare un limite ritenuto invalicabile, altri limiti fino allora sconosciuti la sfidano. L'uomo rimarrà sempre un enigma profondo e impenetrabile. Già nel secolo IV, S. Cirillo di Gerusalemme presentava ai catecumeni che si preparavano a ricevere il battesimo la seguente riflessione: "Chi è colui che ha predisposto le cavità dell'utero alla procreazione dei figli? Chi ha animato in esso il feto inanimato? Chi ci ha provvisto di nervi e di ossa circondandoci, poi, di pelle e di carne (cfr Gb 10,11) e, non appena il bambino è nato, fa uscire dal seno abbondanza di latte? In qual modo il bambino, crescendo, diventa adolescente, da adolescente si muta in giovane, successivamente in uomo e infine in vecchio, senza che nessuno riesca a cogliere il giorno preciso nel quale si verifichi il mutamento?" E concludeva: "Stai vedendo, o uomo, l'artefice; stai vedendo il sapiente Creatore" (Catechesi battesimale, 9, 15-­‐16). All'inizio del terzo millennio, rimangono ancora valide queste considerazioni che si rivolgono, non tanto al fenomeno fisico o fisiologico, quanto al suo significato antropologico e metafisico. Abbiamo enormemente migliorato le nostre conoscenze e identificato meglio i limiti della nostra ignoranza; ma per l'intelligenza umana sembra sia diventato troppo arduo rendersi conto che, guardando il creato, ci si incontra con l'impronta del Creatore. In realtà, chi ama la verità, come voi cari studiosi, dovrebbe percepire che la ricerca su temi così profondi ci pone nella condizione di vedere e anche quasi di toccare la mano di Dio. Al di là dei limiti del metodo sperimentale, al confine del regno che alcuni chiamano meta-­‐analisi, là dove non basta più o non è possibile la sola percezione sensoriale né la verifica scientifica, inizia l'avventura della trascendenza, l’impegno del "procedere oltre". Cari ricercatori e studiosi, vi auguro che riusciate sempre più non solo ad esaminare la realtà oggetto delle vostre fatiche, ma anche a contemplarla in modo tale che, insieme alle vostre scoperte, sorgano pure le domande che portano a scoprire nella bellezza delle creature il riflesso del Creatore. In questo contesto, mi è caro esprimere un apprezzamento ed un ringraziamento alla Pontificia Accademia per la Vita per il suo prezioso lavoro di "studio, formazione e informazione" di cui si avvantaggiano i Dicasteri della Santa Sede, le Chiese locali e gli studiosi attenti a quanto la Chiesa propone sul terreno della ricerca scientifica e intorno alla vita umana nel suo rapporto con l'etica e il diritto. Per l'urgenza e l'importanza di questi problemi, ritengo provvidenziale l'istituzione da parte del mio venerato predecessore Giovanni Paolo II di questo Organismo. A tutti voi, pertanto, Presidenza, personale e membri della Pontificia Accademia per la Vita, desidero esprimere con sincera cordialità la mia vicinanza ed il mio sostegno. Con questi sentimenti, affidando il vostro lavoro alla protezione di Maria, imparto a Voi tutti l'Apostolica Benedizione. © Copyright 2006 -­‐ Libreria Editrice Vaticana 7 COMUNICATO FINALE In occasione della sua XII Assemblea Generale, la Pontificia Accademia per la Vita (PAV) ha celebrato un Congresso Internazionale sul tema: “L'Embrione Umano nella Fase del Preimpianto. Aspetti Scientifici e Considerazioni Bioetiche”. Al termine dei lavori svolti, la PAV desidera offrire alla comunità ecclesiale ed alla società civile nel suo insieme alcune considerazioni su quanto è stato oggetto della sua riflessione. A nessuno sfugge come gran parte del dibattito bioetico contemporaneo, soprattutto in questi ultimi anni, si sia concentrato attorno alla realtà dell'embrione umano, sia egli considerato in se stesso oppure in relazione all'agire degli altri esseri umani nei suoi confronti; ciò si spiega bene dal momento che le molteplici implicazioni (scientifiche, filosofiche, etiche, religiose, legislative, economiche, ideologiche) legate a questi ambiti inevitabilmente finiscono per catalizzare differenti interessi, oltre che attirare l'attenzione di chi è alla ricerca di un agire etico autentico. Diventa perciò ineludibile affrontare un quesito di fondo: “Chi o cosa è l'embrione umano?”, per poter derivare da una risposta fondata e coerente a tale domanda criteri d'azione che siano pienamente rispettosi della verità integrale dell'embrione stesso. A tal fine, secondo una corretta metodologia bioetica, è necessario innanzitutto volgere lo sguardo ai dati che la più aggiornata scienza mette oggi a nostra disposizione, consentendoci di conoscere in gran dettaglio i diversi processi attraverso i quali un nuovo essere umano inizia la sua esistenza. Tali dati dovranno poi essere sottoposti all'interpretazione antropologica, al fine di evidenziarne i significati ed i valori emergenti, ai quali, infine, fare riferimento per derivare le norme morali dell'agire concreto, della prassi operativa. Alla luce, dunque, delle acquisizioni più recenti dell'embriologia è possibile fissare alcuni punti essenziali universalmente riconosciuti: il momento che segna l'inizio dell'esistenza di un nuovo essere umano è rappresentato dalla penetrazione dello spermatozoo nell'ovocita. La fecondazione induce tutta una serie di eventi articolati e trasforma la cellula uovo inzigote. Nella specie umana entrano all'interno dell'ovocita il nucleo dello spermatozoo (compreso nella testa) e un centriolo (il quale avrà un ruolo determinante nella formazione del fuso mitotico all'atto della prima divisione cellulare); la membrana plasmatica resta all'esterno. Il nucleo maschile subisce profonde modificazioni biochimiche e strutturali che dipendono dal citoplasma ovulare e che vanno a predisporre la funzione che il genoma maschile inizierà subito a svolgere. Si assiste infatti alla decondensazione della cromatina (indotta da fattori sintetizzati nelle ultime fasi dell'ovogenesi) che rende possibile la trascrizione dei geni paterni. L'ovocita, dopo l'ingresso dello spermatozoo, completa la sua seconda divisione meiotica ed espelle il secondo globulo polare, riducendo il suo genoma ad un numero aploide di cromosomi al fine di ricostituire insieme ai cromosomi portati dal nucleo maschile il cariotipo caratteristico della specie. Al tempo stesso esso va incontro ad un'attivazione dal punto di vista metabolico in vista della prima mitosi. È sempre l'ambiente citoplasmatico dell'ovocita ad indurre il centriolo dello spermatozoo a duplicarsi, costituendo così il centrosoma dello zigote. Tale centrosoma si duplica in vista della costituzione dei microtubuli che comporranno il fuso mitotico. I due set cromosomici trovano il fuso mitotico già formato e si dispongono all'equatore in posizione di metafase. Seguono le altre fasi della mitosi ed alla fine il citoplasma si divide e lo zigote dà vita ai primi due blastomeri. L'attivazione del genoma embrionale è probabilmente un processo graduale. Nell'embrione unicellulare umano sono già attivi 7 geni, altri sono espressi nel passaggio dallo stadio di zigote a quello a due cellule. 8 La biologia, e più in particolare l'embriologia, forniscono la documentazione di una definita direzione di sviluppo: ciò significa che il processo è orientato – nel tempo – nella direzione di una progressiva differenziazione e acquisizione di complessità e non può regredire su stadi già percorsi. Un ulteriore punto acquisito con le primissime fasi di sviluppo è quello dell'autonomia del nuovo essere nel processo di autoduplicazione del materiale genetico. Strettamente correlate alla proprietà della continuità sono anche le caratteristiche di gradualità (il passaggio necessitato nel tempo da uno stadio meno differenziato a quello più differenziato) e di coordinazione dello sviluppo (esistenza di meccanismi che regolano in un insieme unitario il processo di sviluppo). Queste proprietà – all'inizio quasi trascurate nel dibattito bioetico – vengono sempre più considerate importanti in epoca recente, a motivo delle progressive acquisizioni che la ricerca offre sulla dinamica dello sviluppo embrionale anche allo stadio di morula che precede la formazione della blastocisti. L'insieme di queste tendenze costituisce la base per interpretare lo zigote già come un organismo primordiale (organismo monocellulare) che esprime coerentemente le sue potenzialità di sviluppo attraverso una continua integrazione dapprima fra i vari componenti interni e poi fra le cellule cui dà progressivamente luogo. L'integrazione è sia morfologica che biochimica. Le ricerche in corso già da qualche anno non fanno che apportare ulteriori prove di queste realtà. Tali acquisizioni della moderna embriologia necessitano di essere sottoposte al vaglio dell'interpretazione filosofico-­‐antropologica per poter cogliere la preziosità valoriale che ogni essere umano, pur allo stadio embrionale, porta con sé ed esprime. Si tratta, dunque, di affrontare la questione basilare dello status morale dell'embrione. È noto come, tra le varie proposte ermeneutiche presenti nel dibattito bioetico attuale, siano stati indicati diversi momenti dello sviluppo embrionale umano a cui legare l'attribuzione di un suo status morale, accampando spesso ragioni fondate su criteri estrinseci (partendo cioè da fattori esterni all'embrione stesso). Ma tale modo di procedere non risulta essere idoneo ad identificare realmente lo status morale dell'embrione, dal momento che ogni possibile giudizio finisce per basarsi su elementi del tutto convenzionali ed arbitrari. Per poter formulare un giudizio più oggettivo sulla realtà dell'embrione umano e dedurne, quindi, delle indicazioni etiche, bisogna piuttosto prendere in considerazione dei criteri intrinseci all'embrione stesso, a cominciare proprio dai dati che la conoscenza scientifica mette a nostra disposizione. A partire da essi, si può asserire che l'embrione umano nella fase del preimpianto è: a) un essere della specie umana; b) un essere individuale; c) un essere che possiede in sé la finalità di svilupparsi in quanto persona umana ed insieme la capacità intrinseca di operare tale sviluppo. Da tutto ciò si può concludere che l'embrione umano nella fase del preimpianto sia già realmente una persona? È ovvio che, trattandosi di un'interpretazione filosofica, la risposta a tale interrogativo non sia di fede definita e rimanga aperta, in ogni caso, ad ulteriori considerazioni. Tuttavia, proprio a partire dai dati biologici disponibili, riteniamo non esservi alcuna ragione significativa che porti a negare l'essere persona dell'embrione, già in questa fase. Naturalmente, ciò presuppone un'interpretazione del concetto di persona di tipo sostanziale, riferita cioè alla stessa natura umana in quanto tale, ricca di potenzialità che si esprimeranno lungo tutto lo sviluppo embrionale e anche dopo la nascita. A supporto di tale posizione, va osservato come la teoria dell'animazione immediata, applicata ad ogni essere umano che viene all'esistenza, si mostri pienamente coerente con la sua realtà biologica (oltre che in sostanziale continuità col pensiero della Tradizione). “Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci 9 fino in fondo” recita il Salmo (Sal 139, 13-­‐14), riferendosi all'intervento diretto di Dio nella creazione dell'anima di ogni nuovo essere umano. Dal punto di vista morale, poi, al di là di ogni considerazione sulla personalità dell'embrione umano, il semplice fatto di essere in presenza di un essere umano (e sarebbe sufficiente persino il dubbio di trovarsi alla sua presenza) esige nei suoi confronti il pieno rispetto della sua integrità e dignità: ogni comportamento che in qualche modo possa costituire una minaccia o un'offesa per i suoi diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto alla vita, è da considerarsi come gravemente immorale. In conclusione, desideriamo fare nostre le parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato nel suo indirizzo al nostro Congresso: “L'amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l'uomo maturo o l'anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi vede l'impronta della propria immagine e somiglianza (Gn 1, 26). Non fa differenza perché in tutti ravvisa riflesso il volto del suo Figlio Unigenito, in cui ci ha scelti prima della creazione del mondo, predestinandoci a essere suoi figli adottivi...secondo il beneplacito della sua volontà' (Ef 1, 4-­‐6)”. (Da L'Osservatore Romano, 23 marzo 2006, p. 6 ) 10 JAVIER LOZANO BARRAGÁN LA CULTURA DELLA MORTE CONTRO LA CULTURA DELLA VITA NELL'INSEGNAMENTO DELLA “EVANGELIUM VITAE” INTRODUZIONE Il Congresso Internazionale organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita è dedicato all'embrione umano nella fase del preimpianto. Verrano analizzati gli aspetti scientifici e le considerazioni bioetiche. In questa introduzione, che mi è stato chiesto di fare da un punto di vista teologico, mi è sembrato che mi si presentasse una scelta: o il tentativo di elaborare una riflessione teologica sull'origine della vita, oppure cercare di presentare un quadro culturale, filosofico e teologico che introduca il tema scientifico e bioetico. Dato che ho già avuto modo di trattare il primo tema in questa stessa sede, ho scelto, in questa occasione, la seconda possibilità. È un tema, questo, molto sviluppato dal venerato Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Evangelium Vitae. Pertanto mi è parso opportuno di analizzare alcune idee a partire da questa Enciclica in merito ad alcuni aspetti filosofici e teologici trattati in quella sede da Giovanni Paolo II e che ci condurranno al centro del pensiero di Benedetto XVI nella sua prima Enciclica Deus Caritas Est. SITUAZIONE ATTUALE Credo che non sia difficile rendersi conto che viviamo in un mondo caratterizzato da una mentalità malthusiana. C'è il timore, soprattutto nel Primo Mondo, che i beni di consumo non bastino per tutti. Da qui l'idea di sopprimere i nuovi commensali al banchetto della vita, in particolare se provengono dal Terzo Mondo ponendo ancor più a rischio, in questo modo, i vantaggi che credono di avere nel proprio ambito di privilegi. Così si sono moltiplicate dovunque le campagne di controllo della natalità, sia attraverso l'uso degli anticoncezionali, sia anche attraverso la sterilizzazione, la legittimazione dell'aborto attraverso le leggi dello stato, gli omicidi malavitosi, la corruzione. Questo anche a livello statale come nel caso dell'omicidio delle bambine in Cina dove, avendo lo stato imposto alla coppià la possibilità di avere un unico figlio, se nasce una figlia femmina si sopprime in modo da avere un'altra opportunità di avere un figlio maschio; e lo stesso dicasi per le guerre, che non mancano mai, oppure per l'eutanasia, sempre più diffusa. Altri modi di sopprimere la vita sono l'utilizzo degli embrioni a fini scientifici, quando questi vengono considerati come mero materiale di sperimentazione, e in generale tutti i tipi di manipolazione possibili grazie all'ingegneria genetica in cui si procede senza alcun rispetto per la vita in quanto tale. LA CULTURA DELLA MORTE Davanti a questi avvenimenti, riflettendo sulla loro ragione d'essere troviamo una giustificazione nella cultura della morte che, a sua volta, affonda le radici nel secolarismo. Giovanni Paolo II, nella suddetta Enciclica, ci indica le sue radici nell'ira, nell'avidità, nell'irresponsabilità, nella menzogna, nel materialismo. Nella recente Enciclica, Fides et Ratio, ci parla della messa al bando della metafisica, del relativismo e della fuga dalla verità. Cercherò ora di orientare in questa direzione la mia riflessione. Cartesianesimo e Secolarismo Il secolarismo, come forma di cultura occidentale che si si è diffusa poi in tutto il mondo, credo che, in parte, abbia origine nel pensiero del filosofo francese René Descartes: egli, per risolvere la 11 questione del dubbio e arrivare alla certezza irrefutabile, pensò che si potesse accettare solo ciò che si reggesse su una certezza chiara e distinta. Pertanto affermò l'esistenza di tre sole realtà delle quali si potesse affermare tale certezza e cioè Dio, l'uomo e il mondo. Dio, descritto come tale, l'uomo come res cogitans e il mondo come res extensa. Ma affinché queste realtà fossero accessibili come idee chiare e distinte, era necessario che la loro esistenza non presupponesse nessun'altra realtà e chiamò questa indipendenzasostanza. Definì quindi la sostanza come ciò che esiste e che non necessita di niente e nessuno per esistere. Da questo punto di vista, ciò che conferisce chiarezza e distinzione al pensiero, e quindi la certezza, è l'autonomia. Qualcosa che esiste di per sé. I problemi che si presentarono furono diversi, innanzitutto come mettere in relazione queste tre entità; poi, non avendo bisogno nessuna delle altre per esistere, si giunse facilmente all'eliminazione di Dio e quindi si pensò che la cosa più chiara fosse la materia; da un lato colui che pensa si identifica con la materia, dall'altro afferma l'esistenza solo di ciò che egli pensa. Prima di Cartesio la realtà si concepiva come ciò che esiste, ora invece si concepisce come ciò che è pensato e che pertanto esiste nella misura in cui è pensato. Da qui si svilupperanno due tendenze filosofico-­‐culturali: il materialismo e l'idealismo che avranno varie ripercussioni e influenze reciproche. Secolarismo ed Evoluzionismo Si afferma innanzitutto il secolarismo e in seguito si prescinde da Dio. Ora l'uomo si considera come chiuso in se stesso, nelle sue proprie creazioni che appaiono come prolungamenti del proprio essere. La sua comprensione si riduce, come dicevamo, ora al pensiero, ora alla materia, dando spazio a diverse concezioni sul significato dell'uomo nelle sue creazioni culturali. Ridotto alla res extensa da una corrente di pensiero, il positivismo prima e il neopositivismo poi, l'uomo si è interrogato sulle sue origini trovando una risposta nell'evoluzionismo il cui elemento fondamentale è la lotta per la sopravvivenza, the struggle for life. L'uomo è considerato come risultato della lotta per la sopravvivenza di una specie superiore contro quelle inferiori. È importante notare che in questa concezione la vita appare come conseguenza della lotta, una lotta fino alla morte, che pertanto significa volontà di distruzione dell'altro o, che è lo stesso, odio. Per tornare all'uomo, la vita si considera vissuta in questo quadro di riferimento, la vita come conquista, come risultato dell'odio che ha portato alla soppressione dell'altro. Nell'ambito di questa battaglia campale che è la vita, tutto è permesso, dato che l'obiettivo è vivere e sopravvivere. Questotutto indica, come dice il Papa nell'Evangelium Vitae, l'ira, l'avidità, l'irresponsabilità, la menzogna, il materialismo totale. La vita tocca l'uomo e si perpetua in lui come frutto dell'odio e della distruzione. Questa è la vita, vivono dunque i più forti, i più deboli vengono soppressi sia come individui che come gruppi. Così si afferma la cultura della morte. Secolarismo, Individualismo e Idoli In questa cultura di conquista si giunge ad una situazione di forte individualismo, l'uomo si chiude in se stesso e in ciò che gli conviene per continuare a vivere; questo individualismo di chiusura, frutto della conquista, lo proietta nei suoi desideri che chiamiamo idoli e che sono la sua convenienza che appare sotto forma degli idoli dell'avere, del potere e del piacere: vive per possedere, più si ha e meglio è, ha bisogno del potere, di strappare agli altri, di soggiogarli. Si sente e lotta per essere il padrone dispotico di tutto ciò che esiste. In questo prova la sua massima soddisfazione, soprattutto nell'ambito di ciò che può sperimentare nella sfera dei sensi. Così il mondo esterno esiste per essere dominato, tutto assume valore per se stesso, all'interno della propria “estensione” o materialità; così la natura non viene considerata come qualcosa di 12 sacro, che deve essere rispettata e condotta al suo compimento, ma è l'uomo a diventare il fine della natura, manipolandola senza limiti e depredandola a suo piacimento e convenienza. La materia appare all'uomo come manipolabile, senza eccezioni, considerando allo stesso modo gli altri uomini e le altre forme di vita. Per questa ragione anche l'origine della vita rappresenta un elemento totalmente manipolabile in base al capriccio del manipolatore. Nel campo dell'ingegneria genetica non esistono limiti se non nella convenienza e la volontà di chi vi opera. La tecnica, allora, sembra rispondere ad un'unica legge: ciò che è possibile. La finalità dell'uomo come tale resta esclusa, a meno che non sia intesa come finalità di questo uomo concreto, del tecnologo, dello scienziato, del politico, che manipolerà la natura a suo proprio piacimento, unico limite e unica legge. Anche quando si tratta della sfera sessuale, è questa l'unica legge: tutto si interpreta dal punto di vista del piacere cercando di evitare tutto ciò che possa causare dolore. Quando nell'attività sessuale si incappa nella vita a due, poiché non importa condividere la vita a due, se ciò non va d'accordo con le esigenze di questo individuo, si condividerà semplicemente la vita nella misura in cui questa sia in qualche modo conveniente per questo individuo. Così nasce la mentalità malthusiana e si giunge ai vari modi per limitare, o meglio, per sopprimere la natalità quando questa non sia completamente asservita al capriccio egoista di quest'uomo. Chi è quest'uomo? Sarà colui che ha conquistato il mondo con la tecnica, la politica e l'economia e in forza di questa conquista detta le leggi a cui dovranno sottostare coloro che non hanno fatto questa conquista, che restano nella scala degli esseri inferiori e, in ogni caso, dei vinti. Questo uomo, come abbiamo detto, vive sì in comunità, ma in comunità fatte di individualità egoiste che mirano solo al proprio interesse, incuranti del benessere di quanti non abbiano raggiunto i vertici, dei vinti. Questa è la cultura della morte. LA CULTURA DELLA VITA Fede in Dio Creatore e Redentore In una posizione completamente opposta a questa, si trova la cultura della vita. La cultura della vita, frutto della fede in Dio, sorgente di tutta la vita, il Creatore, il Verbo Incarnato, Cristo morto e resuscitato. È la fede come piena apertura a Dio che ci rivela il mistero della sua esistenza e al quale ci rivolgiamo riverenti, davanti al mistero della sua Trascendenza fatta intimità per l'uomo nell'incarnazione del Verbo. È una posizione, questa, diametralmente opposta a quella precedente, così come sono opposte la vita e la morte. La vita ha un paradigma che è Dio, nostro Signore, con cui possiamo entrare in contatto attraverso l'Incarnazione del Verbo, la sua morte e la resurrezione redentrice. Questo è il vero paradigma della vita. In questo modo la vita dell'uomo si apre ad una relazione fondamentale: è creatura, è creato da Dio. La vita non l'acquisisce conquistandola come un diritto al piacere, ma ricevendola gratuitamente come un dono ineffabile che significa la creazione, ma che dal Verbo incarnato, acquisisce nuovi e interminabili orizzonti proiettati verso la vita eterna. Dio si è fatto uomo affinché l'uomo si facesse Dio, dicono i Santi Padri. La vita specificamente umana ha una strada da percorrere che non terminerà mai. È una qualità in continua crescita verso il suo orizzonte che è la vita eterna, Dio. Ed è la vita eterna che si è fatta storia in Cristo, Verbo Incarnato. Così la vita nasce dall'amore di Dio ed è amore in sé. Qui entriamo nel nucleo dell'Enciclica Deus Caritas Est di Benedetto XVI. Seguendo il pensiero del Papa, la vita è, di conseguenza, una mera relazione di gratitudine tra l'uomo e Dio ed ha, quindi, una finalità: rispecchiare questa relazione di gratuità nel servizio agli altri, non come conquista, ma come condivisione, specialmente con coloro che non hanno nulla, quindi la vita viene dalla creazione, dal nulla. 13 La partecipazione alla Vita della Santissima Trinità La pienezza della vita ha una finalità eterna, è un ricevere che va oltre la stessa creaturalità dell'uomo e lo eleva allo stato di figlio di Dio. La sua dimensione contingente sarà vinta dall'eternità, dalla vita eterna. È una partecipazione di Dio Uno e Trino, la cui vita consiste in una infinita donazione dal Padre al Figlio e dal Figlio al Padre, donazione che nell'amore pieno è lo Spirito Santo. Quindi, la vita umana dovrà essere una donazione senza limiti per gli altri, lontano dall'essere chiusa e individualista, sarà un'apertura e un vivere sempre per gli altri. L'uomo è sempre un essere in relazione, così come Dio è l'Essere in relazione; dalla relazione con Dio, deriva la relazione tra gli uomini e tra l'uomo e le altre creature. In questo senso possiamo comprendere la definizione che Boezio dà dell'eternità quando la definisce come interminabilis vitae tota simul atque perfecta possessio. Dominio della Creazione Dominerà su tutti gli altri esseri della creazione, ma sempre rispettando la finalità per la quale sono stati creati. Dunque, l'orizzonte della scienza e della tecnica non è solo ciò che è possibile, ma anche la finalità delle cose. È vero che la natura deve essere manipolata, ma rispettando le sue leggi precipue che provengono da Dio e che contribuiscono al bene dell'uomo stesso. Nel più profondo di ogni essere creato, riluce una finalità voluta da Dio la cui consistenza è stata rivelata all'uomo affinche egli la realizzi. In questo modo tutti gli esseri creati vanno a confluire nell'uomo, unico essere della creazione che è stato voluto per se stesso e che può usare come mezzo tutte le altre creature. L’ORIGINE DELLA VITA UMANA Se prendiamo ora in considerazione l'origine della vita umana e ci riferiamo all'atto sessuale, questo dovrà essere ritenuto un autentico atto di donazione d'amore, di agape, secondo Benedetto XVI, come il simbolo vitale profondo della relazione di amore dalla quale sgorga la vita a immagine della donazione d'amore che è la vita stessa in Dio. Essendo un amore di donazione totale, l'atto sessuale appare come espressione totalizzante dell'amore che si dà solo in questa totalità di relazione personale che assume il nome di matrimonio e famiglia. L'ingegneria genetica applicata alla generazione umana dovrà avere uno scopo: quello di facilitare e perfezionare questa donazione personale totale e non di impedirla o distruggerla. Tutto l'ambito dell'ingegneria genetica, quando ha a che fare con la vita umana, non ha come oggetto qualcosa di manipolabile liberamente, ma qualcosa a cui si deve rispetto secondo la piena qualità di vita, ossia la vita umana e divina di ciascuna persona. La vita umana implica dunque un'etica, un ethos, una tendenza ad aprirsi alla propria finalità; questa finalità la riceve dal suo modello, cioè la vita divina del Verbo Incarnato e che si realizza nella storia con la morte e la resurrezione di Cristo. Di conseguenza la vita umana è una vita di donazione totale fino alla morte. Questa è la sua etica; invece di chiudersi in un individualismo totale, si apre pienamente e si dà agli altri fino alla morte, come via verso la divinizzazione, che è la resurrezione. Quindi la donazione non esclude la sofferenza e il dolore, ma li include nella croce di Cristo. La vita è una vita piena, è verità, non esente, tuttavia, da difficoltà, dal dolore e dalla morte, ma una morte transitoria che, nella remissione amorosa dello Spirito di amore nelle mani del Padre del Cielo, germina in una vita eterna, che è la vera vita e che sta per realizzarsi. In questo modo la vita entra nella sfera della divinità e più che in qualcosa da dominare e manipolare, è racchiusa nel mistero cristiano che si adora e si contempla. 14 LA QUALITÀ DELLA VITA Questa è l'autentica qualità della vita. La qualità della vita giustifica il rispetto dovuto alla vita stessa in ogni ambito, ed è evidente che la qualità della vita umana non si misura solo in base a coefficienti economici, e neanche meramemente sociali o ecologici, ma la sua qualità è determinata essenzialmente dall'eternità pasquale che caratterizza e specifica la vita umana. La contemplazione di questa qualità della vita è l'attitudine propria per accedervi e fondare realmente la cultura della vita. Il fondamento è la relazione di questa vita con la vita del Verbo Incarnato, relazione non meramente esterna, ma che si proietta nell'essenza stessa della vita umana per il fatto che l'uomo è elevato alla dignità dell'essere figlio di Dio attraverso il Figlio di Dio. C'è qualcosa di intrinseco nella stessa vita umana, non un semplice riferimento, ma qualcosa di profondo che in se stesso qualifica la vita e ci permette di accedere al mistero della vita nella piena adorazione di Dio. Pertanto risulta evidente che la vita non è il frutto di una conquista, ma la grata accoglienza di un dono che, come tale, è assolutamente gratuito e ci viene fatto come inizio di una nuova logica: la logica della gratuità. L’Evoluzione Affermando che la vita non è una conquista, non contraddiciamo esattamente la possibilità evoluzionistica dell'origine della vita, semplicemente, con l'insegnamento della Chiesa, riteniamo che, nel caso dell'evoluzione della vita in una scala ascendente, arrivando all'uomo non ci si imbatta in un mero sviluppo di ciò che va realizzandosi nelle sfere inferiori, in cui non si nega la selezione delle specie e la sopravvivenza degli individui attraverso la lotta e il prevalere del più forte, ma che l'uomo non sia semplicemente il risultato della lotta, il primate più forte; riteniamo che quando si arriva a questa tappa culminante della vita, si scorga in essa un'azione speciale di Dio che si ripete continuamente in ogni uomo e si identifica nella creazione dell'anima, del proprio principio vitale che è divino per la partecipazione della vita del Verbo Incarnato nella sua morte e resurrezione. Trionfo della cultura della vita Come abbiamo detto all'inizio, il mondo attuale è caratterizzato da una cultura della morte, ma la cultura della vita uscirà sempre vincitrice. Nella Enciclica Evangelium Vitae, Papa Giovanni Paolo II usa tre esempi per indicarci questa certezza della speranza, esempi che ritengo opportuno riportare qui: l'esempio del Faraone che fa uccidere tutti i neonati ebrei, l'esempio di Erode che uccide tutti i piccoli di Betlemme e l'esempio della misteriosa donna dell'Apocalisse che sta per dare alla luce suo figlio mentre c'è vicino il drago pronto a divorarlo, ma alla donna vengono date ali per volare verso il deserto dove partorisce suo figlio al sicuro. Nel mondo attuale vediamo come da ogni parte si trovino minacce alla vita umana al suo inizio, tuttavia, come il Faraone, Erode e il drago fallirono nella loro missione di morte, così anche queste insidie non avranno successo, la vita andrà avanti e continueremo ad apprezzarla come il gran regalo che ci dà Dio e che ci innalza alla dignità della filiazione divina. La verità della vita consiste nella donazione, nel vero amore che si costruisce in questa relazione con l'esercizio della libertà. La libertà che edifica la vita e la personalità. Vita, amore e libertà si relazionano in modo così profondo che l'uno non può esistere senza gli altri e insieme costruiscono la vera cultura della vita. 15 CONCLUSIONE La distruzione dell'embrione obbedisce ad una mentalità malthusiana mista ad un positivismo meccanicista e ad un idealismo in cui il pensiero soggettivo è norma dell'azione. Così nasce la cultura della morte, in piena chiusura verso il trascendente. L'unica norma etica dell'azione è il contratto come espressione della volontà del più forte. Nella cultura della morte, la scienza e la tecnica sono strumenti dell'uomo inteso come padrone dispotico della natura, compresa la vita umana. Il suo limite è solo nella possibilità. La cultura della vita, partendo dalle verità della creazione e della redenzione, si oppone alla cultura della morte. L'autentica cultura della vita è la partecipazione alla vita divina. Lo sfondo della cultura della vita è la gratuità. La vita consiste nella donazione d'amore reciproca. Nella cultura della vita, l'uomo appare come signore della creazione per soddisfare le proprie necessità. È questo il limite della scienza e della tecnica: soddisfare i bisogni autentici dell'uomo. Pertanto l'orizzonte della tecnica non è la mera possibilità, ma la finalità. Attraverso la virtù della speranza, il cristiano si apre all'ottimismo e alla consapevolezza che la cultura della morte non prevarrà su quella della vita. La Santissima Vergine è il nostro modello per la cultura della vita. Cristo è venuto perché avessimo la vita e l'avessimo in abbondanza. Cristo arriva a noi attraverso Maria. Maria è fonte di vita, da Lei, per opera dello Spirito Santo, nasce Cristo, Dio e vero uomo, l'unico che ci dà la vita vera. Nella lotta contro la cultura della morte, è Maria, la donna dell'Apocalisse, che difenderà la vita e che farà sì che nel mondo si imponga definitivamente la cultura della vita. Possa Lei da qui, dalla Pontificia Accademia per la Vita, intercedere per la vita del mondo, affinché in questo nostro mondo, così afflitto dalle conseguenze della cultura della morte, abbia vita e l'abbia in abbondanza. 16 M.ZERNICKA-­‐GOETZ LO SVILUPPO ORIENTATO MA FLESSIBILE DELLE CELLULE EMBRIONALI DI TOPO Lo sviluppo dell'embrione precoce di mammifero è regolativo, il che significa che è flessibile e sensibile all'intervento sperimentale. Tale flessibilità si potrebbe spiegare se l'embriogenesi fosse originariamente non orientata producendo cellule identiche. In alternativa, lo sviluppo regolativo potrebbe significare che l'embrione abbia un certo orientamento sin dall'inizio, e che ci sia una restrizione del destino cellulare che aumenti costantemente nel tempo. L'interesse per l'embrione precoce di mammifero ha avuto una rinascita in seguito alla scoperta di un certo orientamento nello sviluppo del patterning embrionario di topo prima dell'impianto. Questo patterning non riduce la flessibilità dello sviluppo delle singole cellule dell'embrione di topo o dell'embrione come un tutto. Pertanto, il patterning e la capacità regolativa dell'embrione coesistono pacificamente. In molti organismi, la polarità dell'embrione è determinata sin dai primissimi momenti dello sviluppo poiché essi ereditano fattori citoplasmatici spazialmente localizzati che agiscono come determinanti per garantire il destino specifico della cellula.1 Tuttavia, lo sviluppo dell'embrione del mammifero è regolativo e non determinativo. Ciò solleva l'importante questione di come si sviluppi il destino cellulare in assenza di fattori determinativi. Il destino della prima cellula è deciso completamente dal caso? O esistono schemi non rigidi che possono influenzarne lo sviluppo e tuttavia permettere la flessibilità? Nel mio intervento propongo i risultati di un riesame dei nostri studi che mostrano come la polarità e il destino della cellula emergano progressivamente nel processo di sviluppo dell'embrione di topo. I Primi Segni di Differenza L'embrione di topo al terzo giorno di sviluppo, allo stadio di blastocisti, è già chiaramente polarizzato. Per generare la polarità, due diversi gruppi di cellule devono essere stati organizzati: le cellule interne, che manteranno la pluripotenza e daranno luogo alla massa cellulare interna (ICM) che fornirà le cellule progenitrici per la costituzione del corpo dell'embrione e per alcune cellule extra-­‐embrionali, e le cellule esterne che si differenzieranno nel trofectoderma che presiederà solo alla formazione di strutture extra-­‐embrionali. Quando le cellule assumono la loro posizione interna o esterna, acquisiscono proprietà diverse o perché questi ambienti alternativi inducono la loro differenziazione 2 o perché ereditano il dominio apicale o basale dalla divisione asimmetrica dei loro progenitori polarizzati.3 Oppure sono attivi entrambi i meccanismi.4 Con la formazione della cavità della blastocisti, la ICM si localizza asimmetricamente verso un polo dell'embrione: il polo embrionale. Quindi la blastocisti ha un asse embrionale-­‐abembrionale chiaramente polarizzato. Negli ultimi anni sono stati fatti progressi per risolvere due questioni importanti e correlate. Primo: come si sviluppa l'asse embrionale-­‐ abembrionale dell'embrione? Secondo: quando cominciano a differenziarsi le cellule? Con lo scopo di rispondere ad entrambe le domande, abbiamo iniziato a sviluppare strumenti che ci permettessero di seguire, senza interferire, lo sviluppo temporale e spaziale dell'embrione di topo, e di identificarne le singole cellule seguendo il loro sviluppo in circostanze normali e in circostanze condizionate. 17 La Forma della Cellula Influenza la Prima Divisione di Segmentazione L'ovulo fecondato di topo appare uniforme, tuttavia un prodotto della precedente divisione meiotica, il secondo globulo polare (Polar Body, PB), è una struttura asimmetrica che definisce convenzionalmente la posizione del polo animale.5Un'altra struttura asimmetrica è il cono di fecondazione, che indica il punto di entrata dello spermatozoo (Sperm Entry Position, SEP). Inoltre, al momento della fecondazione, la cellula uovo cambia forma e si appiattisce cosicché il punto di entrata dello spermatozoo segnerà l'asse corto dell'ovocita fecondato.6 Abbiamo osservato che l'orientamento della prima divisione cellulare non si verifica casualmente rispetto a questi fattori, ma viene da questi “influenzato”.7 Nella maggior parte degli ovuli fecondati la prima divisione è significativamente più frequente lungo l'asse animale-­‐vegetativo piuttosto che perpendicolare ad esso. La correlazione tra la prima segmentazione e il SEP potrebbe essere dovuta all'influenza dello spermatozoo sulla forma dell'uovo, poiché il SEP è in relazione all'asse corto dell'uovo attraverso il quale tende a verificarsi la divisione. Abbiamo osservato altresì che la forma della cellula ha una maggiore influenza sulla segmentazione poichè, quando cambiamo sperimentalmente la forma delle cellule uovo, ciò porta alla divisione attraverso i loro nuovi assi corti. Questo effetto dominante della forma dell'ovulo potrebbe spiegare alcune variazioni tra gli ovuli fecondati nell'orientamento della segmentazione poiché la forma dell'ovulo potrebbe essere influenzata dalle condizioni sperimentali.8 Pattern di Divisione e Destino della Cellula Per capire se esiste un pattern per lo sviluppo dell'embrione precoce di topo bisogna impiegare metodi non invasivi per individuarlo. Questo perché lo sviluppo è regolativo e quindi, se disturbato, le cellule embrionali prenderanno percorsi diversi. Quindi, solo lo sviluppo di sistemi di marcatura non invasiva e di tecniche di immagine tridimensionali ha permesso di riconoscere l'origine e il destino delle singole cellule embrionali. Questa marcatura non invasiva indica che, indipendentemente dall'orientamento della prima divisione cellulare, il suo piano di divisione spesso permette di prevedere l'orientamento dell'asse embrionale-­‐abembrionale della blastocisti. Innanzitutto, si è osservato che la posizione del PB non marca solo il piano lungo cui si effettua la prima divisione cellulare, ma più tardi anche il confine tra parti embrionali ed abembrionali della blastocisti.9 Ciò ha portato a ipotizzare che l'asse animale-­‐vegetativo dell'ovulo sia conservato durante lo sviluppo pre-­‐impianto e sia correlato con la polarità della blastocisti. È stato quindi osservato che il PB ed una perlina collocata al punto di entrata dello spermatozoo, tendono entrambi a segnare il piano di divisione tra i due blastomeri e, a livello di blastocisti, il confine embrionale-­‐abembrionale.10 Queste osservazioni hanno rivelato delle correlazioni che non si verificherebbero se la blastocisti si sviluppasse solo casualmente. In accordo con questi risultati, è stato evidenziato che i blastomeri allo stadio di 2 cellule mostrano differenze condizionate nel loro destino.11 Entrambi i blastomeri contribuiscono alla formazione della ICM e del trofectoderma (TE), ma uno contribuisce maggiormente alla parte embrionale (contenente il TE polare) e l'altro alla parte abembrionale (contenente il TE murale) della blastocisti. Questi risultati sono attualmente in accordo con diversi studi precedenti che hanno dimostrato che uno dei due blastomeri (il primo a dividersi) contribuisce ad un maggior numero di cellule della ICM, la maggior parte delle quali si troverà nella parte embrionale.12 È difficile quantificare la relazione tra l'orientamento del piano che separa i due blastomeri e quello del confine embrionale-­‐abembrionale della blastocisti e ciò ha portato ad una certa varietà 18 di conclusioni e a qualche controversia.13Quindi, per permettere una misurazione quantitativa della posizione delle cellule discendenti, la più recente tecnica di marcatura della discendenza cellulare ha usato una linea di riferimento che ha consentito l'identificazione delle cellule in strati differenti della blastocisti sezionata otticamente.14 Ciò ha rivelato la proporzione di parti embrionali e abembrionali occupate dalla progenie dei singoli blastomeri dell'embrione allo stadio di 2-­‐ e 4-­‐cellule, che ha confermato l'influenza dei primi 2 blastomeri nel contribuire alla formazione di più cellule sia nella parte embrionale, sia in quella abembrionale. Inoltre, ciò ha dimostrato che tale influenza dipende dallo schema della seconda divisione di segmentazione. La Seconda Divisione Cellulare e il Destino della Cellula Le seconde divisioni di segmentazione sono asincrone e il loro orientamento è variabile: si possono verificare pressappoco lungo l'asse animale-­‐vegetativo, meridionalmente (M), com la prima divisione cellulare, oppure equatorialmente/obliquamente (E).15 Si può verificare qualsiasi combinazione della sequenza temporale di queste divisioni, anche se sono più comuni divisioni sequenziali M ed E.16 Quando la prima divisione che si verifica è M, e la successiva è E, la prima delle due cellule a dividersi contribuirà maggiormente alla parte embrionale, mentre la seconda alla parte abembrionale. Se invece si verifica prima la divisione E e poi M, la prima cellula a dividersi costituisce sia la parte embrionale sia quella abembrionale. Al contrario, quando le seconde divisioni di segmentazione sono di orientamento simile, la distribuzione della progenie dei blastomeri appare casuale. Pertanto, il fatto che le prime due cellule si dividano meridionalmente piuttosto che equatorialmente sembra influenzare il loro destino. È importante questo per il loro potenziale di sviluppo? Un modo per rispondere alla domanda sarebbe quello di separare le cellule e seguire il loro sviluppo. Per questa via è stato dimostrato che i blastomeri dell'embrione di topo allo stadio di 2 cellule sono totipotenti: se ne viene distrutto uno, l'altro è in grado di portare a termine lo sviluppo.17Nonostante gli sforzi, ciò non si è mai ottenuto con embrioni derivati da singoli blastomeri di embrione di topo allo stadio di 4 cellule. Ma questo può essere dovuto alle piccole dimensioni degli embrioni ottenuti piuttosto che ad una differenza di potenzialità tra i blastomeri dell'embrione a 4 cellule. Quindi, i blastomeri allo stadio di 4 cellule sono identici tra di loro? Per rispondere, è fondamentale combinare ciascuno dei 4 blastomeri, presi singolarmente, con cellule equivalenti per generare chimere di ciascun tipo di cellula. Il gruppo di embrioni più comune in cui la seconda divisione più precoce è M e la successiva è E, è un gruppo interessante per questo tipo di studi poiché i loro 4 blastomeri hanno origine e destino prevedibili all'interno della blastocisti permettendo di identificare tipologie simili di cellule da un embrione all'altro. La combinazione di cellule simili per creare chimere di singoli tipi di cellule ha dimostrato che i blastomeri possono essere diversi fra loro già allo stadio di 4 cellule. Le chimere di blastomeri derivanti da una prima divisione M (porzioneanimale-­‐vegetativa) si sono sviluppate normalmente fino alla fine. Tuttavia, al contrario, lo sviluppo di chimere di blastomeri derivanti dalle divisioni E (parte solo animale o solo vegetativa) è stato compromesso. Inoltre, mentre le chimere derivanti da blastomeri della parte animale sono riuscite a svilupparsi a termine, per quelle derivanti dalla partevegetativa non si è potuto ottenere lo stesso risultano. Pensiamo che, almeno in parte, tale difetto possa essere dovuto ad una ridotta capacità proliferativa dei blastomeri derivanti dalle successive divisioni equatoriali poiché essi hanno dato luogo a embrioni post-­‐ impianto molto più piccoli. Pertanto, la mia analisi porta a concludere che un numero crescente di blastomeri nelle chimere vegetative dovrebbe portare ad un loro migliore sviluppo. 19 I risultati sopra esposti sono stati davvero sorprendenti in quanto si pensava che i blastomeri allo stadio di 4 cellule fossero identici. Questi risultati sono di fatto in accordo con gli studi precedenti che hanno dimostrato come i blastomeri allo stadio di 4 cellule possano contribuire a diverse linee cellulari.18 Certamente Piotrowska-­‐Nitsche e colleghi hanno dimostrato che, sebbene lo sviluppo dei blastomeri vegetativi sia compromesso quando è contornato da cellule simili, quando esso è contornato, invece, da blastomeri di diversa origine può contribuire a tutte le linee cellulari.19 Quindi, il successo dello sviluppo potrebbe dipendere dall'ambiente cellulare in cui si trova la cellula. Considerazioni Conclusive Il patterning dell'embrione di topo, così come di altre specie, è un processo emergente costruito su asimmetrie successive che si susseguono man mano che l'ovulo si sviluppa dopo la fecondazione. Ma nel topo, a differenza di molti altri organismi, il destino della cellula e il patterning non sembrano essere regolati da determinanti citoplasmatici. Piuttosto, le cellule “imparano” la loro strada dai segnali che incontrano durante il loro sviluppo. Questa acquisizione graduale di informazioni è compatibile con la plasticità delle cellule embrionali di avviare diverse opzioni di sviluppo quando cambia il contesto cellulare (le cellule vicine o altri elementi dell'ambiente). 1 St Johnston D., Nusslein-­‐Volhard C., The origin of pattern and polarity in the Drosophila embryo, Cell 1992, 68: 201-­‐219; Gurdon J.B., The generation of diversity and pattern in animal development, Cell 1992, 68: 185-­‐99. 2 Tarkowski A.K., Wroblewska J., Development of blastomeres of mouse eggs isolated at the 4 and 8-­‐cell stage, J. Embryol. Exp. Morphol. 1967, 18: 155-­‐180. 3 Johnson M.H., Ziomek C.A., The foundation of two distinct cell lineages within the mouse morula, Cell 1981, 24: 71-­‐80. 4 Per una review si veda: Zernicka-­‐Goetz M., Developmental cell biology: cleavage pattern and emerging asymmetry of the mouse embryo, Na.t Rev. Mo.l Cell Biol. 2005, 6: 919-­‐928. 5 Gulyas B.A., A re-­‐examination of cleavage patterns in eutherian mammalian eggs: rotation of blastomere pairs during second cleavage in the rabbit, J. Exp. Zool. 1975, 193: 235-­‐248; Gardner R.L., The early blastocyst is bilaterally symmetrical and its axis of symmetry is aligned with the animal-­‐vegetal axis of the zygote in the mouse, Development 1997, 124: 289-­‐301. 6 Gray D., First cleavage of the mouse embryos responds to change in egg shape at fertilization, Curr. Biol. 2004, 14: 397-­‐405. 7 Zernicka-­‐Goetz M., Patterning of the embryo: the first spatial decisions in the life of a mouse, Development 2002, 129: 815-­‐829. 8 Plusa B., Hadjantonakis AK., Gray D. et Al., The first cleavage of the mouse zygote predicts the blastocyst axis, Nature 2005, 434: 391-­‐395. 9 Gardner, The early blastocystis..., pp. 289-­‐301. 10 Piotrowska K., Zernicka-­‐Goetz M., Role for sperm in spatial patterning of early mouse embryos, Nature 2002, 409: 517-­‐521. 11 Piotrowska K., Wianny F., Pedersen R.A. et Al., Blastomeres arising from the first cleavage division have distinguishable fates in normal mouse development, Development 2001, 128: 3739-­‐ 3748; Gardner R.L., Specification of embryonic axes begins before cleavage in normal mouse 20 development, Development 2001, 128: 839-­‐847; Fujimori T., Kurotaki Y., Miyazaki J.I. et Al., Analysis of cell lineage in 2-­‐ and 4-­‐cell mouse embryos, Development 2003, 21: 5113-­‐5122. 12 Hillman N., Sherman M.I., Graham C.F., The effect of spatial arrangement on cell determination during mouse development, J. Embryol. Exp. Morphol. 1972, 28: 263-­‐278; Graham C.F., Deussen Z.A., Features of cell lineage in pre-­‐implantation mouse development, J. Embryol. Exp. Morphol. 1978, 48: 53-­‐72; Surani M.A., Barton S.C., Spatial distribution of blastomeres is dependent on cell division order and interactions in mouse morulae, Dev. Biol. 1984, 102: 335-­‐343. 13 Gardner, Specification of embryonic axes..., pp. 839-­‐847; Piotrowska, Wianny, Pedersen, Blastomeres arising from the..., pp. 3739-­‐3748; Fujimori, Kurotaki, Miyazaki, Analysis of cell lineage in..., pp. 5113-­‐5122; Alarcon V.B., Marikawa Y., Deviation of the blastocyst axis from the first cleavage plane does not affect the quality of mouse postimplantation development, Biol. Reprod 2003, 69: 1208-­‐1212; Chroscicka A., Komorowski S., Maleszewski M., Both blastomeres of the mouse 2-­‐cell embryo contribute to the embryonic portion of the blastocyst, Mol. Reprod. Dev. 2004, 68: 308-­‐312; Motosugi N., Bauer T., Polanski Z. et Al., Polarity of the mouse embryo is established at blastocyst and is not prepatterned, Genes & Development 2005, 19: 1-­‐12. 14 Piotrowska-­‐Nitsche K., Zernicka-­‐Goetz M., Spatial arrangement of individual 4-­‐cell stage blastomeres and the order in which they are generated correlate with blastocyst pattern in the mouse embryo, Mechanisms of Development 2005, 122: 487-­‐500; Piotrowska-­‐Nitsche K., Perea-­‐ Gomez A., Haraguchi S. et Al., Four-­‐cell stage mouse blastomeres have different developmental properties, Development 2005, 132: 479-­‐490. 15 Gardner R.L., Experimental analysis of second cleavage in the mouse, Hum. Reprod 2002, 12: 3178-­‐3189. 16 Piotrowska-­‐Nitsche, Zernicka-­‐Goetz, Spatial arrangement of individual..., pp. 487-­‐500. 17 Tarkowski A.K., Experiments on the development of isolated blastomeres of mouse eggs, Nature 1959, 184: 1286-­‐1287. 18 Kelly S.J., Studies of the developmental potential of 4 -­‐and 8-­‐cell stage mouse blastomeres, J. Exp. Zool. 1977, 200: 365-­‐376; Hillman, Shermann, Graham, The effect of spatial arrangement..., pp. 263-­‐278; Kelly S.J., Mulnard J.G., Graham C.F., Cell division and cell allocation in early mouse development, J. Embryol. Exp. Morphol. 1978, 48: 37-­‐51. 19 Piotrowska-­‐Nitsche, Zernicka-­‐Goetz, Spatial arrangement of individual..., pp. 487-­‐500. 21 R. COLOMBO Il processo di fecondazione e le sue fasi. Dai gameti dei genitori all’embrione unicellulare Nell'introduzione al suo storico saggio del 1930, The Interpretation of Development and Heredity, Edward Stuart Russell rammentava al lettore che il "problema dello sviluppo è indiscutibilmente uno dei più difficili e affascinanti di tutta la sfera della conoscenza. Che da un minuscolo germe dotato di una struttura relativamente semplice si sviluppi gradualmente, attraverso una serie di processi meravigliosamente coordinati nello spazio e nel tempo, la complessa organizzazione dell'adulto, è cosa che non ha mai cessato di suscitare lo stupore del genere umano. Questo problema ha rappresentato una sfida incessante all'intelletto umano, e molte e disparate sono le teorie inventate per spiegarlo. Esso si annovera fra i problemi principali della biologia".[1] Lo "stupore del genere umano" per i "meravigliosi processi" che intervengono nel concepimento e nello sviluppo dell'essere umano è espresso in maniera viva e appassionata dal Salmista: "Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere".[2] Fra gli scienziati che hanno dedicato tutta la loro vita professionale a indagare come l'embrione si formi e si sviluppi diventando prima un feto e poi un adulto, vi è una comune sensazione che Lewis Wolpert esprime in modo conciso ed efficace con queste parole: "Chiunque studi lo sviluppo non può non sentirsi colmare da un senso di stupore e di letizia. Lo sviluppo dell'embrione è un processo davvero notevole, e comprenderlo nulla toglie a quel senso di stupore".[3] Una breve panoramica della biologia della riproduzione umana e delle prime fasi dello sviluppo embrionale è già presente negli Atti della III Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita,[4] e la conclusione generale che è stata tratta è tuttora coerente con le più recenti evidenze scientifiche sul processo di fecondazione: "Alla fusione dei due gameti, un nuovo reale individuo umano incomincia la propria esistenza"[5] Tuttavia, in tempi più recenti, si sono ottenuti ulteriori dettagli circa le fasi della fecondazione in vitro dei mammiferi e circa l'inizio stesso dello sviluppo dell'embrione grazie a varie osservazioni ed esperimenti di tipo citologico, genetico e molecolare. Questi nuovi dati biologici di per sé soli non suffragano né escludono la visione del processo di fecondazione come inizio della vita umana individuale, un concetto saldo della biologia della riproduzione sessuale dei mammiferi che poggia sulla considerazione complessiva di evidenze disponibili da tempo nonché di acquisizioni recenti. Nondimeno, buona parte di quanto è stato scoperto negli ultimi anni circa la struttura, la funzione e l'interazione dei gameti, nonché della formazione dell'embrione unicellulare e della sua scissione, è rilevante per una più profonda comprensione del modo in cui nasce e comincia il suo sviluppo la vita individuale. Per favorire l'integrazione delle osservazioni biologiche vecchie e nuove circa il processo complesso e coordinato che conduce alla fusione dei gameti e all'avvio dello sviluppo embrionale, esporremo le conoscenze attuali su questo processo e le sue fasi in una prospettiva storica. Lo scopo non è passare in rassegna tutta l'enorme mole di letteratura scientifica sull'argomento, bensì contribuire all'avanzamento dello studio delle questioni antropologiche ed etiche riguardanti l'inizio della vita umana individuale fornendo una breve e aggiornata panoramica di alcuni aspetti della fecondazione e dei suoi prodromi, con particolare riferimento ai mammiferi e all'uomo. 22 BREVE PANORAMICA STORICA DELLE OSSERVAZIONI E DELLE TEORIE DEL CONCEPIMENTO UMANO L'antichità e il medioevo Per tutta la lunga storia della filosofia, della biologia e della medicina occidentale, la questione di quando e come un nuovo essere umano si formi e cominci il suo sviluppo prenatale è sempre stata oggetto di studi approfonditi, e in alcuni periodi anche di aspre controversie. Ben prima della scoperta della fisiologia e della genetica della riproduzione sessuale negli animali e nell'uomo, qualsiasi attento osservatore della vita umana poteva vedere che una gravidanza ha origine da un rapporto sessuale fra un uomo e una donna in età fertile, nel quale il seme maschile passa nell'utero femminile. Durante l'antichità furono formulate varie congetture per spiegare il nesso fra la presenza di seme nei genitali interni della donna e la comparsa di un embrione. Nel suo Περì ζώων γενέσεως, Aristotele (384-­‐322 a.C.) sostenne la tesi -­‐condivisa anche da altri autori greci, in particolare dall'autore dell'ippocratico Περì φύσιος παιδίου[6]-­‐ che il sangue mestruale (καταμήνια) fosse il materiale biologico dal quale si formavano i tessuti e gli organi dell'embrione. A quella diffusa convinzione lo Stagirita aggiunse la tesi che il maschio fornisca l'elemento dinamico germinale (τò 'άρρεν ποιητιχόν) che dà forma all'elemento femminile passivo (τò θη̃ λυ παθητιχόν). Contrariamente alla concezione aristotelica del solo germe maschile,[7] il trattato ippocratico Περì γονη̃ ς sostiene la "dottrina dei due semi" (l'elemento germinale maschile e quello femminile),[8] la cui origine risale ad Alcmenone di Crotone (n. ca. 535 a.C.), a Parmenide di Elea (ca. 515 dopo il 540 a.C.), a Democrito (fine del V sec. a.C.)[9] e a Empedocle di Agrigento (ca. 492-­‐432 a.C.).[10] Il medico e naturalista greco Claudio Galeno (129/130-­‐199/200 d.C.), che esercitò a Roma sotto gli imperatori Marco Aurelio e Lucio Commodo, prese le distanze dalla dottrina aristotelica proponendo la tesi che la femmina elabori il proprio seme nelle ovaie (chiamate testicoli femminili) per filtrazione dal flusso sanguigno.[11] Tale seme sarebbe poi trasportato attraverso gli ovidotti, che -­‐osservò Galeno correttamente-­‐ conducono all'utero, dove avverrebbe la commistione con il seme maschile. La teoria dei due semi si misurò per molti secoli con la "dottrina del sangue mestruale", ma rispetto a questa riuscì a catturare meno l'attenzione dei filosofi, dei medici e dei naturalisti del Medioevo.[12]L'autorità indiscussa di Aristotele, come filosofo e come scienziato, svolse un ruolo decisivo nell'accoglienza della sua teoria della generazione. Oltre a ciò, la teoria biologica del seme maschile come elemento che plasma e organizza e del sangue femminile come materiale plasmabile e rudimentale fu favorita dalla sua coerenza prima facie con la teoria metafisica aristotelico-­‐scolastica secondo cui i due principi di ogni corpo naturale esistente sarebbero la forma sostanziale e la materia prima, fra cui la prima sarebbe il principio attuale e determinante, e la seconda rappresenterebbe il principio potenziale e determinabile (teoria ilomorfica).[13] La teoria del concepimento basata sul seme e sul sangue fu bene accolta sia dai cristiani che dai musulmani, anche in virtù della sua apparente conformità ad alcuni passi rispettivamente della Bibbia e del Corano. Infatti, nell'Antico Testamento l'embrione è chiamato "frutto dell'utero", [14] e durante la visitazione di Maria a Elisabetta quest'ultima esclama: "Benedetto il frutto del tuo grembo (καρπòς τη̃ ς χοιλίας)".[15]Persino l'esempio fornito da Aristotele per spiegare l'effetto del seme sul sangue della donna ("l'azione del maschio nel porre la secrezione femminile nell'utero è simile a quella del caglio [πυετία] sul sangue")[16] riecheggia il passo di Giobbe: "Non m'hai colato forse come latte e fatto accagliare come cacio?".[17] Questa "analogia casearia" del concepimento ebbe grande fortuna fino al Medioevo: portata ad Alessandria, l'analogia aristotelica si inserì nella letteratura araba, e attraverso questa rientrò in Occidente.[18] Fra i testi medioevali, l'immagine del coagulo si trova 23 nella IV Tavola del Codice di Wiesbaden B del Liber Scivias di Hildegard di Bingen (1098-­‐1179), che deve averla mutuata dalLiber Totius di Haly-­‐Habbas, pubblicato in quanto tale in latino nel 1523, ma in realtà molto prima, fra il 1070 e il 1085, a Monte Cassino, dal monaco e traduttore di testi greci di medicina Costantino l'Africano (ca. 1010-­‐1087), il quale l'aveva intitolato Liber de Humana Natura, spacciandolo per opera sua. Nel Corano, la creazione dell'uomo da parte di Dio è descritta così: "Poi trasformammo la goccia di sperma [nutfata: una goccia di liquido seminale] in sangue coagulato [khalaqna: coagulo sanguigno], poi il sangue coagulato in un pezzo di carne, il pezzo di carne in ossa, e le ossa Noi rivestimmo di carne, quindi portammo esso alla luce, come un'altra creazione".[19] Ancora una volta si fa riferimento al sangue della madre come alla materia a partire dalla quale viene formato il corpo umano. Ultimo, ma non per importanza: dal momento che gli studiosi antichi e medioevali non disponevano di prove dell'esistenza di uova nell'apparato riproduttivo femminile dei mammiferi, alla teoria dei due germi, come spiegazione razionale della loro riproduzione sessuale, mancava la metà del suo fondamento empirico. E' vero che Aristotele aveva descritto l'embrione dei mammiferi (κύημα) come "simile a un uovo" ('ωοειδές)[20] nello stadio in cui il concepito comincia a essere avvolto da una membrana (amnios) simile a quella che avvolge le uova degli anfibi (sacco vitellino). Tuttavia, secondo lo Stagirita, l'embrione "simile a un uovo" non trae assolutamente origine da un uovo già presente in precedenza nel corpo della donna: il contributo della madre al processo generativo è rappresentato esclusivamente dalla sua καταμήνια. Il concetto moderno di uovo euterio -­‐un'entità biologica prodotta dalla femmina e capace di svilupparsi, per effetto di un rapporto sessuale fecondante, in un nuovo individuo vivente della stessa specie-­‐ sarà introdotto da William Harvey (1578-­‐1657) nel suo Exercitationes de generatione animalium. Pur non essendo riuscito a individuare uova dissezionando un cadavere di cerbiatta nella stagione degli amori (probabilmente per la mancanza di opportuni strumenti ottici), Harvey fu il primo ad affermare che "tutti gli animali si producono in qualche maniera dalle uova...Gli uni e gli altri animali (ovipari o vivipari) traggono origine da un uovo o almeno da qualcosa che per analogia si definisce tale".[21] Seguendo Aristotele, Tommaso d'Aquino sostenne che negli animali a riproduzione sessuale la causa efficiente della generazione è il maschio, mentre la femmina è la causa materiale. Secondo quanto riportato dal filosofo nel De generatione animalium: "Negli animali perfetti, generati mediante il coito, la forza attiva (virtus activa) è il seme del maschio (in semine maris), ma la materia del feto (materia foetus]) è quella fornita dalla femmina".[22] Secondo Tommaso, nel generare la prole il maschio agisce tramite un mezzo -­‐il suo seme-­‐ che è la causa strumentale della riproduzione. Il seme è dotato di una virtus formativa che organizza la materia fornita dalla femmina nel sangue mestruale e che rimane finché il seme non è scomparso. In un breve compendio delle radici storiche delle odierne conoscenze in materia di biologia della riproduzione, non v'è motivo di addentrarsi nella vexata quaestio metafisica dell'infusione dell'anima nell'embrione umano e della sequenza delle anime -­‐ vegetativa, sensitiva e razionale-­‐ discussa negli scritti delDoctor Angelicus.[23] In considerazione delle sue implicazioni per il dibattito in atto sul significato biologico e antropologico dei primi eventi biologici della vita dell'individuo umano, tuttavia, vale la pena soffermarsi brevemente sulla causa dello sviluppo embrionale. Per l'Aquinate, "è evidente che deve esservi una causa adeguata e continua di questo processo formativo".[24] Nelle primissime fasi, la causa risiede nel seme stesso: lo "spirito animale", grazie al quale una forza formativa (virtus formativa) opera avviando la trasformazione del sangue femminile nel primordiumdell'embrione, è presente in ogni sperma. L'attività del seme rende possibile la comparsa dell'anima vegetativa, seguita da quella sensitiva. "E dopo che l'anima sensitiva, in virtù del principio attivo (virtutem principii activi) contenuto nel seme, è stata prodotta in una delle parti principali della cosa generata, l'anima sensitiva della prole comincia a operare verso la perfezione del proprio corpo mediante il 24 nutrimento e la crescita. La forza attiva (virtus activa) che era nel seme cessa di esistere quando il seme si dissolve (dissoluto semine) e il suo spirito svanisce (evanescente spiritu)".[25] Pertanto è la causalità strumentale del seme, conferitagli dalla causa principale (il maschio), ad avviare il processo generativo agendo sul sangue della femmina e preparandolo a ricevere le anime vegetativa e sensitiva. Infine, nel solo embrione umano, quando è stata raggiunta la perfecta dispositio corporis, viene immediatamente creata e infusa da Dio l'anima razionale, che prende il posto di quella sensitiva e ne assume le funzioni. Per la determinazione di quando tale perfecta dispositio sia presente nell'embrione, Tommaso segue Aristotele, secondo il quale l'anima è "l'atto primo ['εντελέχεια] di un corpo naturale dotato di organi [σώματος φυσικοû 'οργανικοû]".[26] Nella sua trattazione della fisiologia animale e umana, Aristotele sottolinea l'importanza dei sensi (un animale deve avere sensazioni),[27] in particolare del tatto (senza tatto è impossibile avere ogni altra sensazione, perché ogni corpo che possieda un'anima ha il senso del tatto, come si è detto),[28] nonché del movimento. Secondo il Filosofo, la presunta manifestazione del movimento nell'embrione maschile e femminile, rispettivamente circa 6 e 13 settimane dopo il rapporto sessuale, rappresenta il primo segnale della presenza di un'anima sensitiva.[29] Per l'Aquinate ciò adempie al requisito che il corpo sia opportunamente disposto a ricevere l'anima razionale da Dio.[30] Quest'attenzione sulla comparsa dei sensi e dei loro organi -­‐nonché del movimento-­‐ come tappe fondamentali dello sviluppo animale è condivisa da tutta l'embriologia pre-­‐moderna. Questo tratto delle indagini sulla generazione e la vita intrauterina è comprensibile a causa dell'assenza di ogni conoscenza cellulare, genetica o molecolare delle funzioni vitali, delle strutture biologiche che le supportano e dei processi evolutivi che conducono alla loro formazione. Pertanto, in una prospettiva storica corretta, leggere pagine come quelle sopra citate non sorprende. Sorprende invece vedere che talvolta la metafisica di Aristotele e di Tommaso d'Aquino viene ancor oggi applicata alla questione dello statuto antropologico dell'embrione umano, senza prima ripensarne le basi biologiche alla luce delle conoscenze scientifiche contemporanee. Infatti, a partire dalla metà del XIX secolo, la teoria cellulare, la citogenetica, la biochimica e la genetica molecolare hanno aggiunto molto valore alla ricerca nel campo della biologia riproduttiva ed evolutiva, e i risultati di queste indagini hanno qualcosa da dire sul ruolo dello sperma nell'avvio dello sviluppo embrionale, o su quali siano i requisiti intrinseci perché l'embrione umano divenga un feto, un neonato e una donna o un uomo adulto. Il seicento e il settecento Alcuni autori del Rinascimento anticiparono il ritorno alla teoria dei due germi, maschile e femminile, che avrebbe caratterizzato le indagini sulla generazione sessuale dei tempi moderni. Nel XVII secolo, poi, il realismo dello studio scientifico del concepimento e del primo sviluppo dell'essere umano fu messo a dura prova dalle fantasiose speculazioni di un nuovo trend dell'embriologia, quello delle teorie preformiste. A parte il fondamentale contributo arrecato con i suoiQuaderni d'Anatomia alla descrizione dello sviluppo del feto e alla fondazione dell'approccio quantitativo in ostetricia,[31] Leonardo da Vinci (1452-­‐1519) sostenne fermamente che "il seme della femmina fosse altrettanto potente di quello del maschio nella procreazione".[32] Sul versante opposto, il De Conceptu et Generatione Hominis di Jacob Rueff (1500-­‐1558) rappresenta la prosecuzione delle tesi aristotelico-­‐tomistiche secondo cui sarebbe il seme maschile a far coagulare il sangue della madre nell'utero[33] (Fig.1). Il grande anatomista fiammingo Andrea Vesalio (1514-­‐1564) avrebbe potuto facilmente smentire questa tesi con le sue rigorose indagini sperimentali, ma non ebbe l'occasione di dissezionare uteri gravidi, ed è notorio il suo scarso interesse per l'embriologia.[34] 25 Fig. 1. La teoria aristotelica del seme maschile e del coagulo femminile nell'utero, come illustrato nel Rueff J., De conceptu et generatione hominis et iis quae circa haec potissimum consyderantur libri sex, Tiguri: Fraschoverus, 1554. L'utero appare pieno di sangue mestruale (A-­‐B), sul quale il seme agisce progressivamente, costruendo i vasi e dando forma agli organi del corpo (C-­‐F). Approssimativamente tra quaranta e novanta giorni (conceptus maschio e femmina rispettivamente), il feto appare come formatus (G). Impossibile sottovalutare l'importanza del contributo di Harvey all'emergere del concetto di fecondazione interna nei mammiferi. Nondimeno, nel suo De Generatione Animalium 1651, (Fig.2)[35] non si fa alcuna menzione di un uovo preesistente all'introduzione del seme maschile nel corpo femminile, né si parla di un contatto diretto fra il seme e qualcosa di simile a un uovo, quale che sia la sua origine biologica. Secondo Harvey, ogni animale ed essere umano deriva da un uovo (ex ovo omnia) tramite uno sviluppo progressivo, e la causa di questo processo è lo sperma. Al pari di Aristotele, Harvey era un sostenitore dell'epigenesi, cioè della graduale crescita e differenziazione del concepito, che è presente come tale solo dopo che il rapporto sessuale ha permesso al seme maschile di entrare nel corpo femminile. L'opposta dottrina della 26 preformazione sorse più o meno mentre Harvey era ancora invita. Sebbene sia impossibile stabilire con certezza la paternità della teoria della preformazione, di solito la comparsa di questa idea è associata al nome di alcuni autori. In una lettera datata 31 ottobre 1625,[36] il medico veneziano Giuseppe degli Aromatari (1586-­‐1660) menziona un'opera sulla generazione animale che va scrivendo da anni, ma che non ha ancora avuto il tempo di terminare. In questa lettera, il riferimento alla preformazione è assai fugace: l'autore dice solo che il pulcino si forma nell'uovo prima che questo sia covato dalla chioccia, e deve la sua successiva crescita al calore materno e alle sostanze nutrienti contenute nell'uovo, assistiti dai "principi vitali" presenti nell'atmosfera. Nel 1644, Sir Kenelm Digby (1603-­‐1665) si riferisce a una dottrina della preformazione, "da alcuni sostenuta", secondo la quale "l'embrione si forma effettivamente nel seme, anche se in parti talmente piccole che è impossibile discernerle finché ciascuna parte non si accresce e si ingrandisce attraendo in sé dai corpi circostanti nuova sostanza della loro natura".[37] Marcello Malpighi (1628-­‐1694), il fisiologo italiano spesso definito uno dei padri della teoria della preformazione, occupa una posizione davvero singolare nella storia di questa dottrina. Malpighi definiva lo sviluppo come un processo graduale, ma non credeva che le parti dell'embrione si formassero gradualmente, anzi: secondo lui si formavano tutte nello stesso momento per una sorta di "precipitazione", dopo e per effetto del concepimento. Fig.2.Copertina dell'edizione originale in latino di Harvey G., Exercitationes de generatione animalium, London: Pulleyn, 1651. 27 Tuttavia, spiegava Malpighi, tali parti sono talmente piccole che diventano percettibili, anche al microscopio, solo quando raggiungono una determinata dimensione.[38] Il contributo di Anthoni Van Leeuwenhoek (1632-­‐1723) alla storia del preformismo risale al 1677, quando riferì per la prima volta, in una lettera indirizzata al segretario della Royal Society di Londra Nehemiah Grew,[39] che il seme di un maschio sano, raccolto «subito dopo l'eiaculazione», conteneva un numero altissimo di piccoli animalculi dotati di "una lunga coda", un milione dei quali "non raggiungerebbe le dimensioni di un grosso granello di sabbia" (Fig.3A). Nel corso degli anni seguenti, il naturalista olandese si dedicò allo studio della natura e delle caratteristiche di questi animalculi seminali. Nel 1683, Van Leeuwenhoek affrontò il tema dell'importanza degli spermatozoi nella riproduzione animale.[40] Egli era convinto che lo sperma impregnasse l'uovo, ma che l'embrione non provenisse dall'uovo, che serviva soltanto al nutrimento e alla crescita del concepito il quale derivava ex animalculo. Tali infatti erano i rispettivi ruoli che Van Leeuwenhoek supponeva che lo sperma e l'uovo svolgessero nella procreazione. Tuttavia, quindici anni dopo -­‐in un commento a una lettera di Dalenpatius pubblicata 28 contemporaneamente ad Amsterdam, a Londra e a Edimburgo, sullo studio dei "costituenti del seme umano" per mezzo di lenti biconvesse e della scoperta dicerti animalculi contenenti un minuscolo "corpo umano" (homunculus)-­‐ Van Leeuwenhoek riproduceva gli incredibili disegni degli homunculi (Fig.3B) e dichiarava di aver esaminato il seme umano cento volte e di non aver mai visto nulla di simile alle immagini di Dalenpatius, che giudicava completamente fantastiche e immaginarie[41]. Secondo Cole, la sua vera idea era che "la sostanza del corpo umano debba essere contenuta nell'animalculo seminale", ma che "in essa il microscopio non scorgerà mai alcuna forma umana definita".[42] Questa versione moderata del preformismo professata da van Leeuwenhoek è documentata anche dalle critiche da lui rivolte all'homunculus seminale di Hartsoeker (Fig.3D): ogni animalculo spermatico dell'ariete contiene, affermava, un agnello, ma il ben noto aspetto di quest'ultimo è presente soltanto dopo che è stato nutrito ed è cresciuto nell'utero della femmina. Van Leeuwenhoek confrontava questo sviluppo con la vita di una mosca, in cui gli stadi precedenti dell'insetto comprendono, benché non in modo visibile, quello adulto.[43] 29 Fig. 3. Le dottrine della preformazione (secoli XVII-­‐XIII). (A) Disegno dei animalcules spermatici, secondo Van Leeuwenhoek A., The observations of Mr. Antoni Leeuwenhoek on animalcules engendered in the semen, in The Collected Letters of Antoni Van Leeuwenhoek, Amsterdam: Swets and Zeitlinger, 1941: 279. (B) Homunculi nello sperma umano maschile, secondo Dalenpatius (disegni di Van Leeuwenhoek, 1699). (C) La preformazione, secondo la teoria dell'uovo: il piccolo corpo del nascituro è racchiuso nell'uovo (illustrazione di Cook 1925-­‐1926); ridisegnato da Needham J., History of Embriology, Cambridge: Cambridge University Press, 1959. (D) Spermatozoo umano con homunculus, racchiuso dentro, secondo Hartsoeker N., Essay de dioptrique, Paris: Jean Anisson, 1694. Lazzaro Spallanzani (1729-­‐1799) ebbe un grande influsso sul dibattito in corso ai suoi tempi in materia di riproduzione. Partendo da accurate osservazioni al microscopio da lui personalmente effettuate, il naturalista italiano confutò lo spermismo, considerando che gli animalculi dei 30 parassiti dello sperma non svolgevano alcun ruolo nella riproduzione. Tuttavia «è del tutto naturale credere», scriveva nel 1780, "che (quest)i diversi ordini di feti che appaiono ogni anno nelle ovaie non si formino successivamente, ma coesistano fin dall'inizio con la (rana) femmina, e che si sviluppino e solo allora divengano visibili".[44] Benché Spallanzani non fosse incline a congetture riguardo la presenza di esseri umani preformati nell'utero della madre, la sua autorità indiscussa suffragò indirettamente quelle degli ovisti, alcuni dei quali credettero di vedere nell'ovulo umano un corpo umano, piccolissimo ma completo (Fig.3C). Come le idee preformiste furono influenzate e a loro volta influenzarono la preesistente teoria della generazione, risulta evidente dalle parole del filosofo francese Nicholas Malebranche (1638-­‐1715), sacerdote dell'oratorio del Cardinale de Bérulle che coltivava un acuto interesse per i dibattiti scientifici del suo tempo: "Vediamo nel germe di un uovo fresco, che non è stato covato, un pollo perfettamente formato. Vediamo rane nelle uova di rana, e vedremo altri animali nei loro germi, quando avremo sufficiente abilità ed esperienza per scoprirli...Dobbiamo supporre che tutti i corpi, di uomini e di bestie, che nasceranno o saranno prodotti fino alla fine del mondo, potrebbero essere stati creati fin dal suo inizio, in altre parole, che le prime femmine furono create con dentro tutti i successivi individui della loro specie".[45] La dottrina della preesistenza degli uomini nel gamete maschile fu esplicitamente professata da Nicolas Hartsoeker (1656-­‐1725), il primo autore a raffigurare un embrione (homunculus) racchiuso nella testa di uno spermatozoo[46] (Fig.3D). Nel 1722, tuttavia, Hartsoeker aveva definitivamente abbandonato il preformismo sotto qualsiasi forma, e il motivo per cui cambiò idea fu lo studio della rigenerazione di parti del corpo di animali, fenomeno che giudicò incoerente con la preformazione. Infatti, nella sua risposta alle critiche mosse all'homunculus da Von Leeuwenhoek, pubblicata postuma nel 1730,[47] Hartsoeker non fece alcun serio tentativo di difendere la sua precedente convinzione. Alla metà del XVIII secolo l'ovismo era ormai tramontato e l'animalculismo, benché ancora parzialmente in voga, aveva progressivamente cambiato caratteristiche. Attente osservazioni al microscopio non erano riuscite a rivelare l'esistenza di animalcula o di homunculi nel liquido seminale. Nel frattempo, "l'epigenesi stava lentamente ma costantemente guadagnando terreno".[48] Tuttavia, la transizione teorica dal preformismo all'epigenesi fu ostacolata da alcuni scienziati che rifiutavano entrambe le scuole di pensiero. L'ottocento Secondo Farley,[49] nel XIX secolo il dibattito sulla natura del concepimento e sull'avvio del processo evolutivo è stato fortemente dominato da quattro influssi. Nei primi decenni del secolo predominò il retaggio culturale delle teorie della pre-­‐esistenza, mentre verso la metà del secolo la nascita della teoria cellulare pose la questione sotto una luce nuova. Successivamente, l'introduzione nel pensiero biologico delle spiegazioni fisiche e chimiche aprì una finestra sul "mondo invisibile" della fecondazione. Infine, l'adozione, da parte di studiosi tedeschi, dell'approccio sperimentale in materia di riproduzione e di embriologia offrì un'opportunità inedita di verificare vecchie e nuove ipotesi. Nel 1803, benché l'ipotesi epigenetica avesse compiuto progressi importanti, il naturalista scozzese John Graham Dalyell (1775-­‐1851) esprimeva ancora una fiducia incrollabile nell'esistenza del feto nell'uovo molto prima della fecondazione. Ciò, diceva, è "universalmente noto" e poggia su "osservazioni indiscutibili".[50] Ma le idee sulla generazione sessuale cambiavano rapidamente, e il new deal è esemplificato dall'opera di Lorenz Oken (1779-­‐1851),[51] scritta quando era ancora studente ma pubblicata soltanto nel 1805. Secondo Oken, non esiste preformazione; ogni generazione inizia de novo e non da uno stadio organizzato come una sorta di miniatura preformata: nullum vivum ex ovo. Oken contestò la preformazione, che avvenisse nell'uovo o nello sperma. Quando lo 31 scienziato tedesco Carl Ernst von Baer (1792-­‐1876) scrisse il suo famoso trattato di embriologia (1828),[52] l'ovismo -­‐la versione del preformismo che ha avuto vita più lunga-­‐ era praticamente morto, ed egli ne rese impossibile la resurrezione. "La mole di osservazioni attente e saldamente fondate che quella grande opera contiene ridusse a proporzioni trascurabili i metodi retorici e argomentativi dei preformazionisti, e dimostrò, come opere del genere fanno sempre, che il biologo può sperare di avanzare soltanto per mezzo dell'osservazione e della sperimentazione".[53] Lo sviluppo della teoria cellulare durante gli anni Cinquanta e Sessanta dell'Ottocento[54] dette luogo alla concezione della cellula come unità fondamentale della riproduzione in tutti gli esseri viventi. Ben presto si riconobbe che sia l'ovulo sia lo spermatozoo sono cellule uniche e si sostenne che lo sviluppo di un nuovo organismo avesse luogo attraverso la divisione e la crescita delle cellule. Tuttavia, agli albori della biologia moderna, sotto l'influsso non equilibrato della teoria cellulare su ogni aspetto della vita, si mise eccessivamente l'accento sulla moltiplicazione delle cellule nell'embriogenesi iniziale, trascurando l'individualità dell'organismo in via di evoluzione. Come osservò Russell, "si è pensato che la segmentazione fosse essenzialmente un processo di duplicazione e reduplicazione di quella che è ormai accettata come l'unità biologica fondamentale -­‐la cellula-­‐ e che la differenziazione fosse basata sulla moltiplicazione cellulare".[55] Se è stata ribadita la "ovvia verità che, nonostante la moltiplicazione delle cellule, l'organismo è e rimane un'unità unica dai primi agli ultimi stadi del suo sviluppo",[56] ciò si deve all'opera dell'anatomista bavarese August Rauber (1841-­‐ 1917).[57] Secondo Rauber, l'organismo vivente non è costruito come un edificio, aggiungendo pietra su pietra in modo ordinato. Al contrario, la sua unità e il suo piano primario esistono dall'inizio, cosicché l'organismo è un intero a ogni stadio dello sviluppo, e le sue parti derivano dal tutto per auto-­‐differenziazione: "L'uovo fecondato è l'intero allo stadio più giovanile".[58] Anche Rauber dette una definizione delle prime fasi dello sviluppo, in cui l'embrione "si divide in diverse dimensioni dello spazio e si differenzia ordinatamente sotto il profilo chimico e istologico".[59] Nello stesso periodo, l'approccio "organismico" anziché cellulare alla comprensione del piano di sviluppo dell'embrione fu condiviso, fra gli altri, da Adam Sedgwick (1854-­‐1913)[60] e da Charles Whitman (1842-­‐1910).[61] Nella sua famosa conferenza sulla teoria cellulare, Whitman sostenne che un organismo è tale dall'uovo fecondato in avanti e che la caratteristica fondamentale dello sviluppo dell'embrione è la continuità dell'organizzazione biologica. Tuttavia, come fece chiaramente notare, questa concezione dello sviluppo non è una riproposizione del preformismo: "Continuità dell'organizzazione naturalmente non significa organi preformati. Significa soltanto che come punto di partenza di ciascun organismo va preso un fondamento strutturale definito, e che l'organismo non si moltiplica per divisione cellulare, ma piuttosto prosegue come individualità attraverso tutti gli stadi della trasformazione".[62]Sorprende constatare che Whitman anticipò genialmente il dibattito contemporaneo sull'unità e l'individualità dell'embrione in via di sviluppo! Un decennio più tardi, uno dei suoi allievi all'università di Chicago, Frank Lillie (1870-­‐1947), espresse le stesse vedute in un passaggio ancor più incisivo: «Se l'immensa mole di indagini sui fenomeni elementari giustifica qualche conclusione radicale, è che le cellule sono subordinate all'organismo che le produce e le fa grandi o piccole, con un ritmo di suddivisione lento o rapido, le fa dividere ora in questa direzione ora in quella, e le dispone sotto tutti i profili cosicché l'essere latente raggiunga la sua piena espressione...L'organismo è primario, non secondario; (una) proprietà dell'intero distinta dalle proprietà discernibili delle sue parti".[63] La disponibilità della lente acromatica,[64] le cui immagini erano meno offuscate da aberrazioni, svolse un ruolo importante nella comprensione della struttura e della funzione dell'ovulo. Usando le nuove lenti, molti eminenti scienziati cominciarono a indagare la natura stessa dell'ovulo dei mammiferi e la sua interazione con lo spermatozoo. L'opinione prevalente, secondo 32 cui gli ovuli erano fecondati in situ nell'ovaio, fu messa in discussione dal medico svizzero Jean-­‐ Louis Prévost (1831-­‐1927) e dallo scienziato francese Jean-­‐Baptiste Dumas (1800-­‐1884). Nel 1824 i due studiosi dettero un'eccellente descrizione dello sviluppo del follicolo di Graaf nella cagna e nella coniglia, della formazione del corpo luteo e delle prime fasi di sviluppo dell'ovocita fecondato.[65] Descrissero la rottura della superficie dell'ovaio e la liberazione dell'ovocita maturo, e stabilirono la distinzione fra le "vescicole" presenti nella gonade femminile (i follicoli) -­‐ misurandone il diametro in 7-­‐8 mm-­‐ e dei piccoli "ovuli" trovati nei "corni dell'utero" (le tube di Falloppio), che "molto probabilmente" in origine erano alloggiati nelle "vescicole" ovariche. Non è certo, tuttavia, che Prévost e Dumas siano stati i primi a osservare l'ovocita dei mammiferi: le dimensioni riferite dai due studiosi (ca. 1 mm) depongono a sfavore dell'ipotesi che abbiano davvero isolato un ovulo non fecondato. Nel 1827, Karl Ernst Von Baer (1792-­‐1876) fornì una precisa descrizione microscopica dell'ovulo, prima di cagna e poi di altri mammiferi.[66] Tuttavia gli sfuggì il nucleo, che era stato osservato per la prima volta due anni prima in un uovo d'uccello non fecondato -­‐e definito vescicola germinale-­‐ dall'anatomista boemo Jan Evangelista PurkynÄ? (1787-­‐1869), uno dei padri dell'istologia moderna.[67] Il che non sorprende, visto che ai tempi di Von Baer l'ovulo era ancora sconosciuto in quanto cellula.[68] Nei primi anni del XIX secolo, con il tramonto della teoria degli animalculi, si pensò che gli spermatozoi fossero organismi parassitari specifici del testicolo maschile. Karl Friedrich Burdach (1776-­‐1847) sostenne, nel suo trattato di fisiologia, che gli spermatozoi "vanno considerati al pari degli entozoi (vermi parassitari) come prodotti di una sostanza organica che si decompone all'interno di un organismo vivente...Mi sembra dunque che gli animali spermatici siano gli entozoi del seme".[69] Negli anni Trenta del XIX secolo i microscopisti erano ormai passati progressivamente dalla tesi della natura parassitaria degli spermatozoi all'idea che questi svolgessero un ruolo importante nella fecondazione. Durante i decenni successivi, la teoria parassitaria sembra aver conosciuto un rapido declino, a causa sia del tramonto della teoria della generazione spontanea, sia dell'avvento della teoria cellulare. Theodor Ludwig Bischoff (1807-­‐ 1882) fu il primo a capire che gli spermatozoi svolgevano un ruolo essenziale nella fecondazione. L'embrione, sostenne, si sviluppa per effetto di un "movimento interno" (attivazione) di certi elementi presenti nell'ovulo. Tale movimento diverrebbe rapidamente disorganizzato, e l'ovulo si "dissolverebbe" (degenerazione) se "non ricevesse una certa direzione e intensità, e questa la danno gli spermatozoi". Tale "movimento interno", aggiunse Bischoff, non è il "movimento visibile" del germe maschile, bensì un invisibile "moto molecolare" all'interno dello sperma, di cui il "movimento visibile" non è che una manifestazione. E' il moto molecolare che, "impresso agli atomi dell'ovulo, stimola il movimento interno e la sua costante regolazione, che costituiscono la fecondazione". Pertanto, "il seme opera per contatto, toccando, attraverso un potere catalitico".[70] La teoria della fecondazione per contatto avanzata da Bischoff fu ben accolta in Germania[71] e in Francia.[72] Se molti dei suoi sostenitori erano convinti che la fecondazione avvenisse dopo un semplice contatto degli spermatozoi con l'ovulo, quindi senza un'effettiva penetrazione, Bischoff era meno contrario all'idea che lo sperma penetrasse nell'ovulo. Difatti ammise che esso potesse effettivamente penetrare nell'ovulo immediatamente dopo l'uscita di questo dall'ovaio, ma, nello stesso lavoro del 1847, aggiunse: "Non voglio sostenere che tutti i costituenti del seme penetrino all'interno dell'ovulo ed esercitino il loro influsso solo qui".[73] Come osservò Farley, a quel tempo "la sua opposizione alla tesi della penetrazione dipendeva dal fatto di aver negato che gli spermatozoi svolgessero un qualche ruolo materiale".[74] Se Bischoff era stato alquanto vago o ambiguo nelle sue affermazioni circa la questione se il ruolo decisivo di contatto nella fecondazione fosse svolto dai soli spermatozoi, oppure da tutto il liquido seminale, il naturalista britannico George Newport (1803-­‐1854) effettuò alcuni esperimenti i cui risultati furono "molto sfavorevoli alla tesi che gli spermatozoi 33 penetrino materialmente attraverso le membrane dell'ovulo".[75] Per giunta, visto che la segmentazione (cioè il primo stadio di sviluppo dell'embrione) avveniva poco dopo il contatto dell'uovo di rana con lo sperma, Newport concluse che "l'atto della fecondazione...deve aver luogo o iniziare molto rapidamente; e all'apparenza quasi nell'istante del contatto dello spermatozoo con i rivestimenti dell'uovo".[76] Ma il suo contributo più eminente alla comprensione del ruolo decisivo della fecondazione nella riproduzione sessuale fu l'aver compreso che la fecondazione "comporta non soltanto un processo nel quale l'uovo è stimolato a svilupparsi, ma anche un processo nel quale i caratteri del genitore maschio sono trasmessi alla prole".[77]Newport osservò acutamente che il semplice contatto con lo sperma può essere sufficiente a indurre l'attivazione e la divisione dell'uovo, ma non "a determinare la trasmissione di un numero maggiore o minore delle caratteristiche materiali strutturali del genitore maschio alla prole".[78] Era quindi concepibile che la fecondazione, oltre al contatto sperma-­‐uovo, comportasse un passo ulteriore: "l'ingresso fisico di materiale seminale mediante il quale le caratteristiche maschili passavano in qualche modo nell'uovo. La questione dell'ereditarietà dei caratteri maschili aveva riscosso scarso interesse negli studiosi formati in laboratorio, che l'avevano sorvolata o ignorata. Ma per un naturalista come Newport, tale questione assumeva un rilievo fondamentale".[79] Nel 1852, Henry Nelson (1822-­‐1875) riferì che, nel nematode Ascaris mystax, alcune particelle spermatiche sono visibili nell'uovo dopo che si è osservato un contatto con il gamete maschile. Lo stesso autore affermò che "la presente indagine sembra essere la prima in cui il fatto della penetrazione degli spermatozoi nell'uovo è stato visto distintamente e appurato con chiarezza" grazie al fatto che l'uovo di questo nematode è perfettamente trasparente.[80] Nonostante questa conclusione -­‐e la cosa sorprende-­‐ Nelson negò poi qualsiasi ruolo biologico dello sperma nella fecondazione. Le tesi vitaliste di Nelson (l'attivazione e la divisione dell'uovo è causata da una vitalità intrinseca) e la sua propensione a riportare in auge le teorie ovistiche della preesistenza (la vita è trasmessa dalla madre alla prole, pervadendo e sviluppandosi nuovamente in ciascun singolo membro della specie)[81] gli impedirono di riconoscere l'importanza del contributo dello sperma allo sviluppo dell'embrione. L'anno seguente apparvero due memorie che descrivono l'ingresso dello spermatozoo nell'uovo di due cozze, un nematode e una rana. Ferdinand Keber (1816-­‐1871) fornì prove insufficienti del passaggio degli spermatozoi nell'uovo di Unio e di Anodonta.[82] Georg Meissner (1829-­‐1905), lavorando sul nematode Mermis albicans, descrisse l'istogenesi delle sue uova e la formazione di un micropilo attraverso il quale si supponeva che uno o più spermatozoi entrassero nell'uovo;[83]ma quella descrizione fu smentita poco dopo la sua pubblicazione.[84] Il contributo di Newport[85] fu più solido, e il merito della scoperta è comunemente attribuito all'entomologo londinese. Egli osservò la penetrazione della membrana vitellina dell'uovo di rana da parte degli spermatozoi e fornì questo preciso resoconto delle sue osservazioni: "Sono riuscito...a individuare spermatozoi nella cavità vitellina in comunicazione diretta con il tuorlo e nell'atto di penetrarvi. Sono stati i primi che ho visto personalmente, in compagnia di un amico, il 25 marzo di quest'anno (1853) dentro la camera trasparente (cioè, come oggi si dice, il funicolo d'ingresso) al di sopra del tuorlo, circa 40 minuti dopo la fecondazione, quando la camera comincia a formarsi...Gli spermatozoi non raggiungono il tuorlo dell'uovo di rana attraverso qualche speciale orifizio o canale dei rivestimenti, ma perforano la sostanza dei rivestimenti in qualsiasi parte con cui siano entrati in contatto, come ho costantemente osservato mentre assistevo al loro ingresso. Qualche tempo dopo essere entrati nella camera del tuorlo essi si disintegrano e si dissolvono in granuli elementari".[86] Negli anni Settanta dell'Ottocento, era ancora tesi generalmente accettata che la fecondazione comportasse l'ingresso e la dissoluzione di una o più cellule spermatiche in una cellula uovo, ma si discuteva ancora in che modo le cellule dell'embrione emergessero dall'uovo fecondato. Il ruolo svolto dal nucleo nell'avvio dello 34 sviluppo non era chiaro. Alcuni credevano che la prima divisione cellulare fosse preceduta da un restringimento e da una scissione del nucleo in due metà, ma altri, come il biologo tedesco Eduart Strasburger (1844-­‐1912), riferirono che il nucleo si disintegrava prima della divisione cellulare e che i nuclei-­‐figlia comparivano de novo.[87] Nel quadro di questo dibattito, Oskar Hertwig (1849-­‐ 1922), formatosi a Jena sotto Ernest Haeckel (1834-­‐1919) e poi divenuto professore di anatomia a Berlino, «propose una teoria morfologica della fecondazione che metteva in discussione l'interpretazione fisico-­‐chimica generalmente condivisa».[88] Nei suoi due famosi lavori pubblicati nel 1876-­‐1877,[89] Hertwig sostenne che il "nucleo di scissione (cioè il nucleo dello zigote) deriva dalla coniugazione di due diversi nuclei sessuali, uno femminile che deriva dalla vescicola germinale, e uno maschile che deriva dal corpo di uno spermatozoo che vi entra".[90] Negli stessi anni, il citologo svizzero Hermann Fol (1845-­‐1892), allievo di Haeckel come Hertwig, studiò la fecondazione nella stella marina e in altri animali, e concluse che la vescicola germinale subiva due rapidissime divisioni. Secondo le sue osservazioni pionieristiche ma esatte, soltanto un nucleo -­‐il pronucleo femminile-­‐ restava nell'uovo, mentre gli altri erano espulsi. Fol descrisse inoltre la vera e propria penetrazione di un unico spermatozoo nell'uovo, dove, secondo lui, si fonde con un certo quantitativo di protoplasma[91]del gamete femminile, formando il pronucleo maschile. A un certo punto, questo pronucleo si unisce con quello femminile dopo aver attraversato l'uovo fecondato.[92] Le basi della comprensione della migrazione, apposizione e fusione dei pronuclei furono dunque poste già 130 anni orsono. Il XX secolo Nonostante gli incessanti tentativi effettuati in vari laboratori a partire dalla seconda metà del XIX secolo, all'inizio degli anni Settanta del Novecento le conoscenze sugli aspetti morfologici, fisiologici e molecolari della fecondazione nei mammiferi erano ancora frammentarie e rozze in confronto a quelle sulla fecondazione degli anfibi e dei ricci di mare. "I progressi della ricerca sono stati ostacolati dall'ubicazione interna della fecondazione nei mammiferi, il che significa che gli eventi della fecondazione degli ovuli e dei primi stadi dello sviluppo embrionale nei mammiferi non si possono studiare tempestivamente nel loro ambiente naturale".[93] L'avvento della fecondazione in vitro (IVF nella sigla inglese, FIV in quella italiana) dei mammiferi come procedura di laboratorio nella riproduzione veterinariamente assistita degli animali da latte prima, e nelle cliniche per l'infertilità umana poi, hanno reso disponibili per lo studio diretto i gameti interagenti e gli embrioni non impiantati. Per giunta, i requisiti cellulari e ambientali per la riuscita della FIV e dello sviluppo embrionale hanno costretto i biologi a studiare vari aspetti della fisiologia, patologia, genetica e biochimica dei gameti e degli zigoti, come anche i meccanismi che stanno alla base delle fasi della fecondazione, al fine di accrescere le probabilità di produrre un embrione in grado di sopravvivere. Fra il 1878 e il 1953, sono stati compiuti numerosi tentativi di fecondare in vitro un ovocita di mammifero. Molti rapporti hanno riferito risultati positivi. Ma alla luce delle attuali conoscenze, buona parte di questi non forniscono prove convincenti del fatto che la fecondazione sia riuscita. Gran parte dei pionieri di queste tecniche ha usato ovociti ovarici che probabilmente non erano abbastanza maturi da essere preparati per la fecondazione.[94] Per superare questo problema, Rock e Menkin[95] hanno realizzato colture in vitro di ovociti umani prima di porli in contatto con gli spermatozoi, ma, considerato retrospettivamente,[96] il tempo consentito per la maturazione (sulla base di un lavoro precedente)[97] era insufficiente. Inoltre, in alcuni esperimenti, è possibile che sia avvenuta, anziché una fecondazione, un'attivazione partenogenetica, essendo noto che questa può essere indotta raffreddando gli ovociti di alcune specie (ad esempio di ratto e di criceto).[98] Con una sola eccezione,[99] nessuno degli studiosi impegnati nei primi tentativi di fecondare in 35 vitro ovociti di mammiferi -­‐da Schenk[100] a Shettles[101]-­‐ ha mantenuto la temperatura fisiologica (37°C) per tutta la durata dell'esperimento per evitare il rischio di un'attivazione del gamete femminile indotta dal raffreddamento. Da ultimo, ma non per importanza, "è possibile che incubare le uova per periodi di tempo prolungati a una temperatura inferiore a quella corporea normale ne abbia distrutto la capacità di subire una normale fecondazione e un normale sviluppo".[102] Gli studi condotti su mammiferi prima del 1954 non hanno univocamente dimostrato la penetrazione degli spermatozoi negli ovociti, né hanno fornito chiare prove microfotografiche della formazione di pronuclei e di estrusione di secondi corpi polari.[103] Il probabile motivo per cui la maggior parte degli esperimenti di FIV è fallita è che gli spermatozoi aggiunti al medium contenente ovociti non erano capacitati. Poco tempo dopo la scoperta della capacitazione, a opera di Austin[104] e Chang,[105] sono stati compiuti vari tentativi di realizzare la FIV usando spermatozoi post-­‐coitali recuperati dall'utero, cioè capacitati in vivo; e nel giro di pochi anni sono stati fecondati in vitro per la prima volta degli ovociti di coniglia.[106] Nel 1959 Chang ha mostrato che embrioni di coniglia derivati da FIV potevano svilupparsi normalmente se trasferiti in madri surrogate,[107] e la sua descrizione dei segni morfologici della fecondazione (compresa la segmentazione degli zigoti) dissipa ogni dubbio sul fatto che gli ovociti possano essere stati fecondati in vivo dagli spermatozoi. Negli anni seguenti la FIV è stata estesa a una vasta gamma di specie di mammiferi.[108] Ciò ha segnato l'inizio della stagione contemporanea delle indagini morfologiche, ultrastrutturali, citogenetiche e molecolari sulla fecondazione e sullo sviluppo embrionale iniziale nei mammiferi, che ha prodotto e continua a produrre una vasta mole di dati riguardanti il processo di interazione e fusione dei gameti e gli eventi biologici che danno avvio allo sviluppo di un nuovo organismo. La fusione spermatozoo-­‐ovocita, l'emissione del secondo corpo polare e la formazione di pronuclei femminili e maschili sono state studiate per la prima volta nel corso di FIV effettuate su criceti.[109] Tuttavia, il noto fenomeno del "two-­‐cell block" impediva agli embrioni di criceto di svilupparsi a termine.[110] La FIV di ovociti di topo usando spermatozoi capacitati in vitro è stata descritta fra il 1968 e il 1971.[111] Ben presto sono pervenute dai ratti,[112] dalle pecore,[113] dai gatti,[114] dalle cavie[115] e dai cani[116] ulteriori informazioni pionieristiche circa la FIV nei mammiferi. Bavister, Edwards e Steptoe sono stati i primi a documentare in modo convincente, nel 1969, la FIV umana.[117] Fra le evidenze che riferiscono nei loro studi vi sono la penetrazione degli spermatozoi nell'ovoplasma, l'estrusione dei secondi corpi polari e la formazione di entrambi i pronuclei. Sperimentalmente, la fecondazione in vitro di ovociti umani è divenuta fattibile soprattutto grazie alle modifiche del protocollo di coltura usato da Yanagimachi e Chang per la FIV dei criceti.[118] Alcuni degli zigoti umani così ottenuti sono riusciti a svilupparsi normalmente in coltura fino allo stadio di blastocisti.[119] Ma il primo bambino generato mediante FIV è nato soltanto nel 1978,[120] "a quanto pare perché i regimi di stimolazione ovarica potrebbero aver interferito con l'avvio della gravidanza o prodotto ovuli di scarsa qualità".[121] Più difficili da realizzare i progressi nella FIV dei primati non umani. Dopo le prime notizie nella prima metà degli anni Settanta,[122] evidenze non equivoche di FIV in macachi Rhesus e in scimpanzé sono state disponibili soltanto nel 1983.[123] All'epoca in cui la FIV ha cominciato a diffondersi rapidamente, le informazioni sullo sviluppo di embrioni umani derivanti da concepimenti naturali erano scarse. La prima descrizione formale di un embrione umano prima dell'impianto è attribuita a Hamilton, il quale ne riferì nel 1949.[124] Più di 15 anni dopo, uno studio ultrastrutturale della fecondazione negli umani allo stadio pronucleare è stato effettuato da Zamboni.[125] L'esatta morfologia di embrioni di 2, 4 e 7 cellule sviluppati in vivo è stata anche descritta da Pereda, Croxatto e Coppo nei due decenni seguenti.[126] Gli embrioni sono stati recuperati lavando le tube di Falloppio[127] e osservati al microscopio ottico ed elettronico. 36 I primi studi sugli eventi iniziali delle interazioni spermatozoo-­‐ovocita[128] e dello sviluppo embrionale umano[129] in vitro sono stati riportati fra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta. Ma poiché solo "un numero limitato di tali embrioni si può considerare normale se si applicano criteri rigidi di normalità",[130] l'utilità dei dati morfologici ottenuti da questi studi è discutibile. La penetrazione degli spermatozoi attraverso il cumulus oophorus, il rivestimento più esterno dell'uovo euterico, è stata studiata fra gli altri da Austin nel 1948[131] e da Blandau nel 1961.[132] Il ruolo dell'enzima acrosomiale ialuronidasi nella penetrazione del cumulus è stata molto dibattuta negli anni seguenti, e nel 1988 Yanagimachi ha riconosciuto che "è alquanto sorprendente che la funzione esatta della ialuronidasi nella fecondazione sia tuttora oggetto di controversie".[133] Partendo dall'osservazione che la ialuronidasi acrosomiale, almeno in certe specie, non è necessariamente coinvolta nell'agevolare il passaggio degli spermatozoi attraverso il cumulus, Metz[134] e Anand[135]hanno fornito le prime prove a favore dell'idea che anche sulla superficie degli spermatozoi sia presente una ialuronidasi, che in parte deriva dal tratto genitale maschile, e che questo enzima di superficie -­‐non quello acrosomiale-­‐ contribuisca alla penetrazione degli spermatozoi attraverso il cumulus. Una volta attraversato il cumulus, gli spermatozoi devono completare la reazione acrosomiale prima di entrare nella zona pellucida, il rivestimento più interno dell'ovocita. Ciò è stato osservato per la prima volta da Austin e Bishop nel 1958[136] e confermato poi da vari altri studiosi.[137] Lo spermatozoo che ha compiuto la reazione acrosomiale, mentre attraversa la zona, perde tutte le componenti acrosomiali salvo il segmento equatoriale e la membrana acrosomiale interna che ricopre la parte anteriore della testa. Nel corso di molti anni di studio sono state raccolte evidenze di come lo spermatozoo attraversi la zona, ma non è stata raggiunta l'unanimità attorno a un'unica spiegazione. Rimangono due ipotesi: quella enzimatica e quella meccanica. Le intuizioni circa le interazioni tra gamete, plasma e membrane si debbono innanzitutto a eleganti studi microscopici condotti con microscopi ottici, elettronici a scansione e a trasmissione e videomicroscopi.[138] Le modificazioni della superficie della membrana plasmatica dell'ovocita (oolemma) durante la maturazione del gamete femminile sono state indagate da Eberspaecher e Barros:[139] la regione che ricopre il fuso meiotico è libera dai microvilli che ricoprono la rimanente superficie dell'oolemma, ed è stato dimostrato che in questa regione la fusione spermatozoo-­‐ovocita avviene di rado. Huang e Yanagimachi[140] hanno fornito evidenze che interazioni degli spermatozoi con l'oolemma avvengono in modo spazialmente definito, con la membrana acrosomiale interna della testa dello spermatozoo -­‐esposta dopo la reazione acrosomiale-­‐ che entra in contatto con l'oolemma. A seguito di questo primo approccio, il segmento equatoriale e la testa posteriore aderiscono alla membrana dell'ovocita e poi si fondono con essa.[141] Come è stato dimostrato nel roditore, lo spermatozoo acrosoma-­‐intatto può aderire all'oolemma, ma soltanto la testa acrosoma-­‐intatta può fondersi con esso.[142]Nel 1982, studi sullo spermatozoo umano hanno evidenziato che la reazione acrosomiale è importante per l'adesione del gamete maschile all'oolemma,[143] e 4 anni prima Wolf e Armstrong[144] hanno riferito che l'attaccamento iniziale dello spermatozoo a questa membrana cellulare è reversibile e richiede la motilità degli spermatozoi, anche se gli spermatozoi con scarsa motilità possono fondersi con gli ovociti.[145] Gli stessi autori hanno mostrato chiaramente che il movimento della coda dello spermatozoo diminuisce o si arresta entro pochi secondi dalla fusione.[146] Alla fine la coda dello spermatozoo è anche incorporata nel citoplasma dell'ovocita (ooplasma).[147] Questi e altri aspetti morfologici della fusione della membrana dei gameti hanno costituito la base delle conoscenze disponibili due decenni fa su questa fase fondamentale della fecondazione nei mammiferi. A quel tempo sono stati avviati, e sono ancora in corso, gli studi molecolari sulle interazioni delle membrane, e i risultati di tali 37 studi forniscono continuamente nuove conoscenze sui prodigiosi meccanismi della fusione dei gameti. Fino agli anni Settanta, molti studi riguardanti il processo di fecondazione condotti da studiosi che utilizzavano il microscopio ottico avevano fornito descrizioni preliminari, ma esatte, degli eventi che preludono e accompagnano la formazione del genoma dell'embrione.[148] Queste indagini hanno costituito il background necessario per studi più dettagliati avvalendosi della maggiore risoluzione morfologica raggiunta dal microscopio elettronico e delle successive tecniche molecolari più recenti. Inoltre i primi studi hanno indicato che l'associazione dei genomi di derivazione materna e paterna può assumere essenzialmente due forme. La prima consiste nella fusione dei pronuclei a formare un unico nucleo zigotico. La formazione del nucleo zigotico in questo modo si definisce "fusione pronucleare" o cariogamia. Degli ovuli che mostrano questo processo si dice che abbiano una "fecondazione del tipo riccio di mare".[149] Nella seconda forma, i pronuclei sia paterno che materno danno luogo a un gruppo di cromosomi pronti per la prima divisione cellulare (segmentazione zigotica). In questo modo sembra che vi sia una mescolanza dei cromosomi materni e paterni senza fusione dei rispettivi pronuclei. In casi del genere, i sacchi nucleari di entrambi i pronuclei scompaiono prima dell'associazione dei due genomi. Nei mammiferi, due gruppi di cromosomi -­‐uno derivante dal pronucleo maschile, l'altro da quello femminile-­‐ si avvicinano e formano un unico gruppo che rappresenta lo stadio prometafasico della prima mitosi. Così, in questa forma di singamia, non esiste un vero nucleo zigotico. Degli ovuli che presentano questa serie di eventi -­‐compreso l'ovocita umano-­‐ si dice che abbiano una "fecondazione del tipo Ascaris".[150] Wilson, che è stato il primo a riconoscere e classificare le due forme di unione dei genomi durante l'ultimo stadio della fecondazione, ha indicato che i fattori che governano l'associazione dei pronuclei maschile e femminile può essere strettamente, ma non necessariamente, correlata con la relazione fra lo stadio meiotico dell'ovulo e il momento in cui viene inseminato normalmente.[151] L'analisi strutturale dettagliata dei vari aspetti della fecondazione in una qualsiasi delle classi di ovuli menzionate più sopra è un campo d'indagine relativamente recente, visto che buona parte dei lavori sono stati pubblicati dopo il 1960.[152] Questo non perché questi eventi fossero scarsamente interessanti, ma piuttosto per le difficoltà di gestione dei gameti e degli embrioni da esaminare. Prima degli anni Ottanta il numero degli studi sullo sviluppo e la migrazione dei pronuclei maschile e femminile e la loro successiva associazione è stato piuttosto esiguo. La formazione del pronucleo maschile per effetto della dissoluzione del sacco nucleare dello spermatozoo è stata studiata per la prima volta in relazione alla dispersione della cromatina.[153] La dissoluzione del sacco nucleare dello spermatozoo espone la cromatina condensata al citoplasma dell'ovocita (ooplasma) circostante e sembra permettere la sua riorganizzazione. E' stato osservato che solitamente la dispersione della cromatina comincia alla periferia del nucleo dello spermatozoo e produce varie regioni circoscritte di conformazione della cromatina che sono meno elettron-­‐ opache rispetto alla forma condensata presente nel nucleo del gamete maschile. Nei mammiferi, la dispersione solitamente inizia alla periferia della regione mediana del nucleo dello spermatozoo e procede anteriormente e posteriormente.[154] Nel topo[155] e nel criceto,[156] il profilo della cromatina dispersa si presentava ellissoidale e ricordava la forma originaria del nucleo dello spermatozoo. Lo sviluppo del sacco pronucleare maschile è stato studiato per la prima volta nel riccio di mare e in vari molluschi ed è sembrato coinvolgere una serie di eventi simili in ciascun caso. Analisi strutturali dettagliate sulla formazione di questo sistema lamellare nel criceto hanno indicato che lo sviluppo del pronucleo maschile in questo mammifero è simile a quello osservato negli invertebrati.[157] L'aspetto del sacco pronucleare è osservato per la prima volta come un 38 aggregato di vescicole alla periferia della vescicolazione diffusa del sacco nucleare dello spermatozoo e di elementi del reticolo endoplasmico, che derivano dalla madre. Questa osservazione avvalora la tesi, ancora solida, che esista una profonda differenza citogenetica fra il nucleo dello spermatozoo e il pronucleo maschile, e che quest'ultimo sia conseguenza di una fecondazione che raggiunge uno stadio che già determina la piena integrazione dei due gameti in un'unica nuova cellula. Riesaminando questo aspetto della fecondazione così come lo si conosceva nel 1973, Longo ha affermato: "E' improbabile che il sacco pronucleare maschile tragga origine esclusivamente da elementi derivati dal sacco nucleare dello spermatozoo, dal momento che: a) il sacco pronucleare appare accresciuto dalla fusione delle vescicole durante stadi di sviluppo successivi, b) le dimensioni del sacco pronucleare sono notevolmente maggiori del sacco nucleare dello spermatozoo, e c) non è stato osservato sacco nucleare ridondante dello spermatozoo che potesse delimitare il pronucleo maschile relativamente più grande".[158] E' stato dimostrato che, in seguito alla sua formazione e fino al momento dell'associazione pronucleare, il pronucleo maschile continua a subire mutamenti morfogenetici, che possono comprendere il suo aumento di dimensioni,[159] la progressione della dispersione della cromatina[160] e l'acquisizione di strutture intranucleari come nucleoli[161] e lamelle annulate.[162] Lo studio della formazione dell'aster spermatico e della migrazione dei pronuclei è stato iniziato ben presto, anche prima dell'uso estensivo della microscopia elettronica. Una delle prime indicazioni dello sviluppo dell'aster spermatico è la dissociazione dei centrioli dal flagello spermatico. Benché il ruolo principale del centriolo fornito dallo spermatozoo nella ricostituzione del centrosoma zigotico sia stata assodata nella maggioranza delle specie di mammiferi, compreso l'uomo, in anni più recenti,[163] e sia in contrasto con l'ereditarietà centrosomica strettamente materna nei roditori, l'associazione del centriolo con l'aster spermatico in via di sviluppo come centro organizzativo è stata già suggerita da Tilney e Goddard nel 1970.[164] Alla fine degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, sono stati studiati in alcune specie gli eventi implicati nell'associazione dei pronuclei maschile e femminile in un ovocita fecondato alla seconda metafase della meiosi, come avviene di solito nei mammiferi e nell'uomo. Sono state effettuate osservazioni ultrastrutturali dei pronuclei successivamente alla loro migrazione negli ovociti fecondati del coniglio, del topo, della scimmia e dell'uomo.[165] Dopo la migrazione, i pronuclei si dispongono centralmente. Nella maggior parte dei casi uno di essi è prossimale alla porzione mediana dello spermatozoo incorporato, e questa associazione suggerisce che questo possa essere il pronucleo maschile. Benché negli zigoti di alcuni mammiferi sia difficile distinguere i due pronuclei fra loro al microscopio elettronico, Austin ha affermato che essi possono essere identificati al microscopio luminoso in base alla differenza di forma e dimensione.[166] In seguito all'apposizione ravvicinata dei pronuclei, la cromatina comincia a condensarsi, come evidenzia l'accumulo di materiale reticolare elettron-­‐denso che è ubicato prevalentemente lungo le regioni dove i pronuclei sono in intima associazione. La dissoluzione dei sacchi pronucleari segue la condensazione della cromatina e comporta un processo di vescicolazione che appare simile a quello osservato nei molluschi. Durante la dissoluzione dei sacchi, i cromosomi condensanti diventano associati a microtubuli coinvolti nell'organizzazione dell'apparato del fuso. Successivamente, i cromosomi si avvicinano e si mescolano su quella che diventa la piastra metafasica della prima scissione mitotica. Secondo la "fecondazione di tipo Ascaris", nel coniglio e nel topo non è stato osservato un nucleo zigotico interfase, e i genomi di derivazione parentale -­‐che costituiscono il genoma dell'embrione unicellulare-­‐ sono racchiusi per la prima volta in un unico sacco nucleare allo stadio bicellulare. Come sottolineava Longo in un lavoro pubblicato più di 30 anni fa, "molti testi e molte riviste presentano come schema generale della meiosi e della fecondazione" quello che "attiene specificamente a quegli ovuli che 39 sono fecondati allo stadio pronucleare, ad es. il riccio di mare Arbacia", mentre nei mammiferi e nell'uomo questo schema non corrispondeva alla realtà. "E' vero che questa situazione è conseguenza di un tentativo di semplificare una serie complessa di eventi. Purtroppo, però, essa distorce il quadro reale e ignora completamente il fatto che nella maggior parte degli animali gli ovuli vengono inseminati allo stadio della meiosi".[167] Questa osservazione resta valida a tutt'oggi per quanto riguarda molti dei testi divulgativi su cui si basa il pubblico dibattito sull'inizio della vita umana individuale. PRELUDI ALLA FECONDAZIONE La procreazione sessuale di un nuovo individuo richiede due processi biologici altamente coordinati fra loro: la gametogenesi e la fecondazione. Il primo è preludio indispensabile del secondo, stante che i suoi prodotti -­‐le cellule germinali-­‐ sono essenziali perché vi sia fecondazione. Pertanto, trattando di riproduzione gamica, occorre considerare i due processi ad modum unius. La gametogenesi rappresenta i processi collettivi della mitosi, della meiosi e della morfogenesi cellulare, che sono ncessari alla produzione di gameti maschili e femminili maturi. Si dice spermatogenesi la produzine di cellule spermatiche nel testicolo maschile; si dice oogenesi la produzione di ovuli nell'ovaio femminile. La base citogenetica della gametogenesi è la meiosi,[168] una forma di divisione nucleare del tutto unica (detta anchecariocinesi riduzionale) nella quale una cellula diploie produce gameti aploidi geneticamente distinti. Mentre la mitosi (ocariocinesi equazionale) preserva il livello di ploidia originario della cellula -­‐che nelle cellule somatiche umane è di 46 cromosomi-­‐ la meiosi separa una copia di ciascun cromosoma omologo in ciascuna cellula germinale, dividendo così il numero dei cromosomi per due. Sono due gli aspetti che rendono speciali le cellule germinali. Primo: le cellule germinali sono le uniche cellule del corpo che trasmettono il genoma alla generazione successiva. Secondo: queste cellule possono subire soltanto una divisione di tipo riduttivo, cioè meiotica, che svolge un ruolo fondamentale nel generare, nell'embrione in via di sviluppo, il cariotipo giusto. Nelle pagine che seguono saranno presentati e discussi alla luce dei più recenti studi sulla spermatogenesi e sull'oogenesi alcune importanti caratteristiche dei processi che intervengono a preparare il gamete maschile e quello femminile alla fusione che avverrà durante la fecondazione. Maturazione e capacitazione del gamete maschile Nei mammiferi la spermatogenesi è organizzata in vista della produzione efficiente di un gran numero di spermatozoi a partire da una popolazione di cellule staminali spermatogoniche rinnovabili.[169] Il processo si svolge interamente dentro i tubuli seminiferi del testicolo sotto un attento controllo sia temporale che spaziale. Entro l'epitelio spermatogeno dei tubuli il processo è sostenuto da un'interazione estensiva fra le cellule di Sertoli[170] e le cellule germinali, che sono soggette a un controllo endocrino da parte dell'FSH (ormone pituitario che stimola i follicoli) e a un controllo paracrino da parte di fattori locali, fra cui gli androgeni prodotti dalle cellule di Leydig[171] sotto la regolazione primaria dell'LH (ormone luteinizzante). Alla regolazione della funzione testicolare partecipano anche le inibine e le attivine,[172]prodotte dalle cellule di Sertoli. La spermatogenesi include la divisione mitotica degli spermatogoni, seguita dalle divisioni meiotiche degli spermatociti che ne risultano (aploidizzazione del genoma paterno)[173] e dalla trasformazione degli spermatidi rotondi così ottenuti in spermatozoi (spermiogenesi).[174] Gli spermatogoni si sviluppano a partire da cellule germinali primordiali (PGC nella sigla inglese) che migrano nella gonade ancora indifferenziata nelle fasi iniziali dell'embriogenesi, cioè fra la 3ª e la 5ª settimana. Durante il 40 periodo fetale della vita del maschio gli spermatogoni entrano in una fase dormiente e il loro sviluppo si arresta. Al momento della pubertà il loro numero comincia ad aumentare e la spermatogenesi ha inizio. La fase spermatogonica della spermatogenesi implica la proliferazione degli spermatogoni di tipo A, i cui 4 sottotipi sempre più differenziati (dall'A1 all'A4, come sono stati classificati nel ratto) sono generati in modo continuo, per tutta la vita adulta, a partire da spermatogoni indifferenziati. Gli spermatogoni passano dalla morfologia di tipo A a quella di tipo B e poi entrano nella meiosi I formando spermatociti diploidi preleptoteni, che via via diventano spermatociti primari leptoteni, zigoteni, pachiteni e diploteni, e al termine della prima divisione meiotica danno luogo a spermatociti aploidi secondari. Completata la meiosi II si hanno gli spermatidi aploidi rotondi. Da ogni spermatocita primario si formano 4 spermatidi.[175] Infine, la spermiogenesi trasforma gli spermatidi in spermatozoi (Fig.4) passando per alcuni stadi morfogenetici: formazione di acrosomi per coalescenza dei granuli proacrosomiali che vanno a formare una grande vescicola acrosomiale avvolta da una membrana, la quale si sposta vicino al nucleo e aderisce al sacco nucleare; migrazione dei centrioli verso il polo posteriore dello spermatide e la formazione del flagello; migrazione dei mitocondri fino a formare un colletto spiraliforme attorno alla porzione prossimale della coda (middle piece); circondamento del nucleo da parte di una fascia cilindrica di microtubuli (manchette)[176] che sono associati con il bordo posteriore dell'acrosoma; 41 Fig. 4. Strutture di un spermatozoo umano: (1), testa; (2), collo; (3), pezzo intermedio con il manicotto mitocondriale; (4) coda; (5), segmento terminale della coda. La testa del gamete maschile è parzialmente coperta dall'acrosoma (A); il resto della testa è nominato regione post-­‐ acrosomale (B). (Da Rosati P., De Simone I., Guidotti L. et Al., Embriologia Generale, Milano: Edi-­‐ Ermes, 1993). condensazione della cromatina nucleare e appiattimento e allungamento del nucleo; riduzione del citoplasma. Negli esseri umani, la proliferazione e la differenziazione delle cellule staminali, la meiosi, la generazione di cellule germinali aploidi e la morfogenesi dello spermatozoo in via di sviluppo durano circa 2 mesi, mentre il periodo della spermiogenesi dura circa 5-­‐6 settimane.[177] Negli stadi finali della spermiogenesi, i profondi mutamenti morfologici che trasformano gli spermatidi in spermatozoi danno luogo alla perdita di tutto il citoplasma, salvo un sottile strato compresso nella teca perinucleare, una guaina situata nella testa fra il nucleo e l'acrosoma e/o la 42 membrana cellulare. La formazione di questa teca è parallela all'estrusione e all'eliminazione della porzione citoplasmatica (goccia citoplasmatica)[178] che viene fagocitata dalle cellule di Sertoli prima che gli spermatozoi siano rilasciati nel lume nel tubulo seminifero. Per interagire con l'ovocita nel processo di fecondazione, la testa dello spermatozoo dispone di strutture altamente specializzate. L'acrosoma è una struttura simile a un cappuccio che copre la porzione anteriore del nucleo dello spermatozoo (Fig.5). Forma e dimensione dell'acrosoma variano da una specie all'altra, ma in tutti i mammiferi la sua struttura è fondamentalmente la stessa. Contiene una varietà di enzimi idrolitici che vengono rilasciati durante la "reazione acrosomiale" e svolgono funzioni importanti nel processo di fecondazione, quali l'idrolisi delle matrici quando passano attraverso il cumulus e la zona pellucida. L'acrosoma nasce nell'apparato di Golgi e le sue componenti vengono trasportate da questo apparato alla struttura acrosomiale in evoluzione dalle vescicole del trans-­‐Golgi, che nascono nel dittiosoma dell'apparato di Golgi durante le fasi iniziali della spermiogenesi.[179] Benché siano state individuate diverse proteine localizzate nell'acrosoma dello spermatozoo umano maturo,[180] l'organizzazione di queste molecole non è ancora ben compresa, Fig. 5. Testa dello spermatozoo umano (sezione). La membrana interna dell'acrosama copre il nucleo, mentre la membrana esterna sta a contatto con la membrana citoplasmatica. Nella parte più posteriore della regione coperta dall'acrosoma, la testa dello spermatozoo è nominata segmento equatoriale. (Modificato da Talansky B.E., Fertilization and early embrionic development in the human, in Cohen J., Malter H.E., Id. et Al., Micromanipulation of Human Gametes and Embryos, New York: Raven Press, 1992: 84-­‐112). salvo per quanto riguarda la SP-­‐10, la proacrosina, la acrin1 (MN7) e poche altre. Vi sono evidenze crescenti del fatto che le proteine acrosomiali subiscano una graduale suddivisione durante il passaggio degli spermatozoi attraverso l'epididimo, e alcune di esse si modificano ulteriormente durante il processo di fecondazione. Queste osservazioni indicano che le molecole acrosomiali non si limitano a una regione specifica dell'acrosoma stesso, ma vengono 43 continuamente ricollocate in modo stadio-­‐specifico durante la maturazione degli spermatozoi nel testicolo e nell'epididimo. Queste modificazioni associate alla maturazione sono considerate essenziali per far sì che le molecole dello sperma raggiungano il sito corretto o definitivo prima della fecondazione.[181] Durante la spermiogenesi, nei mammiferi, si ha un esteso rimodellamento della cromatina. L'allungamento nuclere e la condensazione della cromatina si verificano contemporaneamente alle modificazioni nelle proteine nucleari basiche associate al DNA. Una serie di eventi biochimici accompagnano lo spostamento degli istoni e la comparsa di un insieme di proteine nucleari basiche come la tH2A, la tH2B, l'H1t, l'H2B spermatide-­‐specifica (ssH2B), la proteina nucleare 1 aploide cellula germinale-­‐specifica (Hanp1), l'HMG testicolo-­‐specifica o tsHMG, la proteina istone H1-­‐simile negli spermatidi 1 (Hils1), le "proteine di transizione" (TP) e le protamine. Durante la spermiogenesi la sintesi degli istoni si arresta ed essi vengono sostituiti da un insieme di TP[182] che poi a loro volta vengono sostituite da protamine.[183] Tutto il processo dà luogo a una condensazione più che sestupla dei cromosomi, che produce una struttura della cromatina molto compatta. Alcuni aspetti della struttura della cromatina negli spermatozoi sono stati chiariti, ma si stanno ancora studiando i meccanismi molecolari che contribuiscono alla ristrutturazione della cromatina. La maggior parte dei mammiferi ha una sola forma di protamina che rimpiazza le TP, ma alcune specie, compreso l'uomo e il topo, hanno 2 forme di protamina. Esperimenti di separazione genica riguardanti la protamina 1 o 2 nei topi hanno dimostrato che entrambe le protamine sono essenziali per la fecondità, e che l'aploinsufficienza è provocata da una mutazione che interviene in un allele della protamina. [184] Inoltre, quando viene scissa la protamina 2, gli spermatozoi così prodotti non sono in grado di generare un embrione capace di svilupparsi. [185] Questi risultati indicano che la protamina 2 è indispensabile per il processo di compattazione nucleare durante la spermiogenesi. Molte proteine nucleari sono espresse sistematicamente durante il periodo di condensazione nucleare. [186] Quasi tutte queste proteine derivano dall'istone H1 e subiscono complessi processi di modificazione post-­‐ traslazione nei mammiferi. Nello sperma umano, il rapporto fra protamine e istoni presenti è di ca. 85:15. [187] A differenza di quanto accade nel suo omologo somatico, l'insieme DNA/proteine dello spermatozoo è disposto in una serie di fogli paralleli. L'affastellamento di questi fogli e la loro stabilizzazione per mezzo di legami disolfurici permettono di assemblarli in una struttura toroidale. [188] Questa condensa la cromatina del nucleo dello spermatozoo così che questa diventa almeno 6 volte più compatta di quella del nucleo somatico. [189] Ciò nonostante, alcune regioni del genoma permangono in una conformazione desossiribonucleasi-­‐I-­‐sensibile più rilassata [190] che contiene segmenti corti, arricchiti di istoni [191] che sono legati alla matrice nucleare. [192] Studi sulla deplezione della matrice nucleare nel topo hanno suggerito che questa struttura possa fornire segni epigenetici che sono necessari per lo sviluppo iniziale dell'embrione post-­‐fecondazione, mantenendo al tempo stesso l'integrità del genoma paterno. [193] I cromosomi materni si decondensano prontamente nel pronucleo femminile dopo che la meiosi II è stata ultimata alla fecondazione. La cromatina paterna, al contrario, per poter partecipare allo sviluppo del pronucleo richiede un ulteriore stadio di elaborazione che comprende il rilascio dei legami disolfuro crociati e la sostituzione delle protamine con istoni derivati dall'ovocita. A lungo si è sostenuto che la cromatina fortemente addensata dentro il nucleo dello spermatozoo fosse trascrizionalmente silente. [194] Tuttavia, esperimenti di ibridizzazione in situ hanno localizzato sia β-­‐actina, sia mRNA prm2 nella regione della testa degli spermatozoi umani normali, [195] inducendo a ritenere che questo RNA sia una componente regolare del gamete maschile terminalmente differenziato. Ulteriori studi [196] «hanno confermato in modo indipendente che gli spermatozoi contengono una quantità di RNA codificanti e non codificanti 44 noti e sconosciuti. La presenza di questa serie di RNA colpisce, se si pensa che gli spermatozoi maturi hanno un citoplasma scarso o nullo». [197] Dei microRNA [198]sono stati individuati anche nello spermatozoo umano. [199] Al momento della fecondazione, tutti questi mRNA sono trasferiti all'ooplasma per effetto della fusione spermatozoo-­‐ovocita, [200] aggiungendo un ulteriore insieme di fattori maschili che contribuisce alla formazione e allo sviluppo dello zigote prima ancora che i cromosomi materni e paterni si mescolino, e "sollevando alcuni interrogativi interessanti circa il suo ruolo potenziale nello sviluppo embrionale iniziale".[201] Maturazione degli spermatozoi: acquisizione della motilità e capacitazione Gli spermatozoi testicolari sono privi di motilità e non sono neanche in grado di subire il processo di capacitazione che consentirà loro di fecondare l'ovocita. Durante il loro transito dal testicolo al dotto eiaculatorio, si verifica una serie complessa di eventi detta maturazione epididimale, [202] la quale permette agli spermatozoi di acquisire l'abilità di muoversi e di capacitare. Questi cambiamenti funzionali hanno luogo nell'epididimo, attraverso il quale i gameti maschili passano e nel quale sono immagazzinati. Gli spermatozoi umani impiegano circa 10 giorni a raggiungere la coda dell'epididimo, cioè il luogo dove vengono immagazzinati prima dell'eiaculazione. Durante questo transito l'epididimo offre uno specifico ambiente intraluminare dove ha luogo la maturazione degli spermatozoi. A tal fine sono immersi dalla testa alla coda in un gradiente di ribonucleasi, [203] glicosidasi [204] e proteasi, compreso il proteasoma 26S. [205]Questo complesso di enzimi permette l'eliminazione di componenti molecolari che vengono estruse dallo spermatozoo in via di maturazione in quanto non necessarie (o addirittura ostative) alla riuscita della fecondazione. Gli spermatozoi della maggioranza dei mammiferi, compresi quelli umani, presentano due tipi di motilità fisiologica: motilità attivata (definita anche semplicemente motilità spermatica) e motilità iperattivata. [206] Il flagello di uno spermatozoo attivato genera una forma d'onda simmetrica di scarsa ampiezza che fa avanzare lo spermatozoo relativamente in linea retta. Nello spermatozoo iperattivato, il battito del flagello diventa asimmetrico e la sua ampiezza aumenta dando luogo a traiettorie circolari o a forma di "8". Per la fertilità normale sono importanti entrambi i tipi di motilità, attivata e iperattivata: la prima è acquisita dagli spermatozoi durante il loro transito attraverso l'epididimo; la seconda in rapporto al processo di capacitazione. [207] Fra gli ioni coinvolti nella regolazione della motilità degli spermatozoi nell'uomo, Ca2+ è uno dei più importanti. [208] Il ruolo della concentrazione extracellulare di calcio ([Ca2+]e) nell'attivazione degli spermatozoi è stato oggetto di grande dibattito. Mentre è indubbio che il calcio esterno sia essenziale per la motilità spermatica, è la concentrazione ionica intracellulare ([Ca2+]i) che va regolata rigorosamente per consentire una tempistica precisa per l'attivazione degli spermatozoi. Livelli decrescenti di [Ca2+]e fra la testa e la coda dell'epididimo sono associati con il progressivo sviluppo della motilità spermatica e con l'aumentata fosforilazione della tirosina della proteina. [209] I meccanismi molecolari connessi con l'effetto nocivo di un eccesso di [Ca2+]e sulla motilità spermatica sono tuttora oscuri e si stanno vagliando varie ipotesi. [210] Varie evidenze indicano l'importanza della fosforilazione della proteina nella trasduzione dei segnali stimolatori alla motilità. E' stato dimostrato che il sistema adenilato-­‐ cyclase-­‐cAMP-­‐PKA è implicato nella fosforilazione della tirosina di diverse proteine del flagello associate alla motilità spermatica, [211] e sono stati descritti difetti di fosforilazione di questa proteina in pazienti astenozoospermici, cioè i cui gameti maturi presentano ridotta motilità e iperattivazione. [212] Vi sono evidenze crescenti che "la maturazione epididimale si può considerare come la fase di controllo di qualità che garantisce uno spermatozoo sano". [213] Il marcamento con molecole di 45 ubiquitina di alcune componenti cellulari, compresi i mitocondri paterni, è essenziale perché uno spermatozoo contribuisca correttamente alla fecondazione e allo sviluppo embrionale. [214] L'efficace rimozione delle strutture mitocondriali paterne assicura l'eredità esclusivamente materna di questi organelli essenziali al metabolismo cellulare: la regola è nota anche come omoplasmia mitocondriale materna. [215] Tale meccanismo protettivo rappresenta un modo controllato per rimuovere prodotti di danno ossidativo, e durante la vita dello spermatozoo i mitocondri sono soggetti a danno ossidativo a causa della limitata capacità riparatoria del loro genoma. Nell'uomo, la mancata sorveglianza dell'ubiquitina compromette lo sviluppo embrionale [216] e il primo caso clinico di eteroplasmia conferma che la sopravvivenza alla nascita è problematica a causa di una grave intolleranza all'esercizio fisico. [217] Le proprietà fusogeniche della membrana plasmatica dello spermatozoo che sono essenziali alla fecondazione richiedono la presenza di alte concentrazioni di acidi grassi poliinsaturi (PUFA). Questa predominanza dei PUFA rende gli spermatozoi facilmente suscettibili alla perossidazione lipidica dovuta ad attacchi di specie reattive dell'ossigeno (ROS), fenomeno noto come "stress ossidativo". [218] Le strategie antiossidanti che proteggono lo spermatozoo durante il suo transito epididimario coinvolgono determinati enzimi, fra cui alcuni membri della famiglia del glutatione perossidasi (GPX), la catalasi, l'indolamina diossigenasi e la superossido dismutasi. [219] La capacitazione degli spermatozoi: acquisire il potere di fecondare ovociti E' noto da più di 50 anni che gli spermatozoi dei mammiferi, al momento dell'emissione da parte dell'apparato riproduttivo maschile, non sono in grado di fecondare gli ovociti: per penetrare attraverso i rivestimenti dell'ovocita e fondersi con esso, devono trovarsi in uno specifico stato di preparazione, detto "capacitazione". In origine, quando fu coniato, questo termine indicava la "necessità che gli spermatozoi permangano per un certo tempo...nell'apparato femminile prima di poter penetrare nella zona" pellucida[220] e il "tempo occorrente perché gli spermatozoi compiano un cambiamento fisiologico che li mette in condizione di raggiungere la capacità fecondante".[221] Poi, con l'avvento della fecondazione in vitro(FIV, nella sigla inglese), i biologi hanno cominciato a studiare la capacitazione degli spermatozoi dei mammiferi al di fuori dell'apparato riproduttivo femminile e a indurla in laboratorio manipolando i gameti. Ciò "ha reso possibile studiare la capacitazione a livello molecolare, ma al tempo stesso ha oscurato il significato originario di questo processo".[222]Per questo, oggi questo termine è talvolta usato in maniera non corretta. A lungo si è pensato che la capacitazione fosse una proprietà statica e protratta degli spermatozoi. Questo fino a quando è stato chiaramente dimostrato che, nell'uomo, "in ogni dato momento è capacitata soltanto una piccola frazione della popolazione di spermatozoi; che questo stato di capacitazione è passeggero (1-­‐4 ore della durata di vita); che si verifica una sola volta nella vita dello spermatozoo; che i diversi spermatozoi raggiungono questo stato in momenti diversi, e che di conseguenza, nella popolazione, si verifica una sostituzione continua delle cellule capacitate".[223] Tutti questi fenomeni hanno sollevato due appassionanti interrogativi: perché nell'uomo lo stato di capacitazione abbia durata così breve e perché in ogni dato momento gli spermatozoi capacitati siano così pochi. Michael Eisenbach [224] e i suoi collaboratori avanzano l'ipotesi che il ruolo di queste caratteristiche sia prolungare la presenza, nell'apparato genitale femminile, di un certo numero di spermatozoi capacitati: l'incessante sostituzione dei gameti capacitati sarebbe un meccanismo che compensa la mancanza di uno stretto coordinamento temporale fra coito e ovulazione protraendo la capacità fecondante complessiva della popolazione di spermatozoi depositata fino a qualche giorno dopo la loro penetrazione nel muco 46 cervicale. Di recente, uno studio comparativo dei tempi della capacitazione in vitro negli spermatozoi del coniglio e dell'uomo ha fornito un'evidenza sperimentale indiretta che suffraga questa ipotesi: la capacitazione durava più a lungo nell'uomo che nel coniglio. Dal momento che nella coniglia l'ovulazione è indotta dal coito, mentre nella donna è periodica (cioè indipendente dai rapporti sessuali), l'osservazione riferita nello studio "suggerisce che lo stato di capacitazione sia programmato per massimizzare le probabilità che un uovo ovulato si incontri con spermatozoi nel miglior stato funzionale possibile".[225] La capacitazione è preceduta dalla perdita o dalla rimozione di fattori inibitori associati alla superficie dello spermatozoo, che hanno origine nelle secrezioni dei tubuli e dotti dell'apparato maschile attraverso cui sono passati gli spermatozoi. L'eliminazione di tali fattori "decapacitanti" dagli spermatozoi non capacitati dà luogo a un rapido aumento della loro capacità fecondante in vitro,[226] e la reintroduzione degli stessi fattori inibisce prontamente la loro capacità di fecondare l'ovocita.[227] Il fattore di decapacitazione meglio caratterizzato è il DF, una glicoproteina 40 kDa situata sulla regione della testa posto-­‐acrosomiale degli spermatozoi di topo non capacitati.[228] Restano largamente sconosciuti l'identità e i meccanismi molecolari di azione di alcune altre proteine che si presume intervengano nel blocco della capacitazione degli spermatozoi. Un nuovo candidato a fattore decapacitante è stato individuato recentemente in una proteina che si lega alla fosfatidiletanolamina (PBP).[229] Durante il processo di capacitazione, sugli spermatozoi si verificano alcuni cambiamenti biochimici. Fra questi: aumentata attività dell'adenilil ciclasi ed elevati livelli di adenosina monofosfato ciclico (cAMP); fosforilazione della proteina tirosina di un sottoinsieme di componenti dello sperma; aumento del pH intracellulare (pHi); influsso di Ca2+; modificazioni delle proteine, dei carboidrati e dei lipidi della membrana plasmatica degli spermatozoi; cambiamento dei pattern di lectin binding a seguito di alterazioni dei carboidrati superficiali.[230] Benché sia noto da tempo che il cAMP svolga un ruolo importante nella capacitazione degli spermatozoi, solo di recente sono stati scoperti vari leganti capaci di fungere da "primi messaggeri" quando si legano a certi specifici recettori separati situati sulla membrana plasmatica dello spermatozoo, e quindi di influenzare la produzione di cAMP.[231] I cambiamenti dei lipidi della membrana cui abbiamo accennato potrebbero essere legati allo smascheramento dei recettori spermatici per le proteine della zona pellucida, che si verifica durante l'acquisizione della capacità della reazione acrosomiale.[232] E' stata riconosciuta l'importanza del ruolo del citoscheletro di actina nella capacitazione degli spermatozoi nei mammiferi. La polimerizzazione dell'actina globulare, o actina G, in actina filamentosa, o actina F, si verifica durante la capacitazione e dipende dall'attivazione della proteina kinase A (PKA), dalla fosforilazione della proteina tirosina e dall'attivazione della fosfolipasi D.[233] La polimerizzazione dell'actina è necessaria per l'incorporazione dello spermatozoo nell'ooplasma[234] e per la successiva decondensazione del suo nucleo.[235] Per la traslocazione della fosfolipasi C dal citosolo alla membrana plasmatica dello spermatozoo che si verifica durante la capacitazione è necessaria la formazione di actina F.[236] Maturazione e ovulazione del gamete femminile "La crescita degli ovociti nei follicoli ovarici e il loro sviluppo fino a diventare ovuli maturi è un tema che appassiona i biologi da secoli. Da molto tempo gli scienziati hanno colto l'importanza delle cellule somatiche del follicolo ovarico per promuovere l'oogenesi e immettere l'ovocita nell'ovidotto mediante l'ovulazione".[237] Nel suo sviluppo, mirante a produrre un gamete maturo, competente per la fecondazione, la cellula germinale femminile dei mammiferi passa attraverso varie transizioni e vari blocchi. Queste trasformazioni iniziano con la specificazione 47 delle cellule germinali primordiali (PGC) nell'embrione. Nei mammiferi, le cellule germinali primordiali sembrano essere indotte de novo da altre cellule all'inizio della gastrulazione dell'embrione.[238] L'origine embriologica delle PGC è extragonadica: per raggiungere il rudimento gonadico migrano attraverso vari tessuti. I meccanismi della migrazione delle PGC durante l'ontogenesi sono altamente conservati filogeneticamente e comprendono cues intrinseci e somatici, attrazione e repulsione, nonché motilità ameboide.[239] Nelle cellule germinali primordiali di diverse specie sono stati scoperti vari fattori coinvolti nei meccanismi molecolari che portano alla formazione della linea germinale (fra i determinanti conservati: vasa, tudor, pumilio, nanos, germ cell less e mago nashi)[240]. Si suppone che Oct-­‐4, un fattore ereditato dalla madre che è essenziale per la linea germinale dei mammiferi[241], funga da attivatore trascrizionale dei geni necessario per mantenere uno stato totipotente indifferenziato, e possa reprimere la trascrizione dei geni regolatorilineage-­‐specific. Durante la migrazione, il numero delle PGC si accresce per mitosi[242]. Quando giungono nell'ovaio che si sta sviluppando, se non è presente nel genoma e non è propriamente espresso un fattore determinante del sesso maschile, le PGC sono differenziate in ovogoni e continuano a moltiplicarsi mitoticamente fino all'inizio della meiosi I. Da questo stadio in poi si definiscono con un nuovo termine (ovociti primari) e il loro numero cala progressivamente (rispettivamente a ca. 7 milioni al 5° mese di gestazione, tra 700 mila e 2 milioni alla nascita e ca. 400 mila alla pubertà). Nei mammiferi, la meiosi della linea germinale femminile ha inizio ben prima della nascita. Ma ben presto questo processo si arresta allo stadio di diplotene della profase I (P-­‐I), per riprendere soltanto attorno al momento dell'ovulazione, negli anni di vita fertile della donna. "Il destino delle cellule germinali viene deciso dopo l'inizio della meiosi. Una cellula germinale meiotica può degenerare oppure completare la meiosi, ma non può ritornare alla proliferazione mitotica"[243]. In ogni donna adulta, infatti, solo pochi ovociti (400-­‐500 circa) maturano fino allo stadio ovulatorio, e in caso di fecondazione quelli che completano la meiosi II sono un numero ancora più limitato. Nell'ovaio perinatale, gli ovociti fermi allo stadio di diplotene della meiosis I[244] e circondati da un unico strato squamoso di cellule somatiche formano una popolazione definita di follicoli primordiali che non crescono. Un certo numero di questi follicoli viene reclutato e le loro cellule somatiche (dette cellule della granulosa) diventano cuboidali e proliferano dando luogo a un pool di follicoli primari destinati ai successivi stadi di sviluppo follicolare per tutta la vita riproduttiva della donna. Dalla rottura della vescicola germinale al blocco in metafase-­‐II L'ovocita è una cellula altamente differenziata. Si "specializza per le sue funzioni uniche e attraversa progressivamente una serie di stadi evolutivi fino ad acquisire un fenotipo competente per la fecondazione"[245] (Fig.6). In confronto alle cellule somatiche dei mammiferi, gli ovociti hanno un'architettura citologica tutta diversa. Sono le cellule più grandi della femmina adulta (nell'uomo il loro diametro in vitro è di 160±20 μm, n = 545)[246] e contengono riserve di tutti gli elementi citoplasmatici (organelli, macro-­‐ e micromolecole) necessari a supportare le prime, rapide segmentazioni dell'embrione che avvengono dopo la fecondazione. Oltre a disporre di un gran numero di organelli tipici delle cellule eucariotiche -­‐come il reticolo endoplasmatico (ER nella sigla inglese), i mitocondri (MT) e l'apparato di Golgi (GA)-­‐ gli ovociti posseggono 48 Fig. 6. Struttura del cumulus oophorus (sezione). Al tempo dell'ovulazione, l'ovocito, arrestato nello stadio di metafase II della meiosi, sta racchiuso dentro un involucro glicoproteico (zona pellucida) circondato da cellule follicolari della corona radiata, che sono tenute insieme da una matrice di acido ialuronico. Il sottile spazio tra la membrana della cellula gamete (oolemma) e la zona pellucida è chiamato spazio perivitellino ed accoglie i globuli polari che sono espulsi dal citoplasma (ooplasma) dell'ovocito alla fine della prima e della seconda cariocinesi (karyokinesis) meiotica (rispettivamente globulo polare 1º e globulo polare 2º). (Modificato da Rosati, De Simone, Guidotti, Embriologia Generale...). strutture non osservabili altrove, fra cui le lamelle anulate e i granuli corticali.[247] Inoltre, se gli ovuli di tutti gli animali sono coperti da uno o più rivestimenti extracellulari, gli ovociti di mammiferi sono circondati da uno spesso strato di glicoproteine, detto zona pellucida (ZP),[248] e da una matrice extracellulare, detta spazio perivitellino (PVS).[249] Il nucleo degli ovociti che si arrestano all'inizio della meiosi I è molto grande e si definisce vescicola germinale (GV). Il sacco nucleare (NE) di quest'ultima contiene molti più complessi porosi nucleari (NPC) -­‐cioè strutture che mediano il trasporto fra citoplasma e nucleo[250]-­‐ di quanti ne contenga il nucleo di una tipica cellula somatica, ad es. un fibroblasto. Di contro, le dimensioni dei cromosomi cariocinetici e degli astri di microtubuli del fuso sono assai simili a quelle delle cellule somatiche in via di divisione. "La rilevanza funzionale di questa enorme vescicola germinale non è del tutto chiara, ma potrebbe trattarsi di un mezzo per immagazzinare 49 per un lungo periodo di tempo componenti del sacco nucleare che si assemblano spontaneamente, come i complessi porosi e le lamine nucleari".[251] Quando gli ovociti escono dal blocco P-­‐I e rientrano nella meiosi, la vescicola germinale si disintegra. Poco dopo questo processo, provocato dalle forze meccaniche del citoscheletro insieme alla scomposizione biochimica dei complessi proteici del sacco nucleare,[252] i cromosomi dell'ovocita passano alla piastra della metafase-­‐I (M-­‐I), entrano rapidamente nell'anafase (A-­‐I) e nella telofase-­‐I (T-­‐I) e a quel punto viene estruso il primo corpo polare (PB-­‐1). I cromosomi rimasti dentro l'ovocita si riallineano prontamente formando il secondo fuso meiotico. Gli ovociti dei mammiferi si arrestano a questo stadio (metafase-­‐II o M-­‐II) ed entrano nell'anafase-­‐II (A-­‐II) solo al momento della fecondazione.[253] Durante la meiosi I e II, gli ovociti si trovano nella fase M del ciclo cellulare, con un'elevata attività del maturation-­‐promoting factor (MPF).[254] Per effetto dell'alta espressione di MPF, le proteine del sacco nucleare, come le lamine e le nucleoporine, vengono fosforilate, impedendo la polimerizzazione delle lamine e il montaggio dei complessi porosi nucleari. Tuttavia, benché fra la meiosi I e II l'attività dell'MPF subisca un netto calo, non si riforma il sacco nucleare attorno ai cromosomi. Come hanno osservato Lénárt ed Ellenberg, "probabilmente, impedire la formazione del sacco nucleare è un prerequisito importante per inibire la replicazione del DNA durante la divisione riduttiva".[255] A cominciare dalla formazione del follicolo per continuare attraverso tutto il suo sviluppo, una comunicazione bidirezionale fra l'ovocita e le cellule della granulosa che lo circondano è essenziale per la maturazione coordinata sia del gamete, sia delle cellule somatiche.[256] Ad esempio, difetti della maturazione meiotica sono documentati nei topi che mancano della proteina giunzionale connexina 37, coinvolta nelle interazioni fra ovocita e cellule della granulosa.[257]Gli ovociti dipendono dalle cellule somatiche per crescere e svilupparsi,[258] per la regolazione della meiosi[259] e per la modulazione trascrizionale del genoma.[260] Perché lo sviluppo follicolare progredisca oltre lo stadio primario, occorrono segnalazioni bidirezionali. Alcune delle proteine specifiche che partecipano a questo processo di regolazione sono state identificate: fra queste, il fattore di differenziazione 9 o GDF9, secreto dall'ovocita; il recettore KIT (superficie dell'ovocita) e il suo legando KITL (prodotto dalle cellule della granulosa).[261] Oltre a ciò, i follicoli diventano sensibili alle gonadotropine. Ad esempio, il GDF9 favorisce la formazione e l'integrità del complesso cumulo-­‐ovocita inducendo ialuronidasi 2, pentraxina 3 e fattore 6 indotto dal fattore di necrosi tumorale, e sopprimendo l'attivatore del plasminogeno-­‐urochinasi.[262] Dall'ambiente follicolare all'ambiente tubale L'ovulazione -­‐innescata dal rialzo dei livelli di ormone luteinizzante (LH) che avviene a metà ciclo-­‐ è l'evento che segna il passaggio del gamete femminile dall'antro follicolare all'ambiente extraovarico, rappresentata normalmente dal lume dell'endosalpinge, in cui l'ovocita è bagnato dal fluido oviduttale.[263] Poco prima dell'ovulazione, le gonadotropine stimolano le cellule della granulosa a produrre e secernere acido ialuronico (HA), un glicosaminoglicano non solfato, che disperde queste cellule e le ingloba in una matrice simile al muco, in un processo detto "espansione (o mucificazione) del cumulo".[264] La formazione della matrice del cumulo ooforo è controllata anche da un fattore derivato dall'ovocita. Evidenze sperimentali provenienti da studi in vitro sulle cellule del cumulo depongono fortemente a favore della tesi che il fattore che stimola la sintesi dell'acido ialuronico sia il GDF9.[265] Nel complesso cumulo-­‐ovocita (COC) pienamente espanso, l'acido ialuronico è presente, con una concentrazione pari a 0,5-­‐1 mg/ml, come componente predominante della matrice, che determina le proprietà viscoelastiche del complesso. Nella matrice del COC sono 50 presenti anche altri glicosaminoglicani, fra cui condroitina solfato, dermatano solfato e una sostanza simile all'eparina. La matrice sembra ancorata alla superficie delle cellule del cumulo dal recettore dell'acido ialuronico CD44.[266] A questo punto l'ovocita ha completato la meiosi I, dando luogo a un grosso ovocita secondario che contiene quasi tutto il materiale citoplasmatico più una piccola struttura rotonda -­‐il primo corpo polare (PB1)-­‐ in cui si trova la metà dei cromosomi omologhi della madre. Il corpo polare è localizzato entro lo spazio perivitellino (PVS), cioè il piccolo insterstizio fra l'ovocita e la zona pellucida (Fig.6). La meiosi II segue immediatamente, ma si arresterà alla metafase e rimarrà così fino alla fecondazione. L'apparato del fuso della seconda divisione meiotica fa la sua comparsa al momento dell'ovulazione. Un secondo corpo polare (PB2) contenente metà delle cromatidi sorelle si formerà durante la fecondazione, poco dopo la fusione delle membrane plasmatiche dei gameti e l'inglobamento degli spermatozoi.[267] La risposta follicolare al rialzo dell'ormone luteinizzante LH, che culmina nell'ovulazione, è un processo complesso, ma ben orchestrato, che comporta un continuo cross-­‐talking fra le cellule della granulosa e l'ovocita. L'LH attiva una serie di segnali attraverso il suo recettore specifico.[268] Inoltre alcuni segnali -­‐ad esempio l'aumento di Ca2+ e di cAMP-­‐ si diffondono nell'ovocita attraverso la rete dei gap junction per sollecitare le risposte del gamete.[269] La rottura del follicolo graafiano[270] si verifica entro 24-­‐36 ore dal rialzo dell'LH. Sembrano essere essenziali per la rottura follicolare le prostaglandine localizzate localmente, essendo le principali responsabili dell'aumento della permeabilità vascolare che sostiene la pressione intrafollicolare positiva.[271] La riduzione progressiva della forza tensile della parete follicolare dà luogo alla sua rottura completa.[272] A quel punto, il flusso di fluido e transudato vascolare trasporta il complesso cumulo-­‐ovocita fuori dal follicolo e sulla superficie dell'ovaio, dove esso viene prelevato dall'infundibolo ed entra nell'ampolla della tuba di Falloppio.[273] "E' riconosciuto da oltre 50 anni che l'ovidotto è un organo riproduttivo responsabile della creazione di un microambiente che serve ad agevolare le funzioni dei gameti, la fecondazione e lo sviluppo embrionale iniziale. Questa evidenza proviene da numerose specie e dagli scienziati che usano una varietà di tecniche per recuperare le secrezioni dell'ovidotto e sottoporle ad analisi funzionali e composizionali".[274] Studi molecolari delle secrezioni tubali documentano che questo fluido è biochimicamente assai complesso e ha come componente principale le proteine. Benché gran parte di queste proteine si trovino anche in altri tessuti, c'è un gruppo di glicoproteine specifiche dell'ovidotto (le oviduttine o OSG) che è stato descritto sia nell'uomo[275] sia in altre specie (topo, criceto, pecora, mucca, maiale, cavallo e babbuino).[276] Il fatto che le oviduttine abbiano origine esclusivamente tubale e la loro secrezione sia massima nel periodo periovulatorio, ha suscitato notevole attenzione per valutare la loro funzione. Gli effetti delle oviduttine in vitrosui gameti femminili e maschili e sull'embrione sono stati dettagliatamente esaminati altrove[277] e comprendono: mantenimento della motilità degli spermatozoi, stimolazione della capacitazione, aumento dei tassi di fecondazione e agevolazione dei primi stadi di sviluppo dell'embrione.[278] Tuttavia l'ipotesi attraente che le oviduttine svolgessero un ruolo cruciale nella promozione della fecondazione e nell'embriogenesi preimpianto è stata posta in discussione dall'osservazione che i topi null per le oviduttine hanno una fecondità normale.[279] Gabler, Chapman e Kilian[280]hanno recentemente stabilito che il fluido oviduttale contiene osteopontina, una glicoproteina che si trova in numerosi tessuti ed è notoriamente implicata nell'adesione cellulare e nella segnalazione cellulare legandosi alle integrine. L'osteopontina è espressa dall'epitelio dell'ovidotto, e al pari delle oviduttine sembra avere molteplici effetti benefici sulla fisiologia dei gameti e dell'embrione in vitro. Ciò nonostante, il topo null per l'osteopontina è fertile.[281] 51 Sono in corso ulteriori studi volti a valutare la funzione di specifici fattori dell'ambiente tubale, che serviranno a meglio definire i loro contributi all'azione promotrice della fecondazione e dello sviluppo embrionale svolta dal fluido oviduttale. Il quadro che sta emergendo è che, nel loro insieme, le secrezioni dell'endosalpinge costituiscano un sistema a prova di guasto per garantire la fecondità: ossia che l'ambiente favorevole non dipenda da un'unica componente. IL PROCESSO DELLA FECONDAZIONE Il processo, i suoi stadi e i relativi eventi: comprendere che cosa avviene al momento della fecondazione La fecondazione non è né un fenomeno istantaneo né un unico riassetto spaziale degli elementi che la rendono possibile. Con il contributo degli spermatozoi, la fecondazione "riorganizza l'ovulo nello zigote mediante una serie interattiva di cambiamenti strutturali e biochimici che si verificano in un distinto modello temporale e spaziale".[282] Come quasi tutti gli eventi fisiologici della vita degli organismi, anche la fecondazione è un processo biologico complesso, cioè una serie ben orchestrata di cause ed effetti di natura cellulare, genetica, chimica e fisica la cui finalità è espletare una specifica funzione. Nel nostro caso, la finalità biologica è la generazione di una cellula evolutivamente totipotente (lo zigote o embrione unicellulare) "che costituisce l'inizio, o il primordio, di un nuovo individuo"[283] riprodotto gamicamente. Questa cellula, geneticamente e citologicamente nuova, è l'esito di un gran numero di eventi molecolari e ultrastrutturali coordinati che favoriscono l'interazione dei due gameti. I delicati passaggi successivi di questo progresso verso la costituzione dell'entità biologica nuova sono detti "stadi della fecondazione". Distinguere il processo della fecondazione in vari stadi non serve soltanto a organizzare i singoli eventi ultrastrutturali e molecolari in un modello intelligibile che renda comprensibile la funzione della fecondazione: ci introduce anche a una più profonda comprensione del rapporto causa-­‐effetto che sottende a questo processo fondamentale della vita. In questa prospettiva euristica nei confronti degli articolati fenomeni della vita, le cui basi teoriche sono elaborate dalla filosofia della biologia, un ruolo speciale è attribuito all'individuazione della "fase critica", cioè la fase in cui il processo stesso si distacca dal suo stato di indeterminazione circa quale di due o più possibilità sarà attuata, o da una condizione di reversibilità che consente al sistema biologico di arrestarsi in un punto d'equilibrio o di tornare al suo stato originario. Una volta che la "fase critica" è stata intrapresa o superata, il processo viene spinto avanti e a tempo debito raggiungerà il suo fine, sempre che siano disponibili tutti i fattori genetici, molecolari e cellulari occorrenti e che non si verifichino eventi avversi. Nel ripercorrere qui di seguito i principali eventi che contribuiscono all'avvio e alla prosecuzione degli stadi della fecondazione nei mammiferi (con qualche riferimento, ove necessario, ad altri modelli animali), saranno riportati e discussi dati recenti che possono contribuire alla comprensione di questo fondamentale processo del ciclo vitale, alla definizione delle sue caratteristiche citologiche, genetiche e biochimiche salienti, e all'individuazione della sua "fase critica". Secondo la letteratura recente, nei mammiferi gli eventi coinvolti nel processo della fecondazione si possono raggruppare in stadi successivi, il modo in cui comunemente "due cellule sessuali (gameti) si fondono a creare un nuovo individuo con potenzialità genetiche derivanti da entrambi i genitori".[284] Usando svariati modelli animali, e più recentemente anche per mezzo dello studio della fecondazione in vitro (FIV) nell'uomo,[285] ciascuno di questi stadi è stato indagato in dettaglio e caratterizzato a livello ultrasttrutturale, genetico e molecolare, e attualmente in molti laboratori sono in corso studi volti a far luce sui meccanismi più riposti che vi danno luogo e li controllano. Queste indagini hanno prodotto una vasta letteratura il cui contributo alla comprensione del processo di fecondazione è difficile da riassumere in uno spazio limitato. 52 Pertanto, è stata operata una selezione di quegli aspetti della ricerca contemporanea che chiariscono ulteriormente ciò che avviene "nel processo tramite cui uno spermatozoo e un ovulo si uniscono a formare la prima cellula dello sviluppo di un organismo multicellulare".[286] La citata distinzione in stadi non comporta l'unità complessiva del processo della fecondazione, che poggia sul fine cui sono orientati tutti gli stadi e in vista del quale essi forniscono il repertorio completo di strutture, funzioni e regolazioni, cioè "trasmettere il genoma da una generazione all'altra e dare avvio allo sviluppo di un nuovo organismo".[287] Inoltre, poiché "nei mammiferi il processo della fecondazione consiste in numerosi eventi che devono avere luogo in un ordine obbligatorio per produrre uno zigote in grado di sopravvivere",[288] è tale ordine intrinseco di cause ed effetti che ci consente di definire i confini del processo per quanto riguarda il suo inizio e la sua fine e di cercare lo stadio che indirizza con certezza il processo a produrre il suo effetto finale, cioè "avviare lo sviluppo embrionale di un nuovo individuo".[289] Superare le barriere: dal contatto fra gameti all'ingresso nello spazio perivitellino La penetrazione del cumulo ooforo Gli spermatozoi si avvicinano al cumulo ooforo espanso con lo scopo di raggiungere la zona pellucida e attraversarla (Fig.7). A paragone con l'abbondanza di dati e considerazioni sull'importanza dell'interazione cumulo-­‐ovocita durante la maturazione dell'ovocita, meno attenzione è stata rivolta al ruolo delle cellule del cumulo nel processo di fecondazione. Mentre per la FIV non occorrono ovociti cumulo-­‐intatti (anzi, di solito gli ovociti vengono "decoronizzati" prima di aggiungere i gameti maschili al mezzo di coltura o di iniettare gli spermatozoi nell'ovocita), in alcune specie le cellule del cumulo migliorano nettamente i tassi di fecondazione.[290] Come hanno chiaramente evidenziato Olds e Clarke, "è un errore partire dal presupposto che le interazioni spermatozoo-­‐cellula del cumulo siano superflue, visto che la penetrazione della zona pellucida da parte degli spermatozoi è significativamente accresciuta se le cellule del cumulo sono lasciate sul posto".[291] Tuttavia, i meccanismi mediante i quali il cumulo e la su matrice extracellulare condizionano l'interazione degli spermatozoi con la zona pellucida non sono ancora noti in via definitiva. Potrebbero comprendere segnali chimici rivolti alle vie di trasduzione del segnale spermatico che forse modificano la motilità e/o le fasi finali della capacitazione, e forse le cellule del cumulo continuano a rifornire l'ovocita di utili metaboliti anche dopo l'ovulazione. Per giunta, la matrice ricca di acido ialuronico appare continua con il rivestimento degli spazi nella parte esterna della zona pellucida, e quindi potrebbe avere un effetto benefico via via che gli spermatozoi la penetrano.[292] Infine, nelle interazioni spermatozoi-­‐zona pellucida è probabilmente significativa la resistenza fisica del cumulo ooforo.[293] 53 Fig. 7. La successione dei primi stadi nella fertilizzazione umana. (a) Uno spermatozoo capacitato penetra il cumulo ooforo e (b) aderisce alla zona pellucida, nella quale accade la reazione acrosiomiale. Uno o più spermatozoi con reazione acrosomiale compiuta attraverso la zona pellucida e (c) passano nello spazio perivitellino. L'adesione della testa dello spermatozoo all'oolemma è seguita dalla (d) fusione della membrana della testa dello spermatozoo con l'oolemma seguita dall'immersione di questo spermatozoo nell'ooplasma. (Modificato da Evans J.P., Florman H.M., The state of the union: the cell biology of fertilization, Nature Cell Biology 2002, 4(1): S57-­‐S63). Per penetrare il cumulo ooforo gli spermatozoi usano una motilità iperattivata[294] e una ialuronidasi di superficie glicosilfosfatidilinositolo-­‐ancorata detta PH-­‐20.[295] Visto che nessuna proteasi è ancora stata coinvolta in questa penetrazione, secondo alcuni autori l'ipermotilità degli spermatozoi e la ialuronidasi situata sulla loro superficie "sono necessarie, e forse sufficienti, a creare una via attraverso la matrice extracellulare delle cellule del cumulo.[296] In ogni caso, i topi mancanti della PH-­‐20 hanno una fecondità normale in vivo, benché la ritardata penetrazione del cumulo determini tassi di FIV ridotti.[297] Quindi, "potrebbero esservi ialuronidasi aggiuntive che compensano l'assenza di PH-­‐20, oppure occorre rivalutare l'importanza delle attività enzimatiche nella penetrazione del cumulo".[298] L'adesione spermatozoi-­‐zona pellucida Il contatto spermatozoi-­‐zona pellucida (ZP) si chiama "adesione" anziché "legame" perché il primo termine si riferisce ad associazioni cellula-­‐cellula o cellula-­‐matrice extracellulare, mentre il secondo è più propriamente riservato per la specifica associazione fra due molecole. Mentre una 54 (o forse due) delle glicoproteine solubilizzate della ZP si lega(no) specificamente con vari "recettori ZP" putativi localizzati nella membrana cellulare dello spermatozoo,[299]l'associazione degli spermatozoi con la ZP intatta che racchiude l'ovocita si verifica fra una cellula (gamete maschile) e una matrice extracellulare, costituendo pertanto un'adesione.[300] L'adesione degli spermatozoi alla ZP avviene in vari stadi che non sono sempre visibili al microscopio ottico. Il contatto iniziale fra gli spermatozoi e la superficie della ZP avviene a livello della regione equatoriale e/o postacrosomiale del gamete maschile acrosoma-­‐intatto. Come documentano registrazioni video effettuate nel criceto, dapprima lo spermatozoo ruota liberamente intorno a questo punto di contatto, benché il suo grado di movimento sia ridotto dalle cellule del cumulo.[301] Drobnis e collaboratori hanno suggerito che il cumulo potrebbe contribuire a orientare la testa dello spermatozoo per la penetrazione della ZP e opporre una resistenza meccanica alle forze flagellari dirette alla porzione prossimale della coda.[302] In ogni caso, indipendentemente dall'eventuale ruolo del cumulo, "sembra che lo spermatozoo acrosoma-­‐intatto non si limiti a giacere nella zona pellucida ma vi aderisca. Se vi fosse contatto ma non adesione, il movimento flagellare allontanerebbe la testa dalla zona".[303] Nella regione equatoriale della testa dello spermatozoo, ponti intermembranosi stabilizzano la membrana acrosomiale esterna e la membrana plasmatica che la ricopre, alla quale la guaina postacrosomiale è strettamente legata da creste o sporgenze periodiche.[304] Nei mammiferi, o almeno nella maggior parte di essi, è probabile che la fase iniziale dell'adesione alla zona pellucida abbia luogo soltanto con spermatozoi acrosoma-­‐intatti.[305] Evidenze considerevoli indicano che il riconoscimento dei carboidrati svolge un ruolo chiave in questa interazione.[306] Il modello animale preferito per indagare il ruolo del riconoscimento dei carboidrati nella fecondazione nei mammiferi è il topo. Gli spermatozoi murini danno luogo alla fecondazione legandosi alla ZP, una matrice composta di tre grandi glicoproteine dette mZP1, mZP2 e mZP3.[307] Si ritiene che la mZP3 sia la componente che media sia il legame iniziale, sia l'induzione della reazione acrosomiale.[308] La sua delezione genetica determina la perdita completa di una zona pellucida funzionale e l'infertilità.[309] Nel topo, le evidenze suggeriscono che l'adesione iniziale dei gameti sia mediata da un insolito ricettore della superficie dello spermatozoo, la β1,4-­‐galattosiltransferasi-­‐I (GalT), che si lega ad alcune specifiche catene di oligosaccaridi sulla glicoproteina della zona pellucida ZP3.[310] Il legame delle catene di oligosaccaridi di ZP3 induce l'aggregazione della GalT, attivando così, in modo diretto o indiretto, l'esocitosi acrosomiale.[311] Tuttavia, studi più recenti hanno sollevato la questione se il legame spermatozoo-­‐ovulo si possa spiegare unicamente con la GalT dello spermatozoo che si lega agli oligosaccaridi della ZP3, e suggeriscono che il legame spermatozoo-­‐ ovulo probabilmente è mediato da recettori aggiuntivi alla GalT e alla ZP3. Il riconoscimento dei gameti sembra essere più complesso di un'unica interazione recettore-­‐legante e si può risolvere in almeno due eventi di legame distinti: un'interazione ZP3-­‐ e GalT-­‐indipendente, responsabile dell'adesione dei gameti, e un'interazione ZP3-­‐ e GalT-­‐dipendente che agevola l'esocitosi acrosomiale.[312] La reazione acrosomiale L'esocitosi dell'acrosoma, o reazione acrosomiale (AR), è un'alterazione morfologica che si verifica prima della penetrazione della zona pellucida. L'AR "costituisce una strategia riproduttiva fondamentale che è un prerequisito della riuscita della fecondazione".[313] Come nel caso dell'esocitosi regolata delle cellule somatiche, Ca2+ è un mediatore essenziale dell'AR.[314] Tuttavia l'AR differisce da altri fenomeni esocitotici noti per vari aspetti, 55 principalmente per il fatto che lo spermatozoo contiene un'unica vescicola secretiva (acrosoma), il cui svuotamento è un evento unico. Nondimeno "si sospetta che lo spermatozoo utilizzi lo stesso meccanismo molecolare per la fusione (delle membrane) e gli stessi componenti regolatori che caratterizzano altri eventi secretivi".[315] L'esocitosi è un evento multifase altamente regolato, che comprende l'indirizzamento, l'aggancio, l'innesco, l'entrata e la fusione delle vescicole secretive con la membrana plasmatica della cellula. Esistono evidenze convincenti del fatto che l'AR sia completata dopo che lo spermatozoo si è legato alla zona pellucida e che una o più componenti della ZP hanno indotto lo spermatozoo a completare l'AR. Attualmente si pensa che sia coinvolta nel completamento dell'AR anche la ZP3, cioè il recettore dell'ovocita per lo spermatozoo.[316] La ZP3 agisce stimolando la depolarizzazione del potenziale di membrana dello spermatozoo (ca. -­‐25 mV) e questo effetto è specifico di questa glicoproteina della zona pellucida.[317] Recentemente sono state identificate varie fasi della trasduzione del segnale della ZP3,[318] fra cui l'attivazione di una proteina eterotrimerica GTP-­‐legante, un incremento transitorio dell'attivazione del pH intracellulare (pHi), l'attivazione della fosfolipasi C (PLC) e un transitorio innalzamento del [Ca2+]iattraverso canali del Ca2+ di Tipo-­‐T. Nella fase successiva della trasduzione di segnale (da ZP3) questi eventi iniziali ZP3 indotti producono un ulteriore ingresso di Ca2+ attraverso canali cationici Ca2+-­‐ conduttori della famiglia delle proteine TRPC (Transient Receptor Potential Channel),[319] che ha esito in un innalzamento sostenuto del [Ca2+]i fino a ca. 500 nM, il quale scatena l'esocitosi. La reazione acrosomiale ha luogo qualche minuto dopo l'inizio del segnale Ca2+sollecitato dalla ZP3. E' stato riportato che la TRPC2 (la seconda proteina canale cationica per il trasporto del Ca2+ della famiglia delle TRPC), si co-­‐localizza con i siti di attaccamento della ZP3 dello spermatozoo di topo e che un anticorpo diretto contro i domini extracellulari della TRPC2 inibisce l'innalzamento sostenuto del [Ca2+]i.[320] tuttavia la TRPC2 potrebbe non essere l'unica TRCP coinvolta nella trasduzione del segnale AR Ca2+, visto che i topi null per TRPC2 sono fertili.[321] L'AR è caratterizzata da fusioni multiple -­‐nella regione anteriore della testa dello spermatozoo-­‐ della membrana plasmatica con la membrana acrosomiale esterna che sta sotto la prima (Fig.8). La depolimerizzazione della F-­‐actina permette alle due membrane di entrare in stretta prossimità e di fondersi.[322] Per effetto di questi eventi di fusione, si producono numerose vescicole con membrana ibrida (composta di membrana plasmatica e membrana acrosomiale esterna) e la membrana acrosomiale interna (con le componenti che le sono associate), come anche il contenuto enzimatico dell'acrosoma, sono esposti alla superficie della zona pellucida. In questo fenomeno sono coinvolti enzimi litici (proteasi, glicosidasi): le proteasi potrebbero essere enzimi superficiali legati alla membrana[323] oppure proteasi solubili provenienti dal contenuto acrosomiale.[324] 56 Fig. 8. Cambiamenti nella morfologia della testa dello spermatozoo mammifero durante la reazione acrosomiale. (A) Vescicola acrosomiale intatta prima della reazione. (B) Fusione della membrana acrosomiale esterna con la membrana citoplasmatica dello spermatozoo, risultando nella vescicolazione dell'acrosoma. (C) Perdita progressiva della membrana e del contenuto dell'acrosoma. (D) Compimento delle reazione acrosomiale ed esposizione della membrana acrosomiale interna. (Modificazione da Yanagimachi R., Mechanism of fertilization in mammmals, in Mastroianni I., Bigger J.D. (a cura di), In vitro fertilization and embryo transfer, New York: Plenum Press, 1981: 81-­‐182; Talansky, Fertilization and early embryonic...). Solo gli spermatozoi che hanno compiuto la reazione acrosomiale si trovano nello spazio perivitellino e possono fondersi con l'oolemma.[325] Attraversamento della zona pellucida ed ingresso nello spazio perivitellino Nella maggior parte dei mammiferi, quando lo spermatozoo inizia a penetrare nella zona pellucida, l'asse longitudinale di solito è obliquo o addirittura perpendicolare alla superficie della zona stessa.[326] Il cambio di orientamento della testa dello spermatozoo -­‐dalla geometria parallela (tipica dell'adesione) a quella diagonale od ortogonale (caratteristica della penetrazione)-­‐ potrebbe essere determinato dalla formazione di una "depressione" o "buca" poco profonda nella superficie della ZP attorno alla regione acrosomiale svuotata della testa. Via via che si forma questa depressione, la regione sprofonderebbe progressivamente nella ZP. In questo modo la punta anteriore della testa dello spermatozoo è rivolta verso la superficie interna della ZP. Studi sull'interazione spermatozoi-­‐zona pellucida nel criceto e nel topo effettuati per mezzo del microscopio elettronico a scansione (SEM) hanno rivelato la presenza di una buca poco profonda attorno alla punta anteriore dello spermatozoo (regione acrosomiale ormai svuotata).[327] Affrontando la questione alla luce delle informazioni disponibili vent'anni fa, Hunter[328] poneva l'accento sull'esigenza di una visione equilibrata che almeno ipotizzasse un ruolo per i fattori sia enzimatici, sia meccanici. Yanagimachi[329] ha esposto in dettaglio molte delle evidenze che militano a favore e contro il concetto di lisi della zona pellucida. Tuttavia, nella maggior parte dei testi generali e in molti studi analitici della funzione dello spermatozoo, la lisi da parte dello spermatozoo di una via attraverso la zona pellucida nei mammiferi è ancora 57 considerata alla stregua di un dato di fatto.[330] Come osservavano Austin e Bishop nel 1957, "una lisina della zona pellucida nei mammiferi è ancora da dimostrare, ma della sua probabile esistenza testimonia un piccolo foro rimasto nella zona dopo il passaggio dello spermatozoo".[331] L'anno seguente, gli stessi autori osservavano che "forse il perforatorium trasporta una lisina capace di modificare la sostanza della zona in modo da consentire allo spermatozoo di attraversarla ed entrare nello spazio perivitellino".[332] Così, la convinzione che gli spermatozoi utilizzino enzimi acrosomiali per penetrare nella zona pellucida, molto più spessa, dei mammiferi euteriani era, in un certo senso, preordinata. Da allora nell'acrosoma dei mammiferi sono stati individuati diversi enzimi, idrolitici e di altro tipo,[333] e un sostegno alla tesi della lisi della zona pellucida è venuto da gli effetti degli estratti acrosomiali o di singoli enzimi sull'integrità della ZP; le robuste evidenze del fatto che per la penetrazione dello spermatozoo attraverso la zona occorra una reazione acrosomiale; gli studi sulla soppressione della fecondazione in presenza di inibitori della proteasi. Attualmente, alcune evidenze mettono implicitamente in dubbio la probabilità che la penetrazione della matrice della ZP nei mammiferi euteriani dipenda dall'acrosina e/o da altre idrolasi acrosomiali. Questi dubbi scaturiscono da osservazioni comparative della disposizione e del comportamento degli spermatozoi fecondanti e dallo studio della penetrazione della ZP come funzione dell'architettura della testa dello spermatozoo e della stessa ZP. In considerazione delle evidenze attualmente disponibili, non si può più supporre che nei mammiferi euteriani la penetrazione della zona pellucida da parte dello spermatozoo dipenda dall'azione litica di alcuni enzimi acrosomiali. I dati attuali e le loro interpretazioni non dimostrano che la lisi non svolga alcun ruolo in questa penetrazione, ma le evidenze opposte sono troppo significative per continuare a giustificare tale supposizione. Benché la solubilizzazione finale da parte di estratti acrosomiali o dell'acrosina sia stata citata come prova indiretta che il mezzo della sua penetrazione sia la lisi, la ZP non mostra alcuna risposta al contenuto acrosomiale rilasciato là dove la testa dello spermatozoo si lega e reagisce. All'apparenza, anche la più lenta fecondazione da parte degli spermatozoi di topo acrosina-­‐ o galattosiltransferasi-­‐deficienti[334] rispecchia un ritardo dello sviluppo della reazione acrosomiale e/o del legame funzionale, non un'incapacità di penetrare nella ZP o di subire la fusione con l'oolemma ed attivare l'ovulo. Nel caso dell'uomo, gli studi effettuati col microscopio elettronico a trasmissione (TEM) mostrano spesso le teste degli spermatozoi dentro stretti canali comparabili a quelli che si vedono generalmente nelle uova di animali. A volte, negli ovociti umani fissati 48-­‐60 ore dopo l'inseminazione, sono presenti degli spazi che sembrano suggerire una lisi locale, benché con qualche evidenza di degenerazione.[335] L'unione dei gameti: l'adesione spermatozoo-­‐oolemma e la fusione delle membrane cellulari L'adesione all'oolemma da parte della testa dello spermatozoo che ha subito la reazione acrosomiale Prima di fondersi con essa, lo spermatozoo aderisce specificamente alla membrana plasmatica dell'ovocita (oolemma).[336] Per l'adesione non è necessaria la motilità del gamete maschile: spermatozoi immobili provenienti da soggetti con discinesia ciliare primaria, iniettati direttamente nello spazio perivitellino (PVS), sono in grado di fondersi con oociti umani.[337] Tuttavia, soltanto gli spermatozoi che hanno subito la reazione acrosomiale sono in grado di legarsi e fondersi con l'oolemma usando la membrana plasmatica della regione posteriore della testa dello spermatozoo.[338] La forza del legame spermatozoo-­‐oolemma è ben documentata sperimentalmente dall'osservazione microscopica che alcuni spermatozoi restano 58 aderenti all'oolemma anche dopo il lavaggio dell'ovocita da cui è stata rimossa la zona pellucida: questo fenomeno, detto anche tenacious adherence, rende altamente probabile la fusione dei gameti a seguito dell'adesione.[339] Da quasi vent'anni alcuni membri della famiglia di proteine ADAM[340] presenti sulla testa dello spermatozoo e le integrine presenti sull'oolemma sono considerati partner complementari nell'adesione e fusione dei gameti.[341] In particolare, la fertilina α e β e la ciritestina presenti sullo spermatozoo e l'integrina α6β1presente sull'ovocita sono state fortemente implicate nelle interazioni fra le membrane cellulari dei gameti. La fertilina β (ADAM-­‐2) è stata implicata per la prima volta perché identificata come l'antigene di un anticorpo, PH-­‐30, che bloccava la fecondazione degli ovociti di cavia.[342] La fertilina α (ADAM-­‐1) è stata isolata e caratterizzata insieme alla fertilina β, poiché queste due proteine formano un eterodimero.[343] La ciritestina (ADAM-­‐3) è stata identificata nel topo e nella scimmia mediante clonazione molecolare.[344] Le fertiline α e β, come la ciritestina, subiscono un processo proteolitico fra il dominio metalloproteasico e il dominio disintegrinico, e questo dà luogo alla conservazione del dominio disintegrinico, al dominio ricco di cisteina, e alla ripetizione tipo-­‐EGF solo sulla superficie dello spermatozoo maturo. La fertilina α è processata intracellularmente durante la spermatogenesi nel testicolo,[345] mentre fertilina β e ciritestina vengono scisse durante la maturazione epididimale.[346] Dal momento che le integrine mediano l'adesione delle cellule somatiche, si è ipotizzato che queste e altre molecole dell'adesione cellulare (ad es. le caderine) medino anche l'adesione spermatozoo-­‐ovocita. L'individuazione di un dominio tipo integrina leganti nella fertilina α e β e nella ciritestina[347] ha indotto a ipotizzare che questi leganti spermatici potessero legarsi alle integrine dell'oolemma. L'integrina α6β1 riconosce principalmente le laminine e si è ipotizzato che intervenga nella fecondazione. Sulla base di esperimenti di cross-­‐linking chimico con un peptide della fertilina β,[348] e a partire da studi effettuati con un anticorpo monoclonale anti-­‐α6,[349] si suppone che l'integrina α6β1 sia implicata come recettore dell'ovocita per ADAM-­‐2. Tuttavia, la subunità α6 non è strettamente necessaria per la fecondazione[350] e sono falliti vari tentativi di inibire le interazioni della fertilina β e di altre proteine ADAM sia con l'oolemma, sia con altre membrane cellulari, usando lo stesso anticorpo anti-­‐α6.[351] Recentemente, cercando di capire se le integrine siano strettamente necessarie per eventi come l'adesione e la fusione spermatozoo-­‐ovocita nell'uomo, Sengoku et al.[352] hanno concluso che in queste interazioni fra le membrane dei gameti operano due meccanismi molecolari, ma uno solo di essi può essere inibito da anticorpi delle integrine, e questo, secondo gli autori, non svolge un ruolo essenziale nei processi di adesione e di fusione spermatozoo-­‐oolemma nell'uomo. In passato, molti studi funzionali su animali hanno fornito evidenze del fatto che i tre membri della famiglia ADAM menzionati più sopra intervengano nell'adesione spermatozoo-­‐ovocita.[353] Ma nonostante queste abbondanti evidenze sperimentali, gli esiti di altre indagini non suffragano un ruolo decisivo delle fertiline dello spermatozoo e delle integrine dell'ovocita nella fusione fra i gameti. I maschi null per la fertilina β o per la ciritestina (topo [-­‐/-­‐]ADAM-­‐2 o [-­‐/-­‐]ADAM-­‐3) e le femmine null per l'integrina α6β1 producono rispettivamente spermatozoi e ovociti in grado di aderire gli uni agli altri e fondersi insieme regolarmente.[354] Gli effetti avversi riferiti delle proteine di membrana mancanti sulla fecondazione «si potrebbero attribuire a un'organizzazione superficiale alterata di spermatozoi ed ovuli mutanti che mancano di una qualsiasi di queste proteine, tanto che potrebbero non rassomigliare a gameti di tipo selvatico».[355] Sono state fornite evidenze che la CD9 dell'ovocita, che fa parte della superfamiglia delle tetraspanine (TM4SF o tetraspan),[356] potrebbe svolgere un ruolo chiave nelle interazioni fra le membrane dei gameti. Nelle femmine di topo knockout per CD9, infatti, l'ovulazione avviene regolarmente, e così la maturazione degli ovociti fino allo stadio M-­‐II; ma gli ovociti mancanti di CD9 vengono raramente fecondati.[357] L'osservazione che lo spermatozoo può aderire all'oolemma anche in 59 assenza di CD9, ma senza fondersi regolarmente con esso, suggerisce che la CD9 svolga forse un ruolo nella fusione spermatozoo-­‐ovocita. Si è molto discusso sul ruolo, diretto o indiretto (cioè attraverso la rete di tetraspanine), della CD9 nell'adesione spermatozoo-­‐ovocita. Dati sperimentali mostrano che gli ovociti privati della zona pellucida e trattati con anticorpi anti-­‐CD9 sono caratterizzati da livelli ridotti di legame con i leganti della glicoproteina ADAM degli spermatozoi.[358] Ciò è coerente con "un ruolo della proteina CD9 nel rafforzare le adesioni create mediante le proteine ADAM dello spermatozoo piuttosto che nell'intervento diretto come agente iniziale nell'interazione dei leganti dello spermatozoo con i recettori dell'ovocita".[359] Infine, è concepibile che la CD9 possa fungere da recettore per la PSG17 dello spermatozoo, una componente della superfamiglia delle immunoglobuline o IG.[360] Recentemente, Inoue[361] e i suoi collaboratori hanno studiato un nuovo fattore implicato nella fusione fra le membrane dei gameti al momento della fecondazione. Usando un anticorpo monoclonale che inibisce la fusione e la clonazione dei geni, questi scienziati giapponesi hanno identificato un antigene che gioca un ruolo nella fusione dello spermatozoo del topo e hanno dimostrato che tale antigene è una nuova proteina della superfamiglia delle IG. Hanno chiamato questa proteina Izumo e hanno prodotto tramite ricombinazione omologa una linea di topi izumo-­‐deficienti. I topi (-­‐/)Izumo erano sani, ma i maschi erano sterili. Producevano spermatozoi d'aspetto normale che si legavano alla zona pellucida e vi penetravano, ma non erano in grado di fondersi con gli ovociti. Anche gli spermatozoi umani contengono la proteina Izumo. Un modello plausibile di adesione spermatozoo-­‐ovocita sembra essere il meccanismo mediante cui i leucociti interagiscono con le cellule endoteliali. In questo modello, l'adesione si verifica per stadi, cominciando con un attaccamento debole (detto rolling and tethering, "rotolamento" e allacciamento") e raggiungendo una "adesione fissa" che pone le due membrane in stretta apposizione. Nel sistema leucocita-­‐endotelio, specifiche coppie di leganti e recettori mediano ciascuno dei successivi stadi di adesione. Ad esempio, il "rotolamento" è mediato dall'interazione selectine e carboidrati che è veloce, mentre la "adesione fissa" si realizza per primo tramite l'accoppiamento integrine-­‐α4β1-­‐VCAM-­‐1 e poi tramite l'accoppiamento delle integrineαβ2/αβ2lm e delle molecole dell'adesione intracellulare (ICAM, Intracellular adhesion molecules).[362] Anche l'interazione fra le membrane cellulari spermatozoo-­‐ovocita procede per stadi in termini tanto di disposizioni spaziali come di riconoscimento molecolare. La fusione delle membrane e l'inglobamento dello spermatozoo "La fusione spermatozoo-­‐ovocita è uno degli eventi più impressionanti della riproduzione sessuale, e da molto tempo gli studiosi si appassionano al tentativo di chiarirne il meccanismo molecolare".[363] Tuttavia, a causa della scarsa disponibilità dei materiali biologici e della difficoltà di analizzare le interazioni fra proteine, numerosi tentativi di studiare la fusione delle membrane al momento della fecondazione nei mammiferi non sono riusciti a raggiungere lo scopo. Gli ovociti differiscono dalle cellule somatiche per la struttura della superficie della loro membrana plasmatica,[364]ricoperta di microvilli a eccezione della regione sovrastante il fuso meiotico. I microvilli circondano la testa dello spermatozoo prima della fusione spermatozoo-­‐ ovocita, e si è osservato che di rado gli spermatozoi si fondono con gli ovociti nella regione mancante di microvilli. Queste osservazioni suggeriscono che i microvilli dell'ovocita e il segmento equatoriale della testa dello spermatozoo dovrebbero essere ricchi di molecole implicate nella fusione dei due gameti.[365] Indagini ultrastrutturali indicano che la fusione e l'inglobamento della testa dello spermatozoo coinvolgono regioni diverse dello spermatozoo che ha subito la reazione acrosomiale e che l'incorporazione dello spermatozoo da parte dell'ovocita 60 è in apparenza quasi-­‐fagocitica.[366] La fusione delle membrane ha luogo al segmento equatoriale della testa dello spermatozoo, mentre la porzione rostrale della testa (cioè la porzione che negli spermatozoi che hanno subito la reazione acrosomiale è limitata dalla membrana acrosomiale interna) è incorporata in una vescicola derivante dall'oolemma (Fig.9). Quindici anni fa Richard Bronson e il suo gruppo hanno studiato l'interazione spermatozoo-­‐ ovocita a livello dell'oolemma mediante la microscopia elettronica a scansione (SEM), usando la tecnica detta "stop-­‐fix",[367]grazie alla quale si possono osservare serialmente un numero limitato di spermatozoi che aderiscono a ovociti liberi dalla zona pellucida. Fig. 9. Fusione delle membrane dello spermatozoo e dell'ovocita ed incorporazione della testa dello spermatozoo dopo reazione acrosomiche in una vescicola derivata dall'oolemma. (A) La fusione accade tra il segmento equatoriale della testa dello spermatozoo e l'oolemma. La membrana acrosomicale interna, che è la membrana che limita la parte rostrale della testa dello spermatozoo dopo la reazione acrosomiale, non partecipa nei primi eventi morfologici della 61 fusione dei gameti. (B) I microvilli dell'oolemma ingolfano la testa dello spermatozoo dopo la sua adesione e la fusione delle membrane. (C) La parte rostrale della testa dello spermatozoo è completamente ingolfata in una vescicola derivata dall'oolemma. (Modificato da Bedford J.M., Cooper G.W., Membrane fusion events infertilization of vertebrate eggs, Membrane Surface Reviews 1978, 5: 65-­‐125; Bronson R., Is the oocyte a non-­‐professional phagocyte?, Human Reproduction Update 1998, 4: 763-­‐775. Microfotografie SEM scattate al momento dell'ingresso dello spermatozoo nell'ovocita hanno rivelato un apparente allungamento dei microvilli dell'oolemma al di sopra del segmento equatoriale della testa dello spermatozoo, mentre gli spermatozoi sembravano affondare nell'ooplasma corticale. Mentre osservavano l'allungamento dei microvilli attorno alla singola testa di spermatozoo, in prossimità di altri spermatozoi vicini sulla superficie dello stesso ovocita l'oolemma non mostrava lo stesso fenomeno ultrastrutturale. Gli spermatozoi aderenti all'oolemma là dove non si registrava un allungamento dei microvilli non entravano nell'ooplasma. "Queste osservazioni suggeriscono che l'inglobamento dello spermatozoo da parte dell'ovocita comporta interazioni locali fra le membrane dei gameti sulla superficie dell'ovulo e mostra alcune somiglianze morfologiche con eventi osservati durante la fagocitosi di particelle target da parte dei macrofagi".[368] Benché l'analogia con la fagocitosi non sia stata accettata unanimemente dalla comunità scientifica, essa costituisce un'utile ipotesi di lavoro che merita ulteriori indagini. Data la presenza sugli ovociti di recettori promotori della fagocitosi, nonché l'apparenza ultrastrutturale dell'ingresso in essi degli spermatozoi, non è irragionevole avanzare l'ipotesi che durante la fusione dei gameti si verifichino meccanismi fagocitici. Sugli ovociti dei mammiferi sono presenti recettori funzionali dell'oolemma per IgG-­‐FC (FcγR). Tanto gli ovuli di criceto privati della zona pellucida e ovulati come gli ovociti umani preovulatori ottenuti da aspirati follicolari uniscono specificamente peptidi IgG-­‐Fc umani e murini.[369] E' stato osservato che preparazioni Fab di anticorpi monoclonali diretti contro i recettori Fcγ I, II e III si legavano specificamente agli ovociti, fornendo indizi della presenza di questi recettori.[370] Una volta avvenuta la fusione delle membrane dei gameti, il battito della coda dello spermatozoo si arresta.[371] Quindi, mentre è essenziale per la penetrazione della corona e della zona pellucida, la motilità non è indispensabile per l'inglobamento della testa dello spermatozoo nell'ovocita, com'è stato ben documentato a seguito della microiniezione nello spazio perivitellino di spermatozoi non motili provenienti da uomini con anomalie del braccio di dineina.[372] L'attivazione dell'ovocita tramite oscillazioni di Ca+2 La fusione dello spermatozoo con il gamete femminile scatena immediatamente una serie complessa di eventi che si definiscono collettivamente "attivazione ovocitaria" (AO). Nei mammiferi questi eventi conducono all'esocitosi del contenuto dei granuli corticali per bloccare la polispermia;[373] l'uscita dall'arresto della M-­‐II e il completamento della meiosi attraverso la distruzione Ca+2-­‐dipendente della ciclina B;[374] il rimodellamento del citoscheletro; la formazione, migrazione e apposizione del pronucleo;[375] il reclutamento degli mRNA materni;[376] infine, l'avvio delle "divisioni mitotiche che svelano il programma completo dello sviluppo"[377] (Fig.10). I pathway della trasduzione dei segnali che vengono utilizzati durante l'attivazione ovocitaria sono oggetto di studio da molti anni. Benché il Ca+2 libero ooplasmatico sia stato identificato da tempo come secondo messaggero universale durante l'attivazione ovocitaria, i meccanismi molecolari mediante cui lo spermatozoo fecondante induce variazioni del [Ca+2]i all'interno dell'ovocita sono stati indagati in modo sistematico soltanto in anni più recenti. In queste pagine riassumeremo concisamente le attuali nozioni circa i meccanismi di 62 trasduzione dei segnali che sono importanti per l'AO, e accenneremo ad alcune recenti scoperte che hanno fatto luce sul modo in cui lo spermatozoo innesca questi signalling pathways. Il primo evento di signalling durante l'attivazione ovocitaria che sia stato scoperto è il rilascio di Ca2+ dalle riserve intracellulari nel reticolo endoplasmatico.[378] Fig. 10. Ruolo centrale dell'aumento della concentrazione intracellulare del Ca+2 per la stimolazione di eventi maggiori nell'attivazione dell'ovocito: esocitosi del contenuto dei granuli corticali nello spazio perivitellino, modificazione chimica della zona pellucida ("indurirsi delle zone"), e bloccaggio dell'entrata di altri spermatozoi; ripresa della meiosi femminile a partire dallo stato di arresto in metafase II ed estrusione del secondo globulo polare; reclutamento del mRNA materno per cominciare la sintesi proteica. (Modificato da Abbott A.L., Ducibella T., Calcium and the control of mammalian cortical granule exocytosis, Frontiers in Bioscience 2001, 6: 792-­‐806). Negli ovociti M-­‐II dei mammiferi, i livelli basali di [Ca+2]i sono di circa 0.1 μM. Negli ovociti fecondati, il rilascio di Ca2+si verifica poco dopo la fusione delle membrane dei gameti[379] e si manifesta in una serie impressionante di oscillazioni di [Ca+2]i a bassa frequenza (intervalli: 6-­‐31 minuti nel topo; 8-­‐25 minuti nella mucca), della durata di diverse ore, solitamente con una diminuzione dell'ampiezza[380] (Fig.11). I livelli di calcio aumentano fino a circa 1 μM. Nel topo -­‐ dato interessante -­‐ la risposta del [Ca+2]i avviata dallo spermatozoo sperm-­‐initiated cessa in coincidenza con la formazione dei pronuclei,[381] mentre in mammiferi di altre specie le oscillazioni persistono per tutto il primo ciclo cellulare.[382] 63 Fig. 11. Oscillazioni Ca2+ negli ovociti di un topolino dopo fusione con uno spermatozoo durante la fertilizzazione in vitro, misurate tramite fotometria in fluorescenza con doppia eccitazione (dual excitation fluorescence photometry). Il grafico figura il rapporto dell'intensità di fluorescenza (F340/F380) con il tempo dopo addizione del gamete maschile. La fluorescenza, emessa dall'ovocito fertilizzato in presenza del chelatore fluorescente fura-­‐2 eccitato da 340 e 380 nm luce, riflette la concentrazione intracellulare Ca2+. Le oscillazioni durano 3-­‐5 ore e cessano quando i pronuclei maschile e femminile sono formati. (Modificato da Miyazaki S., Ito M., Calcium signals for egg activation mammals, Journal of Pharmacological Sciences 2006, 100:545-­‐552). Considerato il fondamentale ruolo svolto dal Ca2+ nell'attivazione ovocitaria e nell'avvio dello sviluppo embrionale, non sorprende che il meccanismo di rilascio di questo ione dentro l'ovocita subisca una notevole riorganizzazione durante la sua maturazione. Fra gli altri cambiamenti che intervengono, la distribuzione spaziale del reticolo endoplasmatico, principale riserva di Ca2+ della cellula,[383] e del recettore dell'inositol-­‐1,4,5-­‐trifosfato (IP3) di tipo I (IP3R1) passa dalla regione perinucleare della vescicola germinale a distinti cluster focali situati in corrispondenza della corteccia dell'ovocita M-­‐II.[384] Al tempo stesso l'espressione di IP3R1 è accresciuta a causa del reclutamento e della traslazione dell'mRNA di IP3R1.[385] Inoltre, può aver luogo anche la modificazione diretta di IP3R1 e di altre proteine implicate nell'omeostasi di Ca2+ -­‐come le pompe del Ca2+ e i canali del Ca2+ della membrana plasmatica-­‐ per effetto dell'ambiente chinasico prevalente nell'ovocita in via di maturazione. "Si pensa che questi adattamenti conducano collettivamente a una serie massimale e organizzata spazialmente di oscillazioni, il cui verificarsi è cruciale per l'avvio di uno sviluppo normale".[386] Nonostante due decenni di studi tesi a far luce sui meccanismi mediante cui lo spermatozoo innesca il rilascio del Ca2+ che è responsabile di completare il processo di fecondazione e di avviare lo sviluppo embrionale, questo fenomeno biochimico continua ad attirare l'attenzione di molti scienziati ed è tutt'altro che adeguatamente spiegato. Partendo dai dati sperimentali fin qui disponibili sono state avanzate due classi di ipotesi.[387] La prima classe suggerisce che le oscillazioni del Ca2+ sono dovute al legame dello spermatozoo a un recettore della membrana plasmatica dell'ovocita che attiva un meccanismo di trasduzione del segnale. La seconda classe attribuisce le oscillazioni alla liberazione di un fattore solubile dello spermatozoo nell'ooplasma che sarebbe una delle prime conseguenze della fusione spermatozoo-­‐ovocita. Tutte le riviste più recenti e 64 autorevoli su questo punto propendono per la tesi del fattore solubile dello spermatozoo, il che rispecchia il consenso che si è determinato nella stragrande maggioranza degli specialisti del settore.[388] Mentre non è stato ancora chiarito appieno il meccanismo preciso che sta dietro lo spiking del Ca2+ indotto dallo spermatozoo, si è stabilito in tutte le specie animali studiate finora che esso comporta l'attivazione della via della fosfoinositide (PI).[389] L'attivazione della via della fosfoinositide (PI) negli ovociti (Fig.12) dà luogo alla produzione di IP3 e di 1,2-­‐ diacilglicerolo (DAG) attraverso l'idrolisi del fosfatidil 4,5-­‐bisfosfato (PIP2) da parte di un'isoforma PI-­‐specifica della fosfolipasi C (PLC).[390] Entrambi i prodotti della via della fosfoinositide sono coinvolti nella modulazione delle risposte del Ca2+. L'aumento della concentrazione intracellulare di IP3 è responsabile di mediare il rilascio del Ca2+ tramite il legame ed accesso (binding and gating) al recettore IP3R1,[391] un canale del Ca2+tetramerico attivato da agonisti (ligand-­‐gated) situato sulla membrana del reticolo endoplasmatico, principale riserva di Ca2+ della cellula.[392] Fig. 12. Meccanismi proposti per l'aumento del calcio intracellulare ([Ca+2]i) dopo la fusione della membrana dello spermatozoo e dell'ovocito durante la fertilizzazione mammifera. Lo spermatozoo rilascia nell'ooplasma una sostanza solubile, probabilmente la fosfolipasi C fosfoinositide-­‐specifica (PI-­‐PLC) (PLCf) capace di idrolizzare il fosfatidilinositolo 4,5 di bisosfato (PIP2) in due molecole segnale, l'inositolo 1,4,5-­‐trifosfato (IP3) e il diacilglicerolo (DAG). IP3 è convolto nel rilascio del Ca2+ dal reticolo endoplasmatico, il magazzino cellulare del Ca2+, tramite il legame con il suo recettore IP3R1 ed apertura di questo. DAG potrebbe avere un ruolo nella segnalazione di eventi nella membrana plasmatica. Insieme con l'elevazione del ([Ca2+]i), DGA potrebbe puntare ed attivare la proteina kinasi C (PKC) nella membrana plasmatica, dentro la quale PKC potrebbe controllare l'afflusso del Ca2+ per riempire le riserve intracellulari, rendendo possibile la persistenza di oscillazioni. I canali ed i mecanismi responsabili per l'afflusso del Ca2+ non sono conosciuti, benché i canali TRP (transient receptor potential) ed i meccanismi dell'entrata del Ca2+ nelle riserve sono state dimostrate negli ovociti di mammiferi. 65 (Modificato da Malcuit C., Kurokawa M., Fissore R.A., Calcium oscillations and mammalian egg. activation, Journal of Cellular Physiology 2006, 206: 565-­‐573). La produzione di 1,2-­‐diacilglicerolo, diretta[393] o indiretta, cioè tramite l'attivazione della proteina chinasi C (PKC), potrebbe essere coinvolta nella regolazione dell'influsso del Ca2+.[394] Vi è stata molta incertezza circa i/l meccanismo/i che scatena/no l'attivazione della via della fosfoinositide (PI) e le oscillazioni del Ca2+ durante la fecondazione nei mammiferi, e ciò ha indotto a proporre diverse spiegazioni molecolari di questo fondamentale evento cellulare. A seguito della scoperta che le risposte iniziali del calcio procedono immutate anche in assenza di [Ca2+]e,[395] è stata presto abbandonata l'ipotesi iniziale, definita "ipotesi del condotto" (secondo cui la fusione spermatozoo-­‐ovocita consentirebbe al Ca2+ extracellulare di entrare nell'ovocita). Una classe di ipotesi più solida, le "ipotesi del recettore", suggerisce che al momento del contatto fra le membrane dello spermatozoo e dell'ovocita, le interazioni recettore-­‐legando sulla superficie dei gameti relay eventi di signaling intracellulare che avviano il rilascio del Ca2+ nell'ooplasma. Una delle cascate di segnale che si ritiene siano impegnate dall'interazione dei gameti è quella mediata dalle proteine tirosina chinasi (PTK). Nella fecondazione negli echinodermi e nelle ascidie, la Src-­‐family delle PTK (SFK) potrebbe attivare una delle isoforme di PLC (PLCg),[396] scatenando così il rilascio del Ca2+ tramite la produzione di IP3. Nei mammiferi, in cui il processo di riconoscimento cellula-­‐cellula è mediato in genere da un'interazione integrina/disintegrina che coinvolge le proteasi ADAM e la proteina della fusione tetraspanina CD9,[397] la PLC con ogni probabilità è PLCz.[398] Il riconoscimento cellula-­‐cellula è la seconda interazione specie-­‐specifica che avviene al momento della fecondazione.[399] La classe di ipotesi cui abbiamo accennato postula che l'interazione dei recettori spermatozoo-­‐ovocita comprenda una componente di trasduzione del segnale che attiva l'ovocita. Di certo, i recettori dell'integrina possono trasdurre un segnale transmembrana per determinare una risposta del calcio in generale.[400] I peptidi che contengono il motivo di riconoscimento dell'integrina RDG possono indurre l'attivazione degli ovociti nella rana e nei bovini[401] e inibire il legame dello spermatozoo e la fusione.[402] Non è stata ancora confermata, tuttavia, la precedente comunicazione di Abassi e Foltz riguardo all'esistenza di un recettore della membrana dell'ovulo per lo spermatozoo che possedeva motivi di trasduzione del segnale.[403] Ciò nondimeno, "resta una possibilità che, negli ovociti dei mammiferi, la segnalazione dell'integrina attivi le vie della tirosina chinasi[404] che sono distinte presumibilmente, dalla via del PLC< style="font-­‐family: Symbol;">g che è stato dimostrato non operante nella fecondazione[405]".[406] La seconda classe di ipotesi volte a spiegare il rilascio del Ca2+ dell'ovocita parte dalla premessa che tale segnale di attivazione richieda la fusione fra spermatozoo e ovocita. Il tratto distintivo delle "ipotesi della fusione" è che l'attivazione si verifica conseguentemente alla fusione spermatozoo-­‐ ovocita. L'idea che lo spermatozoo sia il veicolo che trasmette al gamete femminile un fattore attivante (genericamente definito "fattore spermatico" [SF]) è stata assai popolare fra i ricercatori,[407] principalmente perché è stato osservato che gli estratti di citoplasma spermatico, quando vengono iniettati negli ovociti, inducono transienti del calcio.[408] L'avvento dell'iniezione intracitoplasmica di spermatozoi (ICSI) in quanto tecnica di micromanipolazione gametica nella FIV[409] ha fornito un'evidenza ulteriore del fatto che, negli ovuli dei mammiferi, una o più molecole contenute nello spermatozoo siano responsabili di scatenare oscillazioni del Ca2+. L'esame dell'aumento di [Ca2+]i indotto dalla ICSI[410] ha però rivelato che "gli eventi che hanno luogo durante l'interazione delle membrane dei gameti sono cruciali per una normale fecondazione".[411] Non è stata ancora chiarita appieno l'identità molecolare del fattore spermatico. Vi sono evidenze crescenti del fatto che i candidati con maggiori chance di essere il fattore spermatico siano alcune isoforme della fosfolipasi C (PLC) espresse nello spermatozoo dei 66 mammiferi.[412] Studi iniziali hanno rivelato che la PLC spermatozoo-­‐specifica, la PLCζ,[413] mostra un'attività di induzione delle oscillazioni del [Ca2+]i molto vicina a quella dello spermatozoo o degli estratti di citoplasma spermatico. L'iniezione di PLCζ ricombinante o di RNA complementare alla PLCζ (cRNA) in ovociti murini,[414] bovini[415] e umani[416] suscita oscillazioni del Ca2+ simili a quelle generate dallo spermatozoo. Per giunta, come si osserva dopo la FIV convenzionale, le oscillazioni indotte da PLCζ cRNA cessano all'incirca al momento della comparsa del pronucleo.[417] A queste evidenze che del fatto che la PLCζ potrebbe essere il fattore spermatico che gli studiosi stanno cercando, Fujimoto[418] e altri autori ne hanno aggiunta un'altra, localizzando la proteina nella regione post-­‐acrosomiale della testa dello spermatozoo del topo, che di questo è normalmente la prima parte a fondersi con l'ovocita. Il rilascio del Ca2+ al momento della fecondazione è essenziale per condurre la fusione delle membrane della cellula maschile e femminile al suo scopo regolare, cioè l'inizio dello sviluppo embrionale: "Una volta avvenuta questa interazione delle membrane plasmatiche, inizia una cascata di trasduzione del segnale che ha per effetto la conversione dell'ovocita in un embrione diploide, in grado di formare un nuovo organismo".[419] "L'attivazione dell'ovulo...dà il segnale d'avvio allo sviluppo embrionale"[420] e il prematuro arresto delle oscillazioni del [Ca2+]i impedisce la formazione dei pronuclei,[421] cioè lo stadio della fecondazione che precede e rende possibile la comparsa di un embrione bicellulare qualche ora dopo la loro apposizione e il mescolamento dei cromosomi materni e paterni. La cascata di eventi molecolari che dà luogo al rilascio del Ca2+ "è responsabile di innescare lo sviluppo embrionale".[422] 67 [1] Russell E.S., The Interpretation of Development and Heredity: A Study in Biological Method, Oxford: Clarendon Press, 1930: 1. [2] Sal 139 (138), 13-14. [3] Wolpert L., The Triumph of the Embryo, Oxford University Press, New York 1991: 199. [4] Serra A., Colombo R., Identità e statuto dell’embrione umano: il contributo della biologia, in Vial Correa J. de D., Sgreccia E. (a cura di), Identità e statuto dell’embrione umano, Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1998: 106-158. [5] Ibid., p.146. [6] Cf. Corpus Hippocraticum, Περì φύσιος παιδίου, III (testo curato e tradotto in francese da Joly R., Hippocrate, Paris: Les Belles Lettres, 1970, tomo XI, XVI, 1-2). Come buona parte dei trattati che formano il cosiddetto Corpus Hippocraticum, anche questo fu scritto fra il 430 e il 380 a.C. [7] “ Che la femmina non concorre con liquido seminale alla riproduzione, e tuttavia ci concorre in qualche modo, con il mestruo (καταµηνίων σύστασις), e negli animali non sanguigni, con ciò che è analogo al mestruo, risulta dunque chiaro...Perciò, se vi è il maschio come agente e trasformatore [κινοûν καì ποιοûν], e la femmina come paziente (παθητικόν), la femmina non potrà aggiungere al liquido seminale del maschio liquido seminale, ma materia (‛ύλη)”.Aristotele, Περì ζώων γενέσεως, I, 729a 22-30 (tradotto it. M. Vegetti, Lanza D., Aristotele, vol. V, Riproduzione degli animali, Bari: Editori Laterza, 2001: 187). [8] Cf. Corpus Hippocraticum, Περì γονη̃ς, VI-VII (testo curato e tradotto in francese da Joly, Hippocrate, VI-VII). Per una ricostruzione storica delle teorie contrarie vedi: Boylan M., The Galenic and Hippocratic challenges to Aristotle’s conception theory, Journal of History of Biology 1984, 17: 83-112. [9] Una concisa presentazione delle teorie presocratiche sulla generazione sessuale si trova in Schuhl P.-M., Les premières étapes de la philosophie biologique, Revue de l’Histoire des Sciences 1952, 5: 197-221. [10] Cf. Empedocle, Frammento B 23 (ed. critica di Bollack J., Empédocle, Paris: Editions de Minuit, 1965-1969, tomo I, p.213]. Per una discussione del frammento del filosofo siculo e della sua teoria della generazione vedi: De Ley H.,Empedocle’s sexual theory: a note on fragment B23, Antiquité Classique 1978, 47: 153-165. [11] Cf.. Galenus C., De usu partium corporis humani, XIV, 10.11.14 (Kühn K.G. (a cura di), Claudii Galeni Opera Omnia, vol. IV, Lipsiae: C. Cnoblochii, 1821-1833: 180.193.208). Ulteriori informazioni sulla biologia della riproduzione in Galeno si trovano in Penso G., La médicine romaine: l’art d’Esculape dans la Rome antique, Paris: Roger Dacosta, 1984: 187-190; Preus A., Galen’s criticism of Aristotle’s conception theory, Journal of History of Biology 1977, 10: 65-84; Boylan, The Galenic and Hippocratic challenges...; Id., Galen’s conception theory, Journal of History of Biology 1986, 19: 4777. [12] Nella seconda metà del XIX secolo, il grande morfologo Wilhelm His riconobbe l’importanza della disputa secolare fra queste due dottrine per la storia della biologia e ne riassunse lo sviluppo: His W., Die Theorien der geschlechtlichen Zeugung, Archiv für Anthropologie 1870, 4: 197-220; pp.317332; 1871, 5: 69-111. [13] Vanni Rovighi S., Elementi di filosofia, Brescia: La Scuola, 1963: 53-71. Vedi anche: Descoqs P., Essai critique sur l’hylémorphism, Paris: Beauchesne, 1924. [14] Gen 30, 2; Dt 7, 13; 28, 4.53; Sal 127(126), 3; 132(131), 11; Mi 6, 7. [15] Lc 1, 42. [16] Aristotele, op. cit., II, 739b 22 (trad.: Vegetti, Lanza, Aristotele..., p.214). [17] Giobbe 10, 10. Cf. Sap 7, 2. [18] Cf. Needham J., A History of Embryology, Cambridge: Cambridge University Press, 1959: 50.83.85. [19] Bonelli L. (a cura di ), Il Corano XXIII, 14, Milano: Hoepli, 1991. 68 [20] Aristotele, op. cit., III, 758 b3 (trad.: Vegetti, Lanza, Aristotele..., p.258). [21] Harveus G., Exercitationes de generatione animalium quibus accedunt quaedam de partu, de membranis ac humoribus uteri & de conceptione, Londini: Octavianum Pulleyn, 1651: 38, b, ex. 63 (traduzione ingl. di Willis R., The Works of William Harvey, London: Sydenham Society, 1847: 460). Come ha osservato E.B. Gasking nel suo ben documentato saggio Investigations into Generation 16511828 (London: Hutchinson, 1967), Harvey “non è affatto chiaro sul significato tecnico che vuole attribuire al termine “ovulo”. Per i biologi moderni, l’ovulo si definisce nel quadro della teoria cellulare, e il termine si riferisce a una precisa struttura morfologica (o citologica). L’ovulo di Harvery ha qualche legame con questa concezione moderna. Harvey lo ritiene prodotto dalla femmina e dotato del potere di svilupparsi dopo il rapporto sessuale, dando luogo al nuovo individuo. E pur negando che il seme entri materialmente in contatto con l’ovulo, insiste che è il seme a conferirgli la capacità di svilupparsi pienamente” (p.28). [22] San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 118, a. 1, ad 4. [23] La questione è presentata e discussa in dettaglio da Pangallo M. nel suo contributo al presente volume: Il pensiero di san Tommaso riguardo all’embrione umano, pp.? [24] Haldane J., Lee P., Aquinas on human ensoulment, abortion and the value of life, Philosophy 2003, 78: 255-278; p.271. [25] San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I, q. 118, a. 1, ad 4.; cf. Id., Summa Contra Gentiles, q. 3, a. 11, ad 8. [26] Aristotele, Περì φυχη̃ς, II, 412 b5. [27] Ibid., III, 434 a30. [28] Ibid., III, 435 a14. [29] “ Nel caso della progenie maschile, il primo movimento di solito si registra all’incirca al quarantesimo giorno nel lato destro del grembo, nel caso del sesso femminile, invece, al novantesimo giorno e nel lato sinistro. Tuttavia, non si può assolutamente affermare che questa sia un’accurata esposizione dei fatti, poichè esistono molte eccezioni in cui il movimento si è manifestato sul lato destro sebbene si trattasse di una bambina o sul lato sinistro per un bambino. In breve, questi ed altri fenomeni simili sono solitamente caratterizzati da differenze che possono essere catalogate come differenze di grado. In questo periodo l’embrione comincia a sviluppare le varie parti, essendo stato costituito fino a questo momento di una sostanza simile alla carne senza distinzione di parti”: Aristotele, Περì ζώων µορίων, VII, 3, 583 b 2-10 (traduzione ingl. di DThompson D.W., Historia Animalium, in Smith J.A., Ross W.D. (a cura di), The Works of Aristotle, Oxford: Oxford University Press, 1967: 583). [30] Cf. San Tommaso d’Aquino, In III Sententiarum, dist. III, q. 5, a. 2. [31] Le osservazioni di Leonardo sullo sviluppo del feto umano e sulle dimensioni relative delle sue parti anatomiche sono sorprendentemente in linea con i dati che è oggi possibile ottenere per mezzo delle misurazioni ecografiche. [32] Leonardo da Vinci, Quaderni d’Anatomia. [33] Rueff J., De Conceptu et Generatione hominis et iis quae circa haec potissimum consyderantur libri sex, Tiguri: C. Froschoverus, 1554. [34] Cf. Vesalius A., De Humani Corporis Fabrica libri septem, J. Oporinus, Basilea 1543 [copia fotostatica: Bruxelles: Culture et Civilization, 1964]. [35] In origine, il trattato fu pubblicato in quattro edizioni latine uscite nello stesso anno: Harvey W., Exercitationes de generatione animalium, Ludovicum Elzevirium, Amstelodamium 1651; Id., Ioannem Ravesteynium, Amstelodamium 1651; Id., Joannem Janssonium, Amstelodamium 1651; Id., Octavianum Pulleyn, Londinium 1651. la prima traduzione inglese dell’opera fu pubblicata quattro anni dopo: Harvey W., Anatomical exercitations concerning the generation of living creatures, London: Octavian Pulleyn, 1653. 69 [36] Degli Aromatari G., Epistola ad Bartholomeum Nanti de generatione plantarum ex seminibus (Venetiis, 1625), Philosophical Transactions of the Royal Society 1694, 18: 150-152. [37] Digby K., The nature of Bodies, Paris: Gilles Blaizot, 1644. [38] Malpighi M., De formatione pulli in ovo, Londra: manoscritto, 1772. [39] Van Leeuwenhoek A., The observations of Mr. Antoni Leeuwenhoek on animalcules engendered in the semen, in The Collected Letters of Antoni van Leeuwenhoek, Amsterdam: Swets and Zeitlinger, 1941: 279. La lettera fu pubblicata per la prima volta nel 1679 nelle Philosophical Transactions della Royal Society di Londra. [40] Id., Generation by an animalcule of the male seed. Animals in the seed of a frog, Philosophical Transactions of the Royal Society 1683, 13: 347-355. [41] Id., Concerning the animalcula in semine humano, Philosophical Transactions of the Royal Society 1699, 21: 301-308.In questo articolo Van Leeuwenhoek ha riassunto la lettera di Dalenpatius (pseudonimo di Mr. de Plantade) pubblicata nello stesso anno. I celebri disegni di Dalenpatius, riprodotti da Van Leeuwenhoek, furono quasi certamente un falso; cf.Cole F.J., Early Theories of Sexual Generation, Oxford: Clarendon Press, 1930: 68ss. [42] Ibid., p.56. [43] Van Leeuwenhoek A., Further observations on the animalcula in semine masculino, Philosophical Transactions of the Royal Society 1701, 22: 739-746. [44] Spallanzani L., De la génération de quelques animaux amphibies, in:Oeuvres de M. l'Abbé Spallanzani, Paris: Pierre J. Duplain, 1787: 101. Si tratta della traduzione francese delle Dissertazioni di fisica animale e vegetabile, Società Tipografica, Modena 1780, vol. 2. pt. 1. [45] Malebranche N., De la recherche de la vérité, vol. I, Paris: André Pralard, 1673, cap.6. [46] Cf. Hartsoeker N., Essay de dioptrique, Paris: Jean Anisson, 1694. La prima descrizione degli animalculi nel seme maschile apparsa sulla stampa fu quella dello scienziato olandese Christiaan Huygens, al quale Hartsoeker aveva comunicato la sua fantasiosa ipotesi (Hartsoeker N., Three letters to C. Huygens dated 1678, in Huygens C., Oeuvres complètes, publiées par la Société Hollandaise des Sciences, vol. VIIII, L’Aia: M. Nijhoff, 1888-1950: 96-98). Huygens non menzionò la tesi di Hartsoeker in un primo saggio in cui descriveva gli animalculi dello sperma (Journal des Sçavans 1678, 28: 331-332), ma gli riconobbe il merito di aver formulato l’ipotesi sulla stessa rivista due settimane dopo. [47] Hartsoeker N., Cours de physique... et d’un extrait critique des lettres de M. Leeuwenhoek, L’Aia: Jean Swart, 1730. [48] Cole, Early Theories of..., p.86. [49] Farley J., Gametes & Spores. Ideas about sexual reproduction: 1750-1914, Baltimore-London: The Johns Hopkins University Press, 1982: 35. [50] L’opera principale di Dalyell fu pubblicata a cominciare da due anni dopo la sua morte: Dalyell J.G., The powers of the Creator displayed in the creation, London: John Van Voorst, 1853-1858. [51] Oken L., Die Zeugung, Bamberg, Wirzburg : Joseph Anton Goebhardt, 1805. [52] Von Baer C.E., über Entwickelungsgeschichte der Thiere, Königsberg: Gebrüdern Bornträger, 1828. [53] Cole, Early Theories..., p.127. [54] Nel 1838, Matthias Jakob Schleiden (1804-1881), professore di botanica all’Università di Jena, ipotizzò che “ogni elementro strutturale delle piante si componesse di cellule o di loro prodotti” (Schleiden M.J., Beiträge zur Phytogenesis, Johannes Müllers Archiv für Anatomie, Physiologie und Wissenschaftliche Medizin 1838, 13: 137-176). L’anno seguente, conclusioni analoghe rispetto agli animali furono formulate dallo zoologo Theodor Schwann (1810-1882), allievo del grande anatomista Johannes Peter Müller (1801-1858) presso l’università Humboldt di Berlino. Schwann sostenne che “le parti elementari di tutti i tessuti sono formate da cellule” e che “vi è un unico principio universale dello sviluppo per le componenti elementari degli organismi...e questo principio risiede nella formazione di 70 cellule” (Schwann T.,Mikroskopische Untersuchungen über die Übereinstimmung in der Struktur und dem Wachstum der Tiere und Pflanzen, Berlin: Sander’schen Buchhandlung, 1839). Secondo Schleiden, tuttavia, la prima fase della generazione delle cellule era la formazione di un nucleo di “cristallizazione” nella sostanza intracellulare (che chiamò citoblasto), con il successivo ingrandimento progressivo di questo materiale condensato fino a diventare una nuova cellula. Questa teoria –una sorta di variante cellulare della dottrina della generazione spontanea– fu confutata negli anni Cinquanta del XIX secolo da Robert Remak (1815-1865, scopritore dei tre strati germinali dell’embrione iniziale: ectoderma, mesoderma ed endoderma (1842), da Rudolf Karl Virchow (1821-1902), e da Rudolph Albert von Kölliker (1817-1905), i quali dimostrarono che le cellule si formano per suddivisione di cellule preesistenti. Si attribuisce proprio a Virchow il popolare aforisma omnis cellula e cellula, che esprimeva in forma sintetica il consenso sulla cellula come unità biologia della riproduzione oltre che della struttura e della funzione. Nella seconda metà del XIX secolo, Virchow fu il principale sostenitore della teoria cellulare, che contribuì grandemente a diffondere con il suo grande trattato Die Cellularpathologie in ihrer Begründung auf physiologische und pathologische Gewebelehre (Berlin: A. Hirschwald, 1858). Per una storia completa e critica della teoria cellulare e della sua influenza sullo sviluppo del pensiero biologico moderno, vedi: Mayr E., The Growth of the Biological Thought, Cambridge: Belknap, 1982; Harris H., The Birth of the Cell, New Haven: Yale University Press, 1998;Mazzarello P., A unifying concept: the history of cell theory, Nature Cell Biology 1999, 1: E13E15. [55] Russell, The interpretation of Development..., p.239. [56] Ibid., p.239. [57] Rauber A., Neue Grundlegungen zur Kenntnis der Zelle, Morphologisches Jahrbuch 1883, 8: 233338. [58] Ibid., p.251. [59] Ibid., p.332. [60] Sedgwick A., On the inadequacy of the cellular theory of development, Quarterly Journal of Microscopical Science 1895, 37: 87-101. [61] Whitman C.O., The inadequacy of the cell-theory of development, Boston: Wood’s Hell Biological Lectures, 1894: 105-124. [62] Ibid., p.112. [63] Lillie F.R., Observations and experiments concerning the elementary phenomena of embryonic development inChaetopterus, Journal of Experimental Zoology 1906, 3: 153-268; pp.252-253. [64] Alla fine del XVIII secolo, i fabbricanti di microscopi si erano ormai resi conto che le immagini ottenute mediante i loro strumenti erano affette da aberrazioni sferiche e cromatiche. Come osservò George Adams nei suoi Essays on the Microscope (1787), “(A causa della) diversa rifrangibilità dei raggi luminosi, che sovente provoca questa deviazione dalla verità nell’aspetto delle cose, molti hanno immaginato di aver fatto scoperte sorprendenti e come tali le hanno comunicate al mondo, quando in realtà queste erano altrettante illusioni ottiche dovute alla rifrazione disuguale dei raggi” (citato daBradbury S., The Evolution of the Microscope, Oxford: Pergamon Press, 1967: 164). A quel tempo gli stessi fabbricanti erano ormai consapevoli che una delle “illusioni ottiche” –cioè le aberrazioni cromatiche– si poteva ridurre al minimo combinando lenti dotate di proprietà diverse. Ai primi del XIX secolo, “questa combinazione di vetro crown-vetro flint dava immagini soddisfacenti soltanto a basso ingrandimento. Poi però, durante gli anni Venti del secolo, fu possibile ottenere immagini acromatiche ad alta potenza, quando Giovanni Amici e altri riuscirono a produrre lenti combinate dotate di lunghezza focale assai ridotta” (Farley, Gametes & Spores..., pp.35-36). Fra i più eminenti utilizzatori di quei nuovi obiettivi microscopici vi furono le équipe di scienziati che operavano nel laboratorio berlinese di Johannes Müller e in quello di Jan Purkyně a Bratislava. [65] Prévost J.-L., Dumas J.-B.A., De la génération dans les mammifères, et des premiers indices du développement de l’embryon, Annales des Sciences Naturelles 1824, 3: 113-128. 71 [66] Von Baer K.E., De ovi mammalium et hominis genesi: epistolam ad Academiam Imperialem Scientiarum Petropolitanam, Lipsia: L. Vossii, 1827. [67] Purkyně J.E., Symbolae ad ovi avium historiam ante incubationem, Bratislava: Vratislaviae typis universitatis, 1825 (trad. ingl. di Barthelmez G.W., in: Essays in Biology. In honor of H. M. Evans. Written by his friends, Berkeley-Los Angeles: University of California Press, 1943: 53-93). [68] Nel 1839, Theodor Schwann ipotizzò che l’ovulo fosse una cellula, ma senza considerarlo un assunto dimostrato. La questione dell’identità della vescicola osservata da Purkyně nell’uovo di uccello era ancora in dubbio. L’opinione di Schwann era che la vescicola fosse il nucleo e il tuorlo il corpo cellulare. Cf. Schwann, Mikroskopische Untersuchungen... [69] Burdach K.F., Die Physiologie als Erfahrungswissenschaft, Lipsia: L. Voss, 1832: 84. La teoria dei parassiti fu ulteriormente rafforzata quando alcuni microscopisti postularono l’esistenza di “organi” nello spermatozoo. Nel 1939, ad esempio, Gustav Valentin, un professore di fisiologia dell’università di Bonn, riferì della presenza, nello spermatozoo dell’orso, di una bocca, un ano e delle vesciche interne. Un anno dopo, presso la medesima università, Friedrich Gerber descrisse analoghe strutture nello spermatozoo della cavia e descrisse persino la presenza in essa di organi sessuali. Tali speculazioni furono suffragate dal tedesco Christian Ehrenburg e dai francesi Antoine Dugès e Felix Pouchet. Cf. Farley,Gametes & Spores..., p.44. [70] Bischoff T.L.W., Theorie der Befruchtung und über die Rolle, welche die Spermatozoiden dabei spielen, Archiv für Anatomie, Physiologie und wissenschaftliche Medicin 1847, pp.422-440; pp.433435. [71] Fra gli scienziati tedeschi che aderirono alla teoria della fecondazione di Bischoff, Rudolf Wagner e Rudolf Leuckart contribuirono grandemente alla sua diffusione nei paesi anglofoni con il loro saggio intitolato Semen, in: Todd R.B. (a cura di), The Cyclopaedia of Anatomy and Physiology, vol.IV, London: Sherwood, Gilbert & Piper, 1836-1859: 472-508. [72] Cf. fra l’altro de Quatrefages J.-L., Recherches expérimentales sur les spermatozoides des hermelles de Tarets, Annales des Sciences Naturelles 1850, 13: 111-125. [73] Bischoff, Die Physiologie als..., p.437. [74] Farley, Gametes & Spores..., p.60. Bischoff riteneva che l’ovulo è un tutto e possiede tutte le parti costituenti(Bischoff, Die Physiologie als..., p.437). Nessuna parte del germe maschile è strettamente necessaria per perfezionare il patrimonio naturale dell’ovulo, “che in genere necessita soltanto di un cambio di movimento per venire eccitato”. Pertanto, secondo lo studioso tedesco, “l’ardua questione dell’ingresso o non ingresso dello sperma e dei suoi costituenti non è affatto essenziale” (Bischoff T.L.W, Entwicklungsgeschicte des Meerschweinchens, Giessen: Ricker, 1852:15). [75] Newport G., On the impregnation of the ovum in the amphibia, Philosophical Transactions of the Royal Society 1851, 141(Pt 11): 169-242; p.221. Dopo aver dimostrato che il carminio non aveva effetti indesiderabili sulla fecondazione, Newport immerse 41 uova di rana in una miscela di liquido seminale dello stesso anfibio e carminio, e osservò che nell’uovo non passava nessun granulo di carminio di dimensioni paragonabili a quelle di uno spermatozoo di rana. [76] Ibid., p.232. [77] Farley, Gametes & Spores..., p.62. [78] Newport, On the impregnation of..., p.242. [79] Farley, Gametes & Spores..., p.62. L’osservazione di Newport circa il possibile ruolo dello sperma nella trasmissione ereditaria di elementi paterni è ancor più notevole se si considera che fu fatta 15 anni prima che Johann Gregor Mendel pubblicasse i risultati dei suoi esperimenti sull’incrocio del Pisum sativum e la loro interpretazione, che collegava i gameti alla trasmissione dei fattori genetici (Mendel G., Versuche über Pflanzen-Hybriden, Verhandlungen des naturforschenden Vereines in Brünn 1866, Bd. IV: Abhandlungen, 3-47). [80] Nelson H., The reproduction of the Ascaris mystax, Philosophical Transactions of the Royal Society 1852, 142: 563-594; p.578. 72 [81] Ibid., p.586. [82] Keber F., De spermatozoorum introitu in ovula. Additamenta ad physiologiam generationis, Königsberg: Bernträger, 1853. [83] Meissner G., Beitrage zur Anatomie and Physiologie von Mermis albicans, Ztschr. Wissensch. Zoo1. 1853, 5: 207-284. [84] Cole, Early Theories..., p.193. [85] Newport, On the Impregnation of the Ovum in the..., 1953, 6: 214-217. [86] Id., On the Impregnation of the..., 1853: 270. [87] Cf. Strasburger E., über Zellbildung und Zelltheilung, Jena: Dabis, 1875: 309. [88] Farley, Gametes & Spores..., p.161. [89] Hertwig O., Beiträge zur Kenntniss der Bildung, Befruchtung und Theilung des thierischen Eies, Gegenbaurs Morphologische Jahrbuch 1876, 1: 347-452; 1877, 3: 1-86. [90] Ibid., 1877, 3: 30. [91] Il termine “protoplasma”, coniato dal botanico tedesco Hugo Von Mohl nel 1846, era usato per indicare la materia vivente presente nella cellula. Al livello più elementare esso si può dividere in citoplasma e nucleoplasma. Questa distinzione rispecchia gran parte delle conoscenze più primitive dell’architettura cellulare che precedettero lo sviluppo di potenti indagini microscopiche (citologia ultrastrutturale) e di analisi molecolari (biochimica cellulare). Il termine “protoplasma” si riferiva alle sostanze organiche e inorganiche che compongono una cellula, dirette in modo misterioso dal nucleo e controllate dalla membrana cellulare. Oggigiorno si sa che il citoplasma è assai complesso sul piano strutturale e che il protoplasma è vivente a causa della complessità degli organelli citoplasmatici e della loro attenta separazione e orchestrazione di molteplici processi biochimici. Nell’ultimo decennio del XIX secolo furono condotti studi pionieristici sulla composizione chimica del protoplasma e furono avanzate varie ipotesi sulla sua natura e origine. Vedi fra l’altro Bütschli O., Investigations on Microscopic Foams and Protoplasm, London: Adam and Charles Black, 894;Delage Y., La structure du protoplasma et les theories sur l'heredite et les grands problemes de la biologie generale, Paris: C. Reinwald, 1895; Cvet M.S., Études de physiologie cellulaire. Contributions à la connaissance des mouvements du protoplasme, des membranes plasmiques et des chloroplasten, Genève: Rey&Malavallon,1896; Fischer A., Fixierung, Färbung und Bau der Protoplasmas, Jena: G. Fischer, 1899; Ghesquier D., La centrifugation et la cellule. La déconstruction du protoplasme entre 1880 et 1910, Revue d'histoire des sciences 2002, 55: 323-377. [92] Fol H., Sur le commencement de l’hénogénie chez divers animaux, Archives de Zoologie Expérimentale et Générale 1877, 6: 145-169. Due anni dopo, Fol discusse più estesamente i medesimi aspetti della fecondazione in: Id., Recherches sur la fécondation et le commencement de l’hénogénie chez divers animaux, Mémoires de la Société de Physique et d'Histoire Naturelle de Genève 1879, 26: 92-397. [93] Bavister B.D., Early history of in vitro fertilization, Reproduction 2002, 124: 181-196; p.182. [94] Schenk S.L., Das Säugetierei Künstlich befruchtet ausserhalb des Muttertieres, Mittheilungen aus dem Embryonischen Institute der Kaiserlich-Königlichen Universität in Wien 1878, 1: 107-184; Pincus G., Enzmann E.V., The comparative behaviour of mammalian eggs in vivo and in vitro, Journal of Experimental Medicine 1935, 62: 665-675;Pincus G., Development of fertilized and artificially activated rabbit eggs, Journal of Experimental Zoology 1939, 82: 65-129. [95] Rock J., Menkin M.F., In vitro fertilization and cleavage of human ovarian eggs, Science 1944, 100: 105-106;Menkin M.F., Rock J., In vitro fertilization and cleavage of human ovarian eggs, American Journal of Obstetrics and Gynecology 1948, 55: 440-452. [96] I tempi di maturazione esatti degli ovociti umani in vitro sono stati descritti per la prima volta da Edwards R.G.,Maturation in vitro of human ovarian eggs, Lancet 1965, II: 926-929. Come osserva correttamente Bavister, “sebbene sia possibile che la maturazione di alcuni ovociti sia giunta a termine 73 entro il periodo durante il quale gli spermatozoi e gli ovuli sono stati incubati insieme, ciò non fornisce ancora la prova che la fecondazione sia stata effettuata in vitro”.(Bavister, Early history of..., p.182) [97] Pincus G., Saunders B., The maturation of human ovarian ova, Anatomical Record 1939, 75: 537542. [98] Gli ovociti di ratto usati da J.A. Long (The living eggs of rats and mice with a description of apparatus for obtaining and observing them, Publications in Zoology of the University of California1912, 9: 105-136) sono particolarmente suscettibili di attivazione partenogenetica. Per i dettagli delle condizioni sperimentali, vedi: Austin C.R., Activation of eggs by hypothermia in rats and hamsters, Journal of Experimental Biology 1956, 33: 338-347; Id., Effects of hypothermia and hyperthermia on fertilization in rat eggs, Journal of Experimental Biology 1956, 33: 348-357. [99] Smith A.U., Fertilization in vitro of the mammalian egg, Biochemical Society Simposia 1951, 7: 3-10. [100] Schenk, Das Säugetierei.... [101] Shettles L.B., Observations on human follicular and tubal ova, American Journal of Obstetrics and Gynecology 1953, 66: 235-247. [102] Bavister, Early history..., p.182. [103] Vedi fra gli altri Moricard R., Bossu J., Premières études du passage du spermatozoïde au travers de la membrane pellucide d’ovocytes de lapine fécondes in vitro, Comptes Rendus de l’Academie de Medicine 1949, 33: 659-665;Moricard R., Penetration of the spermatozoon in vitro into the mammalian ovum, Nature 1950, 165: 763;Smith,Fertilization in vitro...; Shettles, Observations on human...Le prove della realizzazione della FIV nei conigli presentate da G. Pincus, E.V. Enzmann (Can mammalian eggs undergo normal development in vitro?, Proceedings of the National Academy of Sciences USA 1934, 20: 121-132) appaiono più convincenti, poiché dopo aver trasferito ovociti che erano stati a contatto con spermatozoi in vitro, hanno ottenuto prole. Sono state avanzate tuttavia delle critiche per il fatto che gli ovociti potrebbero essere stati fecondati dopo il trasferimento all’ovidotto della femmina ricevente. Effettivamente la rimozione di tutti gli spermatozoi aderenti a ovociti appena ovulati e cumulo-intatti mediante procedura di lavaggio è di difficile esecuzione (vedi: Chang M.C., In vitro fertilization of mammalian eggs, Journal of Animal Science 1968, 27(1): 15-22). La stessa obiezione vale per gli esperimenti di Venge O. (Experiments on fertilization of rabbit ova in vitro with subsequent transfer to alien does, in Wolstenholme G.E.W. (a cura di), Mammalian Germ Cells, London: Churchill, 1953: 243-252), che ha riferito della nascita di due cucciolate di conigli: l’intervallo temporale fra il contatto dei gameti e il trasferimento (3h.30’) è considerato insufficiente a escludere la possibilità di fecondazione in vivo (vedi Bavister, Early history of..., p.183). [104] Austin C.R., Observations on the penetration of sperm into the mammalian egg, Australian Journal of Scientific Research 1951, 4: 581-596. [105] Chang M.C., Fertilizing capacity of spermatozoa deposited into the Fallopian tubes, Nature 1951, 168: 697-698. [106] Dauzier L., Thibault C., Wintenberger S., La fecondation in vitro de l’oeuf de la lapine, Comptes Rendus de l’Academie de Science 1954, 238: 844-845; Thibault C., Dauzier L., Wintenberger S., étude cytologique de la fécondationin vitro de l’oeuf de la lapine, Comptes Rendus de la Société de Biologie 1954, 148: 789-790. Questi risultati sono stati confermati da altri studiosi che hanno usato anch’essi spermatozoi capacitati in vivo. [107] Chang M.C., Fertilization of rabbit ova in vitro, Nature 1959, 179: 466-467. Risultati simili a quelli ottenuti da Chang sono stati riferiti fra gli altri da Thibault C., Dauzier L., Analyse des conditions de la fécondation in vitro de l’oeuf de la lapine, Années de la Biologie Animale et de Biochimie et Biophysique 1961, 1: 277-294. [108] Per una disamina critica delle prime tecniche e dei primi risultati della FIV applicata a gameti di mammiferi, vedi:Rogers B.J., Mammalian sperm capacitation and fertilization in vitro: a critique of methodology, Gamete Research 1978, 1: 165-223. 74 [109] Yanagimachi R., Chang M.C., Fertilisation of hamster eggs in vitro, Nature 1963, 200: 281282; Id., In vitrofertilisation of golden hamster ova, Journal of Experimental Zoology 1964, 156: 361376; Barros C., Austin C.R., In vitrofertilisation and the sperm acrosome reaction in the hamster, Journal of Experimental Zoology 1967, 166: 317-323;Pickworth S., Chang M.C., Fertilisation of Chinese hamster eggs in vitro, Journal of Reproduction and Fertility 1969, 19: 371-374. [110] I primi cuccioli di hamster ottenuti con la FIV sono nati soltanto nel 1992: Barnett D.K., Bavister B.D.,Hypotaurine requirement for in vitro development of golden hamster one-cell embryos into morulae and blastocysts, and production of term offspring from in vitro fertilized ova, Biology of Reproduction 1992, 47: 297-304. [111] Whittingham D.G., Fertilisation of mouse eggs in vitro, Nature 1968, 220: 592-593; Iwamatsu T., Chang M.C., In vitro fertilization of mouse eggs in the presence of bovine follicular fluid, Nature 1969, 224: 919-920; Id., Further investigation of capacitation of sperm and fertilisation of mouse eggs in vitro, Journal of Experimental Zoology 1970, 175: 271-281; Cross P.C., Brinster R.L., In vitro development of mouse ovocytes, Biology of Reproduction 1970, 3: 298-307; Mukherjee A.B., Cohen M.M., Development of normal mice by in vitro fertilisation, Nature 1970, 228: 472-473;Toyoda Y.M., Yokoyama M., Hoshi T., Studies on the fertilization of mouse eggs in vitro. I. In vitro fertilization of eggs by fresh epididymal sperm, Japanese Journal of Animal Reproduction 1971, 16: 147-151; Id., Studies on the fertilization of mouse eggs in vitro. II. Effects of in vitro preincubation on time of sperm penetration of mouse eggs in vitro, Japanese Journal of Animal Reproduction 1971, 16: 152-157. [112] Toyoda Y., Chang M.C., Sperm penetration of rat eggs in vitro after dissolution of zona pellucida by chymotrypsin, Nature 1968, 220 589-591; Miyamoto H., Chang M.C., In vitro fertilization of rat eggs, Nature 1973, 241: 50-52; Id.,Fertilization of rat eggs in vitro, Biology of Reproduction 1973, 9: 384-393; Toyoda Y., Chang M.C., Fertilization of rat eggs in vitro by epididymal spermatozoa and the development of eggs following transfer, Journal of Reproduction and Fertility 1974, 36: 922; Id., Capacitation of epididymal spermatozoa in a medium with high K-Na ratio and cyclic AMP for the fertilization of rat eggs in vitro, Journal of Reproduction and Fertility 1974, 36: 125-134. [113] Bondioli K.R., Wright R.W. Jr., Influence of culture media on in vitro fertilization of ovine tubal ovocytes, Journal of Animal Science 1980, 51: 660-667. [114] Hamner C.E., Jennings L.L., Sojka N.J., Cat (Felis catus L.) spermatozoa require capacitation, Journal of Reproduction and Fertility 1970, 23: 477-480; Bowen R.A., Fertilization in vitro of feline ova by spermatozoa from the ductus deferens, Biology of Reproduction, 17: 144-147. [115] Yanagimachi R., Fertilization of guinea pig eggs in vitro, Anatomical Record 1972, 174: 919; Rogers B.J, Yanagimachi R., Retardation of guinea pig sperm acrosome reaction by glucose: the possible importance of pyruvate and lactate metabolism in capacitation and the acrosome reaction, Biology of Reproduction 1975, 13: 568-575; Id.,Competitive effect of magnesium on the calciumdependent acrosome reaction in guinea pig spermatozoa, Biology of Reproduction 1976, 15: 614619; Rogers B.J., Chang L., Yanagimachi R., Glucose effect on respiration: possible mechanism for capacitation in guinea pig spermatozoa, Journal of Experimental Zoology 1979, 207: 107-112. [116] Mahi C.A., Yanagimachi R., Maturation and sperm penetration of canine ovarian ovocytes in vitro, Journal of Experimental Zoology 1976, 196: 189-196. [117] Bavister B.D., Edwards R.G., Steptoe P.C., Identification of the midpiece and tail of the spermatozoon during fertilisation of human eggs in vitro, Journal of Reproduction and Fertility 1969, 20: 159-160; Edwards R.G., Bavister B.D., Steptoe P.C., Early stages of fertilisation in vitro of human ovocytes matured in vitro, Nature 1969, 221: 632-635. [118] Yanagimachi, Chang, Fertilisation of hamster....; Id., In vitro fertilisation... [119] Edwards R.G., Steptoe P.C., Purdy J.M., Fertilisation and cleavage in vitro of preovulatory human ovocytes, Nature 1970, 227: 1307-1309; Steptoe P.C., Edwards R.G., Purdy J.M., Human blastocysts grown in culture, Nature 1971, 229: 132-133. 75 [120] Steptoe P.C., Edwards R.G., Birth after the reimplantation of a human embryo, Lancet 1978, II: 366. [121] Bavister, Early history of..., p.184. [122] Gould K.G., Cline E.M., Williams W.L., Observations on the induction of ovulation and fertilization in vitro in the squirrel monkey (Saimiri sciureus), Fertility and Sterility 1973, 24: 260268; Kuehl T.J., Dukelow W.R., Fertilization in vitro of Saimiri sciureus follicular ovocytes, Journal of Medical Primatology 1975, 4: 209-216. In entrambi gli studi, la capacità evolutiva degli zigoti generati mediante FIV (o degli ovociti attivati partenogeneticamente?) era scarsa. Ed effettivamente non è stata presentata alcuna prova chiara che la fecondazione fosse avvenuta. [123] Bavister B.D., Boatman D.E., Leibfried M.L. et Al., Fertilization and cleavage of rhesus monkey ovocytes in vitro, Biology of Reproduction 1983, 28: 983-999; Gould K.G., Ovum recovery and in vitro fertilization in the chimpanzee, Fertility and Sterility 1983, 40: 378-383. [124] Hamilton W.J., Early stages of human development, Annals of the Royal College of Surgeons of England 1949, 4: 281-294. [125] Zamboni L., Mishell D.R., Bell J.H.et Al., Fine structure of the human ovum in the pronuclear stage, Journal of Cell Biology 1966, 30: 579-600. [126] Pereda J., Croxatto H.B., Ultrastructure of a seven-cell human embryo, Biology of Reproduction 1978, 18: 481-489; Pereda J., Coppo M., Ultrastructure of a two-cell human embryo, Anatomy and Embryology 1987, 177: 91-96; Pereda J., Ultrastructural observation on early human eggs. Analysis of four concepti, in Motta P.M. (a cura di), Developments in Ultrastructure of Reproduction, New York: Alan R. Liss, 1989: 367-379. [127] Avendaño S., Crosatto H.D., Pereda J.et Al., A seven-cell human egg recovered from the oviduct, Fertility and Sterility 1975, 26: 1167-1172. [128] Soupart P., Strong P.A., Ultrastructural observations on human ovocytes fertilized in vitro, Fertility and Sterility 1974, 25: 11-43; Sathananthan A.H., Chen C., Sperm-ovocyte membrane fusion in the human during monospermic fertilization, Gamete Research 1986, 15: 117-186 [129] Sundström P., Nilsson O., Liedholm P., Cleavage rate and morphology of early human embryos obtained after artificial fertilization and culture, Acta Obstetrica and Gynaecologica Scandinavica 1981, 60: 109-120; Dvorač M., Tesarik J., Pilka L. et Al., Fine structure of human two-cell ova fertilized and cleaved in vitro, Fertility and Sterility 1982, 37: 661-667; Lopata A., Sathananthan A.H., Mc Bain J.C. et Al., The ultrastructure of the preovulatory human egg fertilized in vitro, Fertility and Sterility 1980, 33: 12-20; Van Blerkom J., Henry G.H., Porreco R., Preimplantation human embryonic development from polypronuclear eggs after in vitro fertilization, Fertility and Sterility 1984, 41: 686696. [130] Pereda, Ultrastructural observation..., p.367. [131] Austin C.R., Function of hyaluronidase in fertilization, Nature 1948, 162: 63. [132] Blandau R.J., Biology of eggs and implantation, in Young W.C. (a cura di), Sex and Internal Secretions, vol.II, Baltimore: Williams & Wilkins,1961: 797-882. [133] Yanagimachi R., Mammalian fertilization, in Knobil E., Neill J.D. (a cura di), The Physiology of Reproduction, vol.I, New York: Raven Press, 1988: 135-185; p.155. [134] Metz C.B., Seiguer A.C., Castro A.E., Inhibition of the cumulus dispersing and hyaluronidase activities of sperm by heterologous and isologous antisperm antibodies, Proceedings of the Society for Experimental Biology and Medicine 1972, 140: 776-781. [135] Anand S.R., Kaur S.P., Chaundhry P.S., Distribution of β-N-acetylglucosaminidase, hyaluronoglucosaminidase and acrosin in buffalo and goat spermatozoa, Hoppe-Seyler’s Zeitschrift für Physiologische Chemie 1977, 358: 685-688. [136] Austin C.R., Bishop M.W.H., Early reaction of the rodent egg to spermatozoa penetration, Journal of Experimental Biology 1956, 33: 358-365. 76 [137] Per una panoramica degli studi che sono seguiti negli anni Sessanta, vedi: Bedford J.M., Sperm capacitation and fertilization in mammals, Biology of Reproduction 1970, 2: 128-158. [138] Una rassegna esauriente di questi studi si trova in Yanagimachi R., Sperm-egg fusion, Current Topics in Membrane Transport 1988, 32: 3-43. [139] Eberspaecher U., Barros C., Changes at the hamster ovocyte surface from the germinal vesicle stage to ovulation, Gamete Research 1984, 9: 387-397. [140] Huang T.T.F. Jr., Yanagimachi R., Inner acrosomal membrane of mammalian spermatozoa: its properties and possible functions in fertilization, American Journal of Anatomy 1985, 174: 249-268. [141] Yanagimachi R., Noda Y.D., Physiological changes in the post-nuclear cap region of mammalian spermatozoa: a necessary preliminary to the membrane fusion between sperm and egg cells, Journal of Ultrastructural Research 1970, 31: 486-493. [142] Ibid. Cf. anche Phillips D.M., Yanagimachi R., Difference in tha manner of association of acrosome-intact and acrosome-reacted hamster spermatozoa with egg microvilli as revealed by scanning electron microscopy, Development, Growth and Differentiation 1982, 24: 543-551. [143] Talbot P., Chacon R.S., Ultrastructural observations on binding and membrane fusion between human sperm and zona pellucida-free hamster ovocytes, Fertility and Sterility 1982, 37: 240-248. [144] Wolf D.P., Armstrong P.B., Penetration of the zona-free mouse egg by capacitated epididymal sperm cinematographic observations, Gamete Research 1978, 1: 39-46. [145] Negli anni Novanta del XX secolo, la discinesia flagellare (parametri abnormi di motilità degli spermatozoi) offrirà un modello interessante per studiare il ruolo del movimento degli spermatozoi nei processi di fusione fra spermatozoo e oolemma. Cf. Wolf J.P., Feneux D., Ducot B. et Al., Influence of sperm movement parameters on human sperm-oolemma fusion, Journal of Reproduction and Fertility 1995, 105: 185-192. [146] Wolf, Armstrong, Penetration of the zona-free... [147] Hirao Y., Hiraoka J., Surface architecture of sperm tail entry into the hamster ovocyte, Development, Growth and Differentiation 1987, 29: 123-132. [148] Wilson E.B., The Cell in Development and Heredity, New York: Macmillan, 1925; Rothschild L., The fertilizing spermatozoon, Discovery 1956, 18: 64-65; Austin C.R., Fertilization, Englewood Cliffs: Prentice Hall, 1965; Monroy A.,Chemistry and Physiology of Fertilization, New York: Holt, Rinehart and Winston, 1965. [149] Wilson, The Cell in Development... [150] Ibid. [151] Ibid. Rispetto all’ipotesi di Wilson, gli studiosi hanno suddiviso le classi di uova in quattro tipi, in base al loro stato di meiosi e al momento in cui sono state inseminate. Cf. Austin C.R. , Walton A., Fertilization, in Parkes A.S. (a cura di),Marshall’s Physiology of Reproduction, vol.I, London: Longmans, Green and Co., 1960: 310-416; Dalcq A.M.,Introduction to General Embryology, Oxford: Oxford University Press, 1957. [152] Per una recensione vedi: Austin C.R., Ultrastructure of Fertilization, New York: Holt-Rinehart and Winston, 1968. [153] Longo F.J., Anderson E., The fine structure of pronuclear development and fusion in the sea urchin, Arbacia punctulata, Journal of Cell Biology 1968, 39: 339-368. [154] Bedford J.M., Ultrastructural changes of the sperm head during fertilization in the rabbit, American Journal of Anatomy 1968, 123: 329-358; Id., Sperm capacitation....; Id., The saga of mammalian sperm from ejaculation to syngamy, in Gibian H., Plotz E.J. (a cura di), Mammalian Reproduction, New York: Springer Verlag, 1970: 124-182; Pikó L., Gamete structure and sperm entry in mammals, in Metz C.B., Monroy A. (a cura di.), Fertilization: Comparative Morphology, Biochemistry and Immunology, New York: Academic Press, 1969: 325-403; Stefanini M., Oura C., Zamboni L.,Ultrastructure of fertilization in the mouse. II. Penetration of sperm into the ovum, Journal of Submicroscopic Cytology 1969, 1: 1-23; Szollosi D., Ris H., Observations on sperm penetration in 77 the rat, Journal of Biophysical and. Biochemical Cytology 1961, 10: 275-283; Yanagimachi R., Noda Y.D., Electron microscope studies of sperm incorporation into the golden hamster egg, American Journal of Anatomy 1970, 128: 429-462; Zamboni L., Fine Morphology of Mammalian Fertilization, New York: Harper and Row, 1971. [155] Stefanini, Oura, Zamboni, Ultrastructure of fertilization....; Zamboni, Morphology of... [156] Yanagimachi R., Noda Y.D., Physiological changes in the postnuclear cap region of mammalian spermatozoa: a necessary preliminary to the membrane fusion between sperm and egg cells, Journal of Ultrastructural Research 1970, 31: 486-494. [157] Yanagimachi, Noda, Electron microscope studies... [158] Longo F.J., Fertilization: a comparative ultrastructural review, Biology of Reproduction 1973, 9: 149-215; pp.163-164. [159] Longo F.J., Anderson E., The effects of nicotine on fertilization in the sea urchin, Arbacia punctulata, Journal of Cell Biology 1968. 46: 308-325; Id., Id., A cytological study of the relation of the cortical reaction to subsequent events of fertilization in urethane-treated eggs of the sea urchin, Arbacia punctulata, Journal of Cell Biology 1970, 47: 646-665. [160] Ibid. [161] Bedford, Ultrastructural changes [...], art. cit.; Yanagimachi, Noda, Electron microscope studies [...], art. cit. [162] Zamboni L., Mastroianni L., Electron microscopic studies on rabbit ova. I. Penetrated tubal ovum, Journal of Ultrastructural Research 1966, 14: 118-132. [163] Fu psotulato 120 anni fa che l’ovocita maturo possedesse tutti gli elementi necessari per lo sviluppo dell’embrione a eccezione di un “centro di divisione” attivo, e sebbene si credesse che gli spermatozoi contenessero un centro siffatto, si pensava che mancassero del substrato protoplasmatico in cui operare (Boveri T., Über die Befruchtung der Eier vonAscaris megalocephala, Sitzungsberichte der Gesellschaft für Morphologie und Physiologie 1887, 3: 71-80). “Sussistono ormai pochi dubbi che negli esseri umani soltanto il gamete maschile possieda un centrosoma attivo” (Palermo G.D., Colombero L.T., Rosenwaks Z., The human sperm centrosome is responsible for normal syngamy and early embryonic development, Reviews of Reproduction 1997, 2: 19-27; p.23). Analisi estensive condotte per mezzo della microscopia elettronica a trasmissione hanno dimostrato la presenza di centrioli negli spermatozoi e negli oviciti fecondati e la loro assenza da ovociti in metafase II; ciò conferma l’ereditarietà paterna del centrosoma nell’uomo (Sathananthan A.H., Kola I., Osborne J. et Al., Centrioles in the beginning of human development, Proceedings of the National Academy of Sciences USA 1991, 88: 4806-4810). Inoltre, la valutazione della distribuzione cromosomica per mezzo dell’ibridazione fluorescente in situ (in inglese FISH, fluorescence in situ hybridization) ha rivelato che il centrosoma dello spermatozoo è l’unica struttura responsabile dell’organizzazione della prima divisione mitotica degli embrioni umani (Palermo G., Munné S., Cohen J., The human zygote inherits its mitotic potential from the male gamete, Human Reproduction 1994, 9: 1220-1225). [164] Tilney L.C, Goddard J., Nucleating sites for the assembly of cytoplasmic microtubules in the ectodermal cells of blastulae of Arbacia punctulata, Journal of Cell Biology 1970, 46: 564-575. [165] Per una rassegna degli studi fino al 1972, vedi: Longo, Fertilization a comparative..., pp.190195. [166] Austin C.R., The Mammalian Egg, Oxford: Blackwell, 1961. [167] Longo, Fertilization a comparitive..., p.208. [168] Il termine “meiosi” proviene dal greco µειοũν, che significa “diminuire”, poiché questo tipo di cariocinesi (divisione del nucleo) dà luogo a una diminuzione del numero dei cromosomi della cellula. La meiosi fu descritta per la prima volta nell’uovo di riccio di mare nel 1876 dallo zoologo tedesco Oskar Hertwig (Hertwig O., Beiträge zur Kenntnis der Bildung, Befruchtung und Teilung des tierischen Eies, Morphologische Jahrbücher 1876, 1: 347-434), e poi nuovamente osservata nell’uovo di Ascaris megalocephala nel 1883 dall’embriologo belga Edouard van Beneden (Van Beneden 78 E., Recherches sur la maturation de l'oeuf et la fécondation, Archives de Biologie 1883, 4: 610-620). Tuttavia l’importanza della meiosi ai fini della riproduzione e dell’ereditarietà fu descritta soltanto nel 1890 da August Weismann, il quale osservò che erano necessarie due divisioni cellulari per trasformare una cellula diploide in 4 cellule aploidi. Nel 1911, il genetista statunitense Thomas Hunt Morgan osservò il fenomeno del crossing-over nelle cellule germinali diDrosophila melanogaster e fornì la prima interpretazione genetica della meiosi (Morgan T.H., The origin of nine wing mutations in Drosophila, Science 1911, 33: 496-499). [169] “ Nell’arco della vita di un uomo, il suo testicolo produce fino a 2´1012 spermatozoi”: Grootegoed J.A., The testis: spermatogenesis, in Hillier S.G., Kitchener H.C. e Neilson J.P. (a cura di), Scientific Essentials of Reproductive Medicine, London: W.B. Saunders, 1996: 172-183; p.172. [170] Le cellule di Sertoli sono cellule allungate dei tubuli seminiferi del testicolo, alle quali gli spermatidi si attaccano per nutrirsi durante la spermatogenesi. Un’unica cellula di Sertoli si estende dalla membrana basale al lume del tubulo, benché a livello di microscopia ottica il suo citoplasma sia difficile da distinguere. Le cellule di Sertoli sono caratterizzate dalla presenza di un nucleo vescicolare, ovale, posizionato basalmente che contiene un nucleolo prominente. Queste cellule furono scoperte nel 1865 dal fisiologo italiano Enrico Sertoli, il quale le definì “cellule madri” (Sertoli E.,Dell’esistenza di particolari cellule ramificate nei canalicoli seminiferi del testicolo umano, Il Morgagni 1865, 7: 3140). [171] Dal nome dello zoologo tedesco Franz Von Leydig, il quale descrisse il tessuto intertubulare testicolare nel 1850 e fu il primo a osservare la scarsità di queste cellule (meno dell’1%) rispetto ad altre cellule del parenchima testicolare (Von Leydig F., Zur Anatomie der männlichen Geschlechtsorgane und Analdrüsen der Säugethiere, Zeitschrift für wissenschaftliche Zoologie 1850; 2:1-57). [172] Deffieux X., Antoine J.M., Inhibines, activines et hormone anti-mullérienne: structure, signalisation, roles et valeur prédictive en médecine de la réproduction, Gynécologie, Obstétrique&Fertilité 2003, 31: 900-911; O'Connor A.E., De Kretser D.M., Inhibins in normal male physiology, Seminars in Reproductive Medicine 2004, 22: 177-185. [173] Champion M.D., Hawley R.S., Playing for half deck: the molecular biology of meiosis, Nature Cell Biology 2002, 4: s50-s56. [174] De Krester D.M., Kerr J.B., The cytology of the testis, in Knobil, Neil, op. cit., pp.1177-1290. [175] Una caratteristica unica della spermatogenesi è il fatto che le cellule germinali maschili in via di sviluppo non completano la citocinesi dopo la cariocinesi (sia mitosi che meiosi), cosicché la cellula figlia resta collegata mediante ponti di citoplasma fino alla fine della differenziazione dello spermatozoo (Dym M., Fawcett D.W., Further observations on the numbers of spermatogonia, spermatocytes, and spermatids connected by intercellular bridges in the mammalian testis, Biology of Reproduction 1971, 4: 195-215). Una spiegazione parziale ma plausibile del fenomeno poggia sul fato che nel maschio la meiosi dà luogo a cellule aploidi contenenti o un cromosoma X o un cromosoma Y: dato che entrambli gli eterosomi possono contenere geni che codificano proteine essenziali alla spermiogenesi e/o alla funzione spermatica, i ponti di citoplasma costituiscono un modo di scambiare prodotti genici fra cellule germinali contenenti X e Y. Si hanno evidenze sperimentali del fatto che gli spermatidi che hanno un citoplasma in comune possono scambiarsi proteine, il che significa che queste cellule sono funzionalmente diploidi (Braun R.E., Beheringer R.R., Peschon J.J. et Al., Genetically haploid spermatids are phenotypically diploid, Nature 1989, 337: 373-376; Caldwell K.A., Handel M.A., Protamine transcript sharing among post-meiotic spermatids, Proceedings of the National Academy of Sciences USA 1991, 88: 2407-2411). [176] La manchette è una struttura transitoria che si sviluppa durante la spermiogenesi. Essa consiste di 3 componenti: un anello perinucleare; un involucro microtubulare inserito nell’anello; placche dense attaccate all’estremità distale dell’involucro. La manchette microtubulare differisce dai singoli 79 microtubuli del citoplasma per la posizione perinucleare che le è specifica; perché rimane strutturalmente stabile per circa 2 settimane; per i suoi tempi organizzativi: infatti comincia a costituirsi quando l’assonema contenente tubulina è già presente. Ulteriori dettagli si trovano in Meistrich M.L., Nuclear morphogenesis during spermiogenesis, in De Kretser D. (a cura di), Molecular Biology of the Male Reproductive System, New York: Academic Press, 1993: 67-97; Tachibana M., Terada Y., Murakawa H. et Al., Dynamic changes in the cytoskeleton during human spermiogenesis, Fertility and Sterility 2005, 84 (2): 1241-1248. [177] Heller C.G. , Clermont Y., Spermatogenesis in man: an estimate of its duration, Science 1963, 140: 184-186;Clermont Y., The cycle of the seminiferous epithelium cycle in man, American Journal of Anatomy 1963, 112: 35-51. [178] Cooper T.G., Yeung, C.H., Fetic S., Sobhani A., Nieschlag E., Cytoplasmic droplets are normal structures of human sperm but are not well preserved by routine procedures for assessing sperm morphology, Human Reproduction 2004, 19: 2283-2288; Cooper T.G., Cytoplasmic droplets: The good, the bad or just confusing?, Human Reproduction 2005, 20: 9-11. [179] Burgos M.H., Fawcett D.W., Studies on the fine structure of the mammalian testis, Journal of Biophysical and Biochemical Cytology 1955, 1: 287-315; Fawcett D.W., Hollenberg R.D., Changes in the acrosome of guinea pig spermatozoa during passage through the epididymis, Zeitschrift für Zellforsch 1963, 60: 276-292; Susi F.R., Leblond C.P., Clermont Y., Changes in the Golgi apparatus during spermiogenesis in the rat, American Journal of Anatomy 1971, 130: 251-267; Tang X.M., Lalli M.F., Clermont Y., A cytochemical study of the Golgi apparatus of the spermatid during spermiogenesis in the rat, American Journal of Anatomy 1982, 163: 283-294; Clermont Y., Tang X.M., Glycoprotein synthesis in the Golgi apparatus of spermatids during spermiogenesis of the rat, The Anatomical Record 1985, 213: 33-43; Thorne-Tjomsland G., Clermont Y., Hermo L., Contribution of the Golgi apparatus components to the formation of the acrosomic system and chromatoid body in rat spermatids, The Anatomical Record 1988, 221: 591-598. [180] Lee C.Y., Wong E., Richter D.E. et Al., Monoclonal antibodies to human sperm antigens, Journal of Reproductive Immunology 1984, 6: 227-238; Kew D., Muffly K.E., Kilpatrick D.L., Proenkephalin products are stored in the sperm acrosome and may function in fertilization, Proceedings of the National Academy of Sciences USA 1990, 87: 9143-9147;Gallo J.M., Escalier D., Grellier P. et Al., Characterization of a monoclonal antibody to human proacrosin and its use in acrosomal status evaluation, Journal of Histochemistry and Cytochemistry 1991, 39: 273-282; Foster J.A., Klotz K.L., Flickinger C.J. et Al., Human SP-10: acrosomal distribution, processing, and fate after the acrosome reaction, Biology of Reproduction 1994, 51: 1222-1231; Naz R.K., Morte C., Garcia-Framis V. et Al., Characterization of a sperm-specific monoclonal antibody and isolation of 95kilodalton fertilization antigen-2 from human sperm, Biology of Reproduction 1993, 49: 12361244; Burks D.J., Carballada R., Moore H.D. et Al., , Interaction of a tyrosine kinase from human sperm with the zona pellucida at fertilization, Science 1995, 269: 83-86; Sabeur K., Cherr G.N., Yudin A.I. et Al., The PH-20 protein in human spermatozoa, Journal of Andrology 1997, 18: 151-158; OhOka T., Tanii I., Wakayama T. et Al., Partial characterization of an intra-acrosomal protein, human acrin1 (MN7), Journal of Andrology 2001, 22: 17-24. [181] Per una disamina degli aspetti molecolari dell’organizzazione acrosomiale, vedi: Yoshinaga K., Toshimori K.,Organization and modifications of sperm acrosomal molecules during spermatogenesis and epididymal maturation, Microscopy Research and Technique 2003, 61: 39-45. [182] Meistrich M.L., Mohapatra B., Shirley C.R. et Al., Roles of transition nuclear proteins in spermiogenesis, Chromosoma 2003, 111: 483-488. [183] Balhorn R., A model for the structure of chromatin in mammalian sperm, Journal of Cell Biology 1982, 93: 298-305. [184] Cho C., Willis W.D., Goulding E.H. et Al., Haploinsufficiency of protamine-1 or -2 causes infertility in mice, Nature Genetics 2001, 28: 82-86. 80 [185] Cho C., Jung-Ha H., Willis W.D. et Al., Protamine 2 deficiency leads to sperm DNA damage and embryo death in mice, Biology of Reproduction 2003, 69: 211-217. [186] Tanaka H., Baba T., Gene expression in spermiogenesis, Cellular and Molecular Life Sciences 2005, 62: 344-354. [187] Wykas S.M., Krawetz S.A., The structural organization of sperm chromatin, Journal of Biological Chemistry 2003, 278: 29471-29477. [188] McCarthy S., Ward W.S., Functional aspects of mammalian sperm chromatin, Human Fertility 1999, 2: 56-60. [189] Braun R.E., Packing paternal chromosomes with protamines, Nature Genetics 2001, 28: 10-12. [190] Kramer J.A., McCarrey J.R., Djakiew D. et Al., Human spermatogenesis as a model to examine gene potentiation, Molecular Reproduction and Development 2000, 56: 254-258. [191] Wykas, Krawetz, The structural organization of... [192] Kramer J.A., Krawetz S.A., Nuclear matrix interactions with the sperm genome, Journal of Biological Chemistry 1996, 271: 11619-11622. [193] Ward S.A., Kimura Y., Yanagimachi R., An intact sperm nuclear matrix may be necessary for the mouse paternal genome to participate in embryonic development, Biology of Reproduction 1999, 60: 702-706. [194] Hecht N.B., Molecular mechanism of male germ cell differentiation, Bioessays 1998, 20: 555561. [195] Wykes S.M., Visscher D.W., Krawetz S.A., Haploid transcripts persist in mature human spermatozoa, Molecular Human Reproduction 1997, 3: 15-19. [196] La complessità di trascrizione degli spermatozoi è stata affrontata per la prima volta analizzando una serie di cloni di cDNa selezionati a caso (Miller D., Briggs D., Snowden H. et Al., A complex population of RNAs exists in human ejaculate spermatozoa: implications for understanding molecular aspects of spermiogenesis, Gene 1999, 237: 385-392). Per un’ampia panoramica delle evidenze attualmente disponibili, vedi: Miller D., Ostermeier G.C., Krawetz S.A., The controversy, potential and roles of spermatozoal RNA, Trends in Molecular Medicine 2005, 11: 156-163. [197] Martins R.P., Krawetz S.A., RNA in human sperm, Asian Journal of Andrology 2005, 7: 115120; p.116. [198] I microRNA (miRNA) sono RNA non codificanti lunghi approssimativamente 22 nucleotidi che partecipano alla regolazione dei geni. I miRNAs conferiscono la loro regolazione a livello posttrascrizionale, dove o si scindono o reprimono la traduzione dei mRNA. È stato testato sperimentalmente per la loro funzione un numero relativamente basso di miRNA, e di quelli testati sono state proposte funzioni comprendenti la differenziazione cellulare, la proliferazione, l’apoptosi, le difese antivirali e il cancro. E’ possibile che si scopra che i miRNA svolgono un ruolo praticamente in tutti gli aspetti della regolazione dei geni. Per una panoramica recente dell’identificazione, della struttura e della funzione dei miRNA, vedi: Wang Y., Stricker H.M., Gou D. et Al., MicroRNA: past and present, Frontiers in Bioscience 2007, 12: 2316-2329; Zhang B., Wang Q., Pan X., MicroRNAs and their regulatory roles in animals and plants, Journal of Cell Physiology 2007, 210: 279-289. [199] Ostermeier G.C., Dix D.J., Miller D. et Al.,Spermatozoal RNA profiles of normal fertile men, Lancet 2002, 360: 772-777. [200] Ostermeier G.C., Miller D., Huntriss J.D. et Al., Delivering spermatozoan RNA to the oocyte, Nature 2004, 429: 154. [201] Miller, Ostermeier, Krawetz, The controversy, potential and..., p.156. [202] Toshimory K., Biology of sperm maturation: An overview with an introduction to this issue, Microscopy Research and Technique 2003, 61: 1-6. [203] Penttinen J., Pujianto D.A., Sipila P. et Al., Discovery in silico and characterization in vitro of novel genes exclusively expressed in the mouse epididymis, Molecular Endocrinology 2003, 17: 21382151. 81 [204] Tulsiani D.R., Glycan modifying enzymes in luminal fluid of rat epididymis: are they involved in altering sperm surface glycoproteins during maturation?, Microscopy Research and Technique 2003, 61: 18-27. [205] Jones R., Sperm survival versus degradation in the mammalian epididymis: A hypothesis, Biology of Reproduction 2004, 71: 1405-1411. Il proteasoma 26S è un complesso di diverse sub unità che catalizza la proteolisi ATP-dipendente delle proteine cellulari. Elimina le proteine mal piegate nonché le proteine regolatorie labili, svolgendo così un ruolo centrale nel mantenimento dell’omeostasi cellulare. [206] Turner R.M., Tales from the tail: what do we really know about sperm motility?, Journal of Andrology 2003, 24: 790-803. [207] Luconi M., Forti G., Baldi E., Pathophysiology of sperm motility, Frontiers in Bioscience 2006, 11: 1433-1447. [208] Luconi M., Baldi E., How do sperm swim? Molecular mechanisms underlying sperm motility, Cell and Molecular Biology 2003, 49: 357-369. [209] Vijayaraghavan S., Hoskins D.D., Changes in the mitichondrial calcium influx and efflux properties are responsible for the decline in sperm calcium during epididymal maturation, Molecular Reproduction and Development 1990, 25, 186-194; Lewis A., Aitken R.J., Impact of epididymal maturation on the tyrosine phosphorylation patterns exhibited by rat spermatozoa, Biology of Reproduction 2001, 64: 1545-1556. [210] Luconi, Forti, Baldi, Pathophysiology of sperm..., p.1435 e riferimenti ivi citati. [211] Ficarro S., Chertihin O, Westbrook V.A. et Al., Phosphoproteome analysis of capacitated human spermatozoa, Journal of Biological Chemistry 2003, 278: 11579-11589. [212] Yunes R., Doncel G.F., Acosta A.A., Incidence of sperm-tail tyrosine phosphorylation and hyperactivated motility in normozoospermic and asthenozoospermic human sperm samples, Biocell 2003, 27: 29-36; Buffone M.G., Calamera J.C, Verstraeten S.V. et Al., Capacitation-associated protein tyrosine phosphorylation and membrane fluidity changes are impaired in the spermatozoa of asthenozoospermic patients, Reproduction 2005, 129: 697-705. [213] Krawetz S.A., Paternal contribution: New insights and future challenges, Nature Reviews Genetics 2005, 633-642; p.634. [214] Sutovsky P., Ubiquitin-dependent proteolysis in mammalian spermatogenesis, fertilization, and sperm quality control: killing three birds with one stone, Microscopy Research and Technique 2003, 61: 88-102. [215] Cummins J., Mitochondrial DNA in mammalian reproduction, Reviews of Reproduction 1998, 3: 172-182. [216] St. John J., Sakkas D., Dimitriadi K. et Al., Failure of elimination of paternal mitochondrial DNA in abnormal embryos, Lancet 2000, 355: 200. [217] Schwartz M., Vissing J., Paternal inheritance of mitochondrial DNA, New England Journal of Medicine 2002, 347: 576-580. [218] Se gli spermatozoi sono esposti a livelli eccessivi di ROS, la loro capacità fecondante e la loro integrità genetica potrebbero venirne compromesse: Aitken R.J., Clarkson J.S., Cellular basis of defective sperm function and its association with the genesis of reactive oxygen species by human spermatozoa, Journal of Reproduction and Fertility 1987, 81: 459-469. [219] Vernet P., Aitken R.J., Drevet J.R., Antioxidant strategies in the epididymis, Molecular and Cellular Endocrinology 2004, 216: 31-39. [220] Austin C.R., Observations on the penetration of sperm into the mammalian egg, Australian Journal of Scientific Research 1951, 4: 581-596; p.583. [221] Chang M.C., Fertilizing capacity of spermatozoa deposited into the Fallopian tubes, Nature 1951, 168: 697-698; p.697. Trent’anni dopo la prima definizione di “capacitazione” da parte sua e di 82 Austin, Chang ha riportato l’attenzione sul significato originario del termine: Id., The meaning of sperm capacitation, Journal of Andrology 1984, 5: 45-50. [222] Olds-Clarke P., Unresolved issues in mammalian fertilization, International Review of Cytology 2003, 232: 129-184; p.130. [223] Giojalas L.C., Rovasio R.A., Fabro G. et Al., Timing of sperm capacitation appers to be programmed according to egg availability in the female genital tract, Fertility and Sterility 2004, 82: 247-249; p.247. Queste osservazioni sono in linea con altre precedenti, secondo cui soltanto una piccola percentuale di una popolazione spermatica è un grado di fecondare l’ovocita in vivo: Cohen J., Adeghe A.J.-H., The other spermatozoa: fate and functions, in Mohri H. (a cura di),New Horizons in Sperm Cell Research, Tokyo-New York: Japan Science Press, Gordon and Breach, 1987: 125-134. Per una panoramica esauriente, vedi: Jaiswal B.S., Eisenbach M., Capacitation, in Hardy D.M. (a cura di), Fertilization, San Diego: Academic Press, 2002: 57-117. [224] Eisenbach M., Ralt D., Precontact mammalian sperm-egg communication and role in fertilization, American Journal of Physiology 1992, 262: C1091-C1101; Cohen-Dayag A., Tur-Kaspa I., Dor J. et Al., Sperm capacitation in humans is transient and correlates with chemotactic responsiveness to follicular factors, Proceedings of the National Academy of Sciences USA 1995, 92: 11039-11043; Jaiswal, Eisenbach, Capacitation... [225] Giojalas, Rovasio, Fabro, Timing of sperm..., p.247. [226] Fraser L.R., Mouse sperm capacitation in vitro involves loss of a surface-associated inhibitory component, Journal of Reproduction and Fertility 1984, 72: 373-384. [227] Id., Harrison R.A., Herod J.E., Characterization of a decapacitation factor associated with epididymal mouse spermatozoa, Journal of Reproduction and Fertility 1990, 89: 135-148. [228] Fraser, Mouse sperm capacitation....; Fraser, Harrison, Herod, Characterization of a....; Fraser L.R., Interactions between a decapacitation factor and mouse spermatozoa appear to involve a fucose residues and a GPI-anchored receptor, Molecular Reproduction and Development 1998, 51: 193-202. [229] Nixon B., MacIntyre D.A., Mitchell L.A. et Al., The identification of mouse sperm surfaceassociated proteins and characterization of their ability to act as decapacitation factors, Biology of Reproduction 2006, 74: 275-287, e riferimenti ivi citati. [230] De Lamirande E., Leclerc P., Gagnon C., Capacitation as a regulatory event that primes spermatozoa for the acrosome reaction and fertilization, Molecular Human Reproduction 1997, 3: 175194; Westbrock V.A., Diekman A.B. etal., Capacitation signaling pathways involved in sperm acquisition of fertilizing capacity, in Tulsiani D.R.P. (a cura di),Introduction to Mammalian Fertilization, Norwell: Kluwer Academic, 2003: 237-256; Breitbart H., Signaling pathways in sperm capacitation and acrosome reaction, Cellular and Molecular Biology 2003, 49: 321-327; Tulsiani D.R.P., Abou-Haila A., Is sperm capacitation analogous to early phases of Ca2+-triggered membrane fusion in somatic cells and viruses?, BioEssays 2004, 26: 281-290; Fraser L.R., Adeoya-Osiguwa S., Baxendale R.W. et Al., First messenger regulation of mammalian sperm function via adenylyl cyclase / cAMP, Journal of Reproduction and Development 2005, 51: 37-46. Per una panormaica aggiornata degli studi sul modo in cui la capacitazione degli spermatozoi è regolata da alcuni “primi messaggeri” fra cui il peptide che promuove la fecondazione, l’adenosina, la calcitonina e l’angiotensina II (che si trovnao tutti nel plasma seminale), vedi: Fraser L.R., Adeoya-Osiguwa S.A., Baxendale R.W. et Al., Regulation of mammalian sperm capacitation by endogenous molecules, Frontiers in Bioscience 2006, 11: 1636-1645. [231] Fraser, Adeoya-Osiguwa, Baxendale, First messenger regulation... [232] Harkema W., Harrison R.A., Miller N.G. et Al., Enhanced binding of zona pellucida proteins to the acrosomal region of the intact boar spermatozoa in response to fertilizing conditions: a flow cytometric study, Biology of Reproduction 1998, 58: 421-430. [233] Breitbart H., Cohen G., Rubinstein S., Role of acting cytoskeleton in mammalian sperm capacitation and the acrosome reaction, Reproduction 2005, 129: 263-268. 83 [234] Sanchez-Gutierrez M., Contreras R.G., Mujica A., Cytochalasin-D retards sperm incorporation deep into the egg cytoplasm but not membrane fusion with the egg plasma membrane, Molecular Reproduction and Development 2002, 63: 518-528. [235] Kumakiri J., Oda S., Kinoshita K. et Al., Involvement of Rho family G protein in the cell signaling for sperm incorporation during fertilization of mouse eggs: inhibition by Clostridium difficile toxin B, Developmental Biology 2003, 260: 522-535. [236] Cohen G., Rubinstein S., Gur Y. et Al., Crosstalk between protein kinase A and C regulates phospholipase D and F-actin formation during sperm capacitation, Developmental Biology 2004, 267: 230-241. [237] Matzuk M.M., Burns, K.H., Viveriros M.M. et Al., Intercellular communication in the mammalian ovary: oocytes carry the conversation, Science 2002, 296: 2178-2180; p.2178. [238] Lawson K.A. , Hage W.J., Clonal analysis of the origin of primordial germ cells in the mouse, Ciba Foundation Symposia 1994, 182: 68-84 (discussion: pp.84-91); McLaren A., Primordial germ cells in the mouse, Developmental Biology 2003, 262: 1-15. [239] Matova N., Cooley L., Comparative aspects of animal oogenesis, Developmental Biology 2001, 231: 291-320;McLaren A., Primordial germ cells...; Raz E., Primordial germ-cell development: the zebrafish perspective, Nature Reviews Genetics 2003, 4: 690-700. [240] Matova, Cooley, Comparitive aspects of....; Extavour C.G., Akam M., Mechanisms of germ cell specification across the metazoans: epigenesis and preformation, Development 2003, 1320: 58695884. [241] Pesce M., Gross M.K., Scholer H.R., In line with our ancestor: Oct-4 and the mammalian germ, Bioessays 1998; Id., Scholer H.R., Oct-4: Control of totipotency and germline determination, Molecular Reproduction and Development 2000, 55: 452-457; Kurosaka S., Eckardt S., McLaughlin K.J., Pluripotent lineage definition in bovine embryos by Oct-4 transcript localization, Biology of Reproduction 2004, 71: 1578-1582. [242] Nell’embrione umano di 5 settimane, il numero delle cellule germinali migranti varia fra 700 e 1.300: Witschi E.,Migration of the germ cells of human embryos from the yolksac to the primitive gonadal fold, Contributions in Embryology 1948, 32: 67-80. [243] Andersen C.Y., Byskov A.G., Gonadal differentiation, in Hillier, Kitchener, Neilson, op. cit., pp.105-119; pp.108-109. [244] La meiosi I si divide in 4 fasi: profase, metafase, anafase e telofase. Nella profase I (P-I) avviene la maggior parte degli eventi determinanti che differenziano la meiosi dalla mitosi, fra cui l’appaiamento dei cromosomi omologhi nonché la formazione e risoluzione di double-strand break (DSB) che conduce al crossover o ricombinazione fra cromosomi omologhi. La P-I si può ulteriormente suddividere in 5 sottofasi: leptotene, zigotene, pachitene, diplotene e diacinesi. Durante la P-I è presente una struttura proteinacea, specifica della meiosi, detta “complesso sinaptonemico” (SC). Esso si compone di due elementi laterali, o LE (che nel pachitene si dicono elementi assiali, o AE), i quali formano l’intera lunghezza di ciascuna cromatide sorella, e di un elemento centrale (CE) che “fa da cerniera lampo” fra i due elementi laterali e lega i due cromosomi omologhi in un processo detto “sinapsi”. Le diverse fasi della P-I sono definite dalla formazione del complesso sinaptonemico e si possono seguire mediante immunostaining delle componenti dell’SC, in particolare della proteina degli elementi laterali (proteina 3 del complesso sinaptonemico, o SYCP3) e la proteina dell’elemento centrale (proteina 1 del complesso sinaptonemico, o SYCP1). Vedi ad es. Di Carlo A.D., Travia G., De Felici M., The meiotic specific synaptonemal complex protein SYCP3 is expressed by female and male primordial germ cells of the mouse embryo, International Journal of Developmental Biology 2000, 44: 241-244; Costa Y., Speed R., Ollinger R. et Al., Two novel proteins recruited by synaptonemal complex protein 1 (SYCP1) are at the centre of meiosis, Journal of Cell Science 2005, 118 (Pt 12): 2755-2762. Il fenomeno noto come crossing-over, cioè lo scambio di informazioni genetiche fra cromosomi di diversa origine parentale, rende possibile un’aumentata variabilità genetica della prole, in 84 quanto i figli non si limitano a ereditare un omologo paterno o materno per ciascun cromosoma, ma possono ereditare un cromosoma ibrido con informazioni genetiche provenienti da entrambi i genitori. Pertanto il crossing-over è un passaggio cruciale della meiosi ed è lo scopo primario degli eventi specializzati della P-I. [245] Song J.L. , Wessel G.M., How to make an egg: transcriptional regulation in oocytes, Differentiation 2005, 73: 1-17; p.1. [246] Wolf J.P., Bulwa S., Rodrigues D. et Al., Human oocyte cytometry and fertilisation rate after subzonal insemination, Zygote 1995, 3: 101-109. [247] Kessel R.G., Fine structure of annulate lamellae, Journal of Cell Biology 1968, 36: 658663; Id., The structure and function of annulate lamellae: porous cytoplasmic and intranuclear membranes, International Review of Cytology 1983, 82: 181-303; Cran D.G., Esper C.R., Cortical granules and the cortical reaction in mammals, Journal of Reproduction and Fertility 1990, 42: 177188; Kessel R.G., Annulate lamellae: a last frontier in cellular organelles, International Review of Cytology 1992, 133: 43-120; Hoodbhoy T., Talbot P., Mammalian cortical granules: contents, fate, and function, Molecular Reproduction and Development 1994, 39: 439-448; Sathananthan A.H., Ultrastructure of the human egg, Hum Cell 1997, 10: 21-38; Wessel G.M., Brooks J.M., Green E. et Al., The biology of cortical granules, International Review of Cytology 2001, 209: 117206; Rawe V.Y., Olmedo S.B., Nodar F.N et Al., Abnormal assembly of annulate lamellae and nuclear pore complexes coincides with fertilization arrest at the pronuclear stage of human zygotic development, Human Reproduction 2003, 18: 576-582. [248] Rankin T., Dean J., The zona pellucida: using molecular genetics to study the mammalian egg coat, Reviews of Reproduction 2000, 5: 114-121; Sinowatz F., Topfer-Petersen E., Kolle S. et Al., Functional morphology of the zona pellucida, Anatomy, Histology and Embryology 2001, 30: 257-263; Oehninger S., Biochemical and functional characterization of the human zona pellucida, Reproductive Biomedicine Online 2003, 7: 641-648; Conner S.J., Lefievre L., Hughes D.C. et Al., Cracking the egg: increased complexity in the zona pellucida, Human Reproduction 2005, 20: 1148-1152.; Jovine L., Darie C.C., Litscher E.S. et Al., Zona pellucida domain proteins, Annual Review of Biochemistry 2005, 74: 83-114. [249] Sathananthan, Ultrastructure of the...; Talbot P., Dandekar P., Perivitelline space: does it play a role in blocking polyspermy in mammals?, Microscopy Research and Technique 2003, 61: 349357; Dandekar P., Aggeler J., Talbot P.,Structure, distribution and composition of the extracellular matrix of human oocytes and cumulus masses, Human Reproduction 1992, 7: 391-398. [250] Gerace L., Burke B., Functional organization of the nuclear envelope, Annual Review of Cell Biology 1988, 4: 335-374. [251] Lénárt P., Ellenberg J., Nuclear envelope dynamics in oocytes: from germinal vesicle breakdown to mitosis, Current Opinion in Cell Biology 2003, 15: 88-95; p.88. [252] Salina D., Bodoor K., Eckley D.M. et Al., Cytoplasmic dynein as a facilitator of nuclear envelope breakdown, Cell 2002, 108: 97-107; Lénárt, Ellenberg, Nuclear envelope dynamics... [253] Invece le uova della maggior parte degli echinodermi completano la meiosi prima della fecondazione e formano il secondo corpo polare e il pronucleo femminile prima dell’ingresso degli spermatozoi. [254] Nebreda A.R., Ferby I., Regulation of the meiotic cell cycle in oocytes, Current Opinion in Cell Biology 2000, 12: 666-675. [255] Lénárt, Ellenberg, Ultrastructure of the..., p.91. [256] Eppig J.J., Oocyte control of ovarian follicular development and function in mammals, Reproduction 2001, 122: 829-838. [257] Carabatsos M.J., Sellitto C., Goodenough D.A. et Al., Oocyte-granulosa cell heterologous gap junctions are required for the coordination of nuclear and cytoplasmic meiotic competence, Developmental Biology 2000, 226: 167-179 85 [258] Brower P.T., Schultz R.M., Intercellular communication between granulosa cells and mouse oocytes: existence and possible nutritional role during oocyte growth, Developmental Biology 1982, 90: 144-153. [259] Chesnel F., Wigglesworth K., Eppig J.J., Acquisition of meiotic competence by denuded mouse oocytes: participation of somatic-cell product(s) and cAMP, Developmental Biology 1994, 161: 285295. [260] De La Fuente R., Eppig J.J., Transcriptional activity of the mouse oocyte genome: companion granulosa cells modulate transcription and chromatin remodeling, Developmental Biology 2001, 229: 224-236. [261] Gittens J.E., Barr K.J., Vanderhyden B.C. et Al., Interplay between paracrine signaling and gap junctional communication in ovarian follicles, Journal of Cell Science 2005, 118(Pt 1): 113-122. [262] Elvin J.A., Yan C., Matzuk M.M., Oocyte-expressed TGF-beta superfamily members in female fertility, Molecular and Cellular Endocrinology 2000, 159: 1-5; Varani S., Elvin J.A., Yan C. et Al., Knockout of pentraxin 3, a downstream target of growth differentiation factor-9, causes female subfertility, Molecular Endocrinology 2002, 16: 1154-1167. [263] La natura istologica dell’ovulazoine è stata spesso oggetto di grande interesse e vivace dibattito fra fisiologi.L’ipotesi di Espey –quella di un fenomeno simil-infiammatorio (Espey L.L., Ovulation as an inflammatory reaction: a hypothesis, Biology of Reproduction 1980, 22: 73-106)– è attualmente ben accolta: cf. Richards J.S., Russel D.L., Ochsner S. et Al., Ovulation: new dimensions and new regulators of the inflammatory-like response, Annual Review of Physiology 2002, 64: 69-72. [264] Eppig J.J., FSH stimulates hyaluronic acid synthesis by oocyte-cumulus cell complexes from mouse preovulatory follicles, Nature 1979, 281: 483-484; Salustri A., Yanagishita M., Hascall V.C., Synthesis and accumulation of hyaluronic acid and proteoglycans in the mouse cumulus cellsoocyte complex during follicle-stimulating hormone-induced mucification, Journal of Biological Chemistry 1989, 264: 13840-13847. [265] Elvin J.A., Clark A.T., Wang P., Wolfman N.M., Matzuk M.M., Paracrine actions of growth differentiation factor-9 in the mammalian ovary, Molecular Endocrinology 1999, 13: 1035-1048. Il topo knock-out per il GDF9 è infertile, anche se in questo modello animale la follicologenesi è stata arrestata a stadi precedenti l’espansione del cumulo ooforo: Dong J., Albertini D.F., Nishimori K. et Al., Growth differentiation factor-9 is required during early ovarian folliculogenesis, Nature 1996, 383: 531-535; Solloway M.J., Dudley A.T., Bikoff E.K. et Al., Mice lacking Bmp6 function, Developmental Genetics 1998, 22: 321-339. [266] Campbell S., Swann H.R., Aplin J.D. et Al., CD44 is expressed throughout pre-implantation human embryo development, Human Reproduction 1995, 10: 425-430; Ohta N., Saito H., Kuzumaki T. et Al., Expression of CD44 in human cumulus and mural granulosa cells of individual patients in in vitro fertilization programmes, Molecular Human Reproduction 1999, 5: 22-28. [267] Per una panoramica recente degli aspetti citogenetici dell’oogenesi nei mammiferi, vedi: Morelli M.A., Cohen P.E.,Not all germ cells are created equal: Aspects of sexual dimorphism in mammalian meiosis, Reproduction 2005, 130: 761-781. [268] Mattioli M., Balboni B., Signal transduction mechanisms for LH in the cumulus-oocyte complex, Molecular and Cellular Endocrinology 2000, 161: 19-23. [269] Ibid. [270] Follicolo ovarico maturo, che prende il nome dal medico e anatomista olandese Reinier de Graaf, il quale lo descrisse nel 1672 (De Graaf R., De mulierum organis generationi inservientibus tractatus novus, Lugduni Batavorum: Hackiana, 1672) benché questi follicoli fossero già stati osservati da altri, fra i quali Gabriele Falloppio. [271] Tsafriri A., Dekel N., Molecular mechanisms in ovulation, in Findlay J.K. (a cura di), Molecular Biology of the Female Reproductive System, London: Academic Press, 1994: 207-258. 86 [272] Zeleznik A.J., Hillier S.G., The ovary: endocrine function, in Hillier, Kitchener, Neilson, op. cit., pp.133-146; pp.140-141. [273] Sebbene le tube di Falloppio abbiano preso il nome dal medico e anatomista italiano Gabriele Falloppio –il primo a descrivere queste strutture nel 1561 (Falloppio G., Observationes anatomicae, Venetiis: M.A. Ulmum, 1561)– Reinier de Graaf fu probabilmente il primo a comprenderne la vera funzione nella riproduzione (De Graaf, De mulierum organis...). [274] Killian G.J., Evidence for the role of oviduct secretions in sperm function, fertilization and embryo development, Animal Reproduction Sciences 2004, 82-83: 141-153; p.141. [275] Verhage H.G., Fazleabas A.T., Donnelly K., The in vitro synthesis and release of proteins by the human oviduct, Endocrinology 1988, 122: 1639-1645. [276] Killian, Evidence for the..., e riferimenti ivi citati. [277] Buhi W.C., Characterization and biological roles of oviduct-specific, oestrogen-dependent glycoprotein, Reproduction 2002, 123: 355-362; Killian G.J., Estrogen-associated glycoproteins in oviduct secretions: structure and evidence for a role in fertilization, in Tulsiani D. (a cura di), Introduction to Mammalian Reproduction, Boston: Kluwer Academic 2002, 187-201. [278] Cf. Killian, Evidence for..., p.148, tavola 4. [279] Araki Y., Nohara M., Yoshida-Komiya H. et Al., Effect of a null mutation of the oviduct-specific glycoprotein gene on mouse fertilization, Biochemical Journal 2003, 374(Pt 2): 551-557. [280] Gabler C., Chapman D.A., Killian G.J., Expression and presence of osteopontin and integrins in the bovine oviduct during the oestrous cycle, Reproduction 2003, 126: 721-729. [281] Rittling S.R., Matsumoto H.N., McKee M.D. et Al., Mice lacking osteopontin show normal development and bone structure but display altered osteoclast formation in vitro, Journal of Bone and Mineral Research 1998, 13: 1101-1111.Come ha osservato Killian con acuto senso critico, “la strategia per valutare la funzione delle singole secrezioni dell’ovidotto in vitro...non deve perdere di vista il fatto che in vivo le singole componenti agiscono di concerto con altre componenti presenti nell’ambiente oviduttale. Ciò spiega forse perché i topi null per proteine oviduttali come l’OSP o l’osteopontina siano fertili” (Killian, Evidence for the..., p.148). [282] Baluch D.P., Koeneman B.A., Hatch K.R. et Al., PKC isotypes in post-activated and fertilized eggs: association with the meiotioc spindle, Developmental Biology 2004, 274: 45-55; p.45. [283] Moore K.L., Essentials of Human Embryology, Toronto: Decker, 1988: 2. [284] Gilbert S.F., Developmental Biology, Sunderland: Sinauer, 2000: 185. [285] Riferendo dati ottenuti tramite osservazioni ed esperimenti sulla fecondazione in vitro e su embrioni unicellulari umani, l’Autore del presente saggio non intende né appoggiare la decisione di effettuare tali osservazioni ed esperimenti, né incoraggiare più l’uso del modello umano di fecondazione e di sviluppo iniziale per indagare la biologia della riproduzione gamica. [286] Mayor S., ACEing GPI release, Nature Structural and Molecular Biology 2005, 12: 107-108; p.107. [287] Primakoff P., Myles D.G., Penetration, adhesion, and fusion in mammalian sperm-egg interaction, Science 2002, 296: 2183-2185; p.2183. [288] Wassarman P.M., Contribution of mouse egg zona pellucida glycoproteins to gamete recognition during fertilization, Journal of Cell Physiology 2005, 204: 388-391; p.388. [289] Larsen W.J., Essentials of Human Embryology, New York: Churchill Livingstone, 1998: 1. [290] Tajik P., Niwa K., Murase T., Effects of different protein supplements in fertilization medium on in vitro penetration of cumulus-intact oocytes matured in culture, Theriogenology 1993, 40: 949958; Zhang L., Jiang S., Wozniak P.J. et Al.,Cumulus cell function during bovine oocyte maturation, fertilization, and embryo development in vitro, Molecular Reproduction and Development 1995, 40: 338-344; Suzuki K., Eriksson B., Shimuzu H. et Al., Effect of hyaluronan on monospermic penetration of porcine oocytes fertilized in vitro, International Journal of Andrology 2000. 23: 13-21. 87 [291] Olds-Clarke, Unresolved issues in..., Vedi anche Drobnis E.Z., Yudin A.I., Cherr G.N. et Al., Hamster sperm penetration of the zona pellucida: kinematic analysis and mechanical implications, Developmental Biology 1988, 130: 311-323. [292] Yudin A.I., Cherr G.N., Katz D.F., Structure of the cumulus matrix and zona pellucida in the golden hamster: a new view of sperm interaction with oocyte-associated extracellular matrices, Cell and Tissue Research 1988, 251: 555-564. [293] Olds-Clarke, Unresolved issues in..., pp.152-157. [294] Yanagimachi R., Mammalian fertilization, in Knobil, Neill, op. cit., 1988: 135-185; pp.152-154. [295] Lin Y., Mahan K., Lathrop W.F. et Al., A hyaluronidase activity of the sperm plasma membrane protein PH-20 enables sperm to penetrate the cumulus cell layer surrounding the egg, Journal of Cell Biology 1994, 125: 1157-1163. [296] Primakoff, Myles, Penetration, adhesion, and..., p.2183. [297] Baba D., Kashiwabara S., Honda A. et Al., Mouse sperm lacking cell surface hyaluronidase PH20 can pass through the layer of cumulus cells and fertilize the egg, Journal of Biological Chemistry 2002, 277: 30310-30314. [298] Dean J., Reassessing the molecular biology of sperm-egg recognition with mouse genetics, BioEssays 2003, 26: 29-38; p.29. See also Talbot P., DiCarlantonio G., Zao P. et Al., Motile cells lacking hyaluronidase can penetrate the hamster oocyte cumulus complex, Developmental Biology 1985, 108: 387-398. [299] Tulsiani D.R.P., Yoshida-Komiua H., Araki Y., Mammalian fertilization: a carbohydratemediated event, Biology of Reproduction 1997, 57: 487-494; Bi M., Wassler, Hardy, Sperm adhesion to..., pp.153-180. [300] Thaler C.D., Cardullo R.A., Defining oligosaccharide specificity for initial sperm-zona pellucida adhesion in the mouse, Molecular Reproduction and Development 1996, 45: 535-546; Wassler, Hardy, Sperm adhesion to...; Olds-Clarke,Unresolved issues in..., p.135. [301] Suarez S.S., Katz D.F., Meizel S., Changes in motility that accompany the acrosome reaction in hyperactivated hamster spermatozoa, Gamete Research 1984, 10: 253-265; Katz D.F., Cherr G.N., Lambert H., The evolution of hamster sperm motility during capacitation and interaction with the ovum in vitro, Gamete Research 1986, 14: 333-346. [302] Drobnis, Yudin, Cherr, Hamster sperm penetration.... [303] Olds-Clarke, Unresolved issues in..., p.153. [304] Olson G.E., Noland T.D., Winfrey V.P. et Al., Substructure of the postacrosomal sheath of bovine spernatozoa, Journal of Ultrastructure Research 1983, 85: 204-218. [305] Lee M.A., Storey B., Evidence for plasma membrane impermeability to small ions in acrosomeintact mouse spermatozoa bound to mouse zonae pellucidae, using an aminoacridine fluorescent pH probe: time course of the zona-induced acrosome reaction monitored by both chlortetracycline and pH probe fluorescence, Biology of Reproduction 1985, 33: 235-246. In vitro, tutti gli spermatozoi di topo che aderiscono alla ZP intatta mostrano un pattern B dopo uno staining con clortetraciclina (CTC) (Storey B.T., Lee M.A., Muller C. et Al., Binding of mouse spermatozoa to the zonae pellucidae of mouse eggs in cumulus: evidence that the acrosome remain substantially intact, Biology of Reproduction 1984, 31: 1119-1128), e ciò indica spermatozoi acrosoma-intatti (Saling P.M., Storey B.T., Mouse gamete interactions during fertilization in vitro: chlortetracycline as fluorescent probe for the mouse sperm acrosome reaction, Journal of Cell Biology 1979, 83: 544-555). [306] Dell A., Morris H.R., Easton R.L. et Al., The glycobiology of gametes and fertilization, Biochimica et Biophysica Acta 1999, 1473: 196-205; Tulsiani D.R., Yoshida-Komiya H., Araki Y., Mammalian fertilization: a carbohydrate-mediated event, Biology of Reproduction 1997, 57: 487494. [307] Bleil J.D., Wassarman P.M., Structure and function of the zona pellucida: identification and characterization of the proteins of the mouse oocyte's zona pellucida, Developmental Biology 1980, 88 76: 185-202. Gli esperimenti, condotti principalmente sul topo, hanno portato a concludere che la ZP sia composta da tre proteine (ZP1, ZP2 e ZP3). La ZP murina è il modello accettato di struttura della ZP nei vertebrati superiori ed è composta di unità ricorrenti di eterodimeri ZP2-ZP3 organizzati in filamenti incrociati da dimeri ZP1 (Greve J.M., Wassarman P.M., Mouse egg extracellular coat is a matrix of interconnected filaments possessing a structural repeat, Journal of Molecular Biology 1985, 181: 253-264). Studi sui geni che codificano le proteine della ZP hanno condotto alla recente scoperta di un 4° glicoproteina della ZP nell’uomo. Questa non è presente nel topo ma si trova in altre specie di mammiferi (Spargo S.C., Hope R.M., Evolution and nomenclature of the zona pellucida gene family, Biology of Reproduction 2003, 68: 358-362; Lefievre L., Conner S.J., Salpekar A. et Al., Four zona pellucida glycoproteins are expressed in the human, Human Reproduction 2004, 19: 1580-1586). La nuova glicoproteina, detta ZP4, svolge un ruolo strutturale e, insieme alla ZP3, è coinvolta nello sperm binding e nell’induzione della reazione acrosomiale (Yurewicz E.C., Sacco A.G., Gupta S.K. et Al., Hetero-oligomerization-dependent binding of pig oocyte zona pellucida glycoproteins ZPB and ZPC to boar sperm membrane vesicles, Journal of Biological Chemistry 1998, 273: 74887494; Yonezawa N., Fukui N., Kuno M. et Al., Molecular cloning of bovine zona pellucida glycoproteins ZPA and ZPB and analysis for sperm-binding component of zona, European Journal of Biochemistry 2001, 268: 587-594; Chakravarty S., Suraj K., Gupta S.K., Baculovirus-expressed recombinant human zona pellucida glycoprotein-B induces acrosomal exocytosis in capacitated spermatozoa in addition to zona pellucida glycoprotein-C, Molecular Human Reproduction 2005, 11: 365-372; Caballero-Campo P., Chirinos M., Fan X.J. et Al.,Biological effects of recombinant human zona pellucida on sperm function, Biology of Reproduction 2006, 74: 760-768). L’identificazione della ZP4 introduce la possibilità che il modello classico di interazione spermatozoi-ZP stabilito nel topo possa non applicarsi alle specie che producono ZP4. [308] Bleil J.D., Wassarman P.M., Mammalian sperm-egg interaction: identification of a glycoprotein in mouse egg zonae pellucidae possessing receptor activity for sperm, Cell 1980, 20: 873-882. [309] Liu C., Litscher E.S., Mortillo S. et Al., Targeted disruption of the mZP3 gene results in production of eggs lacking a zona pellucida and infertility in female mice, Proceedings of the National Academy of Sciences USA 1996, 93: 5431-5436. [310] Wassarman P.M., Jovine L., Litscher E.S., A profile of fertilization in mammals, Nature Cell Biology 2001, 3: 59-64;Rodeheffer C., Shur B.D., Targeted mutations in β1,4-galactosyltransferase I reveal its multiple cellular functions, Biochimica et Biophysica Acta 2002, 1573: 258-270. [311] Macek M.B., Lopez L.C., Shur B.D., Aggregation of β1,4-galactosyltransferase on mouse sperm induces the acrosome reaction, Developmental Biology 1991, 147: 440-444; Gong X., Dubois D.H., Miller D.J. et Al., Activation of a G-protein complex by aggregation of β1,4-galactosyltransferase on the surface of sperm, Science 1995, 269: 1718-1721. [312] Per un’analisi recente delle ipotesi correnti sui meccanismi molecolari alla base del riconoscimento del gamete da parte della zona pellucida, vedi: Shur B.D., Rodeheffer C., Ensslin M.A. et Al., Identification of novel gamete receptors that mediate sperm adhesion to the egg coat, Molecular and Cellular Endocrinology 2006, 250: 137-148. [313] Felix R., Molecular physiology and pathology of Ca2+-conducting channels in the plasma membrane of mammalian sperm, Reproduction 2005, 129: 251-262; p.251. [314] In tutte le specie studiate fino ad oggi, il Ca2+ è assolutamente indispensabile per l’AR fisiologico dello spermatozoo: Florman H.M., Arnoult C., Kazam I.G. et Al., A perspective on the control of mammalian fertilization by oocyte-activated io channels in sperm: a tale of two channels, Biology of Reproduction 1998, 59: 12-16; Publicover S.J., Barratt C.L., Voltage-operated Ca2+ channels and the acrosome reaction: which channels are present and what do they do?, Human Reproduction 1999, 14: 873-879; Darszon A., Beltrán C., Felix R. et Al., Ion transport in sperm signaling, Developmental Biology 2001, 240: 1-14. 89 [315] Tomes C.N., De Blas G.A., Michaut M.A. et Al., α-SNAP and NSF are required in a priming step during the human sperm acrosome reaction, Molecular Human Reproduction 2004, 11: 43-51; p.43. Vedi anche Tomes C.N., Michaut M., De Blas G. et Al., SNARE complex assembly is required for human sperm acrosome reaction, Developmental Biology 2002, 243: 326-338, e i riferimenti ivi citati. [316] Bleil J.D., Wassarman P.M., Mammalian sperm-egg interaction: sequence of events and induction of the acrosome reaction by a zona pellucida glycoprotein, Developmental Biology 1983, 95: 317-324. [317] Arnoult C., Zeng Y., Florman H.M., ZP3-dependent activation of sperm cation channels regulates acrosomal secretion during mammalian fertilization, Journal of Cell Biology 1996, 134: 637645. [318] Per una breve panoramica su questo aspetto dell’AR, vedi Evans J.P., Florman H.M., The state of the union: the cell biology of fertilization, Nature Cell Biology 2002, 4(1), S57-S63; Wassarman P.M., Jovine L., Litscher E.S., A profile of fertilization in mammals, Nature Cell Biology 2002, 4(1), E59E64. Una descrizione più dettagliata della trasduzione del segnale della ZP3 si può trovare in Florman H.M., Kirkman-Brown J., Brown J.C. et Al., The acrosome reaction: an example of egg-activated signal transduction in sperm, ChemTracts Biochemistry and Molecular Biology 2003, 16: 126-133. [319] La famiglia di proteine TRP (Transient Receptor Potential) sono componenti di canali cationici che vengono attivate in risposta a diversi stimoli, che vanno dal fattore di crescita e stimolazione dei recettori della membrana plasmatica da parte di neurotrasmettitori a una varietà di segnali chimici e sensori. Attualmente, i membri della sottofamiglia TRPC sembrano essere i candidati più forti per i canali di flusso di Ca2+ che vengono attivati in risposta alla stimolazione dei recettori della membrana plasmatica che dà luogo all’idrolisi di PIP2, alla produzione di IP3 e DAG, e al rilascio di Ca2+ indotto da IP3 dalla riserva di Ca2+ intracellulare attraverso il recettore dell’IP3. Le interazioni omomeriche o eteromeriche selettive fra monomeri TRPC generano canali distinti che contribuiscono a meccanismi d’ingresso del Ca2+ store-operated o store-independent (dipendenti o non dipendenti dalle riserve di Ca2+ nel reticolo endoplasmico). Sebbene non sia stato ancora stabilito in modo definitivo quale sia esattamente la funzione fisiologica dei canali TRPC, né come questi siano regolati, è evidente che una varietà di funzioni cellulari è regolata dall’ingresso di Ca2+attraverso questi canali. Per una rassegna recente della struttura e delle funzioni dei canali TRPC-Ca2+, vedi: Ambudkar I.S., Bandyopadhyay B.C., Liu X. et Al., Functional organization of TRPC- Ca2+ channels and regulation of calcium microdomains, Cell Calcium 2006, 40: 495-504; Minke B., TRP channels and Ca2+ signaling, Cell Calcium 2006, 40: 261-275. [320] Jungnickel M.K., Marrero H, Birnbaumer L. et Al., Trp2 regulates entry of Ca2+ into mouse sperm triggered by egg ZP3, Nature Cell Biology 2001, 3: 499-502. [321] Leypold B.C., Yu C.R., Leinders-Zufall T. et Al., Altered sexual and social behaviors in trp2 mutant mice, Proceedings of the National Academy of Sciences USA 2002, 99: 6376-6381. [322] Breitbart, Cohen, Rubinstein, art. cit. [323] Zhu G.Z, Myles D.G., Primakoff P., Testase 1 (ADAM 24) a plasma membrane-anchored sperm protease implicated in sperm function during epididymal maturation or fertilization, Journal of Cell Science 2001, 114: 1787-1794. [324] Ohmura K., Kohno N., Kobayashi Y. et Al., A homologue of pancreatic trypsin is localized in the acrosome of mammalian sperm and is released during acrosome reaction, Journal of Biological Chemistry 1999, 274: 29426-29432. [325] Talbot P., Dandekar P., Perivitelline space: does it play a role in blocking polyspermy in mammals?, Microscopy Research and Technique 2003, 61: 349-357; Yanagimachi R., Fertilization and development initiation of orthodox and unorthodox ways: from normal fertilization to cloning, Advances in Biophysics 2003, 37: 49-89. [326] Yanagimachi R., Kamiguchi Y., Sugawara S. et Al., Gametes and fertilization in the Chinese hamster, Gamete Research 1983, 8: 97-117. 90 [327] Yanagimachi R., Philips D.M., The status of acrosomal caps of hamster spermatozoa immediately before fertilizationin vivo, Gamete Research 1984, 9: 1-19; Barros C., Vigil P., Herrera E. et Al., Selection of morphologically abnormal sperm by human cervical mucus, Archives of Andrology 1984, 12: 95-107; Jedlicki A., Barros C., Scanning electron microscope study of in vitro prepenetration gamete interactions, Gamete Research 1985, 11: 121-131; Soldani P., Rosati F., Sperm-egg interaction in the mouse using live and glutaraldehyde-fixed eggs, Gamete Reseach 1987, 18: 225-235. [328] Hunter R.H.F., The Fallopian Tubes, Berlin: Springer Verlag, 1988: 95-96. [329] Yanagimachi R., Mammalian fertilization, in Knobil, Neill, op. cit., pp.135-185; pp.159-162. [330] Vedi, ad es., McLeskey S.B., Dowds C., Carballada R. et Al., Molecules involved in mammalian sperm-egg interaction, International Review of Cytology 1998, 177: 57-113. [331] Austin C.R., Bishop M.W., Fertilization in mammals, Biological Reviews 1957, 32: 296-349. [332] Id., Role of the rodent acrosome and perforatorium in fertilization, Proceedings of the Royal Society 1958, 149: 241-248. [333] Zaneveld L.J.D., De Jonge C.J., Mammalian acrosomal enzymes and the acrosome reaction, in Dunbar B.S., O'Rand M.G. (a cura di), A Comparative Overview of Mammalian Fertilization, New York: Plenum Press, 1991: 63-79. 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[339] Redkar A.A., Olds-Clarke P., An improved mouse sperm-oocyte plasmalemma binding assay: studies on characteristics of sperm binding in medium with and without glucose, Journal of Andrology 1999, 20: 500-508; Olds-Clarke, Unresolved issues in..., p.163. Durante studi in vitro sui topi si è osservato che non esiste una corrispondenza “uno a uno” fra il numero degli spermatozoi che aderiscono e il numero degli spermatozoi che si fondono con ovociti da cui è stata rimossa la zona pellucida. Tuttavia, un tasso significativamente basso di “adesione tenace”, resistente al lavaggio è indicativo di scarsa fusione con l’oolemma. [340] ADAM è l’acronimo inglese per “a disintegrin and a metalloprotease”: si tratta di una famiglia di glicoproteine che contengono un dominio disintegrina e metalloproteasi. Struttura e funzioni delle proteine ADAM sono illustrate in: White J.M., ADAMs: modulators of cell-cell and cell-matrix interactions, Current Opinion in Cell Biology 2003, 15: 598-606;Seals D.F., Courtneidge S.A., The ADAMs family of metalloproteases: multidomain proteins with multiple functions, Genes and 91 Development 2003, 17: 7-30; Huovila A.P., Turner A.J., Pelto-Huikko M. et Al., Shedding light on ADAM metalloproteinases, Trends in Biochemical Sciences 2005, 30: 413-422. [341] Per una review di questa evidenza, vedi: Wasserman, Jovine, Litscher, A profile of fertilization...; Evans J.P., The molecular basis of sperm-oocyte membrane interactions during mammalian fertilization, Human Reproduction Update 2002, 8: 297-311; Evans, Florman, The state of the union...; Oh E., Wortzman G.B., Zhu X. et Al., Getting sperm and egg together: the molecules of gamete membrane interactions, ChemTracts Biochemistry and Molecular Biology 2003, 16: 142157; White J.M., ADAMs: modulators of cell-cell and cell-matrix interactions, Current Opinion in Cell Biology 2003, 15: 598-606; Civetta A., Positive selection within sperm-egg adhesion domains of fertilin: an ADAM gene with a potential role in fertilization, Molecular Biology and Evolution 2003, 20: 21-29; Kim T., Oh J., Woo J.M. et Al., Expression and Relationship of Male Reproductive ADAMs in Mouse, Biology of Reproduction 2006, 74: 744-750. [342] Primakoff P., Hyatt H., Tredick-Kline J., Identification and purification of a sperm surface protein with a potential role in sperm-egg membrane fusion, Journal of Cell Biology 1987, 104: 141149. [343] Ibid.; Waters S.I., White J.M., Biochemical and molecular characterization of bovine fertilin α and β (ADAM1 and ADAM 2): a candidate sperm-egg binding/fusion complex, Biology of Reproduction 1997, 56: 1245-1254. [344] Barker H.L., Perry A.C., Jones R. et Al., Sequence and expression of a monkey testicular transcript encoding tMDC I, a novel member of the metalloproteinase-like, disintegrin-like, cysteinerich (MDC) protein family, Biochimica et Biophysica Acta 1994, 1218: 429-431; Wolfsberg T.G., Straight P.D., Gerena R.L. et Al., ADAM, a widely distributed and developmentally regulated gene family encoding membrane proteins with a disintegrin and metalloprotease domain, Developmental Biology 1995, 169: 378-383; Heinlein U.A.O., Wallat S., Senftleben A. et Al., Male germ cellexpressed mouse gene TAZ83 encodes a putative, cysteine-rich transmembrane protein (cyritestin) sharing homologies with snake toxins and sperm-egg fusion proteins, Development, Growth and Differentiation 1996, 36: 49-58. [345] Lum L., Blobel C.P., Evidence for distinct serine protease activities with a potential role in processing the sperm protein fertilin, Developmental Biology 1997, 191: 131-145. 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[353] Per una panoramica sull’argomento, vedi: Miller D.J., Shi X., Burkin H., Molecular basis of mammalian gamete binding, Recent Progress in Hormone Research 2002, 57: 37-73; Talbot P., Shur B.D., Myles D.G., Cell adhesion and fertilization: steps in oocyte transport, sperm-zona pellucida interactions, and sperm-egg fusion, Biology of Reproduction 2003, 68: 1-9. 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[355] Wassarman P.M., Jovine L., Qi H. et Al., Recent aspects of mammalian fertilization research, Molecular and Cellular Endocrinology 2005, 234: 95-103; p.101. [356] Le tetraspanine costituiscono una famiglia di circa 30 proteine caratterizzate conservativamente da 4 regionimembrane-spanning (donde il nome) e 2 loop extracellulari (uno grande, uno piccolo), nonché da una serie di altri residui conservati. Le tetraspanine sono espresse principalmente sulla superficie cellulare e ne è stato riferito il coinvolgimento in molti processi fisiologici e patologici, come la fecondazione, la risposta immunitaria, lo sviluppo del sistema nervoso, le metastasi e le malattie infettive (HCV, malaria etc.). La prima tetraspanina fu identificata nel 1981 come un antigene espresso sulle cellule della leucemia linfoblastica acuta e fu denominata CD9. Alcune componenti della famiglia TM4SF potrebbero svolgere un ruolo come “organizzatrici” dei complessi multimolecolari intramembranosi (detti anche laterali ocis) presenti sulla superficie cellulare che associano numerose proteine e definiti “reti di tetraspanine”. Ulteriori informazioni sulle tetraspanine si trovano in: Boucheix C., Rubinstein E., Tetraspanins, Cellular and Molecular Life Sciences 2001, 58: 11891205; Hemler M.E., Tetraspanin functions and associated microdomains, Nature Reviews Molecular and Cell Biology 2005, 6: 801-811. [357] Kaji K., Oda S., Shikano T. et Al., The gamete fusion process is defective in eggs of Cd9deficient mice, Nature Genetics 2000, 24: 279-282; Le Naour F., Rubinstein E., Jasmin C. et Al., Severely reduced female fertility in CD9-deficient mice, Science 2000, 287: 319-321; Miyado K., Yamada G., Yamada S. et Al., Requirement of CD9 on the egg plasma membrane for fertilization, Science 2000, 287: 321-324. Per una recente panoramica sull’argomento, vedi:Rubinstein E., Ziyyat A., Wolf J.P. et Al., The molecular players of sperm-egg fusion in mammals, Seminars in Cell and Developmental Biology 2006, 17: 254-263. [358] Chen M.S., Tung K.S., Coonrod S.A. et Al., Role of the integrin-associated protein CD9 in binding between sperm ADAM 2 and the egg integrin α6β1: implications for murine fertilization, Proceedings of the National Academy of Sciences USA 1999, 96: 11830-11835; Takahashi Y., Bigler D., Ito Y. et Al., Sequence-specific interaction between the disintegrin domain of mouse ADAM 3 and murine eggs: role of β1 integrin-associated proteins CD9, CD81, and CD98, Molecular Biology of the 93 Cell 2001, 12: 809-820; Wong G.E., Zhu X., Prater C.E. et Al., Analysis of fertilin alpha (ADAM1)mediated sperm-egg cell adhesion during fertilization and identification of an adhesion-mediating sequence in the disintegrin-like domain, Journal of Biological Chemistry 2001, 276: 24937-24945; Zhu X., Evans J.P., Analysis of the roles of RGD-binding integrins, α4/α9 integrins, α6 integrins, and CD9 in the interaction of the fertilin β (ADAM2) disintegrin domain with the mouse egg membrane, Biology of Reproduction 2002, 66: 1193-1202. 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[386] Per una dettagliata raccolta di dati che documentano questa affermazione, v.: Ozil J.P., The parthenogenetic development of rabbit oocytes after repetitive pulsatile electrical stimulation, Development 1990, 109: 117-127; Ozil J.P., Huneau D., Activation of rabbit oocytes: The impact of the Ca2+ signal regime on development. Development 2001, 128: 917-928; Ozil J.P., Markoulaki S., Toth S. et Al., Egg activation events are regulated by the duration of a sustained [Ca2+]cyt signal in the mouse, Developmental Biology 2005, 282: 39-54; Miyazaki S., Shirakawa H., Nakada K. et Al.,Essential role of the inositol 1,4,5-trisphosphate receptor/Ca2+ release channel in Ca2+ waves and Ca2+ oscillations at fertilization of mammalian eggs, Developmental Biology 1993, 158: 62-78; Ducibella T., Huneau D., Angelichio E. et Al.,Egg-to-embryo transition is driven by differential responses to Ca2+ oscillation number, Developmental Biology 2002, 250: 280–291. 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Un meccanismo di attivazione basato sulle ADAM è stato proposto anche nella rana (Norris J.W., Tomczak M.M., Oliver A.E. et Al., Structural characterization of the ADAM 16 disintegrin loop active site, Biochemistry 2003, 42: 9813-9821). Nel riccio di mare, la reazione acrosomiale smaschera una proteina legante di adesione (adhesion protein binding) , una proteina fortemente idrofoba con un’affinità per i carboidrati (Glabe C.G., Interaction of the sperm adhesive protein, bindin, with phospholipid vesicles. II. Bindin induces the fusion of mixed-phase vesicles that contain phosphatidylcholine and phosphatidylserine in vitro, Journal of Cell Biology 1985, 100: 800-806), il cui recettore è stato identificato (Kamei N., Swanson W.J., Glabe C.G., A rapidly diverging EGF protein regulates species-specific signal transduction in early sea urchin development, Developmental Biology 2000, 225: 267-276). 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A quel tempo la ICSI non veniva 97 effettuata a fini di fecondazione assistita, bensì per dimostrare che la decondensazione del nucleo dello spermatozoo e la formazione del pronucleo maschile non richiedevano una precedente interazione fra lo spermatozoo e le membrane dell’ovocita (Hiramoto Y., Microinjection of the live spermatozoa into sea urchin eggs, Experimental Cell Research 1966, 27: 416-426). Seguirono vari esperimenti, e i miglioramenti della microiniezione ottenuti usando un modello di coniglio hanno dato luogo non soltanto alla formazione del pronucleo a seguito di una fecondazione indotta dalla ICSI, ma anche alla prosecuzione della divisione embrionale e alla nascita di prole viva e normale. La ICSI è stata applicata per la prima volta a ovociti umani nel 1988 (LanzendorfS.M., Slusser J., Maloney M.K. et Al., A preclinical evaluation of pronuclear formation by microinjection of human spermatozoa into human oocytes, Fertility and Sterility 1988, 49: 835-842). Tali esperimenti hanno dimostrato che gli ovociti umani erano in grado di sopravvivere alla microiniezione e, successivamente, di supportare la formazione di pronuclei maschili e femminili. Nel 1992, Palermo et al. hanno dato notizia delle prime gravidanze umane ottenute in seguito a ICSI (Palermo G., Joris H., Devroey P. et Al., Pregnancies after intracytoplasmic injection of single spermatozoon into an oocyte, Lancet 1992, 340: 17-18). Per una panoramica recente di questa tecnica, delle sue conseguenze e delle sue applicazioni, vedi: Yanagimachi R., Intracytoplasmic injection of spermatozoa and spermatogenic cells: its biology and applications in humans and animals, Reproductive Biomedicine Online 2005, 10: 247-288. [410] Kurokawa e Fissore hanno riferito che, nel topo, le oscillazioni indotte dalla ICSI si verificano con minore frequenza dopo la prima ora e terminano prematuramente (Kurokawa M., Fissore R.A., ICSI-generated mouse zygotes exhibit altered calcium oscillations, inositol 1,4,5-trisphosphate receptor-1 down-regulation, and embryo development, Molecular Human Reproduction 2003, 9: 523533). Nel cavallo, inoltre, la ICSI non riesce a indurre regolari oscillazioni del Ca2+ (Bedford S.J., Kurokawa M., Hinrichs K. et Al., Patterns of intracellular calcium oscillations in horse oocytes fertilized by intracytoplasmic sperm injection: possible explanations for the low success of this assisted reproduction technique in the horse, Biology of Reproduction 2004, 70: 936-944). [411] Malcuit, Kurokawa, Fissore, Calcium oscillations and...,p.566. 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La fecondazione consiste nell'ingresso di uno spermatozoo, portatore di un corredo cromosomico aploide, in una cellula uovo. Lo spermatozoo, che ha subito il processo di capacitazione, per poter penetrare la membrana ovulare, deve oltrepassare la barriera costituita dalle cellule della corona radiata e la zona pellucida che avvolge direttamente l'ovocita. La capacitazione avviene nelle vie genitali femminili; essa consiste nella rimozione dalla superficie dello spermatozoo di una glicoproteina simile alla fibronectina e rende possibile la reazione acrosomiale.2 Si ritiene che fattori liberati dalla corona radiata determinino l'attivazione dello spermatozoo, processo che include la reazione acrosomiale, una modificazione nel movimento della coda e la capacità della membrana cellulare dello spermatozoo di fondersi con la membrana ovulare.3 In vivo l'intero processo di attivazione ha luogo solo quando lo spermatozoo è prossimo all'ovocita dal momento che la cellula germinativa maschile può sopravvivere solo per un periodo di tempo molto limitato. La reazione acrosomiale consiste nella fusione in vari punti della membrana esterna dell'acrosoma con la membrana plasmatica dello spermatozoo; in questi punti si aprono degli spiragli verso l'esterno. Il nucleo dello spermatozoo rimane coperto dalla membrana acrosomiale interna e dal materiale stesso presente nell'acrosoma. Da quest'ultimo vengono rilasciati enzimi che vanno a disperdere le cellule costituenti la corona radiata: tra essi la ialuronidasi (PH20) che digerisce l'acido ialuronico presente nella matrice extracellulare che circonda tali cellule e “l'enzima di dispersione della corona” che rompe i contatti intercellulari.4 È importante ricordare che nel follicolo ovarico le cellule che formano la corona radiata inviano delle protrusioni citoplasmatiche attraverso la zona pellucida a stabilire dei contatti con la membrana dell'ovocita. In particolare, la presenza a questo livello di gap junctions supporta l'idea che attraverso le giunzioni si effettui il trasporto di alcune molecole. Quando lo spermatozoo si trova a contatto con la zona pellucida, esso si lega ad alcune proteine altamente glicosilate presenti nella zona, in particolare la ZP3, che attua un meccanismo di riconoscimento e di legame di tipo recettoriale. Successivamente un altro enzima, l'acrosina, viene rilasciato a supporto dell'avvicinamento dello spermatozoo alla membrana ovulare. Il segmento equatoriale della testa dello spermatozoo aderisce all'oolemma che è ricoperto di microvilli. Anche in questo caso si attiva un meccanismo di tipo recettoriale.5 Sulla superficie ovulare sono stati riscontrati recettori integrinici specifici per alcune proteine presenti sullo spermatozoo quali i membri della famiglia ADAM o CRISP1.6 Tuttavia, le basi molecolari di tali interazioni sono poco conosciute e i risultati sperimentali non attribuiscono un ruolo decisivo, almeno ai componenti della famiglia ADAM, nella fusione dei gameti.7 Il nucleo dello spermatozoo ed un centriolo vengono incorporati nell'ovocita. Tuttavia, recentemente, è stato suggerito che alcune molecole di RNAm paterno abbiano accesso nell'ovocita e siano coinvolte nello sviluppo embrionale.8 La fusione dei gameti determina tutta una serie di eventi che segna l'esistenza di una nuova cellula: lo zigote. Gli eventi hanno inizio con l'idrolisi del fosfatidilinositolo bifosfato nell'oolemma, seguita da modificazioni elettriche e dall'aumento dei livelli di calcio intracellulari.9 100 Fattori di origine paterna controllano l'omeostasi intracellulare del calcio, le pompe ed i canali per il calcio e le proteine calcio-leganti, modulandoli in maniera tale che si verifichino delle oscillazioni del calcio libero intracellulare. Questopattern determina l'uscita dell'ovocita dall'arresto in metafase II ed il completamento della meiosi. Il centriolo di derivazione paterna si rende responsabile della formazione dei microtubuli e del funzionamento del fuso mitotico all'atto della prima divisione cellulare, mentre il centrosoma dell'ovocita è inattivato dopo la fecondazione.10 L'innalzamento dei livelli di calcio nell'ovocita induce delle modificazioni nelle caratteristiche della membrana ovulare ed una alterazione nella zona pellucida prodotta dalla esocitosi del contenuto di granuli corticali presenti alla periferia del citoplasma ovulare. Tale contenuto è di natura enzimatica e non solo rende per così dire impermeabile la membrana ovulare allo spermatozoo, ma induce una diminuita espressione di ZP3 nella zona, bloccando la polispermia. La determinazione del sesso è dovuta alla penetrazione dello spermatozoo e, nello stesso tempo, una serie di eventi biochimici e biofisici portano alla costituzione dei due pronuclei con drammatiche modificazioni in ambedue i nuclei (quello dello spermatozoo e quello dell'ovocita) che vanno incontro a ciò che Stanley Shostak ha definito come “un appuntamento con il destino”.11 Il pronucleo maschile, che è più grande di quello femminile nella specie umana, si costituisce in vicinanza dell'ingresso dello spermatozoo, mentre quello femminile si forma all'estremità del fuso mitotico situata nell'ooplasma. La membrana, che avvolgeva il nucleo maschile e che era priva di comunicazioni con il citoplasma, va incontro a rottura e questo rappresenta il primo di una serie di eventi nella formazione del pronucleo maschile. Tale membrana singola viene sostituita da un vero e proprio involucro nucleare, fatto da due membrane interrotte da pori, ed il materiale che forma tale involucro deriva interamente dal citoplasma ovulare. La cromatina dello spermatozoo va incontro ad un rimodellamento; istoni materni vanno a sostituire le protamine ed altre proteine vengono incorporate nel DNA, che diviene despiralizzato. La decondensazione della cromatina viene indotta da fattori presenti nel citoplasma ovulare prodotti nelle ultime fasi dell'ovogenesi; questo evento comanda la trascrizione dei geni paterni. L'ovocita completa la sua seconda divisione meiotica; la cromatina si decondensa e si ha così la formazione del pronucleo femminile.12 Entro 3-6 ore dalla penetrazione dello spermatozoo i microtubuli dello zigote si organizzano a formare l'aster dal centriolo. Sembra che i microtubuli abbiano un ruolo importante anche nella migrazione dei due pronuclei verso il centro della cellula; essi, infatti, all'atto della loro costituzione, sono collocati ad una certa distanza l'uno dall'altro. La migrazione dura 12-16 ore. I pronuclei non si fondono ma rimangono separati da una stretta striscia di citoplasma che contiene mitocondri ed elementi del reticolo endoplasmico liscio. La rottura degli involucri nucleari dei due pronuclei è seguita dalla migrazione dei cromosomi verso il fuso mitotico. La prima divisione cellulare interviene dopo 24-30 ore dalla fecondazione.13 Opinioni disparate sussistono in merito all'importanza del sito di ingresso dello spermatozoo nel determinismo delle polarità dell'embrione. Alcuni autori hanno riportato che tale sito avrebbe un ruolo significativo nel configurare il piano lungo il quale si effettua la prima divisione di segmentazione, altri sostengono invece che quest'ultima abbia rapporto con la sede di formazione del secondo globulo polare. Inoltre, è stato ipotizzato che l'intero ooplasma subisca una rotazione al momento dell'ingresso dello spermatozoo per adeguarsi alla posizione del suo sistema microtubulare.14 Dopo la prima divisione, si costituiscono 2 blastomeri, di dimensioni inferiori a quelle dell'ovocita. Le mitosi successive intervengono ad un ritmo più rapido. Il risultato è la formazione della morula composta di elementi cellulari lassamente aggregati. Le divisioni cellulari non sono accompagnate da un accrescimento volumetrico, pertanto le cellule embrionali sono progressivamente più piccole stabilendosi nel contempo un rapporto nucleo/citoplasma caratteristico delle cellule adulte. Quando la morula è formata da 8-16 cellule, essa va incontro al fenomeno della compattazione. Questo evento è associato a profondi cambiamenti di natura strutturale e metabolica. 101 Dal punto di vista metabolico si assiste ad un aumento della sintesi proteica e dell'RNA e ad una modificazione del rapporto tra fosfolipidi e colesterolo. Dal punto di vista strutturale, i blastomeri rivolti verso l'esterno diventano polarizzati. Il loro nucleo migra nella porzione basale della cellula, mentre all'apice si assiste ad un accumulo di actina e clatrina; dalla superficie cellulare protrudono microvilli. I blastomeri stabiliscono dei contatti molto stretti manifestando dapprima delle giunzioni di tipo aderente e successivamente delle giunzioni di tipo occludente, in particolare giunzioni strette. Nelle giunzioni aderenti sono espresse le caderine, proteine che appartengono ad una superfamiglia di molecole di adesione. In particolare la E-caderina è presente nell'ovocita e durante le prime fasi dello sviluppo embrionale; ciononostante la sua espressione stabile non si verifica prima dell'inizio della fase di compattazione.15 Nelle giunzioni strette a livello della membrana vengono espresse occludina e claudina; a livello citoplasmatico sono presenti ZO-1, ZO-2 e cingulina.16 I blastomeri che costituiscono lo strato rivolto verso l'esterno sono destinati a costituire il trofoblasto, mentre quelli disposti all'interno formeranno la massa cellulare interna (ICM). Questi ultimi esibiscono giunzioni comunicanti composte da proteine denominate connessine. Un gruppo di 6 connessine costituisce dei canali intercellulari funzionali al trasporto di metaboliti e molecole che regolano la divisione cellulare.17 La zona pellucida è responsabile della differenziazione di queste due distinte popolazioni cellulari e, allorché tale differenziazione si è stabilita, la totipotenza dei blastomeri viene perduta. Approssimativamente 4 giorni dopo la fecondazione, la morula si trasforma nella blastocisti. Questa trasformazione sarebbe imputabile alla presenza a livello dei blastomeri collocati verso l'esterno di una pompa NaK-ATPase che trasporta sodio e causa un passaggio di acqua verso l'interno della struttura, acqua che si raccoglie in una cavità denominata blastocele, laddove un agglomerato di cellule collocate eccentricamente, la ICM, è identificabile con l'embrioblasto. Le cellule del trofoblasto, polarizzate e dotate di estrema coesione, non contribuiranno assolutamente alla formazione di alcun tessuto del feto, ma organizzeranno la placenta e le membrane extraembrionali.18 Recenti esperimenti hanno sollevato dei dubbi sul ruolo svolto dalle pompe NaK-ATPase nel determinismo degli eventi descritti ed hanno suggerito che i mediatori fisiologici del passaggio dei fluidi attraverso il trofoectoderma siano le acquaporine, piccole proteine integrali di membrana che provvedono al trasporto dell'acqua. In aggiunta, sembrano essere coinvolte nella formazione della blastocisti le MAP-chinasi, una famiglia di proteine enzimatiche impegnate nel controllo della proliferazione e della differenziazione cellulare, ed in particolare la p38, che regola la compattazione della morula e lo sviluppo pre- impiantatorio.19 Durante il periodo pre-impiantatorio l'embrione viene trasportato attraverso la tuba ed approssimativamente 7 giorni dopo la fecondazione la blastocisti si impianta nell'utero. In questo periodo si verificano notevoli cambiamenti morfologici associati a variazioni di tipo metabolico in termini diuptake di aminoacidi, sintesi proteica e richieste di tipo energetico. I meccanismi che controllano la divisione cellulare ed i processi differenziativi illustrati sono scarsamente conosciuti ed in essi sono coinvolti un grande numero di geni e sistemi complessi. Le divisioni mitotiche sono soggette ad uno stringente controllo a livello di check-points del ciclo cellulare; ciononostante, si osserva un certo numero di anomalie cromosomiche.20 Dopo la fecondazione l'evento più importante è rappresentato probabilmente dall'attivazione del genoma embrionale, laddove i trascritti espressi dallo zigote e dall'embrione vanno a rimpiazzare i trascritti materni che controllano lo sviluppo embrionale precoce attraverso RNAm accumulatisi durante la crescita e la maturazione dell'ovocita. Questo drammatico cambiamento determina la trasformazione dell'ovocita altamente differenziato nei blastomeri totipotenti che formano l'embrione delle prime fasi dello sviluppo pre-impiantatorio. Come detto in precedenza, le protamine vengono rimpiazzate dagli istoni, il genoma aploide metilato dei due genitori va incontro a demetilazione nello zigote diploide; il controllo materno è sostituito dal controllo dello zigote. 102 L'attivazione del genoma embrionale è probabilmente un processo graduale. Uno stato di globale repressione trascrizionale succede ad un periodo permissivo che consente la continua espressione di geni regolati da forti promotersed enhancers. Nel topo, la più rilevante attivazione si verifica allo stadio di 2 cellule; in altre specie di mammiferi essa sembra verificarsi un po' più tardi. Tuttavia, recentemente, esperimenti condotti mediante metodologie molto sensibili hanno condotto alla determinazione che nello stadio ad 1 cellula si verifica l'attivazione del genoma zigotico e che in quello stadio esistono differenze nell'attivazione trascrizionale del pronucleo maschile rispetto a quello femminile.21 Nello zigote umano almeno 7 geni (SRY, ZFY, XIST, HPRT, APRT, DK ed a-globina) sono attivi.22 Il gene COX1 viene espresso durante il passaggio dallo zigote allo stadio a due cellule.23 Nello stadio pronucleare sono attivi alcuni geni che regolano l'apoptosi (bcl-2, Bax, Bad) ed essi continuano ad essere espressi durante tutto il periodo pre-impiantatorio. In aggiunta, inizia in questo periodo l'espressione della famiglia dei geni dell'Insulin-like Growth Factor e dei geni omeotici HOXA4, HOXA7, HOXB4, HOXB5 ed HOXC6.24 Recentemente, uno studio condotto nei topi ha stabilito il profilo di espressione di più di 20.000 geni in embrioni coltivatiin vitro a differenti stadi (zigote, embrioni a 2, 4, 8 cellule, morula e blastocisti) ed ha comparato tale profilo con quello di embrioni in vivo. Non sono state riscontrate molte differenze, se si prescinde dai geni della DNA metiltransferasi-1 e della caderina-11.25 Durante il periodo preimpiantatorio non si osservano processi apoptotici prima dell'attivazione del genoma embrionale. Negli embrioni prodotti in vitro non si verifica apoptosi prima della compattazione. Tutte le specie dei mammiferi mostrano il più alto livello di morte cellulare programmata allo stadio di blastocisti. Dal topo all'uomo modificazioni di tipo apoptotico sono state osservate nel 70-80% delle blastocisti sia in vivo che prodotte in vitro. Negli embrioni umani si osserva il 7-8% di cellule morte sia nel trofoectoderma che nella ICM. I fenomeni apoptotici hanno un obiettivo positivo; infatti mirano alla rimozione di cellule geneticamente anomale o che abbiano subito delle mutazioni. È da sottolineare il concetto che la qualità della blastocisti fa prevedere lo sviluppo ulteriore dell'embrione. Se si osserva un incremento dei fenomeni apoptotici, la morte cellulare massiva crea uno squilibrio nella omeostasi dell'embrione e la crescita si arresta.26 Lo sviluppo embrionale è controllato da fattori di crescita, ormoni, aminoacidi, carboidrati e vitamine. La maggior parte delle informazioni concernenti l'importanza di tali sostanze deriva da sperimentazioni condotte in vitro e non necessariamente identifica i fattori realmente determinanti nello sviluppo che si effettua in vivo. Ad esempio, sebbene il glucosio sia presente nel fluido tubarico, esso può addirittura risultare nocivo per lo sviluppo in vitro dell'embrione prima della compattazione, causando l'arresto delle divisioni cellulari o un rallentamento nel ritmo di tali divisioni. Il Transforming Growth Factor-a (TGF-a), il Fibroblast Growth Factor, il Platelet- derived Growth Factor, l'Insulin-like Growth Factor II (IGF-II), il recettore per l'insulina, il recettore per l'IGF (IGF-R) ed il recettore per l'Epidermal Growth Factor (EGF-R) sono tutti stati trovati nell'embrione di topo nei primi stadi di divisione cellulare. EGF, TGF-a ed EGF-R sono particolarmente legati, nel topo, alla fisiologia del trofoectoderma, all'espansione della blastocisti e all'impianto. Il TGF-a è un prodotto dell'embrione e può costituire un fattore di regolazione endogeno. L'EGF, come l'insulina, non viene prodotto dall'embrione e viene secreto dal pancreas materno. Gli EGF-R sono stati soprattutto trovati nel trofoectoderma, mentre gli IGF-R sono distribuiti uniformemente nelle membrane delle cellule che compongono la blastocisti. In vivo, nel periodo preimpiantatorio, opera un circuito determinato dai fattori di crescita. Si stabiliscono interazioni di tipo autocrino e paracrino tra l'embrione stesso e l'ambiente materno: il trofoectoderma e la ICM sono bersaglio dell'insulina pancreatica materna; il TGF-a dalla ICM è diretto 103 verso gli EGF-R localizzati nel trofoectoderma e l'IGF-I endometriale verso gli IGF-R di tipo I localizzati nel trofoectoderma. Il Tumor Necrosis Factor (TNF-a) ha una influenza inibitoria sullo sviluppo preimpiantatorio. Questo fattore ed i suoi recettori sono stati riscontarti negli ovociti, nell'endometrio e nelle ghiandole endometriali di differenti specie. Il TNF-a peraltro inibisce la proliferazione cellulare e la formazione della blastocisti in vitro. L'ormone della crescita, tradizionalmente coinvolto nella regolazione dello sviluppo post-natale, regola l'azione dell'IGF durante le prime fasi dello sviluppo embrionale.27 Tutte queste vie sembrano essere orchestrate dagli steroidi materni suggerendo che lo sviluppo preimpiantatorio sia modulato dalla madre. Tuttavia, come già spiegato in precedenza, tale sviluppo è in parte frutto di una funzione di autoregolazione. L'embrione nelle sue prime fasi non è un organismo quiescente che si sviluppi nel contesto dell'ambiente materno favorevole con scarso controllo del suo stesso destino. Un interessante esempio di autoregolazione è rappresentato dal PAF (1-o-alkyl-2-acetyl-sn-glycero-3phosphocholine), un fattore solubile che viene sintetizzato subito dopo la fecondazione e persiste in tutta la fase del preimpianto in tutte le specie di mammiferi studiate sinora. Il rilascio di PAF causa tutta una serie di modificazioni nella fisiologia materna, inclusa la funzione immunitaria. PAF agisce anche in maniera autocrina tramite recettori espressi dallo stesso embrione e rappresenta un fattore di sopravvivenza, attività in parte legata alla mobilizzazione del calcio. Negli stadi più avanzati PAF esercita un'azione trofica stimolando il metabolismo embrionale, la progressione nel ciclo cellulare e la vitalità dell'embrione. PAF è una molecola di straordinaria potenza e può anche promuovere la migrazione dell'embrione, migliorando l'ambiente in cui esso si sviluppa tramite variazioni delle funzioni tubariche.28 Nel topo il tasso di divisioni cellulari è controllato dal gene PED (Preimplantation Embryo Development). Sembra che ci sia un omologo di questo gene nell'uomo. Analisi di genetica molecolare condotte nel topo hanno consentito di mappare il gene PED nella regione Q del Complesso Maggiore di Istocompatibilità.29 Negli embrioni coltivati in vitro il fenotipo controllato da PED è mantenuto, il che suggerisce una dipendenza delle divisioni cellulari dai geni dell'embrione stesso e non dall'ambiente uterino.30 Nel corso dello sviluppo preimpiantatorio le scelte energetiche dell'embrione costituiscono un aspetto suscettibile di modificazioni. Esperimenti in vitro hanno dimostrato che l'ovocita e lo zigote del topo necessitano assolutamente di piruvato; il glucosio non può supportare lo sviluppo embrionale fino allo stadio di 8 cellule. Solo dopo questo stadio c'è uno switch verso l'utilizzazione del glucosio. Al momento della compattazione, si osserva un'aumentata richiesta energetica poiché la sintesi proteica aumenta all'atto della formazione del blastocele. Allo stadio di blastocisti l'embrione sviluppa una considerevole capacità di effettuare glicolisi anaerobia in vista dell'ambiente anossico che esso incontra al momento dell'impianto. Il livello di respirazione, il numero, le dimensioni e la distribuzione spaziale dei mitocondri influenzano segnatamente la normalità dello sviluppo embrionale. I mitocondri partecipano alla regolazione dell'omeostasi intracellulare del calcio che ha importanti implicazioni funzionali. Essi sono i più abbondanti tra gli organelli nell'ovocita e contengono poche creste. Questo fenotipo persiste durante le prime divisioni cellulari e fino allo stadio di morula. Lo sviluppo di creste lamellari che attraversano completamente la matrice mitocondriale rappresenta un aspetto caratteristico dello stadio di blastocisti. Nell'ovocita l'attività respiratoria è molto modesta, ma durante il periodo preimpiantatorio la fosforilazione ossidativa mitocondriale fornisce il maggior contributo in termini di ATP e nel topo l'80% dell'ATP deriva dai mitocondri. È bene ricordare che se l'apporto di ATP supera la richiesta cellulare, esso si traduce in un danno tossico. 104 Nel topo, dopo la fecondazione, i mitocondri migrano nella regione perinucleare e formano un aggregato che circonda i due pronuclei. Una collocazione simile viene assunta dai mitocondri nei blastomeri durante le prime fasi di divisione cellulare e la vitalità dell'embrione è influenzata da eventuali sproporzioni che si verifichino in questa sorta di segregazione mitocondriale.31 1 Grobstein C., External Human Fertilization, Sci Am 1979, 240(6): 57-67. Shostak S., The embryo's beginning, in Id., Embryology. An introduction to developmental biology, New York: Harper Collins Publishers, 1991: 231. 3 Barbieri M., Carinci P., La fecondazione, in Id., Embriologia, Milano: Casa Editrice Ambrosiana, 2005: 109. 4 Primakoff P., Myles D.G., Penetration, adhesion and fusion in mammalian sperm-egg interaction, Science 2002, 296: 2183-2185. 5 Shostak, The embryo's beginning..., p. 231. 6 Frayne J., Hall L., Mammalian sperm-egg recognition: does fertilin ß have a major role to play?, Bioessays 1999, 21(3): 183-187; Cuasnicù P.S., Ellerman D.A., Cohen D.J. et Al., Molecular mechanisms involved in mammalian gamete fusion, Arch Med Res 2001, 32(6): 614-618. 7 Nishimura H., Cho C., Branciforte D.R. et Al., Analysis of loss of adhesive function in sperm lacking cyritestin or fertilin ß, Dev Biol 2001, 233: 204-213; He Z.Y., Brakebusch C., Fassler R. et Al., None of the integrins known to be present on the mouse egg or to be ADAM receptors are essential for sperm-egg binding and fusion, Dev Biol 2003, 254: 226-237. 8 Ostermeier G.C., Miller D., Huntriss J.D. et Al., Reproductive biology: delivering spermatozoan RNA to the oocyte, Nature 2004, 429: 154. 9 Veeck L.L., Zaninovic N., An atlas of human blastocyst, London-New York-Washington: Parthenon Publishing Group, 2003: 20. 10 Tesarik J., Paternal effects on cell division in the human pre-implantation embryo, Reprod Biomed Online 2005, 10(3): 370-375. 11 Barbieri, Carinci, La fecondazione..., p. 113; Shostak, Reorganizing the zygote..., p. 272. 12 Barbieri, Carinci, La fecondazione..., p. 114. 13 Veeck, Zaninovic, An atlas of human..., p. 22; Barbieri, Carinci, La prima settimana..., p. 122. 14 Edwards R.G., Genetics of polarity in mammalian embryo, Reprod Biomed Online 2005, 11(1): 104114. 15 Watson A.J., Natale D.R., Barcroft L.C., Molecular regulation of blastocyst formation, Anim Reprod Sci 2004, 82(83): 583-592. 16 Fleming T.P., McConnell J., Johnson M.H. et Al., Development of tight junctions de novo in the mouse early embryo: control of assembly of the tight junction-specific protein ZO-1, J Cell Biol 1989, 108(4): 1407-1418. 17 Barbieri, Carinci, La prima settimana..., p. 124; Veeck, Zaninovic, An Atlas of human..., p. 62. 18 Wiley L.M., Cavitation in the mouse pre-implantation embryo: NaK-ATPase and the origin of nascent blastocoel fluid, Dev Biol 1984, 105(2): 330-342. 19 Sakkas D., Vassalli J.D., The pre-implantation embryo: development and experimental manipulation, in Geneva Foundation for Medical Education and Research, Reproductive Health, 2003 (www.gfmer.ch); Watson, Natale, Barcroft,Molecular regulation of blastocyst..., pp. 583-592. 20 Tesarik, Paternal effects on cell..., pp. 370-375. 21 Kanka J., Gene expression and chromatin structure in the pre-implantation embryo, Theriogenology 2003, 59(1): 3-19. 2 105 22 Adjaye J., Bolton V., Monk M., Developmental expression of specific genes detected in high- quality cDNA libraries from single human pre-implantation embyos, Gene 1999, 237(2): 373-383. 23 Wang H., Wen Y., Mooney S. et Al., Phospholipase (A2) and cyclooxigenase gene expression in human pre-implantation embryos, J Clin Endocrinol Metab 2002, 87(6): 2629-2634. 24 Liu H.C., He Z.Y., Mele C.A. et Al., Expression of apoptosis-related genes in human oocytes and embryos, J Assist Reprod Genet 2000, 17(9): 521-533; Liu H.C., He Z.Y., Tang Y.X. et Al., Simultaneous detection of multiple gene expression in mouse and human individual preimplantation embryos, Fertil Steril 1997, 67(4): 733-741; Kuliev A., Kukharenko V., Morozov G. et Al., Expression of homeobox-containing genes in human pre-implantation development and in embryos with chromosomal aneuploidies, J Assist Reprod Genet 1996, 13(2): 177-181. 25 Wang S., Cowan C.A., Chipperfield H. et Al., Gene expression in the pre-implantation embryo: in vitro developmental changes, Reprod Biomed Online 2005, 10(5): 607-616. 26 Fabian D., Koppel J., Maddox-Hyttel P., Apoptotic processes during mammalian pre- implantation development, Theriogenology 2005, 64(2): 221-231. 27 Kaye P.L., Pre-implantation growth factor physiology, Rev Reprod 1997, 2(2): 121-127. 28 O'Neill C., The role of paf in embryo physiology, Hum Reprod Update 2005, 11(3): 215-228. 29 Xu Y., Jin P., Warner C.M., Modulation of pre-implantation embryonic development by antisense oligonucleotides to Major Histocompatibility Complex genes, Biol Reprod 1993, 48: 1042-1046. 30 Sakkas, Vassalli, The pre-implantation embryo development and... 31 Van Blerkom J., Mitochondria in human oogenesis and pre-implantation embryogenesis: engines of metabolism, ionic regulation and developmental competence, Reproduction 2004, 128(3): 269-280. * L'autore ringrazia la dr. Anna Giuli e la dr. Fortunata Iacopino per la collaborazione offerta nella raccolta della bibliografia e nella revisione del manoscritto. 106 C. BELLIENI DIAGNOSI PREIMPIANTO, DIAGNOSI PRENATALE Questa relazione vuole dare brevi nozioni sugli ultimi progressi in campo di diagnosi prenatale e diagnosi preimpianto, per poi portare alcune valutazioni che sorgono dalla pratica clinica e dalla letteratura scientifica specializzata. Diagnosi Preimpianto La diagnosi genetica preimpianto (PGD) è costituita dall'analisi di singole cellule (blastomeri) biopsiate da embrioni 3 giorni dopo la fecondazione o da corpi polari presi dagli oociti durante la meiosi. Lo scopo di questi test è di determinare quale embrione sia esente da una malattia dovuta ad alterazione di un singolo gene (SGD)o da anomalie cromosomiche.1Gli embrioni che vengono determinati normali geneticamente per quanto riguarda il gene/cromosoma interessato, sono poi trasferiti nella madre preferendoli a quelli anomali. Malattie da singolo gene (SGD) I primi casi di PGD utilizzarono la polimerase chain reaction (PCR) per determinare il sesso dell'embrione, permettendo così il trasferimento elettivo di femmine non affette in famiglie portatrici di malattie x-legate.2 Questi primi successi furono presto seguiti da test basati sulla PCR per SGD come il deficit di alfa-1antitripsina e fibrosi cistica, in cui un frammento di DNA contenente la mutazione colpevole della malattia veniva amplificato e analizzato.3Ora è possibile analizzare più di 40 malattie ereditarie allo stato di preimpianto.4 Per evitare gli errori dovuti a insuccesso dell'amplificazione,5 molti test di PGD ora usano la multiplexPCR. Questa tecnica è costituita dalla simultanea amplificazione di vari frammenti di DNA in una singola reazione. La multiplex-PCR ha anche aiutato a evitare un altro grave problema della PCR single- cell, cioè la contaminazione della reazione con DNA estraneo. Analisi cromosomica L'analisi cromosomica degli embrioni umani preimpianto fu all'inizio introdotta per identificare cromosomi X e Y allo scopo di determinare il sesso dell'embrione ed evitare malattie X-legate. Le tecniche PCR inizialmente usate per questo scopo furono rapidamente soppiantate da metodi più validi basati sull'ibridazione per fluorescenza in situ (FISH).6 Da allora le indicazioni per il test cromosomico sono aumentate e il numero di cromosomi vagliati in ciascuna cellula è aumentato significativamente. Lo screening cromosomico oggi è offerto a vari gruppi di pazienti che si suppone essere a rischio di produrre gameti aneuploidi. Tra questi sono compresi i portatori di riarrangiamenti cromosomici come le traslocazioni 7 aborti spontanei pregressi, fallimenti di IVF, donne in età avanzata.8 L'identificazione e il trasferimento elettivo di embrioni cromosomicamente normali riduce l'incidenza di nascita di bambini con trisomia. Inoltre, questo screening può migliorare il successo di IVF per certi pazienti.9 Questo avviene perché molti degli squilibri cromosomici ravvisati nella fase di preimpianto sono letali. Gli embrioni che portano queste anomalie sono spesso morfologicamente normali allo stadio di preimpianto e di conseguenza sono trasferiti alla madre. L'investigazione citogenetica del materiale di aborti spontanei e cellule prese da embrioni nella fase preimpianto indicano che l'aneuploidia può spiegare molte dei casi in cui non si arriva ad una gravidanza evoluta.10 Per lo screening del corpo polare,11 la maggiore limitazione è che esso può solo essere usato per scoprire errori che insorgono dalla meiosi femminile, e non tutti gli errori meiotici hanno origine materna. 107 Diagnosi Prenatale non Invasiva: Evoluzioni Recenti Esistono tecniche di diagnosi prenatale non invasiva basate sull'analisi nel sangue materno di una serie di markers (Tab. 1) Recentemente è stato messo a punto un sistema per la determinazione del sesso del nascituro tramite l'analisi del sangue materno a 6 settimane di gravidanza. Le attuali raccomandazioni del National Institute of Clinical Excellence (NICE) sono che a tutte le donne incinte venga offerto un test che dia un tasso di accuratezza del 60% minimo e un tasso di falsi positivi del 5% massimo. Per il 2007 questo dovrà passare rispettivamente a 75% e 3%. La ricerca nel sangue materno di globuli rossi fetali, cellule staminali mesenchimali, e trofoblasti è stata utilizzata per vari test prenatali diagnostici.12 Il principale fattore limitante sembra essere la rarità di queste cellule nel circolo materno (occorrono tecniche di arricchimento per aumentare la produzione). A questo quadro si può poi aggiungere le possibilità diagnostiche offerte dai recenti progressi dell'ecografia fetale. Diagnosi Prenatale Invasiva Sia l'amniocentesi del secondo trimestre che il prelievo di villi corionici (CVS) sono tecniche ben assodate per ottenere un'informazione genetica sul feto. Esistono comunque altre tecniche meno comuni come la cordocentesi, eseguita di solito dopo le 18 settimane di gestazione e la amniocentesi precoce, eseguibile tra la 11a e la 14a settimana di gestazione. L'amniocentesi è considerata il gold standard della diagnosi prenatale invasiva; fu introdotta nel 195213 per identificare malattie emolitiche in età prenatale ed è stata usata per individuare malattie genetiche dalla metà degli anni '70. Usata inizialmente per ottenere cellule fetali per il cariotipo, l'amniocentesi del secondo trimestre è ora usata per la diagnosi molecolare e biochimica di quei disordini fetali in cui l'analisi degli amniociti o del liquido amniotico è informativa, così come fornisce informazioni molto attendibili per i difetti del tubo neurale. Il tempo necessario per ottenere un cariotipo è di 10-14 giorni. Lo svantaggio maggiore dell'amniocentesi del secondo trimestre è che il risultato è di solito disponibile solo dopo la 18asettimana di gestazione. Il CVS e l'amniocentesi precoce possono essere fatti tra la 10a e la 14a settimana e offrono un'alternativa più precoce, ma soprattutto l'amniocentesi precoce, sono scarsamente utilizzate per i rischi prodotti. Sebbene sia il CVS che l'amniocentesi siano molto attendibili, il maggior tasso di mosaicismo visto con il CVS può risultare in differenze per quello che concerne il valore predittivo positivo (cioè la concordanza di anomalia fetale con un risultato anormale del test). Uno studio collaborativo canadese ha determinato che il valore predittivo positivo dell'amniocentesi è di 0,909, mentre quello del CVS è solo 0,525.14 Come tutte le procedure invasive prenatali, sia l'amniocentesi che il CVS talora portano a perdita della gravidanza. Per l'amniocentesi del secondo trimestre, la perdita fetale è stimata essere 0,5-1% al di sopra di quella del tasso di abortività naturale.15 La Cochraine library 16 ha analizzato, nel 2003, 14 studi randomizzati per valutare i rischi delle varie tecniche rispetto a morte fetale e deformazione degli arti. Vari autori sostengono che la visualizzazione diretta dell'ago migliori la sicurezza.17 Un recente studio randomizzato del 2004 ha fatto notare che l'amniocentesi precoce provoca un tasso di abortività e piede equino-varo maggiore del CVS.18 Altri lavori confermano il rischio per il feto della diagnostica prenatale invasiva.19 108 Rischi e Preoccupazioni sulla Diagnosi Prenatale Invasiva Nei 35 anni da quando Jacobson e Barten riportarono i primi 56 casi di amniocentesi,20 il numero di amniocentesi è aumentato progressivamente: l'International Genetic Laboratory Directory ha indicato che vengono effettuate 190.000 amniocentesi l'anno in USA.21 Recentemente si sta cercando di superare la necessità degli esami invasivi in gravidanza, per il rischio di abortività che comportano. Se si considera che nel 2003 in Italia sono state eseguite circa 100.000 amniocentesi,22 ne consegue che circa 500-1000 gravidanze normali e volute sono esitate in aborto a causa di questa tecnica, con conseguente trauma per la donna. Non è un dato trascurabile. Sappiamo che questo esame viene affrontato talvolta sottovalutandone i rischi. Scrive Stranc sul Lancet 23 (40): “Quando il CVS o l'amniocentesi del 2o trimestre sono ugualmente indicati, la preferenza della donna, o la procedura che le dà il maggior grado di certezza sarà il fattore per decidere...alcune donne vogliono un test prenatale precoce indipendentemente dalla rilevanza del rischio: alcune donne vogliono un test prenatale precoce indipendentemente dalla possibilità di un maggior rischio di complicazioni legate alla procedura o al rapporto tra rischio da procedura e probabilità di un'anomalia del feto. Heckerling e collaboratori trovarono che la scelta tra diagnosi precoce e tardiva era il primo fattore di preferenza della CVS nei confronti dell'amniocentesi e che l'aborto legato al test, i livelli di errore nel determinare il cariotipo con conseguente terminazione della gravidanza, o la morbidità materna in seguito ad aborto terapeutico non influenzavano significativamente la scelta del tipo di test. Similmente, Evans e collaboratori riportarono che le donne di maggior età e migliore educazione, con un tasso minore di gravidanze e parti alle spalle, erano più inclini a scegliere il CVS piuttosto che l'amniocentesi”.24 Non sono da sottovalutare i rischi psicologici della ricerca della perfezione del nascituro, cui si affida il compimento di un'attesa eccessiva dei genitori: “Ogni esplorazione fetale non abituale, in particolare la realizzazione di un cariotipo, provoca, soprattutto nella madre, una vera interruzione della relazione col bambino, che non finirà se non con il risultato di normalità. I genitori descrivono quasi tutti queste sospensioni del loro progetto, che si manifesta con l'arresto di ogni preparazione materiale della nascita, ma anche con un distacco transitorio da questo bambino sospettato di non dover sopravvivere, nella preoccupazione di non attaccarsi inutilmente. Alla minima anomalia, il sospetto portato sulla qualità del bambino, il dubbio sulla sua integrità presente e soprattutto futura, inducono nei genitori una reazione di rigetto, un desiderio di morte, spesso del tutto sproporzionato con la gravità reale. Questi sentimenti mettono in pericolo grave l'attaccamento, fino ad un vero e proprio lutto anticipato, che, se il bambino sopravvive, lascerà una traccia indelebile. Si corregge più facilmente una diagnosi che una rappresentazione psichica”.25 Anche il Comitato Nazionale Italiano di Bioetica 26 mette in guardia rispetto all'eccesso di intromissione nel patrimonio cromosomico fetale, prefigurando un'intromissione nella privacy dell'individuo,27 in particolare allorché si vadano a scrutare delle malattie non letali e magari ad esordio tardivo: “La capacità di predire -attraverso l'analisi del genoma in epoca prenatale o della costituzione genetica di individui adulti- che un soggetto si ammalerà di una determinata malattia, o di accertare che, pur privo di specifiche patologie, è comunque predisposto a contrarle, può anche comportare un costo elevato in termini psicologici e sociali. È infatti possibile sottoporre l'individuo a discriminazioni in vari ambiti della sua vita quotidiana (sul lavoro, come da parte di società assicuratrici, o addirittura del proprio partner), spesso soltanto sulla base di una maggiore probabilità, ma non della certezza, che un giorno egli possa ammalarsi. Si pone pertanto la necessità di proteggerlo da un cattivo uso delle informazioni genetiche, tale da condurre a comportamenti collettivi discriminanti e limitativi, a qualsiasi livello, dei diritti fondamentali della persona”.28 Infine, non bisogna sottovalutare il pericolo dell'abuso nell'uso di queste tecniche: “Non sanno che il rischio zero non esiste, neppure per una ventenne, e che comunque resta il 3% di possibilità che il feto abbia un'anomalia. Oltretutto si tratta di tecniche invasive, che mettono a repentaglio la sopravvivenza del piccolo e non aggiungono quasi nulla a livello predittivo. A 20 anni il rischio di fare figli con 109 handicap è di uno su 1.500. Mentre la possibilità di procurare un aborto con l'amniocentesi è una su 200”. Proprio per questo le attuali tendenze vanno nel senso di trovare tecniche alternative all'indagine invasiva. Inoltre l'orientamento attuale è fornire una maggiore informazione delle indicazioni reali delle varie opzioni di diagnosi prenatale, tramite un uso sempre più attento del consenso informato. Rischi e Preoccupazioni sulla Diagnosi Preimpianto Il primo punto da ricordare è che diagnosi preimpianto vuol dire selezione. In altri termini, vuol dire che siamo di fronte non ad una diagnosi fatta per curare, ma per eliminare gli embrioni malati. Il dibattito si sta oggi ponendo non sul fatto se sia eticamente giusto selezionare degli embrioni, ma su quali bisogna selezionare. C'è chi argomenta che è corretto permettere l'accesso alla diagnosi preimpianto solo per malattie ad alta gravità, altrimenti si rischia di cadere nel consumismo procreativo 29 e altri spiegano che invece così facendo si ledono la dignità dei malati di quelle malattie (per esempio spina bifida, mucoviscidosi) che si sentirebbero così considerati portatori di una vita non degna: i sostenitori di questa seconda teoria invocano invece un accesso alla selezione del figlio unicamente secondo le richieste dei genitori.30Anche l'accesso alla selezione del sesso non deve, secondo loro, essere vietata; l'importante, spiegano, è che il sesso del nascituro venga scelto per “bilanciare” il sesso dei figli preesistenti, e non per scegliere il sesso del primo figlio. Julian Savulescu scrive: “Le coppie dovrebbero selezionare gli embrioni o feti che si presume avranno la miglior vita, sulla base delle informazioni genetiche disponibili, includendo quelle sui geni non patologici. Sostengo pure che dovremmo permettere la selezione per i geni non patologici anche se questo mantiene o aumenta la disuguaglianza sociale. In particolare parlerò dei geni dell'intelligenza e la selezione in base al sesso”.31 Stiamo assistendo allora alla giustificazione della selezione sulla base addirittura di anomalie dentarie del concepito 32 o – se un domani sarà possibile diagnosticarla in sede embrionaria – della tendenza sessuale di quest'ultimo,33 o anche della caratteristica di una predisposizione per la musica.34 Esiste anche una tendenza a selezionare il figlio sulla base non di un “completo benessere” di quest'ultimo, ma anche per imporgli dei caratteri che ai più non sembrerebbero desiderabili, come ad esempio la sordità.35 Con la diagnosi preimpianto per definizione si eliminano dunque degli embrioni sulla base delle caratteristiche genetiche. Esistono poi i rischi a lungo termine, legati alla manipolazione e all'asportazione di 1-2 cellule da un gruppo di 8, ancora ignoti non essendoci ovviamente un follow-up temporalmente adeguato. Un Rischio in Comune: la Perdita della Nostra Privacy Prenatale È recentemente stata data la notizia della produzione di un kit fai-da-te per la determinazione del sesso del nascituro. Il test è possibile a 5 settimane di gestazione, proprio nel periodo in cui l'interruzione di gravidanza è permessa in molti Stati. Alte proteste si sono levate soprattutto dai Paesi in cui, come in India, il problema della eliminazione dei feti di sesso femminile è molto grave. Ma anche ambienti sensibili ai diritti della donna si sono lamentati della commercializzazione di un prodotto a possibile ricaduta sessista. Dunque è possibile sempre più agire per conoscere i segreti del nascituro, spesso non a suo vantaggio. Da varie parti in letteratura scientifica si sta sempre più parlando dei diritti alla privacy del nascituro al fine di non subire discriminazioni prima e dopo la nascita. Nel 1989 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha tracciato le linee per una tutela della nostra privacy prenatale. Ogni persona ha diritto a non subire discriminazioni anche prima della nascita, in base al sesso, alle caratteristiche o attitudini future e l'OMS suggerisce di limitare la possibilità per i genitori di ottenere eccessive informazioni sul figlio: “La diagnosi prenatale è eseguita solo per dare ai genitori e ai medici informazioni sulla salute del feto. L'uso della diagnosi prenatale per test di paternità, eccetto in caso di stupro o incesto, o per selezione legata al sesso, eccetto nei casi di malattia legata al sesso, non è accettabile”.36 Scriveva il genetista tedesco Wolfram Henn nel 2000: “Ci può essere dubbio che un kit 110 per il DNA che prometta ai futuri genitori una buona chance di avere un figlio alto, magro, brillante non sarebbe un best-seller? Credo che questa sia incompatibile col principio di nil nocere. Perciò c'è urgenza di estendere l'attuale proibizione di test per la paternità o per il sesso ad ogni parametro che non sia correlato a gravi malattie del nascituro”. Tuttavia si discute oggi, come ad esempio fa David Wasserman della Yale University, se questa selezione prenatale in base ai caratteri debba essere fatta solo per le malattie gravi (sindrome Down, in testa) oppure, al fine di non stigmatizzare i disabili, debba essere consentito l'accesso ad ogni possibile tipo di curiosità su embrione e feto.37 Dorothy Wertz and John Fletcher38 riportano che “più di un quarto dei genetisti nei Paesi occidentali sarebbe pronto a eseguire diagnosi prenatale per la selezione in base al sesso, e l'8% afferma che i pazienti hanno il diritto a qualunque servizio per cui possono pagare”, e in India il problema è così grave che esiste una legge contro la selezione legata al sesso e lo stato di Maharashtra ha varato una legge che punisce i medici che partecipano a tali azioni.39 Esistono altri rischi di abuso, e il Comitato Nazionale Italiano di Bioetica si è pronunciato su questo argomento. Dall'Utah, Botkin, pediatra e bioeticista sottolinea, in un articolo intitolato “Privacy fetale”, che “man mano che la tecnologia avanza, sarà possibile lo screening per condizioni che non producono gravi difetti. I futuri genitori potranno perciò presto selezionare l'embrione in vitro più desiderabile, o terminare i feti indesiderabili fino ad ottenere il figlio desiderato. La professione medica deve assumersi la responsabilità di stabilire le linee-guida per l'uso della tecnologia riproduttiva”.40 È ovviamente giusto conoscere prima della nascita la possibilità di patologie curabili, ma che dire della possibilità di rivelare la predisposizione a quelle che curabili non sono e che magari si presenteranno ad un'età avanzata? È diritto dei genitori sapere tutto del figlio quando questo sapere tutto non va nell'interesse del figlio stesso? Come non intravedere invece un conflitto di interessi per la possibilità che queste informazioni rischiano di andare a detrimento del nascituro? “Un domani che noi sapremo vedere dall'embrione che il bambino avrà tale o talaltra caratteristica ...che sarà maschio, femmina, che avrà gli occhi blu e il bernoccolo della matematica ci saranno genitori che diranno: non lo vogliamo così. Immaginate l'imbarazzo dei medici tra 50 anni quando saranno interpellati per casi analoghi?”.41 Ma l'intrusione nella privacy prenatale non solo lede il diritto alla riservatezza perché può portare a terminazione della gravidanza, ma va oltre: chi nasce dopo l'intrusione prenatale nel suo DNA si trova già dalla nascita con i suoi “segreti genetici” decifrati. E si trova nella condizione di conoscere cose che forse avrebbe preferito non sapere. La riservatezza delle notizie riguardanti la sfera della fisiologia e della salute personali può essere aggirata se i miei dati, che da adulto non darei a nessuno, vengono decodificati prima della nascita. Un Rischio Ulteriore: la Generazione dei Sopravvissuti La diagnostica prenatale-preimpianto pone un altro problema: qual è il sentire dei bambini nati nell'attuale stato di possibilità selettiva prenatale? C'è chi parla dell'attuale come una “generazione di sopravvissuti”. In realtà, questa immagine è forse eccessiva, ma chi nasce oggi, sa di esser nato in un clima culturale in cui nascere è un diritto di chi è conforme al piano dei genitori. “La nozione di bambino desiderato è divenuta quella di bambino programmato. Lentamente si è instaurata una nuova logica dicotomica: una donna è o incinta o sterile; il bambino è o programmato,dunque desiderato, oppure non programmato, dunque indesiderabile”.42 Queste parole la dicono lunga sul clima culturale del concepimento oggi: il figlio viene programmato, è una scelta, se ne procrastina sempre più la nascita, si lascia unico,al massimo con un fratellino, è oltremodo viziato per liberarsi dei sensi di colpa, e oltretutto si vizia non con le cose che lui realmente vuole, ma con quello che è nel desiderio dell'infanzia non realizzata degli adulti. Dunque il bambino oggi parte con il peso di chi sa che la norma è concepire per soddisfare un bisogno. E di chi sa che se non fosse stato adattosarebbe (forse) stato respinto prima di nascere. Il fatto che la sua propria famiglia non faccia appieno parte di questo clima e l'abbia concepito in modo del tutto gratuito, allevia ma non del tutto questo peso. “Il bambino sottoposto al desiderio altrui è un bambino onnipotente cui è forse difficile fissare dei limiti. I suoi genitori hanno, prima o dopo di lui, soppresso uno o più bambini in fin dei conti per desiderio di lui, 111 perché potesse vivere. Quanto deve valere allora lui, per cui un tale sacrificio è stato consumato?”.43 Dunque diagnosi preimpianto o diagnosi prenatale sono segni di paura per il figlio non voluto, ma anche segni del sentore che la società del terzo millennio sia fatta solo per chi è conforme. Non a caso il conformismo è la guideline dell'attuale generazione dei teenagers, dai sociologi detta degli echo-boomers, cioè caratterizzata dal vivere senza desideri veri, ma solo riflettendo (come una eco) le idee e le aspirazioni dei genitori.44 Conclusione Come infine non menzionare però il vero problema che è alla base di tutto questo; di questo accanimento diagnostico e di questa ingerenza nella vita prenatale? Da quanto riportato, credo che il succo della questione stia nella paura della vitainaspettata. Che il figlio indesiderato sia diventato indesiderabile, che ormai esista una vera handifobia,45 una fobia vera e propria verso l'evento duro e difficile della malattia, del figlio malato, che rapidamente, invece di generare affetto e solidarietà genera fuga e rimozione. Quali saranno le ripercussioni psicologiche su chi verrà a sapere di essere sopravvissuto di una fratria di embrioni? È possibile superare la logica consumista che lega la nascita al compimento dei desideri dei genitori? È possibile educare a non temere quello che non si è programmato, sapendo che fa più paura la realtà immaginata della realtà reale? Rispondere e superare questo è un imperativo per chi fa cultura e per chi è chiamato a tutelare la salute. 112 1 Wells D., Delhanty J.D., Pre-implantation genetic diagnosis: applications for molecular medicine, Trends Mol Med 2001, 7: 23-30. 2 Handyside A.H., Kontogianni E.H., Hardy K. et Al., Pregnancies from biopsied human preimplantation embryos sexed by Y-specific DNA amplification, Nature 1990, 344: 768-770. 3 Verlinsky Y., Ginsberg N., Lifchez A. et Al., Analysis of the first polar body: preconception genetic diagnosis, Hum Reprod 1990, 5: 826-829; Handyside A.H., Lesko J.G., Tarin J.J. et Al., Birth of a normal girl after in vitro fertilization and pre-implantation diagnostic testing for cystic fibrosis, N Engl J Med 1992, 327: 905-909. 4 Verlinsky, Ginsberg, Lifchez, Analysis of the first polar body..., pp. 826-829. 5 Handyside A.H., Delhanty J.D.A., Cleavage stage biopsy of human embryos and diagnosis of X-linked recessive disease, in Edwards R.G (a cura di), Pre-implantation diagnosis of human genetic disease, Cambridge: Cambridge University Press, 1993: 239-270. 6 Delhanty J.D., Griffin D.K., Handyside AH. et Al., Detection of aneuploidy and chromosomal mosaicism in human embryos during pre-implantation sex determination by fluorescent in situ hybridisation (FISH), Hum Mol Genet 1993, 2: 11831185; Munné S., Weier H.U., Stein J. et Al., A fast and efficient method for simultaneous X and Y in situ hybridization of human blastomeres, J Assist Reprod Genet 1993, 10: 82-90. Sotto l'acronimo FISH viene raggruppato un insieme di tecniche che consistono nel rendere fluorescenti specifici tratti del genoma utilizzando una sonda di DNA formata da sequenze complementari a quelle cercate. La sonda “riconosce” quei tratti e si va a posizionare sulla regione del cromosoma in cui essi sono contenuti. La tecnica è utilizzata per la diagnosi di diverse malattie genetiche. 7 Griffin D.K., Handyside A.H., Harper J.C. et Al., Clinical experience with pre-implantation diagnosis of sex by dual fluorescent in situ hybridization, J Assist Reprod Genet 1994, 11: 132-143; Munné S., Scott R., Sable D. et Al., First pregnancies after preconception diagnosis of translocations of maternal origin, Fertil Steril 1998, 69: 675-681; Iwarsson E., Ahrlund-Richter L., Inzunza J. et Al., Preimplantation genetic diagnosis of a large pericentric inversion of chromosome 5, Mol Hum Reprod 1998, 4: 719-723; Conn C.M., Cozzi J., Harper J.C. et Al., Pre-implantation genetic diagnosis for couples at high risk of Down syndrome pregnancy owing to parental translocation or mosaicism, J Med Genet 1999, 36: 45-50; Van Assche E., Staessen C., Vegetti W. et Al., Pre-implantation genetic diagnosis and sperm analysis by fluorescence in-situ hybridization for the most common reciprocal translocation, Mol Hum Reprod 1999, 5: 682-690; Munné S., Sandalinas M., Escudero T. et Al., Outcome of pre-implantation genetic diagnosis of translocations, Fertil Steril 2000, 73: 12091218. 8 Gianaroli L., Magli M.C., Ferraretti A.P. et Al., Pre-implantation genetic diagnosis increases the implantation rate in human in vitro fertilization by avoiding the transfer of chromosomally abnormal embryos, Fertil Steril 1997, 68: 1128-1131; Gianaroli L., Magli M.C., Ferraretti A.P. et Al., Preimplantation diagnosis for aneuploidies in patients undergoing in vitro fertilization with a poor prognosis: identification of the categories for which it should be proposed, Fertil Steril 1999, 72: 837844; Munné S., Magli C., Cohen J. et Al., Positive outcome after pre-implantation diagnosis of aneuploidy in human embryos, Hum Reprod 1999, 14: 2191-2199; Kahraman S., Bahce M., Samli H. et Al., Healthy births and ongoing pregnancies obtained by pre-implantation genetic diagnosis in patients with advanced maternal age and recurrent implantation failure, Hum Reprod 2000, 15: 20032007. 9 Munné S., Wells D., Pre-implantation genetic diagnosis, Curr Opin Obstet Gynecol 2002, 14: 239244. 10 Hassold T., Chen N., Funkhouser J. et Al., A cytogenetic study of 1000 spontaneous abortions, Ann Hum Genet 1980, 44: 151-178; Sandalinas M., Sadowy S., Alikani M. et Al., 458 Developmental 113 ability of chromosomally abnormal human embryos 459 to develop to the blastocyst stage, Hum Reprod 2001, 16: 1954-1958. 11 Corpo polare: piccola struttura cellulare espulsa da un'ovocita, costituita da materiale nucleare e da una piccola quantità di citoplasma. 12 Choolani M., O'Donnell H., Campagnoli C. et Al., Simultaneous fetal cell identification and diagnosis by epsilonglobin chain immunophenotyping and chromosomal fluorescence in situ hybridization, Blood 2001, 98: 554-557; Campagnoli C., Roberts I.A., Kumar S. et Al., Identification of mesenchymal stem/progenitor cells in human first trimester fetal blood,liver, and bone marrow, Blood 2001, 98: 2396-402. 13 Bevis D.C., The antenatal prediction of haemolytic disease of the newborn, Lancet 1952, 1: 395-398. 14 Lippman A., Tomkins D.T., Shine J., Canadian Collaborative CVS Amniocentesis Clinical Trial Group, Canadian multicentre randomised clinical trial of chorion villus sampling and amniocentesis: final report, Prenat Diag 1992, 12: 385-467. 15 Tabor A., Madsen M., Obel E.B. et Al., Randomised controlled trial of genetic amniocentesis in 4606 low-risk women, Lancet 1986, 1287-1292; Nichhd National Registry for Amniocentesis Study Group, Midtrimester amniocentesis for prenatal diagnosis. 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In Italia boom dei testi genetici, Newton (1 dicembre 2003). 23 Stranc L.C., Evans J.A., Hamerton J.L., Chorionic villus sampling and amniocentesis for prenatal diagnosis, Lancet 1997, 349: 711-714. 24 Heckerling P.S., Verp M.S., Hadro T.A., Preferences of pregnant women for amniocentesis or chorionic villus sampling for prenatal testing: comparison of patients' choices and those of a decisionanalytic model, J Clin Epidemiol 1994, 47(11): 1215-1228. 25 Vial M., Benoit A., Schneider Z. et Al., Maltraitance du foetus et du nouveau-né, Ann Pédiatr 1996, 43: 446-455. 26 Handyside A.H., Lesko J.G., Tarin J.J. et Al., Birth of a normal girl after in vitro fertilization and pre-implantation diagnostic testing for cystic fibrosis, N Engl J Med 1992, 327: 905-909. 27 Botkin J.R., Fetal privacy and confidentiality, Hastings Cent Rep. 1995, 25(5): 32-39. 28 Comitato Nazionale per la Bioetica, Orientamenti bioetica per i test genetici (19 novembre 1999); http://www.genomica.net/PREDITTIVA/test%20genetici/CNB_test_genetici.pdf. 114 29 Henn W., Consumerism in prenatal diagnosis: a challenge for ethical guidelines, J Med Ethics 2000, 26(6): 444-446. 30 Savulescu J., Procreative beneficence: why we should select the best children, Bioethics 2001, 15(56): 413-426. 31 Ibid. 32 Aldred M., Crawford P.J., Savarirayan R. et Al., It's only teeth are there limits to genetic testing?, Clin Genet. 2003, 63(5): 333-339. 33 Dahl E., Ethical issues in new uses of pre-implantation genetic diagnosis: should parents be allowed to use pre-implantation genetic diagnosis to choose the sexual orientation of their children?, Hum Reprod. 2003, 18(7): 1368-1369. 34 Robertson J.A., Extending pre-implantation genetic diagnosis: medical and non-medical uses, J Med Ethics 2003, 29(4): 213-216. 35 Savulescu J., Deaf lesbians, designer disability and the future of medicine, BMJ 2002, 325: 771-773. 36 World Health Organization, Proposed international guidelines on ethical issues in medical genetics and genetic services, Geneva: WHO, 1998. 37 Wasserman D., A choice of evils in prenatal testing, FSU Law Review 2003, 30(2). 38 Wertz D.C., Fletcher J.C., Ethical and social issues in prenatal sex selection: a survey of geneticists in 37 nations, Social Science and Medicine 1998, 46: 255-273. 39 Henn, Consumerism in prenatal diagnosis..., pp. 444-446. 40 Botkin, Fetal privacy and..., pp. 32-39. 41 Delefosse S., Fecondation in vitro, Devenir 1999, 11(3): 87-108. 42 Chatel M.M., Malaise dans la procréation, Paris: Albin Michel, 1993. 43 Bayle B., L'embryon sur le divan. Psychopathologie de la reproduction, Paris: Masson, 2003: 46-47. 44 Vatter R.H., Taking stock of America's youth, Stat Bull Metrop Insur Co. 1995, 76(2): 2-9. 45 Handifobia: fobia verso l'handicap. 115 GIGLIOLA SICA IL DIALOGO MATERNO-EMBRIONALE E LA PREPARAZIONE ALL'IMPIANTO Lo stabilirsi di una gravidanza include tutta una serie di eventi che precedono l'impianto rappresentati dalla capacitazione degli spermatozoi, dal trasporto dei gameti, dalla fecondazione, dalle prime fasi dello sviluppo embrionale e dal trasporto dell'embrione. Tali eventi si verificano nel contesto della tuba la quale fornisce tutta una serie di sostanze, in particolare delle proteine, che creano l'ambiente adeguato per supportare le relazioni esistenti tra la tuba stessa ed i gameti e, successivamente, tra la tuba e l'embrione. Infatti, a questo livello, la comunicazione non è a senso unico, poiché l'embrione produce a sua volta una vasta gamma di molecole impegnate nel dialogo. Le cellule non ciliate dell'epitelio della tuba forniscono innanzitutto alcune proteine (albumina, transferrina, immunoglobuline e proteine di trasporto), citochine e fattori di crescita in un trasudato derivante sostanzialmente dal siero. Inoltre, esse liberano attivamente macromolecole nel contesto di un processo di sintesi regolato dagli estrogeni (E). In particolare, una proteina sintetizzata de novo, la glicoproteina secretoria E- dipendente dell'ovidutto (OSP), è conservata in tutta una serie di mammiferi. L'OSP è associata alla zona pellucida, allo spazio perivitellino, alle membrane cellulari dei blastomeri e all'embrione preimpiantatorio. Essa fa aumentare il legame dello spermatozoo all'ovocita e la sua penetrazione; inoltre influenza marcatamente lo sviluppo embrionale. La presenza di OSP è massima durante l'ovulazione, la fecondazione ed i primi stadi di segmentazione ma si va riducendo quando i livelli di progesterone (P) si innalzano. In parallelo, vengono secreti dalla tuba inibitori delle proteasi che proteggono l'integrità dell'ovocita, dell'embrione e della tuba stessa e promuovono lo sviluppo embrionale. A questa famiglia di proteine appartengono il Tissue Inhibitor of Metalloproteinase-1 (TIMP-1) ed il Plasminogen Activator Inhibitor-1 (PAI-1). Il TIMP-1 svolge una serie di attività tra cui il miglioramento del ritmo di segmentazione, il ritardo della schiusa della blastocisti e la prevenzione della degradazione dell'embrione. Il PAI-1 invece inibisce l'attivatore del plasminogeno e l'attivatore del plasminogeno tessuto-specifico, implicati nella cascata proteolitica che converte il plasminogeno in plasmina. Esso controlla il rimodellamento della matrice extracellulare (ECM), la fibrinolisi, la migrazione cellulare e il processo di metastatizzazione.1 Nel fluido tubarico sono presenti fattori di crescita e citochine in grado di agire sia per via autocrina che per via paracrina per regolare le funzioni stesse della tuba e lo sviluppo embrionale. La loro importanza è testimoniata dal fatto che la crescita dell'embrione è influenzata positivamente in vitro dalla presenza del fluido tubarico.2 In particolare, i fattori in questione fanno aumentare il numero delle cellule che compongono le blastocisti coltivate in vitro.3 Anche l'epitelio endometriale produce fattori di crescita che contribuiscono al milieu dell'embrione in via di sviluppo. In questo contesto un ruolo importante viene attribuito all'Epidermal Growth Factor (EGF), al Transforming Growth Factor(TGF-a), all'Insulin-Like Growth Factor, all'Attivina, al Leukemia Inhibiting Factor (LIF) ed al Fibroblast Growth Factor.4 Il Granulocyte-Macrophage Colony Stimulating Factor viene prodotto dall'epitelio uterino sotto stimolazione estrogenica ed interagisce con recettori espressi dall'embrione. Sembra che esso regoli il numero di cellule presenti nella massa cellulare interna (ICM).5 Gli ormoni ovarici controllano il ciclo mestruale, che, attraverso una serie di processi morfologici e biochimici, prepara l'utero all'impianto della blastocisti. 116 L'endometrio è reso recettivo da questi ormoni in un periodo limitato di tempo denominato finestra dell'impianto. Al di fuori di questo periodo, l'endometrio non è capace di accogliere l'embrione e può addirittura manifestare ostilità nei suoi confronti. L'attività ormonale è mediata da recettori che sono espressi nei differenti tipi cellulari e compartimenti tessutali a livello dell'endometrio. Nella fase proliferativa, che segue a quella mestruale, gli E determinano la ricostituzione dello strato più superficiale della mucosa uterina, regolando in particolare la crescita dell'epitelio ghiandolare e di superficie, che si verifica normalmente in presenza di recettori estrogenici (ER) nello stroma suggerendo che tra epitelio e tessuto connettivo sottostante intervengano relazioni di tipo paracrino. Due tipi di ER sono stati trovati nell'endometrio: ER- , che classicamente media gli effetti estrogenici nell'utero, ed ER- che, a sua volta, modula l'espressione di ER-a.6 Anche a livello del tessuto connettivo si osservano mitosi e le nuove cellule, unitamente alla sostanza intercellulare deposta nella tonaca propria contribuiscono alla crescita dell'endometrio. La fase secretoria, che segue a quella proliferativa, è regolata dal P che agisce mediante specifici recettori sulle ghiandole, sviluppatesi sotto l'influsso estrogenico. Esse diventano tortuose e producono glicoproteine utili alla sopravvivenza dell'embrione. Il P inoltre in questa fase induce, a livello dello stroma endometriale, un edema che determina un notevole aumento di spessore della mucosa, e stimola inoltre le cellule stromali a produrre TGF-, che, a sua volta, sopprime la produzione della Metalloproteasi della Matrice (MMP) di tipo 7. Questo enzima è coinvolto nel rimodellamento dell'ECM ed è attivo quando i livelli del P si abbassano.7 Altri ormoni oltre gli steroidi ovarici prendono parte allo scambio di informazioni che intercorre tra l'embrione e l'apparato riproduttivo femminile. Durante il suo sviluppo la blastocisti produce la Gonadotropina Corionica Umana (HCG) che mette in allerta l'organismo umano della presenza dell'embrione. L'HCG interagisce con specifici recettori localizzati sulle cellule endometriali ed espressi a livelli molto elevati durante la finestra di impianto. Inoltre l'HCG regola per via autocrina lo sviluppo del trofoblasto.8 Il Parathyroid-related Hormone, prodotto dall'endometrio, induce la differenziazione in vitro delle cellule del trofoblasto di topo in cellule giganti, mentre la prolattina, secreta dalla decidua, attiva recettori espressi sui linfociti presenti nell'endometrio, influenzando potenzialmente il loro ruolo nel periodo successivo all'impianto.9 È opportuno ricordare che con il termine di decidua ci si riferisce al tessuto in cui si trasforma lo stroma endometriale venuto a contatto con il trofoblasto, stroma che verrà eliminato al momento del parto. La formazione della decidua implica delle modificazioni nella composizione della ECM, con perdita di fibre collagene, e delle cellule stromali. Queste ultime da affusolate diventano rotondeggianti, sviluppano un esteso reticolo endoplasmico, molti lisosomi, gocciole lipidiche e granuli di glicogeno. Indubbiamente esse producono sostanze nutritizie per la blastocisti, ma rappresentano anche la creazione di una sorta di barriera, di un meccanismo di difesa teso a limitare l'invasione del trofoblasto. Il Corticotropin Releasing Hormone (CRH) è stato localizzato nell'epitelio e nello stroma endometriale, nella decidua e nel trofoblasto. Ha una potente azione antinfiammatoria, inibisce la produzione di Prostaglandina E2 (PGE2), stimola la produzione di interleuchina 1 e 6 (IL-1 ed IL-6) e partecipa al processo di decidualizzazione. La blastocisti, a sua volta, produce IL-1 e PGE2 che inducono l'espressione di CRH nell'endometrio.10 Il CRH è coinvolto nell'attenuazione della difesa immunitaria materna nei confronti dell'embrione. Esso aumenta la capacità delle cellule deciduali di indurre apoptosi nei linfociti T materni attivati dalla presenza embrionale. La risposta immunitaria materna viene inibita attraverso l'espressione di un peptide pro-apoptotico, il ligando di Fas, nella decidua e nel trofoblasto stesso. Questo peptide si lega al recettore Fas ed induce la morte delle cellule, quali i linfociti, che esprimono il recettore.11 117 In risposta al P le ghiandole endometriali producono calcitonina che agisce tramite specifici recettori sull'embrione pre-impiantatorio ed induce un aumento del calcio intracellulare, l'attivazione di adenilciclasi e l'espressione di integrine. La calcitonina sembra essere responsabile del passaggio dalla fase di quiescenza delle prime divisioni cellulari all'aumentata attività metabolica della blastocisti.12 Dopo la schiusa della blastocisti, e cioè quando essa si libera della zona pellucida che costituirebbe un ostacolo ai fini dell'impianto, l'embrione dirige il polo embrionale verso l'endometrio che appare ricoperto di muco. Il muco dovrà scomparire ai fini della realizzazione dell'impianto che è un processo dinamico nel corso del quale si verificano in successione: apposizione, adesione ed invasione. All'atto dell'apposizione si realizza un forte avvicinamento del trofoblasto all'epitelio endometriale, ma, successivamente, i microvilli espressi dalle membrane cellulari delle cellule trofoblastiche stabiliscono dei contatti con speciali protrusioni manifestate dalle cellule epiteliali dell'endometrio (uterodomes). Queste protrusioni a mo' di bulbo compaiono nei soggetti di sesso femminile 5-6 giorni dopo l'ovulazione ed hanno un'emivita di circa 48 ore. Successivamente la membrana basale, che sottende l'epitelio endometriale, è invasa dal trofoblasto che penetra, dopo averla superata, nel tessuto connettivo della tonaca mucosa.13 Nella fase di adesione tra l'embrione e la superficie dell'endometrio sono impegnate le integrine, una famiglia di recettori transmembrana che media l'adesione cellulare a vari tipi di ligandi, inclusi i componenti dell'ECM. Durante la finestra di impianto nell'endometrio è stata documentata una specifica espressione spaziotemporale di almeno tre tipi di integrine (41, 11 ed v3) che sarebbero cruciali per la sua recettività. In particolare, la finestra si apre con l'espressione di v3 e si chiude con la scomparsa di 41. Da parte sua anche la blastocisti esprime durante il periodo preimpiantatorio tutta una serie di subunità integriniche e nel trofoblasto si possono osservare dei cambiamenti nella qualità delle integrine espresse.14 Steroidi ovarici, citochine e fattori di crescita regolano l'espressione delle integrine sui due versanti ed in particolare il P induce l'aumento di tale espressione nell'endometrio dopo l'ovulazione. L'infertilità può essere legata a presenza aberrante dei recettori integrinici.15 L'adesività mediata dalle integrine richiede la presenza di ligandi e tra questi un'importanza particolare va assegnata alla fibronectina. Nel corso dello sviluppo preimpiantatorio la fibronectina si accumula nella ECM sottostante alla membrana basale dell'endometrio e promuove l'ancoraggio del trofoblasto, modulando altresì l'attività proteasica.16 L'interazione tra trofoblasto ed epitelio uterino è facilitata anche da un cambiamento nell'organizzazione delle cellule epiteliali, che sembrano poi andare incontro a morte cellulare programmata, il che supporta l'invasione dello stroma sottostante da parte del trofoblasto. Per quel che riguarda l'organizzazione strutturale dell'epitelio, il glicocalice apicale va incontro ad una sorta di rimodellamento. Nell'uomo, la mucina MUC-1 scompare all'altezza delle cellule presenti nell'area che circonda l'embrione che si sta impiantando.17 I contatti intercellulari, responsabili della corretta architettura tessutale, risultano alterati; infatti la Ecaderina, presente a livello delle giunzioni aderenti, viene degradata e vengono espresse a livelli più bassi le proteine caratteristiche dei desmosomi.18 La propensione del trofoblasto ad invadere è supportata dalla produzione di MMP che iniziano ad essere espresse nell'embrione di 7 giorni. Le MMP sono indotte da IL-1 e da TNF-a durante il primo trimestre. La Leptina ed il LIF hanno un effetto opposto, provocando rispettivamente aumento e riduzione delle MMPs.19 Il ruolo della Leptina, prodotta dal gene ob, non risulta completamente chiarito, a prescindere dalla attività sopra indicata. Questo piccolo peptide viene prodotto dal tessuto adiposo, ma si ritiene che esso sia coinvolto anche nella funzione riproduttiva, agendo per via endocrina e paracrina. La Leptina è presente nell'endometrio ed aumenta nella fase luteinica. Essa si riscontra anche nella blastocisti; 118 inoltre sia la Leptina che i recettori con i quali essa interagisce sono stati individuati nelle sedi di impianto.20 Il LIF è una glicoproteina polifunzionale appartenente alla famiglia dell'IL- 6, il suo segnale viene trasdotto da un recettore specifico (LIF-receptor ß) che a livello della membrana cellulare è unito alla glicoproteina gp-130. Sia gli E che l'HCG stimolano la secrezione di LIF nelle cellule epiteliali dell'endometrio ed è probabile che il LIF promuova la decidualizzazione in collaborazione con altri segnali che derivano dalla blastocisti. Il LIF determina altresì l'acquisizione da parte del trofoblasto delle caratteristiche fenotipiche legate alla capacità di ancorarsi alla parete materna.21 Durante l'impianto si assiste all'instaurasi di una sorta di tolleranza da parte dell'organismo materno nei confronti dell'embrione ed in questo periodo nonché nelle prime fasi della gravidanza interviene tutta una serie di citochine ad attività sia pro che anti-infiammatoria che regolano i processi immunologici che si verificano all'interno dell'utero. Tali citochine sono localizzate sia nell'endometrio umano sia nell'embrione preimpiantatorio. La famiglia dell'IL-1, che ha probabilmente l'impatto più ampio, consiste di 4 peptidi correlati, cruciali per l'impianto. Questi peptidi modulano la proliferazione e la differenziazione cellulare e stimolano la produzione di altre citochine, quali IL-6 ed IL-8, TNF-, e delle prostaglandine, influenzano l'espressione di integrine e di MMPs. Inoltre essi modulano la sintesi di steroidi, di HCG e di CRH nel trofoblasto e nelle cellule endometriali.22 L'IL-6 è espressa costitutivamente dal trofoblasto e può, inducendo l'espressione di MMPs, stimolarne le capacità invasive, ma nel controllo dell'impianto sono coinvolte anche IL-10, IL-11 e IL-15. L'IL-10 inibisce l'invasività del trofoblasto sia in vivo che in vitro determinando una down-regulation di MMPs. L'IL-11 è importante per la decidualizzazione delle cellule stromali endometriali e l'IL-15 agisce come mediatore dell'interazione tra le cellule deciduali e le cellule NK che infiltrano l'endometrio durante il primo trimestre di gravidanza.23 L'espressione di IL-18, una delle più potenti citochine pro-infiammatorie, sembra possa essere utilizzata come markerdella recettività endometriale. Questa citochina è nociva all'instaurarsi della gravidanza; infatti è risultata fortemente presente nello stroma uterino di pazienti in cui l'impianto era fallito.24 È importante sottolineare che le cellule del trofoblasto non esprimono HLA (Human Leukocyte Antigens) se si esclude l'HLA-G, una molecola della classe I del Complesso Maggiore di Istocompatibilità. Essa esercita una immunosoppressione inducendo l'apoptosi delle cellule T CD8(+) attivate ed una riduzione della proliferazione cellulare delle cellule T CD4(+). L'HLA-G inoltre regola la secrezione di citochine da parte delle cellule NK nella decidua. Durante la gestazione il numero delle cellule NK diminuisce ed infine i leucociti appaiono assenti.25 I macrofagi rappresentano il 20-30% delle cellule deciduali al sito di impianto e persistono lungo tutta la gravidanza. Essi sono con molta probabilità coinvolti nell'aggiustamento dell'immunità maternofetale.26 Risale a venti anni fa il primo lavoro che segnalava la produzione da parte dell'embrione di un fattore solubile che causa l'attivazione piastrinica. Questo fattore, denominato PAF, viene anche prodotto dagli spermatozoi, dall'ovaio, dall'endometrio e dal feto. Esso non solo ha un effetto trofico sull'embrione, ma è coinvolto nella regolazione delle funzioni immunitarie materne. Infatti, la liberazione di PAF da parte dell'embrione determina una modificazione nella formazione delle rosette da parte dei linfociti T, modificazione che potrebbe rappresentare un segno della immunosoppressione materna.27 Infine, un ulteriore elemento che può condizionare l'impianto è dato dalla contrattilità uterina che è controllata dagli ormoni ovarici. La muscolatura liscia dell'utero deve essere rilassata all'atto della invasione trofoblastica ed il P è sostanzialmente responsabile di tale rilassamento mediante la liberazione di ossido nitrico che induce altresì vasodilatazione locale. 119 Un'adeguata contrattilità muscolare è richiesta peraltro per il trasporto dell'embrione nella cavità tubarica fino all'impianto in utero.28 1 Buhi W.C., Alvarez I.M., Kouba A.J., Secreted proteins of the oviduct, Cells Tissues Organs 2000, 166(2): 165-179. 2 Kane M.T., Morgan P.M., Coonan C., Peptide growth factors and pre-implantation development, Hum Reprod Update 1997, 3(2): 137-157; Srivastava M.D., Lippes J., Srivastava B.I.S., Cytokines of the human reproductive tract, Am J Reprod Immunol 1996, 36(3): 157-166. 3 Diaz-Cueto L., Gerton G.L., The influence of growth factors on the development of pre- implantation mammalian embryos, Arch Med Res 2001, 32(6): 619-626. 4 Buhi, Alvarez, Kouba, Secreted proteins of the..., pp. 165-179. 5 Aplin J.D., Kimber S.J., Trophoblast-uterine interactions at implantation, Reprod Biol Endocrinol 2004, 2: 48. 6 Aplin, Kimber, Trophoblast-uterine interactions..., p. 48; Dupont S., Krust A., Gansmuller A. et Al., Effects of single and compound knockouts of E receptors (ER) and (ER) on mouse reproductive phenotypes, Development 2000, 127(19): 4277-4291. 7 Osteen K.G., Rodgers W.H., Gaire M. et Al., Stromal-epithelial interaction mediates steroidal regulation of metalloproteinase expression in human endometrium, Proc Natl Acad Sci 1994, 91(21): 10129-10133. 8 Fanchin R., Peltier E., Frydman R. et Al., Human chorionic gonadotropin: does it affect human endometrial morphology in vivo?, Semin Reprod Med 2001, 19(1): 31-35; Yang M., Lei Z.M., Rao C.V., The central role of human chorionic gonadotropin in the formation of human placental syncytium, Endocrinology 2003, 144(3): 1108-1120. 9 Aplin, Kimber, Trophoblast-uterine interactions..., p. 48. 10 Minas V., Loutradis D., Makrigiannakis A., Factors controlling blastocyst implantation, Reprod Bio Med Online 2005, 10(2): 205-216. 11 Makrigiannakis A., Zoumakis E., Kalantaridou S. et Al., Corticotropin-releasing hormone promotes blastocyst implantation and early maternal tolerance, Nat Immunol 2001, 2(11): 1018-1024. 12 Aplin, Kimber, Trophoblast-uterine interactions..., p. 48. 13 Bentin-Ley U., Sjogren A., Nilsson L. et Al., Presence of uterine pinopodes at the embryoendometrial interface during human implantation in vitro, Hum Reprod 1999, 14(2): 515-520; Usadi R.S., Murray M.J., Bagnell R.C., Temporal and morphologic characteristics of pinopod expression across the secretory phase of the endometrial cycle in normally cycling women with proven fertility, Fertil Steril 2003, 79(4): 970-974. 14 Minas, Loutradis, Makrigiannakis, Factors controlling blastocyst..., pp. 205-216; Sueoka K., Shiokawa S., Miyazaki T. et Al., Integrins and reproductive physiology: expression and modulation in fertilization, embryogenesis, and implantation, Fertil Steril 1997, 67(5): 799-811. 15 Minas, Loutradis, Makrigiannakis, Factors controlling blastocyst..., pp. 205-216. 16 Wartiovaara J., Leivo I., Vaheri A., Expression of the cell surface-associated glycoprotein, fibronectin, in the early mouse embryo, Dev Biol 1979, 69(1): 247-257; Armant D.R., Bastocysts don't go it alone. Extrinsic signals fine-tune the intrinsic developmental program to trophoblast cells, Dev Biol 2005, 280(2): 260-280. 17 Meseguer M., Aplin J.D., Caballero-Campo P. et Al, Human endometrial mucin MUC 1 is upregulated by progesterone and down-regulated in vitro by the human blastocyst, Biol Reprod 2001, 64(2): 590-601. 120 18 Potter S.W., Gaza G., Morris J.E., Estradiol induces E-cadherin degradation in mouse uterine epithelium during the estrous cycle and early pregnancy, J Cell Physiol 1996, 169(1): 1-14. 19 Meisser A., Chardonnens D., Campana A. et Al., Effects of tumor necrosis factor-a, interleukin-1 a, macrophage colony stimulating factor and transforming growth factor ß on trophoblastic matrix metalloproteinases, Mol Hum Reprod 1999, 5(3): 252-260. 20 Cervero A., Horcajadas J.A., Dominguez F. et Al., Leptin system in embryo development and implantation: a protein in search of a function, Reprod Bio Med Online 2005, 10(2): 217-223. 21 Kimber S.J., Leukaemia inhibitory factor in implantation and uterine biology, Reproduction 2005, 130(2): 131-145. 22 Minas, Loutradis, Makrigiannakis, Factors controlling blastocyst..., pp. 205-216; Feinberg B.B., Anderson D.J., Steller M.A. et Al., Cytokine regulation of trophoblast steroidogenesis, J Clin Endocrinol Metab 1994, 78(3): 586-591; Yanushpolsky E.H., Ozturk M., Polgar K. et Al., The effects of cytokines on human chorionic gonadotropin (HCG) production by a trophoblast cell line, J Reprod Immunol 1993, 25(3): 235-247. 23 Minas, Loutradis, Makrigiannakis, Factors controlling blastocyst..., pp. 205-216; Dunn C.L., Kelly R.W., Critchley H.O.,Decidualization of the human endometrial stromal cell: an enigmatic transformation, Reprod Biomed Online 2003, 7(2): 151-161. 24 Leede-Bataille N., Olivennes F., Kadoch J. et Al., Detectable levels of interleukin-18 in uterine luminal secretions at oocyte retrieval predict failure of the embryo transfer, Hum Reprod 2004, 19(9): 1968-1973. 25 Le Bouteiller P., The role of HLA-G expression in the embryo during implantation, J Gynecol Obstet Biol Reprod 2004, 33 (1 Pt 2): S 9-12. 26 Abrahams V.M., Kim Y.M., Straszewski S.L. et Al., Macrophages and apoptotic cell clearance during pregnancy, Am J Reprod Immunol 2004, 51(4): 275-282. 27 O' Neill C., The role of paf in embryo physiology, Human Reprod Update 2005, 11(3): 215-228. 28 Bulletti C., De Ziegler D., Uterine contractility and embryo implantation, Curr Opin Obstet Gynecol 2005, 17(3): 265-276. * L'autore ringrazia le dott.sse Anna Giuli e Fortunata Iacopino per la collaborazione offerta nella revisione del manoscritto e nella raccolta della bibliografia. 121 KEVIN T. FITZGERALD CONSIDERAZIONI BIO-MEDICHE ED ETICHE SULLA DIAGNOSI PREIMPIANTATORIA Nell'aprile del 1990, Alan H. Handyside e colleghi pubblicarono una lettera sulla rivista Nature.1 La rilevanza della lettera era nel fatto che per la prima volta si annunciava lo sviluppo di una gravidanza in seguito ad un processo che comprendeva la diagnosi genetica preimpianto (PGD) di embrioni fecondati in vitro (IVF) prima di essere impiantati nell'utero di due donne. Furono selezionati solo embrioni di sesso femminile da trasferire nel corpo delle due donne poiché ognuna aveva il 50% di probabilità di trasmettere una mutazione del cromosoma X che avrebbe colpito la discendenza maschile. Dato che non era possibile diagnosticare direttamente la malattia, i ricercatori cercarono il cromosoma Y negli embrioni. Quindi selezionarono per il trasferimento in utero solo quegli embrioni che non avevano il cromosoma Y avendo ipotizzato che la discendenza di sesso femminile non sarebbe stata colpita dalle mutazioni del cromosoma X poiché la discendenza femminile erediterebbe anche un cromosoma X dal padre che non contiene le mutazioni identificate. La pubblicazione di questo primo successo della PGD fu il risultato dei tentativi della ricerca di combinare la rapida espansione nel campo dei test genetici con la crescente pratica della IVF. L'idea alla base dello sviluppo della PGD era la possibilità di effettuare test sugli embrioni allo scopo di individuare malattie genetiche prima del loro impianto nell'utero materno e dell'inizio di una gravidanza. La scoperta di un problema genetico prima dell'impianto porta al presunto vantaggio della soppressione dell'embrione piuttosto che dell'interruzione di una gravidanza “ nell'ipotesi che altri esami effettuati prima della nascita rivelino il problema genetico e il feto sia abortito o muoia in utero ” o la nascita di un bambino con una malattia genetica. Questi presunti vantaggi dell'impiego della PGD implicano molti presupposti, valutazioni e affermazioni che richiedono un'analisi attenta e approfondita circa la loro accuratezza e legittimità. Non è intenzione di questa presentazione effettuare tale analisi approfondita. Tuttavia, si porranno alcune questioni riguardanti i presunti vantaggi e obiettivi della PGD come parte dell'analisi della tecnologia della PGD con lo scopo di fornire una breve descrizione della tecnologia stessa e dei problemi etici che essa solleva. Come affermato precedentemente, la PGD è il risultato della combinazione di IVF e test genetici. Il vantaggio di utilizzare embrioni fecondati in vitro deriva dal fatto che sono accessibili prima che la gravidanza abbia inizio. Questi embrioni vengono creati in un disco di Petri, al di fuori del corpo della donna. Gli embrioni sono formati utilizzando lo sperma di un donatore (che può essere o non essere il marito della donna che riceverà gli embrioni) e gli ovociti ottenuti attraverso iperstimolazione delle ovaie della donna (che può essere o non essere colei che riceverà gli embrioni) così che diversi follicoli possano essere prelevati in una volta sola. Dopo la fecondazione dell'ovulo da parte dello spermatozoo, esistono metodi più o meno diretti per fare delle analisi sull'embrione con tecnologie PGD. La tecnica più comune è anche l'approccio più diretto e consiste nella penetrazione della zona pellucida (uno strato protettivo che circonda l'embrione durante lo sviluppo) e nel prelievo di una o due cellule per l'effettuazione del test. Questa tecnica si usa normalmente allo stadio di 6-8 cellule dello sviluppo embrionale ossia, approssimativamente, a 3 giorni dalla fecondazione. In alternativa, il prelievo di cellule dall'embrione si può effettuare allo stadio di blastocisti (l'embrione di 100 o più cellule al 5o o 6o giorno circa dalla fecondazione) che è tecnicamente più semplice e permette il prelievo di più cellule per l'analisi. Tuttavia l'effettuazione del test sulla blastocisti lascia meno tempo per l'analisi, l'interpretazione e la decisione prima che gli embrioni selezionati siano trasferiti nell'utero. Indipendentemente dal metodo diretto utilizzato per ottenere cellule embrionali da testare, l'obiettivo dell'esame è quello di individuare gli embrioni più adatti ad essere trasferiti nell'utero della donna.2 Di qui, la grande attenzione necessaria affinché non si danneggino gli embrioni soggetti a PGD dato che 122 tale tecnica può presumibilmente compromettere lo sviluppo successivo degli embrioni. Naturalmente la stessa ragion d'essere della PGD sarebbe messa in dubbio se il processo stesso creasse embrioni con una minore probabilità di impianto e sviluppo dopo trasferimento in utero. Il metodo più indiretto, utilizzato più di rado rispetto al primo, ha il vantaggio di non prevedere il prelievo di cellule dall'embrione e, quindi, ha meno possibilità di danneggiare l'embrione stesso. Potrebbe anche essere l'unico metodo disponibile laddove fosse proibita la biopsia diretta dell'embrione.3 Tuttavia, poiché non si esamina direttamente l'embrione, si utilizza il risultato del test per inferire il contributo materno alla costituzione genetica dell'embrione. Le cellule che si esaminano sono i corpi polari che contengono i cromosomi scartati nel momento in cui i cromosomi della cellula uovo si riducono ad una singola copia per potersi unire adeguatamente alla singola copia dei cromosomi derivanti dallo spermatozoo durante la fecondazione. Il primo corpo polare si crea durante il processo di meiosi quando i cromosomi materni duplicati si dividono a metà da uno stato 4N (cromosomi duplicati in quattro copie per preparare la divisione cellulare) ad un normale stato diploide 2N (due copie). Usando come riferimento la costituzione genetica materna, l'esame di questo corpo polare permette di capire quali degli alleli materni (normalmente ciascun gene in ogni essere umano ha due copie, o alleli, uno su ogni paio di cromosomi) è stato trasmesso alla cellula uovo. Il secondo corpo polare si ottiene quando viene rimossa la metà dei cromosomi della cellula uovo così che il corredo cromosomico aploide (1N) dell'ovocita materno si unisce al corredo cromosomico aploide dello sperma per dar vita ad un normale embrione diploide (2N). L'esame dei due corpi polari permette di individuare lo specifico allele materno ereditato dall'embrione. Il limite ovvio di questo metodo indiretto, è rappresentato dal fatto che non si conoscono gli alleli paterni ereditati dall'embrione. Un ulteriore limite è rappresentato dal rischio del deperimento del corpo polare che può causare l'insuccesso dell'esame. Indipendentemente dal metodo usato, le modalità di analisi del materiale genetico delle cellule prelevate sono le stesse. Se l'obiettivo dell'esame è il numero o la composizione dei cromosomi nelle cellule di un embrione, allora si marcano i cromosomi delle cellule selezionate in modo da poterle riconoscere al microscopio. Se invece l'obiettivo dell'esame è un allele specifico o la sequenza genica, allora la sequenza del DNA in questione può essere amplificata attraverso un processo denominato Polymerase Chain Reaction (PCR). Tale processo permette di riprodurre copie sufficienti di sequenze di DNA allo scopo di effettuare una lettura accurata della sequenza stessa e individuare quelle sequenzedifettose. Certamente l'attendibilità dei risultati della PGD dipende anche dall'esperienza di chi effettua il test. Ma anche con uno staff esperto rimane un certo margine di rischio che l'esame produca risultati ambigui o falsi. Tale inattendibilità può essere determinata da errori tecnici o da alcune caratteristiche dell'embrione stesso, come il mosaicismo (cioè, quando l'embrione è costituito da un insieme di cellule di diversa costituzione genetica).4 Una breve indagine online sulle cliniche in cui si pratica la IVF mostra che il tasso medio di errore nella diagnosi in questione si aggira intorno al 10%. Un centro per la fertilità ha quantificato il rischio di risultati falsi o ambigui in una percentuale che varia dal 5 al 15% circa.5 Oltre a questo tipo di rischio, ci sono anche i rischi legati alla manipolazione in vitro di cui si è detto. Nonostante non ci siano ancora dati sufficienti per quantificare tali rischi, specialmente i rischi a lungo termine dopo la nascita, il processo di PGD che prevede il prelievo di una o più cellule dall'embrione precoce, porta ovviamente con sé la possibilità di danneggiamento dell'embrione, provocando danni che, magari, non possono manifestarsi se non dopo la nascita. Inoltre se la PCR viene utilizzata nell'esame delle cellule prelevate dall'embrione, si considera raccomandabile che l'uovo sia fecondato attraverso l'iniezione diretta dello spermatozoo nell'ovocita (ICSI).6 Tale tecnica è di per sé correlata ad alcuni rischi come quello di anomalie genetiche o di trasmissione di fattori determinanti l'infertilità maschile nella progenie.7 Oltre ai rischi della PGD e dell'ICSI, ci sono i rischi derivanti dallo stesso processo di IVF. Esistono evidenze di un aumento significativo del rischio di parti plurigemellari con la IVF (naturalmente 123 dipendente dal numero di embrioni trasferiti in utero) così come un rischio aumentato di basso peso alla nascita, di parto prematuro e di mortalità perinatale nei parti non gemellari.8 Pertanto, come già ricordato, qualsiasi fattore che aumenti il rischio nei processi di IVF/ICSI/PGD, non producendo il risultato atteso di un bambino sano o con determinate caratteristiche, mette in dubbio le ragioni che i sostenitori della PGD usano spesso per giustificare l'impiego di tali tecniche. Tuttavia, nella considerazione degli obiettivi e dei rischi di questi processi è importante notare che anche nelle linee guida della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia riguardanti la PGD, la considerazione del benessere del bambino nato con IVF/PGD sono semplicemente controbilanciatedall'autonomia e libertà riproduttive della coppia.9 Quindi, come vedremo, il benessere del bambino, che nascerà in seguito a PGD, non è l'unica ragione, né la più importante, per l'impiego della PGD stessa. Attualmente negli Stati Uniti il costo della PGD è valutato tra i 1500 e i 3500 dollari.10 Di norma la spesa non è coperta dall'assicurazione e ad essa bisogna aggiungere il costo normale della IVF. Inoltre, sebbene la PGD sia costosa e preveda rischi determinabili e indeterminabili, il numero di esami effettuati e quello di bambini nati in seguito a PGD continua ad aumentare (più di 1000 nascite dopo PGD in tutto il mondo).11 Questo aumento nella pratica di PGD è dovuto in parte al rapido allungamento della lista di patologie o condizioni che possono essere individuate grazie all'uso di questo tipo di esame. Uno dei motivi sempre più comuni che spingono ad effettuare la PGD è l'identificazione degli embrioni aneuploidi (con un numero di cromosomi diverso dal normale) o con altre anomalie cromosomiche. Questo tipo di esame è anche chiamato PGD a basso rischio o screening genetico preimpianto (PGS).12 I primi test per l'aneuploidia erano finalizzati essenzialmente all'identificazione di embrioni con un corredo cromosomico anomalo associato a malattie note come la Sindrome di Down (trisomia 21) e la Sindrome di Turner (singolo cromosoma X). Più di recente, la ricerca si è interessata alla correlazione tra embrioni con aneuploidia (in tutte o solo in alcune delle cellule) e riduzione dei tassi di gravidanze a termine. Questi studi hanno avuto una rapida evoluzione e sono iniziati con la normale PGD utilizzata per studiare tale correlazione tra gli scarsi risultati in termini di gravidanze e l'aneuploidia dell'embrione.13 Attualmente questo indirizzo di ricerca coinvolge molti studi sui limiti della PGD nello stabilire tale correlazione tra aneuploidia e tassi di nascita dovuti al numero non uniforme e instabile dei cromosomi analizzati in diverse cellule dell'embrione precoce.14 Quindi, come succede spesso in ambito scientifico, ulteriori ricerche hanno rivelato che ciò che inizialmente appariva come una relazione relativamente semplice tra una condizione osservata (aneuploidia in una o due cellule di un embrione di 8 cellule) ed un risultato specifico (insuccesso della gravidanza), può rivelarsi, in realtà, un fatto molto più complesso, ancor più difficile da prevedere. Tale complessità deve essere riconosciuta e considerata con attenzione, specialmente quando l'effettuazione della PGD richieda alti livelli di precisione e affidabilità che potrebbero non essere possibili a causa dell'insufficienza dei dati di cui si dispone.15 Oltre ai test per l'aneuploidia, oggi si possono trovare cliniche della fertilità che praticano dozzine di esami per malattie genetiche. La gamma di queste va da malattie con singole mutazioni conosciute (anemia falciforme e fibrosi cistica) a condizioni genetiche più complesse che non esitano necessariamente in uno stato patologico, ma aumentano semplicemente la probabilità che si verifichino le patologie, alcune delle quali in età non troppo avanzata (come l'Alzheimer, la Chorea di Huntington e il tumore del seno BRCA-relato). In parte, l'aumento del numero di PGD effettuate è dovuto al desiderio di non trasmettere alla propria progenie queste caratteristiche genetiche. La lista delle condizioni genetiche per le quali è possibile effettuare l'esame è probabile che continui ad allungarsi fintanto che si potrà tecnicamente testare ogni sequenza genica una volta che sia stata associata ad una particolare condizione o a fattori di interesse. Tale situazione solleva la questione della selezione degli embrioni sulla base di caratteristiche non correlate ad una malattia, problema che già riguarda la PGD per la selezione del sesso e la tipizzazione 124 tissutale. Per quanto riguarda quest'ultima, la PGD è utilizzata per identificare embrioni che non solo non abbiano malattie genetiche di cui i genitori possono essere portatori, ma che siano anche HLA (histocompatibility/human leukocyte antigen) compatibili con un fratello/sorella maggiore al quale sia stata trasmessa o che abbia acquisito una patologia. Impiantare embrioni istocompatibili offre la possibilità di far crescere un feto che può successivamente diventare donatore di tessuto o organo per il fratello malato. Tale recente applicazione della PGD solleva il problema della selezione embrionale non finalizzata al benessere degli embrioni selezionati, ma a quello di altri. Fino ad oggi, la selezione per istocompatibilità è stata utilizzata per acquisire tessuti per un fratello. Non è questa l'unica possibilità, ma è quella che offre più probabilità in merito alla compatibilità. Attualmente, la problematica della tipizzazione tissutale si concentra nei casi di coppie che decidono di avere un bambino allo scopo di fornire tessuti o organi per un fratello malato.16 In ogni caso, la tecnologia legata all'uso di cellule staminali embrionali umane potrebbe progredire fino a rendere tecnicamente più conveniente l'impiego di embrioni selezionati per produrre linee di cellule staminali destinate al trapianto di tessuti piuttosto che il trasferimento in utero degli embrioni. Tale sviluppo eliminerebbe il problema etico legato al valore, qualità e indipendenza del bambino nato in seguito a PGD e sposterebbe il fulcro della questione sugli embrioni selezionati e la loro necessaria distruzione. Naturalmente, la ricerca necessaria ad ottenere queste capacità tecniche, richiederebbe il sacrificio di embrioni umani che verrebbero distrutti per arrivare a definire la sicurezza e la prevedibilità del processo. Come ricordato all'inizio di questa presentazione, la PGD venne usata inizialmente per identificare e scartare gli embrioni di sesso maschile, poiché il sesso maschile era associato ad un rischio molto maggiore di nascere con le malattie genetiche che si volevano combattere. Non esiste una ragione tecnica per limitare la selezione di embrioni XX o XY allo scopo di ridurre il rischio di malattia. Infatti, già esiste un ampio dibattito sull'uso della PGD per la selezione del sesso e il “bilanciamento familiare” (una versione delle tesi sulla selezione del sesso che riconosce un'ulteriore giustificazione alla selezione del sesso degli embrioni se in una famiglia già ci sono uno o più bambini dello stesso sesso). Un tale uso della PGD per la selezione del sesso mette a margine il problema medico per spostarsi più chiaramente verso l'ambito della scelta individuale come base della selezione degli embrioni. Se questa tendenza ad utilizzare la PGD per la selezione degli embrioni basata sulla scelta dei genitori o dei clienti perdurasse o si incrementasse, i sostenitori di questo modo d'impiego della PGD dovranno giustificare l'accesso, i costi e i rischi della PGD (per non parlare della distruzione di embrioni umani) soprattutto o esclusivamente sulla base dell'autonomia e della scelta individuali. Questo slittamento della giustificazione dell'uso della PGD da ragioni mediche a ragioni basate soprattutto o esclusivamente sull'autonomia individuale o di gruppo, è già presente nel dibattito riguardante la PGD e non sorprende molto se si considera che tutto ciò che ha a che fare con la medicina e con la tecnologia medica sia ormai soggetto a questo spostamento. Nel decidere sulla legittimità di un intervento medico o tecnologico sugli esseri umani, la professione medica e la società devono sempre valutare i benefici attesi rispetto ai danni che si verificheranno o che potrebbero verificarsi. Una parziale spiegazione dell'attuale allontanamento da ragioni mediche e terapeutiche verso la preminenza dell'autonomia individuale nella giustificazione di alcuni rischi, è la crescente confusione intorno al significato della salute e della terapia. Da un lato vi è il sempre maggiore riconoscimento, da parte dei bioeticisti, della difficoltà, se non dell'impossibilità, di distinguere tra terapie e interventi migliorativi.17 Dall'altro lato, anche se è ritenuto necessario che ci sia qualche tipo di malattia o di malessere per giustificare l'assunzione del rischio di una procedura, non sono chiari i parametri valutativi poiché ciò che si intende per malattia o per malessere dipende essenzialmente da chi osserva. Ad esempio, qual è il punto oltre il quale i rischi associati alla chirurgia ricostruttiva diventano più importanti dei benefici, soprattutto se questi ultimi riguardano primariamente l'accettazione sociale? Il dibattito attuale sul trapianto del volto su individui gravemente sfigurati è un esempio emblematico della tensione esistente in un procedimento medico ad alto rischio 125 che implichi principalmente un fattore negativo psicologico o sociale. La confusione sulla la definizione di salute e di malattia è stata incrementata anche dalla rapida espansione delle conoscenze genetiche e di biologia molecolare. Già sappiamo che alleli che risultano essere nocivi in alcune condizioni, possono invece essere benefici in altre (per esempio, l'anemia falciforme e fibrosi cistica). Scartando alcuni alleli o condizioni genetiche influenzeremo la diversità e il vigore delle generazioni future per seguire le mode morfologiche o comportamentali? In questo caso, che pressione si eserciterà sui bambini nati da una selezione fatta per queste ragioni “ compresa la scelta del sesso? Che succederebbe se un bambino selezionato per sesso decidesse di cambiarlo per via chirurgica o comportamentale? Se l'autonomia è il criterio fondamentale, i genitori di un bambino hanno il diritto di scegliere il sesso del bambino, considerando il fatto che al bambino potrebbe non piacere il sesso scelto per lui? I genitori, come loro dovere, prendono molte decisioni per i propri figli. Tuttavia cambiare i vestiti o uno strumento musicale al bambino, è molto più semplice che alterare un carattere fisiologico come il sesso. Inoltre, i bambini si comporteranno in modo "salutare" una volta venuti a sapere di essere stati selezionati perché resistenti all'obesità, al cancro, ect.? Potrebbe succedere che tale selezione abbia come esito una popolazione ancora più esposta a causa di un falso senso di sicurezza. Sappiamo che si possono avere figli per diversi motivi, compresi i motivi egoistici, dovremmo allora aggravare questa situazione permettendo che la PGD sia usata per assecondare questi desideri egoistici che riguardano direttamente il bambino? Se l'autonomia individuale diventa la giustificazione ultima per l'impiego di tecnologie come la PGD, diventerà ancora più difficile evitare queste situazioni negative. Lo scopo di questa presentazione era quello di fare una breve analisi della diagnosi genetica preimpianto e di alcune delle questioni etiche più importanti ad essa correlate e che trovano spazio nell'ambito più ampio della medicina e dell'etica. Le conclusioni raggiunte su un eventuale uso legittimo della PGD influenzeranno, ma saranno anche influenzate, da problemi etici di più ampia portata, come la definizione di salute e del ruolo dell'autonomia individuale rispetto alla professione medica e alla società. Il rapido progresso delle scoperte biologiche e della tecnologia medica possono rendere i giudizi su cui si basano le conclusioni ancora più difficili e importanti. In considerazione di tale importanza, bisogna aggiungere un'ultima considerazione sull'uso o il non uso della PGD: che impatto avranno i nostri giudizi sulla PGD sulle persone più deboli e bisognose della nostra società? I nostri giudizi sulla PGD creeranno divisioni ancora maggiori tra chi conta e chi non conta nelle nostre società oppure contribuirà a ridurre questa distanza? Da questo punto di vista la PGD ha un problema intrinseco: qualsiasi tecnologia che offra la possibilità di discriminazione tende ad aumentare le differenze e le distanze tra le persone. È questo quello che vogliamo? 126 1 Handyside A.H., Pregnancies from biopsied human pre-implantation embryos sexed by Y-specific DNA amplification, Nature 1990, 344: 768-770. 2 Per una spiegazione più esauriente dei metodi di biopsia embrionale, si veda European Society of Human Reproduction and Embryology Guidelines for PGD, nella sezione dedicata a “Embryo culture and biopsy”, in Thornhill A.R., Eshre PGD Consortium, Best practice guidelines for clinical preimplantation genetic diagnosis (PGD) and pre-implantation genetic screening (PGS), Human Reproduction 2005, 20(1): 35-48. 3 Ibid., pp. 39-40. 4 Baart E.B., Pre-implantation genetic screening reveals a high incidence of aneuploidy and mosaicism in embryos from young women undergoing IVF, Human Reproduction 2005. 5 Si veda, ad esempio il sito Web del Advanced Fertility Center di Chicago (www.advancedfertility.com). 6 Thornhill, Eshre PGD Consortium, Best practica guidelines..., p. 40. 7 Foresta C., Genetic Abnormalities among Severely Oligospermic Men Who Are Candidates for Intracytoplasmic Sperm Injection, The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism 2005, 90(1): 152-156. 8 http://www.dnapolicy.org/tools-content/pdfs/1/64441.pdf. 9 Thornhill, Eshre PGD Consortium, Best practica guidelines..., p. 45. 10 Ibid. 11 www.dnapolicy.org, Reproductive Genetic Testing: Issues and Options for Policymakers, 2004: 23. 12 Thornhill, Eshre PGD Consortium, Best practica guidelines..., p. 35. 13 Delhanty J.D., Pre-implantation genetics: an explanation for poor human fertility? Annals of Human Genetics 2001, 65: 331-338. 14 Baart, Pre-implantation genetic screening... 15 Shahine L.K., Cedars M.I., Pre-implantation genetic diagnosis does not increase pregnancy rates in patients at risk for aneuploidy, Fertility and Sterility 2006, 85(1): 51-56. 16 Thornhill, Ehre PGD Consortium, Best practica guidelines..., p. 38. 17 President's Council on Bioethics, Beyond Therapy: Biotechnology and the Pursuit of Happiness, New York: Harper Collins Publishers Inc., 2003: 13-16. 127 MARIE-ODILE RETHORÉ DIAGNOSI PRENATALE E DIAGNOSI PREIMPIANTATORIA: IL PUNTO DI VISTA DEI GENITORI Le conquiste della medicina sono un fatto concreto e meraviglioso! La ricerca va avanti e non ha alcuna intenzione di fermarsi. Si potrebbe fare ottima ricerca anche senza mettere a rischio neppure la vita di una sola persona. Non trascorre una settimana senza una scoperta sensazionale...Il lavoro è enorme! Le difficoltà che si incontrano oggi nel portare avanti una buona ricerca non sono un fatto recente. Quando Bourneville chiese alla Public Health un credito per migliorare l'assistenza degli handicappati nell suo reparto al Salpetriere Hospital, gli fu risposto: “I bambini idioti non meritano questi investimenti. Essi sono degli assoluti non-valori”. Nonostante ciò, come piaceva ripetere al professor Lejeune, noi non li abbandoneremo! Far nascere un bambino handicappato è estremamente doloroso e niente o nessuno è in grado di lenire tale dolore. Coloro che hanno il compito di accompagnare i genitori, specialmente all'inizio, hanno una pesante responsabilità. Il futuro del bambino e l'armonia della coppia dipenderanno in larga misura dal loro modo di porsi. Le malattie invalidanti sono terribili. Le ricerche per conoscerle meglio e limitare le loro conseguenze devono andare avanti. Vale la pena dedicare la vita a questo. Come diceva spesso il professor Lejeune, noi non ci stancheremo mai. Ma ciò non può essere fatto ad ogni costo. Dobbiamo smetterla di fingere di credere che la ricerca sia neutrale e che solo le sue applicazioni possano essere qualificate come buone o cattive. Le scelte si fanno ben prima delle scoperte. Gli strumenti tecnici per l'osservazione del bambino durante la sua vita intruterina sono sempre più efficaci. Gli ultrasuoni o l'ecografia (l'immagine tridimensionale a colori del bambino), l'amnioscopia, sono in grado, quando effettuate da mani esperte, di vedere anche le più lievi malformazioni. Ma dobbiamo renderci conto, nel bene e nel male, che molto spesso si trova solo ciò che si sta cercando. Alcune immagini sono difficili da interpretare. Alcuni falsi negativi sono erroneamente rassicuranti e alcuni falsi positivi, che comprensibilmente creano grande angoscia nei genitori, conducono anche ad abortire bambini perfettamente formati. L'esame dei cromosomi del bambino può essere effettuato, a partire dalla settima settimana di vita intrauterina, attraverso la vagina con una biopsia della placenta o più tardi, alla sedicesima settimana di vita, attraverso punzione del liquido amniotico in cui desquama la pelle del feto. L'analisi del cariotipo rende possibile conoscere il sesso del bambino (importante nelle malattie sesso-relate) e se il bambino è affetto da malattie correlate ad aberrazione cromosomica. Tali patologie sono piuttosto frequenti: si verificano in un concepimento su due. Una delle malattie più frequenti, a termine, è la Trisomia 21: 1 bambino su 650. Il 98% dei casi si verifica in famiglie che non hanno particolari precedenti. La loro frequenza aumenta con l'età della madre. Sono causa di malformazioni viscerali più o meno gravi nel bambino, ma soprattutto di un ritardo nello sviluppo psicomotorio la cui gravità varia da un'anormalità cromosomica ad un'altra e, per la stessa anormalità, da un bambino ad un altro. In nome del principio di precauzione, sempre più donne si sottopongono ad amniocentesi. Attualmente, si effettuano 80.000 esami all'anno, che rappresentano l'11-12% delle donne in gravidanza. La percentuale sale al 15% nell'area di Parigi. In un dibattito organizzato nel marzo del 2005 all'Ospedale Clamart, il prof. Frydman, direttore del Reparto di Ostetricia, ha affermato, “il numero di questi esami è in continua crescita nonostante esponga al rischio di aborto a causa della microlesione delle membrane (come nello scudo termico dello Shuttle americano) in una percentuale che oscilla tra lo 0.5 e l'1% dei casi, fino al 2%, e al rischio di parto prematuro alla 25a-26a settimana”. 128 Pertanto oggi, cercando la perfezione, si provocano molti aborti in donne che portano in grembo bambini perfettamente sani nei quali non sono state rilevate patologie che potrebbero indurre, altrimenti, a ricorrere all'aborto. A tale proposito, vale la pena notare che attualmente a Parigi, in questi casi, meno del 50% delle coppie richiede un aborto e lo fa solo quando la patologia cromosomica riguarda un deficit mentale. Secondo il prof. Frydman, questa proliferazione di amniocentesi, dovuta ad un eccesso di precauzione, solleva un grave problema di sanità pubblica. È necessario, ha affermato il prof. Frydman, “spiegare alle donne i pericoli e i rischi di questa tecnica poiché sappiamo quanto sia facile indurre preoccupazione in una donna gravida proponendole una serie di esami con lo scopo, diciamo così, di rassicurarla”. La Francia è il primo Paese al mondo per il numero di diagnosi prenatali e il rilievo di malformazioni fetali attraverso l'ecografia, l'amniocentesi e il dosaggio di alcuni markers presenti nel sangue della madre per i quali una concentrazione abnorme può essere associata a malattie o malformazioni del bambino. Tuttavia, secondo il prof. Frydman, “la ricerca di questi markers tra la quindicesima e la diciottesima settimana di gravidanza sono lungi dall'essere affidabili”. Questo tipo di esame ha cominciato ad essere proposto alle donne gravide nel 1996. Nel 1997, quando il test era a carico del Servizio Sanitario Nazionale, ne furono fatti 380.000. Il numero è aumentato del 20% nel 1998 ed è costato allo Stato 124 milioni di franchi. Oggi è proposto – non imposto – a tutte le donne gravide. Tutti gli esami effettuati sul feto provocano indubbiamente stress e sofferenza nel feto stesso, effetti che oggi siamo in grado di analizzare e misurare e che hanno conseguenze nel futuro del feto. Oggi sappiamo che la composizione del liquido amniotico cambia dopo la punzione o dopo il prelievo di un campione di sangue dal feto. Un'ecografia fatta in questo frangente mostra che il feto ha una reazione di arretramento, proprio come qualsiasi bambino, e il suo battito cardiaco aumenta. Queste osservazioni hanno portato a consigliare l'analgesia durante i test. In Francia, l'anestesia per il feto è obbligatoria se l'aborto ha luogo dopo la 24a settimana di vita intrauterina. Non bisognerebbe trascurare le conseguenze delle ansie materne sul bambino che è nell'utero, ma neppure l'amore della madre. Il prof. Relier, direttore del Reparto di Medicina Neonatale presso l'Ospedale Port-Royal, ha fortemente enfatizzato proprio questo aspetto durante un Congresso in Italia del 1999. “È stato dimostrato che, come il supporto nutritivo o la qualità degli scambi tra la placenta e il feto, le emozioni della madre, la gioia, la sofferenza, hanno una forte influenza sul feto. Alla luce di ciò, l'amore rappresenta senza dubbio lo stimolo più appropriato per la crescita e l'equilibrio armonioso di un essere di qualità”. La diagnosi genetica preimpianto rappresenta un'alternativa alla diagnosi prenatale. Consiste nell'effettuare un'analisi genetica degli embrioni ottenuti attraverso fecondazione in vitro e il trasferimento all'interno dell'utero solo degli embrioni sani. Fino ad oggi, il test non è stato autorizzato dalla legge, tranne che per le coppie con un rischio specifico di mettere al mondo un bambino affetto da una malattia genetica ritenuta incurabile all'epoca della diagnosi. Molti lo considerano come un mezzo per prevenire l'aborto dopo la diagnosi prenatale, come un male minore per ridurre la sofferenza dei genitori, dato che un aborto lascia sempre tracce indelebili. È ovvio che se si elimina un embrione allo stadio di quattro cellule, non sarà necessario uccidere un feto e ancora meno sopprimere un bambino o un anziano malato, ma questo non mi sembra un modo accettabile per risolvere il problema! La diagnosi preimpianto richiede la fecondazione in vitro che generalmente si realizza iniettando lo spermatozoo all'interno dell'ovocita ottenuto attraverso una iperstimolazione ovarica. Allo stadio di seidieci cellule dell'embrione, viene prelevato un campione di una o due cellule che vengono messe in coltura per l'esame genetico. Le altre cellule sono tenute in attesa o congelate. In base ai risultati delle colture, poi, si scelgono gli embrioni sani mentre gli altri vengono scartati. Tale procedura solleva molte questioni, innanzitutto in merito alla tecnica usata. L'azione invasiva di rimuovere una o due cellule dall'embrione di tre giorni può compromettere lo sviluppo successivo delle cellule rimanenti che verranno trasferite nell'utero? L'embriologia sperimentale offre delle risposte 129 rassicuranti sugli animali, ma abbiamo il diritto di sperimentare sull'uomo? A Parigi, degli 872 ovociti raccolti dal gennaio 2000 al luglio 2001, 731 furono fecondati e 127 impiantati. Ad oggi sono nati 16 bambini, comprese 4 coppie di gemelli. Non sono stati rilevati errori diagnostici in seguito ai controlli. Tutti questi bambini saranno sotto osservazione per tre anni. Sono facilmente immaginabili i rischi di deviazione aggravati, nel nostro Paese, dalla mancanza di una definizione dello status dell'embrione che ingenera il timore di una minore protezione dell'embrione rispetto al feto. Il fatto meno traumatico che si agisca al di fuori dell'organismo materno può condurre alla banalizzazione del fenomeno e quindi alla diffusione della pratica verso una sorta di medicina predittiva con confini molto vaghi. Si teme che le richieste possano essere dettate da motivazioni di carattere meramente utilitaristico come la scelta del sesso o anche la pressione sociale, o il rischio di strumentalizzazione del bambino che potrebbe essere concepito non per se stesso, ma per essere usato come mezzo terapeutico per uno dei suoi fratelli o sorelle. Si possono accettare quelli che alcuni brutalmente chiamano bambini-medicina? È questo il caso di Adam, un bimbo nato negli Stati Uniti il 29 agosto 2000. Adam fu concepito in vitro e selezionato tra altri embrioni sani come lui, ma che a causa della loro incompatibilità immunitaria del sistema HLA non potevano essere utilizzati come donatori di cellule ematiche, il cui innesto rappresentava l'unica possibilità di cura per la sorella maggiore. In Francia, circa 40 coppie hanno chiesto questo tipo di manipolazione. Questa procedura risulta gravosa per la madre che deve essere sottoposta a iperstimolazione ovarica per produrre, se non è sterile, diversi embrioni. Dopo essere stati esaminati, solo due embrioni saranno impiantati con una probabilità di ottenere una gravidanza di appena il 12-15%. L'analisi della compatibilità con il bambino da salvare è molto delicata...e cosa succederà se nessuno degli embrioni prodotti sarà compatibile? Che ne sarà di quegli embrioni che non verranno impiantati, anche se sono sani e compatibili, qualora la coppia decidesse di non avere più figli? Le quaranta settimane di questa gravidanza iper-medicalizzata appariranno sicuramente molto lunghe, soprattutto se le condizioni di salute del bambino malato peggiorassero. Allora non si avrà forse la tentazione di provocare il parto, anche se molto prematuramente, per salvare il bambino malato? Come vivrà la sua situazione il bambino salvatore? Come si porrà di fronte all'eventualità che siano necessari ulteriori innesti e come vivrà la morte del fratello/ sorella maggiore che non sarà riuscito a salvare? Ci sono molte domande che non hanno una risposta semplice, e sia il team medico sia i genitori ne devono essere coscienti. Il Comitato Nazionale di Etica ha espresso il proprio parere a questo proposito nel luglio 2002: “Se la procreazione medicalmente assistita non fosse più finalizzata a favorire la nascita dei bambini per se stessi, ma per essere utilizzati allo scopo di salvare un altro bambino, allora vivremmo in una società che disprezza se stessa”. Alcune malattie genetiche, tra cui la Chorea di Huntington causate da un gene dominante localizzato sul cromosoma 4, compaiono tardivamente, generalmente dopo i 50 anni di età. Quando la persona portatrice di questo gene è giovane è in perfetta salute e può avere dei figli, ma ha il 50% di possibilità di trasmettere il gene ai propri figli. Se la persona volesse procreare con la certezza di non correre rischi di questo genere, potrebbe, attraverso un'analisi genetica, scoprire se è portatrice o meno del gene in questione. Di fatto, la maggior parte delle persone preferisce non sapere. Abbiamo il diritto di comunicare ad un uomo di 30 anni in perfetta salute che è portatore di un gene che è stato rilevato anche nel padre all'età di 55 anni e che causa la demenza? E abbiamo il diritto di dirgli che c'è una possibilità su due di trasmettere il gene ai propri figli...che non esistono terapie per questa malattia che inevitabilmente condurrà alla demenza intorno ai 50 anni di età? Ciascuno ha il proprio peso da portare nella vita che gli viene dalla propria storia, dalla famiglia, ma è davvero compito del medico fornire informazioni di questo tipo che non sempre si vogliono conoscere? È necessario porsi queste domande per conoscere il limite oltre il quale non andare quando la medicina ha la tentazione di irrompere nella vita delle persone. Ciò richiede una estrema attenzione in termini di rispetto della 130 persona e del diritto di ciascuno di accettare o meno un test così come il desiderio di ciascuno di sapere o di non sapere. Il prof. François Gros, Segretario Permanente dell'Accademia delle Scienze, ammonisce: “Possiamo facilmente immaginare a cosa assomiglierebbe una società in cui la ricerca di predisposizioni genetiche fosse sistematica o, peggio, se diventasse obbligatoria...in cui l'individuo fosse subordinato al volere eugenico della collettività”. Se l'uomo di 30 anni non volesse sapere – e sarebbe un suo legittimo diritto – ma volesse essere sicuro che il suo bambino non abbia il gene, gli si potrebbe proporre una diagnosi prenatale che rivelerebbe se il feto ha ricevuto un cromosoma 4 dal nonno paterno. Ma non si farebbe alcun tentativo per capire se è il cromosoma 4 che porta il gene nocivo o se è un altro (una possibilità su due) dato che se si sapesse che è il gene nocivo, allora il padre verrebbe a conoscenza di esserne portatore. Ma egli non vuole sapere...In questo caso si accetta a priori il rischio di eliminare un feto sano nel 50% dei casi. Gli si potrebbe proporre anche una diagnosi preimpianto in modo da impiantare un embrione sicuramente sano. Ma cosa si farebbe se tutti gli embrioni prodotti fossero malati? Il mancato impianto farebbe intendere al padre di essere anch'egli malato...In una situazione come questa si può vedere come la volontà di non sapere non sia così semplice da rispettare come si potrebbe immaginare e quindi il diritto a non sapere non può essere condannato in assoluto e deve essere rispettato. Si può immaginare come in tutto ciò, per le famiglie e per i medici, ci sia una terribile tentazione. Queste malattie sono gravi. La maggior parte di queste, per il momento, non ha soluzioni terapeutiche. Tutti propongono l'aborto in caso di anomalie durante la vita intrauterina. Ci sono anche alcuni che pensano che sarebbe un errore professionale non farlo. Alcune famiglie intentano processi quando il bambino nasce portatore di una di queste patologie, perché non gli è stata data la possibilità di abortire. Molti medici, per autoassolversi, propongono e addirittura suggeriscono l'abbandono. Ad oggi a Parigi, un bambino su quattro, affetto da trisomia 21, viene abbandonato alla nascita. Alcuni genitori riescono a resistere alla tentazione con un grande coraggio che tuttavia non allevia la sofferenza. Pochi giorni dopo aver incontrato tre giovani genitori che stavano vivendo questo dramma, ho ricevuto questa lettera: “Signora, il mio grazie di cuore per l'accoglienza che ci ha riservato in ospedale martedì. L'abbiamo lasciata incoraggiati e ricaricati. Penso che ci abbia rassicurato sul futuro, che per noi è molto confuso. All'annuncio di questa nascita, c'è stata una sorta di crollo, poi l'accettazione ed infine è subentrata la paura. Ora questa comincia ad affievolirsi. La sua esistenza e quella della Fondazione Lejeune è rassicurante. Grazie ancora”. L'aborto volontario è considerato un crimine abominevole da tutta la tradizione cristiana e Giovanni Paolo II lo ha ribadito nell'Evangelium Vitae: “L'essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento. Queste e altre simili ragioni, per quanto gravi e drammatiche, non possono mai giustificare la soppressione deliberata di un essere umano innocente...accade non poche volte che queste tecniche siano messe al servizio di una mentalità eugenetica, che accetta l'aborto selettivo, per impedire la nascita di bambini affetti da vari tipi di anomalie. Una simile mentalità è ignominiosa e quanto mai riprovevole, perché pretende di misurare il valore di una vita umana soltanto secondo parametri di normalità e di benessere fisico, aprendo così la strada alla legittimazione anche dell'infanticidio e dell'eutanasia” (Evangelium Vitae, n. 60; n. 58; n. 63). La diagnosi prenatale deve essere proposta e favorita nel caso in cui sia possibile curare il bambino quando è ancora nell'utero. Allo stato attuale ciò è possibile solo in pochi casi attraverso la chirurgia o terapie somministrate alla madre che mirano ad evitare malformazioni. Come medici e ricercatori, è nostro dovere fare tutto il possibile per incentivare la ricerca in questo settore. Per i bambini malati, è una questione di vita o di morte. Se la diagnosi prenatale viene proposta come mezzo selettivo solo per scegliere coloro, tra i bambini, la cui vita corrisponde ai criteri richiesti dalla nostra società, allora ci si ridurrà a nascondere definitivamente i loro volti umani con un'etichetta che recita: “Condannato a morire per l'ignoranza della medicina”. 131 È molto difficile parlare ai genitori di un bambino che loro conoscono solo attraverso la diagnosi di una malattia di cui è portatore, che non hanno mai visto, che non può essere toccato, che non può essere tenuto tra le braccia. Quando è possibile, cerco di aiutarli a guardare non solo ai risultati dei test, ma anche alla persona del loro bambino, molto semplicemente proponendogli di chiamarlo per nome...ed un grande passo è già fatto! La scoperta di una grave malattia genetica o di una malformazione incurabile durante la gravidanza è una prova terribile per una coppia e per tutta la famiglia. Dopo aver ricevuto la notizia dal medico, i genitori si precipitano a leggere i siti internet dove incontrano parole che non sempre capiscono poiché non sono medici, ma che sembrano terribili ai loro orecchi e che che suonano come una condanna per il loro bambino. Coloro che rifiutano l'aborto in virtù delle loro convinzioni, hanno bisogno di vivere giorno per giorno la gravidanza fino al momento del parto, circa 20 settimane, e questo tempo è terribilmente lungo. Incontreranno molte persone piene di buone intenzioni, nelle loro famiglie e tra gli amici, che gli diranno che la loro decisione non è ragionevole, che dovrebbero pensare al futuro del loro bambino, che sarà infelice per tutta la vita, che sarà un peso per la società, etc. Alcune di queste coppie mi hanno raccontato di aver cambiato i loro itinerari quotidiani per non passare davanti a vetrine per bambini, dove tutto sembra felice e pieno di serenità. Quando la malattia del bambino prevede il rischio di una morte più o meno rapida dopo il parto, parliamo dell'accoglienza a questo piccolo che non andrà a casa, ma anche del modo di preparare gli altri figli che stanno impazientemente aspettando il loro fratellino o la loro sorellina. I genitori dovrebbero parlare loro del bambino chiamandolo per nome e, appena possibile, portare loro le fotografie e spiegare loro che non sta soffrendo e che è come addormentato nelle braccia dei genitori. Se i genitori sono cristiani, li aiutiamo a preparare il Battesimo e la Cresima del loro bambino. Non conosco genitori che si siano rifiutati di agire in questo modo. Nonostante la loro sofferenza, sorprendentemente riescono a ritrovare la pace piuttosto in fretta. Quando mi trovo con coppie che stanno attraversando questi momenti, mi sento estremamente povera ed ho l'intima convinzione che siano loro i santi dei tempi moderni, ma la santità non li protegge dalla tentazione e ancora una volta non dobbiamo dimenticare che una gravidanza è lunga! L'articolo molto critico di Jean-Yves Nau: Lo sradicamento programmato del mongolismo sintetizza perfettamente la situazione. “È tutto pronto per far sì che non si registrino più, a breve e medio termine, nascite di bambini affetti da Trisomia 21. Bisogna notare che così facendo la natura dell'attività medica cambia radicalmente, esce dallo schema della relazione individuale per rispondere di fatto, a politiche di sanità pubblica”. In questo articolo, Jean-Yves Nau cita Bernard Andrieu, un filosofo delle scienze della vita: “In nome della libertà individuale, gli Stati instaurano un eugenismo mascherato, accollando il peso della colpa all'individuo...Oggi la donna ha il diritto di decidere la qualità del bambino non ancora nato. È davvero questo il modo per evitare le derive dell'eugenismo?”. L'eugenismo non è un fenomeno recente. Platone ne diede una formulazione particolarmente crudele nella Repubblica: “I maschi migliori devono unirsi il più spesso possibile alle femmine migliori, e al contrario i maschi peggiori alle femmine peggiori; e i figli degli uni vanno allevati, quelli degli altri no, se il gregge dev'essere quanto mai eccellente. Ma nessuno, fuor che i governanti, deve sapere che avviene tutto questo, se il gregge dei guardiani vorrà essere il più possibile immune dalla discordia”. In un editoriale della rivista della Società Francese di Genetica (giugno 1999), Jean Gayon oppone il vecchio al nuovo eugenismo: “Una pseudo scienza messa al servizio dei pregiudizi di classe o di razza, un'ideologia biologizzante associata alle peggiori estorsioni nella storia del ventesimo secolo, una medicina ed una sanità pubblica che si rivoltano contro i malati, gli handicappati ed i ritardati mentali. Tali sono oggi le rappresentazioni più comuni dell'eugenetica. La semplice parola è oramai oggetto di tale avversione che la sola qualifica di un'idea o di una pratica come eugenetica equivale molto spesso a condannarli. Tuttavia, si dice, che la questione eugenetica è tornata alla ribalta...abbiamo due motivi per non dimenticare troppo rapidamente questa parola. Per quanto riguarda il passato, ci ricorda dove 132 non bisogna assolutamente ritornare. Per quanto riguarda in modo utopistico un possibile futuro, ci permette di non lasciarci ipnotizzare da questa in alcun modo, di guardarla in faccia” e conclude: “Le parole non sono colpevoli per se stesse, solo le azioni sono colpevoli”. Trasmettere la vita significa accettare anticipatamente il bambino che nascerà, con le sue ombre e le sue luci. Significa accettare anticipatamente di adottare il bambino ogni giorno perché possa diventare ciò che egli relamente è: cioè, quest'uomo, questa donna, che è irriducibile ad un altro e che dal momento del concepimento appartiene esclusivamente a se stesso e al suo Creatore. “Non abbiate paura, aprite, aprite le porte a Cristo”. Questo è quello che Giovanni Paolo II ha gridato al mondo all'inizio del suo Pontificato, il 22 ottobre del 1978. Ed ha continuato: “Oggi troppo spesso l'uomo ignora ciò che ha dentro di sé. Molto spesso è incerto sul senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che diventa disperazione. Perciò lasciamo che Cristo parli all'uomo”. Se la gloria di Dio è l'uomo vivente, come amava dire S. Ireneo, onore dell'uomo è servire la vita, dovunque essa sia in pericolo. Oggi l'uomo sofferente, l'uomo malato è davanti alla scienza e alla tecnologia che vogliono essere padroni del nostro destino, davanti alla coscienza del mondo. Giovanni Paolo II ha spiegato la posizione della Chiesa in occasione della conclusione dell'incontro della Pontificia Accademia delle Scienze il 22 novembre del 1993: “L'approfondimento permanente delle conoscenze sulla persona vivente è un bene in sé perché la ricerca della verità fa parte della vocazione primordiale dell'uomo e rappresenta la prima lode verso Colui che ha formato il genere umano e che è all'origine di ogni cosa. La scienza è seducente ed affascinante. Tuttavia, non sarebbe in grado da sola di enunciare la verità ultima e di proporre la felicità che l'uomo anela di raggiungere, né di dettare i criteri morali per giungere al bene. Pertanto è importante prendere coscienza dei problemi morali legati non alla conoscenza in sé, ma ai mezzi per l'acquisizione della conoscenza e alle sue applicazioni possibili o prevedibili. Non spetta alla Chiesa stabilire i criteri scientifici e tecnici della ricerca medica, ma è compito della Chiesa, in nome della sua missione, ricordare i limiti entro i quali si agisce per il bene dell'uomo”. Ed ha aggiunto ancora: “Il criterio morale della ricerca è sempre l'uomo, nella sua essenza corporea e spirituale”. La maggior parte dei medici e dei ricercatori che si abbandona alla tentazione di queste tecniche, dice di agire secondo la propria coscienza. Gli credo volentieri, e in ogni caso non sta a me giudicare. Ma per quanto riguarda noi, medici cristiani, non possiamo avere una buona coscienza. Come persone battezzate e confermate, ci è richiesto di illuminare le nostre coscienze alla luce della preghiera, della vita sacramentale, dei testi sacri e dell'insegnamento della Chiesa che, come scrisse Padre de Lubac, “dissipa le tenebre dove tutti si intorpidiscono o si disperano o, pietosamente, si creano, a proprio piacimento, la loro storia infinita. Senza scoraggiarci per nessun compito, ci tiene lontani dai falsi miti e ci evita le distrazioni e il disgusto di tutte le chiese costruite da mano umana. Ci salva dalla rovina in presenza del nostro Dio!”. Di conseguenza, sta a noi prenderci le nostre responsabilità, non temere di remare contro corrente fermamente, ma umilmente, consapevoli di essere peccatori e vulnerabili e che il male esiste, ma che un Uomo è venuto sulla terra per farsi carico di questo fardello. Egli è morto per questo, ma è servito per risorgere! 133 W.J. EIJK I CRITERI DELL’INDIVIDUALITÀ ORGANICA E LO STATUTO BIO-ANTROPOLOGICO DELL’EMBRIONE PREIMPIANTATORIO Uno dei temi centrali nella discussione sulla liceità dell'aborto e degli esperimenti sull'embrione, è quello del suo status. L'aver raggiunto lo status di individuo umano o persona umana significa che l'embrione ha lo status morale relativo, una dignità da cui provengono i diritti attribuiti a tutti gli esseri umani. Prima di raggiungere questo status, sarebbe lecito abortire l'embrione o usarlo come materiale da esperimento, sopprimendolo. La difficoltà è che esistono opinioni molto divergenti riguardanti il momento in cui si dovrebbe attribuire uno status morale all'embrione. Così si identificano, quali indicatori del momento in cui l'embrione diventa un vero essere umano o una persona umana, il concepimento, l'annidamento (dopo circa 2 settimane), l'inizio delle attività cerebrali, la capacità di provare dolore, la vitalità al di fuori dell'utero (in genere dalla 24a settimana di gestazione),1 la nascita o una fase di sviluppo successiva alla nascita. Negli ultimi anni si tende sempre più diffusamente ad indicare un momento preciso in cui l'embrione diventerebbe un individuo umano, parlando di una umanizzazione progressiva graduale o di una crescita graduale della dignità dell'embrione. Ciò significa che esisterebbe un dovere di proteggere l'embrione proporzionale al suo grado di sviluppo. Questo era fra l'altro l'argomento utilizzato dal governo olandese per legalizzare esperimenti con embrioni umani nel 2002: l'embrione precoce ha una dignità tale che il progresso della medicina può compensare la perdita di embrioni per la ricerca.2 A parte il concepimento, i momenti elencati concedono scarsa possibilità di attribuire all'embrione fino al settimo giorno dalla fertilizzazione la dignità di un individuo umano. I momenti elencati, però, sono conclusioni che traggono la loro validità dai criteri usati per valutare lo status dell'embrione. Il criterio usato dipende dalla visione dell'uomo che si assume come punto di partenza. Bisogna quindi fare una netta distinzione fra: il momento in cui si attribuisce all'embrione lo status di individuo umano con tutti i diritti relativi, il criterio usato per valutare lo status dell'embrione e l'antropologia che è il fondamento di detto criterio. La grande varietà dei momenti considerati come l'inizio dell'esistenza dell'individuo umano rende assai difficile la discussione sullo status dell'embrione. Quando non è chiaro quale criterio si usa e quale antropologia si prende come punto di partenza, la discussione, inevitabilmente, si arena. Perciò, dobbiamo prima di tutto prendere in considerazione i vari criteri a riguardo, soprattutto in relazione ai dati biologici rilevanti. La distinzione fra criteri estrinseci e intrinseci ci aiuta a chiarire i termini della questione. I criteri estrinseci sono quelli che non derivano dall'embrione in quanto tale, ma da fattori esterni. Sia in passato sia ancora oggi incontriamo nella discussione sullo status dell'embrione umano i seguenti criteri estrinseci: i rapporti umani: l'embrione diventa un individuo umano dal momento in cui instaura rapporti con altri individui umani; la legge positiva: l'embrione diventa un individuo umano dal momento in cui viene riconosciuto come tale dalla legge positiva, e la possibilità di sviluppo:l'embrione è da considerare un individuo umano se sussiste la possibilità di un ulteriore sviluppo. I criteri intrinseci, invece, riguardano alcune caratteristiche dell'embrione stesso, cioè: l'indipendenza dal corpo della madre: l'embrione diventa un individuo umano dal momento in cui non è più una parte dell'organismo della madre; la natura biologica umana: l'embrione è un individuo umano per il semplice fatto di essere biologicamente un essere umano;l'individualità: l'embrione diventa individuo umano solo dal momento in cui non può più dividersi dando vita ad un gemello o unirsi ad un altro 134 embrione; l'essere persona: l'embrione diventa un individuo umano, quando diventa una persona umana; la finalità intrinseca: l'embrione, anche se non ancora individuo umano, deve essere rispettato come tale per la sua finalità intrinseca, ossia per il fatto che lo diventerà. Solo dopo aver stabilito il criterio, si può indicare il momento dello sviluppo embrionale in cui l'embrione riceve lo status morale di essere umano: il concepimento, l'inizio delle attività celebrali, il momento della nascita o quello in cui la società lo riconosce come un soggetto di diritti. Bisogna tenere in considerazione che i criteri enumerati non si escludono a vicenda. Certe correnti di pensiero applicano alcuni di essi contemporaneamente. Per una valutazione approfondita bisognerà però analizzarli separatamente. I Criteri Estrinseci Rapporti umani: l'embrione diventa un individuo umano dal momento in cui instaura rapporti con altri individui umani Nella filosofia del ventesimo secolo, specialmente nello strutturalismo, esiste una forte tendenza a cercare lo specifico dell'uomo non in ciò che è, ma nelle sue relazioni. Alcuni addirittura considerano le relazioni dell'uomo come l'unica caratteristica specifica che distingue l'uomo dagli altri esseri viventi. Secondo i moralisti francesi Ribes, Pohier e Roqueplo, l'embrione raggiunge uno status pienamente personale e umano, solo avendo relazioni umane. L'esempio è quello di un embrione che fosse desiderato dai genitori e, in un certo senso, anche dalla società. Nel caso in cui non ci sia stata l'intenzionalità, da parte dei genitori, di concepire un figlio e abbiano anche tentato di prevenire il concepimento, l'embrione non avrebbe uno status specificamente umano.3 Pertanto, le fasi dello sviluppo biologico dell'embrione non hanno alcuna rilevanza secondo questo modo di vedere. Ovviamente, vi sono importanti obiezioni contro questa visione. Questa implica che si potrebbe negare ogni rispetto anche al neonato indesiderato con la possibilità di sopprimerlo. Infatti non si potrebbe indicare un momento preciso in cui l'embrione inizi ad acquisire uno status umano. In questo modo si potrebbe anche negare lo status umano di alcuni adulti. Che cosa dovremmo allora pensare della donna anziana indiana a Calcutta, lasciata dal figlio in una discarica in un sacco di plastica? Ella smette per questo di essere una persona umana? E lo diventa di nuovo, quando viene portata dalle suore di Madre Teresa in una delle sue case, per essere curata amorevolmente? In base alla ovvia superficialità e alle conclusioni estreme a cui porta, la riduzione dell'individuo umano alla pura relazionalità non trova molti aderenti. Altri sono dell'idea che lo status di essere umano e la personalità dell'individuo emergano dal momento dell'annidamento: l'annidamento, poiché implica l'inizio di un rapporto stretto con la madre, rende chiara la trascendenza verso l'altro, considerata essenziale per la persona umana; il corpo umano è infatti il fondamento e il simbolo reale di questa trascendenza verso l'altro.4 In base a questo, Böckle e altri giustificavano, negli anni sessanta e settanta, l'uso degli intercettivi e la pillola del giorno dopo: il fatto che l'embrione prima dell'annidamento, non avendo relazioni umane, non sia ancora da considerare come individuo umano, rende possibile una valutazione comparativa dei valori in gioco: il valore dell'embrione non ancora persona umana da una parte, e il bene della madre in situazioni di emergenza dall'altra. Questo implica che l'uso della pillola del giorno dopo è accettabile in caso di stupro e risulta accettabile anche l'uso del dispositivo intrauterino quando vi siano motivi gravi per il controllo della nascita, come la necessità di prevenire una gravidanza, o per motivi demografici.5 Tuttavia, non è corretto riconoscere troppa importanza al momento dell'annidamento, come se non esistesse un rapporto esistenziale fra la madre e l'embrione anche prima di questo avvenimento. Un tale rapporto si costituisce già nella fusione dello spermatozoo e dell'ovulo come frutto del rapporto sessuale dei genitori. Inoltre l'embrione riceve anche prima dell'annidamento i nutrimenti necessari e 135 l'ossigeno per la crescita dalla madre. L'annidamento non è perciò l'inizio di un rapporto trascendentale con la madre che caratterizzerebbe l'embrione come un individuo veramente umano. L'embrione diventa un individuo umano quando viene riconosciuto tale dalla legge positiva Sembra evidente che la legge positiva garantisca e protegga i diritti oggettivi di ogni individuo umano. Nella nostra società pluralista, l'unica soluzione pratica possibile alla controversia sullo status dell'embrione umano sarebbe, secondo molti, che lo status dell'embrione venga definito attraverso il consenso democratico. Se l'embrione merita rispetto, pertanto, dipenderebbe esclusivamente da ciò che è stato stabilito, a questo proposito, dalla legge. Nella maggior parte dei paesi, l'aborto provocato è permesso entro un certo limite temporale e a determinate condizioni. In alcuni paesi, sperimenti con embrioni umani prima del momento in cui si sarebbero impiantati nell'utero nelle condizioni naturali, cioè fino a 14 giorni dopo il concepimento, sono legalizzati (da esempio in Inghilterra e nei Paesi Bassi). Molti, nella nostra società, non si soffermano sulla questione dello status oggettivo dell'embrione, ma si adattano alla legge positiva in vigore. Hubert Marktl, già Preside della Max-PlankGesellschaft, che pone come alternative le idee che l'essere umano sia un fatto puramente biologico, oppure un concetto che si riconosce da un punto di vista culturale, parla di un atto di ricognizione da cui l'essere vivente, durante il suo sviluppo, diventerà un essere umano in senso pieno.6 La legge civile In una democrazia un compromesso sarà spesso inevitabile e in molti casi accettabile. Tuttavia, la verità, anche quella riguardante lo status dell'embrione, non può essere stabilita mediante un'indagine statistica. Sarebbe estremamente pericoloso se una società determinasse, attraverso il raggiungimento di un consenso, quale status si debba attribuire alle persone umane o a certe fasi di sviluppo. Anche se in una nazione fondata su una legge accettata dalla maggioranza, si realizzassero delle epurazioni, non concluderemmo che i membri delle minoranze etniche perseguitati non siano persone con uno status morale e i diritti relativi. Quindi anche l'obiezione secondo cui i bambini non nati, indesiderati o handicappati avranno una vita qualitativamente scarsa o rappresenteranno un grave fardello per i loro genitori, non è una ragione oggettiva per rifiutare loro uno status morale riconosciuto dalla legge. Neanche le persone che chiedono asilo in un altro paese in cui si rifugiano sono sempre ben accette, né si aspettano un futuro facile. Pertanto, anche se costretti a fuggire dal loro paese, restano persone con il diritto ad essere soccorse e aiutate da parte dei paesi che le accolgono. In questo ambito si nota come una dottrina come quella della Chiesa, fondata sulla realtà oggettiva, non è autoritaria e intollerante, ma lo è invece il relativismo etico, ritenuto da molti come una condizione essenziale per la democrazia. Secondo l'Enciclica Evangelium Vitae: “È proprio la problematica del rispetto della vita a mostrare quali equivoci e contraddizioni, accompagnati da terribili esiti pratici, si celino in questa posizione. È vero che la storia registra casi in cui si sono commessi dei crimini in nome della verità. Ma crimini non meno gravi e radicali negazioni della libertà si sono commessi e si commettono anche in nome del relativismo etico. Quando una maggioranza parlamentare o sociale decreta la legittimità della soppressione, pur a certe condizioni, della vita umana non ancora nata, non assume forse una decisionetirannica nei confronti dell'essere umano più debole e indifeso?” (n. 70). Il relativismo etico non è solo una minaccia per la vita dei più deboli, specialmente i non nati, che non hanno possibilità di voto, ma anche per la democrazia stessa. La democrazia non è un fine in sé, ma – come ogni forma di governo – un mezzo per garantire il bene comune. Ovviamente, il bene comune, implicando tutte le condizioni necessarie affinché ogni membro individuale della società possa raggiungere il suo destino, esige il rispetto della vita che è un bene fondamentale. Sebbene la libertà sia un bene più alto rispetto a quello della vita fisica, l'essere umano non può esercitare la propria libertà 136 senza essere vivo. La vita è quindi un bene fondamentale rispetto alla libertà. Il non riconoscere la vita come bene fondamentale rappresenta una minaccia grave per la libertà e la democrazia: “Ma il valore della democrazia sta o cade con i valori che essa incarna e promuove: fondamentali e imprescindibili sono certamente la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei suoi diritti intangibili e inalienabili, nonché l'assunzione del bene comune come fine e criterio regolativo della vita politica...Quando, per un tragico oscuramento della coscienza collettiva, lo scetticismo giungesse a porre in dubbio persino i principi fondamentali della legge morale, lo stesso ordinamento democratico sarebbe scosso nelle sue fondamenta, riducendosi a un puro meccanismo di regolazione empirica dei diversi e contrapposti interessi” (Ibid.). La legge divina positiva Anche fra coloro che si appellano alla Sacra Scrittura, ci sono alcuni che fondano lo status morale dell'embrione su una traduzione particolare della Gen. 9, 6, cioè: “Chi sparge il sangue dell'uomo nell'uomo, il suo sangue sarà sparso...”,7invece della traduzione usuale: chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso... (corsivo mio).8 Gen 9,6 tradotto nel primo modo, implica una proibizione dell'aborto procurato. Combinando l'esegesi letterale di testi biblici isolati con un criterio biologico, come fanno alcuni gruppi ebraici ortodossi, si afferma la liceità della ricerca scientifica con embrioni creati mediante fecondazione in vitro, ma non trasferiti nell'utero, per poter sviluppare terapie per malattie finora incurabili per l'uomo. La traduzione il sangue dell'uomo nell'uomo esige infatti solo il rispetto dell'embrione intrauterino, ma non di quello extrauterino. Si valuta in maniera ammissibile, in questo modo, anche la creazione di embrioni umani a scopo di ricerca e di clonazione terapeutica. Gen 9,6 giustifica la clonazione terapeutica? La traduzione usuale “chi sparge il sangue dell'uomo dall'uomo il suo sangue sarà sparso” implica una proibizione generale di uccidere esseri umani. Il dall'uomo è in ebraico ba¯'a¯da¯m. Il prefisso be può avere due significati: in, come preposizione per indicare un posto, oppure da, in senso causale. Qual è la traduzione più corretta? 9 In primo luogo bisogna osservare che il testo originale ammette, di principio, ambedue le traduzioni.10 La traduzione dall'uomo nel contesto della Gen 9,6 è però più evidente ed è usata praticamente da tutte le versioni della Sacra Scrittura. Due argomenti a favore di questa interpretazione sono: l'espressione ba¯'a¯da¯m si trova 19 volte: in nessun posto significa nell'uomo.11 In secondo luogo, Gen 9,6 è costruito, nel testo originale ebraico, secondo un chiasmo, una figura retorica che consiste nella disposizione incrociata di parole connesse tra loro, come in un'immagine speculare: chi sparge il sangue di un uomo, dall'uomo sarà sparso il suo sangue. Le parole sangue e uomo sono usate in modo rovesciato. Questo implica che la seconda parola uomo non appartiene alla relativa, come appare nella traduzione sangue dell'uomo nell'uomo, ma alla frase principale: dall'uomo sarà sparsa il suo sangue. Un secondo punto, più importante, riguarda l'uso della Sacra Scrittura nella teologia in genere e, in particolare, nella teologia morale e nella bioetica. Anche se la traduzione l'uomo nell'uomo, quindi l'essere umano non nato nell'utero, fosse corretta, Gen 9,6 non costituirebbe comunque una giustificazione della soppressione e della strumentalizzazione degli embrioni umani fuori dell'utero: In Gen 9,6 si direbbe allora esplicitamente che non è lecito uccidere embrioni umani fuori dal grembo materno. Ma il fatto che non sia detto esplicitamente non significa che sia lecito uccidere embrioni fuori del grembo materno. Tale conclusione è un errore logico: non si può trarre una conclusione positiva da una premessa negativa. Per quanto gli autori umani della Bibbia siano ispirati dallo Spirito Santo, la Bibbia non è una fonte delle scienze naturali. Per gli autori della Bibbia non esisteva la possibilità di generare embrioni e salvare la loro vita al di fuori del grembo materno. Nella Rivelazione non ci si rendeva conto del fatto 137 che la biotecnologia sarebbe arrivata al punto di generare esseri umani fuori dell'utero, in laboratorio. Per fare un paragone: i principi della dottrina sociale della Chiesa sono formulati in base alla problematica sociale del diciannovesimo secolo, caratterizzata dall'industrializzazione e dall'emergere del proletariato. Questi principi hanno senz'altro un fondamento biblico, ma come tali non sono formulati nella Sacra Scrittura. Testi biblici non possono essere interpretati come a sé stanti, ma solo in relazione all'intero contesto biblico. La Sacra Scrittura non dà una risposta univoca alla domanda su quale sia lo statuto dell'embrione umano.12 Dato che all'interno della Bibbia non troviamo criteri esplicativi, sono necessari criteri supplementari per un'interpretazione sensata. Nella Chiesa Cattolica i criteri più importanti ci vengono offerti dalla Tradizione e dai Documenti del Magistero. La possibilità di sviluppo: l'embrione è da considerare un individuo umano se sussiste la possibilità di un'ulteriore sviluppo Un embrione concepito mediante fecondazione in vitro che non viene impiantato nell'utero, ma rimane nel laboratorio vivrà, secondo le attuali possibilità tecniche, al massimo nove o dieci giorni. Solo se trasferito nell'utero avrà la possibilità di svilupparsi. La decisione di non impiantarlo ha delle conseguenze importanti per lo status dell'embrione, come afferma Tauer: “La questione delle condizioni normali per uno zigote in provetta, se non si intende procedere al trasferimento dell'embrione e all'impianto, solleva dei dubbi. Se le condizioni normali dello zigote in laboratorio sono essenzialmente le stesse dell'oocita prima della fecondazione, cosa che sembra essere vera, allora lo zigote non si svilupperà mai come persona. Dunque sarebbe meglio classificarlo come una persona possibile, una persona che potrebbe diventare tale soltanto a certe condizioni possibili da un punto di vista causale (e deliberate scelte)”.13 Se l'embrione fosse destinato ad essere trasferito nell'utero, avrebbe uno status più alto. Ciò significa che dovrebbe essere classificato come una persona potenziale (potential person), avendo una possibilità effettiva di svilupparsi. Allora avrebbe un valore maggiore rispetto a quello puramente strumentale.14 Dopo aver concluso che l'embrione umano in provetta, non essendo in grado di sentire e di agire e non essendo cosciente, ha uno status morale debole,15 Meyer e Nelson concludono che lo status dell'embrione è determinato dai gameti da cui proviene, cioè dai genitori genetici. Questi hanno il diritto esclusivo di decidere se gli embrioni debbano essere usati per la procreazione di figli propri, di altri, per la ricerca o se debbano semplicemente essere buttati via. L'uso di embrioni creati in laboratorio da più di 14 giorni deve essere evitato perché alcuni considerano questo momento come l'inizio moralmente significativo dell'individuazione embrionale.16 Lo status dell'embrione, inteso in questo modo, lo si fa dipendere dalle scelte di altri, soprattutto del ricercatore e dei genitori. Si potrebbe argomentare che questa scelta può essere fatta soltanto nella fase precedente all'impianto dell'embrione e che in questo caso vengono considerate le possibilità intrinseche dell'embrione. Tuttavia, un criterio estrinseco, cioè la decisione arbitraria presa da altri, condiziona il giudizio sulla questione se l'embrione abbia lo stesso status di un gamete o uno status più alto. Pertanto le possibilità intrinseche vengono decisamente negate. Valutazione I criteri estrinseci non sono idonei per indicare lo status morale dell'embrione, perché sono secondari rispetto a ciò che è l'embrione. Solo in base a criteri intrinseci si può avere un giudizio oggettivo sul rispetto dovuto all'embrione. A parte questo e a parte le critiche espresse in precedenza, c'è ancora un'obiezione fondamentale: nei criteri estrinseci i fattori biologici o non hanno alcun ruolo oppure ne hanno uno solo marginale. Questo è tuttavia inammissibile, dato che l'essere umano è un'unità sostanziale con una dimensione spirituale e materiale. L'aspetto materiale è una dimensione intrinseca 138 dell'essere umano per cui è impossibile sia identificare l'individuo umano con tale dimensione, sia concepirlo a prescindere dalla sua dimensione fisica/biologica senza attribuirle un ruolo intrinseco. I Criteri Intrinseci Da ciò che è stato detto sopra si capisce che si possono usare solo i criteri intrinseci per la definizione dello status dell'embrione come individuo umano e che questi criteri devono tenere in considerazione anche i dati biologici. L'indipendenza dal corpo della madre: l'embrione diventa un individuo umano quando non è più parte dell'organismo della madre Alla fine degli anni sessanta e durante gli anni settanta gruppi di femministe rivendicarono il diritto all'aborto provocato, con la motivazione che il non nato sarebbe una parte del loro corpo e perciò la donna dovrebbe poterne disporre: siamo padrone nella nostra pancia. L'idea che il non nato fa parte del corpo della madre è in linea con una interpretazione della posizione del diritto romano riguardante lo stato del feto, sorta dopo la prima traduzione dell'opera Digesta in tedesco nel 1831, che è seguita poi da quasi tutti i commentatori.17 Si tratta di un detto di Ulpiano (giurista romano, morto nel 228 p.C.): partus, antequam edatur, mulieris portio est vel viscerum.18 Siccome nelle traduzioni i termini portio e viscera sono intesi in senso fisico, è sorta la convinzione generale che Ulpiano vedeva il non nato come una parte del corpo della madre (mulieris portio) o dei suoi organi (viscerum) fino al parto. Mediante argomenti sottili e in base a una lettura precisa del contesto e allo stato del figlio non nato nel diritto romano in genere Waldstein conclude che mulieris portio significa l'interesse della madre e cheviscera deve essere tradotto come il più caro per qualcuno, il proprio figlio o parte della famiglia di qualcuno. Questo implica che fino al parto il figlio rientra nella sfera dell'interesse della madre e che prima del parto il padre non ha nessun diritto al figlio.19 La discussione sullo status dell'embrione preimpiantatorio riguarda soprattutto i problemi etici della sperimentazione sull'embrione in vitro, creato attraverso la fecondazione artificiale, che non è quindi parte del corpo materno. I dati biologici forniti dalle scienze moderne, però, hanno chiarito che l'embrione, a partire dal concepimento, ha una propria esistenza. Dipende dalla madre per il nutrimento, l'idratazione e l'espulsione della materia organica. Tuttavia, il suo sviluppo e la sua crescita come individuo sono guidati, sin dal concepimento, dal proprio genoma, diverso da quello della madre. Perciò, in base alle conoscenze genetiche attuali non si può in nessun modo ritenere che il non nato sia una parte del corpo della madre. Sulla base di questo argomento non è ammissibile, da parte della madre, rivendicare il diritto di disporre della vita dell'embrione. La natura biologica umana: l'embrione è un individuo umano per il semplice fatto di essere biologicamente un essere umano La coppia Wilke fonda il suo rifiuto dell'aborto provocato sul dato che la vita umana, dal punto di vista biologico, comincia con il concepimento. La teologia o la filosofia non servono a risolvere la questione dello statuto dell'embrione, dato che in entrambe esistono molte opinioni divergenti su questo tema.20 La definizione biologica dell'inizio della vita, cioè il concepimento, non potendo essere messa in dubbio da nessuno, è quindi secondo la coppia Willke il criterio più solido per attribuire uno status morale all'embrione umano a partire dal concepimento. Questa conclusione, per quanto ritenuta interessante dai movimenti Pro Life, incontra alcune obiezioni insuperabili. Non si tiene conto del fatto, ad esempio, che, come vedremo più avanti, molti eticisti moderni operano una distinzione fra esseri umani in senso strettamente biologico e persone umane. I dati embriologici o biologici di per sé, interpretati in modo diverso nelle varie visioni dell'uomo, non 139 possono dare una risposta definitiva riguardo allo status dell'embrione. Secondo certe visioni dell'uomo è escluso che l'embrione sia un essere umano dal concepimento. Inoltre una definizione puramente biologica tenderebbe ad una concezione biologistica e materialista dell'uomo, secondo cui l'uomo non può avere una dignità intrinseca, ma al massimo un valore strumentale. Un appello alla mera presenza biologica di un essere umano, prescindendo da altri aspetti quali la sua dimensione spirituale e la sua finalità intrinseca, è insufficiente, come vedremo. L'individualità: l'embrione diventa individuo umano solo dal momento in cui non può più dividersi dando vita ad un gemello o unirsi ad un altro embrione Nel 1990 in Inghilterra è stata approvata, su Raccomandazione della Commissione Warnock, una legge che permette esperimenti su embrioni in vitro a certe condizioni fino ai quattordici giorni dal concepimento. Nel suo Rapporto pubblicato nel 1984 la Commissione conclude che l'embrione precoce, avendo ancora la possibilità di dividersi, non può essere considerato come un essere individuale e perciò neanche come un individuo umano.21 Anche eticisti cattolici hanno assunto questa visione.22 Il moralista Häring afferma: “L'obiezione più grande contro la teoria dell'animazione al momento della fecondazione è posta dal fenomeno dei gemelli identici”.23 La Commissione Warnock prende come inizio dell'individualità dell'embrione il momento della formazione della stria primitiva (primitive streak), assumendo che prima di questa (ma non dopo) l'embrione è in grado di dividersi in due individui geneticamente identici. La stria primitiva è la concentrazione bislunga di cellule a uno degli estremi del disco embrionale che avviene il quattordicesimo o quindicesimo giorno dopo il concepimento. Essa è una manifestazione dell'asse anteroposteriore dell'embrione e si verifica nel luogo in cui si svilupperà dopo breve tempo la tuba nervosa da cui si formeranno il cervello e la spina dorsale. In questo luogo sorge un numero di strati di cellule differenziate a seguito della loro migrazione. Nel disco embrionale si possono formare al massimo due linee primitive, ma questo non porterà alla divisione dell'embrione a causa della differenziazione appena cominciata. Questo periodo di due settimane coincide approssimativamente con il periodo prima dell'impianto dell'embrione nella mucosa dell'utero, che si completa tra l'undicesimo e il tredicesimo giorno. In questo periodo si parla spesso di pre-embrione, termine che suggerisce che l'embrione non sia ancora un individuo umano e non merita dunque di essere rispettato come tale.24 Questo ragionamento ha origine dalla presunzione che l'embrione non sia un individuo finché sussista la possibilità di scissione e quindi non può essere ritenuto neanche persona perché la persona è l'essere individuale più perfetto. Un primo problema è se sia veramente certo che la gemellazione monozigotica è possibile fino al momento della formazione della stria primitiva. Nei manuali di embriologia si indica in genere tre fasi in cui la gemellazione può occorrere, in rapporto con le fasi della formazione delle membrane estraembrioniali, cioè del trofoblasto, dell'amnio e del corio.25 Quando la gemellazione si realizza prima della formazione del trofoblasto, che succede il quinto giorno, ogni gemello ha un proprio amnio e un proprio corio (e quindi una propria placenta). Si stima che questo è la causa della gemellazione in _+ 1/3 dei casi. Dopo la formazione del trofoblasto, ma prima della formazione dell'amnion, che ha luogo il nono giorno, la gemellazione consiste in una divisione della massa cellulare interna, in tale caso si formeranno due amni e un coro comune di ambedue gli embrioni (e una placenta). Questo sarebbe la causa della gemellazione in _+ 2/3 dei casi. Molto raramente si svolgerebbe una divisione dopo la formazione dell'amnion, cioè nel disco embrionale, ultimamente prima dell'apparire della stria primitiva. In questo caso i gemelli condivideranno un unico amnio e un unico corio (e un'unica placenta). Bisogna notare che questo schema si fonda su una teoria morfologica basata su deduzione dalla sistemazione della placenta e delle membrane fetali visibili nella fase fetale e durante il parto. Ci sono rari esemplari embrionali da supportare detta teoria.26 In ogni caso manca un'osservazione diretta di una gemellazione mediante la 140 divisione del disco embrionale. Mancano anche immagini di fasi precoci di questo tipo di gemellazione con embrioni normali. Nel 1955 Corner indicava una fotografia di due embrioni mostri (parte della collezione Carnegie), con un età di 28 fino al 30 giorni, che si trovano insieme in un unico coro, come una “prova assoluta che la gemellazione può occorrere dopo che la cavità amniotica si è formata”.27 Tuttavia, Corner stesso afferma che non è possibile escludere totalmente che le membrane amniotiche e quelle coriali possono fondersi l'uno con l'altro, cosicché sorgono gemelli pseudo-monoamniotici of pseudo-monocoriali.28 Anche gli attuali manuali di embriologia affermano che lo schema della gemellazione in rapporto con la formazione delle varie membrane diverse rimane finora una teoria. O' Rahilly e Müller parlano di un “modo presunto dello sviluppo di gemelli monozigotici nell'essere umano”.29 Bisogna chiederci se sia giustificabile il fondare una conclusione con delle conseguenze di grossa portata per il rispetto dovuto all'embrione preimpiantatorio, cioè che sperimenti con embrioni sono da legittimare fino a 14 giorni dopo la fecondazione, su una supposizione per cui manca un'evidenza scientifica. La domanda fondamentale è se la possibilità della divisione dell'embrione escluda veramente il suo essere individuale e quindi il suo essere persona. C'è anche un'altra interpretazione possibile, cioè che l'uomo sia in grado di procreare in modo asessuale fino alla formazione della stria primitiva. Quando io, dissodando il giardino, taglio un verme in due, entrambe le parti seguono la propria strada apparentemente indisturbate. Sembra un pensiero poco attraente che anche nell'uomo possa succedere qualcosa del genere, ma chi potrebbe provare il contrario? Che la procreazione asessuale sia possibile anche nell'uomo, sarebbe dimostrato – così affermano Ashley e O'Rourke nella terza edizione del loro manuale Health Care Ethics – dagli scienziati che saranno una volta in grado di clonare uomini adulti, senz'altro considerati come persone, mediante il trapianto nucleare.30 Un ulteriore argomento che escluderebbe che l'embrione nelle prime fasi di sviluppo sia un individuo, è la possibilità della ricombinazione degli embrioni. In esperimenti con animali è stata dimostrata la possibilità di combinare due31 o al massimo tre32 embrioni (blastomeri) di un genotipo differente in un unico embrione che contiene cellule geneticamente diverse che provengono dagli embrioni originari. La scoperta, alla fine degli anni sessanta, dell'esistenza di esseri umani che possiedono sia cellule con due cromosomi X che cellule con un cromosoma X e un cromosoma Y, è vista come un'indicazione che la ricombinazione avviene anche in embrioni umani.33 Da un punto di vista scientifico questo fenomeno può però essere spiegato anche da una colonizzazione di cellule provenienti da un gemello dizigotico o dalla madre nel corpo dell'individuo coinvolto durante lo sviluppo intrauterino. Tuttavia, anche se tali individui fossero veramente il risultato di una ricombinazione di due embrioni, questo fenomeno non rappresenterebbe una prova che l'embrione nelle prime fasi non sia un individuo. A buon diritto si potrebbe anche obiettare che, nel caso della ricombinazione di due embrioni, il corpo dell'uno sia assorbito dall'altro che riesce a mantenere la sua individualità, e perciò che il primo embrione termina di esistere come individuo e muore da un punto di vista metafisico. Molti vedono una prova dell'individualità dell'embrione precoce nel fatto che la composizione del materiale genetico dei cromosomi è stato stabilito nel momento della fecondazione. Altri obiettano che il programma dello sviluppo che i cromosomi contengono, non è immediatamente attivo dopo il concepimento. All'inizio l'energia nell'embrione viene fornita dai mitocondri provenienti della madre. Lo sviluppo nelle primissime fasi non viene, dunque, guidato dal DNA proprio dello zigote, ma dal DNA dei mitocondri che provengono dalla madre, dall'RNA-messaggero e da proteine che erano presenti nello spermatozoo e nell'ovulo.34 Anche questo di per sé non è un motivo valido per dubitare dell'individualità dell'embrione. Il programma dello sviluppo nei cromosomi, pur diventando attivo immediatamente o solo dopo alcuni giorni, è stato fissato dal concepimento e guiderà e regolerà lo sviluppo successivo dell'embrione, se non intervengono fattori disturbanti. I risultati della ricerca più recente indicano però che il DNA dell'embrione inizia a guidare il suo sviluppo praticamente allo stadio di zigote in cui un primo gene responsabile per la differenziazione gonadica è già attivo.35 Il criterio 141 dell'individualità dell'embrione è spesso assimilato a quello in cui l'embrione diventerebbe una persona, cosa di cui parleremo nel prosieguo. Questo implica che l'embrione non può essere considerato come una persona finché non è un individuo, una presunzione di per sé ovviamente giusta. Così Ford ha combinato la formazione della stria primitiva con il momento dell'animazione.36 L'essere persona: l'embrione diventa un individuo umano quando diventa una persona La domanda se l'embrione sia una persona o no, sembra un interrogativo chiaro e semplice. Se è una persona, merita il rispetto come tale. Se fosse soltanto un pre-embrione o una persona potenziale, avrebbe meno diritti. Tuttavia, il momento in cui l'embrione diventa una persona, è molto discusso. Esso dipende in primo luogo dalla visione dell'uomo che si prende come punto di partenza. Inoltre, perfino avendo un'unica visione dell'uomo, ci possono essere ancora idee diverse circa il momento a partire dal quale l'embrione umano debba essere considerato persona. Il criterio dell'animazione Fino al passato recente, nel mondo cattolico la discussione sul momento in cui l'embrione umano diventa una persona, era connessa al momento dell'animazione. D'altronde, anche la visione cristiana tradizionale dell'uomo, avendo difeso sia l'animazione diretta che quella indiretta o ritardata, non ha dato una risposta definitiva alla domanda su quando l'embrione diventi una persona. La teoria dell'animazione diretta, che implica che l'embrione venga animato da un'anima umana sin dal concepimento, ha la sua origine negli scritti di Ippocrate. Secondo Ippocrate l'embrione nasce dallo sperma del padre, che si coagula nell'utero. Il sangue lì presente, non secreto durante la gravidanza come durante la mestruazione, è usato dall'embrione per nutrirsi.37 L'embrione è un individuo umano vivente fin dall'inizio e ha, dunque, un'anima umana. La teoria opposta è quella dell'animazione indiretta o ritardata, esposta da Aristotele. Nel suo pensiero il corpo dell'embrione sorge dal sangue mestruale, trattenuto nell'utero durante la gravidanza. Questo sangue, inteso come la causa materiale dell'embrione, sarebbe coagulato dallo sperma che agisce come causa efficiente e formale, come latte sotto l'influsso del succo di fico o del caglio di formaggio.38 Così il sangue sarebbe trasformato nel corpo embrionale. Mediante lo sperma il sangue mestruale riceve un'anima vegetativa: “Così la parte fisica, il corpo, proviene dalla donna e l'anima dall'uomo...”.39 In questo modo, alla fine della prima settimana, il sangue diventa un essere vivente, paragonabile ad una pianta. L'anima vegetativa è sostituita, dopo qualche tempo, da un'anima sensitiva, e ciò è evidenziato dalla formazione degli organi sensoriali. Quest'anima è a sua volta sostituita da un'anima razionale, che proviene dall'esterno e deve avere un'origine divina.40 L'anima razionale non può essere presente sin dall'inizio poiché la sua attività esige un certo grado di sviluppo degli organi, specialmente di quelli sensoriali: “L'anima è, perciò, il primo atto (perfezione) di un corpo che ha la vita in potenza. Il corpo è quello quando possiede degli organi...Se vogliamo menzionare qualcosa di comune a ogni anima, questo è che l'anima è il primo atto dei corpi naturali che possiedono degli organi”.41 In base all'osservazione di embrioni abortiti, Aristotele concluse che l'embrione maschile veniva animato da un principio razionale di vita al quarantesimo giorno e quello femminile all'ottantesimo.42 La scelta per la teoria dell'animazione indiretta o per quella diretta viene chiaramente determinata dalla differenza nella visione dello sviluppo embriologico. Al contrario di Ippocrate, Aristotele, pensando che il corpo dell'embrione sorgesse dal sangue mestruale, non poteva assumere che l'embrione fosse animato a partire dal concepimento. La sua convinzione che solo un corpo organico potesse essere animato, rendeva infatti impensabile che un pezzo amorfo di sangue contenesse un'anima umana come principio di vita. A questo proposito Tommaso d'Aquino segue Aristotele, benché non senza modificazioni e aggiunte alle tesi di Aristotele.43 Fino al secolo scorso c'erano ancora dei tomisti che sostenevano la teoria dell'animazione ritardata in base alla requisito di ciò che 142 chiamavano una disposizione sufficiente della materia per essere animata da un'anima razionale, come si afferma nel numero 15 delle 24 tesi tomiste pubblicate dalla Sacra Congregazione degli Studi il 27 luglio 1914: “Al contrario, di per sé sussiste l'anima umana, che, quando può essere infusa in un soggetto sufficientemente disposto, è creata da Dio, e, per sua natura, è incorruttibile ed immortale”.44 Nel 1827, Karl-Ernst Von Baer scoprì l'ovulo nei mammiferi e nell'uomo e anche il meccanismo della fecondazione, per cui fu provato definitivamente che il corpo umano non inizia come coagulo di sangue, ma come un ovulo fecondato. Questo era, secondo la maggior parte dei teologi, il motivo per ritenere che l'animazione avvenisse nel momento del concepimento e non più tardi.45 Per difendere l'aborto provocato, tuttavia, teologi moralisti ed eticisti ripresero la teoria dell'animazione ritardata a partire dagli anni sessanta.46 E dato che oggi i ricercatori hanno a che fare con l'ovulo fecondato, con l'embrione a causa della fecondazione in vitro, la teoria dell'animazione ritardata serve anche a giustificare esperimenti sugli embrioni. Per avvalorare tale teoria, da una parte ci si fondava sull'argomento aristotelico, secondo cui per l'animazione è richiesto un certo sviluppo del sistema sensoriale: “Il minimo che dobbiamo supporre prima di ammettere la presenza di un'anima umana è la disponibilità di questi organi: i sensi, il sistema nervoso, il cervello e particolarmente la corteccia. Siccome questi organi non sono ancora maturi durante le primissime fasi della gravidanza, penso che sia certo che non esista una persona umana se non dopo parecchie settimane”.47 D'altra parte teologi ed eticisti si richiamavano spesso – e si richiamano tuttora – ad alcune scoperte scientifiche nel campo dell'embriologia nel secolo scorso: la perdita spontanea di ovuli fecondati in misura considerevole, la formazione di gemelli monozigotici e la possibilità di ricombinare due o tre embrioni in un unico individuo. Abbiamo già parlato degli ultimi due fenomeni, non ancora del primo. In base ad osservazioni sperimentali, Needham postulava, negli anni venti e trenta, che probabilmente si perde spontaneamente fino al 50% degli ovuli fecondati. Ciò rende improbabile per molti il fatto che l'ovulo fecondato sia già animato.48 Questo, infatti, significherebbe che la metà delle persone umane, con un'anima creata direttamente da Dio, si perde nelle prime settimane o nei primi mesi della gravidanza. Questa obiezione non è, d'altronde, nuova, ma risale ad Agostino49 e ad Anselmo.50 Secondo loro, era impensabile che un concepito ai primissimi stadi di sviluppo fosse già animato, poiché ciò avrebbe significato che questi individui avevano la possibilità di essere riconciliati con Dio mediante il battesimo. L'argomento come tale, però, non contrasta necessariamente con l'animazione diretta. L'alta mortalità nei bambini, che fino al secolo XIX era ancora intorno al 50%, non è neanch'esso un argomento per mettere in dubbio il loro essere persona.51 Dal momento in cui l'embrione è animato, diventa una persona e raggiunge, perciò, il grado più alto dell'essere individuo. La divisione dell'embrione in gemelli, possibile fino alla formazione della stria primitiva al quattordicesimo o al quindicesimo giorno, proverebbe secondo il Rapporto Warnock, come abbiamo visto, che l'embrione nelle prime fasi non sia un individuo e dunque neanche una persona. Il filosofo moralista Ford conclude, perciò, che l'animazione possa verificarsi solo dopo la formazione della stria primitiva.52 Abbiamo constatato, però, che la possibilità della gemellazione o di ricombinazione con altri embrioni, non esclude che l'embrione precoce sia un individuo umano. Il criterio della manifestazione di attività specificamente umane Nella bioetica secolare odierna, la discussione sullo status dell'embrione viene determinata soprattutto dall'antropologia dell'identity theory. Questa teoria di origine australiana, accettata da molti eticisti nel mondo anglosassone e seppure inconsapevolmente anche da molti medici, è caratterizzata da un forte dualismo che separa la natura biologica dell'uomo e le funzioni specifiche che lo rendono persona. Lo specifico umano è rappresentato dalla coscienza psicologica, dalla facoltà razionale e dalla capacità di comunicazione sociale. È chiaro che, secondo questa visione, l'embrione non potrà mai essere una persona prima che si abbia un certo sviluppo del sistema nervoso. 143 Tauer pensa che, quando il sistema nervoso si sia sviluppato al punto da registrare alcune esperienze dell'ambiente, l'embrione abbia maturato una personalità psichica, che avvicina l'embrione all'essere persona in senso stretto. Queste esperienze possono essere inconsapevoli, ma – come sappiamo dalla psicoanalisi – già portare alla formazione di memorie che influiscono successivamente sulla coscienza. In base a ciò, Tauer pensa che ci siano ragioni sufficienti per attribuire all'embrione dalla settima settimana non solo un valore morale, ma anche l'inizio dell'essere persona in un senso moralmente significativo.53 Altri, come McMahan, ritengono invece che l'embrione diventi un essere umano in un momento successivo: “Io credo che la visione più credibile è che noi siamo menti incarnate (embodied minds) io ho cominciato ad esistere quando il cervello in questo corpo – il mio corpo – ha acquisito per la prima volta la capacità di avere consapevolezza”.54 Questo implica che l'essere umano inizia la sua esistenza tra la 28a e la 30a settimana. Engelhardt, invece, per poter parlare di persona, esige la presenza attuale dell'autocoscienza, un'attività razionale manifesta e la manifesta capacità di comunicazione sociale. Dato che tali funzioni sono presenti probabilmente solo molto tempo dopo la nascita, i non nati e i neonati – inclusi gli handicappati mentali che non hanno mai avuto una capacità razionale – non sarebbero persone umane a tutti gli effetti con il relativo status morale. Prima di essere persone sarebbero soltanto esseri umani nel senso biologico.55 Questo mostra tanto più l'urgenza di un'attenta riflessione antropologica sulla natura biologica umana dell'embrione precoce. Questa visione ha diverse conseguenze pratiche anche per altri campi dell'etica medica. Se fosse applicata strettamente, il paziente in stato vegetativo permanente non potrebbe essere considerato più una persona. E qualcuno ha suggerito che potrebbe dunque essere considerato come donatore di organi.56 Un'obiezione fondamentale contro la identity theory è che essa difficilmente riesce a spiegare la persona umana come un'unità. L'essere umano viene considerato in antitesi alla persona umana, come la natura biologica e quella spirituale, cioè la capacità razionale. La finalità intrinseca: l'embrione, anche nel caso in cui non fosse ancora un individuo umano, deve essere rispettato come tale per la sua capacità intrinseca di diventarlo Supposto che l'embrione precoce non sia un individuo umano, non sarebbe ovvio concludere che la sua soppressione mediante l'aborto procurato e il suo impiego nella ricerca o nelle pratiche di clonazione terapeutica, siano leciti, proprio per il fatto che non implicano l'uccisione di un individuo umano? Secondo McMahan: “...Questo non costituirebbe l'uccisione di uno di noi, ma soltanto il prevenire la sua esistenza”.57 Come argomento a favore della liceità dell'aborto provocato o di esperimenti con embrioni si indica il fatto che la tradizione cristiana ha preferito la teoria dell'animazione ritardata fino al XIX secolo.58 Questo fa sorgere la domanda circa il motivo per cui i teologi cristiani, pur accettando detta teoria, hanno rifiutato l'aborto all'unanimità – fino alla seconda metà di questo secolo – anche prima del momento supposto dell'animazione. A questo proposito il celebre testo di Tertulliano è indicativo: “Dato che l'uccisione è sempre proibita, è illecita anche la distruzione del feto durante il periodo in cui il sangue si trasforma in un essere umano. Il prevenire la nascita è lo stesso di una uccisione precoce; e non fa differenza se qualcuno uccida la vita già nata, o interrompa la vita già avviata alla nascita e in via di sviluppo: è già uomo colui che lo sarà; come il frutto è già nel seme”.59 Con la trasformazione del sangue, Tertulliano allude al concepimento così come inteso da Aristotele, secondo il quale il sangue che si trova nell'utero, durante la gravidanza non viene espulso come nei periodi normali di mestruazione, ma rimane lì e si trasforma nel corpo dell'embrione sotto l'influsso della forza attiva del seme maschile. Nel momento in cui questo processo è ancora in corso, secondo lo stesso Tertulliano, c'è qualcosa nell'utero che deve essere rispettata come un individuo umano, almeno perché lo diventerà. Come argomento a rinforzo di questa tesi viene aggiunto che ogni frutto è già virtualmente presente nel seme. 144 L'argomento fondamentale in questo testo è che il processo dello sviluppo dell'embrione si svolge in modo finalizzato. C'è nel concepito, e soprattutto nel seme, la finalità intrinseca di diventare un individuo umano. Da ciò scaturisce la necessità del rispetto. Nel suo commento al Vangelo di Luca Ambrogio dice: “Per frenare la tua leggerezza, tu riconosci le mani del Tuo Autore che forma un uomo nell'utero. Lui sta lavorando, e tu violi con la tua libidine il segreto del sacro utero?”.60Qui non si tratta dell'aborto. Ambrogio sembra affermare che passioni sessuali sfrenate portino alla sterilità. In ogni caso ci insegna che la formazione dell'embrione nel piano dell'agire creativo di Dio è un processo finalizzato. Lo stesso pensiero si trova in Agostino: “E tuttavia in tutti gli uomini che nascono malati Dio, formando il corpo, dandogli la vita e nutrendolo, realizza ciò che è buono...”.61 Egli non pensa a un intervento diretto da parte di Dio nello sviluppo biologico dell'embrione, ma a una causalità trascendentale che racchiude le cause biologiche dirette.62 La stessa finalità legata alla dottrina della creazione si evidenzia nel modo in cui Tommaso d'Aquino descrive l'origine dell'uomo.63 Il prevenire la procreazione è visto, dai teologi cristiani, come il rifiuto di realizzare un fine del matrimonio, stabilito nell'ordine della creazione. È in base a questo pensiero che i Padri della Chiesa e i teologi medievali mettono sullo stesso piano l'uso dei mezzi di sterilizzazione (contraccettivi), l'uccisione del feto, sia quello animato sia quello non ancora animato, e l'infanticidio: “Si tradiscono però, quando giungono al punto da esporre i propri figli, nati contro la loro volontà. Detestano di allevare e tenere presso di sé i figli che temevano di generare. Quando, dunque, la tenebrosa iniquità incrudelisce contro i propri figli, generati contro il proprio volere, viene portata alla luce da una chiara iniquità e la segreta turpitudine viene messa a nudo da una manifesta crudeltà. Talvolta, questa voluttuosa crudeltà o se vuoi questa crudele voluttà si spinge fino al punto di procurarsi sostanze contraccettive e, in caso di insuccesso, fino ad uccidere in qualche modo nell'utero i feti concepiti e ad espellerli, volendo che il proprio figlio perisca prima di vivere oppure, nel caso che già vivesse nell'utero, che egli sia ucciso prima di nascere. Non c'è dubbio: se sono tutti e due di tale pasta, essi non sono sposi; e se si comportarono così fin dal principio, non si unirono in matrimonio ma nella lussuria. Se poi non sono tutti e due a comportarsi così, io oserei dire che o lei è in un certo senso la prostituta del marito o lui è l'adultero della moglie”.64 Benché secondo questi teologi l'aborto prima dell'animazione non possa essere ritenuto un omicidio, nondimeno parlano di un intervento illecito, perché viola la finalità intrinseca dell'embrione di raggiungere il momento dell'animazione. Al massimo in certe occasioni l'aborto di un feto considerato come inanimato, viene valutato in modo meno severo 65 o, nel caso di minaccia per la vita della madre, lo si ammette esplicitamente.66 Il ritorno della teoria dell'animazione ritardata fra i teologi cristiani nel volgere dei secoli non giustifica tuttavia in nessun modo la conclusione secondo la quale, in base alla Tradizione cristiana, sia legittimo l'aborto o la soppressione degli embrioni a scopo di ricerca. Questa Tradizione attribuiva pure all'embrione inanimato uno status morale e una dignità relativa in merito alla sua finalità intrinseca. Secondo la biologia odierna ciò lo si trova nel programma di sviluppo che avviene sotto la guida dei cromosomi la cui composizione è stata stabilita a partire dal concepimento. Se si volesse usare un elemento della Tradizione, perché si tralasciano gli altri elementi della stessa Tradizione, pure compatibili con i dati dell'embriologia odierna? Valutazione Quale criterio intrinseco e quale antropologia di base prendiamo come punto di partenza nella considerazione dell'embrione nella prima settimana dopo il concepimento? Da quanto detto, risulta che l'embrione preimpiantatorio è: un essere con una propria vita, separata da quella della madre, un essere umano dal punto di vista biologico, un individuo e un essere con una finalità intrinseca. Tuttavia, possiamo anche concludere che l'embrione preimpiantatorio sia un individuo umano o una persona umana? Nella sua valutazione dello stato dell'embrione umano nell'Enciclica Evangelium Vitae Giovanni Paolo II, evitando di dichiarare espressamente che il momento dell'animazione coincida 145 con il concepimento, fa riferimento alle conclusioni delle scienza biologica moderna mediante una domanda retorica: “Anche se la presenza di un'anima spirituale non può essere rilevata dall'osservazione di nessun dato sperimentale, sono le stesse conclusioni della scienza sull'embrione umano a fornire una indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita umana: come un individuo umano non sarebbe una persona umana? (Donum Vitae, I, 1;Evangelium Vitae, n. 60)”.67 Prendendo come punto di partenza la conoscenza embriologica attuale e soprattutto la genetica moderna, come si potrà non identificare l'embrione precoce con l'individuo umano o con la persona umana in modo razionale? L'Identificazione dell'Embrione Precoce con l'Individuo Umano o la Persona Umana Una spiegazione solo materialista, come quella tipica della identity theory sulle funzioni specifiche della mente umana, è insufficiente. Il processo del pensiero, sviluppandosi in idee astratte, pur se dipendente da informazioni sensoriali, è in ultima analisi una funzione immateriale. Lo stesso si può dire della libertà: i processi materiali, come i processi chimici, sviluppandosi secondo un modello predeterminato, non spiegano la libertà. Senza una dimensione spirituale la libertà umana sarebbe inesistente. Sia la capacità razionale che la libertà presuppongono nell'uomo un principio spirituale di vita. Per essere un individuo umano o una persona umana, l'embrione deve avere sia una dimensione spirituale che una dimensione fisica. Tuttavia, la presenza di una dimensione spirituale non si può dimostrare attraverso il metodo di ricerca della scienze positive. In modo empirico la dimensione spirituale si rivela soltanto nella capacità attualizzata di esercitare funzioni che hanno in ultima analisi la loro origine nello spirito umano. Nell'embrione preimpiantatorio dopo il concepimento mancano segni manifesti di una dimensione spirituale. Il processo del pensare e quello del volere sono funzioni in cui sia la dimensione spirituale che quella corporea dell'uomo hanno un loro proprio ruolo, ma in modo integrato. Il contenuto della coscienza razionale sono i simboli che derivano dall'esperienza sensoriale dell'ambiente e del proprio corpo. Il fatto che questo contenuto manchi nell'embrione precoce, a causa del fatto che gli organi sensoriali non si sono ancora sufficientemente sviluppati, di per sé non esclude la possibilità che la capacità di pensare e quella di volere siano già presenti in potenza, potenza che sarà gradualmente attualizzata in proporzione allo sviluppo dei sensi. Anzi, tenteremo di mostrare che è difficilmente pensabile che la dimensione spirituale non sia presente sin dal momento in cui l'embrione si manifesta come essere umano in senso biologico, cioè dal concepimento. Ritornando all'embrione della prima settimana, dobbiamo chiederci: possiamo identificare un essere di cui costatiamo solo la natura biologica umana, come un individuo umano o una persona umana o no? Secondo il passo della Evangelium Vitae citato in precedenza, le conoscenze embriologiche e genetiche attuali possono fornire “un'indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita umana (n. 60)”. Come possono essere utili queste scienze nello scoprire nell'embrione umano una presenza personale sin dal concepimento? In ogni caso le conoscenze embriologiche attuali contraddicono la nozione classica contraria all'animazione (e perciò all'umanizzazione) diretta, nozione secondo cui l'embrione umano comincerebbe il suo sviluppo come coagulo di sangue, cioè come un essere non vivente, dunque non animato. L'embriologia attuale conferma la concezione secondo la quale l'embrione umano è, sin dal concepimento, un essere vivente, biologicamente umano. A questo si aggiunge il fatto che, dal concepimento, lo sviluppo embrionale si svolge in modo autonomo, coordinato, continuo e graduale.68 Non avvengono delle cesure nel processo successivo di sviluppo, come potrebbe essere se intervenisse nel corso dello sviluppo embrionale un altro meccanismo della coordinazione o dell'integrazione della vita dell'embrione, da interpretare come un momento in cui l'embrione diventi veramente un individuo umano, ricevendo una dimensione spirituale. La genetica ha scoperto il meccanismo di questo sviluppo embrionale: a partire dal concepimento esso è guidato dal genoma, il concepimento rappresenta il risultato della fusione dei cromosomi dell'ovulo con quelli della 146 spermatozoo. Sapendo che il genoma è il fondamento più importante dell'identità biologica dell'essere umano, potremmo chiederci quali indicazioni possa fornire la genetica, oltre a quelle dell'embriologia, per ritenere l'embrione umano una persona umana sin dalla fecondazione. Per rispondere a questa domanda bisogna sapere in che cosa consiste l'identità ontologica della persona umana. L'identità ontologica dell'uomo, in base alla definizione classica della persona secondo Boezio, naturae rationalis individua substantia,69 ripresa da Tommaso d'Aquino,70 implica in certo senso una doppia identità: cioè un'identità generica, la natura razionale, ed un'identità numerica, in quanto la natura generica non esiste da sé, ma in relazione ad una sostanza individuale.71 Leggendo sul giornale che a causa di un incidente ferroviario sono morte dieci persone, vengo a conoscenza del carattere generale, l'identità generica delle vittime, cioè che sono esseri umani. Di fatto, però, sono individui che, avendo una propria identità numerica, attualizzano questa identità generica in modo diverso. L'identità numerica, in fondo, significa che questo individuo concreto è una persona umana, indipendentemente dallo stadio del suo sviluppo, dalla sua perfezione fisica, dal suo successo o dai suoi difetti. La persona è l'essere individuale più perfetto: il carattere individuale appartiene dunque essenzialmente alla persona. Questo significa che l'identità numerica è una dimensione intrinseca della persona umana. La domanda è: che ruolo svolge il genoma, presente dal concepimento, nella definizione dell'identità generica e di quella numerica dell'individuo umano? Il genoma è il fondamento biologico più profondo del corpo. Visto che l'essere umano è un'unità sostanziale di spirito e corpo, il genoma ha un ruolo intrinseco riguardo alla identità generica. Dato che anche l'identità numerica è un aspetto intrinseco della persona umana, una domanda altrettanto affascinante è quale sia il ruolo del genoma riguardante l'identità numerica. Un aspetto dell'identità numerica è che la capacità intellettuale può differire notevolmente fra i vari individui della specie umana. Che cosa spiega questa differenza? Bisogna supporre che i vari individui umani non abbiano la stessa dimensione spirituale? Premesso che lo spirito umano (l'anima) è la forma sostanziale (o meglio sussistente) dell'individuo umano,72 uno spirito umano differente fra i membri della specie umana avrebbe come conseguenza che questi non abbiano la stessa identità generica. In ogni caso, la capacità di pensare mediante concetti astratti è quella di agire liberamente, non sono, in sé, diverse fra gli individui umani. La differenza della capacità intellettuale si spiega con le differenze delle reti neuronali nel cervello, per cui la capacità di elaborare dati sensoriali può variare notevolmente. La differenza sta, in ultima analisi, non nelle capacità di pensare mediante concetti astratti di per sé, ma nella disposizione della dimensione materiale dell'individuo umano. La dimensione materiale è dunque determinante per l'identità numerica.73 Ora sappiamo che le reti neuronali sono virtualmente presenti nel genoma (anche se altri fattori ambientali hanno anch'essi, probabilmente, il loro ruolo nello sviluppo anatomico e funzionale del cervello). Il DNA contiene la base biologica di tutti i tratti che caratterizzano l'essere umano dal concepimento fino alla morte. Visto che l'identità numerica come dimensione di base materiale e come dimensione intrinseca costituisce – insieme con l'identità generica dell'uomo come essere formato da spirito e corpo – l'identità ontologica dell'essere umano, è difficilmente pensabile che il principio formale, la dimensione spirituale, non sia ancora presente al momento del concepimento, mentre c'è ovviamente la dimensione materiale.74 Questo ragionamento fornisce anche una risposta alla identità theory che parla di persona umana solo in presenza di una manifesta coscienza razionale. Nell'emergenza dell'identità numerica, lo sviluppo della coscienza razionale ha un suo ruolo particolare, benché non isolato. In questo, la dimensione spirituale e quella materiale hanno un ruolo intrinseco, dato che la capacità intellettuale si realizza mediante una funzione integrata della capacità di pensare mediante concetti astratti da un lato, e della capacità delle reti neuronali del cervello di elaborare dati sensoriali dall'altro. Per questo, è difficilmente pensabile che la dimensione spirituale non sia presente in uno stadio tanto fondamentale per lo sviluppo dell'identità numerica dell'individuo umano. Si capisce che nella prima settimana dopo il concepimento l'embrione non possiede ancora queste reti neuronali, visto che il sistema nervoso inizia il suo sviluppo dal 21o giorno. Tuttavia, tutte le strutture neuronali sono già presenti virtualmente 147 nel DNA dal concepimento, compreso il loro contributo in senso biologico all'identità numerica dell'individuo umano. Un'obiezione di Lanza e Donceel contro questo argomento è che ciò implica una coincidenza di una causalità formale e una causalità efficiente della dimensione spirituale: la dimensione spirituale, se presente dal concepimento, sarebbe sia la causa formale sia quella efficiente del corpo umano.75 La causa formale non può essere la causa efficiente della generazione della cosa di cui è la forma sostanziale. A questo proposito è utile distinguere fra generazione e crescita.76 Lo sviluppo successivo dopo il momento dell'inizio dell'esistenza è diverso dalla generazione: è la crescita. La crescita è un processo dell'essere vivente già generato. La dimensione spirituale, una volta formatosi il corpo umano, è il principio movente, cioè la causa efficiente, della vita. Essa è la radice di tutti i processi della vita, compreso quello della crescita dell'embrione. Abbiamo visto che, fra l'altro, Lanza e Donceel pensano che un certo sviluppo delle strutture neuronali e del cervello sia necessario per raggiungere una disposizione dell'embrione tale che la dimensione spirituale possa informarlo della sua essenza. Tuttavia, il cervello primitivo, pur mostrando a livello macroscopico e forse anche a quello microscopico una certa somiglianza con il cervello adulto e avendo qualche attività funzionale, dovrà ancora subire molti cambiamenti macroscopici, microscopici e biochimici per rendere possibili i processi elettrochimici complessi richiesti per il processo del pensiero. Anche dopo la settima settimana, momento a partire dal quale, secondo Tauer, l'embrione, avendo fatto esperienze dell'ambiente che possono influire sulla coscienza successiva, acquisisce una personalità psichica, il cervello non ha ancora completato il suo sviluppo. Il fatto che le esperienze in quello stadio siano ancora inconsapevoli, non esclude una dimensione spirituale attuale. Anche l'essere umano che ha sicuramente una dimensione spirituale, data la manifesta coscienza razionale, può avere delle esperienze inconsapevoli che influiscono sul sviluppo della sua identità o il cui significato ai fini della costituzione dell'identità affiora soltanto in un secondo momento. Alla luce delle conoscenze scientifiche attuali è quanto meno azzardato, dunque, ritenere che un certo livello di sviluppo del cervello o delle strutture neuronali sia necessario per poter affermare che l'essere umano abbia una dimensione spirituale. Conclusione Nella valutazione dei vari e diversi criteri usati per valutare lo status dell'embrione umano risulta essenziale che questo abbia uno statuto biologicamente umano dal concepimento. L'embrione è un essere vivente il cui sviluppo, guidato dal genoma presente e attivo dal concepimento, si realizza in modo autonomo, coordinato, continuo e graduale. Un'umanizzazione indiretta è difficilmente compatibile con il fatto che l'identità generica dell'essere umano è costituita intrinsecamente sia dalla dimensione spirituale che da quella materiale, soprattutto visto che il fondamento biologico della dimensione fisica, il DNA, è presente, appunto, dal concepimento. Inoltre il DNA è la base biologica dell'identità numerica, un elemento anch'esso intrinseco dell'individuo umano. Il fatto che l'identità numerica costituisca insieme a quella generica l'identità ontologica dell'individuo umano, è a sua volta difficilmente compatibile con la tesi dell'umanizzazione indiretta o graduale. Benché sia impossibile dimostrare empiricamente una presenza personale dal concepimento, la riflessione filosofica sullo stato bio-antropologico dell'embrione umano indica una incongruenza dell'umanizzazione indiretta o graduale con la visione dell'individuo umano come un'unità sostanziale di spirito e corpo. 148 1 Così afferma il premio Nobel americano, Varmus, secondo il quale non si può dare una risposta alla domanda sul momento in cui inizi ad esistere l'essere umano. Egli condivide l'idea di coloro che considerano l'embrione come essere umano dal momento in cui si sviluppano i neuroni, una circolazione sanguigna quindi, può sopravvivere, fuori dall'utero: “La piena individualità si può affermare solo dopo la nascita”, vedi l'intervista, Varnus H., Ich sehe eine moralische Pflicht zum Embryoverbrauch, Frankfurter Algemeine Zeitung (25 agosto 2001), p. 43. 2 Kamer T., Vergaderjaar 2000-2001, 5: 4-6; questa valutazione sullo status dell'embrione è molto diffusa anche nel mondo protestante, vedi: Honecker M., Divergenzen in der evangelischen Ethik beim Untergang mit Embryonen, Zeitschrift für medizinische Ethik 2003, 49(2): 23-136, particolarmente p. 127. 3 Avortement et respect de la vie humaine, Paris: Editions du Seuil, 1972: 93-104; pp. 174-184; pp. 194204. 4 Böckle F., Um den Beginn des Lebens, Arzt und Christ 1968, 14: 70; Sporken P., Voorlopige diagnose. Inleiding tot een medische ethiek, Utrecht: Ambo, 1969: 68-69 (Sporken usa anche altri argomenti per indicare l'annidamento come il momento iniziale della vita umana: la possibilità della divisione degli embrioni come origine dei gemelli; e la grande perdita di embrioni prima dell'annidamento, argomenti sui quali torneremo. Nel suo libro: Id., Ethiek en Gezondheidszorg, Baarn: Ambo, 1977: 118 attenua questa idea, ritenendo l'annidamento un primo passo, seppure fondamentale, nel processo graduale di ominizzazione dell'embrione accanto alla fase della differenziazione dei neuroni del cervello. 5 Böckle, Um den Beginn des..., p. 70; Sporken, Voorlopige diagnose. Inleiding..., pp. 94-97; Id., Ethiek en Gezondheidszorg..., pp. 154-158. 6 Marktl H., Von Caesar lernen heißt forschen lernen, Frankfurter Allgemeine Zeitung 2001, p. 52. 7 Il rabbino olandese Evers è convinto che l'embrione umano fuori dell'utero non meriti di essere protetto, in base a detta traduzione particolare del testo della Gen 9,6 analizzando il testo si legge soltanto: “Chi sparge il sangue dell'uomo nell'uomo, il suo sangue sarà sparso. L'obbligo di proteggere la vita è subordinato alla permanenza nel grembo materno”, vedi: Evers R., Evers A.P., Bijbel positief over klonen van embryo's, Trouw 2004, p. 14; gli autori vedono l'embrione prima di 40 giorni dal concepimento come vita inanimata. Gli embrioni in vitro, non potendo continuare a vivere senza assistenza artificiale, non sarebbero esseri viventi umani. Per l'uso sperimentale di embrioni in vitro non è importante però l'essere inanimato – anche gli embrioni nell'utero non sono ancora animati – ma è importante la traduzione della Gen 9,6 in cui gli autori vedono una legge che attribuisce il diritto alla protezione soltanto all'embrione che si trovi all'interno dell'utero. 8 Ripreso dalla Bibbia di Gerusalemme, Bologna: Edizioni Dehoniane, 1996. 9 “Therapeutisch kloneren nog problematischer dan reproductief kloneren: een bijdrage vanuit katholiek-bijbels perpectief”, Pro Vita Humanae 2005, 12(2): 47-53. 10 Connery, Abortion: the development of the Roman Catholic perspective, Chicago: Loyola University Press, 1977: 13. 11 Gen 6, 3; 9, 6; Es 8, 13.14; 9, 10; 13, 2; Nm 8, 17; 17, 15; 31, 11.26; Lv 24, 20; 2 Sam 23, 3; Ger 32, 20; 9, 15; Mi 7, 2; Sal68, 18; 78, 60; 118, 8; Qo 2, 24. Per questo ho consultato J. Liesen, professore di Esegesi al Seminario Maggiore di Rolduc e membro della Commissione Teologica Internazionale, che fonda la sua risposta su Eben-Shoshan A., Qonqordantsia chadasha, Gerusalemme: Kiryat-Sefer, 1986. 12 “Embryo en christelijke mensvisie: wanneer wordt het embryo een menselijke persoon?”, Pro Vita Humana 1994, 1(3): 107-116. 13 Tauer C.A., Personhood and Human Embryos and Fetuses, The Journal of Medicine and Philosophy 1985, 10: 264. 14 Ibid., pp. 263-264. 149 15 Questa conclusione è fondata sui 7 criteri intrinseci e relazionali, avanzati da Warren, per indicare lo stato morale di qualsiasi essere: 1) l'essere vivente non deve essere ucciso senza buoni motivi; 2) un essere senziente non deve essere trattato crudelmente; 3) gli agenti morali hanno diritti pieni ed uguali alla vita e alla libertà; 4) gli esseri umani capaci di sentire, ma non di agire moralmente hanno gli stessi diritti morali che hanno quelli che agiscono moralmente; 5) le entità ecologicamente importanti (viventi o non viventi) hanno uno status morale più forte di quello che avrebbero se fossero indipendenti dall'ecosistema; 6) gli animali che sono parte di una comunità umana hanno un status morale più forte di quello che avrebbero da soli; 7) nel quadro dei primi sei criteri gli agenti morali devono rispettare il riconoscimento dello status morale da parte di altri (transitivity of respect), vedi: Warren M.A., Moral status: obligations to persons and other living things, Oxford: Oxford University Press, 1997: 148-177. 16 Meyer M.J., Nelson L.J. , Respecting what we destroy. Reflections on human embryo research, The Hastings Center Report 2001, 31(1): 16-23. 17 Connery, Abortion: the development of the..., pp. 22-23. 18 Ulpiano, Digesta, 25, 4, 1, 1. 19 Waldstein W., Ulpian and the legal position of the unborn child in Roman Law, comunicazione. 20 Willke J., Willke B., Abortion: Questions and Answers, Cincinnati: Hayes Publishing Company, 1988: 5-6. 21 The Warnock Report, n. 11.5 e n. 11.22, in Warnock M., A Question of Life. The Warnock Report on Human Fertilization and Embryology, Oxford: Basil Blackwell, 1985: 59; p. 66. 22 Ford N.M., When did I begin?, Cambridge: Cambridge University Press, 1988; Shannon T.A., Wolter A.B., Reflections on the moral status of the pre-embryo, Theological Studies 1990, 51: 612-614. 23 Häring B., Medical Ethics, Middlegreen: St. Paul Publications, 1991: 73. 24 Alcuni sono dell'opinione che il termine pre-embrione non suggerisca questo, poiché secondo l'embriologia classica si potrebbe parlare di embrione solo dopo l'impianto nella mucosa dell'utero. Prima di questo momento si dovrebbe parlare della blastogenesi e in seguito della genesi dell'embrione; vedi: De Wert G.M.W.R., Geraedts J.P.M., IVF, pre-embryo-research en ethiek, Metamedica 1988, 67: 106-133, specialmente la nota a piè di pagina 1; tuttavia, il termine pre-embrione non è mai stato usato nell'embriologia classica, ma è stato introdotto di recente. 25 O'Rahilly R., Müller F., Developmental stages in human embryos, Washington: Carnegie Institute of Washington, 1987: 13-26, particolarmente la figura 5.2. alla p. 26; Gilbert S.F., Developmental biology, Sunderland (Massachusetts): Sinauer Associates, 2000: 362-363; Carlson B.M., Human embryology and developmental biology, Philadelphia: Mosby, 2004: 53. 26 Corner G.W., The observed embryology of human single-ovum twins and other multiple births, Am J Obstet Gynecol 1955, 70: 933-951, particolarmente p. 934 (grazie al prof. Gonzalo Herranz che mi ha indicato la mancanza di evidenza per detta teoria durante il Congresso). 27 Ibid., p. 943. 28 Ibid., pp. 946-947. 29 O'Rahilly, Müller, Developmental stages in human..., p. 26, figura 5.2; Carlson, Human embryology and developmental..., p. 53. 30 Ashley B.M., O'Rourke K.D., Health Care Ethics. A Theological Analysis, St. Louis: The Catholic Health Association of the United States, 1989: 212. 31 Mintz B., Genetic mosaicism in adult mice of quadriparental lineage, Science 1965, 148: 1232- 1233. 32 Markert C.L., Petters R.M., Manufactured hexaparental mice show that adults are derived from three embryonic cells, Science 1978, 202: 56-58. 33 Hellegers A., Fetal development, Theological Studies 1970, 31: 5; De La Chapelle A., Schröder J., Early fusion of two human embryos?, Annals of Human Genetics 1974, 38: 63-75; Mayr W.R., Pausch V., Schnedl W., Human chimaera detectable only by investigation of her progeny, Nature 1979, 277: 210-211. 34 Shannon, Wolter, Reflections on the moral status of..., p. 608. 150 35 Pergament E., Fiddler M., Cho N. et Al., Sexual differentation and pre-implantation growth, Human Reproduction 1994, 9: 1730-1732; Fiddler M., Abdel-Rahman B., Rappolee D.A. et Al., Expression of SRY transscripts in pre-implantation human embryos, American Journal of Medical Genetics 1995, 55: 80-84. 36 Ford, When did I begin?..., pp. 170-177. 37 Ippocrate, Du foetus de sept mois, Paris: E. Littré, VII, 1851: 492. 38 Aristotele, The generation of animals, Cambridge-London: Harvard University Press- William Heinemann, 1979: I, XIX-XX, 727a., 729a., pp. 95-111. 39 Ibid., II, IV, 738 b., pp. 184-185. 40 Ibid., II, III, 736 b., pp. 170-171. 41 Id., De Anima, II, I, 412a., 27-412b. 1, 4-6, in Siwek P., Aristotelis de anima, vol. II, Roma: Pontificia Universitatà Gregoriana, 1954: 92-93. 42 Aristotele, De animalibus historiae, VII, III, in Id., Opera omnia, vol. III, Parigi 1927: 137-138. 43 San Tommaso discute su questo argomento in diverse sue opere: S. Tommaso d'Aquino, Scriptum super libros sententiarum Petri Lombardi, 2, d. 18, q. 2, a. 3; Id., De potentia, q. 3, ad 9, in Id., Quaestiones disputatae, vol. II; Id.,Summa contra gentiles, 2, 87-89; Id., Summa Theologiae, 1, q. 76, a. 3, ad 3, and 1, q. 118, a. 2, ad 2; Id., De spiritualibus creaturis, a. 3, ad 12, in Id., Quaestiones disputatae; Id., De anima, a. 11, in Id., Quaestiones disputatae, vol. II. 44 Sacra Studiorum Congregatio, “Theses quaedam, in doctrina Sancti Thomae Aquinatis contentae, et a philosophiae magistris propositae, adprobantur”, XV, AAS 6 (1914) 385: “Contra, per se subsistit anima humana, quae, cum subiecto sufficienter disposito potest infundi, a Deo creatur, et sua natura incorruptibilis est atque immortalis”; DH n. 3615; Hering H.-M., De tempore animationis foetus humani, Angelicum 1951, 28: 18-29; Lanza A., La questione del momento in cui l'anima razionale infusa nel corpo, Roma: Istituto Grafico Tiberino, 1939. 45 Gury J.P., Compendium theologiae moralis, vol. I, 1866: 431; Genicot E., Salsmans I., Institutiones theologiae moralis, vol. I, Leuven-Brussel, 1931: 375; Prmmer D.M., Manuale theologiae moralis, vol. II, Barcelona: Herder, 1945: 138. 46 Donceel J.F., Immediate animation and delayed hominization, Theological Studies 1370, 31: pp. 76105. 47 Ibid., p. 101. 48 Rahner K., The problem of genetic manipulation, in Theological Investigations, vol. IX, London: Darton, Longman, Todd, 1981: 226, nota a piè di pagina 2; Donceel, Immediate animation and..., pp. 99-100; Diamond J.J., Abortion, animation, and biological hominization, Theological Studies 1975, 36: 312-313. 49 Vedi nota n. 64. 50 S. Anselmo, De conceptu virginali, 7 (PL 158, 440): “Quod autem mox ab ipsa conceptione rationalem animam habeat, nullus humanus suscipit sensus. Sequitur enim ut quoties susceptum semen humanum, etiam ab ipso momento susceptionis perit antequam perveniat ad humanam figuram; toties damnetur in illo anima humana; quoniam non reconciliatur per Christum: quod est nimis absurdum”. 51 Ford N.M., When did I begin?, Cambridge: Cambridge University Press, 1988: 180-181. 52 Ibid., pp. 170-177. 53 Tauer, Personhood and Human Embryo..., pp. 253-266. 54 McMahan J., Cloning, killing, and identity, Journal of Medical Ethics 1999, 25(2): 77-86, quotazione ripresa da p. 83. 55 Engelhardt H.T., Viability and the use of the fetus, in Bondeson W.B., Id. (a cura di), Abortion and the status of the fetus, Dordrecht: D. Reidel, 1983: 184-191; Engelhardt H.T., The Foundations of Bioethics, New York-Oxford: Oxford University Press, 1996: 135-140. 56 Truog R.D., Fletcher J.C., Brain Death and the Anencephalic Newborn, Bioethics 1990, 4: 199-215. 57 McMahan, Cloning, killing, and identity..., p. 83. 151 58 Dunstan G.R., The human embryo in the western moral tradition, in Id., Seller M.J. (a cura di), The status of the human embryo. Perspectives from moral tradition, London: King Edward's Hospital Fund for London, 1990: 55. 59 Tertulliano, Apologeticus adversus gentes pro christianis, c. IX (PL 1, 319-320): “Nobis vero, homicidio semel interdicto, etiam conceptum utero, dum adhuc sanguis in hominem delibatur, dissolvere non licet. Homicidii festinatio est prohibere nasci; nec refert natam quis eripiat animam, an nascentem disturbet: homo est, et qui est futurus; etiam fructus omnis jam in semine est”. 60 S. Ambrogio, Expositio Evangelii secundum Lucam, l. I, 44 (PL 15, 1632): “Ad cohibendam petulantiam tuam, manus quasdam tui auctoris in utero hominem formantis advertis. Ille operatur, et tu sacri uteri secretum incestas libidine? ” Un'indicazione di questo pensiero si trova già nei primi testi cristiani, per esempio nella Lettera di Barnaba (tra il I e il II secolo) XX, 2, in cui l'autore dice che coloro che seguono la via delle tenebre sono, fra l'altro, “uccisori dei figli, distruttori del plasma creato da Dio” (PG 1,1230; qui citato da: Quacquarelli A., I Padri Apostolici, Roma: Città Nuova Editrice, 1986: 213). Cf Didaché, vol. V, 2: sulla via della morte camminano fra l'altro uccisori di figli, distruttori della creatura di Dio (Ibid., I Padri Apostolici..., p. 33). 61 S. Agostino, Sermo CLVI, c. II (PL 38, 851): “Et tamen in omnibus qui nascuntur infirmis Deus quod bonum est operatur, formando corpus, vivificando corpus, alimenta praebendo”; cf. Id., Contra Julianum Pelagianum, l. V, 34 (PL 44, 804): “Ut autem concipiatur fetus atque nascatur, divini est operis, non humani”. 62 Id., De anima et ejus origine, l. I, c. XVI (PL 44, 488-489). 63 S. Tommaso d'Aquino, Scriptum super libros sententiarum Petri Lombardi, 2, d. 18, q. 2, a. 3; Id., De potentia, q. 3, ad 9; Id., Summa contra gentiles, 2, 87-89; Id., Summa Theologiae, 1, q. 76, a. 3, ad 3, en 1, q. 118, a. 2, ad 2; Id., De spiritualibus creaturis, a. 3, ad 12; Id., De anima, a. 11. 64 S. Agostino, De nuptiis et concupiscentia, l. I, c. XV (PL 44, 423-424): produntur autem quando eo usque progrediuntur, ut exponant filios, qui nascunutur invitis. Oderunt enim nutrire vel habere, quos gignere metuebant. Itaque cum in suos saevit, quos nolens genuit tenebrosa iniquitas, clara iniquitate in lucem promitur, et occulta turpitudo manifesta crudelitate convincitur. Aliquando eo usque pervenit haec libidinosa crudelitas, vel libido crudelis, ut etiam sterilitatis velenam procuret; et si nihil valuerit, conceptos fetus aliquo modo intra viscera exstinguat ac fundat, volendo suam prolem prius interire quam vivere; aut si in utero jam vivebat, occidi antequam nasci. Prorsus si ambo tales sunt, conjuges non sunt: et si ab initio tales fuerunt, non sibi per connubium, sed per struprum potius convenerunt. Si autem non ambo sunt tales, audeo dicere, aut illa est quodammodo meretrix mariti, aut ille adulter uxoris; Petrus Lombardus, Sententiae, l. IV, d. 31, c. 3-4; S. Tommaso d'Aquino, Scriptum super libros sententiarum Petri Lombardi, IV, d. 31, expositio textus. 65 Connery J., Abortion: the Development of the Roman Catholic Perspective, Chicago: Loyola University Press, 1977: 142-148. 66 Grisez G., Abortion: the Myths, the Realities, and the Arguments, New York: Corpus Books, 1970: 165-184. 67 Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum Vitae, I, 1, AAS 1988, 80, pp. 78-79. 68 Serra A., Colombo R., Identità e statuto dell'embrione umano: il contributo della biologia, in Aa.Vv., Identità e statuto dell'embrione umano, Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1998: 143-146. 69 Boezio: Contra Eutychen et Nestorium, III, in Id., Opusculi Teologici, Catania: Università di Catania, 1960: 52: “Quocirca si persona in solis substantiis est atque in his rationabilibus substantiaque omnis natura est nec in universalibus sed in individuis constat, reperta personae est definitio: naturae rationabilis individua substantia”. 70 S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, 1, q. 29, a. 1; Id., De Potentia, q. 9, a. 2; Id., Sententiarum, d. 25, q. 1, a. 1; cf. Lobato A., La persona, Roma: Pontificia Università S. Tommaso, 1973: 231. 152 71 Fetz R.T., Personbegriff and Identitätstheorie, Freiburger Zeitschrift für Philosophie und Theologie 1988, 35: 69-106. 72 Questa tesi aristotelica-tomista è stata ripresa dalla dottrina della Chiesa Cattolica durante il Concilio di Vienna nel 1312 (DS n. 902) e il Concilio Lateranense V dal 1512 fino al 1517 (Ibid., n. 1440) e nell'Enciclica Veritatis Splendor (n. 48ss.). 73 Riguardo a tutto questo, Tommaso d'Aquino ha delle idee affascinanti e ispiratrici. La forma sussistente è secondo Tommaso d'Aquino la stessa per tutte le persone umane. Infatti, esseri con una forma differente appartengono a specie differenti. Tuttavia, benché sia vero che tutti gli uomini hanno la stessa forma, come spiegare le differenze fra di loro? Questa domanda è affascinante soprattutto riguardo all'evidente differenza, fra gli esseri umani, nella capacità di capire le cose, capacità che è direttamente collegata alla forma spirituale dell'uomo. La risposta di Tommaso è che la differenza della forma fra gli uomini non può essere che accidentale: “C'è una doppia varietà formale. C'è la varietà della forma in sé riguardo ai suoi contenuti essenziali; e tale diversità porta a una varietà di specie. Tuttavia, c'è anche una varietà della forma non in sé, ma in modo accidentale, che risulta dalla varietà della materia, nel senso che una materia meglio disposta parteciperà nella forma in modo più degno; e tale varietà non causa una distinzione fra specie e questa è la varietà delle anime” (S. Tommaso d'Aquino, Scriptum super libros sententiarum, II, d. 32, q. 2, a. 3, ad 1). Questo dà la base per la spiegazione di Tommaso delle differenze fra gli individui all'interno di una specie, cioè della distinzione numerica degli individui: “...La differenza della forma che non proviene che dalla disposizione diversa della materia, non fa una diversità secondo la specie, ma solo secondo il numero; infatti ci sono forme diverse di individui diversi, diversificate secondo la materia” (Id., Summa Theologiae, 1, q. 85, a. 8, ad 3: “...Differentiae formae quae non provenit nisi ex diversa dispositione materiae, non facit diversitatem secundum speciem, sed solum secundum numerum; sunt enim diversorum individuorum diversae formae, secundum materiam diversificatae”). Così si spiega perché un uomo può capire la stessa cosa meglio di un altro, pur avendo la stessa forma spirituale: la capacità intellettuale dipende anche dalla disposizione delle facoltà più basse di cui l'intelletto ha bisogno per la sua attività, cioè l'immaginazione, la facoltà cogitativa e la memoria sensitiva (Ibid., 1, q. 85, a. 7 in c.). 74 Molti, sentendo la parola identità, pensano spontaneamente ai documenti di identità o agli archivi della polizia (police-records). Questo significato di identità concerne dati come il colore della cute, dei capelli o degli occhi, l'altezza e il peso, la corporatura e eventualmente alcune caratteristiche psichiche. La sociologia usa la distinzione fra l'identità naturale e quella convenzionale. Con l'identità naturale s'intende la capacità della persona di dire io, di vedere tutte le cose in rapporto a se stessa e di introdursi in una conversazione con altre persone. L'identità convenzionale o la role-identity(identità di ruolo) è il risultato dell'integrazione sociale dell'individuo umano che lo fa essere un membro di una comunità. A questi concetti di identità se ne potrebbe aggiungere un terzo, cioè quello dell'identità dell'io autonomo, derivato dalla concezione kantiana di una persona autonoma: riguarda l'identità della persona che riesce a sottomettersi liberamente alle leggi e alle convenzioni generali di una società (vedi: Fetz, Personbegriff and Identitätstheorie..., pp. 69-106). Tutti i vari tipi finora elencati di identità a cui pensiamo spontaneamente o che la sociologia usa, non si applicano all'embrione preimpiantatorio. Per questa ragione l'embrione precoce, non riuscendo a fare appello a un sentimento di solidarietà tra individui o alla società con altri esseri umani in genere, si trova in una posizione in un certo senso svantaggiata. Il fondamento della solidarietà è infatti che si riconosce nel prossimo qualcosa di se stesso. Tuttavia, questi tipi di identità non possono essere considerati come totalmente indipendenti da ciò che l'embrione è: non concernono infatti il livello più profondo dell'identità della persona umana. Le caratteristiche fisiche e psichiche degli archivi della polizia, l'identità naturale e sociale secondo la descrizione della sociologia e anche quella dell'io autonomo, che deve crescere in tutti noi, possono cambiare e di fatti lo fanno durante la vita. Questi tipi di identità sono accidentali. Bisogna trovare l'identità ontologica della persona che è il soggetto di tutti questi cambiamenti. Il concetto di identità delle scienze sociali e il concetto ontologico di Boezio si completano a vicenda. L'individuo umano è 153 capace di sviluppare forse varie identità sociali, ma solo grazie alla sua identità generica e numerica che forniscono anche i limiti delle possibilità di sviluppare un'identità sociale. Limitandosi all'identità sociale e dimenticando quella ontologica, si corre il rischio di attribuire l'essere persona solo a quelli che sono capaci di raggiungere un'identità sociale secondo un certo standard. 75 Lanza, La questione del momento in cui l'anima razionale..., pp. 230-231; Donceel, Immediate animation and delayed...,p. 101. 76 Chollet A., Animation, in Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. I, Paris, 1923: 1314. 154 MARIO PANGALLO IL PENSIERO DI SAN TOMMASO RIGUARDO ALL’EMBRIONE UMANO La Vita Umana nella Filosofia Classica e Cristiana Prima di S. Tommaso La finalità di questo intervento è illustrare la posizione di San Tommaso riguardo all'embrione umano, rilevando gli aspetti teoreticamente più importanti per definire l'identità dell'embrione, il suo statuto ontologico oltre che biologico. Per introdurci adeguatamente nella questione, mi sembra opportuno accennare al percorso storico precedente S. Tommaso, cioè al pensiero della cosiddetta antichità classica e cristiana intorno al concetto di vita umana, a cui l'Aquinate e i pensatori medievali hanno attinto. È facile constatare, a tale proposito, che il discorso filosofico sulla vita umana in generale, e sulla vita umana nascente, nell'antichità greca ed ellenistica, non può fare a meno del discorso sull'anima(psiche). È noto, infatti, che per gli antichi la psiche è il principio vitale di ogni corpo vivente: essere vivo significa essere un corpo animato. Il problema dell'anima, cioè della vita, è il problema fondamentale dei cosiddetti filosofi grecinaturalisti. E se inizialmente l'anima sembra essere soltanto una realtà fisica sottile e penetrante, man mano che la riflessione intorno ad essa si sviluppa, soprattutto grazie ai pitagorici, l'anima assume la configurazione di realtà spirituale; secondo Platone, essa ha nell'uomo un qualcosa di divino, di coessenziale con il mondo delle Idee, è in certo modo sintesi di finito ed infinito, nel senso che comunica al corpo umano finito un'energia di essere e di agire aperta a ciò che trascende il finito stesso. La terminologia platonica, e, molto più tardi, quella neoplatonica, riguarda l'anima umana, coinvolge anche la nozione di logos e l'uomo viene visto come microcosmo, il vivente in cui si manifesta e si capisce l'antico detto anassagoreo tutto in tutto, capace di afferrare l'anima del mondo intero, cioè il logos immanente nella natura, quale fonte di vita e di ordine. Platone sostiene che l'anima umana è sostanza per sé stante, è principio di movimento, è razionale, è spirituale, è immortale, cioè separabile dal corpo. Queste note costitutive principali dell'anima umana secondo Platone, vengono accolte da Aristotele, ma con decisive modifiche, che si capiscono proprio a partire dalla considerazione della vita umana nascente, della vita embrionale, poiché, per Aristotele, il discorso sulla vita è sì il discorso sull'anima, ma anche il discorso sulla generazione e sulla corruzione delle forme viventi. Per Aristotele l'anima è sostanza in quanto forma o atto primo di un corpo naturale che ha la vita in potenza ed è dotato di organi (De Anima, I, 1, 412 a 1921; 28-30; 412b 11-12). La concezione aristotelica dell'anima come forma e principio di organizzazione del corpo è, a buon diritto, avvicinata alla nozione di codice genetico o di programma genetico inscritto nei cromosomi. Tale accostamento è in parte sensato in parte improprio: comunque è chiaro che per lo Stagirita l'anima è intimamente unita al corpo nella generazione: quello che noi chiamiamo embrione umano è già fin dall'inizio, cioè fin dall'avvenuta fecondazione dell'ovulo femminile da parte del seme maschile, sintesi di anima e corpo. Anzi, il corpo stesso è tale, è corpo, cioè materia seconda, materia organizzata, in quanto è informato dall'anima. L'anima in quanto forma è causa per cui il corpo possiede le proprietà che lo caratterizzano, è cioè il vivere, il percepire, il pensare. In quanto principio del vivere Aristotele denomina l'animanutritiva (o, più in generale, vegetativa); in quanto principio del percepire, parla di anima sensitiva; in quanto forma delle attività del pensiero, propriamente umane, parla dell'anima razionale o intellettiva. L'anima inferiore è condizione dell'esserci di quella superiore, e questa contiene in potenza quella, essendo così in grado di svolgere le funzioni di quella; il che è illustrato da Aristotele con l'esempio geometrico, che vedremo in seguito essere ripreso da S. Tommaso, del pentagono in cui è inscritto il quadrilatero, in cui a sua volta è inscritto il triangolo (Ibid., II, 3, 414 b 29-32). La dottrina della consecuzione o successione delle anime nell'embrione umano permette ad Aristotele di saldare l'aspetto filosofico della considerazione dell'anima con l'aspetto empirico-scientifico con cui si guarda alla vita umana. La teleologia insita nella forma inferiore, che guida lo sviluppo embrionale verso funzioni superiori, è garanzia dell'unità del 155 vivente nelle diverse fasi di sviluppo dell'embrione, contro la tricotomia platonica; l'anima è essenzialmente entelécheia del corpo, principio che ha in sé il fine (télos) per cui il corpo esiste, si sviluppa, agisce. In tal modo la dottrina platonica dell'anima come principio del movimento (cioè di qualsiasi mutamento e trasformazione) del corpo è assimilata da Aristotele nell'ambito della sua interpretazione ilemorfica del fenomeno della generazione e corruzione dei viventi, senza possibili fraintendimenti dualistici o estrinsecisti, cui aveva dato luogo la tradizione orfico-pitagorica. Il rapporto di successione che collega le anime tra loro nella vita umana nascente, significa alla fine che l'anima vera e propria e unica dell'uomo è l'anima intellettiva, e, più precisamente, l'intelletto attivo o produttivo (nous poietikòs). Infatti soltanto l'intelletto attivo è atto per essenza, sempre capace di operare; esso, scrive Aristotele, è separato (choristòs; cf. De Anima, III, 4, 429 b 5) e sopraggiunge in noi dal di fuori e quindi ha qualcosa di divino in sé, ed è immortale. Scrive Aristotele: “Si esprimono bene coloro i quali affermano che l'anima è il luogo delle forme, solo che tale non è l'intera anima, ma quella intellettiva, ed essa non è in atto, ma in potenza le forme...Il senso non è in grado di percepire dopo l'azione di un sensibile troppo intenso; ad esempio non può udire il suono dopo aver percepito suoni troppo forti, né può vedere o odorare dopo aver percepito colori o odori troppo intensi. Invece l'intelletto, quando ha pensato qualcosa di molto intelligibile, non è meno, ma anzi più capace di pensare gli intelligibili inferiori, giacché la facoltà sensitiva non è indipendente dal corpo, mentre l'intelletto è separato. Quando poi l'intelletto è divenuto ciascuno dei suoi oggetti...anche allora è in certo modo in potenza, ma non come lo era prima di avere appreso; ed allora può pensare se stesso”.1 Alla fine del brano, come si vede, Aristotele sottolinea che il momento più alto della vita intellettiva o spirituale dell'uomo è l'autocoscienza. Più avanti Aristotele ritorna sui due aspetti della vita intellettiva, passivo ed attivo, affermando: “E c'è intelletto analogo alla materia perché diviene tutte le cose, ed un altro che corrisponde alla causa efficiente perché le produce tutte, come una disposizione del tipo della luce, poiché in certo modo anche la luce rende i colori che sono in potenza colori in atto. E questo intelletto è separabile, impassibile e non mescolato, essendo atto per essenza, poiché sempre ciò che fa è superiore a ciò che subisce, ed il principio è superiore alla materia”.2 Mi sembra chiaro, pertanto, che l'umanità dell'uomo si identifica, propriamente, con la presenza di un principio vitale per sé incorporeo, unito sostanzialmente al corpo, che è l'anima razionale, capace di svolgere i compiti dell'anima sensitiva e vegetativa. In questo senso si può dire che l'intelletto è la forma delle forme (eìdos eidòn; Ibid., III, 8, 432 a 2 ). S. Tommaso interpreta Aristotele in favore dell'unità e unicità della forma sostanziale, entrando in contrasto con i numerosi sostenitori della pluralità delle anime nell'uomo nel XIII secolo. L'anima è sostanza, ma non è sostanza completa: senza il corpo dotato di organi non si possono svolgere le funzioni di cui essa è principio o potenza attiva. In questo senso per Aristotele l'anima, vegetativa e sensitiva, è unita agli organi, senza i quali non può operare, ma la sua essenza è diversa rispetto a quella degli organi, perché l'organo e la capacità per cui l'organo è nel corpo sono diverse (cf.De Anima, II, 12, 424 a 25-30). Da ciò risulta chiaro perché, come si è detto sopra, gli eccessi dei sensibili distruggono i sensori, ma non sopprimono l'anima (se non per accidens ed in taluni casi). Mediante la dottrina del rapporto di anteriorità e posteriorità Aristotele, pur differenziando chiaramente le tre anime nell'uomo, sottolinea senza equivoci che esse formano un'unità, un'unica anima che è causa formale, motrice e finale del corpo e quindi condizione primaria del finalismo del vivente. Inoltre, come si può riscontrare leggendo soprattutto i primi 3 capitoli del II libro Sull'Anima, Aristotele, trattando il rapporto di successione che connette le tre anime e le diverse facoltà, pone un ordine gerarchico di funzioni vitali e psichiche che via via si esprimono nello sviluppo umano, al cui vertice ovviamente c'è la funzione razionale: questa è ultima rispetto alle altre, e perciò rappresenta il fine a cui le altre sono orientate ed il loro compimento. Poiché, come ho accennato, Aristotele vuole saldare armoniosamente l'aspetto ontologico con l'aspetto biologico, gli sembrava coerente sostenere, con alcuni scienziati dell'epoca, che il 156 compimento del principio vitale umano, cioè l'anima spirituale, fosse ultimo non soltanto in senso teleologico ma anche in senso cronologico, venendo ad informare il corpo umano solo dopo un certo sviluppo della sua vita embrionale, vale a dire più o meno dopo circa 40 giorni di vita per il feto maschile e dopo circa 80-90 giorni di vita per il feto femminile. A differenza delle scuole empedoclea e democritea, e di altri autori, per cui nella formazione dell'embrione concorrono sia il maschio che la femmina, per Aristotele, e per molti altri filosofi antichi, il principio attivo della generazione è soltanto il padre, datore del seme; la madre contribuisce alla generazione in quanto fornisce la materia, (katamenia, lat. menstrua), ed è dunque completamente passiva. Più tardi Galeno tenterà di mettere assieme le due linee di pensiero attribuendo una certa attività nella generazione anche alla madre, mediante un proprio seme, sebbene con un ruolo subordinato rispetto al seme maschile. Concludendo, in armonia con le tesi filosofiche sopra descritte, Aristotele, nell'ambito scientifico, si schiera in favore dell'epigenesi, ossia della teoria che sostiene la graduale apparizione delle differenziazioni fra gli organi nello sviluppo embrionale, contro il preformismo. Scrive per esempio nella Riproduzione degli animali: “Non si diventa simultaneamente animale e uomo, né animale e cavallo, e così per tutti gli animali. Il compimento si produce per ultimo...In un primo tempo sembra che tutti i viventi vivano la vita delle piante. Ma in seguito è chiaro che si deve parlare anche dell'anima percettiva e di quella intellettiva. Essi devono possedere tutte queste anime prima in potenza che in atto”.3 È interessante, leggendo lo stesso testo, notare perché secondo Aristotele, più anime non possono preesistere fin dalla fecondazione: “Ora che tutte preesistono è chiaro che non può essere per le seguenti ragioni: è evidentemente impossibile che esistano senza corpo tutti i principi la cui attività è corporea, come, p. es., il camminare senza piedi. Conseguentemente è anche impossibile che provengano da fuori perché essi, non essendo dotati di unesistenza separata, non possono né giungere da sé, né giungere in un corpo...Resta dunque che solo l'intelligenza giunge dall'esterno e solo essa è divina, perché l'attività corporea non ha nulla in comune con la sua attività”.4 Mi sembra di poter dire, alla luce di quest'ultima affermazione, che in Aristotele la successione delle tre anime nell'embrione non comporta che l'anima intellettiva sia il risultato dell'evoluzione delle due anime precedenti: essa rappresenta un salto qualitativo, a causa dell'immaterialità dell'intelletto, che ha origini divine. Per questo S. Tommaso non vedrà nella fisiologia ed antropologia aristotelica un'opposizione al creazionismo cristiano, secondo cui l'anima spirituale è creata direttamente da Dio ed infusa nell'embrione umano adeguatamente predisposto. Quando avviene questa infusio animae rationalis? E come e quando si ha quella perfecta dispositio corporis presupposta dall'atto creativo? Prima di esaminare e valutare la risposta di S. Tommaso, accenno alle principali posizioni precedenti il Dottore Angelico, che troviamo nella Patristica e nella Scolastica. Nella Patristica si possono distinguere quattro linee di pensiero a riguardo delle modalità dell'animazione: 1) la tesi delle preesistenza delle anime che ha in Origene il suo maggiore rappresentante; 2) la tesi del traducianismo, per cui l'anima umana è trasmessa materialmente dai genitori, che ha il suo maggiore rappresentante in Tertulliano; 3) la tesi del generazionismo, che concepisce il traduce come forma spirituale trasmessa dai genitori e quindi, in ordine al problema dell'animazione, è assimilabile al traducianismo; 4) la tesi del creazionismo, per la quale l'anima umana spirituale è creata direttamente da Dio ed infusa nel corpo del concepito. La tesi creazionista prevale chiaramente nell'epoca patristica; l'origenismo è condannato, e anche il traducianismo e il generazionismo verranno alla fine rifiutati dalla Chiesa, nonostante le oscillazioni di S. Agostino, che, alla fine, confessa la propria incapacità a risolvere adeguatamente il problema (cf. De natura et origine animae, I, 15, 25). È noto che il problema delle modalità dell'animazione era collegato con la questione teologica delle modalità di trasmissione del peccato originale nel concepito. Circa il momento dell'infusione dell'anima intellettiva nella Patristica già si delineano le due opposte tesi che ritroviamo in seguito nell'epoca medioevale: la tesi dell'animazione ritardata, che segue più o meno Aristotele e che ho già esposto sopra; la tesi dell'animazione immediata o simultanea, per cui l'anima intellettiva è 157 già presente nel concepito, fin dall'istante della fecondazione. S. Agostino, respingendo sia la tricotomia platonica sia la distinzione aristotelica delle tre anime (e quindi la teoria della loro successione nell'embrione umano), sosteneva che esiste nell'uomo un'unica anima, semplice e immortale, principio che dà all'organismo non solo la vita vegetativa e sensitiva, ma la stessa sussistenza personale: l'anima umana è presente nel corpo ancora informe, benché non sia ancora capace di operare in senso specificamente umano. Nella Patristica orientale, i Padri Cappadoci si pronunciano per l'animazione immediata: S. Basilio è favorevole all'animazione simultanea soprattutto per una preoccupazione etica; il concepito è uomo fin dalla fecondazione e sopprimerlo equivale ad omicidio, prescindendo dalla distinzione tra feto formato e feto informe. S. Gregorio Nisseno, paragonando l'embrione al seme di grano in cui esiste già l'essenza del grano, sostiene nel De hominis opificio (cap. 29), che l'anima razionale è presente fin dal principio nel concepito, ne guida lo sviluppo ed è principio della stessa differenziazione degli organi; come lo sviluppo del seme anche lo sviluppo dell'embrione umano non è dovuto ad una facoltà o forza formativa estranea all'anima razionale, ma insita in essa e infusa grazie ad essa nel sostrato corporeo del concepito. Non mancano voci in favore dell'animazione ritardata nella Patristica greca, come p. es. quella di Teodoreto di Ciro, che nell'opera Terapia dei morbi pagani difendeva l'animazione ritardata con argomenti scritturistici oltre che filosofici. Decisamente in favore dell'animazione immediata si pronuncia S. Massimo il Confessore nell'opera Ambigua: è assurdo pensare a uno stadio in cui l'embrione generato da uomini sia pianta o animale. Bisogna notare che dal punto di vista metafisico la questione dell'animazione dell'embrione si collega nella filosofia cristiana, sebbene questo non appaia subito chiaramente, con la questione della personalità dell'embrione. Considerando infatti la celebre definizione di persona umana diffusa dopo Boezio, essere persona significa sussistere in una natura razionale; pertanto nel momento in cui un corpo è animato dall'anima razionale sussiste in una natura razionale ed è dunque persona umana. Occorre ancora notare che la questione nella filosofia cristiana è pure condizionata dalla questione cristologica: il Verbo si è incarnato nel momento stesso del concepimento del corpo di Gesù, che fin dall'inizio deve considerarsi perfettamente uomo. La tesi dell'animazione ritardata doveva dunque ammettere per Cristo un'eccezione, mentre per i sostenitori dell'animazione immediata il Mistero dell'Incarnazione del Verbo non creava alcun problema filosofico. Per una serie di ragioni di cui in questa sede non mi sembra necessario trattare, nell'Alto Medioevo e nella Scolastica dei secoli XI–XIII la tesi dell'animazione ritardata divenne prevalente. Ad essa possiamo ascrivere, con sfumature diverse, autori come S. Anselmo, Guglielmo di Champeaux, Ugo di S. Vittore, Guglielmo di Conches (per il quale l'anima razionale è creata da Dio dopo la quinta settimana di vita dell'embrione), Pietro Lombardo (cf. 2 Sent., dist. 18, 8; Ibid., 3 Sent., dist. 2,2), Guglielmo d'Auvergne, Giovanni de la Rochelle, S. Bonaventura (per il quale l'anima razionale è composta di forma e di una materia incorruttibile), S. Alberto Magno. La questione nel XIII secolo si intrecciava con la questione dell'unità o pluralità delle forme sostanziali nell'uomo, ma non mediante una connessione diretta: infatti i sostenitori dell'animazione ritardata appartenevano tanto alla schiera dei sostenitori dell'unità della forma sostanziale (linea aristotelica) quanto alla schiera dei sostenitori della pluralità delle forme sostanziali nell'uomo (linea neoplatonica). Tra i pochi testi che sostengono l'animazione immediata si può segnalare il De motu cordis di Alfredo di Sareshel, autore degli inizi del XIII secolo: poiché l'embrione vive, esso è vivificato dall'anima razionale, che è propriamente e specificamente umana, altrimenti l'embrione non vivrebbe di vita umana, non sarebbe embrione umano, il che è inconcepibile. La posizione di Alfredo è però piuttosto confusa e il suo influsso limitato. In molti autori medievali si fa strada nella trattazione della vita embrionale l'idea, ripresa da Aristotele, che esista una vis formativa insita nell'embrione umano e ad esso comunicata dal seme paterno, grazie alla quale esso si sviluppa in modo umano pur non essendo ancora informato dall'anima specificamente umana (cioè dall'anima intellettiva). Tale idea, come vedremo, sarà pienamente accolta da S. Tommaso d'Aquino. 158 La Posizione di S. Tommaso riguardo all'Embrione Umano S. Tommaso aderisce alla dottrina aristotelica della successione delle anime nell'embrione umano e sostiene che l'anima razionale è infusa dopo circa 40 giorni dalla fecondazione. Secondo il Dottore Angelico, il seme maschile deriva dal superfluo dell'alimento (e non dalla sostanza del generante) e possiede una virtus formativa, che si aggiunge allo spirito vitale (spiritus vitae) dello sperma e, aiutata da una triplice forma di calore (calore elementare, calore dell'anima e calore del cielo) guida lo sviluppo embrionale umano.5 La dottrina della successione delle anime si accorda con il principio platonico dionisiano della contiguità dei gradi di perfezione, per cui il punto supremo del grado ontologico inferiore tocca il punto infimo del grado immediatamente superiore ed è ad esso teleologicamente orientato.6 Prima di entrare nell'analisi dei principali testi dell'embriologia tomista, è opportuno riprodurre per grandi linee il contesto generale psicologico-metafisico entro il quale tali testi sono collocati. Anche per S. Tommaso, come per Aristotele, l'anima umana svolge una triplice funzione, vegetativa, sensitiva e intellettiva, cosicché le funzioni sensitiva e vegetativa sono contenute in quella intellettiva come il triangolo e il quadrilatero sono contenuti nel pentagono.7 La successione delle anime nell'embrione umano non va però intesa come progressiva attuazione di una forma inferiore, come se l'anima vegetativa contenesse in potenza l'anima sensitiva e questa l'anima razionale: si tratta invece di sostituzione della forma inferiore quando sopraggiunge la forma superiore.8 L'anima razionale è l'unica forma sostanziale del corpo umano (tesi notoriamente avversata nel XIII secolo dagli agostinisti e da molti esponenti della scuola francescana, e condannata a Parigi nel 1277), atto primo del corpo umano debitamente organizzato e predisposto a riceverla. L'unione tra il corpo umano e l'anima intellettiva è immediata e in forza di tale unione l'embrione umano può dirsi persona.9 La natura dell'anima intellettiva è spirituale e immortale, creata direttamente e immediatamente da Dio, ed infusa quando il corpo è perfettamente disposto.10 Si deve inoltre collocare l'embriologia di S. Tommaso nel quadro di una fisica e di una metafisica per cui forma dat esse materiae, principio che, a mio parere, ha in S. Tommaso due importanti significati: 1) la forma dà l'essere formale, ossia è l'elemento costitutivo di ogni essenza reale, in quanto atto della materia per quel che riguarda le sostanze corporee: in tal senso si può anche dire forma causat esse materiae; 2) la forma è principium essendi, nel senso di soggetto che rende la sostanza in potenza all'atto di essere e l'abilita a ricevere l'essere; in questo secondo senso, la forma può dirsi complementum substantiae, in quanto unifica nell'atto sostanziale la realtà dinamica dell'atto d'essere sia a livello categoriale che trascendentale.11 L'anima razionale, dunque, comunica l'atto d'essere al corpo umano e così ne fa un essere spirituale e immortale simile a Dio, uscito, per così dire, direttamente e immediatamente dalla virtù creatrice divina.12 Fatte queste premesse, passiamo ad analizzare i principali testi tomisti riguardo all'embrione umano. Fin dal Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo (il Magister, anch'egli, come già detto, favorevole all'animazione ritardata), S. Tommaso, baccalaureus sententiarius, afferma che il concepito perviene a ricevere l'anima razionale solo dopo un certo sviluppo corporeo. Nel Commento al Libro II delle Sentenze, dist. 18, q. 2, a. 3, ci si chiede se l'anima sensitiva sia ex traduce. S. Tommaso, dopo aver esposto e criticato le tesi di Platone, Temistio ed Avicenna, ritiene più ragionevole la posizione di Aristotele: “Ma la posizione di Aristotele è molto più ragionevole. Infatti niente comincia o viene fatto o è generato se non secondo il modo in cui ha l'essere. E perciò concediamo che l'anima sensitiva e quella vegetativa sono ex traduce. Ora, la modalità di tale trasmissione è la seguente, poiché ogni agente univoco e prossimo induce la sua specie nel paziente, e il cibo – in quanto è paziente e alterato – si trasforma in nutrimento del corpo (poiché nutre in quanto è in potenza carne come dice Aristotele), è necessario che alla fine (il cibo) riceva la specie e la virtù del nutrimento. Prima dunque dell'ultima assimilazione quando è reso in atto parte determinata, come carne o osso, c'è in esso la virtù della specie in maniera indeterminata a questo o a quello. Infatti la determinazione a questo o a quello è secondo la virtù propria della parte determinata. Perciò, poiché il seme è il residuo dell'ultimo cibo vicinissimo all'ultima conversione, c'è in esso in 159 potenza l'intero, e non in atto una qualche parte. Prima, invero, che (il seme) sia rilasciato mediante l'azione della virtù vegetativa separato dal rimanente del suo genere, c'è in esso tale potenza indistinta come la forma dell'intero non è nella parte se non in potenza. Quando, invece, il seme viene separato, è reso in atto avente potenza o forma...Ora, mentre la potenza presente nel mestruo femminile è una potenza passiva cioè come sono casa in potenza i legni e le pietre, questa potenza presente nel seme maschile è una potenza attiva ossia come è casa in potenza la forma della casa nella mente dell'artefice. Di conseguenza Aristotele...paragona la potenza presente nel seme maschile all'arte, e Avicenna e Averroè la chiamano virtù formativa. Tale virtù formativa, quanto al modo di operare, è media fra l'intelletto e le altre forze dell'anima. Infatti le altre forze si avvalgono, nelle loro operazioni, di determinati organi; l'intelletto, invece, di nessuno; la suddetta virtù formativa da parte sua si avvale, nella sua operazione, di un qualcosa di corporeo che ancora non ha una specie determinata. Invero il soggetto e l'organo di siffatta virtù formativa è lo spirito vitale incluso nel seme – sicché, per il fatto che ri-contiene siffatto spirito, il seme risulta spumoso; ed è questa la causa della sua bianchezza...C'è da dire anche che a tale spirito corporeo risulta congiunto un triplice calore ossia il calore elementare, che è come lo strumento che libera e impiega e aziona tale spirito; il calore dell'anima, il quale è vivificante; il calore del cielo, per la virtù del quale tale spirito muove alla specie determinata. E con la virtù di tale triplice calore la virtù formativa converte la materia preparata dalla donna nella sostanza delle membra, secondo il modo in cui si dà la trasmutazione del corpo nell'accrescimento come dice Aristotele. E man mano che si produce verso la perfezione degli organi, l'anima comincia sempre più a essere in atto nel seme mentre prima era in potenza, sicché il concepito dapprima partecipa alle opere della vita nutritiva e allora è detto vivere della vita della pianta; e così via, finché perviene alla completa somiglianza del generante”.13 È chiaro che la completa somiglianza del generante si ottiene solo quando il concepito è informato dall'anima intellettiva. Il testo in cui S. Tommaso tratta con una certa ampiezza lo stato ontologico e biologico dell'embrione umano è contenuto nelle Quaestiones disputatae de Potentia, q. III (de creatione quae est primus effectus divinae potentiae), nell'articolo 9 (utrum anima rationalis educatur in esse per creationem, vel per seminis traductionem). Nel Corpus articuli S. Tommaso, prima di esporre il proprio pensiero, riporta alcune opinioni dell'antichità classica e cristiana. La prima tesi è quella del traducianismo, subito dopo quella della preesistenza delle anime rispetto ai corpi e, infine, viene menzionata la tesi dell'animazione immediata. “In merito a questa questione nell'antichità diversi autori sostennero diverse posizioni. Alcuni infatti affermavano che l'anima del figlio si riproduce dall'anima del genitore come il corpo si riproduce dal corpo. Altri invece affermavano che tutte le anime vengono create una per una, ma sostenevano che da principio esse erano state create tutte insieme fuori dai corpi e che in seguito si univano ai corpi generati o con un loro proprio movimento della volontà, secondo alcuni, o su ordine e per l'azione di Dio, secondo altri. Altri invece affermavano che le anime vengono infuse nei corpi nel momento stesso in cui vengono create. Per un certo tempo sono state sostenute tutte queste opinioni e restò in dubbio quale di esse fosse più vera, come si vede nel caso di Agostino. In seguito tuttavia le prime due sono state condannate con il giudizio della Chiesa e la terza è stata approvata”.14 Fatte queste premesse, S. Tommaso risponde al quesito dell'articolo affermando che l'anima razionale non può essere trasmessa con il seme: “A ben vedere poi risulta che è stata condannata con ragione quella opinione – che è quella adesso in discussione – che sosteneva che l'anima razionale si riproduce con il seme. E questo lo si può vedere ora con tre argomenti”. Il primo argomento parte dall'essere sussistente dell'anima razionale. Poiché l'anima razionale, a differenza dell'anima vegetativa e sensitiva, possiede un essere sussistente, viene all'essere in modo differente rispetto alle altre forme: mentre infatti le altre forme sono generate da una materia suscettibile di ricevere forme contrarie, l'anima razionale, essendo per sé immateriale, non può essere generata a partire da un sostrato materiale, ma viene all'essere dal nulla, e quindi grazie ad un atto 160 creativo divino, dato che essere fatto dal nulla significa appunto essere creato. Chi invece sostenesse il contrario, dovrebbe ammettere che l'anima che razionale non è immateriale e quindi non è sussistente e non è immortale.15 Il secondo argomento è simile al primo: poiché l'anima razionale è una forma interamente spirituale, in nessun modo può essere riprodotta tramite la generazione del corpo né tramite una qualche capacità insita nel seme.16 Nel terzo argomento S. Tommaso, ricordando con Aristotele che l'anima razionale è capace di operazioni separate dal corpo in virtù del proprio essere sussistente, afferma che non può essere edotta dalla potenza della materia.17 Dopo aver risposto al quesito dell'articolo, S. Tommaso passa a rispondere alle obiezioni. Tra queste, ci interessa particolarmente la IX obiezione: “L'embrione, prima che sia compiuto con l'anima razionale, presenta una certa attività dell'anima, perché cresce, si nutre e ha sensazioni. Ma l'attività dell'anima non c'è se non c'è vita. Dunque è vivo. Il principio della vita del corpo d'altra parte è l'anima. Dunque ha l'anima. Ma non si può dire che gli si aggiunga poi un'altra anima, perché in tal caso ci sarebbero due anime in un corpo solo. Dunque la stessa anima che si era riprodotta da principio nel seme è l'anima razionale”.18 Rispondendo a questa obiezione, il Dottore Angelico delinea la sua embriologia, respingendo chiaramente non solo la tesi per cui l'anima razionale è trasmessa con il seme ma anche la tesi dell'animazione immediata. Anche in questo caso, prima di rispondere, S. Tommaso espone alcune opinioni contrarie. La prima opinione è attribuita a Gregorio di Nissa: “Alcuni stabilirono un parallelo nel processo generativo umano tra lo sviluppo dell'anima razionale e lo sviluppo del corpo dell'uomo. Costoro affermano che come il corpo umano è presente virtualmente nel seme, senza possedere in atto la compiutezza del corpo umano, che consiste nella differenziazione degli organi, ma giunge a tale compiutezza a poco a poco grazie alla capacità del seme, così all'inizio della generazione vi è nel seme l'anima, che ha per un qualche virtualità tutta la compiutezza che poi appare nell'uomo completo, senza averla tuttavia in atto, dato che non appaiono le attività dell'anima, ma la acquisisce a poco a poco con il passare del tempo in modo tale che in un primo momento appaiono in lei le attività dell'anima vegetativa, in seguito quelle dell'anima sensitiva e infine quelle dell'anima razionale. A questa opinione si avvicina Gregorio di Nissa nel libro che egli scrisse sull'uomo.19 Della risposta di S. Tommaso a questa opinione, ci interessa la prima parte, in cui l'Angelico, seguendo Aristotele, sostiene che non è possibile affermare che l'anima razionale sia presente fin dal principio nel seme, in quanto l'embrione è ancora privo di attività compiute, a causa dell'insufficienza degli organi: “È detto infatti nel II libro Dell'anima che la potenza della vita che è in un corpo fisico organico, di cui l'anima è l'atto, non è ciò che è senza l'anima, come sono il seme e il frutto. Da ciò si può capire che il seme è in potenza rispetto all'anima in maniera tale da essere privo di anima. Dato che il seme non è ancora assimilato nelle membra con l'ultima assimilazione, ma è il residuo dell'ultima digestione, come è detto nel XV libro Sugli animali, non era ancora nel corpo di colui che genera un esistente compiuto con l'anima. Per cui non può essere che all'inizio della sua divisione ci sia in esso l'anima. Posto che con esso si divida l'anima, questo non si può dire tuttavia dell'anima razionale, che, non essendo atto di una qualche parte del corpo, non può dividersi se si divide il corpo”.20 Una seconda opinione ritiene che la successione delle anime nell'embrione umano avvenga in modo tale che, alla fine dello sviluppo embrionale, si avrebbero tre anime diverse per essenza: teoria, quindi, molti vicina a quelle che sostengono la pluralità delle forme sostanziali nell'uomo. Risponde S. Tommaso: “È impossibile che di un'unica ed identica cosa ci siano più forme sostanziali. Infatti, poiché la forma sostanziale fa essere non solo da un certo punto di vista, ma in assoluto, e pone una determinata cosa nel genere della sostanza, se la prima forma fa ciò, la seconda che vi si aggiunge, trovando il sostrato già costituito nell'essere sostanziale, vi si aggiunge in modo accidentale. Quindi ne conseguirebbe che l'anima sensitiva e l'anima razionale nell'uomo sono unite al corpo in modo accidentale. E non si può dire che l'anima vegetativa che in una pianta è forma sostanziale nell'uomo 161 non sia forma sostanziale, ma disposizione alla forma, perché ciò che appartiene al genere della sostanza non può essere accidente di niente, come è detto nel I libro della Fisica”.21 Una terza opinione sostiene che l'anima razionale dell'uomo deriva in parte dall'esterno, quanto alla natura intellettivo-spirituale, in parte dall'interno, quanto alla natura vegetativa e sensitiva. S. Tommaso riconduce questa opinione a quella per cui la forma sostanziale viene condotta in atto in momenti successivi, ipotesi assolutamente da escludere per il Dottore Angelico perché, come si è già detto, per lui (e per lo stesso Aristotele) è inammissibile pensare che una forma spirituale sussistente possa, in parte o in toto, derivare da un'altra forma precedente edotta da un sostrato materiale: nessun processo evolutivo può produrre un'entità spirituale.22 Segue la confutazione di altre due opinioni, per cui l'embrione umano non avrebbe l'anima fintanto che esso non sia completamente sviluppato grazie all'infusione dell'anima razionale. S. Tommaso risponde che nel seme fin dall'inizio della separazione non c'è l'anima, ma una capacità dell'anima (virtus animae). Questa capacità poi agisce dando disposizione alla materia in vista della recezione dell'anima; quindi si formano l'anima vegetativa e l'anima sensitiva, come dimostra il fatto che l'embrione umano a un certo stadio di sviluppo manifesta di avere funzioni vitali organizzate e, successivamente, anche una sua sensibilità. L'Aquinate osserva che le attività vitali dell'embrione umano, quali la nutrizione e la crescita, non possono dipendere dall'anima della madre, né tanto meno la sensibilità: si tratta, infatti di operazioni immanenti, (termine tecnico della fisica aristotelico-tomista), caratteristiche del vivente, che, proprio perché immanenti, non possono dipendere da un principio esterno all'embrione.23 Per meglio chiarire la questione, S. Tommaso introduce una spiegazione della differenza che c'è tra la generazione di un embrione umano (e di un embrione animale) e la generazione degli elementi, quali l'acqua o l'aria. Secondo S. Tommaso la generazione degli elementi è semplice, mentre nella generazione di un embrione animale appaiono diverse forme sostanziali, per cui il processo generativo contiene in se stesso più generazioni e corruzioni, e non si può ammettere che un'unica e identica forma sostanziale venga portata in atto gradualmente, come aveva già dimostrato sopra.24 Si arriva dunque alla conclusione della risposta alla IX obiezione, che riassume bene la principale tesi embriologica di S. Tommaso: “Così dunque grazie a una capacità formatrice che è nel seme fin dal principio, tolta la forma dello sperma, viene introdotta un'altra forma e, tolta questa, ne viene introdotta un'altra ancora. Così dapprima viene introdotta l'anima vegetativa, poi, tolta questa, viene introdotta l'anima insieme sensitiva e vegetativa, tolta la quale è introdotta, non grazie a questa capacità ma dal Creatore, l'anima che è insieme razionale, sensitiva e vegetativa. In base a questa spiegazione la risposta è quindi che l'embrione, prima di avere l'anima razionale, è vivo ed ha un'anima, tolta la quale, viene introdotta l'anima razionale. E quindi non si ha la conseguenza che ci sono due anime nello stesso corpo, né che l'anima è trasmessa con il seme”.25 Il testo è una sintesi della dottrina tomistica dell'animazione ritardata, che il Dottore Angelico ripropone più o meno in questa forma in altre sue opere, con diversità di sfumature di nessuna rilevanza teoretica. Vediamo quali sono gli altri principali testi tomisti in proposito.26 Nella Summa Theologiae, I, q. 118, trattando della generazione umana quanto all'anima (de traductione hominis ex homine quantum ad animam), S. Tommaso dedica al nostro tema i primi due articoli. Nel primo articolo ci si chiede se l'anima sensitiva si trasmette all'embrione umano mediante il seme maschile. S. Tommaso risponde che l'anima dell'embrione generato è causata dall'anima (sensitiva) del generante nel senso che deriva dall'azione della forza vitale inclusa nel seme del generante. Nelle risposte alle obiezioni troviamo la descrizione dell'attività del seme maschile dopo il coito, di cui si è già detto in precedenza: si può notare, in aggiunta, che S. Tommaso crede di poter ricostruire i processi di formazione dell'anima vegetativa e sensitiva dell'embrione attraverso l'esame delle trasmutazioni subite dalla materia dell'embrione in forza dell'azione dello sperma nell'utero femminile.27 Nel secondo articolo ci si chiede se l'anima intellettiva sia causata dal seme. Sappiamo già che la risposta del Dottore Angelico è negativa: “Trattandosi di una sostanza immateriale, essa non può venir 162 causata per generazione, ma solo per creazione da parte di Dio”.28 Al termine della risposta alla II obiezione si trova enunciata la tesi dell'animazione ritardata dell'embrione umano: “Dobbiamo perciò dire che, al sopraggiungere d'una forma più perfetta, si opera la corruzione della forma precedente, poiché la generazione di un essere implica sempre la corruzione di un altro essere, tanto nell'uomo che negli animali: e questo avviene in maniera che la forma seguente abbia tutte le perfezioni della precedente, e qualche cosa in più. Così attraverso varie generazioni e corruzioni, si giunge all'ultima forma sostanziale, tanto nell'uomo quanto negli altri animali. E ciò si vede anche sensibilmente negli animali generati dalla putredine. Quindi bisogna affermare che l'anima intellettiva è creata da Dio al termine della generazione umana, con la scomparsa delle forme preesistenti, e che essa è insieme sensitiva e nutritiva”.29 Nella Summa contra Gentiles S. Tommaso dedica i capitoli 86 e 87 del II libro all'origine dell'anima umana, proponendo le stesse tesi sopra esaminate, e cioè che l'anima umana non si trasmette con il seme (S.C.G., II, cap. 86) e che l'anima umana è prodotta da Dio per creazione (S.C.G., II, cap. 87); quindi, nel cap. 88 espone gli argomenti di coloro che affermano che l'anima umana è prodotta dal seme e nel cap. 89 li confuta uno per uno. La tesi dell'animazione ritardata è sostenuta da S. Tommaso indirettamente quando, nel cap. 86, afferma: “L'anima nutritiva e sensitiva cominciano la loro esistenza mediante la trasmissione del seme, non così l'anima intellettiva” (che quindi sopraggiunge in un momento successivo).30 Ancor più esplicitamente si esprime l'Angelico nel cap. 89: “Il fatto che il concepito è prima animale che uomo non dimostra che l'anima razionale viene trasmessa col seme. Infatti l'anima sensitiva per cui il feto era animale non rimane, ma le subentra un'anima che è insieme sensitiva e intellettiva, per cui (l'embrione) diviene insieme animale e uomo”.31 Per il resto, i capitoli della Summa Contra Gentiles sopra menzionati presentano le stesse dottrine viste nel De Potentia, con qualche argomento diversamente impostato. Nel Compendium Theologiae, cap. 93, S. Tommaso parla dell'anima razionale come ultima et perfectissima formadell'embrione umano creata da Dio, supremum agens; scrive l'Aquinate: “È evidente che l'anima razionale è l'ultima e più perfetta forma che la materia dei corpi generabili e corruttibili può acquisire. Pertanto le cause agenti naturali provocano convenientemente nei corpi inferiori le disposizioni e le forme precedenti; mentre la causa agente suprema, cioè Dio, causa la forma ultima, che è l'anima razionale”.32 Il contesto è sempre quello della difesa della creazione dell'anima spirituale da parte di Dio contro il traducianismo (de productione animae rationalis, quod non sit ex traductione). La medesima posizione si trova nelle Quaestiones quodlibetales (q. 5, a. 1), dove si ribadisce che la dottrina della creazione dell'anima intellettiva è dimostrabile a partire dall'essere sussistente dell'anima umana spirituale, che non può essere prodotta per actionem compositorum ma è ab extrinseco per creationem.33 Nel Commento alla Lettera di San Paolo ai Romani, S. Tommaso riprende l'idea che nel seme esiste una capacità di disporre il corpo a ricevere l'anima, senza però contenere in alcun modo l'anima.34 Credo sia inutile dilungarsi nella citazione e nell'analisi di altri testi tomisti che ripropongono le stesse concezioni circa la vita embrionale umana e lo sviluppo del feto e non si discostano dalla tesi dell'animazione ritardata. Un posto speciale occupano, all'interno del nostro problema, i testi cristologici di S. Tommaso, quando trattano dell'Incarnazione del Verbo e del concepimento di Cristo. Consideriamo il testo principale della Summa Theologiae, III, q. 33, a. 2: S. Tommaso pone il problema “se il corpo di Cristo abbia ricevuto l'anima nel primo istante del suo concepimento” (utrum corpus Christi fuerit animatum in primo instanti conceptionis). Nell'articolo precedente, il primo (Summa Theologiae, III, q. 33, a. 1), l'Aquinate aveva affermato che il Corpo di Cristo era stato formato perfettamente fin dal primo istante del concepimento: “Nel primo istante in cui la materia si unì nel luogo della generazione, il corpo di Cristo fu perfettamente formato e assunto dal Verbo”.35 Le ragioni di questo sono due: 1) colui che ha formato il corpo di Cristo nel seno della Vergine Maria fu lo spirito 163 Santo, la cui potenza è infinita e quindi capace di formare in un istante ciò che le cause naturali formano in modo graduale e progressivo; 2) colui che avrebbe dovuto assumere quel corpo era la Persona del Figlio; e dunque non era conveniente che assumesse un corpo non perfettamente formato.36 Con queste premesse è chiaro che nell'articolo seguente S. Tommaso non poteva più sostenere l'animazione ritardata nel caso del corpo di Cristo; doveva ammettere una perfecta dispositio corporis dell'embrione in primo instanti conceptionise quindi l'animazione immediata e l'immediata assunzione di quel corpo umano da parte del Verbo nell'istante stesso del concepimento. Scrive dunque S. Tommaso: “Perché si possa attribuire il concepimento allo stesso Figlio di Dio, come professiamo nel Simbolo con le parole: il quale fu concepito di Spirito Santo, è necessario affermare che lo stesso corpo fu assunto dal Verbo di Dio nel medesimo istante in cui veniva concepito. Ma sopra abbiamo dimostrato che il Verbo di Dio assume il corpo mediante l'anima, e l'anima mediante lo spirito, cioè l'intelligenza. Quindi era necessario che il corpo di Cristo fosse informato dall'anima razionale nel primo istante del suo concepimento”.37 Nell'articolo 3 della medesima questione il Dottore Angelico sostiene con decisione l'istantaneità dell'assunzione della natura umana da parte del Verbo, con un ragionamento squisitamente teologico: “Se il corpo di Cristo fosse stato concepito prima di essere assunto dal Verbo, avrebbe avuto per un certo tempo un'altra ipostasi diversa da quella del Verbo di Dio. Ciò è contro il concetto dell'incarnazione, secondo il quale affermiamo che il Verbo di Dio si è unito alla natura umana e a tutte le sue parti nell'unità dell'ipostasi. E sarebbe stato disdicevole che il Verbo di Dio avesse distrutto, con la sua unione, l'ipostasi preesistente della natura umana, o di qualcuna delle sue parti. È quindi contro la fede affermare che il corpo di Cristo fu prima concepito, e poi assunto dal Verbo di Dio”.38 Tuttavia per S. Tommaso il caso del corpo di Cristo rimane un'eccezione; nello stesso contesto cristologico, infatti, egli ribadisce che l'animazione immediata dell'embrione umano fin dal primo istante del concepimento vale solo per il concepimento di Cristo e non per gli altri uomini. Pertanto all'obiezione di chi si appellava all'autorità di Aristotele (nella generazione dell'uomo uno prima è vivente poi animale e infine uomo; quindi Cristo non poté ricevere l'anima nel primo istante del concepimento), S. Tommaso risponde: “Ciò che dice Aristotele ha luogo nella generazione degli altri uomini, perché il loro corpo si forma e si dispone a ricevere l'anima per gradi: in un primo momento, finché la sua disposizione è imperfetta; poi, raggiunta la perfetta disposizione, riceve l'anima perfetta. Ma il corpo di Cristo, grazie all'infinita potenza della causa agente, si trovò perfettamente predisposto all'istante. Dunque nel primo istante ricevette la forma perfetta, cioè l'anima razionale”.39 Si può osservare che, ammettendo l'animazione immediata nel caso unico del concepimento di Cristo, ipso facto S. Tommaso concede almeno la non assurdità metafisica della tesi dell'animazione simultanea, il che consente, a mio avviso, di ricondurre la questione nell'ambito delle dottrine fisiche, certamente collegate con i principi metafisici, ma soprattutto condizionate dalle conoscenze scientifiche dell'epoca. Mi sembra che l'analisi dei principali testi di embriologia nell'opera di S. Tommaso, particolarmente di quelli dove è sostenuta la tesi dell'animazione ritardata, consenta di esprimere una sintesi al riguardo. Emerge chiaramente dall'analisi dei testi che S. Tommaso segue la dottrina dell'animazione ritardata non solo per l'autorità di Aristotele e per la larga diffusione che tale dottrina aveva avuto nel XIII secolo, ma soprattutto per ragioni di ordine fisico-metafisico. Tra questi ragioni, le principali sono le seguenti: è necessaria una perfecta dispositio corporis perché l'anima razionale possa essere infusa nell'embrione. Infatti l'anima intellettiva può divenire forma sostanziale del corpo solo quando questo ha acquisito quegli organi che lo rendano adatto strumento dell'intelligenza umana nelle sue operazioni specifiche. In altre parole, l'anima razionale è creata ed infusa da Dio solo quando l'embrione umano ha ricevuto un'adeguata organizzazione. La generazione degli animali, a differenza di altri processi naturali, si realizza grazie al succedersi di forme diverse: nell'uomo questo succedersi di forme diverse culmina con l'infusione dell'anima razionale, che sostituisce la forma precedente (l'anima sensitiva) e ne assume le funzioni. In tal senso la 164 forma sostanziale propriamente umana inizia ad essere nella materia solo nell'ultimo istante del processo di alterazione della materia stessa; va dunque esclusa unainchoatio formae substantialis. L'anima razionale non può essere contenuta potenzialmente nell'embrione umano nel primo istante del concepimento e poi attuarsi a sviluppo embrionale compiuto; infatti la forma sostanziale non ammette nel suo essere uno sviluppo dalla potenza all'atto, cioè il moto, perché il moto è proprio della qualità. Il seme maschile non è della sostanza del generante ma deriva dal superfluo dell'alimento, come già detto; l'ovulo femminile è considerato solo materia informe; dunque, nel primo istante del concepimento non c'è ancora un individuo umano con una sua propria identità, perché l'embrione non ha immediatamente una sua anima, neppure vegetativa, ma la possiede solo dopo vari processi di trasformazione del subietto. Precisato questo, ci si chiede se queste ragioni siano decisive per aderire alla posizione di S. Tommaso, o non sia più ragionevole aderire all'animazione immediata; in questo secondo caso, si può anche considerare se l'animazione immediata contraddica i principi fondamentali della metafisica tomista o non sia piuttosto con essi compatibile. Riflessione Teoretica sulla Posizione di S. Tommaso Proporre una riflessione teoretica sulla embriologia di S. Tommaso non è precisamente l'obiettivo specifico del presente contributo. Mi limiterò pertanto agli aspetti essenziali della mia elaborazione del problema dell'animazione dell'embrione umano, favorevole all'animazione immediata, pur in una convinta adesione alla metafisica aristotelico-tomista. Riguardo all'embrione umano in primo instanti conceptionis la genetica è giunta ad una conclusione completamente sconosciuta all'epoca di S. Tommaso: l'embrione umano fin dall'inizio della sua esistenza è un essere vitale umano, geneticamente terzo rispetto al padre e alla madre. Abbiamo visto che S. Tommaso ammetteva che l'embrione umano fosse vitale fin dall'inizio, ma, non conoscendo le leggi della genetica, non riteneva di dover ammettere subito un'anima vegetativa, perché non riteneva l'embrione fin dall'inizio un essere umano con una propria identità distinta da quella dei genitori. Inoltre, poiché per S. Tommaso l'infusione dell'anima razionale avviene solo quando la causalità dispositiva materiale diventa adeguata rispetto alla forma spirituale, la questione si riduce a stabilire se il sostrato materiale può essere adeguatamente disposto fin dal concepimento oppure dopo un certo tempo dalla fecondazione. A mio avviso si può affermare che un'adeguata dispositio corporis è ontologicamente compiuta fin dal concepimento. Infatti il corpo è già fin dalla prima fase della fecondazione determinato, nelle sue grandi linee di sviluppo, dal suo patrimonio genetico, pur con il concorso di altri fattori: dunque non vedo perché l'atto d'essere non debba venirgli subito partecipato con l'infusione della forma sostanziale che è anima razionale e, nel contempo, anima sensitiva e vegetativa, secondo il principio per cui una forma contiene e può assolvere le funzioni delle forme inferiori, come dice lo stesso S. Tommaso. Non si vede la necessità di ammettere una sorta di metamorfosi dell'embrione, che prima sarebbe pianta, poi animale e infine uomo; ciò comprometterebbe l'unità- identità dell'atto d'essere del concepito, come già aveva osservato Paolo Zacchia, archiatra di Innocenzo X, nel II volume delle sue Questioni medicolegali (pubblicato postumo nel 1661), sebbene con argomenti piuttosto confusi, non bene organizzati dal punto di vista filosofico. Rispondendo ai principali argomenti in favore dell'animazione ritardata, riassunti sopra nel § 2, occorre premettere un'importante distinzione tra actus essendi, quale atto della forma sostanziale, ed exsistentia, intesa come fatticità, come fatto di stare concretamente nel mondo, distinzione che mi sembra radicata negli stessi testi dell'Aquinate contro l'estrinsecismo dell'ontologia di Avicenna. Sul piano dell'esistenza, ovvero dell'attuazione concreta dell'ente nelle sue determinazioni, c'è senza dubbio una strutturazione per strati. Ma sul piano dell'essere, ritengo che anima vegetativa, sensitiva e razionale siano comunicate all'embrione umano in un solo atto che lo pone in essere. Simultaneità 165 dunque sul piano ontologico, differenziazione sul piano esistenziale. A causa dell'inadeguate conoscenze scientifiche del tempo, S. Tommaso non ha distinto i piani nella questione dell'animazione, perché ciò non gli sembrava necessario: ma che la nozione di actus essendi tomistico sia cosa diversa dalla nozione di esse existentiae di una certa corrente della Scolastica di matrice formalistica, e dal concetto di esistenza dell'Esistenzialismo del XX secolo, mi sembra ormai dimostrato.40 Mentre S. Tommaso afferma il succedersi di forme diverse nell'embrione, io credo che si debba affermare il succedersi di manifestazioni ed esplicazioni progressive delle diverse funzioni di cui è capace l'anima razionale: dapprima la funzione vegetativa, poi quella sensitiva, infine quella intellettiva. Questo non significa né affermare una inchoatio formae né il divenire della forma sostanziale: infatti quanto al proprio atto d'essere l'anima razionale è già tutta interamente in atto fin dall'inizio del concepimento; quanto alle manifestazioni delle sue potenze attive, si richiede invece progressione: lo stesso S. Tommaso ha sostenuto la distinzione reale dell'essenza dell'anima dalle sue facoltà operative e quindi dalle sue stesse operazioni. L'embrione umano è dunque persona fin dal concepimento, sebbene non abbia ancora manifestato esistenzialmente tutto ciò che implica l'essere personale, e non è detto che riesca a manifestarlo. Infatti potrebbe accadere che l'embrione muoia nelle fasi iniziali del suo sviluppo o diventi un feto mostruoso, p. es. gravemente cerebroleso. Tali mostri umani non sono dal punto di vista ontologico sottospecie di uomini, subumani; lo sono soltanto dal punto di vista empirico, perché è precluso per loro, per cause accidentali, uno sviluppo esistenziale concreto adeguato. Invece i tomisti sostenitori dell'animazione ritardata considerano i feti umani mostruosi appartenenti alle specie umanareductive.41 Ma chi nega la dignità di persona ai mostri umani dovrebbe allora ritenere che non sono più pienamente persone i malati terminali affetti da patologie come il morbo di Alzheimer, la cui vita è ridotta allo stato vegetativo, con alcune parti dell'organo-strumento specifico della conoscenza umana razionale, il cervello, gravemente danneggiate. I sostenitori dell'animazione ritardata ricorrono anche all'obiezione dei gemelli monozigoti. Questa è l'obiezione: se l'embrione umano possedesse l'anima spirituale fin dal concepimento la sua suddivisione nelle prime due settimane di vita non sarebbe possibile: perché dovrebbe essere individuo umano e l'individuo umano è indivisibile; perché dovrebbe dividersi anche la forma spirituale che non è mai divisibile nec per se nec per accidens. Rispondo: è certamente vero che nel caso dei gemelli monozigoti non si suddivide l'anima spirituale né l'individuo umano in quanto tale. Si suddivide, nonper se ma per accidens, il sostrato materiale, dando luogo così a una nuova realtà embrionale che, nell'istante stesso della suddivisione, viene ad essere informata da un'altra anima spirituale creata immediatamente da Dio. I gemelli monozigoti mantengono così una grande somiglianza quanto al sostrato materiale ma possiedono ciascuno in atto primo una propria identità umana, numerica e personale, unica ed irripetibile. Da quanto detto emerge che la tesi dell'animazione immediata non presuppone necessariamente il preformismo, come, nella I metà del XX secolo, forse alcuni tomisti favorevoli all'animazione simultanea hanno potuto far credere, loro malgrado.42 Infatti la tesi dell'animazione immediata non comporta che tutte le differenziazioni organiche siano già precontenute nell'embrione fin dal primo istante del concepimento; comporta piuttosto che esista nell'embrione umano, fin dal primo istante del concepimento, una causalità dispositiva del sostrato materiale capace di guidare il graduale apparire delle differenziazioni nella linea della specie umana; che tale processo possa interrompersi o possa essere alterato, degenerando in forme di vita umana mostruose, dipende da cause accidentali, che possono essere genetiche o provenienti da agenti estrinseci (per es. una terapia farmacologica). Mi sembra, pertanto, che la tesi dell'animazione immediata possa bene accordarsi anche con l'epigenesi. Concludendo, la tesi dell'animazione immediata, pur non concordando con l'embriologia di S. Tommaso, non è in contraddizione con i principi fondamentali della metafisica tomista. 166 Considerazioni Etiche Conclusive I sostenitori dell'animazione ritardata non possono ammettere che l'embrione è persona fin dal concepimento e pertanto, se sono coerenti, non possono ammettere l'esistenza di diritti del concepito nelle prime due settimane di vita. Coerentemente, devono valutare l'aborto compiuto prima dell'infusione dell'anima razionale come una violenza gravemente illecita, che però non è classificabile come un delitto contro la persona umana, ma come un attentato grave all'ordine stabilito dalla natura e, tutt'al più, come un delitto contro la famiglia, assimilabile alle pratiche anticoncezionali non naturali. Il vero e proprio omicidio si avrebbe solo quando l'aborto è provocato dopo l'infusione dell'anima razionale nell'embrione.43 Gli antichi sostenitori dell'animazione ritardata riconoscono tuttavia che, dal punto di vista morale e giuridico, anche l'aborto provocato nelle fasi iniziali della vita dell'embrione può essere equiparato all'aborto eseguito nelle fasi successive, per un principio prudenziale pratico: trattandosi pur sempre di vita umana, non si può applicare il probabilismo e nemmeno il probabiliorismo, ma si deve applicare il tuziorismo mitigato: cioè, nel dubbio, non si deve sopprimere l'embrione nemmeno se l'ipotesi più probabile fosse in favore della sua non-personalità.44 Ciò spiega perché la maggior parte dei moralisti e dei canonisti della I metà del XX secolo, anche se tomisti, non hanno accolto pienamente la tesi dell'animazione ritardata. Ma alcuni recenti sostenitori dell'animazione ritardata, o autori che comunque negano i diritti del concepito nelle prime due settimane di vita, si spingono ad ammettere la liceità, o almeno, la non gravità, dell'aborto nelle prime fasi della vita dell'embrione; taluni chiamano l'embrione in queste prime fasi pre- embrione. Ometto di citare nomi e studi, perché non è l'aspetto polemico che qui interessa; mi preme piuttosto sottolineare che la tesi dell'animazione ritardata provoca inevitabilmente una tensione tra teoresi e prassi nell'ambito della visione cristiana; il che non rappresenta un argomento decisivo, ma è pur sempre per lo meno un sostanzioso indizio in contrario. La tesi dell'animazione immediata, invece, non ritiene importante ai fini della valutazione etica il momento in cui l'aborto viene provocato: il concepito ha diritto alla vita e la sua soppressione è un delitto contro la persona umana. L'abolizione della distinzione tra feto animato e feto inanimato, sancita dal Beato Pio IX nella Costituzione Apostolicae Sedis del 1869, per i sostenitori dell'animazione ritardata ha un valore eminentemente pratico, perché comporta una stessa valutazione morale e una stessa sanzione per la soppressione dell'embrione in qualsiasi momento della sua vita; per i sostenitori dell'animazione immediata, invece, l'abolizione della distinzione tra feto animato e feto inanimato è soprattutto la logica conseguenza di una posizione teoretica favorevole alla personalità dell'embrione fin dal primo istante del concepimento.45 Tuttora la Chiesa Cattolica prudentemente non si pronuncia in modo definitivo su una questione per sé squisitamente filosofica. Mi sembra però che la direzione presa dal Magistero sia quella della tesi dell'animazione immediata. Infatti nella Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede Donum Vitae, del 1987, viene ripresa e sviluppata un'importante affermazione della Dichiarazione sull'aborto procurato del 1974, della medesima Congregazione: “Dal momento in cui l'ovulo è fecondato, si inaugura una nuova vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano...Fin dalla fecondazione è iniziata l'avventura di una vita umana...Questa dottrina rimane valida e viene peraltro confermata, se ve ne fosse bisogno, dalle recenti acquisizioni della biologia umana, la quale riconosce che nello zigote derivante dalla fecondazione si è già costituita l'identità biologica di un nuovo individuo umano. Certamente nessun dato sperimentale può essere per sé sufficiente e a far riconoscere un'anima spirituale; tuttavia le conclusioni della scienza sull'embrione umano forniscono un'indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita umana: come un individuo umano non sarebbe una persona umana? Il Magistero non si è espressamente impegnato su un'affermazione d'indole filosofica, ma ribadisce in 167 maniera costante la condanna morale di qualsiasi aborto procurato. Questo insegnamento non è mutato ed è immutabile. Pertanto il frutto della generazione umana dal primo momento della sua esistenza, e cioè a partire dal costituirsi dello zigote, esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all'essere umano nella sua totalità corporale e spirituale. L'essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita”.46 Non soltanto l'aborto ma anche tutti gli interventi di manipolazione ai danni dell'embrione umano, compreso il congelamento, che si verificano nelle diverse tecniche di fecondazione artificiale, sono gravemente contrarie alla dignità dell'uomo. 168 1 Aristotele, De Anima, III, 4, 429 b 1-10. Ibid., III, 5, 430 a 15-20. 3 Ibid., II (B), 3, 736 b, 1-4; 12-16. 4 Ibid., II (B), 3, 736 b, 21-29. 5 Ad Tertium Dicendum Dicendum quod illa vis activa quae est in semine, ex anima generantis derivata, est quasi quaedam motio ipsius animae generantis: nec est anima, aut pars animae, nisi in virtute; sicut in serra vel securi non est forma lecti, sed motio quaedam ad talem formam. Et ideo non oportet quod ista vis activa habeat aliquod organum in actu; sed fundatur in ipso spiritu incluso in semine, quod est spumosum, ut attestaur eius albedo. In quo etiam spiritu est quidam calor ex virtute caelestium corporum, quorum etiam virtute agentia inferiora agunt ad speciem, ut supra [q. 115, a. 3, ad 2] dictum est. Et quia in huiusmodi spiritu concurrit virtus animae cum virtute caelesti, dicitur quod homo generat hominem, et sol (Aristotele, 2 Physic., c. 2, lect. 4). Calidum autem elementare se habet instrumentaliter ad virtutem animae, sicut etiam ad virtutem nutritivam, ut dicitur in 2 De Anima (c. 4, lect. 8, 9; S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, I, q. 118, a. 1, ad 3). Sulla convinzione di S. Tommaso che il seme sia il residuo dell'ultima digestione, cf. Id., De Potentia, q. 3, a. 9, ad 9 (b), dove l'Angelico fa riferimento alla Riproduzione degli animali di Aristotele (I, 18, 725 a 11-13; 724 b 23726 a 28). 6 Cf. S. Tommaso d'Aquino, De Veritate, q. 16, a. 1; Id., De substantiis separatis, 8. 7 “Similiter dicendum esset quod vegetativum et sensitivum sunt in intellectivo, ut trigonum et tetragonum in pentagono ...Unde anima intellectiva, quamvis sit ab exteriori agente, habet tamen virtutes quas habent anima vegetativa et sensitiva, quae sunt ab interioribus agentibus” (Id., De Unitate Intellectus contra Averroistas, Città di Castello: De Maria, 1886: 469). Manifestum est autem quod primum quo corpus vivit, est anima. Et cum vita manifestetur secundum diversas operationes in diversis gradibus viventium, id quo primo operamur unumquodque horum operum vitae, est anima: anima enim est primum quo nutrimur, et sentimus, et movemur secundum locum; et similiter quo primo intelligimus. Hoc ergo principium quo primo intelligimus, sive dicatur intellectus sive anima intellectiva, est forma corporis. – Et haec est demonstratio Aristotelis in De Anima; Id., Summa Theologiae, I, q. 76, a. 1. 8 Id., De Potentia, q. 3, a. 9, ad 9 (c). 9 “Et ideo sicut corpus habet esse per animam, sicut per formam, ita et unitur animae immediate, in quantum est forma corporis”; S. Tommaso d'Aquino, In Lib. Anima, II, lect. I, Torino: Pirotta, 1925: 234; Id., Summa Theologiae, I, q. 76. 10 “In generatione aliorum hominum locum habet quod dicit Philosophus propter hoc quod successive corpus formatur et disponitur ad animam: unde primo, tamquam imperfecte dispositum, recepit animam imperfectam et postmodum, quando perfecte est dispositum, recipit animam perfectam” (Ibid., III, q. 33, a. 2, ad 3). Tra i tanti testi tomisti in cui si sostiene e si dimostra la spiritualità e immortalità dell'anima umana, cf. Ibid.,., I, q. 75, aa. 5-6. 11 A tal proposito, mi permetto di rinviare per un approfondimento al mio: Pangallo M., Il principio di causalità nella metafisica di S. Tommaso, Citta del Vaticano: LEV, 1991: 53-64. 12 “Ad Quintum Dicendum quod anima illud esse in quo ipsa subsistit, communicat materiae corporali, ex qua et anima intellectiva fit unum, ita quod illud esse quod est totius compositi, est etiam ipsius animae. Quod non accidit in aliis formis, quae non sunt subsistentes. Et propter hoc anima humana remanet in suo esse, destructo corpore: non autem aliae formae” (Ibid., I, q. 76, a. 1, ad 5). 13 “Sed positio Aristotelis multo rationabilior est: quia nihi incipit vel fit vel generatur nisi secundum modum quo esse habet: et ideo concedimus animam sensibilem et vegetabilem ex traduce esse. Modus autem traductionis talis est; cum enim omne agens univocum et proximum inducat speciem suam in patiente, et cibus, secundum quod est patiens et alteratum, in nutrimentum corporis cedat (quia nutrit secundum quod est potentia caro, ut in 1 Gener., text. 39 et in De Anima a text. 45 usque ad 50 dicitur), 2 169 oportet quod in fine speciem et virtutem nutrimenti recipiat. Ante ergo ultimam assimilationem, quando efficitur actu pars determinata, ut caro vel os, est in eo virtus speciei indeterminate ad hoc vel illud: quia determinata ad hoc vel illud est secundum propriam virtutem determinatae partis: et ideo cum semen sit residuum ultimi cibi propinquissimi ad ultimam conversionem, est in eo potentia totum et non actu aliqua pars: ante vero quam resolvatur per actum virtutis generativae separatum a reliquo sui generis, est in eo potentia illa indistinta sicut forma totius non est in parte nisi in potentia: quando autem separatur, efficitur actu habens talem potentiam vel formam...Haec autem potentia non est passiva in semine maris sicut dicimus ligna et lapides esse in potentia domus (sic enim est potentia in mestruo mulieris), sed est potentia activa, sicut dicimus formam domus in mente artificis esse potentia domum; unde arti comparat eam Philosophus in 17 de Animalibus (De generat. animal, 2, 20); et hanc potentiam Avicenna et Commentator in 7 Metaphysic. vocant virtutem formativam: quae quidam virtus quantum ad modum operandi media est inter intellectum et alias vires animae. Aliae enim vires utuntur in suis operationibus determinatis organis: intellectus autem nullo: haec autem utitur aliquo corporali in sua operatione quod nondum habet determinatam speciem. Subiectum autem et organum huius virtutis est spiritus vitalis inclusus in semine; unde ad continendum huiusmodi spiritum semen est spumosum, et haec est causa albendinis eius...Illi autem corporali spiritui coniungitur triplex calor: scilicet calor elementaris, qui est sicut instrumentum resolvens et consumens et huiusmodi operans; et calor animae, qui est vivificans; et calor caeli cuius virtute movet ad speciem determinatam: et virtute huius triplicis caloris, virtus formativa convertit materiam a muliere praeparatam in substantiam membrorum per modum quo est transmutatio corporis in augmento ut 15 (De generat. animal. 2, 1 et 3) de Animalibus dicitur; et secundum quod proceditur in perfectione organorum, secundum hoc anima incipit magis ac magis actu esse in semine, quae prius erat in potentia: ita quod conceptum primo participat opera vitae nutritivae, et tunc dicitur vivere vita plantae; et sic deinceps, donec perveniat ad completam similitudinem generatis”. 14 Respondeo. Dicendum quod, circa hanc quaestionem antiquitus diversa dicebantur a diversis. Quidam namque dicebant, animam filii ex parentis anima propagari, sicut et corpus propagatur ex corpore. Alii vero dicebant, omnes animas seorsum creari; sed ponebant a principio eas extra corpora fuisse creatas simul, et post modum corporibus seminatis coniungebantur, vel proprio motu voluntatis, secundum quosdam, vel Deo mandante et faciente, secundum alios. Alii vero dicebant, animas simul cum creantur, corporibus infundi. Quae quidem opiniones, quamvis aliquo tempore sustinerentur, et quae earum esset verior in dubium verteretur, ut patet ex Augustino (in X super Genes. ad litter., cap. XXI et XXII), et in libris quos scribit de origine animae; tamen primae duae postmodum iudicio Ecclesiae sunt damnatae, et tertia approbata. 15 Diligenter autem consideranti apparet rationabiliter illam opinionem esse damnatam quae ponebat animam rationalem cum semine propagari, de qua nunc est quaestio. Et hoc tribus rationibus potest videri ad praesens: Prima est, quia rationalis anima in hoc a ceteris formis differt, quod aliis formis non competit esse in quo ipsae subsistant, sed quo eis res formatae subsistant; anima vero rationalis sic habet esse ut in eo subsistens; et hoc declarat diversus modus agendi. Cum enim agere non possit nisi quod est, unumquodue hoc modo se habet ad operandum vel agendum, quomodo se habet ad esse; unde, cum in operatione aliarum formarum necesse sit comunicare corpus, non autem in operatione rationalis animae, quae est intelligere et velle; necesse est ipsi rationali animae esse attribui quasi rei subsistenti, non autem aliis formis. Et ex hoc est quod inter formas, sola rationalis anima a corpore separatur. Ex hoc ergo patet quod anima rationalis exit in esse, non sicut formae aliae, quibus proprie non convenit fieri, sed dicuntur fieri facto quodam. Sed res quae fit, proprie et per se fit. Quod autem fit, fit vel ex materia vel ex nihilio. Quod vero ex materria fit, necesse est fieri ex materia contrarietati subiecta. Generationes enim ex contraris sunt, secundum Philosophum (lib. I De generatione animalium, capit. XVIII): unde cun anima vel omnino materiam non habeat, vel ad minus non habeat materiam contrarietati subiectam, non potest fieri ex aliquo. Unde restat quod exeat in esse per 170 creationem, quasi ex nihilo facta. Ponere autem quod per generationem corporis fiat, est ponere ipsam non esse subsistentem, et per consequens cum corpore corrumpi. 16 Secunda ratio est, quia impossibile est actionem corporeae virtutis ad hoc elevari quod virtutem penitus spiritualem et incorpoream causare possit; nihil enim agit ultra suam speciem; immo agens oportet esse praestantius patiente, secundum Augustinum (XII super Genesim ad litteram, capit. XVI). Generatio autem hominis fit per virtutem generativam, quae organum habet corporale; virtus etiam quae est in semine, non agit nisi mediante calore, ut dicitur in XVI de Animalibus(lib. II de Gen. animal., cap. III); unde, cum anima rationalis sit forma penitus spiritualis, non dependens a corpore nec communicans corpori in operatione, nullo modo per generationem corporis potest propagari, nec produci in esse per aliquam virtutem quae sit in semine. 17 Tertia ratio est, quia, omnis forma quae exit in esse per generationem, vel per virtutem naturae, educitur de potentia materiae, ut probatur in VII Metaph. Anima vero rationalis non potest educi de potentia materiae. Formae enim quarum operationes non sunt cum corpore, non possunt de materia corporali educi. Unde relinquitur quod anima rationalis non propagetur per virtutem generantis; et haec est ratio Aristotelis. 18 Praeterea, embrio antequam anima rationali perficiatur, habet aliquam operationem animae; quia augetur et nutritur et sentit. Sed operatio animae non est sine vita. Ergo vivit. Vitae vero corporis principium est anima. Ergo habet animam. Sed non potest dici quod adveniat ei alia anima; quia tunc in uno corpore essent duae animae. Ergo ipsa anima quae prius erat in semine propagata, est anima rationalis. 19 Quidam namque assimilaverunt in generatione humana progressum animae rationalis progressui corporis umani, dicentes, quod sicut corpus humanum in semine est virtualiter, non tamen habens actu humani corporis perfectionem, quae distinctione organorum consistit, sed paulatim per virtutem seminis ad perfectionem huiusmodi pervenitur; ita in principio generationis est ibi anima, virtute quadam habens omnem perfectionem quae postea apparet in homine completo, non tamen eam habens actu, cum non apparent animae actiones, sed processu temporis paulatim eam acquirit; ita quod primo appareant in ea actiones animae vegetabilis, et postmodum animae sensibilis, et tandem animae rationalis. Et hanc opinionem tangit Gregorius Nyssenus in lib. quem fecit de homine. 20 Dicitur enim in II De Anima, quod potentia vitae est in corpore physico organico, cuius actus est anima, non est abiiciens animam, sicut semen et fructus; ex quo datur intelligi, quod semen est ista in potentia ad animam quod anima caret.Secundo, quia cum semen nondum sit ultima assimilatione membris assimilatum (sic enim eius resolutio esset corruptio quaedam) sed sit superfluitas ultimatae digestionis, ut dicitur XV de Animalibus, nondum fuit in corpore generantis existens anima perfectum; unde non potest esse quod in principio suae decisionis sit in eo anima. Tertio, quia dato quod cum eo decideretur anima, non tamen potest hod dici de anima rationali; quae cum non sit actus alicuius partis corporis, non potest deciso corpore decidi. I principali testi aristotelici cui S. Tommaso si riferisce sono: Sull'Anima, II, 1, 412 b 25;La Riproduzione degli Animali, I, 18, 725 a 11-13; 724 b 23-726 a 28; I, 19, 726 a 28-b1. 21 Et iterum impossibile est unius et eiusdem rei esse plures formas substantiales nam cum forma substantialis faciat esse non solum secundum quid, sed simpliciter, et constituat hoc aliquid in genere substantiae, si prima forma hoc facit, secunda adveniens, inveniens subiectum iam in esse substantiali constitutum, accidentaliter ei adveniet; et sic sequeretur quod anima sensibilis et rationalis in homine corpori accidentaliter uniantur. Nec potest dici quod anima vegetabilis quae in planta est forma substantialis, in homine non sit forma substantialis, sed dispositio ad formam: quia quod est de genere substantiae nullius accidens esse potest, ut dicitur in I Physic. 22 Sed hoc nullo modo potest stare: quia vel hoc ita intelligitur quod natura intellectualis sit alia anima a vegetabilis et sensibili, et sic redit in idem cum secunda opinione: vel intelligitur ita quod ex istis tribus naturis constituatur substantia animae in qua natura intellectualis erit ut formae, et natura sensibilis et vegetabilis erit ut materiale. Ex quo sequitur quod cum natura sensibilis et vegetabilis sint corruptibiles, 171 utpote de materia eductae, substantia animae humanae non possit esse perpetua. Sequitur idem etiam inconveniens quod inductum est contra primam, scilicet quod forma substantialis successive educatur in actum. 23 Alii vero dicunt, quod embrio non habet animam, quousque perficiatur anima rationali: operationes autem vitae quae in eo apparent sunt ex anima matris. Sed hoc non potest esse: nam in hoc viventia a non viventibus differunt, quia viventia movent se ipsa secundum operationes vitae, quod de non viventibus dici non potest; unde non potest esse quod nutriri et augeri, quae sunt propriae operationes viventis, sint in embrione a principio exstrinseco, scilicet ab anima matris. Etpraetera virtus nutritiva matris assimilaret cibum corpori matris, et non corpori embrionis; cum nutritiva deserviat individuo sicut generativa speciei. Et iterum sentire non posset esse in embrione ex anima matris...Et ideo aliter est dicendum, quod in semine a principio suae decisionis non est anima, sed virtus animae; quae fundatur in spiritu qui in semine continetur quod de natura sui spumosum est, et consequens corporalis spiritus contentivum. Ista autem virtus agit disponendo materiam et formando ad susceptionem animae. 24 In generatione autem animalis apparent diversae formae substantiales, cum primo appareat sperma, et postea sanguis, et sic deinceps quousque sit forma hominis vel animalis. Et sic oportet quod huiusmondi generatio non sit simplex, sed continens in se plures generationes et corruptiones. Non enim potest esse quod una et eadem forma substantialis gradatim educatur in actum, ut ostensum est. 25 Sic ergo per virtutem formativam quae a principio est in semine, abiecta forma spermatis, inducitur alia forma; qua abiecta, iterum inducatur alia: et sic primo inducatur anima vegetabilis; deinde ea abiecta, inducatur anima sensibilis et vegetabilis simul; qua abiecta inducator non per virtutem praedictam sed a creante, anima quae simul est rationalis sensibilis et vegetabilis. Et sic dicendum est secundum hanc opinionem quod embrio antequam habeat anima rationalem, vivit et habet animam, qua abiecta, inducitur anima rationalis. Et sic non sequitur duas animas esse in eodem corpore, nec animam rationalem traduci cum semine. 26 Lascio da parte la questione della cronologia degli scritti dell'Aquinate, visto che non c'è un'evoluzione significativa del suo pensiero per quanto riguarda l'embrione umano, e mi attengo alla sostanza teoretica dei vari testi. 27 Ad Quartum Dicendum quod in animalibus perfectis, quae generantur ex coitu, virtus activa est in semine maris, secundum Philosophum in libro 2 De generat. animal. (cc. 3, 4); materia autem foetus est illud quod ministratur a femina. In qua quidem materia statim a principio est anima vegetabilis, non quidem secundum actum secundum, sed secundum actum primum, sicut anima sensitiva est in dormientibus. Cum autem incipit attrahere alimentum, tunc iam actu operatur. Huiusmodi igitur materia transmutatur a virtute quae est in semine maris, quousque perducatur in actum animae sensitivae: non ita quod ipsamet vis quae erat in semine, fiat anima sensitiva; quia sic idem esset generans et generatum; et hoc magis esset simile nutritioni et augmento, quam generationi, ut Philosophus dicit (1 De Gen., et Cor., c. 5, lect. 14). Postquam autem per virtutem principii activi quod erat in semine, producta est anima sensitiva in generato quantum ad aliquam partem eius principalem, tunc iam illa anima sensitiva prolis incipit operari ad complementum proprii corporis, per modum nutritionis et augmenti. – Virtus autem activa quae erat in semine, esse desinit, dissoluto semine, et evanescente spiritu qui inerat. Nec hoc est inconveniens: quia vis ista non est principale agens, sed instrumentale: molto autem instrumenti cessat, effectu iam producto in esse (S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae., I, q. 118, a. 1, ad 4). 28 Similiter etiam anima intellectiva, cum habeat operationem sine corpore, est subsistens, ut supra habitum est: et ita sibi debetur esse et fieri. Et cum sit immaterialis substantia, non potest causari per generationem, sed solum per creationem a Deo (Ibid., I, q. 118, a. 2). 29 Et ideo dicendum est quod, cum generatio unius semper sit corruptio alterius, necesse est dicere quod tam in homine quam in animalibus aliis, quando perfectior forma advenit, fit corruptio prioris: ita tamen quod sequens forma habet quidquid habebat prima, et adhuc amplius. Et sic per multas generationes et corruptiones pervenitur ad ultimam formam substantialem, tam in homine quam in aliis 172 animalibus. Et hoc ad sensum apparet in animalibus ex putrefatctione generantis. Sic igitur dicendum est quod anima intellectiva creatur a Deo in fine generationis humanae, quae simul est et sensitiva et nutritiva, corruptiis formis praeexistentibus (Ibid., I, q. 118, a. 2 ad 2). 30 Igitur anima nutritiva et sensitiva esse incipiunt per seminis traductionem, non autem intellectiva (S. Tommaso d'Aquino, Summa Contra Gentiles, II, c. 86). 31 “Conceptum prius esse animal quam hominem, non ostendit rationalem animam cum semine propagari, Nam anima sensitiva per quam animal erat, non manet, sed ei succedit anima quae est simul sensitiva et intellectiva, ex qua est animal et homo simul” (Ibid., II, c. 89). 32 Manifestum est autem quod anima rationalis est ultima et perfectissima forma quam potest consequi materia generabilium et corruptibilium. Convenienter igitur naturalia agentia in inferiora causant praecedentes dispositiones et formas; supremum vero agens, scilicet Deus, causat ultimam formam, quae est anima rationalis (Id., Compendium Theologiae, c. 93). 33 Anima autem vegetabilis et sensibilis non sunt formae subsistentes, alias remanerent post corpora; unde oportet quod fiant a generante per actionem compositorum, sicut et ceterae formae materiales. Sola autem anima intellectiva, quae habet esse subsistens, cum maneat post corpus, est ab extrinseco per creationem. Si autem sensibile et vegetabile et intellectivum in homine in diversis substantiis animae radicantur, tunc et vegetabilis et sensibilis hominis in generante erit (S. Tommaso d'Aquino, Quaestiones Quodlibetales, q. 5, a. 1). 34 “Licet in semine non sit anima, est tamen in semine virtus dispositiva corporis ad animae receptionem, quae cum corpori infunditur, etiam ei suo modo conformatur, eo quod omne receptum est in recipiente per modum recipientis (Id., In Epist. Pauli ad Romanos Expositio, cap. V, lect. III). 35 “Et ideo in primo instanti quo materia adunata pervenit ad locum generationis, fuit perfecte formatum corpus Christi et assumptum” (Id., Summa Theologiae, III, q. 33, a. 1). 36 Sed ipsa formatio corporis, in qua principaliter ratio conceptionis consistit, fuit in instanti, duplici ratione. Primo quidem, propter virtutem agentis infinitam, scilicet Spiritus Sancti, per quem corpus Christi est formatum, ut supra (q. 32, a. 1) dictum est. Tanto enim aliquod agens citius potest materiam disponere, quanto fuerit maioris virtutis. Unde agens infinitae virtutis potest in instanti materiam disponere ad debitam formam. Secondo, ex parte personae Filii, cuius corpus formabatur. Non enim erat congruum ut corpus humanum assumeret nisi formatum. Si autem ante formationem perfectam aliquod tempus conceptionis praecessisset, non posset tota conceptio attribui filio Dei, quae non attribuitur ei nisi ratione assumptionis (Ibid.). 37 Ad hoc quod conceptio ipsi Filio Dei attribuatur, ut in Symbolo (Apostolorum) confitemur, dicentes: “Qui conceptus est de Spiritu Sancto”; necesse est dicere quod ipsum corpus, dum conciperetur, esset a Verbo Dei assumptum. Ostensum est autem supra (q. 6, aa. 1, 2) quod Verbum Dei assumpsit corpus mediante anima, et animam mediante spiritu, idest intellectu. Unde oportuit quod in primo instanti conceptionis corpus Christi esset animatum anima rationali (S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae., III, q. 33, a. 2). 38 Si autem caro Christi fuisset concepta antequam susciperetur a Verbo, habuisset aliquando aliquam hypostasim praeter hypostasim Verbi Dei. Quod est contra rationem incarnationis, secundum quam ponimus Verbum Dei esse unitum humanae naturae, et omnibus partibus eius, in unitate hypostasis: nec fuit conveniens quod hypostasim praexistentem humanae naturae, vel alicuius partis eius, Verbum Dei sua assumptione destrueret. Et ideo contra fidem est dicere quod caro Christi prius fuerit concepta, et postmodum assumpta a Verbo Dei (Ibid., III, q. 33, a. 3). 39 In generatione aliorum hominum locum habet quod dicit Philosophus, propter hoc quod successive corpus formatur et disponitur ad animam: unde primo, tanquam imperfecte dispositum, recipit animam imperfectam; et postmodum, quando perfecte est dispositum, recipit animam pefectam. Sed corpus Christi, propter infinitam virtutem agentis, fuit perfecte dispositum in instanti. Unde statim in primo instanti recepit formam perfectam, idest animam rationalem (Id., Summa Theologiae, III, q. 33, a. 2, ad 3). 173 40 Mi riferisco in particolare agli studi studi ormai ben noti di Etienne Gilson e Cornelio Fabro, i quali, sebbene da prospettive ermeneutiche differenti, convergono nel sottolineare la originalità della nozione metafisica di esse ut actus in S. Tommaso, irriducibile alla nozione di existentia. La stessa distinzione reale tra essentia ed esse nell'ente finito non può interpretarsi semplicemente come distinzione tra essentia ed existentia. Cf. Fabro C., Partecipazione e causalità, Torino: SEI, 1961; Id., Dall'essere all'esistente, Brescia: Morcelliana, 1957; Id., Esegesi tomistica, Roma: PUL, 1969. 41 Significativa in tal senso è l'affermazione dell'insigne moralista Lanza, sostenitore della tesi dell'animazione ritardata nel suo saggio storico-sistematico: Lanza A., La questione del momento in cui l'anima razionale è infusa nel corpo, Roma 1939: “È certo che il mostro umano, per quanto malformato e lontano dalla perfezione dell'individuo normale, appartienereductive alla specie umana” (p. 279). Questa opinione riflette una convinzione allora diffusa tra i sostenitori dell'animazione ritardata, anche dopo lo studio del Lanza. Per un'esposizione sintetica delle ragioni in favore dell'animazione ritardata cf. Hering H., De tempore animationis foetus umani, Angelicum 1951, 28: 18-29; Hudeczek M.,De tempore animationis foetus umani secundum Embryologiam modernam, Angelicum, 1952, 29: 162181. 42 Cf. Gredt J., Elementa philosophiae aristotelico-thomisticae, vol. I, Friburgo: Herder, 1937: 347-351, nn. 439-452; Ibid., n. 536, pp. 421-422. Scriveva il Gredt: “Adnotatio circa Aristotelis veterumque scholasticorum doctrinam de generatione. Veteres, cum cellulas germinales ignorarent, semina neque organisata neque viventia putabant” (Ibid., n. 452, 4: 350-351); “Attamen cum recentibus optime dicitur: statim ab initio, coniunctis cellulis germinalibus, haberi organisationem specialem et dispositiones proximas ad animae intellectivae infusionem” (Ibid., n. 536, 2: 422). La suddetta formulazione è accusata di preformismo da Hudeczek: “Et si respondetur, quod materia haec sit semper a principio disposita ad animam humanam suscipiendam quia ex ea nonnisi homo generari potest, caute hoc accipiendum...Quodsi aliqui – (e qui cita espressamente Gredt) – hoc est similia affirmant, dicendum est eorum scientiam, in certo sensu preformisticam, novo progressu Biologiae iam superatam esse” (Ibid., p. 177). 43 Scrive il Lanza: “Considerando le cose dal punto di vista astratto...diversa deve essere la valutazione, sia morale che giuridica del delitto di aborto prima e dopo l'infusione dell'anima razionale: dopo l'animazione si tratta di una vera violazione del diritto che ha la persona alla vita; prima, invece, mancando l'anima razionale, non si può parlare di una simile violazione; ma si tratta di una violenza, sempre illecita, inflitta all'ordine stabilito dalla natura, che dal punto di vista morale, potrebbe essere ricondotta sullo stesso piano delle pratiche anticoncezionali e potrebbe essere considerata come un delitto contro la famiglia” (Lanza, La questione del momento in cui..., p. 297). 44 Lo stesso Lanza, infatti, precisa: “Ciò non vieta, però, che allo stato attuale del dibattito, anche noi, da un punto di vistaconcreto, riteniamo obbligatorie le norme dettate al proposito dalla legislazione ecclesiastica ed ispirate a quei saggi criteri di prudenza pratica che hanno sempre guidata la disciplina della Chiesa” (Ibid.). 45 Già il Pontefice Sisto V con la Costituzione Ad effraenatam del 1588, pur ritenendo in teoria la distinzione tra feto animato e inanimato, comminava le stesse pene previste per l'omicidio volontario anche a coloro che avessero procurato l'aborto, in qualunque momento della gestazione. Il rigore della Costituzione di Sisto V sarà mitigato nel 1591 da Gregorio XIV. Sui riflessi della Apostolicae Sedis di Pio IX nel dibattito teologico-morale di fine Ottocento circa la craniotomia e circa l'aborto nelle prime fasi di vita dell'embrione, mi permetto di rinviare al mio: Pangallo M., La craniotomia nella Summula Theologiae Moralis del Card. Giuseppe D'Annibale, Divinitas 1986, 2: 167-174. 46 Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum Vitae (22 febbraio 1987), parte I, n. 1. 174 P. IDE L'EMBRIONE UMANO È PERSONA? STATUS QUESTIONIS E DETERMINAZIONE Il mio breve intervento ha come obiettivo quello di chiarire il seguente punto: l'embrione umano è persona? 1 Con il termine embrione intendo un essere umano dopo il concepimento o, in altre parole, dopo la fecondazione. Infatti lo zigote viene definito anche embrione unicellulare. In seguito, preciserò cosa intendo col termine persona. Nel rispondere alla domanda posta, farò riferimento esclusivamente ai dati scientifici e filosofici. Lascerò quindi da parte l'approccio più specificamente teologico, anche in considerazione del fatto che la stessa Chiesa Cattolica ci invita a farlo: “Come un individuo umano non sarebbe una persona umana? Il Magistero non si è espressamente impegnato su un'affermazione d'indole filosofica”.2 Infine, allo scopo di essere il più chiaro possibile, presenterò l'argomento nella forma rigorosa della quaestio disputata. Status Questionis La risposta negativa Ad un primo approccio, sembrerebbe che la risposta alla domanda iniziale debba essere negativa. In quest'ottica lo zigote dovrebbe passare attraverso un certo numero di stadi prima di poter essere considerato pienamente o realmente un essere umano.3 Secondo il principio dell'umanizzazione, l'embrione diventerebbe un essere umano a tutti gli effetti: quando i due patrimoni genetici, quello del padre e quello della madre, si ricombinano per formare il nuovo genoma dell'embrione, o dopo 21-22 ore dalla fecondazione; 4 dopo l'impianto; 5 al quattordicesimo giorno,6 quando non vi è più totipotenza e appare la stria primitiva; 7 quando l'unità dell'organismo umano diventa irreversibile e testimoniata da un'organizzazione specifica che determina l'impossibilità della formazione di gemelli omozigoti tra il 14o e il 18o giorno; 8 quando si cominciano a delineare gli organi principali (ottava settimana); 9 quando è possibile registrare una qualche attività elettro-encefalica; 10 quando il cervello sviluppa alcune funzione come la sensazione, la memoria, o una qualche capacità di apprendimento (ventesima settimana); 11 “ad uno stadio di maturazione tale che sia possibile una vita autonoma”; 12 cioè al sesto o settimo mese,13 quando sorge l'autocoscienza, ossia in un momento successivo alla nascita e non meglio identificabile;14 in base al criterio del riconoscimento da parte dei genitori, che risulta ancora più indefinito in quanto, richiedendo la consapevolezza dell'esistenza dello zigote, si realizza necessariamente dopo la sua creazione.15 Infine, c'è chi afferma l'esistenza di una continuità tra gameti e zigote facendo risalire così l'individualità umana ai gameti.16 Ora, la logica ci insegna che il punto cruciale di una dimostrazione sta nel termine medio e non nella conclusione. Dato che a volte per lo stesso argomento si propongono due date diverse, distribuirò queste dimostrazioni in funzione non del calendario di accesso all'umanizzazione – la cui multiforme distribuzione rivela una qualche incertezza – ma degli argomenti. Ne prenderò in considerazione sei, i primi cinque dei quali sono i più comuni. Svilupperò poi il sesto poiché è ancora presente in qualche forma tra i cattolici e ciò mi permetterà di entrare in relazione con i filosofi tomisti. La possibilità dei gemelli omozigoti Una persona è un individuo ossia, etimologicamente, un essere indivisibile. Ora, un embrione è divisibile almeno fino al quindicesimo giorno quando può svilupparsi un gemello omozigote: vale a dire, originantesi dalla stessa cellula iniziale. Pertanto un embrione non può essere una persona umana. Non si può, cioè, parlare di persona umana finché non si supera il limite temporale o di sviluppo oltre il quale non è più possibile la gemellazione. “Se considerassimo persona l'uovo fecondato”, ha scritto Xavier Thévenot, “come si potrebbe rendere conto, dal punto di vista filosofico e teologico, del fatto 175 che, nel caso della gemellazione (che può verificarsi fino al 14o giorno dal concepimento) una persona possa diventare due persone? Come si può considerare persona una realtà la cui individualità non è ancora certa?”.17 La presenza di cellule totipotenti Un individuo vivente completo è un organismo differenziato costituito di diversi organi ordinati ad una o più funzioni. Fino allo stadio di otto cellule,18 l'embrione è costituito di cellule totipotenti: cioè, cellule in grado di diventare qualsiasi organo. Quindi, all'inizio, non siamo in presenza di un individuo pienamente costituito, e ancor meno di una persona umana. La necessità di una coscienza Una persona è un individuo in grado di soffrire, entrare in relazione, ragionare, essere libero, etc.19 L'esercizio di queste capacità presuppone l'esistenza del cervello. Tuttavia il sistema nervoso centrale si forma soltanto tra la sesta e l'ottava settimana dalla fusione dei gameti. Pertanto, poiché l'embrione non è dotato di cervello, non può considerarsi persona.20 Si può precisare il concetto sulla base della posizione di Paul Ricoeur espressa nella sua opera principale: “Soi-meme comme une autre”. L'ermeneutica del sé è considerata in una dialettica di seità e ipseità che si risolve nel concetto di identità narrativa. In altre parole, il sé ha accesso alla propria ipseità attraverso la narrazione. Infatti, la costituzione del sé, afferrando la sua permanenza, si declina in due modi: l'identità come seità (o identità-idem) alla quale corrisponde una permanenza del substrato, e l'identità come ipseità (o identità-ipse) alla quale corrisponde una permanenza narrativa. La prima permanenza introduce alcune aporie irrisolvibili.21 Perciò la sola risposta alla domanda è sì facendo riferimento ad un altro tipo di permanenza che si introduce con la parola attraverso la quale il soggetto entra nell'auto-possesso e nella comprensione del sè.22 È ovvio che un embrione abbia una identità-idem e non una identità-ipse. Il suo sé non può essere narrato. Di conseguenza, l'embrione non può essere umano sin dal principio. La necessità del riconoscimento da parte di altri L'Io sorge solo attraverso un Tu che lo riconosce, in questo caso i genitori. Questo riconoscimento di fronte ad una nuova vita, non ha nulla di spontaneo: esso implica il desiderio di un figlio e un progetto genitoriale. Pertanto, un embrione diventa persona soltanto a certe condizioni determinate dai genitori. “Un embrione diventa persona a due condizioni”, spiega il professor René Frydman: “Deve avere la capacità fisiologica di svilupparsi e deve essere accettato. Esso appartiene esclusivamente al desiderio delle persone che lo hanno realizzato nel pensiero e nei fatti. Una donna decide in coscienza se lo vuole portare in grembo. Non si può trovare un destino agli embrioni contro la volontà dei genitori...Ciò che conta sono la democrazia e la dignità”.23 La frequenza degli aborti spontanei Il numero degli aborti spontanei che si verificano durante i primi giorni dell'ontogenesi è molto alto.24 Ciò che è naturale si verifica più spesso di ciò che non lo è. L'estrema regolarità delle leggi fisiche non è forse un criterio della loro naturalità? Di conseguenza, sarebbe contro natura per uno zigote essere una persona umana. Sulla base del fatto che metà degli ovuli fecondati non si impiantano, il teologo Karl Rahner si chiede, “come si può pensare che il 50% degli esseri umani...non superino mai a priori questo primo stadio dell'esistenza?”.25 La necessità di un corpo organizzato Presenterò in dettagli questo argomento per il fatto che è piuttosto comune tra i filosofi tomisti, a partire almeno dagli anni ‘70.26 L'aporia può essere formulata sulla base della definizione aristotelica di principio vitale. L'anima è l'atto primo di un corpo organizzato. Ora, uno zigote e un embrione, nei loro primi stadi, non presentano una sufficiente organizzazione da poter effettuare un'operazione che prepari la vita intellettiva. Pertanto un embrione non è adatto a ricevere un'anima umana.27 Benedicte Mathonat elabora meglio l'argomentazione. Il punto di partenza è ancora una volta la definizione aristotelica di anima: “Il corpo, il soggetto dell'anima...è organizzato”. Essere organizzato equivale ad essere un principio di operazione: “L'organizzazione in questione è...quella che manifesta il 176 potere di operare del corpo”. “Il corpo, il soggetto dell'anima, deve essere quindi capace di espletare le operazioni proprie della vita umana”. L'operazione tipica della vita umana è l'operazione intellettuale. Ma “la conoscenza dell'intelletto umano si basa esclusivamente sui sensi”. Pertanto, “l'anima umana ha, come suo soggetto specifico, un corpo sensibile”. Ma il sistema nervoso è il principio organico della sensibilità.28 Quindi, per essere informato da un'anima umana, un embrione deve essere dotato di sistema nervoso, ed è evidente che questo manchi all'embrione nelle primissime fasi dello sviluppo.29 Si obietterà, tuttavia, che lungi dal cercare un modo per aggirare l'insegnamento magisteriale, Aline Lizotte 30 dichiara espressamente di non voler presentare una tesi coerente con il Magistero, specialmente con la Donum Vitae. L'Istruzione afferma la presenza creatrice di Dio dal momento del concepimento. La tesi dell'infusione mediata invece non rifiuta proprio questa ipotesi? La risposta a tale obiezione rappresenta un altro contributo originale dell'articolo. Ispirata da Aristorele, Aline Lizotte distingue due modi della presenza dell'anima nell'embrione: secondo la causalità formale e secondo la causalità finale. L'anima è presente nel corpo secondo la prima modalità (formale) quando è unita ad esso come un atto alla potenza che riceve, così come la forma è unita alla materia, che gli è propria, in vista di costituire un essere che è sostanzialmente uno, con un'unità intrinseca che rifiuta qualsiasi dualismo. L'anima è presente nel corpo nella seconda modalità (finale) quando orienta tutto il divenire come un fine attrattivo e attualizzante. Ora la finalità, in senso autenticamente aristotelico, è sicuramente un termine, un risultato e anche l'effetto per eccellenza, ma è anche molto più di questo: infatti, prima di essere un effetto, il fine è una causa. Ma una causa agisce solo attraverso la sua realtà; la causa prende dunque la sua efficienza dalla sua effettività. Dunque essa è dotata di un certo realismo che, per una mancata comprensione, è stato piuttosto sfibrato da diverse concezioni attuali. In altre parole, la presenza nella modalità finale è una presenza reale; si potrebbe dire che il fine è intenzionalmente presente, se non si oppone l'intenzionale al reale. La Risposta Positiva Tuttavia, alcuni fatti rimettono in discussione la tesi della personalizzazione ritardata. La precocità della vita intrauterina La fisiologia e la psicologia moderne prendono sempre più in considerazione la vita del bambino anche nel periodo intrauterino.31 Dalle origini dell'Io, sembra che il feto sia già in grado di percepire, di avere sensazioni, di immaginare, di memorizzare, come ha chiarito un relatore di questo Convegno, il prof. Bellieni.32 Un numero sempre crescente di dati porta anche a ritenere che nel periodo che si avvicina al concepimento si verifichino dei traumi psichici.33 Il dr. Benoit Bayle, psichiatra presso l'Ospedale Henri Ey di Chartres, ritiene che alcuni fenomeni della vita embrionale compromettano seriamente lo sviluppo del futuro bambino o la personalità dell'adulto. Coloro che parlano di esperienza soggettiva indicano, anche a parole, l'esistenza di un soggetto che vive l'esperienza. Questo è il motivo per cui il dr. Bayle parla dipsicogenoma e scena concezionale.34 Il trauma dell'aborto Non si può negare, oggigiorno, il trauma correlato all'interruzione volontaria (e anche spontanea) della gravidanza. In un recente e pregevole studio sull'aborto, il sociologo Luc Boltanski ricorda proprio questo e, allo stesso tempo, illustra le numerose strategie messe in atto dalla società per chiudersi gli occhi di fronte all'umanità dell'embrione per eliminarlo senza rimorsi.35 L'offesa dell'esclusione L'uomo è molto sensibile a qualsiasi forma di esclusione, ed è buona cosa, specialmente verso le persone più vulnerabili. Ora, nessuno è più vulnerabile e più innocente di un nuovo essere umano nel grembo di sua madre.36 “L'unico modo di essere rispettosi della vita è rispettare il più piccolo degli esseri viventi”.37 Si potrebbe dire, quindi, che la buona salute di una società si misura dalla sua capacità di accogliere questi esseri così fragili che sono gli embrioni umani. Inoltre, esiste una sorprendente analogia tra le attuali ragioni che giustificano – agli occhi dei politici e della gente – l'uso degli 177 embrioni in nome della presunta assenza in essi della natura umana, e gli argomenti usati cinque secoli fa rispetto alla natura degli Indiani dell'America Latina. Entrambi sono esseri vulnerabili che, a causa della nostra brama di potere, corrono il rischio di estinzione. Il Re Carlo V e la sua corte furono impressionati dall'apprendere il modo inumano con cui venivano trattati gli Indios. Ma, per farla breve, poiché aveva bisogno di denaro per le sue imprese belliche, non riformò pienamente le leggi “Indie”. Allo stesso modo, molti personaggi del mondo medico e politico pensano che l'embrione rappresenti il primo stadio della persona umana, ma ciononostante nascondono dietro i potenziali benefici per i malati, il bisogno di mantenere laboratori farmaceutici nei loro paesi.38 Risposta Siamo gravemente carenti di una filosofia della natura adatta non solo alle novità della visione cosmologica legata alle numerose scoperte scientifiche del secolo passato, ma anche ai bisogni di regolamentazione etica rispetto alla tecnologia. Vorrei proporre quattro argomentazioni che saranno presentate in maniera progressiva e apparentemente esclusiva. In realtà, credo che siano complementari e spero che i limiti di una saranno compensati dai limiti dell'altra. Le presenterò con una breve introduzione, soprattutto epistemologica. Condizioni preliminari Il rigoroso ragionamento filosofico che sto per affrontare implica due condizioni preliminari. La prima è di ordine scientifico. Darò per presupposti i numerosi sviluppi che sono stati esposti dai professori Colombo, Sica e Bellieni, con la loro riconosciuta autorevolezza, riguardo la fecondazione (quindi la formazione dello zigote o embrione unicellulare) e i primi stadi della vita embrionale. La seconda condizione preliminare è di natura epistemologica.39 Essa ha a che fare con il legame tra filosofia e scienza. In parole povere, siamo di fronte a due posizioni parziali e, quindi, non esaustive. Secondo la prima posizione, quella della continuità, c'è un passaggio senza interruzione dai fatti scientifici alla filosofia per quanto riguarda la questione di cui ci stiamo occupando, cioè l'identità dell'embrione. Ma tale posizione, che è sostanzialmente scientista, conduce alle peggiori conseguenze. Essa fa da substrato alla maggior parte delle posizioni sull'animazione ritardata e nega ogni differenza tra i punti di vista.40 Sulla scia di Emile Boutroux, Maurice Blondel critica duramente lo scientismo. Le scienze hanno in comune, nel loro metodo, il calcolo e l'esperienza, la sperimentazione e l'argomentazione, l'empirismo e la formalizzazione, ma come spiegare la riuscita di questo connubio? La scienza usa questa felice armonia: di più, la vive quotidianamente, ma non ne rende conto.41 Questa unione testimonia lo spirito: “Non sono le scienze che fanno il mondo e l'uomo. È l'uomo che fa la scienza, che la domina sempre, così come domina, senza di essa o con essa, ma meglio con, questo universo in cui sembra immerso, ma che sempre supera infinitamente con il solo sorgere del pensiero o con un semplice atto della sua libertà. Non è il mondo che ci interroga e ci domina, nè è esso a produrre scienza; siamo noi che coltiviamo la scienza e che, attraverso il mondo, ci interroghiamo su un altro mistero, diverso da quello di cui si occupano gli scienziati”.42 Pertanto lo spirito è “questo potere senza confini in questa infermità senza rimedio” che sono le scienze.43 La seconda posizione, che è esattamente all'opposto, ritiene che le due diverse discipline siano in un rapporto di discontinuità. Una posizione epistemologica di questo tipo è alla base, ad esempio, del ragionamento di alcuni filosofi tomisti.44 Per riassumere brevemente, la filosofia sta alle scienze come le affermazioni universali basate sul senso comune stanno alle affermazioni più particolari basate su ipotesi, su categorie paradigmatiche. Il grado di certezza è in funzione dell'universalità e della fondazione su fatti molto comuni.45 Ma una siffatta posizione conduce ad un dualismo che rende stagnanti i campi del sapere e che è confutato dalla pratica. Non possiamo dunque fare a meno di una riflessione epistemologica e di compiere un tentativo di articolare i due campi del sapere rispettando la loro autonomia e la loro interazione e, oseremmo dire, 178 la loro gerarchia.46 Su questo argomento può essere utile fare di nuovo riferimento a Maurice Blondel – e precisamente alla distinzione tra due tipi di pensiero, noetico e pneumatico.47 È evidente, scrive Georges Cottier, “che il filosofo della natura che studia, dal suo punto di vista, l'origine e la genesi degli esseri viventi, deve disporre di informazioni di prima mano sui risultati e gli sviluppi della ricerca scientifica. Questa è una condizione necessaria per la validità del suo studio. Si dovrà dimostrare pronto a eventuali revisioni poiché la filosofia della natura, come la scienza, si misura sulla base di fatti debitamente accertati”. E, confermando che la scienza arricchisce la filosofia dall'interno e non collateralmente per il gran numero di fatti che adduce, aggiunge: “Questo non significa rinunciare precipitosamente, senza un confronto serio con i dati scientifici, ad alcune intuizioni di natura filosofica che fanno parte del patrimonio di conoscenza ereditato da Aristotele e da San Tommaso in particolare”.48 La Persona come Individuo Presentazione Parlare di una persona equivale a parlare di un essere individuale della specie umana, un'individualità si caratterizza per i due seguenti caratteri: unicità (divisum ab alio) e indivisibilità (indivisum in se). L'embriologia e la genetica ci indicano che dal momento del concepimento l'embrione costituisce: 1) un essere con una natura specifica, in questo caso una natura umana, diverso da qualsiasi altro animale e specie vivente, per esempio, da quella dei pongidi (scimpanzè, gorilla, orangutan); e 2) un essere individuale, unico e distinto da qualsiasi altro,49individuale e originale nel suo genoma e nella sua espressione fenotipica. Ciò è ancor più vero per l'embrione che, nel suo sviluppo, manifesta da una parte la sua indivisibilità (quando viene meno la possibilità della formazione di un gemello) e, dall'altra, ne guadagna in originalità (instaurando relazioni uniche con l'ambiente che plasma la sua morfologia e riecheggia nel genoma; e ancor più appropriandosi ad un certo momento, attraverso la sua libertà, del dato biologico all'interno di una storia).50 Pertanto bisogna affermare con certezza che lo zigote umano è un individuo. E tale individualità deve essere ritenuta umana in quanto le caratteristiche genetiche sono specifiche prima ancora di essere individuali. Infine, bisogna affermare che questa individualità è personale. L'argomentazione si basa implicitamente sulla totalità e la continuità. In nome della totalità: “Poiché la persona umana è un tutto – corpo, spirito e anima”, come scrive un'infermiera, “sembrerebbe logico pensare che questa vita umana in sviluppo possegga già questa indivisibile totalità...Un embrione non è forse anch'esso apparentemente diverso da un neonato allo stesso modo in cui un neonato è diverso da un quarantenne? Egli è già e sarà sempre la stessa persona, geneticamente definita fino alla propria morte biologica”.51 In nome della continuità: “Oggi, se l'embrione è sacro”, afferma il ginecologo Jacques Milliez, “lo è dalla formazione dello zigote. C'è infatti una continuità assoluta dei fenomeni a partire dalla fecondazione che non solleva più dubbi tra gli scienziati”.52 Limiti È sufficiente dimostrare che uno zigote è un individuo umano per concludere che è una persona umana? L'affermazione secondo cui dalla fecondazione fino alla morte, senza interruzioni, l'embrione è pienamente dotato di individualità, allo scopo di dimostrare la sua natura spirituale, solleva alcune perplessità.53 Infatti questa argomentazione è supportata da un presupposto filosofico che potrebbe definirsi parmenidiano. Essa sottolinea la continuità, l'identità. Tralascia l'emergere di nuovi elementi che sono usati dai sostenitori della personalizzazione ritardata: l'impianto uterino e la relazione con la madre, l'indivisibilità, la placca neurale, gli organi, specialmente il cervello, la coscienza, il progetto genitoriale, il riconoscimento da parte degli altri. In nome di cosa si sottovalutano o addirittura si negano queste novità? Inoltre, tale continuità vale per il genoma, ma perché si valorizza di più il genoma rispetto alle determinazioni fenotipiche ed epigenetiche? Ancora, questi nuovi elementi sono 179 solo potenzialmente presenti. In questo modo ci si presenta la difficoltà di definire l'embrione come persona potenziale. Infine, la continuità in questione emerge soltanto dall'osservazione. La considerevole rottura della generazione o della corruzione sfuggono al punto di vista semplicemente empirico: ciò è vero per quel che riguarda la morte. Ma si può dire lo stesso per il sorgere della vita. Di conseguenza, l'assenza della rilevazione di una interruzione nello sviluppo non significa affatto che non ci sia un divenire sostanziale, in questo caso, l'irruzione di un'anima intellettiva. In fondo, ritroviamo ancora il dilemma che contrapponeva Parmenide di Elea ed Eraclito di Efeso, almeno nel modo in cui fu elaborato da Aristotele.54 Bisogna cercare, in ogni caso, la soluzione. La concezione dell'alterità e della storia del criterio di continuità non solleva il problema dell'identità-idem, per usare le parole di Ricoeur? Peraltro, riprendiamo la definizione tradizionale della persona, proposta da Boezio e che ha influenzato profondamente l'occidente. Anche se elaborata in ambito cristologico, la sua prospettiva è rigorosamente razionale: “La persona – dice Boezio – è sostanza individuale di natura razionale”.55 Tale approccio sottolinea direttamente l'individualità, ma solo indirettamente la razionalità, a partire dalla continuità. Pertanto non si potrà dire dello zigote che sia persona. Infine, ci si potrebbe chiedere se l'argomento non sia troppo remoto. Si basa, infatti, sulla nozione di individualità, che è metafisica, quando invece la domanda si riferisce all'ambito specifico della filosofia della natura e della bio- filosofia. Un ragionamento è decisivo se fornisce una ragione prossima.56 I neo-aristotelici ed i neotomisti favorevoli ad un personalizzazione mediata, pur affermando molto fermamente l'individualità umana dell'embrione e la sua continuità dal concepimento, ci obbliga ad affinare l'approccio all'essere umano. In dialogo con essi, avanzerà ora la mia argomentazione. La persona come corpo organizzato e animato da uno spirito Basandosi su e postulando la definizione aristotelica dell'anima come principio vitale, i due paragrafi seguenti, appariranno a molti ricercatori e a non scienziati come una ingenua riesumazione di una problematica di un'altra epoca, come il dibattito polemico suscitato dal vitalismo e che i progressi delle scienze biologiche, in particolare della genetica e della biologia molecolare, sembravano avere definitivamente messo a tacere. Tuttavia, non credo che tale approccio sia privo di utilità anche se necessita di un importante aggiornamento e di una paziente captatio benevolentiae. Innanzitutto, tale argomento è ancora usato dai tomisti (e dagli aristotelici), sostenitori della posizione mediata.57 Poi, permette di rispondere all'ultima obiezione (la proporzione dell'argomentazione). Inoltre, il paradosso della vita,58 le aporie del riduzionismo biologico,59 la significativa molteplicità dei modelli esplicativi della vita,60 la complessità ontologica61 di un mondo a mosaico62 dimostrano indirettamente che il tema in questione non può essere frettolosamente liquidato come obsoleto, o non all'altezza degli approcci moderni. Infine, a livello puramente filosofico, la sola prospettiva cosmologica continua a non essere sufficiente. Perciò l'integreremo con altri due approcci: uno più metafisico e l'altro più fenomenologico. Enunciato Come sappiamo, Aristotele distingueva tra esseri viventi ed esseri inanimati, riconoscendo ai primi un principio vitale: l'anima. In una definizione classica, Aristotele definì l'anima come atto primo di un corpo organizzato.63 Tale definizione afferma due cose in particolare: da una parte, che la psuchè è un atto, una forma; dall'altra, che essa esercita la sua azione su un soggetto disposto a riceverla, ossia un corpo sufficientemente differenziato e funzionale come principio di operazioni proprie di un essere vivente, in altre parole, un corpo organizzato o organismo. Naturalmente, la cellula fecondata ha una organizzazione strutturale reale, con diversi livelli di integrazione dal nucleotide alla cellula nella sua totalità, passando attraverso il gene e l'intero genoma. Di conseguenza, l'embrione unicellulare è il soggetto di un'anima umana spirituale. Sviluppiamo questa argomentazione. Cos'è un corpo organizzato? Per spiegare il significato del termine organo, ritengo opportuno fare riferimento alla spiegazione dettagliata che dà Tommasso del termine organizzato commentando la definizione di Aristotele dell'anima nella sua Peri psuchès: 64 “In seguito Aristotele giunge a questa parte della definizione che 180 riguarda l'argomento dell'anima. Egli dice che l'anima è l'atto di un corpo fisico che ha la vita in potenza, dice ancora che ciò qualifica ogni corpo organizzato. Chiama corpo organizzato, il corpo che ha una diversità di organi. Questa diversità di organi è necessaria al corpo, soggetto della vita, a causa della diversità delle operazioni dell'anima (diversitas autem organorum necessaria est in corpore suscipiente vitam propter diversas operationes animae). Infatti, l'anima, essendo la forma più perfetta tra le forme degli esseri corporali, è principio di operazioni diverse; essa richiede dunque una diversità di organi per la sua perfettibilità. D'altra parte, le forme delle cose inanimate, a causa della loro imperfezione, sono principi di poche operazioni, per cui non esigono questa diversità di organi in conformità alla loro perfezione”.65 Pertanto un organo è definito come principio materiale di un'operazione; in questo caso, il principio operativo di un essere vivente. L'organo spesso evoca in prima istanza una struttura. Tuttavia il termine ha un significato che non è soltanto statico, ma anche dinamico. Nell'etimologia greca, organon, significa strumento. Secondo Aristotele, un organo è uno strumento fisico mosso dalla causa principale che è l'anima in vista della sua finalità, l'operazione vitale, che la biologia moderna chiama funzione. E se un corpo vivente è necessariamente un corpo organizzato, la ragione è la seguente: essere organizzato, è essere dotato di parecchi organi; ora, a differenza di un essere inerte, il vivente deve effettuare un gran numero di operazioni, a cominciare dalle operazioni fondamentali della vita, come l'assimilazione; ma, come ho già detto, l'organo è lo strumento materiale, principio dell'operazione; ecco perché un corpo animato è un corpo organizzato. Inoltre, si possono distinguere tre gradi di vita: vegetativa, sensitiva ed intellettiva.66 I principi che precedono permettono di specificare la natura del corpo organizzato necessario a seconda del tipo di vivente. Un corpo vivente sarà informato da un'anima vegetativa (in altre parole, sarà un vegetale) solamente se è atto alle operazioni vegetative, dunque se è dotato degli organi che esercitano questi atti, cioè, per Aristotele, la nutrizione, la crescita e la generazione. Parimenti, un corpo animato potrà essere attualizzato soltanto da un'anima sensitiva (tipica dell'animale) se possiede il grado di organizzazione sufficiente ad effettuare le operazioni proprie della vita animale, cioè, almeno, la sensazione e la sensazione prima e fondamentale che è il toccare. Infine, l'anima spirituale che effettua delle operazioni che non dipendono dalla materia, che non possiede organo proprio; d'altra parte, essa richiede una perfezione della vita sensibile e dei suoi organi sufficiente a preparare adeguatamente gli atti dell'intelligenza e della volontà: ecco perché è impossibile pensare senza la presenza di un cervello, anche se questo non è l'organo del pensiero. Come si può vedere, il realismo dell'ilemorfismo aristotelico esige ben più dell'individuazione per parlare di un essere vivente. Questa individualità del corpo vivente è una condizione necessaria, ma non sufficiente per parlare di un essere animato. L'anima è il principio dell'essere, ma anche dell'azione. Il corpo che gli è unito, secondo il suo modo proprio di causa materiale, è anche informato dall'anima e strumento da essa diretto, dunque preparato a tal fine: in altre parole, è organizzato. Lo zigote è un corpo organizzato? A questo punto la domanda posta è più chiara: la cellula fecondata presenta la perfezione organica, cioè l'organizzazione, che gli permette di essere principio (materiale) dell'azione di un'anima spirituale? No, rispondono i discepoli di San Tommaso favorevoli all'animazione mediata (e, con essi, un buon numero di sostenitori di altre tendenze filosofiche o implicitamente aristoteliche). Infatti, queste operazioni non possono spiegarsi senza la presenza di organi specifici, in particolare il sistema nervoso centrale e soprattutto il cervello. Questo è il motivo per cui, privo di questi organi, lo zigote non ha ancora una sufficiente disposizione per essere informato da un'anima umana. Personalmente, credo che si debba rispondere in modo affermativo in considerazione delle conoscenze acquisite dalle scienze biologiche e interpretate filosoficamente. Ciò per due ragioni: una strutturale (che ha a che fare con l'essere), l'altra funzionale (riguardante l'agire). Parlando di organizzazione, si parla di complessità differenziata o, in altre parole, di sistema. Ora, come si è visto, lo zigote, come ogni cellula, presenta una struttura di una complessità e di una 181 disposizione eccezionali, sfidando ogni tentativo attuale di elaborazione di un modello. Questa strutturazione specializzata vale tanto per il genoma presente nel nucleo quanto per il citoplasma, la cui struttura è stata rivelata67 dalla tomografia con criomicroscopia elettronica (ad alta risoluzione spaziale). Tale organizzazione complessa, lungi dall'essere un caos disordinato, è ben strutturata. Ciò non soddisfa forse l'esigenza di organizzazione del soggetto dell'anima umana? Inoltre, la nostra conoscenza morfologica della cellula presa separatamente ci mostra un'organizzazione che è ancor più completa e complessa rispetto a quello che gli antichi conoscevano del corpo umano nella sua totalità; tuttavia, non negavano che questo corpo potesse essere la materia dell'anima razionale. Ancora, Tommaso D'Aquino vedeva in questa complessità armoniosa la specificità del corpo umano e il motivo per cui esso rappresenta il soggetto proporzionato dell'anima spirituale: “Era necessario che il corpo al quale è legata l'anima intellettiva, fosse un corpo misto e, tra tutti i corpi misti, quello con la composizione più equilibrata (æqualitatem complexionis)”.68 Perciò, l'argomentazione vale anche oggi e lo zigote è in grado di ricevere questa anima spirituale. Si ricorda, infine, che Aristotele afferma che l'embrione è solo un assemblamento di carne indifferenziata.69 Infatti, “l'iniziale combinazione di una femmina e un maschio è chiamata embrione”.70 Al punto che si può definire larva: “In un certo senso, sembra che quasi tutti gli esseri generino un prodotto che inizia con l'essere una larva: l'embrione nella sua forma più imperfetta è infatti qualcosa di simile ad una larva, e tra tutti i vivipari e gli ovipari le cui uova appaiono complete, l'embrione risulta inizialmente indistinto e in seguito si sviluppa”.71 Basandosi sull'esperienza dell'emergenza del primo movimento, così come sull'osservazione degli embrioni abortiti, Aristotele, seguito da Tommaso, pensava che “il concepimento (cioè, la presenza di un'anima umana) si realizzasse al 40o giorno per gli embrioni maschili e al 90o per quelli femminili, con notevoli variazioni tra gli individui.72 Nonostante il fatto che la conoscenza che si aveva all'epoca della strutturazione organica di un embrione al 40o o 90o fosse molto reale,73 era anche estremamente rudimentale e approssimativa, pur tuttavia ciò era sufficiente per lo stagirita. Chi oserebbe negare che un animale unicellulare (protozoo o protofita) è un essere vivente secondo la classificazione aristotelica e che esso compie le tre operazioni della nutrizione, crescita e riproduzione? Eppure, un protozoo o un protofita, hanno organi visibili o differenziabili in modo evidente? Perciò un corpo organizzato non si identifica con un corpo che abbia organi visibili, isolati e identificabili. Ciò non vuol dire che la definizione di Aristotele sia errata: un corpo organico continua ad essere il soggetto necessario per vivere; un organo continua ad essere il principio di operazione vitale, come diremo. D'altro canto, non si può più legare l'aggettivo organico e il termine organo solo alla realtà morfologicamente identificabile, come faceva Aristotele. E ciò che è vero dell'operazione vegetativa, è anche vero dell'azione sensitiva: la vita animale inizia ed esiste ancora prima che gli occhi riescano a percepirla. Essa non si riferisce più a un organismo nel senso di entità differenziata. Ma in questo modo abbiamo già anticipato il secondo punto. Un organo è definito dalla propria struttura, ma ancor più dalla propria funzione, dalla propria finalità: cioè dall'essere principio d'azione. Le operazioni caratteristiche della struttura dell'uovo fecondato sono tipiche dell'uomo? Lo zigote umano può essere il principio delle operazioni specifiche di un essere vivente razionale? Si potrebbe argomentare che la struttura (morfologia) sta al funzionamento (fisiologia) come l'atto primo sta all'atto secondo. Si è come si agisce, secondo l'assioma scolastico già ricordato. In realtà, un argomento del genere è troppo universale per portare ad una conclusione: è un argomento mutuato dalla metafisica è non adeguato alla nostra questione che riguarda invece la filosofia della natura. Non è tuttavia da scartare: se Aristotele e Tommaso pensavano che la struttura poco differenziata di un embrione di quaranta giorni fosse un principio d'azione sufficiente ad essere soggetto dell'anima umana, cosa direbbero oggi considerando le strutture straordinariamente complesse della cellula? Infatti, le operazioni dello zigote sono di una complessità commisurata alla propria struttura. Al più 182 complesso genoma del mondo vivente, che è il DNA umano, corrisponde l'attività più sofisticata del cosiddetto universo biologico. Innanzitutto, le scienze biologiche ci insegnano che lo zigote è ampiamente attivo sin dall'inizio, espletando funzioni metaboliche tipiche di tutti gli esseri viventi. Perciò è, come minimo, soggetto di un'anima vegetativa. Inoltre, purtroppo fino ad oggi non abbiamo studi riguardanti le operazioni sensitive dello zigote (umano o animale). La sola osservazione, ad esempio, di una sensazione tattile elementare ci obbligherebbe a concludere, in via definitiva, che questo essere vivente è informato almeno da un'anima sensitiva o, per riprendere la formulazione più esatta del Contra Gentiles, che esso vive una vita animale. Tuttavia, rimane il fatto che lo zigote possiede tutto ciò che possiede un protozoo eucariote e nulla del protofita.74 Oggi – e questo fatto va sottolineato – i protozoi danno prova di sensibilità, in questo caso, di conoscenza tattile e, secondo alcuni, di mobilità. Infine, è necessario compiere il passo decisivo e dire che anche senza neuroni e cervello, l'unione dell'ovulo e dello spermatozoo umani è adeguata a ricevere un principio spirituale? Come si può asserire che l'embrione compie atti di intelligenza e volontà? Ma ciò non è richiesto né da Tommaso né dai suoi seguaci che sostengono l'animazione mediata (altrimenti, neanche un bambino alla nascita sarebbe un essere umano!). Si potrebbe rispondere che le operazioni sensitive sono atti della combinazione corpo-anima, mentre invece le operazioni dello spirito esigono di essere libere da ogni causalità materiale, da ogni corporeità. Di conseguenza, è possibile asserire la presenza di un'anima spirituale concomitante. Ma è possibile dire ancora di più e va detto, dell'anima umana, che sebbene sia spirituale, essa resta come atto del corpo. L'unità della persona esige che il corpo umano sia disposto ad essere informato da un'anima spirituale. Pertanto deve differire da un corpo puramente animale che riduce all'atto un'anima semplicemente sensibile. Infatti, l'organizzazione dello zigote è il principio delle operazioni sensibili che preparano gli atti spirituali. In realtà, il genoma dell'ovulo fecondato, a partire dalla fusione dei gameti, ha in sè tutte le informazioni: cioè, il piano dell'organizzazione per la costruzione dell'organismo, in particolare la corteccia prefrontale che, attraverso la mediazione dei sensi interni, prepara le operazioni dello spirito. Inoltre, questa informazione, lungi dall'essere immagazzinata passivamente, si dispiega, fin dalla fecondazione, in un'attività immediata ed instancabile. Come scrisse François Jacob trent'anni fa: “Ogni ovulo quindi contiene, nei cromosomi ricevuti dai genitori, tutto il suo futuro, le tappe del suo sviluppo, la forma e le proprietà dell'essere che emergerà da esso. L'organismo, pertanto, diviene la realizzazione di un programma prescritto ereditariamente. All'intenzione di una Psychè si è sostituita la traduzione di un messaggio”.75 Non a caso il grande libro del Nobel per la Medicina descrive la storia della biologia come un viaggio meraviglioso all'interno di strutture sempre più microscopiche dell'essere vivente. Questa è senza dubbio una conseguenza del metodo riduzionista, ma può anche essere interpretata come un tributo alla determinazione miniaturizzata del vivente e, più precisamente, la gerarchia differenziata dei gradi di determinazione presenti nell'essere animato. Tutto ciò porta ad affermare chiaramente che dalla fecondazione un embrione è già persona. Non una persona potenziale, come dice il Comité Consultatif d'Ethique, ma una persona con un potenziale. Tale affermazione si basa sul carattere pienamente umano del corpo. Lo zigote umano è il corpo organizzato adatto a ricevere un'anima spirituale e immortale come suo atto primo. Obiezione A questa dimostrazione, è stata avanzata la seguente obiezione: l'argomento in questione si basa sull'attività iniziale dello zigote. Alcune specie animali possiedono un genoma con una complessità e un'attività quasi paragonabili a quello umano. Di conseguenza, lo zigote umano non presenta dall'inizio alcuna specificità rispetto ad un ovulo fecondato di altri animali. Allora perché sarebbe informato da un'anima spirituale? “La straordinaria attività di cui l'embrione è capace sin dai suoi primi stadi – scrive Georges Cottier – non costituisce ancora una prova della presenza dell'anima spirituale. Infatti, una simile potenza attiva si trova anche in embrioni di altre specie animali”.76 Si può aggiungere una 183 ulteriore difficoltà: la nostra argomentazione si basa, ancora di più, sulla complessa organizzazione del genoma. Lo zigote umano condivide questa complessità strutturale in particolare con lo scimpanzè dato che il 98, 4% dei geni sono in comune tra la specie umana e quella di questi pongidi. Ciò può essere affermato in un altro modo: tutto, nel corpo umano compiuto, significa la sua umanità. Già Aristotele lo aveva dimostrato con grande acume di osservazione. Dalla finezza delle venature della sua pelle fino alla statura verticale passando attraverso la voce articolata e la scioltezza della bocca; al contrario, niente, nello zigote e nel suo genoma, può manifestare questa differenza.77 Nondimeno, nessuna di queste differenze si rileva nello zigote o nel suo genoma. Risposta Questi argomenti impressionano molto in quanto sono dati per immagini e sembrano condurre al seguente paragone: l'uomo differisce dall'animale solo per poco più dell'1%. “L'errore maggiore, che spesso si commette – ribatte il biologo Jean-Didier Vincent – consiste nel dire che siamo paragonabili al 99% agli scimpanzé”.78 Innanzitutto, la quantità non è così trascurabile. Il genoma umano è costituito di tre miliardi di basi di nucleotidi. Secondo le ultime stime, la differenza è dell'1. 2%, per cui ci sono meno di 40 milioni di nucleotidi di differenza tra l'uomo e lo scimpanzè. Secondo, la quantità non ci dice tutto. Bisogna considerare anche l'ordine. L'analisi diretta delle porzioni di genoma mostra che ci sono mutazioni selettive tra i geni (essendo i nucleotidi rimpiazzati da altri)79 inserimento o scomparsa di brevi sequenze di DNA,80 duplicazioni di frammenti di gene,81 e ricostituzione di intere porzioni di cromosomi.82 Messi insieme, tutti questi elementi aumentano la distanza genetica tra l'uomo e lo scimpanzè ad un 5%. Pertanto, Svante Paabo, Direttore del Dipartimento di Genetica presso il Max- Planck Institute dell'Antropologia dell'Evoluzione a Leipzig, afferma: “Questo piccolo 1. 2% (di differenza tra la sequenza del DNA dell'uomo e quella dello scimpanzè) può significare molto, soprattutto se le diverse ridisposizioni, duplicazioni e delezioni osservate sono aggiunte ai 40 milioni di mutazioni selettive”.83 Allo stesso modo, se i geni si riassemblano molto, i cariotipi si diversificano: quello dell'uomo ha 46 cromosomi, quello dello scimpanzè 48, e quello di alcuni tipi di scimmie arriva fino a 70. Le differenze nell'architettura dei cromosomi porta ad una differenza nell'espressione dei geni e quindi anche dei geni regolatori da cui dipendono molti altri geni. Inoltre, la prossimità e la somiglianza genetica sono sorprendenti solo se vengono interpretati ingenuamente in modo lineare e analitico. Attualmente la genetica è orientata verso un'interpretazione del genoma non lineare, ma piuttosto combinatoria o addirittura sistemica.84 “L'effetto combinante dei geni spiega come piccole differenze genetiche possano avere considerevoli conseguenze sugli esseri”, nota il genetista Axel Kahn.85 Il problema sollevato dalla continuità tra genoma umano e genoma animale è molto intrigante anche, in particolare, per gli esperti in neurogenesi. Essi, infatti, vanno contro un paradosso problematico.86 Per dirla in maniera semplice, da un verme ad un topo il numero di geni aumenta da 6 a 8 volte. D'altra parte, dal topo all'uomo il numero rimane approssimativamente costante, cioè circa 30 mila geni. Fatto ancor più strano: a giudicare dalle osservazioni disponibili, questi sembrano relativamente simili. Tuttavia è evidente che questi due organismi hanno cervelli profondamente diversi:87 da un topo ad un uomo, la superficie e le pieghe della corteccia (o la parte frontale del cervello) hanno avuto una crescita considerevole da una percentuale molto bassa fino a quasi il 30%.88 Quindi, a parte la questione filosofica riguardante il momento dell'animazione dello zigote, questa non-linearità fa sorgere un'aporia che richiede di essere risolta ad un livello rigorosamente scientifico. In questo ambito, due soluzioni sembrano essere proposte ad oggi: la prima è di tipo combinatorio: sembra che esista una grande riserva nei 30 mila geni; la seconda, che prende in considerazione il tempo, è di tipo sequenziale: i geni non sono espressi una sola volta, ma più volte durante lo sviluppo. Sebbene spettacolare nei suoi risultati, la differenza può essere molto economica nei mezzi: quella del ruolo critico giocato da certi geni nella separazione tra le specie. Per esempio, un gene codifica 184 l'enzima CMAH. La funzione di questo enzima è quella di favorire l'aggiunta di un particolare zucchero, l'acido sialico, alla superficie delle cellule. Nell'uomo, a differenza dei primati, questo gene ha subito una mutazione. Di conseguenza, l'enzima CMAH non può essere codificato. Uno studio coordinato da Ajit Varki dell'Università della California, a San Diego, ha dimostrato che l'inattivazione di questo gene si è verificata senza dubbio poco prima della spettacolare crescita del cervello negli ominidi, due milioni di anni fa. Tale concordanza di tempi, rende possibile ipotizzare che la mutazione del gene del CMAH abbia avuto un ruolo specifico nell'aumento del volume del cervello.89 Comunque sia, tale ipotesi dimostra che una piccola causa (genetica) è in grado di generare grandi effetti (fenotipici).90 Infine, vale la pena di ribadire la necessità epistemologica di una corretta distinzione tra discorso scientifico e filosofico: inferire, dalla sottile distanza genetica tra l'uomo e lo scimpanzè (fatto scientifico) la non-specificità dell'uomo (affermazione filosofica) è un sofisma. Questa è la conclusione cui giunge un articolo su questo argomento: “Bisogna...diffidare di conclusioni pseudo- filosofiche che, secondo alcuni autori, deriverebbero dal lavoro dei biologi. Dedurre da questi che l'uomo è un nulla, un accidente non è “una conseguenza derivante dai fatti scientifici. Allo stesso modo, il carattere unico dell'essere umano non è messo in questione dalla piccola distanza genetica che lo separa dalla scimmia. Il valore attribuito ai fatti scientifici non deriva dalla scienza”.91 Limiti L'argomentazione precedente, per quanto pertinente, ha alcuni limiti. Oltre alla difficoltà relativa all'attuale mancanza di osservazione di operazioni propriamente sensitive dello zigote (l'organo nel suo agere), rimane la difficoltà della disposizione del soggetto (l'organo nel suo esse). L'obiezione relativa alla grande somiglianza tra i genomi del pongide e dell'uomo, sebbene non conclusiva, mostra la difficoltà di discernere nell'organizzazione individuata ed attiva dell'embrione unicellulare, il corpo preparato a ricevere l'atto dell'anima spirituale. Infatti, resta aperta la distanza tra la potenzialità iniziale e l'atto finale, a seconda della tesi sostenuta, i sostenitori dell'animazione immediata e quelli dell'animazione mediata metteranno sempre in risalto i primi l'organizzazione che è già presente e gli altri l'attualizzazione ancora mancante. Questa aporia nasce forse da un'accentuazione troppo unilaterale della psuché come forma. La Persona come Corpo Organizzato da uno Spirito Presentazione Finora, abbiamo considerato l'anima come causa formale: cioè, come atto del corpo umano. Ora, il principio dell'essere vivente esercita anche una funzione efficiente,92 e ciò nel prolungamento della forma, come spiega in termini più generali Michel Bastit: “La causa efficiente è distinta dalla causa formale in quanto determina quando può agire o quando agisce, ma si confonde con questa nel senso che l'efficienza è solo l'estensione esterna della causalità della causa formale già attiva nella causa efficiente”.93 Si può affrontare la questione dell'animazione dello zigote non più in funzione delle disposizioni del soggetto, ma del motore dello sviluppo dell'embrione. In altre parole, finora tutte le argomentazioni si sono basate sull'essere dello zigote, ma non hanno preso in considerazione il suo divenire e la causa. Credo che la concezione dell'ordine dinamico confermi in modo decisivo l'argomentazione dell'anima come forma del corpo. Sulla base di questa nuova prospettiva, il dibattito tra immediatisti e mediatisti può essere formulato in un altro modo: il processo che porta dallo zigote all'essere umano formato, con gli organi visibili, è, per i primi, un divenire accidentale, precisamente ciò che Aristotele chiama un movimento quantitativo di crescita, e, per i secondi, un divenire sostanziale, esattamente ciò che Aristotele chiama generazione di una nuova forma sostanziale, in questo caso una forma umana, accompagnata dalla corruzione di una forma che è sostanziale e sensitiva (o anche un doppio processo di generazione-corruzione in Aristotele e Tommaso). Ogni divenire richiede una causa. Nel caso del divenire sostanziale dell'essere vivente, 185 tale causa deve essere un agente univoco. Cosa potrebbe essere? Detto in maniera più semplice, ogni divenire richiede una causa proporzionata. Ora, l'antropogenesi è un divenire. Quale sarà allora la causa motrice che attualizza il soggetto? L'imbarazzo è grande per Tommaso d'Aquino che segue molto fedelmente Aristotele. Vale la pena seguire la sempre rigorosa formulazione che fornisce l'Aquinate chiedendosi se il seme può essere la causa dell'anima animale: “Qualsiasi essere generante, genererà un essere simile a se stesso. Pertanto l'essere generato deve essere in atto nella causa che lo genera. L'anima sensitiva non è in atto nel seme, nè in tutto, nè in parte: poiché non c'è nessuna parte dell'anima sensitiva se non in una certa parte del corpo. Nel seme non c'è nessuna particella (particula) del corpo poiché nessuna particella del corpo viene dal seme o dalla sua virtù. Di conseguenza, l'anima sensitiva non è causata dal seme”.94 Una semplice lettura dell'obiezione dimostra come per la conoscenza dell'epoca, il seme non può contenere una particella del corpo. Sarà necessario tornare su questa necessità di una epigenesi totale, assoluta, senza alcuna pre- formazione. Rifiutando di accettare qualsiasi creazione dell'anima sensitiva,95 e non essendo in grado di basarsi su una capacità organicamente presente nel seme, Tommaso deve quindi ricorrere ad una vis activa, un'energia o potenza attiva che solo parzialmente sarà nel seme.96 Tale causalità è triplice: la causalità contenuta nel seme, il suo potere formativo risiede nel carattere spumoso dello sperma,97 “così come dimostra il suo biancore” (albedo). Tommaso parla anche di uno “spirito” (intellectus o spiritus) presente nel seme,98 ma il termine non deve trarre in inganno. Averroè spiega che se il Filosofo usa il termine spirito per designare la virtù presente nel seme, ciò va inteso in senso figurativo: ciò che è proprio dello spirito, è operare attraverso un organo; e il seme è privo proprio di organi.99 Ma questa causalità interna opera, di fatto, per delega: “La virtù attiva che è nel seme, derivata dalla stessa anima del generante, è una sorta di moto (motio) della stessa anima del generante”. Più precisamente, il seme è un agente strumentale mosso da un agente principale che è l'anima del generante, in questo caso, del padre. Il potere formativo dell'anima, “poiché si basa, come il suo soggetto, sullo spirito che il seme è adatto a sostenere, poiché è qualcosa di spumoso, esso comporta la formazione del corpo in quanto agisce attraverso il potere dell'anima del padre, al quale è attribuita la generazione come suo agente principale, e attraverso il potere dell'anima del concepito, quando l'anima è in lui”.100 Infine, Tommaso aggiunge una terza causa, seguendo Aristotele: il sole. Infatti, vediamo che attraverso il suo calore il seme è in grado di generare. Tutto il calore deriva dai corpi celesti come sua causa prima. Di qui il famoso detto di Aristotele: “Ciò che crea l'uomo è l'uomo più il sole”.101 Pertanto, sono tre le cause che concorrono alla formazione dell'anima sensitiva e sono coniugate secondo la gerarchia duale causa strumentale – causa principale, causa univoca – causa equivoca: a) l'agente strumentale, ossia il seme; b) l'agente principale, che è l'anima generativa del padre che agisce come causa univoca; c) l'agente equivoco, il sole.102 Perciò si comprende come, essendo la vis formativa solo strumentale, essa debba prendere le sue energie da una causa molto più potente: l'anima del genitore e i corpi celesti. Ma ciò che il seme guadagna in potere, lo perde in prossimità ed in immanenza. La filosofia può rimanere ad una tale visione se viene illuminata dalle nuove conoscenze sull'inizio degli esseri animati derivanti dalle scienze biologiche? Finora, la misteriosa vis formativa di S. Tommaso è stata identificata con le sorprendenti capacità presenti nello zigote e dimostrate dalla biologia. Questa è in parte nei cromosomi, ma, così come si sta capendo sempre meglio, è anche negli istoni, nel citoplasma e quindi in tutto lo zigote nella sua progressiva interazione con l'ambiente. Mentre Aristotele e, in seguito, S. Tommaso avevano bisogno della “vertu dell'atto generativo umano”, per usare le parole di Maritain, le scienze biologiche hanno reso immanente il processo dello sviluppo. La filosofia dell'essere vivente non può ignorare questo importante contributo che non può essere dedotto dalle nozioni comuni ed è assolutamente certo, indipendentemente da ciò che può provenire da una conoscenza distinta: ogni essere animato è una cellula o composto di cellule. Ogni cellula contiene un genoma portatore del programma di 186 costruzione di tutto l'organismo e della coordinazione degli agenti ad esso preposti. Quindi sappiamo che, per quanto piccolo, lo zigote contiene in sé, nel suo nucleo, tutto ciò che diventerà. Bisogna tenere in considerazione la novità costituita da questa conoscenza, probabilmente l'informazione più decisiva che derivi dalle scienze biologiche e certamente la più insperata per l'epoca antica e il medioevo. In termini filosofici, le scienze biologiche hanno reso l'ontogenesi dell'essere vivente totalmente immanente. Aristotele aveva intuito che l'originalità dell'essere vivente consisteva nel suo moto autonomo; ma questo era inteso proprio dell'essere non compiuto (secondo lo Stagirita, la crescita era una delle tre operazioni tipiche dell'essere vivente), almeno del suo essere, già in possesso di organi funzionali visibili. Ma l'embriologia e la genetica hanno fatto tornare all'origine questa autonomia e, quindi, la capacità immanente di auto-organizzazione, comprendendo il moto autonomo nell'interezza del divenire. Pertanto, non risulta più necessario ricorrere a queste “stampelle”, a questi principi transitivi, esteriori che sono l'atto generativo e il cielo. La vis informativa è stata identificata: è il genoma. Ogni spiegazione fornita da Aristotele e Tommaso che non tiene conto della spontaneità propria dello zigote e dell'attività immanente deve essere ora rigettata. Si può affermare, inoltre, che oggi è stato spiegato il processo della causalità univoca esercitata dal vivente: il meccanismo efficiente e materiale – che per Aristotele risulta dall'osservazione che simile produce simile – è stato chiarito dalla genetica. L'azione parentale non ha bisogno di continuare nel seme attraverso un meccanismo che priva lo zigote della sua efficacia.103 Fino a che non è stata rivelata la presenza del genoma e la sua trasmissione attraverso i gameti (ossia finché non è stato possibile l'utilizzo di strumenti tecnici), l'ipotesi di un'azione continua dell'atto generativo, sebbene transitiva e a distanza, ha dimostrato di essere coerente. La conoscenza acquisita dalla biologia ha reso tale attività obsoleta: l'azione efficiente dei genitori si ferma quando si verifica la fecondazione. Allo stesso modo, lo zigote non è più uno strumento mosso dall'agente principale, che è l'anima del genitore. “Il fatto più importante”, scrive Elio Sgreccia in relazione allo zigote e alla formazione di un nuovo essere umano, “è che questo nuovo programma non è inerte, né è realizzato con l'aiuto degli organi fisiologici materni che usano il programma allo stesso modo in cui un architetto usa il progetto come modello passivo; ciò ha a che fare con un progetto nuovo che si costruisce da solo e di cui è l'artefice principale. Sebbene il sistema informativo di origine materna che ha portato l'ovulo alla maturazione rimanga attivo per un certo periodo di tempo, dal primo momento della fecondazione, i sistemi di controllo dello zigote entrano in azione e prendono completamente il controllo già ben prima dell'impianto”.104 Per dirla in termini simbolici: dando – lasciando – ai gameti il segreto della vita, i genitori offrono tutto l'essenziale al nuovo essere e gli concedono, in piena fiducia, la più grande autonomia possibile. Abbandonando ogni partecipazione diretta ed essenziale nella biogenesi, i genitori offrono al neoconcepito, da parte della madre, una calda e intima accoglienza che protegge e nutre e, da parte del padre, in modo più mediato, una protezione esterna, ma reale che è sempre una forma di amore. Per ritornare ad uno stile più ontologico, nella dibattuta questione De anima, Tommaso riprende la definizione aristotelica dell'anima: l'anima è actus corporis organici physici e aggiunge quia anima facit ipsum esse corpus organicum:105“L'anima è l'atto di un corpo fisico organizzato poiché l'anima rende il corpo organizzato”. In questo modo, l'anima non è solo il termine, ma anche il principio dell'organizzazione. In altre parole, l'anima come causa formale ha come proprio soggetto il corpo organizzato; ma come causa efficiente ha, come materia, il corpo da organizzare. Limiti Tale risposta non è sufficiente. Abbiamo visto che il concetto classico di strumento non tiene sufficientemente in considerazione la specificità dell'azione del genoma. Inoltre alcuni, non senza apprensione, vedranno risorgere in questo approccio il fantasma del vitalismo di Hans Driesch – e temeranno una logica circolare.106 Il DNA cromosomiale ha un ruolo essenziale nello sviluppo dell'essere umano sin dal concepimento. Ma, ancora una volta, è necessario contestualizzare il suo ruolo: esso rappresenta lo strumento privilegiato dello sviluppo, ma non è lo sviluppo. È il supporto materiale per l'informazione; non è l'informazione genetica (sistematizzata nel famoso codice che è 187 stato quindi falsamente identificato con il DNA) e ancora meno l'informazione che è l'anima, principio dell'essere e dell'operare. Ancora, l'argomentazione suddetta, identifica implicitamente il genoma e lo zigote e lo isola astrattamente dal citoplasma. La cellula fecondata costituisce un tutto, una totalità vivente. Solo per dare un esempio molto recente, un gruppo di lavoro anglo-americano avrebbe appena dimostrato che lo spermatozoo, lungi dal donare all'ovocita solo i suoi cromosomi, trasferirebbe anche alcune parti di DNA messaggero, sei delle quali sono già state identificate.107 Infine, il genoma e il fenotipo (questa stessa nozione ha assunto molteplici significati secondo il grado di organizzazione considerato: cellulare, tissutale, organico, individuale) possono essere considerati in una relazione di potenzialità rispetto all'attualizzazione. Ma essi costituiscono anche due livelli di organizzazione e quindi di attuazione. Ora, questa differenza non è mai pensata come tale. L'osservazione di questo fatto inimmaginabile non richede forse una riflessione specifica o, addirittura, non manifesta un limite intrinseco all'applicazione della coppia atto-potenza nella comprensione della struttura dell'essere vivente e quindi non invita forse a un nuovo studio? Un ultimo approccio, che non è alternativo, ma complementare a quelli precedenti, permetterà, auspicabilmente, di eliminare queste aporie. La Persona come Centro Organizzatore Presentazione Facciamo un passo indietro e consideriamo non solo la relazione tra il genoma e il fenotipo, ma anche la relazione dello zigote nella sua totalità con l'embrione multicellulare che diventerà, fino a trasformarsi in corpo completo adulto. Per i sostenitori dell'informazione mediata, solo un corpo dotato di macroscopici organi funzionali è adatto a ricevere una forma spirituale. Qui sorge un duplice problema, qui esegetico e dottrinale. Innanzitutto il problema esegetico, qui si sollevano due questioni: Aristotele richiede che il corpo vivente animato sia organico, cioè organizzato. Per i filosofi greci, questa definizione richiede la presenza di organi, organi macroscopici che siano empiricamente identificabili e isolabili individualmente. Questa duplice identificazione è stata adottata dai Greci in poi fino al Medioevo e al Rinascimento. Ma le acquisizioni delle varie scienze biologiche obbligano ad una revisione profonda almeno da due punti di vista: da un lato, la struttura organica come attività fisiologica inizia ben prima che gli occhi possano percepirla. Abbiamo trattato sopra questo punto. D'altro canto, le attività funzionali dell'essere vivente non sono relazionate soltanto agli organi, ma anche a sistemi ubiquitari (sistema immunitario, nervoso, ormonale, vascolare). Pertanto, è ambiguo continuare a spiegare il termine organico come “dotato di organi” almeno se si interpreta in modo strettamente rigoroso la parola organo come principio di azione isolato e macroscopico. Inoltre, è stato dimostrato che il termine organico può essere inteso in un altro senso che non è più passivo, ma attivo: organizzatore. Il corpo sarebbe quindi sia già organizzato sia ancora da organizzare. Pertanto, l'anima non è più presente alla fine del processo (come causa formale), ma anche, necessariamente, all'inizio (come causa efficiente delle operazioni, ma anche della crescita). Ora il problema dottrinale. Per considerare la relazione esistente tra lo zigote e l'embrione, si può fare riferimento innanzitutto alle risorse della metafisica tradizionale. Sulla base dell'informazione fattuale derivante dal senso comune o dalla scienza, i sostenitori dell'animazione immediata e dell'animazione ritardata le interpreteranno a modo loro dando risalto ad un aspetto o ad un altro: a) in termini di causa intrinseca, gli immediatisti metteranno in maggiore evidenza l'attualità, mentre gli immediatisti la potenzialità; b) in termini di causa efficiente, i primi faranno riferimento alla nozione di divenire immanente e causa principale, i secondi al divenire transitivo (fare) e alla capacità di formare organi. Senza negare la validità delle categorie precedenti e la loro pertinenza nel chiarire la questione dell'identità dello zigote, ci potremmo chiedere se possa essere utile ricorrere alla fenomenologia.108 Non mi riferisco alla fenomenologia post-metafisica, ma a quella strettamente legata 188 alla metafisica.109 Per dirla in breve, in modo anche caricaturale, la fenomenologia in questo senso costituisce un approccio ai fenomeni fisici (a fortiori del soggetto riflessivo), considerati nella loro immanenza, dati a se stessi, per esplorare le loro risorse e vedere come superino addirittura loro stessi, portando ad una fondazione intrinseca finita che non è affatto ridotta a una causa meccanica o ad un'apertura in cui la trascendenza è eliminata.110 Si tratta – o piuttosto si tratterebbe, dato che un tale sviluppo è ancora ampiamente inesplorato – non di una “metafisica alla seconda potenza”, come dice Blondel, ma di una “fenomenologia alla seconda potenza”. Nel quadro di questa fenomenologia alla seconda potenza (e, qui, della filosofia della natura), farei riferimento alla distinzione tra essenza ed emergenza come elaborata da Hans Urs Von Balthasar,111 il quale lungi dal lasciarla in una prospettiva solamente fenomenica, l'impregna di metafisica.112 E proporrei le ipotesi seguenti: il genoma è al fenotipo e lo zigote è all'organismo formato ciò che l'essenza è all'apparenza.113 Sviluppiamo questi due punti. Il genoma costituisce l'essenza, nel significato fenomenologico del termine, dell'essere vivente. Infatti, l'organizzazione fenotipica, morfologica esprime ciò che è nascosto, ma attualmente presente. Ora, la differenza non statica tra l'essenza e l'apparenza, ma dinamica tra l'essenza segreta, o misteriosa, e la figura (Gestalt),114 svelata nella manifestazione, appartiene all'essenza di uno stesso e unico evento dello sviluppo.115 Inoltre, le obiezioni hanno giustamente messo in evidenza il ruolo attivo del genoma: questo è un agente che, come un architetto, dirige le trasformazioni materiali e organizza le molecole presenti nel citoplasma in una totalità strutturata e funzionale. Infine, il genoma rappresenta un centro attivo. Come nota il Centro di Bioetica dell'Università di Milano rispetto allo zigote: “Il centro biologico o la struttura coordinante (il corsivo è mio) di questa nuova unità è il nuovo genoma (corsivo nel testo) di cui è dotato l'embrione unicellulare”.116 Si noterà che il testo parla di centro e non di centro coordinato, ma coordinante, evidenziando quindi il ruolo efficiente. Inoltre, negli eucarioti la macromolecola di DNA è situata in un punto chiamato nucleo. Inizialmente (1530), questo termine indicava la parte dura di un frutto, più tardi la parte compatta nel centro di un elemento naturale o artificiale e in seguito il termine è stato progressivamente introdotto in tutta l'area delle scienze naturali (astronomia, geologia, medicina, biologia, elettricità, fisica, meteorologia), delle scienze umane (psicoanalisi, linguistica), e anche delle tecnologie (nel quindicesimo secolo l'asse centrale di una scala; nel diciassettesimo, la parte piena di uno stampo).117 Infine, in senso figurativo, nucleo designa “un piccolo gruppo di persone” “che hanno fatto sorgere un gruppo più ampio” (1794) o che svolge “un'attività in un ambiente ostile” (1844). Per analogia, questo nucleusindica il centro, il luogo segreto e la fonte attiva che attesta la presenza ubiquitaria di questa logica figurativa in cui si svela l'essenza di un essere attraverso la mediazione del suo apparire. Ciò che è vero nella relazione tra genotipo e fenotipo è anche vero nella relazione tra zigote ed embrione nell'ontogenesi. Lo zigote si presenta come centro attivo da cui deriva tutto con ordine ed efficacia. La distinzione interno- esterno cessa di essere semplicemente simbolica o spaziale e diventa ontologica. Anche Angelo Serra è giunto a tale conclusione: “Il neoconcepito...è un individuo pienamente umano che, in modo autonomo, attimo dopo attimo e senza discontinuità,costruisce la sua stessa forma sviluppando, attraverso un'attività intrinseca, un piano progettato e programmato dal suo stesso genoma”.118 Da un tale punto di vista, la totalità è sigillata (nell'atto primo, non nella potenzialità) in questo frammento unico, che è il cuore, il centro. Questo costituisce allo stesso tempo l'essenza nascosta, la fonte di ogni manifestazione e la causa di ogni dinamismo. Ma è l'anima che muove il corpo. Di conseguenza, una prospettiva fenomenologica conclude a favore della presenza, sia motrice che manifestativa, dell'anima intellettiva nel cuore dello zigote.119 Conferme Questa ipotesi trova eloquente conferma nei dati scientifici, soprattutto embriologici. Infatti, il punto di partenza di questa disciplina è il problema seguente: “Ognuno di noi ha iniziato la propria vita come cellula, l'ovulo”, scrive Nicole Le Douarin. “In questo caso, per la specie umana, un piccolo corpuscolo 189 di materia vivente di 100 mm di diametro”. “Questo pensiero suscita, quando ci si sofferma, incredulità e domande” – i Greci avrebbero detto, ammirazione e stupore. Da ciò deriva la questione fondamentale dell'embriologia: “Come può essere che da questa sola cellula isolata vengano fuori le parti del corpo di un adulto, costituite da diversi miliardi di cellule armoniosamente ordinate per formare organi diversi e complessi come il cervello, le membra, gli occhi o il volto?”.120 Come si può affermare meglio che lo zigote è la cellula fondatrice, il cuore da cui proviene tutto l'essere vivente? La biologia dello sviluppo ha progressivamente dimostrato che le cellule hanno preso vita non secondo una crescita continua, ma a partire da centri organizzatori, sorgenti di induzione, sorgendo in modo discreto e in un unico atto. Il primo di questi fu scoperto dal biologo Hans Spemann121 (che continuò gli esperimenti sulla regolazione fatti da Hans Driesch). Ma studi sperimentali hanno stabilito che l'organizzatore di Spemann è preceduto a monte da un centro ancor più primordiale, quello scoperto dall'embriologo olandese Pieter D. Nieuwkoop e che ora porta il suo nome.122 Inoltre, “è stato ora stabilito che il centro di Nieuwkoop si costituisce al momento della fecondazione”.123 Questa ipotesi non è così lontana dalla visione di Aristotele come potrebbe sembrare. Infatti, per lo Stagirita, il cuore è il principio dell'essere vivente. È primo cronologicamente: “Il cuore è la prima parte a differenziarsi ed esiste in atto”124 e ontologicamente.125 Mentre il principio primo (come il seme) contiene tutto l'essere vivente solo in potenza “nell'embrione, dove in un certo modo tutti gli organi si trovano in potenza”,126 questo principio è attualizzato e, per questo motivo, individualizzato in questo primissimo organo che è il cuore; inoltre, “esso contiene il principio della crescita”.127 Pertanto, per Aristotele il cuore è l'equivalente di ciò che più tardi per gli embriologi sarà il principio di organizzazione. Anche Rodolphe Kempf giunge a tale conclusione in un articolo in cui paragona Spemann ad Aristotele su questo punto, affermando che si è autorizzati a vedere nel centro organizzatore l'analogia contemporanea del cuore nella teoria aristorelica. Egli spiega: “Il filosofo vede le sue idee più importanti confermate dalla scienza contemporanea: la morfogenesi animale usa un centro poiché un animale è fondamentalmente un individuo centralizzato”.128 Questo centro organizzatore è la causa strumentale, mossa dall'anima spirituale, della costruzione e manifestazione della totalità. Pertanto, bisogna affermare (e distinguere) una duplice stratificazione fenomenica. Secondo la prima, la realtà visibile (qui il corpo vivente organizzato, ma già la struttura dello zigote), esprime, rivela una realtà invisivile (in questo caso, lo spirito che anima). Questa prospettiva più classica129 non è quella sviluppata qui, anche se è implicitamente presente. La seconda stratificazione è interna ai corpi: la stessa struttura somatica verifica questa logica dimostrativa e, ancora una volta, a livelli diversi: il nucleo si esprime nell'organizzazione della cellula; la cellula iniziale e iniziatrice, lo zigote, è il centro e la fonte di tutta l'architettura del corpo. Infine, quando l'organismo si è già aperto, sviluppato, si dota di alcuni centri parziali di organizzazione (Nieuwkoop's, etc.). La realtà sembra dunque obbedire ad una logica di costruzione fenomenica e ciò secondo un processo di imbottigliamento in bambole russe, che i frattali cercano di sistematizzare. Comunque sia, un essere vivente si costituisce a partire da una realtà nodale o nucleare o cordiale130 che presenta la quadruplice caratteristica: geografica, di essere centrale; storica, di essere originale; dinamica, di essere fontale; e fenomenologico-ontologica, di essere l'essenza misteriosa che si esprime, senza mai esaurirsi, nella totalità organica.131Ora, abbiamo appena visto che la fenomenologia metafisica rende significativa la distinzione internoesterno/essenza-figura. Essa, dunque, valorizza la capacità morfologica dell'embrione e considera la membrana molto più che una frontiera esterna: è la manifestazione esteriore che un essere vivente si dà a partire dalla sua intimità.132 190 Alcune Risposte Gemelli omozigoti L'argomento dei gemelli omozigoti confonde l'individualità con l'indivisibilità: un individuo è caratterizzato dalla sua individualità (in atto), non dalla sua indivisibilità (in potenza). Inoltre, la formazione di gemelli omozigoti è presentata come la divisione in due parti di un embrione. La maggior parte delle volte, invece, si tratta della separazione di un blastomero da tutti gli altri. Pertanto non è un embrione che si divide in due, ma un embrione che nasce dall'altro. Se dovessimo riferirci ad un'immagine, potremmo fare riferimento alla ricca simbologia biblica della nascita di Eva da una parte del corpo di Adamo (la costola, metafora del cuore, è una parte significativa della totalità). Vincent Bourguet ha proposto la seguente precisazione: “Invece di dire che uno diventa due, bisognerebbe dire che lo zigote originario rimane dopo la separazione in uno dei due gemelli”.133 Due cose, poi, inducono in errore. La prima è lo stesso termine gemello. Esso implica la perfetta uguaglianza o convertibilità tra i due embrioni, mentre si tratta piuttosto di un processo di filiazione (asessuale, ma non partenogenetico). Questo termine, che nasce dal riassemblamento morfologico, è stato erroneamente riferito all'origine. La seconda cosa consiste nel breve periodo di tempo che intercorre tra la formazione del primo e del secondo gemello, che tende ad essere trascurato in relazione a tutto l'arco della vita. Tale differenza risulta essere notevole se considerata a livello non cronologico, ma ontologico: uno degli esseri non è l'origine, bensì all'origine – corporea – dell'altro. Ciò è messo in evidenza da un indizio: se sono necessari alcuni giorni per passare da 1 a 64 cellule, immaginiamo per un adulto. Infine, Philippe Caspar ha dimostrato, a mio parere in modo definitivo, una delle principali origini storiche della confusione concettuale tra individualità e indivisibilità: la metafisica della monade di Leibniz. Per fare solo un esempio, esiste un sorprendente legame, non solo concettuale ma anche verbale, tra la teoria di Leibniz e quella di Jean-François Malherbe e di Edouard Boné: “Per individuo intendo un essere che distrugge la sua stessa scissione e la cui fusione con un altro essere è impossibile”.134 Infatti, Leibniz ha bloccato i concetti di individuo monadico e di indivisibilità: secondo il principio degli indiscernibili, non possono esistere due individui assolutamente identici. Ora, due gemelli omozigoti sono geneticamente identici perciò non possono esistere: “una sostanza non può essere divisa in due, né da due può derivarne una”.135 Cellule totipotenti La totipotenzialità può essere interpretata in due modi opposti: come una indeterminazione indifferenziata, come da obiezione, oppure come una riserva al servizio del bene dell'embrione. È questa seconda linea interpretativa che si rivela vera, come ha dimostrato il famoso embriologo Pedersen: il processo di sviluppo richiede che l'embrione, ai primissimi stadi, sia in grado di accettare modifiche del programma e di imporle alle cellule che sono già differenziate nell'interesse della totalità che si sta formando.136 Inoltre, la recente scoperta della presenza di cellule pluripotenti nell'adulto (chiamate cellule staminali) è a favore della seconda ipotesi. Esse servono a riparare gli organi malati. Per esempio, un gruppo svedese ha dimostrato che cellule staminali del sistema nervoso erano in grado di formare un cuore normale.137 Alla luce di questa obiezione, che ricorre quasi quanto quella dei gemelli omozigoti, mi domando se non dovremmo interrogarci sul concetto di potenzialità e attualità alla luce delle nuove nozioni introdotte dalle scienze biologiche. In un'espressione, all'atto come potere sulla potenza o potere sotto di essa. Quindi, l'indeterminazione delle cellule totipotenti costituisce una potenzialità su cui l'anima può esercitare il proprio dominio, il proprio atto: l'atto non è una imperfezione in attesa di determinazione, ma una perfezione, una fonte di determinazione.138 L'embrione come essere di relazioni e parole L'argomento deriva dal sofisma del pesce rosso: togli l'acqua dal contenitore e il pesce morirà; se rimetti l'acqua non necessariamente il pesce tornerà a vivere. Così il cervello è la condizione del 191 pensiero, non la sua causa. Come ha notato anche il grande biologo Pierre-Paul Grassé, “si è preteso che l'embrione non fosse uomo finché non avesse acquisito il sistema nervoso. Non è nulla. Tale acquisizione, che si realizza ad uno stadio precoce della vita embrionale, non cambia la natura dell'essere che è già dotato di tutte le potenzialità della sua specie. Essa non aggiunge nulla all'embrione, neanche la coscienza, che apparirà solo dopo la nascita”.139 Fondamentalmente, coloro che obiettano si basano sul carattere non-significante della vita umana; essi postulano che l'unica fonte di significato sia lo spirito.140 Un tale concetto risale alla separazione tra natura e spirito, caratteristica dell'eredità galileiana-cartesiana. Inoltre, l'obiezione riduce eccessivamente la comunicazione tra madre e zigote allo scambio di nutrimento e informazioni. L'ambiente e il contenitore non sono estrinseci al contenuto, in questo caso l'essere vivente, se non in una riduzione geometrica da luogo a spazio. La madre dà allo zigote più del nutrimento e dell'informazione: la calda amorevole protezione del suo corpo, il luogo protettivo, segreto nascosto, la comunicazione delle sue intime emozioni, a partire dalla sua gioiosa accettazione della maternità, etc. Lungi dall'essere solo fisico e fisiologico, questo avvolgimento riveste una funzione sensibile ed anche realmente spirituale dato che riguarda sia il corpo che i tre gradi della vita.141 Senza entrare nella valutazione dettagliata dell'approccio all'ipseità proposto da Ricoeur, ci potremmo chiedere se, volendo esorcizzare i rischi dell'ontologizzazione o anche della biologizzazione dell'identità-idem, egli non cada nell'errore simmetrico – svalutando troppo la continuità corporea, l'origine spirituale di ogni essere umano e non vedendo quanto presuppone la narrazione e quanto si adegui a questi fatti primordiali. Errore basato sulla dicotomia post-cartesiana della natura e della libertà e da una disperata assenza di riflessione metafisica.142 Il riconoscimento da parte di altri Per l'umanizzazione del nuovo essere è essenziale che questo sia riconosciuto dai suoi genitori, soprattutto dalla madre. Quando ad un bambino non si parla o non gli si danno segni d'amore, si produce una deprivazione affettiva che può portare alla morte.143 L'obiezione, quindi, indica una verità che non sarà mai sottolineata abbastanza e che può essere riassunta in una formula drastica: solo alcuni bambini sono adottivi; tutti i bambini invece devono essere adottati da un atto di riconoscimento genitoriale.144 Tale riconoscimento, tuttavia, presuppone i sensi, non li costituisce. Non è per il fatto di essere accettato dai genitori che l'embrione è un uomo, ma per il fatto che l'embrione è uomo che nei genitori nasce la questione della sua accettazione. È ciò che il fondatore della maternologia ha affermato in diverso modo: “Il bambino non proviene dal pensiero, a meno che non si abbandoni alla carne, se si fa carne. Ogni manipolazione mentale o genetica si ritorce contro la carne; ogni apertura dello spirito alla carne lo conduce fino alla sorgente dove nasce la vita. E la vita ritorna alla carne. La vita non esce dal laboratorio, sarebbe solo vita, non un essere vivente. La vita ritorna alla carne anche se è divenuta spirito – e lo spirito si ritempra nella sua sostanza che non è il pensiero, ma la sensazione a partire da cui può pensare, la sua immersione nel sogno che rende possibile la carne, l'unione delle carni”.145 Infine, l'obiezione afferma in pratica ciò che nega in teoria. Nessun biologo coerente costruirebbe la propria obiezione o la deciderebbe attraverso un atto verbale. Nella sua pratica biologica, René Frydman sa che i gameti umani e gli zigoti che si presentano all'occhio del suo microscopio obbediscono a leggi specifiche e che se lui le trasgredisse, non osserverebbe nulla e, al di là di ogni valutazione etica, non otterrebbe alcuna fecondazione in vitro. Il numero degli aborti spontanei L'argomento è fallace dal punto di vista scientifico. Il numero degli aborti spontanei è stato sopravalutato per lungo tempo (come molti altri autori, Patrick Verspieren parla di metà, senza citare le sue fonti). Di 198 concepimenti diagnosticati attraverso test basati sull'HCG, A.J. Wilcox e il suo gruppo ne individuano 155 come gravidanze clinicamente identificabili e 136 come portate a termine.146 Inoltre, oggi sappiamo che gli aborti spontanei non sono random, eventi arbitrari. Molti 192 aborti precoci sono legati ad anomalie non viabili. Perciò, un embrione abortito naturalmente è un organismo non sufficientemente adatto o anche resistente all'animazione. Una poliploidia, ad esempio, è incompatibile con l'identità umana. “Si sa – afferma Anne MacLaren – che nella nostra specie (umana) è molto alta l'incidenza di anormalità cromosomiche”, molto più rispetto ad altre specie animali conosciute, “e non sappiamo perchè”.147 L'errore è anche filosofico. Ammettiamo che gli aborti spontanei siano frequenti, o anche che le cause possano non essere patologiche. Tuttavia, la loro frequenza li rende naturali? Questa è una proprietà o un accidente, non l'essenza della naturalità di un processo. Un processo è considerato naturale perché orientato verso un completamento: l'acquisizione di una determinazione, ciò che Aristotele chiamerebbe una forma.148 L'aborto spontaneo è per definizione la scomparsa di un essere, quindi la privazione di una determinazione. Inoltre, esso rappresenta un fallimento. Il fallimento si verifica per accidente: per definizione, esso è al di fuori dell'ordine intenzionale. Ma la natura è principio di movimento per sè, non per accidente.149 Di conseguenza, a rigore non si può affermare che un aborto spontaneo sia naturale.150 Certamente, l'uso attuale del termine naturale si è gradualmente identificato con spontaneo, nel qual caso risulterebbe ridondante, pleonastico per descrivere un aborto spontaneo come naturale. Ma nel suo senso pieno, rigoroso, naturale indica una logica intima presente negli esseri fisici, e la nota polisemia di questo epiteto rischia di condurre ad un pericoloso cambiamento di significato. Inoltre, questo fatto presumibilmente naturale ancor meno può essere usato come base per una sua imitazione. La necessità di un corpo organizzato Nel corpo del testo si è ampiamente risposto a questo argomento, perciò non ci ritorneremo. Vorrei solo aggiungere un'osservazione di carattere psicologico: il blocco tra organizzazione e presenza di organi identificabili non rappresenta un'ulteriore offesa all'intelligenza da parte di un monismo metodologico, cioè, di una polarizzazione esclusiva su un tipo di approccio a ciò che è reale? Infatti, uno zigote può essere considerato da un punto di vista genotipico o fenotipico rispetto alla sua morfologia macroscopica finale (non ho detto completa) o rispetto alla sua morfologia microscopica iniziale (non ho detto abbozzata). È significativo che Aline Lizotte non adotti, o approcci, il punto di vista genetico e che nemmeno a titolo di obiezione affronti la questione dello status dell'organizzazione del genoma (sul duplice piano strutturale e operativo).151 Vince Bourguet – come Philippe Caspar – ha giustamente criticato proprio il privilegio indebito attribuito ai criteri morfologici ed anatomici. Sebbene egli non fosse in grado di distinguere l'aspetto morfologico (essere) e fisiologico (agire) presente nei termini organizzazione e organo e l'importanza che Aristotele dà al secondo, in nome della sua definizione di natura come principio interno di operazione, Vincent Bourguet ha giustamente evidenziato la confusione tra umano e adulto: “Un individuo può appartenere alla specie umana senza avere alcuna proprietà morfologica dell'adulto”. “È il caso dello zigote. Esso non è un essere umano potenziale, è un essere umano attuale con la potenzialità di essere adulto”. Rovesciando l'interpretazione classica, l'autore pensa che bisogna lasciarsi informare dal caso del vivente umano su ciò che è l'individualità piuttosto che applicare a questo la nostra concezione più generale dell'individualità: “Lo studio dell'uomo ci insegna che egli esiste inizialmente in forma di una cellula, poi di più cellule chiuse da una membrana, questo ci sembra essere l'insegnamento della biologia sull'uomo. Un essere umano passa attraverso ordini differenti di realtà, dall'elementare al complesso e alla coscienza ed è questa traiettoria ascendente attraverso cui passa l'uomo che definisce la sua individualità”.152 Per guarire l'intelligenza da questo unilateralismo o, in ogni caso, per favorire un dialogo tra le due prospettive, non è necessario recuperare la capacità di stupirsi di fronte alla prodigiosa organizzazione dell'embrione? Il filosofo Malebranche, nel suo coltivare assiduamente la scienza ha provato questo quando ha osservato la formazione di un pulcino nell'uovo: “Sì, Ari, l'uovo è opera di una intelligenza infinita”.153 “Il processo di sviluppo embrionale”, dice Wolpert, “è uno dei problemi più eccitanti della biologia moderna”.154 Inoltre, gli avanzamenti nelle scienze biologiche negli ultimi 150 anni ci hanno 193 impedito di dissociare la nostra prospettiva strutturale e fisiologica dell'essere vivente dal suo approccio storico (che non ha nulla di storicistico). La storia ci insegna l'importanza decisiva dell'inizio. Allo stesso modo, le scienze del vivente ci portano a stupirci davanti a questi inizi che non solo sono molto ricchi di promesse, ma anche di contenuti attuali: “L'unità dell'origine di tutte le cellule di un metazoo hanno più importanza della loro attuale molteplicità”, ha affermato Georges Canguilhem. “L'origine del metazoo è l'uovo; quella cellula unica iniziale che si è divisa, non alcune cellule preesistenti che si sarebbero raggruppate”.155 Il fatto che l'essere vivente non sia costituisca per agglomerazione, ma per crescita interna, non evidenzia la ricchezza insondabile dell'origine? Conclusione In ogni epoca, l'uomo è stato impressionato dallo straordinario sviluppo che si verifica dalla fecondazione alla nascita. Oggi, tuttavia, le scienze non ci permettono di vedere questo sviluppo solo come un passaggio dalla potenza all'atto. Già dall'inizio è un essere straordinariamente organizzato e attivo, in altre parole, un essere in atto. Non è una persona potenziale, ma una persona con un potenziale. Alcuni anni fa, un Presidente della Repubblica francese affermò che il ventesimo secolo era il secolo della biologia.156 Ci auguriamo che il ventunesimo secolo sia il secolo di una filosofia della biologia in grado di renderne conto in modo soddisfacente. Come Cristiano, aggiungerò una parola: dalla creazione del mondo, l'unica vera e assoluta novità – parlo di novità nell'essere, non nell'operare – è l'essere umano. Dopo che Dio, attraverso la sua Parola creatrice, fece l'universo dal nulla, ma ancora di più dal suo amore, Egli non è intervenuto direttamente, immediatamente per creare un nuovo essere prima della formazione del primo uomo. Ed Egli agisce, muove, se posso dirlo, attraverso ogni embrione che inserisce nella trama dell'universo e dell'umanità. Questo per dimostrare la sua importanza e il suo valore. 194 1. Per i dettagli sugli argomenti e i riferimenti mi permetto di rinviare a: Ide P., Le zygote est-il une personne humaine?, Paris: Téqui, 2004. 2. Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum Vitae, I, 1, AAS 1988, 80: 79. Come noto, questo passaggio fondamentale è citato da Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium Vitae (25 marzo 1995), n. 60. 3. Jones H.W., Ethics of in Vitro Fertilization: 1984, in Vitro Fertilization and Embryo Transfer, Annals of the New York Academy of Sciences 1985, 442: 577-582. In questo articolo l'autore presenta l'argomento principale. 4. La teoria della cosiddetta cariogamia si trova in Dawson K., Fertilization and Moral Status: a Scientific Perspective, in Singer P. (ed.), Embryo Experimentation, Cambridge, 1990: 43-52. 5. Ethical Advisory Board (DHEW), HEW Support of research involving human in vitro fertilization and embryo-transfer, Washington: US Government Printing Office, 1979. Per il DHEW, l'impianto uterino è completo al 14ogiorno. 6. Il famoso Rapporto Warnock (Warnock Committee, Report of Inquiry into Human Fertilization and Embryology, London: Her Majesty's Stationery Office, 1984) giustifica l'uso dell'embrione umano a scopo di ricerca fino a questa data, ma senza fare riferimento ad alcun argomento preciso. Tuttavia, l'argomento della linea primitiva è trattato da un membro del Comitato Warnock, la dottoressa Anne McLaren, di cui si parlerà in seguito. 7. L'argomento basato sulla formazione della linea primitiva si trova nella Commissione Waller in Australia: nel corso di questa formazione, si afferma, la differenziazione dell'embrione diventa evidente (Committee to Consider the Social, Ethical and Legal Issues arising from in vitro fertilization, Waller L., Report of the embryos produced by in vitro fertilization, Melbourne, 1984). “Il sorgere della stria primitiva è il segno che si è formato ed ha iniziato a vivere un embrione in senso proprio, un individuo umano. Prima di questo stadio, parlare della presenza di un essere umano ontologicamente reale, non avrebbe senso” (Ford N.M., When did I Begin? Conception of the Human Individual in History, Philosophy and Science, Cambridge: Cambridge University Press, 1988: 168) 8. Questa è l'opinione difesa dal sacerdote domenicano Pastrana G., Personhood and the beginning of human life, The Thomist 1977, 41: 247-294. 9. A partire da questo stadio, non si parla più di embrione, ma di feto. Tuttavia, come spiegherò, non faccio uso di questa distinzione, così come non distinguo tra embrione e pre- embrione per motivi analoghi. 10. Goldenring J.M., The brain-life theory: towards a consistent biological definition of humanness, Journal of Medical Ethics 1985, 11: 198-204. “La vita umana può essere vista come uno spettro continuo dall'inizio della vita cerebrale in utero (8 settimane di gestazione) fino alla morte cerebrale. In ogni circostanza, possono essere presenti tessuti e sistemi di organi, ma senza la presenza di un cervello umano funzionale, essi non possono costituire un essere umano, almeno nel senso medico dell'espressione”. 11. Korein J., Ontogenesis of the Fetal Nervous System: the Onset of Brain Life, Transplantation Proceedings 1990, 3: 82. 12. Comité Consultatif National d'Ethique Français pour les Sciences de la Vie et de la Santé (CCNE), Avis sur les prélèvements de tissus d'embryons ou de fœtus humains morts à des fins thérapeutiques, diagnostiques et scientifiques (22 maggio 1984), in CCNE, Avis de recherches sur l'embryon, Arles: Actes Sud/Inserm, 1987: 11-31; p. 13. Precedentemente, secondo la formula divenuta celebre, “l'embrione o il feto deve essere riconosciuto comepersona umana in potenza” (Ibid., p. 15, corsivo mio). 13. Secondo l'esegesi di Bourguet V., L'être en gestation. Réflexions éthiques sur l'embryon humain, Paris: Presses de la Renaissance, 1999: 167. Sulla critica di tale concetto, cf. pp. 167-195. 195 14. Questa, per esempio, è la posizione di Engelhardt che richiede la presenza di attività razionale che implica l'autocoscienza e la capacità di comunicare (Bondeson W.B., Engelhardt H.T., Viability and the Use of the Fetus, Abortion and the Status of the Fetus, Philosophy and Medicine 1983, 13: 184-191). 15. Cf. il quarto argomento a seguire. 16. Cf. Mori M., Aborto e morale, Milano: Il Saggiatore, 1996. 17. Thévenot X., Le statut de l'embryon, Projet. Vers la procréatique, 1985, 195: 45-56. 18. Mi riferisco alla presentazione fatta in questo stesso volume dalla prof. Sica G., Lo sviluppo dell'embrione preimpiantatorio. Per essere più precisi, bisogna fare una distinzione tra la totipotenza dei blastomeri considerati separatamente – secondo le osservazioni, essa scompare dopo lo stadio di 8 cellule – e la potenzialità della blastocisti, quindi dell'embrione considerato nella sua totalità – che, d'altro canto, rimane per 15 giorni (da cui l'apparizione tardiva di gemelli). 19. Come si può vedere, tale argomento può assumere varie forme, a seconda del criterio utilizzato. Questo è il motivo per cui alcuni, come Peter Singer, mettono in evidenza la capacità di soffrire (cf. Singer P., La libération animale, Parigi: Grasset, 1993: 37) traendone conclusioni etiche (Id., Pratical Ethics, Cambridge: Cambridge University Press, 1993; Id., Questions d'éthique pratique, Paris: Bayard, 1997). 20. “Da un punto di vista ontologico, l'embrione prima dei 5 mesi è il corpo di un essere in cui è assente la coscienza, la ragione, l'intelligenza, la memoria, la capacità di entrare in relazione con se stesso, con gli altri e col mondo, tra queste vie vi è un'innegabile relazione. Per quanto riguarda l'umanità, entrambi derivano più dal nulla che dall'essere, essi fluttuano ciecamente nella vita, ma non ancora, o non più, nell'umano” (Onfray M., Féeries anatomiques.Généalogie du corps faustien, Paris: Grasset, 2004). 21. Ricoeur P., Soi-même comme un autre, Paris: Seuil, 1990, cinquième étude: L'identité personnelle et l'identité narrative. 22. Ibid., sixième étude: Le soi et l'identité narrative. 23. “L'embrione non è un fuorilegge”, L'Express (19 novembre 1992). Cf. la stessa proposta di Frydman R., Dieu, la médecine et l'embryon, Paris: Odile Jacob, 1997: 79-107. 24. Fagot-Largeault, e Delaisi De Parseval, parlano di “due ovuli fecondati su tre” che “muoiono nel corso delle prime 6 settimane” (Fagot-Largeault A., Delaisi De Parseval G., Qu'est-ce qu'un embryon? Panorama des positions philosophiques actuelles, Esprit, 1989, p. 95). 25. Raner K., À propos du problème de la manipulation génétique. Ecrits théologiques, tom. XII, Problèmes moraux et sciences humaines, Paris: DDB-Mame, 1970: 80. 26. Esattamente dopo il noto articolo di Donceel F., Immediate Animation and Delayed Hominization, Theological Studies 1970, 31: 76-110. 27. Questa è la posizione costante di Lizotte: “Sembra difficile affermare che nell'embrione nei primi giorni, quando è ancora solo un blastomero o una morula, sia presente un'anima umana la cui funzione principale sia intellettiva e volitiva. L'embrione non sembra avere, anzi ne sembra lontano, l'organizzazione di materia sufficiente per agire come supporto strumentale e organico per queste operazioni della vita intellettiva. – C'è bisogno di un cervello per pensare!” (Lizotte A., Réflexions philosophiques sur l'âme et la personne de l'embryon, Anthropotes 1987, III(2): 155-195; p. 156) “perciò lo zigote non ha la potenzialità per operazioni sensibili poiché non ha ancora un'organizzazione neuronale, e questa privazione rappresenta un ostacolo importante che rende impossibile l'operazione” (Ibid., p. 186). “La materia non è solo forma potenziale, in atto primo (entéléchéia), essa è operazione potenziale (énergéia). Se l'anima deve essere l'atto primo di questa triplice causalità (formale, efficiente e finale), allora non solo la sua presenza è necessaria per vivificare la materia: la materia deve anche essere in grado di compiere le operazioni per le quali è stata animata. Come insegna Aristotele, le facoltà o i poteri attraverso 196 cui l'anima opera non può esistere prima del corpo, strumento di questo operare. Quanto all'intelligenza, essa non compie i suoi atti attraverso un organo. Tuttavia, rimane il fatto che essa ha bisogno dell'attività dei sensi per agire e, come aggiungerebbe Tommaso, i sensi devono aver raggiunto la loro massima perfezione per servire l'anima razionale. Se l'anima è la causa formale, essa deve essere l'atto primo di un corpo con vita potenziale; un corpo con un'organizzazione sufficiente da essere immediatamente capace di operazione” (Ibid., pp. 179180). Corsivo nel seguito. L'autore cita Tommaso d'Aquino, Q. D. De Anima, q. un., a. 8 e In Aristotelis Librum De Anima Commentarium, L. II, l. 2, n. 240; cf. Kreits., Introduction à Saint Thomas d'Aquin. Bref résumé de la foi chrétienne. Compendium theologiae, Paris: Nouvelles Editions Latines, 1985: XVI. 28. Mathonat B., Le début de la vie humaine chez Saint Thomas, Cahiers de la Faculté Libre de Philosophie Comparée 2000, 59: 79-114; pp. 104-107. Questo argomento è in accordo con quanto sviluppato da Shea, dove, nella vita embrionale, l'attività cerebrale rende possibile il passaggio dal livello cellulare, che è frammentato, al livello olistico o unificato. Infatti, il cervello realizza l'unificazione dei vari organi e tessuti in un unico individuo umano (Shea M.C., Embryonic Life and Human Life, Journal of Medical Ethics 1985, 11: 205-209). Ora, un essere umano è necessariamente unificato. Pertanto bisogna aspettare che emerga l'attività cerebrale per essere davanti ad un vero embrione umano. 29. L'autore, prudentemente e solo in una nota, specifica un lasso di tempo in cui l'anima umana sarebbe infusa: “Tra la terza e la quarta settimana, cioè tra il 21o e il 28o giorno” (Ibid., nota 67: 107). Non vengono forniti argomenti precisi. In ogni caso, sia nelle tesi di Benedicte Mathonat sia in quelle di Aline Lizotte, gli unici fatti scientifici menzionati appartengono all'ambito dell'embriologia, quindi alla morfologia visibile degli organi. 30. Mathonat, Le début de la vie..., pp. 110-112. 31. Sul solo piano somatico, per lungo tempo il neonato è stato “affare degli ostetrici, delle levatrici e delle madri. Il pediatra interveniva solo più tardi”, ha affermato il fondatore della neonatologia, Relier (Relier J.P., L'aimer avant qu'il naisse. Le lien mère-enfant avant la naissance, Paris: Robert Laffont, 1993: 19). 32. Bellieni C.V., L'alba dell'io. Dolore, desideri, sogno, memoria del feto, Firenze: Società Editrice Fiorentina, 2004. Lo stesso titolo fa riferimento ad un classico della percezione fetale e neonatale: Herbinet E., Busnel M.C. (a cura di),L'aube des sens, Paris: Stock, 1981. 33. Astelli-Hidalgo N., Sauver ce qui était perdu et le fruit de tes entrailles. La guérison des blessures reçues dans le sein maternel, Paris-Fribourg: Saint-Paul, 1993. Cf. i chiarimenti di Hennaux J.-M., La guérison des souvenirs et des blessures reçues dans le sein maternel, Nouvelle revue théologique 1997, 119(1): 65-84. 34. Bayle B., Introduction à l'étude de la scène conceptionnelle contemporaine, Université de Marne- la-Vallée, 1997; Id., Embryon sur le divan. Psychopathologie de la conception humaine, Médecine et psychothérapie, Paris: Masson, 2003; Id., L'enfant à naître. Conception, grossesse et gestation psychique, Vie de l'enfant, Paris: Érès, 2005. 35. Boltanski L., La condition fœtale. Une sociologie de l'engendrement et de l'avortement, Paris: Gallimard, 2004. 36. Colombo R., La vulnerabilità nella ricerca biomedica. Il caso dell'embrione umano, in Vial Correa J., Sgreccia E. (a cura di), Etica della ricerca biomedica per una visione cristiana, Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 2004: 217-244. 37. Hennaux J.-M., Le droit de l'homme à la vie de la conception à la naissance, Bruxelles: IET, 1993: 28. 38. Devo questa vivida analogia a Benoit Laplaize che vorrei, qui, ringraziare. 39. Cf. per ulteriori dettagli, Ide, Le zygote est-il une... 197 40. Cf. su questo argomento gli utili chiarimenti di Ricoeur nel dialogo, mancato, con Changeux (Ricoeur P., Ce qui nous fait penser. La nature et la règle, vol. I, Une recontre nécessaire, Paris: Odile Jacob, 1998). 41. Cf. Blondel M., L'action, vol. II, L'action humaine et les conditions de son aboutissement, Paris: P.U.F., 1963: 104-123; Id., L'Action. Essai d'une critique de la vie et d'une science de la pratique, Paris: Alcan, 1893: 51-86. 42. Ibid., p. 122. 43. Ibid., p. 451. 44. Cf. per esempio De Koninck C., Les sciences expérimentales sont-elles distinctes de la philosophie de la nature?, Culture 1941, II(4). Sviluppato da Boyance M., Le savant et le philosophe. Notes sur la connaissance commune.Actualité de la philosophie, Paris: Nouvelles Editions Latines, 1989: 61-80. 45. Aristotele, Physiques, L. I, ch. 1, 184 a 16-b 14, Paris: Les Belles Lettres, 1990: 2930. Ricordiamo che secondo Heidegger, il cap. 1 del Libro I della Fisica, rappresenta “l'introduzione classica alla filosofia; ancora oggi essa rende superflue intere biblioteche di opere filosofiche. Chiunque abbia compreso questo capitolo, rischia di fare il primo passo sulla strada del pensiero” (Heidegger M., Le principe de raison, Paris: Gallimard, 1962: 153). Cf. il commento al Prologo fatto da S. Tommaso d'Aquino, Physiques d'Aristote, L. I, l. 1, nn. 6-11, Torino: Marietti, 1965: 4 a 6. Cf. il rimarchevole articolo di sintesi: Id., Summa Theologiae, Ia, q. 85, a. 3. 46. Ide, Le zygote est-il une..., pp. 80-95. 47. Blondel M., La pensée, vol. II, Les responsabilités de la pensée et la possibilité de son achèvement, Paris: Alcan, 1934. 48. Cottier G., L'embryon humain et l'âme spirituelle, Nova et Vetera 2001, LXXVI(4): 35-51; pp. 48-49. 49. Bernier R., L'ontogenèse de l'individu: ses aspects scientifiques et philosophiques, Archives de philosophie 1991, 51(1): 33; p. 38; Huarte J., L'individualité de l'embryon humain, Bioéthique 1991, II(5): 248. Diversi studi di biochimica hanno dimostrato che il numero di differenze tra proteine appartenenti a due individui della stessa specie di vertebrati, in questo caso della specie umana, arriva a 6,700. La diversità genetica è dunque identica. Di conseguenza, ogni cellula staminale nel corso della meiosi può produrre 26,700 gameti diversi, oppure 102,017: cioè, 1 seguito da 2,017 zeri! Ora, sulla Terra vivono 6 miliardi (6 x 109) di esseri umani, e si stima che, prima dell'apparizione dell'homo sapiens, ce ne fossero 80 miliardi. Inoltre, gli astrofisici calcolano intorno a 1080 il numero delle particelle stabili che compongono l'universo esistente. Conseguentemente, la probabilità che esistano due individui umani geneticamente identici è talmente bassa che è praticamente impossibile, ma non c'è neanche sufficiente materia nel cosmo per fabbricare il numero totale di cellule sessuali differenti possibili. 50. Ide P., La nature humaine, fondement de la morale, handicap, clonage...La dignité humaine en question, Paris: Éd. de l'Emmanuel, 2004: 79-155, qui pp. 142-153. 51. Bourgois É., La bioéthique pour tous, Paris: Le Sarment, 2001: 191. 52. Milliez J., Le quotidien du médecin, 1999: 29. 53. Perciò alla domanda interro-negativa – chiusa, pertanto, a priori – posta dall'Istruzione Donum Vitae e ricordata all'inizio di questo intervento, “come un individuo umano non sarebbe una persona umana?”. La risposta è certamente affermativa, ma grazie alla mediazione che non appartiene ad un testo che non si ritiene filosofico. 54. Del resto, non sono gli unici presupposti del dibattito che risale ad un ambito tematico presocratico. Ci si può chiedere così, se la valorizzazione di tale o tal'altra data – penso ai sette giorni del pre-embrione, ai quattordici giorni del Rapporto Warnock, alle dodici settimane della 198 legge francese – non riveli un privilegio accordato all'armonia numerica, dunque ad un certo pitagorismo. 55. Boezio, De duabus naturis, PL 64, 1343. Cf. la traduzione più recente: Boezio, Contre Eutychès et Nestorius, III, 1, in Tisserand A., Traités théologiques, Paris: GF Flammarion, 1999: 75; Nedoncelle M., Les variations de Boèce sur la personne, intersubjectivité et ontologie. Le défi personnaliste, Paris: Nauwelaerts, 1974: 235-271 (cf. soprattutto lo schema sintetico da p. 267 a p. 270); S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, Ia, q. 29, a. 1. È noto, per esempio, che Richard de Saint-Victor ha criticato la definizione di Boezio scegliendo un'altra definizione di persona (De Saint-Victor R., De Trinitate, L. IV, 21-23, Paris: Le Cerf, 1959: 278-285). Sia detto per inciso che alla luce della definizione di Boezio, non capisco come Mathonat possa negare che lo zigote sia una persona e affermare che sia un individuo di natura razionale (Mathonat B., Le zygote, de la puissance à l'acte. Clarification de termes, Cahiers de la Faculté Libre de Philosophie Comparée 2002, 62: 65-97, nota 51: 85). Cf. l'approccio molto simile del manuale di Cuvillier: una persona è la “forma che prende la vita psichica nell'uomo normale che presuppone: individualità; coscienza; una funzione di sintesi che stabilisce unità e continuità nella vita mentale” (Culliver A., Nouveau vocabulaire philosophique, Paris: Armand Collin, 1956), e dal dizionario classico di Lalande: una persona è “un essere individuale in quanto possiede le caratteristiche che gli permettono di partecipare alla società intellettuale e morale delle menti: autocoscienza, ragione” (Lalande A., Vocabulaire technique et critique de la philosophie, Paris: PUF, 1962). 56. Boezio, Organon, vol. IV, Seconds Analytiques, Paris: Vrin. 57. Ai nomi menzionati si potrebbe aggiungere: Hubert B., Le statut de l'embryon humain: une relecture d'Aristote, Nova et Vetera 2001, LXXIX(1): 53-81. In modo più sfumato: Cottier G., L'embryon humain et l'âme spirituelle, art. cit. in senso opposto, ma sempre basato sulla definizione aristotelica: Serani Merlo A., L'embryon humain, sa vie et son âme.Une perspective biophilosophique Nova et Vetera 2004, LXXIX (1): 89-103; Antoniotti L.-M., La vérité de la personne humaine. Animation différée ou animation immédiate, Revue Thomiste 2003, CIII: 547-576. 58. Kaplan F., Le paradoxe de la vie. La biologie entre Dieu et Darwin, Paris: La Découverte, 1995, soprattutto i capitoli 1 e 7. 59. Cf. su questo argomento, gli interessanti sviluppi di Duchesneau F., Philosophie de la biologie, Paris: Puf, 1997. Il Riduzionismo è problematico in tutte le questioni che sono al centro della biologia e della biofilosofia: le specie (cap. 1), la teleologia (cap. 2), i due approcci alla genetica, quello di Mendel e quello molecolare (cap. 3), le due strutture, sintattica e semantica, delle teorie biologiche (cap. 4), e la teoria sintetica dell'evoluzione (cap. 5). 60. Fox Keller E., Expliquer la vie. Modèles, métaphores et machines en biologie du développement, Paris: Gallimard, 2004. 61. “La disomogeneità delle scienze non è soltanto una sfortunata conseguenza dei limiti delle nostre capacità di calcolo o delle nostre facoltà cognitive, ma riflette esattamente la complessità ontologica del mondo” (Dupré J., The Disorder of Things: Metaphysical Foundations of the Disunity of Science, Cambridge: Harvard University Press, 1993: 7). 62. Cartwright N., The Dappled World: a Study of the Boundaries of Science, Cambridge: Cambridge University Press, 1999: 1. 63. In particolare, “l'anima è l'atto primo (entelechia) di un corpo naturale con vita potenziale” e specifica, “cioè, un corpo organizzato” (S. Tommaso d'Aquino, De l'âme, L. II, ch. 1, 412 a 2628, Paris: Vrin, 21972: 68). Per un approccio pedagogico, cf. Ide P., Le corps à cœur. Essai sur le corps, Versailles: Saint-Paul, 1996, parte II, cap. 5. 64. Non approfondirò in questa sede il criticismo contrario al concetto classico di organo. Il punto di vista molto più unitario dell'organismo non suggerisce di rimpiazzarlo con quello del sistema? 199 Inoltre, questo tipo di prospettiva ovviamente supporta ancora di più la tesi dell'animazione immediata. Infatti, il genoma e l'embrione unicellulare rappresentano sistemi altamente sofisticati e funzionali. 65. Id., In Aristotelis Librum De Anima Commentarium, L. 2, l. 1, n. 230, Torino: Marietti, 51959: 61 (cf. la traduzione leggermente diversa di Vernier L.-M., Commentaire du traité De l'âme d'Aristote, Paris: Vrin, 1999: 131). Commento a Aristotele di: De l'âme..., L. II, ch. 1, 412 a 2830. Il proseguo del commentario sullo stesso passaggio non è privo di interesse poiché illustra i principi che emergono nel n. 230 commentando la lettera ellittica di Aristotele (b1-b3, Ibid.: 68): “Tuttavia, tra tutte le anime, quelle delle piante sono le più imperfette; questo perché nelle piante la diversità degli organi è più rudimentale rispetto agli animali. Dunque, per mostrare che ogni corpo che riceve la vita è un corpo organizzato, egli prende come riferimento le piante in cui vi è una minore diversità di organi. Usa queste parole: le parti delle piante stesse sono organi differenti. Ma “le parti delle piante sono di una semplicità estrema” (Aristotele, Parties des animaux, L. II, ch. 10, 655 b 32s), sarebbe a dire che sono molto simili. La diversità che si osserva nelle parti degli animali non c'è nelle piante. Il piede di un animale, per esempio, è costituito da diverse parti, come la carne, i nervi, le ossa e altre cose. Ma le parti organiche della pianta non hanno tutta questa diversità. “Aristotele afferma che le parti delle piante sono organiche mostrando che le diverse parti sono ordinate all'espletamento di varie operazioni. Così il foglietto protegge il pericarpo, la parte in cui nasce il frutto, ma a sua volta il pericarpo protegge il frutto. Le radici sono per la pianta ciò che la bocca è per gli animali poiché entrambe catturano il cibo, le radici nelle piante e la bocca negli animali” (Ibid., nn.231-232). Su questa differenza tra piante e animali, cf. l'interessante convergenza con ciò che afferma Hegel nella sua Filosofia della Natura nella Encyclopédie des Sciences philosophiques (specialmente nei §§ 343-345). 66. Aristotele distingue cinque tipi di facoltà (S. Tommaso d'Aquino, De l'âme..., L. II, ch. 3, 414 a 31-32), di cui il primo (nutritivo) si riferisce alla vita vegetativa, i tre successivi (appetitivo, sensitivo e locomotivo) alla vita sensibile, e il quinto (dianoetico) alla vita intellettiva. 67. Medalia O., Macromolecular Architecture in Eukaryotic Cells Visualized by Cryoelectron Tomography, Science 2002, 298: 1209; Plitzko J., In Vivo Veritas: Electron Cryotomography of Cells, Trends of Biotechnology 2002, 20(8): 40. 68. S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, Ia, q. 76, a. 5. Allo stesso modo: maggiore è la diversità, maggiore è la perfezione dell'anima (Id., De Spiritualibus creaturis, q. un., a. 4); Ide, Le corps à cœur... pp. 134-138. 69. Aristotele, Histoire des animaux, L. VII, ch. 3, 583 b 10, Paris: Vrin, 1957, vol. II, Pierre Louis, nella sua traduzione, parla di una massa di carne indistinta. 70. Aristotele, De la génération des animaux, L. I, ch. 20, 728 b 34, Paris: Les Belles Lettres, 1961: 38; Ibid. cap. 18, 724 b 18. 71. Ibid., L. III, ch. 9, 758 a 32-36. 72. Aristotele, Histoire des animaux..., L. VII, ch. 3, 583 a 35-b 28. 73. Aristotele dice che un embrione maschio abortito al quarantesimo giorno “ha le dimensioni di una formica gigante”, ma “le membra sono abbastanza visibili così come tutti gli organi, inclusi il pene e gli occhi che, come negli altri animali, sono considerevolmente grandi” (Ibid., 583 b 17-19). 74. Per esempio, è eterotrofico e privo di scheletro. Secondo Gorenflot e Guern, esistono sei differenze (cf. tavola in: Gorenflot R., Guern M., Organisation et biologie des Thallophytes, Paris: Éd. Doin, 1989: 2). Se ne può aggiungere una settima: la crescita indifferenziata nei vegetali in contrasto con un dato periodo di crescita, dall'inizio dell'esistenza, nell'animale. Cf. anche Geneves L., Biologie végétale. Thallophytes et microorganismes, Paris: Dunod, 1990: 1-2. 200 75. Jacob F., La logique du vivant. Une histoire de l'hérédité, Paris: Gallimard, 1970: 10. La relazione tra cromosomi e futuro dell'individuo (compreso l'interno del corpo) necessita ancora di maggiore conoscenza in senso non deterministico. 76. Cottier, L'embryon humain et l'âme..., p. 49. 77. Cf. per esempio, gli interessanti sviluppi di Souchard B., Aristote, de la physique à la métaphysique. Réceptivité et causalité, Dijon: Éd. Universitaires de Dijon, 2003: 62-73. In questo passaggio l'autore mostra che l'approccio più metafisico, come quello che porta alla distinzione tra potenzialità e attualità, sono radicati nella struttura psico-somatica dell'uomo. 78. Ferry L., Vincent J.-D., Qu'est-ce que l'homme? Sur les fondamentaux de la biologie et de la philosophie, Paris: Odile Jacob, 2000: 183. 79. Pennisi E., Comparative Biology Joins the Moleculer Age, Science 2002, 298: 719. 80. Britten R., Divergence between samples of chimpazee and human DNA sequences in 5%, couting indels, Proc. Natl. Acad. Sci. USA 2002, 99: 13633. 81. Eichler E.E., Recent duplication, domain accretion and the dynamic mutation of the human genome Trends in Genetics 2001, 17: 661. 82. Navarro A., Barton N.H., Chromosomel Speciaton and Molecular Divergence. Accelerated Evolution in Rearranged Chromosomes, Science 2003, 300: 321. 83. Intervista a Paabo S., La Recherche 2004, 377: 73-76; p. 74. 84. Fox Keller E., Génome, postgénome. Quel avenir pour la biologie?, La Recherche 2004, 376: 30-37; pp. 31-33; cf. anche Rossier J., La complexité après le séquençage, Pour la science 2003, 314: 92-96. 85. Comunicazione alla Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite: Kahn A., Génome, biologie et racisme, Durban (settembre 2001), riassunta in Le Monde (5 settembre 2001). 86. Il numero relativo di geni rappresenta uno dei due paradossi osservati da Changeux, il secondo paradosso è la variabilità (Changeaux J.-P, Un modèle neurocognitif d'acquisition des connaissances, in Id., (a cura di), La vérité dans les sciences, Paris: Odile Jacob, 2003: 61-79). 87. Prochiantz A., Le développement et l'évolution du système nerveux, in Michaud Y. (a cura di), Qu'est-ce que la vie?, Paris: Odile Jacob, 2000: 302-310. 88. Fuster J., The Prefrontal Cortex, New York: Raven Press, 1997. 89. Chou H.-H., Hayakawa T., Diaz S. et Al., Inactivation of CMP-N acetylneuraminic acid hydroxylase occured prior to brain expansion during human evolution, Proc. Natl. Acad. Sci USA 2002, 99: 11736. 90. Questo suggerisce, in un altro contesto, l'effetto farfalla sviluppato dalla teoria frattale. 91. Schalchli L., Morange M., Ces gènes qui font l'homme, La Recherche Hors-Série 2003, 12: 3033; p. 33. 92. L'anima è la causa e il principio del corpo vivente (Tricot, De l'âme..., L. II, ch. 4, 415 b 7). 93. Bastit M., Les quatre causes de l'être selon la philosophie première d'Aristote, Louvain-LaNeuve: Peeters, 2002: 308. Cf. gli articoli più degni di nota, il 7o, 8o e 9o, sulla forma, l'efficienza e il fine. Sulla stessa linea di pensiero cf.: Romeyer Dherbey G., Les choses mêmes. La pensée du réel chez Aristote, Lausanne: L'Âge d'Homme, 1983: 208-217. 94. S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, Ia, q. 118, a. 1, q. 3. 95. Id., Q. D. De Potentia, q. 3, a. 9. 96. Le citazioni successive senza riferimenti sono tratte dalle risposte della Summa Theologiae, Ia, q. 118, a. 1, ad 3um. 97. “Nello sperma c'è sempre ciò che rende sempre fruttiferi i semi cioè, quello che viene chiamato calore. Ora, questo calore non deriva né dal fuoco né da una sostanza simile, ma dal gas presente nello sperma e nella schiuma, e dalla natura intrinseca di questo gas che è analoga all'elemento astrale” (Aristotele, De la génération des animaux, L. II, ch. 3, 736 b 35-737 a 1). 201 98. Inoltre l'Aquinate paragona il seme all'arte che, come virtù dell'intelletto pratico, è in relazione allo spirito (S. Tommaso d'Aquino, In Aristotelis Libros Metaphysicorum Commentarium, L. VII, l. 6, n. 1398 et l. 8, n. 1456). 99. Id., Q. D. De Pot., q. 3, a. 9, ad 28um. 100. Id., Somme contre les Gentils, L. II, ch. 89, I, § 7, Paris: GF Flammarion, 1999: 371. 101. Aristotele, Physique, L. 2, ch. 2, 194 b 13. 102. Infine, nel caso dell'anima spirituale, bisogna aggiungere una quarta causa diversa dalle tre precedenti: quando la materia è sufficientemente preparata, viene infusa la parte divina (per usare le parole di Aristotele), cioè lo Spirito. Ora, la materia non è in grado di condizionare il principio spirituale che la trascende. Poiché esso può essere soltanto infuso, creato, Tommaso afferma che sarà necessario l'intervento della Causa prima che è Dio. 103. Meccanismo che richiama la spiegazione aristorelica del movimento del proietto... 104. Sgreccia E., Manuel de bioéthique. Les fondements de l'éthique biomédicale, Montréal: Wilson & Lafleur Itée, 1999: 458-459. 105. S. Tommaso d'Aquino, Q. D. De Anima, q. un., a. 1, ad 15um. 106. Si ricorda, tuttavia, che Jacques Maritain (nella prefazione di Driesch H., La philosophie de l'organisme, Paris: Marcel Rivière, 1921) ha cercato di chiarire le cose distinguendo il concetto elaborato da Driesch, di entelechia (o fattore vitale El) dal concetto aristotelico di anima. 107. Queste sono le conclusioni raggiunte da Ostermeier C., Miller D., Huntriss J.D. et Al., Reproductive biology: delivering spermatozoan RNA to the oocyte, Nature 2004, 429(6988): 154; Le Monde 14 maggio 2004, p. 26. 108. Se il contesto filosofico non fosse così diverso, si potrebbe trarre un aiuto dalla distinzione hegeliana tra in sé e per sé che il filosofo tedesco applica all'embrione. Per esempio: “Se l'embrione (embryo) è uomo in sé, non lo è tuttaviaper sé. L'uomo è per sé solo come ragione praticata che si è fatto ciò che è in sé” (Hyppolyte J., Phénoménologie de l'Esprit, Paris: AubierMontaigne, 1966: 55). 109. È ovviamente fuori questione lo sviluppo in questa sede di questo punto. Mi riferisco al lavoro di Tourpe (Tourpe E.,Donation et consentement. Une introduction méthodologique à la métaphysique, Bruxelles: Lessius, 2000, seconda parte: “L'objection phénoméniste à la métaphysique”: pp. 115-172) e Gabellieri E., Saint Thomas: une ontologie sans phénoménologie, Revue Thomiste 1995, XCV(1): 150-192, ma anche ad altri fenomenologi cattolici che attribuiscono un ruolo più o meno importante alla metafisica (Jean-Yves Lacoste, Jean-Louis Chrétien, etc.). I primi due seguono sia la tradizione di Tommaso sia quella di Blondel e Balthasar. 110. Maurice Blondel cerca di unire le due dimensioni: fenomenica e ontologica. Da una parte, “una definizione reale (dell'essere) implica non solo un persorso descrittivo, ma genetico ed esplicativo di tutto ciò che è...Una semantica dell'essere, dunque, non potrebbe essere posta all'inizio; si tratta di fare inizialmente una catalogazione delle relatà che chiamiamo esseri” (Blondel M., L'être et les êtres, Paris: Alcan, 1935). Allo stesso tempo, bisogna sollevarsi “contro una fenomenologia che pretenderebbe di bastare alla scienza dell'essere e sostituire l'integrazione dei fenomeni alla realtà profonda degli esseri” (Ibid., pp. 374-375). 111. Il teologo svizzero ha sviluppato tale distinzione da una prospettiva rigorosamente filosofica nell'opera maggiore: Von Balthasar H.U., La Théologique, vol. I, La vérité du monde, Namur: Culture et Vérité, 1994. 112. “L'approccio di Balthasar – scrive André-Marie Ponnou-Delaffon – riconcilia fenomenologia e metafisica”. Se “a una vera fenomenologia...è negato l'accesso all'in sé dell'essere senza la mediazione del suo apparire”, non può più “abbandonare l'in sé dell'essere per essere ridotta alla sua apparenza” (Barbarin P., Théologie et sainteté. Introduction à Hans-Urs Von Balthasar, Paris: Le Cerf, 1999: 127). Mi sia concesso di fare riferimento all'analisi di questa dimensione 202 propriamente metafisica che ho proposto in Ide P., Être et mystère. La philosophie de Hans Urs Von Balthasar, Namur: Culture et vérité, 1995, soprattutto il cap. 1 (per l'analisi) e il cap. 4 (per la difesa della sua originalità che non può essere ridotta alle categorie della metafisica classica, per esempio, sostanza-accidente). Sarebbe ancor più erroneo credere che fenomenologia si identifichi con descrittiva. 113. Eliminiamo subito un'obiezione: può sembrare strano, o anche fuori luogo, introdurre una tale distinzione metafisica nell'ambito biologico. Balthasar non ha mai nascosto di doverla a Goethe che ha concepito questa intuizione sulla base dell'osservazione delle piante (Goethe W., La métamorphose des plantes, Paris: Éd. Triades, 1975; cf. Ide, Être et mystère..., Annexe: La méthode morphologique de Wolfgang Goethe, in La Métamorphose des Plantes, pp. 177-180).Su questo tema (un'interpretazione della natura basata sul binomio interiorità-apparenza) la Naturphilosophie(Friedrich Schelling, Franz Von Baader, Hans André) contiene una ricca prospettiva che è ancora inesplorata dalla filosofia della natura. 114. Un approccio di questo tipo, inoltre, non è poi così strano, nella riflessione di Aristotele, come si potrebbe pensare, soprattutto quando riflette sul limite e la forma propri del vivente: “Per tutti gli esseri la cui costituzione è naturale, esiste un limite e una proporzione per quanto riguarda la grandezza e la crescita” (Aristotele, De l'âme, L. II, ch. 4, 416 a 16-17; Id., De la génération des animaux, L. II, ch. 6, 745 a 5). 115. L'affermazione di Serra e Colombo è simile: “L'individualità appartiene alla forma dinamica, diacronica (fenotipo) di un organismo e non al suo genoma conservativo (genotipo, contenuto genetico informazionale delle sue cellule)”. Gli autori continuano dicendo, “l'individualità di ciascun organismo si fonda sulla singolarità del suo ciclo vitale e non sull'unicità del suo genoma” (Serra, Colombo, Identità e statuto dell'embrione umano..., p. 119). 116. Centro di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Identità e statuto dell'embrione umano, Medicina e Morale 1989, supplemento, 4: 665-666. 117. Riguardo a questi diversi significati, cf. Dictionnaire historique de la langue française, Paris: Le Robert, 1998, II: 2403. 118. Serra A., Il neoconcepito alla luce degli attuali sviluppi della genetica umana, Medicina e Morale 1974, 3: 333-366. Il corsivo è mio. 119. È significativo che in un articolo di questo volume dedicato soprattutto alla teoria di S. Tommaso sull'embrione umano (Il pensiero di San Tommaso riguardo all'embrione umano), Mario Pangallo usi sia il vocabolario della fenomenologia, sia quello dell'ontologia classica: “Credo si debba affermare il succedersi di manifestazioni ed esplicazioni progressive delle diverse funzioni di cui è capace l'anima razionale”; e più oltre: “L'embrione umano è dunque persona fin dal concepimento, sebbene non abbia ancora manifestato esistenzialmente tutto cio che implica l'essere personale”. Inoltre, la suggestiva distinzione ispirata da Cornelo Fabrio, che egli propone tra actus essendis eexistentia, non deriva essa stessa da una fenomenologia imbevuta di metafisica? 120. Le Douarin, Des chimères, des clones..., p. 15. 121. Cf. l'articolo principe che gli è valso il Nobel 11 anni più tardi: Spemann H., Über die Determination der ersten Organanlagen des Amphibienembryonem, Wilhelms Roux' Archiv für Entwicklungmechanik der Organismen 1918, 43: 448-555. 122. The Formation of the Mesoderm in Urodelean Amphibians. Induction by the Endoderm, Wilhelms Roux' Archiv für Entwicklungmechanik der Organismen 1969, 162: 341373. 123. Le Douarin, Des chimères, des clones..., p. 159. Riguardo a questo argomento, cf. gli sviluppi dettagliati nella parte II, capp. 1 e 2. 124. Aristotele, De la génération des animaux, L. II, ch. 4, 740 a 3-4; Id., Les parties des animaux, L. III, ch. 4, 666 a 20. 203 125. Id., De la jeunesse et de la vieillesse, III, 469 a 5-6; Id., De la génération des animaux, L. II, ch. 6, 743 b 25. Quindi il paragone di Des parties des animaux, L. III, ch. 7, 670 a 23-26. Per i dettagli, cf. Byl S., Note sur la place du cœur et la valorisation de la mesotes dans la biologie d'Aristote, L'Antiquité classique 1968, 37: 467-476. 126. Id., De la génération des animaux, L. II, ch. 4, 740 a 1-2. 127. Ibid., L. II, ch. 1, 735 a 15-17. 128. Kempf R., Le principe du vivant dans l'embryon d'Aristote et le centre organisateur du développement dans l'embryologie expérimentale, Nova et Vetera 2003, LXXVIII(3): 79-100, p. 95. 129. Mi sia permesso il riferimento a due lavori personali, uno di carattere più filosofico: Ide Le corps à cœur..., L. II, ch. 6, e l'altro teologico: Id., Don et théologie du corps dans les catéchèses de Jean- Paul II sur l'amour dans le plan divin, in Jean-Paul II face à la question de l'homme, Atti del 6o Colloquio Internazionale della Fondazione Guilé, Zurigo: Guilé Foundation Press, 2004: 159-209. 130. Sul cuore in questo senso radicale, ma applicato all'uomo, cf. i brillanti sviluppi proposti da Siewerth G., L'homme et son corps, Paris: Plon, 1957, soprattutto il decisivo e ricco passaggio di cui alle pp. 123-124. 131. Secondo Mathonat, il rapporto che ho stabilito tra genoma e organizzazione macroscopica è dell'ordine dell'azione immanente, dell'agire. Al contrario, secondo la sua opinione, tale relazione è dell'ordine dell'attività transitiva (il fare, l'arte). Infatti, questa consiste nella traformazione della materia in vista di una finalità e questo è il modo in cui opera il genoma: “L'attività del genoma dello zigote realizza l'organizzazione macroscopica del corpo umano” (Mathonat,Le zygote, de la puissance..., p. 81). Ora, l'autore del movimento ha la capacità di produrre la forma; questa deve essere ancora introdotta nella materia. Perciò, all'inizio la forma non è attualmente presente. In altre parole, nell'ordine del fare, il principio e il termine dell'azione differiscono come la potenza e l'atto. Per riprendere l'immagine classica, la costruzione di una casa o anche la capacità di costruirla non è la casa costruita. Il genoma è l'architetto e il fenotipo è la casa costruita. Pertanto, il genotipo sta al fenotipo come l'architetto alla sua opera. Di conseguenza, la differenza tra genoma e organizzazione non è quella dell'atto primo e dell'atto secondo, ma quella della potenza e dell'atto: “Ciò che è inizialmente in atto, al livello del genotipo, è la capacità di produrre organi, nient'altro” (Ibid., p. 83): cioè, non l'esistenza attuale degli organi. Bisogna apprezzare lo sforzo di pensare, a partire da categorie filosofiche, la distinzione tra genotipo e fenotipo. Detto questo, tale critica solleva almeno due obiezioni. 1) Incontestabilmente, il genoma (e lo stesso zigote) riveste un ruolo efficiente nella costruzione dell'embrione, ma la relazione non è forse transitività e, quindi, esteriorità? Infatti, il nucleo è interno allo zigote ed è la sorgente interna a partire dalla quale tutto il vivente cresce e scolpisce una forma (in senso figurato). Ora, la crescita è un divenire immanente. Inoltre, da un altro punto di vista, senz'altro non descrittivo, che presenta un valore ontologico, la costruzione dell'embrione si basa su una fonte, un'essenza. 2) La metafora della costruzione deve essere sviluppata. Se la casa, come causa finale, esiste solo potenzialmente nei materiali, nello spirito dell'architetto esiste in atto come causa esemplare (cioè come causa formale separata) e questo deve essere anche in atto per potere costruire la casa. Quale sarà una causa efficiente sufficientemente perfetta da essere in grado di organizzare la materia modellando l'essere vivente compiuto? L'anima intellettiva è la causa principale e il genoma sarà il suo strumento privilegiato. 132. Tale concezione non è priva di una profonda relazione con la teoria sviluppata da Anzieu D., Le Moi-peau, Paris: Dunod, 1985; Id., Une peau pour les pensées, Montréal: Guenoud, 1988; Id., La fonction contenante de la peau, du moi et de la pensée, Paris: Dunod, 1993; Id., Le penser, du Moi-peau au Moi pensant, Paris: Dunod, 1994. Bisogna notare che, nonostante sia 204 psicoanalista, Anzieu stabilisce una relazione fondazionale tra lo psicologico e il biologico: “Ogni attività psichica è supportata da una funzione biologica. L'Io-pelle trova supporto nelle diverse funzioni della pelle” (Id., Le Moi-peau..., p. 39). 133. Bourguet, L'être en gestation..., p. 115. 134. Engendrés par la science, Paris: Le Cerf, 1985: 138. Corsivo nel testo. Incontro molto più affascinante di quello della nota 49 che segue nel testo, Malherbe e Boné citano i due detti scolastici sui due aspetti dell'unità sopra menzionati, che mostrano fino a che punto la concezione dell'individualità di Leibniz abbia intossicato e deformato la concezione scolastica dell'unum. Riguardo alla posizione dell'opera di Malherbe J.-F., Bone É., Engendrés par la science; Chapelle A., Favraux P., Bioéthique et foi chrétienne. À propos d'un livre récent, Nouvelle Revue Théologique 1986, 108: 249-267, cf. anche il resoconto di Etienne J., Revue Théologique de Louvain 1986, 17: 453-456. 135. Discours de métaphysique et correspondance avec Arnauld, Paris: Vrin, 1970: 44. 136. Pedersen A., Potency, Lineage and Allocation in Pre-Implantation Mouse Embryo; Rossant J., Pedersen A. (a cura di),Experimental Approach to Mammalian Embryonic Development, Cambridge: Cambridge University Press, 1986: 3-33. 137. Clarke D.L., Johansson C.B., Frizen J., Generalized Potential of Adult Neural Stem Cells, Science 2000, 28: 1660-1663. È vero che la capacità di differenziazione è maggiore in vivo piuttosto che in vitro? 138. Questa ipotesi, pure essendo differente da quella di una fenomenologia della natura, si inscrive nel suo prolungamento: cerca di comprendere la differenza che esiste tra i diversi livelli di attualità che sono presenti nel vivente. 139. Grassé P.P., L'homme en accusation. De la biologie à la politique, Paris: Albin Michel, 1980: 288. 140. È il caso, ad esempio, del bioeticista australiano Singer: “Abbiamo rifiutato il principio tradizionale della sacralità della vita umana poiché tale principio dà un enorme significato a qualcosa –la specie biologica– che in realtà non ha più alcun significato morale intrinseco” (Singer P., Kuhse H., Should the Baby Live? Problem of Handicapped Infants, Oxford: University Press, 1985: 129). L'autore ritiene l'infanticidio del neonato handicappato legittimo e assolutamente logico. 141. In merito a questa relazione primaria spirituale e d'amore tra la madre e il bambino, cf. la considerevole opera di Siewerth G., Aux sources de l'amour. Métaphysique de l'enfance, Parole et silence, 2001. L'autore tratta molto poco la vita intrauterina (p. 45ss.), ma sarebbe utile estendere le sue riflessioni sulla vita subito dopo la nascita anche al periodo che la precede. 142. Questo è abbozzato infine dal decimo studio del Soi-même comme un autre, ma si ferma alla soglia dell'atto, senza mai affrontare il problema dell'essere. Infine, nel contributo molto poco argomentato di Michel Onfray, notiamo un lapsus divertente: disertato significa lasciato. Ciò significa dunque che tutte le capacità negate dall'autore esistevano prima di cinque mesi? Bisogna notare che più che provocatorio, lo sviluppo della prova è caratterizzato fondamentalmente da un risentimento contro il cristianesimo, mentre la prefazione è caratterizzata da toni sorprendentemente pacati. Onfray si riferisce qui con grande sensibilità al cancro da cui è affetta la sua compagna. Qui, parla il suo cuore; lì, c'è l'intellettuale offeso e offensivo. 143. Questo è quello che è stato stabilito da John Bowlby, fondatore della teoria dell'attaccamento (cf. l'eccellente sintesi di Pierrehumbert P., Le premier lien. Théorie de l'attachement, Paris: Odile Jacob, 2003). 144. È ciò che giustamente mette in luce il costruttivismo psicologico e sociale (cf. Ide, La nature humaine..., pp. 89-92). 205 145. Delassus J.-M., Papillaud K., Clone ou enfant?, Paris: Dunod, 2003: 163-164. Nello stesso numero del Nouvel Observateur che riporta l'intervento di Rene Frydman, Tony Anatrella risponde al ricercatore attraverso un intervistatore: “Far dipendere l'esistenza dell'embrione solo da un punto di vista soggettivo, esterno (il progetto parentale) apre la via a ogni tipo di arbitrarietà. In un caso, mostrando l'ecografia, si afferma che lì c'è qualcuno, nell'altro, non esiste mancando un progetto su di lui. Ma la nozione di progetto è così chiara? Mi è stata chiesta una consulenza da una ragazza di 20 anni incinta di poche settimane e in conflitto con sua madre che avrebbe voluto farla abortire. La figlia le aveva risposto in questo modo: se mi obblighi ad abortire, uccidi anche me” (Le Nouvel Observateur 1997, 1711(21-27): 14-15, p. 15). 146. Wilcox A.J., Weinberg C.R., O'Connor J.F., Incidence of Early Loss of Pregnancy, New England Journal of Medicine 1988, 319: 189-194. Cf. oltre per altre referenze. 147. McLaren A., Genetics of the Embryo; Bertazzoni V., Fasella P., Vilepsch A., Human Embryos and Research, Campus Verlag, 1990: 42-53; p. 43; Braunstein G.D., Karow W.G., Gentry W.D. et Al., Subclinical Spontaneous Abortion, Obstetrics and Gynecology 1977, 50(1): 41-44; Edmonds D.K., Lindsay K.S., Miller J.F. et Al., Early Embryonic Mortality in Women, Fertility and Sterility 1982, 38(4): 447-453. 148. Sul termine naturale, mi permetto di fare riferimento agli sviluppi dell'articolo già citato: Aristotele, La nature humaine, fondement de la morale..., pp. 108-142. 149. Tutta questa argomentazione è basata sulla concezione aristotelica della natura (Id., Physique, L. II, ch. 1, 192 b 21-23). La nostra critica della naturalità dell'aborto è vicina alla critica che il filosofo avanza contro l'argomento presumibilmente antifinalistico adottato per l'esistenza di un mostro. Infatti, il mostro rappresenta un accidente, un fallimento, un difetto nell'ordine non della causa efficiente, ma di quella finale. Infatti, se non esiste un motore, non può esistere il difetto. Se non ci fosse stata la biosintesi delle proteine, la anormalità genotipica non si sarebbe potuta esprimere. Di conseguenza, il difetto manca lo scopo e quindi riguarda la finalità. Dunque, non contraddicendo l'esistenza della finalità, come spesso si crede, un mostro, al contrario, la conferma (Ibid., L. II, ch. 8, 199 a 33-b 13; cf. l'illuminante commento di S. Tommaso d'Aquino, In octo libros Physicorum Aristotelis expositio..., L. II, l. 14, 263-266: 129-130). 150. Si può fondare ancor meno un'azione su questa constatazione. Sappiamo che questa argomentazione è usata talvolta per giustificare l'induzione dell'aborto precoce. Questo non vuol dire cadere negli stessi errori dell'etica naturalista, etica che non ha niente a che vedere con quella che la Chiesa chiama morale naturale? 151. Lungo la stessa linea di pensiero, la necessità di organi differenziati e visibili è presentata come cosa ovvia da Mathonat. Il principio è quello in base al quale il corpo deve “essere organizzato, cioè dotato di strumenti di operazione”. Ora, “ciò che necessariamente ne consegue” è quanto segue: “L'organizzazione che caratterizza il soggetto dell'anima umana deve essere quella di una differenziazione organica che renda possibili in particolare la possibilità delle operazioni sensibili; quindi di un corpo dotato almeno di sistema nervoso” (Mathonat, Le zygote de la puissance..., p. 71) E altrove: “Con il genoma, tutto è possibile, ma niente è ancora realizzato in quanto all'organizzazione necessaria per l'esistenza di disposizioni organiche, necessarie ai principi operativi dell'essere umano...Un'organizzazione macroscopica è necessaria per le capacità sensibili di esistere dell'essere umano” (Ibid.,pp. 84-85). In tal modo queste dichiarazioni non definiscono il significato di organo macroscopico, ordine corporeo preciso, etc. Inoltre, che ne è di questa teoria nel caso di un protozoo o di un metazoo costituito da un numero molto piccolo di cellule? Questi organismi non hanno organi macroscopici; e tuttavia sono animali che compiono operazioni sensibili. Perciò sarebbe il caso di riesaminare il termine organizzato nella definizione aristotelica dell'anima. Infine, un sostenitore della teoria aristotelica dell'animazione mediata non può non essere interessato, di fatto o di diritto, al momento in cui si realizza l'animazione spirituale. Il fatto che non si possa determinare l'attimo 206 esatto, come sostengono gli immediatisti, non esime dal chiedersi quale sia il momento approssimativo in cui viene infusa l'anima. Ora, in nome del principio richiamato di proporzione tra gli organi visibili e funzionali e la presenza dell'anima intellettiva, la creazione di quest'ultima deve essere ritardata considerevolmente. Lo spirito non può svolgere i suoi atti elementari senza la presenza di un cervello che sia già ben sviluppato e organizzato. Le cellule neuronali non smettono di moltiplicarsi se non alla fine della sedicesima settimana, ma tutto deve ancora essere fatto: l'architettura futura, la figura, è appena abbozzata. Da questo punto di vista, la posizione di Jacques Maritain, che ritarda l'animazione al settimo mese, è coerente. Ma il mediatista aristotelico lo segue? Mathonat fa della “organizzazione macroscopica specifica del corpo umano” (Ibid., p. 86) il soggetto adeguato dell'anima umana. Ma un'organizzazione di questo tipo è lontana dall'essere precoce, soprattutto se si tiene in considerazione il fenomeno della neotenia. 152. Bourguet, L'être en gestation..., pp. 84-86. Corsivo nel testo. Cf. anche pp. 137-142. 153. Malebranche N., Entretiens sur la métaphysique et la religion, in Œuvres, éd. Geneviève RodisLewis, vol. II, 1992: 880. 154. Wolpert L., The Triumph of the Embryo, Oxford: Oxford University Press, 1991. 155. Canguilhem G., La connaissance de la vie, Paris: Vrin, 1971, citato da Saulnier C., Biologie et philosophie. Essai sur l'individualité biologique, Montpellier: Presses de l'Université de Montpellier, 1955: 119. 156. Commenti riportati da Mayr E., Qu'est-ce que la biologie?, Paris: Fayard, 1998: 7. 207 A. GIL LOPES L’EMBRIONE PREIMPIANTATORIO TRA BIOLOGIA E FILOSOFIA: L’INDIVIDUO In relazione all'embrione preimpianto, alla luce delle attuali conoscenze scientifiche ed al fine di formulare domande appropriate è necessario analizzare le diverse possibilità che consentono la generazione di un embrione umano. Innanzitutto, come accade naturalmente, bisogna tener presente che l'embrione è generato dal processo di fecondazione, che fa seguito all'atto sessuale, tale processo consente la formazione di un nuovo ed unico zigote attraverso l'unione dei gameti maschili e femminili. Quest'embrione è da considerarsi quindi il risultato di una relazione interpersonale, idealmente basata sull'amore responsabile che unisce marito e moglie. Alcuni decenni fa, per quanto riguarda la riproduzione animale, sono state sviluppate delle metodiche d'inseminazione artificiale, che successivamente sono state utilizzate anche alla specie umana, come tecnica nella riproduzione medica assistita. Lo sviluppo di questa tecnologia ha reso possibile la generazione di un embrione umano senza l'ausilio dell'atto sessuale ma con il solo contributo dei gameti. Negli ultimi decenni sono state introdotte altre tecniche di laboratorio con lo scopo di promuovere la fecondazione in provetta, cioè extra-corporea. Gli zigoti e gli embrioni preimpianto ottenuti in questo modo possono essere conservati a basse temperature per lunghi periodi di tempo, prima di essere adeguatamente trasferiti nell'utero umano, consentendo solo in tal modo il loro sviluppo. Per dar origine a un nuovo embrione, l'attuale progresso scientifico e tecnologico richiede il necessario contributo genetico sia del padre che della madre. Attualmente, tali metodi sono comunemente usati nella procreazione umana. La legislazione, per questo specifico scopo, in diverse nazioni consente la produzione di un gran numero di embrioni preimpiantati, originando così un gran numero di embrioni congelati senza alcuna possibilità di sviluppo. In Brasile, per esempio, tali embrioni solo dopo 3 anni di conservazione, acquisito il consenso dei genitori, sono legalmente utilizzati per la ricerca scientifica. Da alcuni anni sono stati sviluppati dei metodi di clonazione che hanno reso possibile l'ottenimento di un zigote senza la partecipazione di entrambi i gameti. A questo punto ci si auspica che nell'arco di pochi anni, sarà possibile stimolare una cellula somatica tramite adeguati fattori biochimici, con lo scopo di attivare tutti gli eventi coinvolti nei processi che possono originare un embrione, attraverso la corretta successione di espressione e soppressione dei diversi geni coinvolti nell'embriogenesi. D'altra parte, si spera che tali processi di differenzazione e trans-differenzazione saranno chiariti e quindi sarà possibile che colture di cellule specifiche possano essere ottenute da cellule somatiche adulte. A questo punto vorrei sottolineare che l'attuale interesse della maggior parte degli studi nei confronti del preimpianto dell'embrione è rivolto essenzialmente a tre fattori: studi condotti con il proposito di stabilire metodiche appropriate per selezionare in vitro embrioni generati tramite riproduzioni artificiali, usualmente note come riproduzione medica assistita; studi basati sull'uso del preimpianto con lo scopo di ottenere cellule staminali per uso scientifico o terapeutico; studi correlati alla clonazione umana, per uso scientifico o terapeutico delle cellule staminali. Questo significa che in tale contesto gli embrioni preimpianto non sopravviveranno, rappresentando, perciò, un'immagine della cultura della morte. A questo punto, è necessario considerare che dal punto di vista biologico, la vita non comincia ad ogni concepimento, perché il fenomeno vitale è mantenuto tramite la riproduzione e non è estinto e neanche ristabilito, ma va avanti di generazione in generazione. Essa è soltanto la vita di un nuovo essere che comincia. Inoltre, ogni genoma contiene tutte le informazioni, che non solo conferiscono tutte le caratteristiche delle corrispondenti specie, ma determinano anche l'unicità dell'essere. Comunque, 208 anche se i cloni ottenuti in laboratorio, senza la compartecipazione dei gameti maschile e femminile, cioè senza nè padre nè madre, essi sono da considerarsi degli esseri umani ed hanno la stessa umanità di quella che hanno i genitori. Dal genoma umano, possono essere generati solo essere umani. L'embrione umano è uno nel senso di unico, concreto, completo, particolare, sostanziale, individuale e totale. Nonostante l'assenza di alcuni elementi naturali nella formazione dello zigote, essi, in realtà, si trovano potenzialmente presenti. Già dal primo momento lo zigote è considerato un essere umano. In altre parole, lo zigote possiede un'essenza che non si cambierà, mantenendosi come realmente è, cioè, un essere umano con la sua identità, la quale non subisce le trasformazioni che avvengono negli eventi che le conferiscono le caratteristiche di ogni tappa del suo sviluppo. Lo zigote presenta tre caratteristiche fondamentali: la capacità di percepire gli stimoli ambientali tramite diversi sensori (recettori); la capacità di far integrare tra loro questi diversi segnali o messaggi biologici; la capacità di produrre risposte appropriate al fine di adattarsi all'ambiente. Infatti, sin dal primo momento, lo zigote ha un vero dialogo con l'ambiente biologico. Ciò rende possibile l'articolazione tra le caratteristiche genetiche e fenotipiche. Lo zigote ha non solo una sua individualità e identità, ma interagisce con l'ambiente, essendo capace di adeguarsi e di correggersi. In altre parole, lo zigote è capace di riconoscere il self dal non self e di stabilire un vero dialogo biochimico e fisico con l'ambiente. Un'immagine precisa dell'interezza e dell'unicità della vita dell'embrione preimpiantato, può essere vista tramite l'analogia con uno spartito musicale, un'orchestra ed una musica. Infatti, quando si forma uno zigote, nel genoma è presente non solo la partitura completa, ma anche tutti gli strumenti biochimici che saranno sintetizzati sequenzialmente e introdotti al fine di effettuare la moltiplicazione e differenziazione cellulare, l'organizzazione strutturale e lo sviluppo temporale di un essere umano completamente nuovo ed unico. Non sono solo definite intrinsecamente le caratteristiche umane, ma anche il lasso di tempo che denota il ciclo vitale sia delle cellule individuali che dell'intero organismo. Come accade a tutte le specie viventi, ogni fase della vita umana è determinata regolarmente e uniformemente, anche se la durata totale della vita umana abbia un limite naturale. Così come i primi suoni sono parte inalienabile di una musica che, una volta iniziata raggiungerà la sua interezza solo all'ultima nota, quando si forma un nuovo zigote, ha inizio una cascata di processi biologici che promuoverà in successione tutti gli eventi della vita che finiranno solo con la morte di questo nuovo essere vivente. Ai primi suoni del Salve Regina, del Vieni Creatore e della Nona sinfonia o di qualsiasi composizione musicale, noi riconosciamo la loro identità, anche se raggiungono la loro pienezza solo nella nota finale dell'ultima battuta. Occorre davvero una continuità senza interruzione che non solo fornisce la sua identità ma anche la sua unicità e pienezza. In qualsiasi fase dello sviluppo, a partire con la formazione dello zigote, noi abbiamo di fronte lo stesso ed unico nuovo essere. 209 IGNACIO CARRASCO DE PAULA L'EMBRIONE PREIMPIANTATORIO TRA NATURA E PERSONA L'argomentazione etica in relazione all'embrione nella fase pre-impianto in generale, ed in concreto la discussione sulla possibilità di un suo utilizzo come soggetto di ricerche sperimentali oppure come eventuale donatore di tessuti e/ o di cellule, è strettamente dipendente dal problema ontologico, cioè dalla identificazione della vera natura o identità dell'embrione. Infatti, tra questione etica (come ci si debba comportare nei confronti di un soggetto) e questione ontologica (chi o che cosa sia tale soggetto) esiste un saldo rapporto dal momento che il rispetto dovuto ad un ente deve essere commisurato al suo valore o preziosità. Per valore qui intendiamo non il prezzo eventualmente stabilito dalle regole di mercato, ma il pregio oggettivo che scaturisce dalla perfezione dell'essere. In questo senso riteniamo che i viventi meritino giustamente un rispetto maggiore delle cose inanimate e, soprattutto, che gli esseri razionali siano meritevoli di un riguardo di gran lunga superiore a quello dovuto agli esseri irrazionali. Abbiamo addirittura coniato una parola particolare – dignità – per indicare lo specifico valore o preziosità dell'uomo. Per questo motivo, sciogliere il nodo della questione ontologica dovrebbe costituire un passo decisivo per dare una risposta definitiva alla questione etica nei riguardi dell'embrione umano. Infatti, se si tiene conto che persona significat id quod est perfectissimum in tota natura,1 e si riesce a dimostrare che l'embrione preimpiantatorio è veramente persona – dimostrazione che ritengo plausibile –, allora s'imporrebbe in modo apodittico il dovere di rispettare incondizionatamente la sua vita e la sua integrità. Tutto questo giustifica l'enorme interesse tra gli studiosi per il problema dell'identità dell'embrione. Tuttavia, la questione morale non dipende solo dall'ontologia. Per esempio, l'Istruzione Donum Vitae, un Documento del Magistero della Chiesa Cattolica importante tra l'altro perché ha applicato esplicitamente la norma personalista all'embrione umano fin dal concepimento, cioè il dovere di trattarlo con i riguardi dovuti a una persona, non tenta nemmeno di fondare tale conclusione etica sull'identità personale dell'embrione,2 ma piuttosto su altri tre argomenti; 3 argomento biologico: i dati forniti dall'embriologia e dalla genetica autorizzano la tesi che siamo in presenza di un essere umano individuale nelle prime fasi dello sviluppo; 4 argomento biografico: è evidente che distruggere un embrione significa impedire la nascita di un essere umano; argomento etico: un principio generale della morale stabilisce che non è mai lecito agire con coscienza dubbiosa, pertanto persistendo il dubbio se l'embrione sia vera persona o meno, bisogna rispettarlo come tale, altrimenti si accetta il rischio di commettere un omicidio.5 Natura Umana e Persona Dopo aver presentato questa doverosa premessa, vorrei precisare che le riflessioni che andrò a proporre non si collocano nell'ambito della domanda sull'identità ontologica dell'embrione, ma piuttosto in quello relativo alla domanda sul rispetto dovuto all'embrione. All'origine di queste riflessioni sta una esperienza vissuta più volte, l'anno scorso, nei dibattiti che in Italia hanno preceduto il referendum sulla legge che regola le procedure di procreazione medicalmente assistita. Infatti, in tali circostante è accaduto che, quando la discussione verteva sugli aspetti fondativi, quasi sempre a priori si ritenevano scontati due postulati che in realtà scontati non sono. Primo postulato: chi si dichiara favorevole all'applicazione della norma personalista all'embrione avrebbe l'obbligo di dimostrare inequivocabilmente che l'embrione sia persona. Secondo postulato: dimostrare che l'embrione sia persona sarebbe necessario persino per dirimere se possieda o meno una vera natura umana, poiché si ritiene che l'embrione o è persona o non è umano.6 Proprio in questa prospettiva mi permetto di attirare l'attenzione sulle tesi che intendo ora sostenere, tesi che si collocano sul polo opposto ai due postulati appena citati; cioè: prima tesi: la norma personalista è pertinente all'embrione umano anche indipendentemente del problema metafisico che riguarda la sua identità personale; seconda tesi: non si può escludere – almeno in linea teoretica – 210 l'esistenza di enti appartenenti alla specie umana, cioè in possesso di una vera natura umana seppure imperfetta, che non abbiano ancora raggiunto lo statuto di persona. Queste due tesi hanno una valenza epistemologica diversa. Mentre la prima obbedisce alla logica dell'intelletto pratico, dell'etica, la seconda cade in pieno sotto le regole logiche dell'intelletto speculativo costituendosi pertanto in un argomento rigorosamente metafisico che potremmo riassumere nel seguente modo: persona è il modo di essere proprio della natura umana; la natura umana può essere persona sia in actu che in potentia; finché non passa dalla potenza all'atto, raggiungendo così la perfezione dell'essere personale, tale natura sarà umana ma imperfetta; tuttavia si deve parlare di vera natura umana poiché non può diventare attuale quello che non è stato posseduto in modo potenziale. In questo senso, p.e., potrebbe essere interpretata la nota affermazione di Tertulliano: “È già un uomo colui che lo sarà” (Apologeticum, IX, 8). La Questione Morale Sarebbe di estremo interesse soffermarsi sulla dimensioni metafisiche di quanto abbiamo appena esposto. Tuttavia, dato che per questa tavola rotonda mi è stato chiesto di prestare attenzione soprattutto agli aspetti etici, mi propongo ora di esaminare su quali basi teoretiche studiosi di grande autorevolezza, anzi rappresentativi della migliore tradizione morale cattolica, come S. Tommaso d'Aquino e Sant'Alfonso Maria de' Liguori, da una parte concedono che l'embrione nelle prime fasi dello sviluppo non possa essere considerato persona, dall'altra in pratica sostengono un'atteggiamento simile al principio personalista cioè che dal momento della fecondazione l'embrione meriti un rispetto incondizionato come quello dovuto alla persona umana. A questo proposito ritengo indispensabile esaminare non solo gli argomenti addotti a favore di questa tesi ma anche i concetti che ne costituiscono l'impianto teoretico e che consentono loro di attuare una prassi equivalente alla norma personalista.7 Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Delitto contro la Vita La posizione adottata da Sant'Alfonso rappresenta il parere comune della tradizione morale cattolica fino all'inizio del secolo ventesimo. La morale post- tridentina, più che illustrare il dovere positivo di accoglienza e di rispetto per la vita nascente, preferiva sottolineare la gravità dell'infrazione di tale dovere. Ora è fuori dubbio che per il Liguori ogni attentato contro la vita del neoconcepito è sempre materia grave; tuttavia solo nel feto già informato da un'anima spirituale – pertanto persona – si potrebbe parlare di omicidio; altrimenti si tratterebbe di un delitto contro la generazione, cioè un peccato che si colloca nella fattispecie della contraccezione.8 Per Sant'Alfonso la questione ontologica gioca, pertanto, un ruolo del tutto secondario, fino al punto che neppure invoca il principio del dubbio peraltro usato spesso in altri passi della sua Theologia moralis; per lui è sufficiente l'evidenza incontrovertibile che, p. e., l'aborto comporta l'interruzione della crescita di una vita umana, il che a rigor di logica costituisce un fatto gravissimo, sebbene perpetrato nelle prime settimane della gravidanza non possa essere considerato un vero omicidio. Di conseguenza, nella prospettiva di Sant'Alfonso, l'embrione umano preimpiantatorio in nessun caso potrebbe essere usato a scopo di ricerca o come eventuale donatore di materiale biologico. Solo si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di usare le spoglie di un embrione una volta accertata la morte, e questo a determinate condizioni, come p. e. che si eviti lo scandalo e venga esclusa qualsiasi relazione causale tra la morte e l'eventuale utilizzo del cadavere. Ma qui entriamo in una problematica del tutto marginale al nostro argomento. San Tommaso d'Aquino La posizione di Tommaso d'Aquino è ben nota; egli è stato, inoltre, citato più volte nei dibattiti italiani intorno alla legge sulla procreazione medicalmente assistita. In continuità con Aristotele,9 e condividendo con lui i concetti metafisici di materia e di forma e l'errata biologia del tempo, sosteneva 211 che l'embrione entrava in possesso di un'anima razionale solo qualche settimana dopo la fecondazione. Ora, senza anima spirituale non c'è persona, senza spirito non ci può essere un soggetto sostanziale individuale di natura razionale. Sotto questa luce, possiamo dedurre: o che Tommaso fosse un “liberal” ante litteram, che riteneva l'embrione nelle prime fasi del suo sviluppo privo di dignità, oppure che egli pensasse che non fosse indispensabile riconoscere la presenza di un'anima spirituale nell'embrione per essere obbligati a rispettarlo in modo incondizionato. Detto in un altro modo: 1) alla domanda ontologica: nei primi quindici giorni, l'embrione umano è persona? Tommaso avrebbe sicuramente risposto: non lo è, e nemmeno nei 15 giorni seguenti o almeno – secondo l'autorità di Aristotele – non risulta; 10 2) alla domanda etica: possiamo quindi manipolarlo, strumentalizzarlo o eliminarlo per motivi proporzionati? Altrettanto sicuramente avrebbe risposto: assolutamente no, non ci sono motivi proporzionati che possano giustificare una cosa del genere, non è eticamente permessa l'uccisione deliberata di un essere umano innocente, neanche prima che abbia ricevuto l'anima spirituale. Per valutare il peso reale di queste affermazioni, è doveroso sottolineare che San Tommaso non si è mai posto esplicitamente queste due domande e nemmeno si è interessato in modo diretto al problema dello statuto dell'embrione. La maggior parte dei testi che possono avere un qualche significato in proposito si pongono in particolare contesto teologico: quello cristologico (Gesù è perfectus homo dal momento del concepimento) o quello escatologico (se i bambini non nati godranno o meno del beneficio della risurrezione). Per quanto riguarda le conclusioni sul piano etico, basta l'evidente continuità corporale fra embrione e uomo adulto – tutti siamo stati embrioni – per dedurre che l'embrione partecipa veramente della natura che rende umano ogni uomo che ha raggiunto la piena maturità del suo essere. L'embrione umano, infatti, prima di ricevere l'anima spirituale è pur sempre umano, cioè è un vivente che appartiene alla specie umana, possiede una vita che è veramente umana sebbene imperfetta e destinata a cedere il passo ad un vita umana in senso pieno come è la vita personale.11 È chiaro che questo concetto di natura umana imperfetta versus natura umana perfetta crea parecchia difficoltà alla mentalità moderna, soprattutto perché tale mentalità ha messo in soffitta la nozione metafisica di natura e tende a leggere ogni rapporto tra perfetto e imperfetto in chiave esclusivamente dialettica ed evoluzionista. Per San Tommaso invece le cose stavano in un altro modo, in primo luogo perché lo stesso concetto di vita ammetteva gradazioni,12 e in secondo luogo perché il rapporto fra perfetto e imperfetto era visto dalla prospettiva del concetto chiave di partecipazione13secondo il quale omne imperfectum est quaedam participatio perfecti.14 La partecipazione non appartiene al linguaggio metaforico o simbolico, ma indica un modo di essere reale, una condizione o identità effettivamente posseduta, sebbene non in modo pieno, ma incompleto o parziale. Pertanto, comprendere l'embrione come qualcuno che partecipa dal momento del concepimento dell'essere personale dell'uomo autorizza a sostenere che tale soggetto debba essere rispettato come persona, cioè in modo incondizionato. 212 1. S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologia, 1, 29, 3. 2. Una tesi peraltro che si ritiene molto probabile. Vedi: Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum Vitae, I, 1. 3. Naturalmente, l'Istruzione presenta soprattutto argomenti ex auctoritattibus theologicis, in particolare della Sacra Scrittura e della Tradizione. 4. Il Documento parla delle “recenti acquisizioni della biologia umana la quale riconosce che nello zigote derivante dalla fecondazione si è già costituita l'identità biologica di un nuovo individuo umano” (Donum Vitae, I, 1). 5. Principio proposto dalla Dichiarazione sull'aborto procurato, del 18.11.1974 n. 13: “Anche se ci fosse un dubbio concernente il fatto che il frutto del concepimento sia già una persona umana, è oggettivamente un grave peccato osare di assumere il rischio di un omicidio”. 6. Forse su questo secondo postulato ha influito un'interpretazione errata di una domanda chiaramente retorica avanzata dalla Donum Vitae (I, 1): “Come un individuo umano non sarebbe una persona umana?”. 7. La domanda non è applicabile alla posizione del Magistero, perché la sua dottrina vale per quello che effettivamente insegna (p. e. l'embrione va rispettato in modo incondizionato) non per le ragioni che vengono fornite a sostegno di tale insegnamento: queste possono cambiare e persino essere assenti. 8. S. Alfonso Maria de' Liguori, Theologia moralis, l. 3, t. 4, c. 1, d. 4, n. 394. 9. Aristotele, De Generatione animalium, II, (B) 1, 731 b – 6, 745 b. 10. La presenza dell'anima spirituale, secondo l'errata biologia del tempo, richiederebbe un corpo con omnia membra distincta anche se ancora molto piccolo: “In quantitate...sicut magna formica” (S. Tommaso d'Aquino, In III Sent. 3 5 2 ad 3). È bene ricordare che queste interpretazioni sono stata superate dalle attuali conoscenze biologiche. 11. “Embrio antequam habeat animam rationalem non est ens perfectum, sed in via ad perfectionem” (Id., De Potentia 3 9 ad 10). 12. “In generatione animalis et hominis in quibus est forma perfectissima, sunt plurimae formae et generationes intermediae, et per consequens corruptiones, quia generatio unius est corruptio alterius. Anima igitur vegetabilis, quae primo inest, cum embryo vivit vita plantae, corrumpitur, et succedit anima perfectior, quae est nutritiva et sensitiva simul, et tunc embryo vivit vita animalis; hac autem corrupta, succedit anima rationalis ab extrinseco immissa” (Id., Summa Contra Gentiles, 2, 89, 11). 13. Il concetto di partecipazione va considerato in questa sede, nel senso qualitativo di partialiter esse e non in senso quantitativo di partem capere. Cf. Fabro C., La nozione metafisica di partecipazione, Torino, 1969. 14. S. Tommaso d'Aquino, I, 93, 2 ad 1. 213 ROBERT SPAEMANN QUANDO L'UOMO INIZIA A ESSERE PERSONA? La parola persona non è un termine sortale servendosi del quale determinati individui possono essere inseriti in una classe naturale di oggetti e identificati come esemplari di questa specie. Per sapere se qualcuno è un qualcuno, cioè una persona, e non invece un qualcosa, ovvero una cosa, dobbiamo averlo già identificato come un essere vivente di una certa specie, per esempio come un uomo. Quello di persona non è però neppure un concetto generico, come per esempio quello di "mammifero", un concetto sotto il quale possono essere sussunti più concetti specifici. Il termine persona è piuttosto, come scrive Tommaso d'Aquino, un nomen dignitatis. Chiamare qualcuno una persona significa riconoscergli uno status: lo status di un fine in sé. La nozione di fine in sé ci è familiare grazie all'imperativo categorico di Kant: "Agisci in modo da trattare l'umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo".1 Non potremmo esistere senza usare continuamente gli uni degli altri come mezzo per i nostri fini. Ma in linea di principio questa strumentalizzazione deve essere reciproca. Non possiamo ridurre le persone allo status di semplici mezzi per i nostri fini. Di qui viene, per esempio, il divieto della schiavitù. La ragione di questo divieto sta nel fatto che l'uomo, in quanto è un essere dotato di ragione e quindi libero, è in grado di proporsi lui stesso dei fini e di rinunciare ai propri fini quando si convinca che è giusto farlo. Per questo però ha il diritto che gli siano fatte subire soltanto quelle conseguenze dell'agire altrui di cui gli può essere data una giustificazione. Le persone in quanto esseri liberi sono soggetti che hanno il diritto di chiedere ad altri una giustificazione dei loro comportamenti. Ho detto che l'idea di persona come fine in sé ci è familiare grazie a Immanuel Kant. In realtà essa è, naturalmente, più antica. Tommaso d'Aquino scrive in modo lapidario: Homo est naturaliter liber et propter seipsum existens.2 Gli esseri liberi si caratterizzano per il fatto di avere un rapporto diverso da quello di altri esseri viventi con la propria essenza, con la propria natura, con la propria determinazione qualitativa. Non sono semplicemente esemplari, elementi rappresentativi della specie alla quale vengono assegnati da un osservatore esterno, ma hanno un rapporto soggettivo con la propria natura, con la propria determinazione qualitativa. Si potrebbe dire che non sono la propria natura, ma hanno la propria natura. Non sono neppure, come riteneva Sartre, pura soggettività priva di essenza che si dà poi un certo modo di essere. Hanno già un modo di essere, ma non si identificano semplicemente con quello. Il loro essere è il possesso di una natura. Per questa ragione la mente umana ha sempre immaginato storie di metamorfosi, come si vede in Ovidio ma pure nelle favole popolari. La cosa interessante di questi racconti è che in essi gli uomini si trasformano in altri esseri rimanendo però se stessi. Come abbiamo detto: a differenza di tutte le altre cose e di tutti gli altri esseri viventi, le persone hanno un rapporto con ciò che sono. Chi sono non s'identifica con ciò che sono. In un celebre saggio, Harry Frankfurt ha attirato l'attenzione sul fatto che gli esseri umani non soltanto desiderano ciò che desiderano, ma possono pure desiderare di avere desideri diversi.3 Può essere questo il caso per esempio di un tossicodipendente. Gli esseri umani possono essere scontenti del proprio aspetto e del proprio carattere. Frankfurt parla di secondary volitions. Le persone possono averesecondary volitions. Per questo le persone possono fare promesse, cioè possono vincolare il proprio volere futuro concedendo ad altri il diritto di pretendere che vorranno una certa cosa. E per questo alle persone si può perdonare. Non si deve chiudere la questione pensando che una persona sia precisamente quel qualcuno che ha agito in un certo modo e che tale resterà per sempre. Possiamo e dobbiamo concedere agli altri la possibilità di allontanare da sé le proprie azioni. Il nostro concetto di persona, a differenza di quello dell'antichità, è profondamente influenzato dalla teologia cristiana. Nella dottrina trinitaria concepiamo Dio come una natura che ha la caratteristica di essere posseduta in tre modi. E in Cristo concepiamo una persona che possiede due essenze, sebbene in 214 modo tale che questa unica persona è definita dal possesso della natura divina ed è questa persona divina che adotta una seconda natura umana. Dottrina trinitaria e cristologia hanno preparato la comprensione strutturale dell'essenza della personalità. Se riflettiamo su quanto detto fin qui, potrebbe sembrare che si debba concludere che il riconoscimento degli esseri umani come persone debba dipendere dalla presenza effettiva in essi delle caratteristiche per mezzo delle quali la personalità è definita. Sembrerebbe ragionevole pensare che si possano considerare persone soltanto gli esseri che possiedono una qualche forma di autocoscienza, cioè un rapporto cosciente con sé e con la propria vita. Proposte che vanno in questa direzione sono state in effetti ripetutamente avanzate nei dibattiti degli ultimi decenni. Si è negato cioè che gli embrioni, i bambini, gli handicappati psichici gravi e gli individui colpiti da demenza senile possano essere considerati persone e si è chiesto che la nozione di dignità dell'uomo presente nelle costituzioni degli Stati europei e dell'ONU venga sostituita con la nozione di dignità della persona. Questo modo di pensare non è privo di radici nella tradizione europea. Mentre il grande rivoluzionario Immanuel Kant si oppone senza mezzi termini a questa concezione, essa trova invece un certo sostegno in Tommaso d'Aquino, il quale riteneva che tutti gli uomini tranne Gesù Cristo nelle prime fasi della loro esistenza embrionale abbiano inizialmente un'anima animale, che con un atto creativo Dio sostituisce poi con un'anima umana, ovvero con un'anima personale. Per motivi scientifici, oggi non c'è praticamente più nessuno che sostenga questa idea. È diventata sempre più dominante, invece, la concezione di persona di John Locke. Locke vuole limitare strettamente il proprio ontological commitment ai contenuti dell'esperienza interna ed esterna, escludendo quindi sia i risultati di una trascendenza ontologica sia quelli di una riflessione trascendentale. La personalità per lui non è perciò un modo di esserericonoscibile grazie a determinati stati di coscienza, ma non è altro che uno stato di coscienza di tale genere. È lo stato di una soggettività che si percepisce come identica attraverso il flusso del tempo. Poiché per l'empirismo vi sono soltanto stati di cui abbiamo esperienza interna ed esterna, ma non vi è un sostrato di tali stati, in questa prospettiva non vi sono neppure persone prive di coscienza o persone che dormono. David Hume ha poi fatto un passo ulteriore arrivando a negare del tutto l'esistenza della personalità. Egli ritiene infatti che non vi sia in realtà alcuna esperienza che si estende nel tempo. Esiste il ricordo, ma ogni ricordo si dà come esperienza presente qui e ora. Il ricordo non è la presenza del passato, ma la presenza di un'immagine attuale di ciò che noi adesso riteniamo essere il passato. Per questo il ricordo può anche ingannare. Vi sono quindi sempre soltanto esperienze attuali istantanee, ma non un'identità estesa nel tempo alla quale il pronome ‘io’ si riferisca. Sulla linea di Locke si colloca oggi per esempio Derek Parfit con il libro Reasons and Persons. Per Parfit non vi è continuità della persona attraverso il sonno. Chi dorme non è una persona e chi si sveglia non è la stessa persona che si era addormentata qualche tempo prima. Ogni volta che qualcuno si addormenta termina l'esistenza di una persona. Colui che si sveglia eredita da colui che si è addormentato certi contenuti della memoria a causa dell'identità fisiologica dell'organismo umano e del suo cervello. È interessante notare che in questo modo Parfit è in grado di dare una giustificazione di altro tipo ai doveri verso se stessi che altrimenti avevano soltanto una giustificazione di tipo religioso. Il dovere di provvedere alla mia salute in questa prospettiva è un dovere nei confronti di un essere diverso da me, ovvero nei confronti di qualcuno che è in un certo senso un mio discendente. Qui la personalità viene dunque chiaramente distinta dall'umanità. Esistono gli uomini, che sono esseri viventi, e vi sono stati personali di molti di questi uomini, ma non di tutti. L'essere della persona non inizia dunque con la sua esistenza come organismo umano vivente ma soltanto con il progressivo destarsi di certi stati di coscienza. Quanto questa concezione si sia diffusa senza che neppure ce ne si accorgesse, lo si può vedere dal fatto che nientedimeno che il Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, intervenendo qualche anno fa nella discussione a proposito della cosiddetta morte cerebrale, affermò che poteva darsi che la morte cerebrale non fosse la morte dell'uomo ma che si trattava comunque della morte della persona. 215 Desidero argomentare contro questa concezione e sostenere la tesi che l'essere persona non è una caratteristica dell'uomo, ma è il suo essere, e perciò non inizia in un momento successivo a quello in cui inizia a esistere una nuova vita umana non identica all'organismo dei genitori. Le persone non sono una specie naturale che possiamo identificare con una descrizione. Nessuno ci può prescrivere quando dobbiamo e quando non dobbiamo usare la parola persona. Non si tratta qui innanzitutto di una questione teoretica, ma di una questione pratica, di una questione etica. Chiamare qualcuno qualcuno e non qualcosa è un atto di riconoscimento che nessuno può essere costretto a compiere. Tuttavia questa decisione non è arbitraria. L'atto di riconoscimento di qualcuno come qualcuno e non come qualcosa che è connesso con il nostro uso della parola personaha una sua logica immanente. Una limitazione ingiustificata della cerchia di coloro che ricevono tale riconoscimento cambia la natura di questo atto anche nei confronti di coloro che vengono riconosciuti come persone. E fissare in modo ingiustificato, al principio della vita, un momento nel quale tale riconoscimento abbia inizio porta inevitabilmente a stabilire in modo altrettanto ingiustificato un termine nell'ultimo stadio della vita. Una persona è qualcuno e non qualcosa. Non c'è un passaggio continuativo da qualcosa a qualcuno. Non sarebbe corretto dire: ‘Qualcuno è qualcosa con questa o quella caratteristica’. Qualcuno non è qualcosa. Per questo, per dire che cosa significa la parola qualcuno, dobbiamo esprimerci in modo tautologico: chiamiamo qualcuno qualcuno che ha questa e quella caratteristica. Ma anche questo non è corretto. Noi consideriamo infatti come qualcuno certi esseri e in particolare gli esseri umani anche quando non possiedono di fatto queste caratteristiche. La nostra posizione è forse espressa nel modo migliore da una frase di David Wiggins: ‘‘A person is any animal the physical make-up of whose species constitutes the species' typical members thinking intelligent beings, with reason and reflection, and typically enables them to consider themselves as themselves, the same thinking things, in different times and places’‘.4 L'unico punto in questa definizione su cui avrei qualcosa da ridire è l'espressione thinking things. Nessuno di noi chiama cosa un essere pensante. Che la presenza effettiva delle caratteristiche tipiche delle persone non sia la condizione della personalità, lo possiamo capire facilmente riflettendo sull'uso dei pronomi io e tu. Chiunque tra noi dice: “Io sono nato il tal giorno”, o: “Io sono stato concepito nella tale città”, sebbene l'essere che nacque o fu concepito in quel momento non fosse in grado di dire io. Il pronome personale io non si riferisce a un io-l'io è un'invenzione dei filosofi “ ma a un essere vivente che in un qualche momento successivo ha cominciato a dire io. E l'identità di questo essere vivente è indipendente da ciò di cui egli conserva effettivamente un ricordo. Qualcuno può essere ringraziato o rimproverato per azioni che lui stesso ha dimenticato. E naturalmente una madre dice a suo figlio: “Quando ero incinta di te...”; oppure: “Quando ti ho partorito...”. E non: “Quando portavo in me un organismo dal quale sei poi venuto tu”. Tutti i tentativi di slegare la personalità dalla vitalità, dall'esistenza di un organismo umano sono in contrasto con ciò che consideriamo intuitivamente evidente. Sono inconciliabili con l'uso della lingua da parte di ogni uomo normale. Questa normalità è peraltro la condizione perché gli esseri umani possano sviluppare le caratteristiche proprie delle persone. Una madre non ha l'impressione di condizionare una cosa con le sue parole fino al momento in cui questo qualcosa comincia a sua volta a parlare. Per questo un bambino non impara a parlare da un computer. Nel rapporto con il neonato la madre regredisce anzi essa stessa a un livello infantile e il rapporto tra lei e il bambino è quello che c'è tra due esseri umani. Dice tu al bambino, lo tratta come una piccola persona ed è soltanto perché il bambino viene trattato già come una persona che diventa ciò che egli era fin da principio e quale fin da principio era stato considerato. Chi divide l'essere persona dell'uomo dal suo essere un organismo vivente recide il vincolo dell'interpersonalità all'interno della quale soltanto le persone diventano ciò che sono. Le persone infatti esistono soltanto al plurale (l'uso della parola personain riferimento a Dio ha senso soltanto nel contesto della dottrina trinitaria). 216 Un altro argomento contro l'idea di legare l'essere persona alla presenza effettiva di determinate caratteristiche si basa sull'osservazione che ponendo tale condizione si trasforma l'atto di riconoscimento delle persone in un atto di cooptazione. Si consegnano coloro che arrivano dopo all'arbitrio di coloro che già si riconoscono fra loro. Infatti sono costoro che definiscono le caratteristiche in base alle quali qualcuno viene cooptato nella comunità delle persone. Fino a che punto si tratti qui di una decisione arbitraria, lo vediamo dall'estrema varietà delle opinioni degli scienziati a proposito del momento in cui devono essere riconosciuti i diritti della persona. Secondo alcuni la tutela della vita deve cominciare nel terzo mese di gravidanza, secondo altri deve cominciare al momento della nascita, altri ancora ritengono che si debba aspettare la sesta settimana dopo la nascita, mentre Peter Singer, coerentemente, non concede un diritto alla vita ai bambini al di sotto dei due anni. Se abbandoniamo l'unico criterio dell'appartenenza alla specie Homo sapiens e della discendenza da membri di questa specie, stabilire a quali uomini spettino diritti personali e a quali non spettino diventa una pura questione di potere. La dignità della persona comporta che essa prenda il posto che le compete nella comunità universale delle persone non come qualcuno che di questa diventa membro per cooptazione ma come qualcuno che è tale per nascita. Ogni uomo appartiene a tale comunità per il fatto di appartenere alla famiglia degli uomini, cioè per il fatto di avere un rapporto di parentela con degli esseri umani. La biologia evoluzionistica, per esempio con i lavori di Ernst Mayr, ha abbandonato l'idea di definire la specie come una classe alla quale gli esemplari appartengono in virtù di una qualche somiglianza, come accade nel caso della classificazione di cose inanimate. Il concetto di classe viene sostituito dal concetto di popolazione. A una popolazione un animale appartiene in forza di una relazione genealogica, cioè in forza dell'origine comune e dell'interazione sessuale. I rapporti di parentela tra esseri umani non sono però mai una mera realtà biologica. Sono sempre al tempo stesso rapporti personali. Padre e madre, figlio e figlia, fratello e sorella, nonno e nonna, cugino e cugina, zio e zia, cognato e cognata sono posti determinati in una struttura interpersonale. E chiunque occupi uno di questi posti lo occupa fin dal principio della sua esistenza biologica e lo conserva per tutto il tempo della sua vita e anzi anche al di là di quello. Vi è qui una differenza rispetto a quasi tutti gli animali. Un embrione è figlio dei suoi genitori fin dal primo momento della sua esistenza. In quanto membro di una famiglia umana egli è però membro di una comunità di persone, ma in quanto membro di una comunità di persone è egli stesso una persona del tutto a prescindere dal darsi o no di certe caratteristiche. Si racconta che Peter Singer assista in modo ammirevole la madre malata di Alzheimer. Quando gli fu chiesto in un'intervista come il suo comportamento nei confronti della madre si potesse conciliare con la sua convinzione che il morbo di Alzheimer cancella la personalità, pare che egli abbia risposto che si trattava per l'appunto di sua madre. Cioè: la madre resta madre e il figlio resta figlio. Questo è però un rapporto personale, del tutto a prescindere dal fatto che entrambe le persone coinvolte ne siano o no consapevoli soggettivamente, e perciò la madre resta una persona finché vive, così come il figlio è figlio dal momento in cui è vivo. Se la parentela biologica non fosse al tempo stesso qualcosa di personale, come si potrebbe spiegare il fatto che i bambini nati al di fuori del matrimonio o adottati, al più tardi durante la pubertà, manifestano il desiderio di conoscere il proprio padre carnale o i propri genitori carnali? Considerano il rapporto con un parente che non conoscono come parte della propria identità personale. Qualcosa di analogo è vero del resto nel caso del rapporto sessuale tra uomo e donna. Anch'esso non è mai qualcosa di meramente biologico. Quando lo si riduce a questo si tratta di una depravazione. Quello che vi è di intelligente nella perversità del marchese de Sade è il fatto che essa è voluta proprio in quanto depravazione e umiliazione. Allo stesso modo è però anche vero il contrario: la realtà personale nell'uomo ha sempre anche un aspetto biologico. Non per niente la vita eterna viene presentata come cena vitae aeternae, come un mangiare e bere in compagnia. E la verginità della madre di Gesù secondo la fede della Chiesa non è un fatto puramente spirituale, ma la realtà spirituale trova la sua espressione nel fatto che Gesù è stato concepito senza l'intervento di un uomo. 217 La domanda sull'inizio temporale della personalità umana, in realtà, è una domanda a cui non si può rispondere. La personalità è infatti qualcosa di sovratemporale. Grazie a essa l'uomo è partecipe del mundus intelligibilis. Essa significa che l'uomo è un essere capace di conoscere la verità. Ma la verità è al di sopra del tempo. Che noi oggi siamo riuniti qui a Roma è sempre stato vero e resterà vero in eterno. Poiché la personalità è partecipazione alla sovratemporalità, è vano ogni tentativo di indicare un momento del tempo in cui essa inizi. Come non possiamo constatare l'istante della morte, ma soltanto dire retrospettivamente: “Adesso quest'uomo non è più in vita”, così, quando abbiamo a che fare con un essere umano, possiamo soltanto dire: “Questa è una persona”. Questo era peraltro anche il modo di vedere di Immanuel Kant, il quale scrive che, “siccome il prodotto è una persona, ed è impossibile farsi un concetto della produzione di un essere dotato di libertà per mezzo di un'operazione fisica, è un'idea assolutamente giusta e anche necessaria, dal punto di vista pratico, il considerare la procreazione come un atto per mezzo del quale abbiamo messa una persona al mondo”.5 Si potrebbe dire che l'identificazione del divenire persona con il momento della generazione consegue dall'impossibilità di fissare in un qualunque modo un inizio della persona nel tempo. Chiunque proponga di identificarla con un momento successivo in definitiva pretende di sapere di più di quello che può sapere. Questo vale anche per San Tommaso d'Aquino, il quale accettava questa identificazione soltanto nel caso di Gesù Cristo. Per tutti gli altri uomini egli riteneva che l'anima razionale e perciò personale venisse creata immediatamente da Dio soltanto nel quarantesimo giorno dal concepimento, sostituendosi all'anima sensitiva (animale) che era stata presente fino a quel momento. Dietro questa ipotesi sta il thyrathen di Aristotele, cioè la dottrina aristotelica secondo cui l'intelletto non viene generato insieme all'anima quale parte di questa ma entra nell'uomo dal di fuori.6 Questa dottrina poggiava sull'idea che l'intelletto non sia definibile richiamandosi a una funzione biologica ma debba invece essere inteso come partecipazione alla realtà sovratemporale. Contrariamente ad Aristotele, Tommaso sostenne che l'intelletto è parte dell'anima, ma soltanto nel senso che l'anima per lui si definisce in base alla sua intellettualità. E proprio per questo essa non può avere origine per via di riproduzione, ma soltanto grazie a un atto creativo immediato, senza che i genitori fungano da cause seconde. Questa dottrina non è più sostenibile dal momento in cui sappiamo che lo sviluppo dell'uomo, guidato dal suo programma genetico, procede senza alcuna soluzione di continuità e che i caratteri ereditari danno anche all'intellettualità del singolo uomo la forma che le è propria. Con questo diventa però poco plausibile anche la supposizione che la genesi dell'anima personale non sia dovuta in alcun modo alla riproduzione, giacché questa idea sta e cade con la tesi dell'animazione successiva. Se infatti l'anima razionale prende possesso dell'uomo soltanto in un momento successivo, allora i genitori generano come tutti gli organismi viventi un organismo di natura animale. Se però questo stadio animale non si dà, che cosa generano allora i genitori? Un organismo inanimato? Non si potrebbe parlare in questo caso di generazione. Se fin dal principio l'essere umano vive grazie all'animazione da parte di un'anima razionale, non può essere che questa animazione non abbia nulla a che vedere con la procreazione da parte dei genitori. In questo senso, dobbiamo comprendere bene quello che Giovanni Paolo II afferma nell'Enciclica Evangelium Vitae quando dice che la creazione dell'anima umana da parte di Dio è per così dire inscritta nell'atto della generazione umana.7 Non si tratta qui di un'affermazione estemporanea, ma di un invito rivolto all'antropologia teologica a ripensare a fondo il nesso tra l'atto generativo e il thyrathen della creazione dell'anima razionale. Da ultimo desidero accennare soltanto brevemente alla domanda sull'inizio della vita umana, che dobbiamo identificare con l'inizio della personalità umana. A questa domanda non si può rispondere senza il contributo della scienza biologica. In questa sede sia permesso al filosofo di fare soltanto tre osservazioni. Non ha senso parlare di vita umana intendendo con ciò qualcosa di diverso dalla vita di esseri umani. Vivere viventibus est esse, scrive Aristotele 8 e con lui San Tommaso. Non esiste una vita umana anonima. Quando inizia la vita embrionale, o abbiamo a che fare con la vita della madre o si 218 tratta della vita di un nuovo essere umano. La scienza è però concorde sul fatto che la vita di una nuova struttura di DNA non è la vita della madre. Quindi tale vita è l'esistenza di un nuovo essere umano diverso dalla madre. Non ha senso far cominciare la vita “ e quindi la personalità “ di questo nuovo essere umano soltanto dal momento in cui si sia raggiunto un certo grado di indipendenza dalla vita della madre, per esempio dal momento dell'annidamento, perché, si dice, soltanto da quel momento in poi è possibile uno sviluppo autonomo. Questo è vero, ma ciò che si sviluppa autonomamente esiste già prima di aver trovato il posto a lui conveniente nel ventre materno. D'altra parte questo essere non si sviluppa autonomamente nemmeno dopo quel momento, ma ha invece bisogno continuamente di ciò che gli viene dall'organismo della madre. Ma di questo ha bisogno anche dopo la nascita. Se autonomia significa indipendenza dall'aiuto altrui, allora il bambino raggiunge tale autonomia soltanto molti anni dopo la nascita. Anzi, un'indipendenza completa non la raggiungiamo mai. L'esistenza umana dipende sempre da un certo grado di solidarietà. Quello che è chiesto a Caino è che egli sappia dov'è suo fratello. “Sono forse il custode di mio fratello?”. È la risposta dell'assassino. Come stanno le cose nel caso dei gemelli monozigotici? Ho detto che la vita umana è sempre la vita di un essere umano. Ma non dovremmo dire che fintanto che nello sviluppo della vita embrionale non sia deciso se si tratta di un essere umano o di due o di tre non si tratta ancora di una vita personale? Non mi sembra che questa risposta sia necessaria. Innanzitutto, anche i gemelli monozigotici come gli altri esseri umani, in seguito, quando saranno arrivati all'uso della ragione, diranno che sono stati concepiti nel tale momento o nelle tali circostanze. Indicheranno come loro la vita umana nascente che era la loro. E se a questo proposito invece di dire io diranno noi, è pure vero che il pronome noi non è meno personale del pronome io. Noi significa sempre una pluralità di persone e non una vita anonima e priva di soggetto. E se noi cristiani intendiamo la personalità come un venire interpellati da parte di Dio, allora questo significa che Dio ha da sempre visto nella vita che aveva così avuto origine le due o tre persone del cui comune inizio qui si tratta. È pure possibile la concezione dell'embriologo Blechschmidt, il quale ritiene che lo zigote che in seguito si divide sia unapersona, dalla quale poi, come Eva dalla costola di Adamo, si stacca una seconda persona. Entriamo qui in un ambito in cui si fanno ipotesi di carattere puramente speculativo. Ed è legittimo farle. Anche l'ipotesi di una divisione successiva di una vita anonima in due persone è di carattere puramente speculativo. Ma è un'ipotesi che si trova in conflitto con certe evidenze ontologiche fondamentali. È sufficiente che vi siano ipotesi alternative che sono compatibili con tali evidenze. Chi in questo ambito voglia prescrivere un'astinenza di stampo radicalmente empiristico, dovrebbe essere coerente. È stato coerente David Hume il quale confessò di non sapere che cosa farsene dell'idea di persona e dichiarò di non essere uno di quegli uomini "che hanno la fortuna di avere un io". 1. Kant I., Fondazione della metafisica dei costumi, in Scritti morali, Torino: UTET, 1970: 88. 2. S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, IIa IIae, q. 64, a. 2, ad 3. 3. Frankfurt H., Freedom of the Will and the Concept of a Person, The Journal of Philosophy 1971, 68: 5-20. 4. Wiggins D., Sameness and Substance, Cambridge: Harvard University Press, 1980: 188. 5. Kant I., La metafisica dei costumi, Roma-Bari: Laterza, 1989: 99-100. 6. Aristotele, De generatione animalium, II, 3, 736b 27-28. 7. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium Vitae, n. 43. 8. Aristotele, De anima, II, 4, 415b 13. 219 JEAN-MARIE LE MÉNÉ PERCHÉ IL DOVERE DELLA TUTELA GIURIDICA DELL’EMBRIONE La collocazione di questo intervento nel programma (nella parte conclusiva), l'ambito specialistico cui fa riferimento (la giurisprudenza) e il carattere imperativo della sua formulazione (il dovere) contribuiscono a conferire un tono particolare alla mia presentazione. Nel momento in cui il giurista viene consultato, deve fornire una risposta rapida alla domanda. Non si vuole sapere se l'embrione preimpiantatorio debba essere protetto o meno. Questo si dà per scontato. Quello che si vuol sapere dal giurista è come si giustifichi tale obbligo di tutela. La risposta sarà semplice: se esiste un'ingiustizia, è necessario innanzitutto fermarla; poi bisognerà rimuovere le sue cause profonde. Fermare il Genocidio degli Embrioni Preimpiantatori Il giurista considera che l'embrione preimpiantatorio1 sia l'oggetto di un atto colpevole e di una condanna talmente generale e radicale che si può parlare, senza eccessi, di genocidio. La possibilità di crearlo per poi distruggerlo determina la sua definizione come embrione preimpiantatorio. Prima ancora di essere, l'embrione è utile e utilizzato. Rifiutato per ciò che è, desiderato per ciò che ha. Una disponibilità così totale di un essere non ha precedenti nella storia. Oggi, il Genocidio del 75% degli Embrioni nella fase del Preimpianto Una requisitoria unilaterale a partire dalla fecondazione extracorporea Nei diversi atti normativi, nazionali e internazionali,2 ci si sforza di dimostrare che l'embrione preimpiantatorio non può appartenere alla specie umana. Quando in un testo si fa riferimento all'embrione nei suoi primi stadi di sviluppo, lo si fa riempiendolo di accuse. Prima di tutto egli è colpevole di non essere un individuo. Come proteggere un essere che ha l'audacia di poter diventare più di uno, nella misura in cui l'embrione, in questo stadio così precoce, si può ancora moltiplicare o dividere? Poi, è colpevole di non assomigliare a noi, gli adulti. L'argomento morfologico come criterio dell'umanità – curioso in un procedimento giuridico – porta a cercare la prima traccia rivelatrice di una forma umana riconoscibile: è la famosa stria primitiva del quattordicesimo giorno che sostanzia l'illusione utilitarista del pre-embrione. L'embrione preimpiantatorio è ancora colpevole di non possedere le proprietà biologiche che caratterizzano invece l'essere umano già nato: manca di qualità immunologiche, di sensitività agli agenti teratogeni, di differenziazione sessuale. Infine, è accusato di nomadismo, di non avere un sito di residenza, una dimora fissa prima dell'annidamento in utero e questo ne farebbe un essere senza relazioni e, quindi, senza un posto nella società. Ma, soprattutto, egli è colpevole di non sapere ciò che è destinato a diventare, colpevole di un futuro incerto, di un avvenire indefinito. In natura, si verifica l'aborto spontaneo di un certo numero di ovuli fecondati, allora perché si vuole impedire agli scienziati semplicemente di anticipare questa selezione naturale? In alcuni casi lo sviluppo embrionale non può forse evolvere in tumore? “Come si può considerare allora l'embrione appena formato come una persona umana?” ha scritto M. Etienne Beaulieu, ex-Presidente dell'Accademia delle Science Francese.3 Tutte queste obiezioni rivolte contro l'embrione preimpiantatorio hanno un elemento in comune. L'embrione è colpevole di essere ciò che è, cioè di essere apparentemente elusivo, instabile e misterioso, fino al punto di generare incomprensione, reazioni irrazionali e negazioni della sua umanità. 220 Colpevolezza nel 75% dei casi L'embrione preimpiantatorio 4 è soggetto, in pratica, al duplice vincolo del desiderio e della qualità che rappresentano un quadro di valutazione piuttosto povero. In primo luogo, gli embrioni preimpiantatori sono sia desiderati – qualcuno direbbe che vengono al mondo nell'ambito di un progetto parentale – sia indesiderati, se non sono o non sono più inseriti in questo progetto parentale. In secondo luogo, gli embrioni possono essere sani oppure malati. L'incrocio di queste alternative di base può sfociare soltanto in quattro scenari: embrioni desiderati e sani, embrioni desiderati e malati, embrioni non desiderati e sani, embrioni non desiderati e malati. Embrioni desiderati Embrioni non desiderati Embrioni sani Giudizio sospeso Colpevoli Embrioni malati Colpevoli Colpevoli A priori, solo l'embrione desiderato e sano merita di essere protetto poiché è l'unico innocente. L'embrione desiderato, ma malato è colpevole di non essere sano e sarà quindi eliminato. Pova di ciò è che la maggior parte dei Paesi industrializzati ha messo a punto metodi di diagnosi preimpianto per individuare embrioni malati allo scopo di far nascere soltanto bambini sani. Va da sé che se questi embrioni non fossero colpevoli, la società non li eliminerebbe, ma ne avrebbe cura e porterebbe avanti ricerche con lo scopo di guarirli. Senza dubbio, l'embrione non desiderato e malato è due volte colpevole. Riceve quindi una doppia condanna a morte sia per il fatto che non è voluto dai suoi genitori, sia perché, da parte sua, manca di sufficiente qualità. Per quanto riguarda l'embrione non desiderato, ma sano, anch'egli è colpevole. Colpevole di opporsi alla solidarietà tra le generazioni. Colpevole di privare la comunità del dono delle sue preziose cellule staminali (ES). Di certo, il diritto alla vita dell'embrione è tenuto in minor considerazione rispetto al diritto degli adulti malati di essere curati con cellule staminali provenienti da un embrione sano, ma non desiderato. “In queste condizioni “ si potrebbe sentir dire “ rifiutare di usare l'embrione equivale a negare l'assistenza medica”, o anche: “Il diritto alla vita dell'embrione, che priverebbe il paziente del beneficio della terapia cellulare, costituirebbe un crimine contro l'umanità”. Facendo i conti, ben il 75% degli embrioni preimpianto è realmente colpevole, nel senso giuridico del termine, nella misura in cui gli si può comminare la pena di morte. In effetti i tre quarti di questi embrioni contribuiscono sia a rendere malata la società, quando essi stessi sono malati, sia a non guarirla, quando non si concedono di buon grado alla scienza. Riguardo agli embrioni desiderati e sani, che rappresentano il rimanente 25%, neanche essi sono definitivamentre fuori pericolo. Il rispetto che gli si riconosce, non è una tutela uniforme dalla fecondazione alla nascita, ma una protezione graduale, progressiva e specifica per ogni momento del loro sviluppo. Bisogna tener presente che il fatto di essere desiderato, per un embrione, è revocabile ad nutum, in qualsiasi momento, e che la sua apparente buona salute può peggiorare.5 Si può dire che l'embrione desiderato e sano si trova in una situazione di rinvio. Domani, il Genocidio del 100% degli Embrioni Clonati Sembra che gli osservatori, quelli cristiani in particolare, non si rendano conto della reale gravità della colpevolezza dell'embrione preimpiantatorio, diventata ormai una nozione ampiamente diffusa. Ciò ha portato all'oscuramento del principio di indisponibilità dell'essere umano: l'embrione può essere selezionato, congelato, messo da parte, sottoposto a sperimentazione, donato, distrutto, etc. Questa nozione è l'anticamera dell'autorizzazione della clonazione umana. 221 La clonazione umana, conseguenza della possibilità di disporre dell'embrione Nel 1998, alcuni gruppi americani isolarono e misero in coltura, per la prima volta, alcune cellule staminali embrionali umane. Da allora, si sono rapidamente aperte nuove prospettive “ le cosiddette terapie cellulari ” a partire dalla creazione di linee cellulari derivate dalle cellule staminali embrionali. Di fatto, il carattere terapeutico di queste ricerche è dubbio, soprattutto da quando, nel 1991, un gruppo francese dimostrò la presenza nel sangue degli adulti di cellule staminali mesenchimali pluripotenti.6 Da questo momento in poi, è apparsa dunque un'alternativa etica alla terapia cellulare con cellule staminali embrionali che richiede la soppressione della vita degli embrioni umani. Ma bisogna notare che in vari rapporti al Parlamento su argomenti di bioetica,7 dopo aver raccomandato l'uso degli embrioni soprannumerari, gli esperti hanno espresso da subito qualche riserva riguardo al problema dell'immunocompatibilità che potrebbe derivare dall'iniezione di cellule staminali embrionali nell'organismo adulto. Hanno dunque sistematicamente raccomandato di muoversi verso la soluzione del “trasferimento nucleare”, ossia dell'autorizzazione della clonazione umana. Il legame ideologico tra l'uso dell'embrione preimpiantatorio e la pratica della clonazione è evidente. Eccone una prova. I vari rapporti hanno tutti fatto riferimento alla possibilità di un rigetto, da parte del sistema immunitario, delle cellule staminali embrionali estratte dagli embrioni soprannumerari, quando invece la difficoltà non risiede qui. Per l'esattezza, queste cellule embrionali non vengono rifiutate dall'organismo ricevente. Esse si sviluppano nell'organismo. La questione che sorge è relativa, piuttosto, al controllo e alla gestione di questo sviluppo che tende a procedere in maniera disordinata (tumori). In altre parole, l'argomento presentato per giustificare il passaggio dall'uso degli embrioni soprannumerari alla pratica della clonazione umana, non è fondato scientificamente. Ma è efficace: la clonazione è una conseguenza tecnica inevitabile della disponibilità dell'embrione umano. La clonazione umana, giustificazione della disponibilità dell'embrione La trasgressione rappresentata dall'utilizzo dell'embrione umano non solo conduce logicamente alla clonazione, ma quest'ultima si giustifica anche a posteriori a partire dalla trasgressione iniziale. La clonazione umana è considerata da alcuni come una strumentazione riguardante gli artefatti cellulari prodotti senza la fecondazione, e non gli embrioni umani. Il biologo Henri Atlan,8 per esempio, non vede perché debba essere necessario, da un punto di vista etico, considerare un clone come un embrione umano per il solo fatto che il clone possa svilupparsi in embrione. Spiega perciò: “È una questione di potenzialità dell'embrione, che è una potenzialità della potenzialità! Da questo punto di vista se si considera un embrione come una persona, o una persona potenziale, sin dalla fecondazione, sarebbe molto più coerente contrastare l'uso degli embrioni soprannumerari “ che sono embrioni veri prodotti in vitro attraverso la fecondazione “ piuttosto che contrastare l'uso di cellule prodotte attraverso il trasferimento del nucleo somatico negli ovociti”. Si raggiunge, in questa posizione, il massimo della perversione del ragionamento. L'embrione non è degno di rispetto quando si tratta di difendere il suo utilizzo, ma una volta ottenuto lo scopo, l'embrione ridiventa degno di rispetto per giustificare il passaggio alla clonazione umana considerata, alla fine, come una trasgressione minore. L'argomento, ancora una volta, è efficace. In Francia, quando il Ministro della Sanità, Jean François Mattei, fece votare la legge sulla bioetica del 4 agosto 2004, che comprendeva sia l'autorizzazione all'uso degli embrioni soprannumerari a scopi di ricerca sia il divieto di clonazione umana, i suoi avversari non persero l'occasione per mostrare l'incoerenza e la fragilità di questa posizione. Perché proibire la clonazione umana se l'embrione umano non ha alcun valore, se non per guadagnare del tempo? Effettivamente avendo ceduto il principio del rispetto dell'embrione preimpiantatorio, l'autorizzazione pratica della clonazione umana resta semplicemente una questione di calendario politico. 222 Non ci sono dubbi: si sta cambiando paradigma. Nella spirale della trasgressione, la disponibilità dell'embrione non indica il superamento di un ulteriore limite, ma un cambiamento nella natura stessa della trasgressione. Se l'aborto rappresenta ancora una deroga al divieto di uccidere, la sopravvivenza dell'embrione soprannumerario (e dell'embrione clonato) rappresenta già una deroga all'obbligo di uccidere. Questo potere, totale e totalitario, esercitato sull'essere umano, si nutre degli effetti di un processo sleale e permanente in cui non ci sono più né giudici né difensori. Perché, scriveva lo psicanalista Monette Vacquin,9 ”che cosa può il diritto se il delirio oggi è nella scienza?”. Per Mettere Fine all'Iniquo Processo contro l'Embrione Preimpiantatorio Il fallimento dei giudici Non esiste il vuoto giuridico assoluto che ci si immagina talvolta quando si sente recriminare contro la mancanza del riconoscimento dello status dell'embrione. Esistono infatti delle norme di diritto, soprattutto di natura penale, che comprendono il riconoscimento dell'essere umano fin dal concepimento, senza, tuttavia, che da ciò derivino sempre tutte le coseguenze naturali. Si pensi ad esempio al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (19 dicembre 1966), entrati in vigore il 23 marzo del 1976 in cui si stabilisce che non possono essere condannate a morte le donne incinte. Questo testo rappresenta un riconoscimento esplicito dell'autonomia della vita del feto e quindi anche dell'embrione preimpiantatorio. Paradossalmente, le leggi che legalizzano l'aborto (almeno quella francese) spesso riconoscono, in un primo articolo, l'umanità dell'embrione o del feto “a partire dall'inizio della sua esistenza” prima di aprire, in un secondo articolo, diverse brecce in questo principio. Sono queste le prove migliori dell'umanità dell'embrione o del feto. Poiché, affinché una legge autorizzi ad uccidere, bisogna che parta dal postulato che la materia è quella dell'omicidio. Sopprimere un essere che non sarebbe umano non costituirebbe omicidio e non ci sarebbe, dunque, bisogno di una legge. In alcuni Paesi (tra cui, dal 2001, la Francia), la legge punisce l'omicidio involontario del nascituro. In queste disposizioni, si afferma anche che la vita umana deve essere rispettata già dai suoi primissimi stadi “ anche prima dell'impianto. E certamente, anche se non ha avuto mai un'incidenza diretta in materia penale a causa della finzione della nascita, che postula, la massima infans conceptus pro nato habetur ” il bambino concepito sarà considerato come nato ogni volta che il suo interesse è in gioco “ è stata oggetto di una larga applicazione giurisprudenziale. Come notava il prof. Jérôme Lejeune, “la saggezza giuridica non ha aspettato la biologia molecolare per affermare che il bambino sia un erede, anche prima di nascere”.10 Tuttavia, insensibilmente, malgrado il diritto penale e la dottrina che non presentano equivoci sul rispetto dell'essere umano, la pratica ininterrotta dell'aborto, e poi quella della libera disposizione dell'embrione preimpiantatorio, hanno stravolto la giurisprudenza. È come se i giudici ragionassero in questo modo: “Poiché l'aborto è permesso, allora l'embrione non ha valore”. Hanno quindi inventato falsi dibattimenti giuridici intorno al concetto di persona e di essere umano per camuffare la vacuità dei loro giudizi. I falsi dibattiti giuridici sui concetti di persona e di essere umano L'iniquo processo organizzato contro l'embrione preimpiantatorio riposa sull'idea che l'embrione non avrebbe personalità giuridica. Ma è tempo di mettere fine a questa truffa giuridica che fa dire al diritto ciò che in realtà non dice. Infatti, la persona giuridica del diritto civile non ha niente a che fare con la persona giuridica del diritto penale. Ascoltiamo le parole di Jerry Sainte Rose, magistrato, avvocato generale presso la Corte di Cassazione, in Francia: “La personalità, ai sensi del diritto civile che, secondo la dottrina dominante, si acquista alla nascita, è una costruzione astratta destinata a favorire la regolamentazione del commercio tra gli uomini ed è stata estesa alle persone morali. La persona umana (invece), che non è definita da 223 nessuna parte, è protetta nella sua integrità e dignità dal diritto penale, sia essa titolare di diritti, vivente o non, viabile o meno”. E l'alto magistrato francese ha mostrato come la morte civile, che una volta consisteva nello spogliare alcuni condannati di tutti i loro diritti, civili e politici, non ha mai significato che si potesse attentare alla loro vita. “La personalità (giuridica), non è dunque una condizione per la protezione giuridica dell'essere umano”. Ha ricordato, inoltre, che un tentato omicidio può essere commesso anche su un cadavere. “Dunque, il nascituro non dovrebbe beneficiare di alcuna protezione dal diritto penale che tutela addirittura una persona già morta?”. Inoltre, poiché la giurisprudenza francese, ha riconosciuto il diritto ad un risarcimento del bambino generato da uno stupro, “la qualità di vittima è stata in questo modo riconosciuta a qualcuno che non era ancora neanche stato concepito al momento in cui si è verificato il fatto”. È ragionevole dunque rifiutarla all'embrione preimpiantatorio? “Non possiamo non constatare che è alla persona fisica, all'essere di carne e di sangue che il diritto penale si interessa in ciò che riguarda le violenze, anche quelle meno gravi. La posizione assunta dalla Corte di Cassazione, che subordina il rispetto della vita allo statuto giuridico della persona “ conclude Sainte Rose “, valuta dunque superficialmente l'autonomia del diritto repressivo”.11 Un altro colpo, con la forza della giurisprudenza, lo ha inferto il Consiglio Costituzionale francese considerando, in una decisione del 27 luglio 1994, che l'embrione preimpiantatorio non faceva più parte dell'umanità. Non solo non sarebbe una persona, ma non sarebbe neanche umano! Si trattava, per il Consiglio Costituzionale, di dichiarare conformi alla Costituzione francese le prime leggi di bioetica del 1994 che, in particolare, autorizzavano la FIVET e la DPI. Nella sua risposta alle questioni sollevate dai parlamentari, il Consiglio ha ritenuto che il principio del rispetto di ogni essere umano fin dall'inizio della vita non era applicabile (agli embrioni in vitro)”.12 Lasciamo al prof. Bernard Edelman il compito di commentare questo testo: “Questi diversi preamboli, bisogna dirlo con tutta la brutalità necessaria, sono evidentemente inammissibili. Contro la volontà del legislatore, il Consiglio Costituzionale ha creato una sotto categoria di esseri umani, risuscitando così una forma inedita di schiavitù. In primo luogo, se il rispetto è il segno distintivo di ogni essere umano “ così come la dignità lo è della persona “ un essere umano che non merita più rispetto è escluso dall'umanità. È un reietto. In secondo luogo, se è un reietto, nessuno ostacolo giuridico può contrastare la sua strumentalizzazione, a meno che non gli si riconoscano delle garanzie come nel caso di un animale o di un biotopo. In terzo luogo, un essere umano cacciato dall'umanità merita di essere considerato come uno schiavo. Cosa è infatti un schiavo, se non un essere umano ridotto ad un'esistenza puramente biologica, così da essere, indifferentemente, uno strumento vivente o pura materia soggetta alla volontà altrui?”.13 Le vere finalità del diritto A questo punto, urge ricordare le finalità del diritto. Lungi dal positivismo giuridico che interpreta la legge solo come somma delle regole esistenti, il diritto non è il riflesso di una politica, non detta le regole della condotta umana, non è una risposta alle aspirazioni degli individui o alle rivendicazioni dei gruppi di pressione. Non è schiavo dei poteri pubblici, né dell'economia. Fondamentalmente, il diritto è al servizio del giudice che emette dei giudizi per rendere a ciascuno ciò che gli è proprio per natura. Per riprendere l'espressione di San Tommaso: suum cuique tribuere. “Di fronte a delle parti che sono in causa per un bene o un riconoscimento di dignità, un ufficio pubblico o il risarcimento di un danno, il giudice ha il compito di definire la parte propria di ciascuno, di attribuire a ciascuno ciò che gli spetta. Il legislatore e i giuristi sono coadiutori del giudice. Essi hanno come obiettivo il giusto, vale a dire la migliore distribuzione di un valore. Ogni tentativo di ridurre questo scopo relazionale a scopi semplici, particolari, equivale ad un fallimento. Essi si occupano della ricerca della migliore proporzione tra persone e cose in un gruppo sociale”.14 In quanto alla legge, rivolgiamoci ancora a San Tommaso che ne dà la seguente definizione: “Lex est quaedam rationis ordinatio ad bonum commune ab eo qui curam communitatis habet promulgata ” la 224 legge è un'ordinanza della ragione per il bene comune promulgata da chi è responsabile della comunità”. È stato Papa Giovanni Paolo II, nel suo ultimo lavoro, a fare il miglior commento di questo brano: “In quanto ordinanza della ragione, la legge si appoggia sulla verità dell'essere: la verità di Dio, la verità dell'uomo, la verità della realtà creata essa stessa nel suo insieme. Questa verità è la base della legge naturale. Il legislatore gli aggiunge l'atto di promulgazione. È ciò che è avvenuto sul Sinai per la legge di Dio, è ciò che avviene nei Parlamenti per le varie forme di intervento legislativo”.15 Si comprende, allora, che una legge che non sia un precetto della ragione e/o che non sia stabilita per il bene comune, sarebbe una legge ingiusta: lex injusta non est lex. Disubbidire ad una legge ingiusta può diventare, pertanto, una prescrizione della carità. Il Tradimento dei Difensori La disonestà del processo contro gli embrioni preimpiantatori è dovuta infine “ e soprattutto! “ al tradimento dei suoi difensori. Questi fingono non solo di ignorare la natura umana dell'embrione, ma in realtà ignorano anche le finalità del diritto e della legge, secondo quanto abbiamo appena ricordato, abbandonandosi a veri deliri semantici e giuridici. I tentativi di ri-nominare o dequalificare l'embrione Il primo tradimento, non potendo cambiare la natura umana dell'embrione, consiste nel voler cambiargli il nome. Nell'ottobre del 1999, il prof. Jean-François Mattei, genetista, futuro Ministro della salute in Francia, in un'intervista accordata alla rivista “Science et Vie”, propose “per evitare di dover parlare di manipolazione dell'embrione” dirinominare la struttura vivente. ”Pertanto solo quell'essere generato attraverso la fecondazione di due cellule sessuali lanciate verso la vita attraverso l'efficace annidamento nell'utero materno avrebbe diritto allo status inviolabile di embrione umano”. Struttura vivente derivante da clonazione Struttura vivente derivante da fecondazione sessuale In vitro ? ? Annidamento mancato nell'utero materno ? ? Annidamento riuscito nell'utero materno ? Embrione Come si può notare da questa Tabella, la formulazione è “generosa” nell'esclusione. Permette infatti “ con un segno di penna “ di escludere dall'umanità: tutti gli embrioni nati per clonazione, compresi quelli che potrebbero arrivare alla nascita, tutti gli embrioni non impiantati, compresi quelli nati da fecondazione sessuale. Quanto ai criteri dell'annidamento riuscito, ci riportano alla prima Tabella dove devono essere valutati in base al desiderio dei genitori e alla qualità del loro “progetto”. Il secondo tradimento consiste nel suggerire di rivedere la summa divisio del diritto romano che distingue tra persone e cose. Un altro francese, il prof. Claude Sureau, ginecologo, ex presidente dell'Accademia Nazionale di Medicina, membro del CCNE, si è fatto apostolo di questo revisionismo giuridico. Nel giornale “La Croix” del 17 febbraio 2000, dichiarava: “Bisogna rispettare a priori l'embrione costituito da alcune cellule, ma se dei forti argomenti scientifici vengono addotti a favore del suo utilizzo, non si può rifiutarli”. “Evidentemente, non c'è risposta univoca alla domanda se l'embrione sia una persona o una cosa. L'embrione, e poi il feto, rappresenta un'entità in evoluzione. Bisogna prendere le distanze dal diritto romano che distingue solamente le persone e le cose a creare un diritto specifico per la medicina e, in particolare, per la medicina riproduttiva”.16 O ancora: “Per quale strana aberrazione intellettuale, per quale sorprendente sottomissione ad una dottrina binaria falsamente ereditata dal diritto romano, i giuristi si ostinano a negare di vedere 225 l'evidenza: la realtà di un statuto specifico (giuridico, filosofico, ontologico e, naturalmente, medico), dell'essere prenatale, né cosa, poiché può diventare un uomo, né persona, sebbene sia molto vicino, con uno statuto che si evolve durante la gravidanza, meritando il rispetto e l'attenzione che accordiamo ai nostri pazienti, ma di cui dobbiamo, talvolta, accettare la trasgressione”.17 Infine, lo statuto che si conferisce all'essere umano non dice di più su colui che lo propone piuttosto che su colui che lo riceve? L'embrione preimpiantatorio ha bisogno innanzitutto di difensori L'embrione preimpiantatorio non necessita di un statuto, che suonerebbe come una deroga del diritto comune. Soprattutto, egli non ha bisogno di avere un diritto specifico o delle leggi particolari. Sarebbe anzi molto pericoloso accettare, su questo argomento, l'inizio di una discussione che potrebbe condurre solamente all'elaborazione di un statuto infra-umano.18 L'embrione preimpiantatorio preesiste al diritto ed alla legge. Non bisogna chiedersi se il diritto penale protegga o meno l'embrione. Dal momento in cui, per definizione, punisce l'omicidio e l'assassinio, la legge tutela naturalmente la vita dell'essere umano, anche quando questo si trovi allo stadio di embrione preimpiantatorio. È per il fatto che i suoi difensori naturali l'hanno tradito, che l'embrione si ritrova ora ai margini dell'applicazione del diritto.19 Ma gli strumenti giuridici di base per tale applicazione esistono già. Naturalmente si può e si deve migliorarli. Ma soprattutto si tratta di applicarli. L'embrione preimpiantatorio, dunque, non ha bisogno che di difensori. Come devono agire? In due modi: con la ragione e la passione. Per parafrasare Pascal, si tratta al tempo stesso di incrementare la ragione e di ridurre le passioni. La novità radicale e la difficoltà, rispetto alla domanda di aborto che sorse negli anni 70, risiedono nella diffusione di un'ignoranza generalizzata sull'embrione. In altre parole, 30 anni fa, si trattava solamente di limitare le passioni perché tutti sapevano cosa fosse l'aborto. Purtroppo ne conosciamo le conseguenze. Oggi, bisogna ricordare innanzitutto alla ragione cosa sia l'embrione preimpiantatorio, prima di esortare al rispetto incondizionato della sua vita. Questo per dire quanto sia duro il compito. I cristiani non possono chiamarsi fuori da un coinvolgimento personale in questa impresa. Loro dovrebbero essere i difensori naturali dell'embrione. Ho già scritto “ e lo ribadisco “ che se non è necessario essere cristiani per difendere la vita, è necessario difendere la vita per essere cristiani. Pertanto, tutta la Chiesa, clero e laici, a tutti i livelli, deve esserne convinta, cosa ancora lontana dal realizzarsi. A questo scopo, mi sembra indispensabile: creare, in ogni diocesi, un gruppo strategico specializzato nel rispetto della vita, distinto della pastorale famigliare, composto di esperti convinti dell'umanità e della personalità dell'embrione, e con il compito di realizzare concretamente una resistenza attiva al genocidio programmato degli embrioni preimpiantatori, anticamera della clonazione umana; imporre a tutti quelli che hanno nella chiesa una funzione magisteriale e/o pastorale, fino al livello parrocchiale, il dovere di esprimersi sistematicamente prima di ogni consultazione elettorale, e almeno una volta all'anno, per ricordare: che votare per un candidato le cui convinzioni non siano rispettose dell'embrione, costituisce una complicità con l'omicidio e, dunque, una grave mancanza di carità; che i politici cristiani non devono accontentarsi di non fare, ma che hanno anche il forte obbligo di fare delle proposte positive ed innovative per proteggere l'embrione. Reintrodurre esplicitamente, tra gli elementi del linguaggio, il nome dell'embrione umano evitando tutte le distinzionioni semantiche abusive tra embrione ed embrione preimpiantatorio, tra clonazione riproduttiva e clonazione terapeutica, etc. Nella formazione, nella didattica, nella spiritualità, nella pastorale, nell'apostolato, nei movimenti caritatevoli, etc. il nome dell'embrione deve apparire come “altro” essere umano, a pieno titolo. Meno i cristiani parlano dell'embrione umano, più l'abbandonano, più i suoi avversari se ne impossessano, lo sfruttano e lo distruggono. Non lasciamo che distruggano neanche il solo nome dell'embrione. Se al mondo d'oggi mancano le parole per esprimere l'uomo nella sua pienezza, non è forse compito dei cristiani suggerirle? 226 1. Considero l'espressione embrione preimpiantatorio nel suo significato più generale, come l'embrione che non si è ancora impiantato nell'utero materno, o perché non vi è ancora giunto, o perché è in vitro. 2. Si veda in particolare il Rapporto Palacios della Commissione di Scienza e Tecnologia dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa (Documento 5943 del settembre 1988). 3. Beaulieu E., Le défi bioéthique, Autrement 1991, p. 120. 4. Per semplificare l'esposizione, non tratterò degli embrioni preimpiantatori distrutti dalla spirale o da alcune pillole antiannidamento, ma il ragionamento qui esposto è ugualmente applicabile. Si tratta di embrioni non desiderati, dunque che sono distrutti senza che si sappia se sono sani o malati. 5. Un embrione preimpiantatorio sopravvissuto alla diagnosi preimpianto può rimanere vittima della diagnosi prenatale 6. Équipe del prof. Gérard Milhaud, Membro dell'Accademia Nazionale Francese di Medicina e del Comitato Scientifico della “Fondazione Jérôme Lejeune”. 7. Per esempio, il Rapporto n. 3208 all'Assemblea Nazionale francese riguardante la revisione della legge sulla bioetica, 2001. 8. Atlan H., Le clonage humain en arguments, Genève: Georg Editeur, 2005. 9. Vacquin M., Le magasin des enfants, diretto da Jacques Testart, Folio, 1994. 10. Lejeune J., L'enceinte concentrationnaire, Paris: Le Sarment Fayard, 1990. 11. Sainte Rose J., Le protection pénale de l'enfant à naître, 2004. 12. In una sentenza della Corte Amministrativa di Parigi, del 5 luglio del 2005, è stato risposto alla “Fondazione Jérôme Lejeune” che, poiché le cellule staminali embrionali non possono essere considerate come embrioni, la loro importazione a fini di ricerca non nuoce al rispetto dovuto all'embrione...(come se l'importazione delle zanne di elefante non danneggiasse gli elefanti!). 13. Un altro autore, il biologo Jacques Testard, ha qualificato come pretoriana questa decisione del Consiglio Costituzionale. 14. Villey M., Philosophie du droit, Dalloz, 1986. 15. Giovanni Paolo II, Mémoire et identité, Flammarion, 2005 (il Papa sviluppa qui in particolare il contro-esempio del Reichstag che delega i pieni poteri a Hitler e quello dei Parlamenti che autorizzano l'aborto). 16. Bulletin de l'Ordre des Médecins 2001. 17. La revue du praticien gynécologie et obstétrique 2004, n. 87. 18. Surea C., Son nom est personne, Albin Michel, 2005. In questo libro, l'autore argomenta esplicitamente a favore di una legge che dia all'embrione umano lo status di un animale. 19. Per esempio, la proposta di legge n. 309 presentata al Senato francese dal prof. Lejeune nel 1990, nel già citato: Lejeune, L'enceinte concentrationnaire... 227 P. WOJCIECH GIERTYCH GENERATO, NON CREATO La tradizionale classificazione delle scienze non denota in nessun caso una mancanza di fiducia nella specifica competenza di ciascun campo di indagine. Nel rispetto dei fini e dei metodi di ciascuna scienza si percepisce una prospettiva diversa, più ampia da cui può essere considerato l'oggetto di studio. La capacità di fare un passo indietro e porre domande più profonde è segno di saggezza, in particolare se, nella ricerca di risposte, viene rispettata la penetrante curiosità della mente e la sua capacità di arrivare alla verità a vari livelli di indagine. I recenti sviluppi nelle scienze biologiche e mediche hanno prodotto un patrimonio enorme di informazioni sui primissimi stadi della vita umana. L'embrione umano fin dai primissimi istanti della sua esistenza attraverso la fecondazione, dato l'ambiente di sviluppo del corpo materno, anche nelle fasi precedenti all'impianto, manifesta una capacità intrinseca di sviluppo e crescita che porta alla nascita del bambino. Le scienze biologiche mostrano con grande precisione di dettagli questo processo naturale. Le scienze mediche sono in grado di diagnosticare patologie potenziali e in alcuni casi d'intraprendere azioni terapeutiche anche a livello dell'embrione precoce. Questa conoscenza sulla vita umana prenatale in così rapida espansione rappresenta il sustrato per ulteriori indagini da parte di altre scienze. La filosofia, nel suo stupore per l'essere umano, la natura umana, la persona e la dignità, non può fare a meno di prendere in considerazione queste nuove conoscenze rese disponibili. La definizione classica dell'essere più perfetto in natura, la persona umana, che la definisce come sostanza individuale di natura razionale, trova elementi di conferma nell'unicità e diversità dell'embrione umano rispetto ai suoi genitori sin dal primo momento della fecondazione, come sappiamo oggi grazie alla biologia contemporanea. La filosofia con la sua riflessione razionale al di là dei dati e delle informazioni biologiche disponibili solleva domande sulla natura umana cercando di definire chiaramente lo statuto ontologico della persona umana. Mentre la biologia fornisce informazioni sui processi corporei umani, non può fornire dati sull'origine dell'anima spirituale, sulla fonte della suprema dignità della persona umana. Tuttavia l'indagine razionale successiva alle intuizioni sull'ilemorfismo di Aristotele e S. Tommaso (anche se rifiuta le loro conclusioni sull'animazione ritardata basate sulle limitate conoscenze biologiche dell'epoca) può arrivare alla conclusione circa la necessità dell'esistenza di un principio unificante, l'anima, che dà inizio al primo atto dell'organismo umano vivente che ha in sé la potenzialità di crescere dallo stadio di zigote a quello di embrione, feto, bambino e quindi adulto e che dà unità al materiale biologico del corpo in funzione del tutto e delle sue finalità. Le conoscenze biologiche, che osservano il dinamismo della vita umana fino all'età adulta già a partire dal momento della fecondazione, prima ancora che si formino gli organi specifici, confermano anche la correttezza di non considerare nessun organo particolare come fonte della vita, contrariamente all'approccio cartesiano. Questa intuizione antropologica rappresenta quindi la base più importante per il riconoscimento etico della dignità e dei diritti dell'embrione e per il rifiuto di procedure invasive che ledono tali diritti e manipolano il contesto biologico ed etico in cui nasce e si sviluppa la vita umana. La filosofia, tuttavia, non è l'unico strumento di conoscenza a nostra disposizione. La Parola rivelata di Dio, trasmessa dalla Chiesa, è fonte di un'ulteriore e più alta conoscenza, quella teologica. Nel porre insieme la verità rivelata dell'essere umano creato da Dio e posto in relazione filiale con Lui e quella dell'essere umano supremo, Gesù Cristo, il Verbo di Dio fatto uomo, il ragionamento teologico getta nuova luce sul mistero dell'uomo, la sua natura, la finalità soprannaturale e la dignità umana. Lo sguardo teologico rivolto all'umanità e all'estrema fragilità del piccolo embrione, consapevole della grandezza dell'amore divino, amplifica lo stupore che scaturisce dalla biologia e dalla filosofia e conferisce ulteriore discernimento ad un approccio di fede maggiormente rispettoso del mistero vissuto. 228 La prima tentazione che appare nella Sacra Scrittura è di orgoglio spirituale: "Diventereste come Dio" (Gn 3,5). Le tecnologie scientifiche, con il loro approccio riduzionista, trattando l'essere umano non come dono di Dio, come una persona con la propria dignità intrinseca, ma come un oggetto che può essere manipolato a piacimento, propongono un approccio eugenetico in cui il futuro bambino può essere personalizzato secondo i gusti. Invece di essere generato, non creato, ricevuto da Dio, il bambino che nascerà viene considerato frutto di una costruzione in modo da avere un'identità sessuale prescelta, immunità da malattie, caratteristiche potenziali programmate, col presupposto che tutti i bambini concepiti che non soddisfano le aspettative possano essere scartati o usati come fonte disponibile di materiale biologico(e logicamente, anche quelli che a uno stadio di vita più avanzato dovessero dimostrarsi diversi dal modello desiderato, potranno essere eliminati). Le possibilità tecniche che le scienze biologiche stanno sviluppando, mentre offrono nuove e inimmaginabili prospettive terapeutiche, generano facilmente anche forme di superba ed demoniaca derisione del mistero della generazione umana con l'aspettativa che l'inventiva scientifica vada presto oltre tutto ciò che il Creatore della natura umana ha predisposto. L'aspirazione di tale potere intellettuale e tecnico, che sarà in grado di rimpiazzare la logica dei processi naturali derivanti da Dio con il caso, ingenuità senza radici nè finalità, scisso dal rispetto per la personalità del più fragile degli esseri umani, appare spaventosa. Il rispetto per la sofferenza dei genitori che non sono in grado di concepire un figlio (sia per cause a loro non ascrivibili, sia a causa dell'uso di farmaci contraccettivi) non può giustificare l'utilizzazione di tecniche che violano i diritti del futuro bambino. Un figlio non può essere prodotto ad ogni costo, quando ciò implichi la distruzione di altri embrioni o la perdita di legami autenticamente genitoriali. Un figlio non è un oggetto; è una persona che nella sua crescita e nel suo sviluppo ha bisogno di essere accudito dai genitori con i quali conserva un legame naturale, biologico e psicologico. Il legame biologico tra un figlio e la madre, anche allo stadio di embrione, è ampiamente descritto dalla scienza. Man mano che la gravidanza procede, il legame biologico cresce e diventa anche legame psicologico e spirituale. Il diritto di possedere un figlio, all'interno del matrimonio o al di fuori di esso, che richieda il ricorso alle tecniche moderne per raggiungere questo scopo rappresenta un'ingiustificata sovrapposizione dell'avere un figlio all'essere un genitore. L'ampiezza di questa deviazione mentale e delle sue future applicazioni sono difficili da immaginare. Dio perdona sempre chi si pente e perdonerà anche coloro che hanno peccato di orgoglio producendo un figlio. I bambini chiamati all'esistenza attraverso queste tecniche, attraverso la grazia spirituale in futuro potrebbero anche perdonare coloro che li hanno profondamente offesi. Ma la natura non perdona mai. L'introduzione di tecniche manipolative che non rispettano la struttura intrinseca e la finalità della natura, determineranno conseguenze nefaste oggi ancora inimmaginabili. La fede Cattolica ci insegna a venerare Maria, la Vergine Madre di Gesù. Nel suo amore materno ella esercita, come tutte le vere madri, un certo potere e responsabilità su suo Figlio. Decide per suo Figlio, sul suo cibo, i vestiti, l'abitazione e l'educazione. Nel suo amore verginale, che ha custodito il suo primato nel suo cuore materno, perseverò nel fascino amoroso e nella lealtà verso il mistero di Dio, come è chiaro dalla sua esistenza. Come Vergine e come Madre, ella ha amato il Dio fatto uomo che fu concepito nel suo corpo e al quale trasmise la vita. Anche se la vocazione di Maria è unica, la qualità del suo amore serve da modello per la purificazione dei cuori di tutte le madri che devono serbare nell'amore per i loro figli quel fascino iniziale, quella gioia e lealtà al mistero della nuova vita che ha un proprio essere, una propria identità, una propria personalità e un proprio futuro. L'amore dei genitori non può e non deve essere contaminato dalla tentazione di "personalizzare" un figlio secondo i propri desideri. Esso dovrebbe essere innanzitutto accettazione di un nuovo individuo concepito nella sua personale dignità prima che esistesse la speranza dei genitori di poter indirizzare il bambino verso un certo futuro, accettando sempre che i sogni dei genitori non abbiano l'ultima parola. La tentazione di manipolare il bambino anche ad uno stadio precoce di sviluppo è innanzitutto una tentazione maschile che non tiene in considerazione come il mistero del concepimento abbia luogo all'interno del corpo, ma anche nella psiche e nello spirito della madre. Così come l'organo sessuale maschile è esterno al corpo 229 e il concepimento di un bambino avviene al di fuori del corpo del padre, così anche la trasmissione della vita ha luogo al di fuori della psiche e dello spirito maschile. In un certo senso, per la psiche maschile, non è così importante se la fecondazione si realizza nel corpo della donna o in unaprovetta. Essa avviene al di fuori della sua mente e del suo corpo. Per una madre il concepimento di un figlio che si verifichi all'interno del suo corpo, implica l'inizio non solo di un processo fisico e biologico, ma anche un incontro psicologico e spirituale col figlio nascosto, legato, in un certo senso, all'incontro spirituale con la Santa Trinità che abita l'anima di tutti i Cristiani battezzati. La mentalità contraccettiva, abortiva e manipolativa della privacy prenatale non danneggia solo il corpo della donna; distorce la sua capacità di ricevere il bambino come dono gratuito di Dio (cantando un gioioso Magnificat) e la sua capacità eucaristica di donare generosamente (sussurrando al suo bambino: "Prendi e mangia. Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue che io ti dono!"). Lo studio delle questioni biologiche, mediche, filosofiche e giuridiche che emergono dalle più recenti scoperte scientifiche sull'embrione umano nella fase preimpiantatoria, offre una percezione più chiara dell'oggetto non solo fisico, ma anche morale di ogni intervento diagnostico o terapeutico (o, peggio: sperimentale, commerciale o eugenetico) sull'embrione. In questo modo siamo in grado di effettuare una valutazione chiara delle nuove sfide etiche che sta affrontando l'umanità con l'avanzare delle biotecnologie. Può servire, tuttavia, ricordare in questo contesto che: "L'agire è moralmente buono quando le scelte della libertà sono conformi al vero bene dell'uomo ed esprimono così l'ordinazione volontaria della persona verso il suo fine ultimo, cioè Dio stesso... L'ordinazione razionale dell'atto umano al bene nella sua verità e il perseguimento volontario di questo bene, conosciuto dalla ragione, costituiscono la moralità" (Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor, n. 72). Cogliere con chiarezza la dignità e la personalità dell'embrione umano sulla base della conoscenza biologica, del ragionamento filosofico e del discernimento teologico permette di riconoscere la verità circa l'embrione umano e circa gli interventi su di esso. Tuttavia una comprensione esaustiva delle sfide morali che affrontano i potenziali genitori, le donne incinte, i mariti e lo staff medico coinvolto, deve riguardare non solo l'atto esterno, che rappresenta l'oggetto morale di qualsiasi azione che si vuole intraprendere, ma anche l'atto interiore dell'agente, che può essere aperto alla trasformazione spirituale della grazia che permette alle virtù della fede, speranza e carità divina di intervenire, escludendo con ciò ogni superba sostituzione di Dio, ogni disperazione di fronte a previsioni non desiderate, o ogni possessività egoistica del figlio ideale progettato. Il ministero pastorale che, tra tutti gli altri, ha a che fare in qualche modo con l'ambito della vita prenatale, richiede un'iniziazione più profonda nella vita di Dio, Fonte di ogni vita. 230 P. SERGEJ FILIMONOV SI PUÒ CONSIDERARE L'EMBRIONE COME PERSONA? In ambito scientifico dobbiamo sempre essere pronti ad accettare che le nostre conoscenze siano imperfette e a volte erronee. Secondo il noto fisico Albert Einstein dobbiamo essere in grado di rinunciare a stereotipi e nozioni usuali. Ciò corrisponde all'essenza del metodo teologico apofatico che spesso viene applicato nella tradizione della Chiesa orientale. Esistono "due metodi principali in teologia: il metodo positivo catafatico (teologia affermativa) che per via di affermazione porta a una certa conoscenza di Dio rivelato nella creazione, e quello negativo (teologia negativa) che per via di negazione porta alla cognizione perfetta relativamente a ciò che è al di là dell'esistente.1 Prendendo in esame la complessa questione della personalità dell'embrione solo con il metodo catafatico, si potrebbe ottenere un risultato erroneo dovuto alla nostra ignoranza sulle questioni riguardanti l'anima dell'embrione. Quando gli scienziati e i filosofi moderni cercano di affermare che l'essere umano nella fase preembrionale non è persona, dobbiamo ricorrere attivamente all'argomento apofatico: nessuno scienziato potrebbe provare che l'embrione non è persona dal momento della fecondazione. Secondo il parere della maggioranza dei Santi Padri la persona è composta da anima e corpo. Essi esistono nella persona non uniti e non separati. S. Gregorio di Nissa dice che l'anima non sta nel corpo come in un recipiente o un sacco, ma piuttosto il corpo sta nell'anima, non è il corpo che possiede l'anima ma è l'anima che possiede il corpo e non esiste neanche una parte consacrata della stessa in cui non esista interamente".2 Quando parliamo del futuro di una persona ne parliamo dal punto di vista della Provvidenza divina. Perché da centinaia e migliaia di spermatozoi e ovocellule è avvenuta la fusione proprio di questi? Non lo sappiamo. Non possiamo negare che il Signore Onnisciente abbia previsto anche queste migliaia di eventuali vite non realizzate che sarebbero state persone diverse. Ai Suoi occhi sono già state persone anche se gli zigoti non si sono formati ed i bambini non sono nati. Il motivo per cui il Signore dal non essere ha chiamato alla vita proprio questa persona, è un mistero Divino. Si può pensare che il Signore non sapesse della futura nascita di Isacco da Abramo e Sara quando erano giovani e appena sposati? Ma il Signore ha scelto Isacco invece di altri che non sono nati. Potremmo dire: la formazione dello zigote è il risultato della reciproca fusione di spermatozoo ed ovocellula secondo le leggi biologiche conosciute da noi o è il risultato del funzionamento delle energie divine inconcepibili per la nostra percezione? I Santi Padri sono del parere che il corpo e l'anima vengano creati contemporaneamente. Il Reverendo Padre Anastasio il Sinaita scrive: "Come non c'era corpo prima dell'anima, così non c'era neanche l'anima prima del corpo".3 E Giovanni Damasceno sottolinea: "Il corpo e l'anima sono stati creati contemporaneamente e non prima l'uno e poi l'altra".4 Il tentativo di definire con metodi scientifici il momento a partire dal quale l'embrione diventa persona mi sembra erroneo, irrealizzabile e sacrilego. Nei programmi divini è già una persona. "L'embrione acquisisce l'anima durante il concepimento". L'anima viene creata al momento del concepimento e "in seguito l'anima continua ad agire durante tutto il tempo in cui è viva la carne; perché con la crescita del corpo anche l'anima dimostra la sua attività".5 In questa prospettiva possiamo dire che la persona diventa personalità nel tempo, man mano che l'anima agisce. Sarebbe più giusto trattare il non nato come il nato, senza cercare di definire il momento della personificazione. Quando il Signore dice che ha tessuto la persona nel seno (Sal 138, 13-16), chi potrebbe spiegare che cosa si intenda col concetto del tessere e in quale momento della tessitura l'embrione diventi persona? Se il Signore avesse voluto, ce lo avrebbe rivelato. E se non lo ha fatto, vuol dire che dobbiamo trattare il non nato come nato, indipendentemente dalla fase di sviluppo dell'embrione. L'embrione è un essere umano? Senza dubbio. Però, l'embrione è persona? Nelle opere dei Santi Padri non troviamo l'affermazione diretta che l'embrione sia persona. Non possiamo negare che l'embrione sia un essere umano, ma non possiamo 231 affermare che sia una persona in tutta la sua pienezza così come ce l'immaginiamo. All'embrione è piuttosto applicabile il concetto di persona non realizzata o potenziale. Quando un giardiniere vuol piantare fiori, prende i semi di quei fiori di cui ha bisogno. Non prende un seme di papavero se vuol far crescere un garofano e non prende un seme di garofano se vuol piantare una rosa. Il seme di un fiore, pur non essendo piantato nel terreno, ci fa venire in mente il fiore stesso. Il seme di un fiore ha delle qualità, la potenzialità di un fiore non realizzato. Anche l'embrione, allo stesso modo, ha tutte le qualità e potenzialità della persona non ancora nata. L'immagine divina nella persona è l'immagine perfetta: secondo S. Gregorio di Nissa è anche un'immagine inconoscibile visto che, pur riflettendo la pienezza del suo Archetipo, deve anche possedere la Sua inconoscibilità. Perciò non possiamo definire in che consista l'immagine divina nella persona umana anche se molti Santi Padri hanno espresso opinioni a riguardo. "S. Gregorio di Nissa vede la caratteristica di una persona creata secondo l'immagine del Signore prima di tutto nel fatto che "la persona è libera dalla necessità e non è subbordinata al dominio della natura, ma può autodeterminarsi liberamente". Essendo creata secondo l'immagine del Signore la persona è una creatura personificata. È una personalità che non deve essere definita dalla sua natura, ma può definire la natura cercando di diventare simile al suo divino Archetipo".6 In modo apofatico non possiamo negare che l'embrione avente la natura umana non sia persona. Ma allo stesso tempo non possiede ancora appieno la libertà di autodeterminarsi. "Le persone umane hanno in comune la stessa natura. Nella persona la differenza della natura e della personalità non è meno percepibile che la differenza della natura nelle tre persone divine. Prima di tutto dobbiamo renderci conto che non conosciamo l'essere persona, l'ipostasi umana nella sua vera manifestazione libera da tutte le sostanze estranee. Quello che di solito chiamiamo personalità indica piuttosto gli individui...Però in un certo senso l'individuo e la personalità hanno significati opposti; l'individuo vuol dire un certo insieme di personalità ed elementi che fanno parte della natura comune, mentre la personalità è ciò che distingue dalla natura. Quando vogliamo definire, caratterizzare qualche personalità, cerchiamo di trovare le caratteristiche individuali,le particolarità del carattere che s'incontrano anche in altri individui e non possono essere del tutto personali in quanto fanno parte della natura comune. E in fin dei conti comprendiamo che quello che per noi è più tipico della persona, quello che la rende se stessa è indefinibile perché nella sua natura non c'è niente di ciò che si riferisce alla personalità sempre unica, incomparabile ed eccellente.7 "S. Gregorio di Nissa insegna che l'essere persona è la liberazione dalle leggi di necessità, libertà dalla subordinazione al dominio della natura, possibilità di autodefinirsi liberamente. La maggior parte delle volte la persona agisce secondo i propri impulsi naturali; è determinata dal suo temperamento, dal suo carattere, dalla sua ereditarietà, dall'ambiente cosmico o socio-psicologico ed anche dalla propria storicità".8 "L'essere personale è l'apice della creazione perché attraverso la volontà e la carità può assimilarsi a Dio. Creando la personalità, l'onnipotenza divina realizza un certo intervento radicale, qualcosa di assolutamente nuovo: Dio crea esseri che come Lui possono decidere e scegliere".9 Per quanto riguarda l'embrione o il preembrione (accettando che il nuovo essere umano dallo stadio di zigote è già persona) è difficile parlare di un essere già in grado di decidere e scegliere o dimostrare carattere. Nell'interpretazione teologica un nuovo essere umano dai primi momenti della sua esistenza è già persona; nel senso culturale, sociale, psicologico e storico tale essere non si è ancora manifestato come persona. Ciò significa, accettando che l'embrione sia una persona e non possa non esserlo e tenendo in considerazione tutti gli aspetti di cui sopra, che bisogna intendere l'embrione come personalità dinamicamente e autonomamente sviluppantesi, persona potenziale, non realizzata ma che sta realizzandosi, non definita ma che sta definendosi. Il criterio di realizzazione e definizione si identificherà con la sua capacità di realizzare la scelta cosciente e libera: essere con il Signore o respingerlo. Il noto bioeticista e teologo ortodosso protopresbiterio dr. John Breck a tal proposito afferma: "La questione principale è legata all'individualizzazione - il processo che permette di parlare 232 dell'esistenza dell'individualità sviluppante o ontologica cioè dell'individuo umano diverso da altre persone e di conseguenza di personalità come tale. Attualmente embriologi ed eticisti, in base alle loro conclusioni, si sono divisi in due gruppi. Secondo alcuni, la totipotenza e la bassa differenzialità di blastomeri, ossia di cellule embrionali iniziali, con l'alta percentuale di rigetto naturale di ovociti fecondati testimoniano chiaramente l'animazione ritardata e la caratterizzazione dell'embrione nella fase del preimpianto comepreembrione. Per altri, invece, l'individualità genetica (esistente dal momento della singamia) e la continuità del processo di sviluppo testimoniano in modo convincente l'animazione immediata. Vuol dire che già dal momento della fecondazione siamo in presenza dell'individuo umano qualificato come persona e i cui diritti vanno difesi per legge. Questi argomenti sollevano problemi morali molto seri. Se l'animazione, ossia l'individualizzazione, ha luogo solo dal momento in cui appare la stria primitiva durante l'impianto, i diritti umani dell'embrione non sembrano essere indiscutibili. I sostenitori di tale opinione in maggioranza sono d'accordo sulla necessità di tutelare il preembrione, come individuo umano potenziale, contro manipolazioni arbitrarie. D'altra parte, pratiche come l'utilizzo del preembrione a fini di ricerca, la fecondazione artificiale e la contraccezione vengono ritenute completamente ammissibili. Allo stesso modo si ammette anche l'interruzione della gravidanza che risulti da violenza o incesto e difendono l'aborto "secondo la volontà della donna". Ma se si accetta come assolutamente certo il fatto che la differenziazione cominci dal momento della fecondazione e l'animazione avviene simultaneamente alla singamia, tutte le conclusioni relative alla finestra di due settimane vanno riviste. In tal caso la totipotenza risulta essere una chimera, cioè di un sogno ibrido che prende per vero ciò che si desidera, la scienza diviene riduttiva e la fecondazione in vitro e tutti gli altri esperimenti con materiale embrionale rappresentano azioni che calpestano i diritti della persona. Indipendentemente dal modo in cui è stato concepito l'embrione, l'interruzione volontaria della gravidanza in qualsiasi fase, diventerà un atto omicida moralmente inaccettabile poiché annienta la persona che si sta sviluppando. Quale è la posizione della Chiesa ortodossa? L'antropologia ortodossa con la sua tesi più importante sulla sacralità e santità della vita umana richiede che la vita umana sia riconosciuta come tale dal momento del concepimento. Ma mentre l'embriologia moderna rivela un'incertezza su tale affermazione, il rifiuto dell'aborto in qualsiasi fase della gravidanza (in base alla seconda regola di Basilio il Grande, non c'è differenza tra il feto formato e non ancora formato) avvicina la posizione della nostra Chiesa al giudizio cattolico sull'animazione immediata e non ritardata. Allo stesso tempo la Chiesa ortodossa polemizza con la dottrina cattolica dell'animazione nella misura in cui quest'ultima si basa sulla tradizione aristotelica e tomista (Libro delle Regole, L. 13). La stessa terminologia se prendiamo ad esempio le espressioni animazione o infusione nel corpo dell'anima immateriale dotata di ragione, principio dell'individualità immateriale o originalità viene percepita nella mentalità ortodossa come dualistica, ereditata dall'origenismo. Per i Padri orientali (come pure per la tradizione biblica) l'anima è la sede della personalità (Gn 1, 26-27). Nel senso stretto della parola si dovrebbe dire io sono anima e non io ho l'anima. Quindi sembra che la radice delle antiche discussioni sull'animazione ritardata o immediata stia in quella antropologia che anima il corpo materiale con l'anima razionale, creata separatamente e infusa nel corpo al momento della fecondazione, dell'impianto o in un'altra fase dello sviluppo. Gli adepti della teoria dell'animazione ritardata si basano, in genere, su due fatti biologici: la scissione simultanea dei gemelli monozigoti e le "perdite", cioè il rigetto spontaneo di ovociti fecondati prima dell'impianto: "La morte prematura di embrioni causata dalle perdite naturali ci presenta una difficoltà logica simile alla morte prematura di bambini in seguito a malattie o incidenti. Quest'ultimo caso, che ci colpisce per la sua tragicità, si spiega con la perdita del legame affettivo con il bambino che ha lasciato questo mondo e che viene vissuto con molta sofferenza dai genitori e da tutti quelli affettivamente coinvolti. È ovvio che tra la madre e l'embrione tale legame non esiste. Ma ciò non cancella il valorepersonale dell'embrione poiché dal punto di vista ortodosso tale valore sorge non dall'infusione dell'anima, ma dal rapporto del Signore con la Sua creatura. Quindi il valore 233 personale dipende non dall'anima infusa e neppure dai rapporti coscienti dell'individuo con altri individui, ma dall'amore divino che abbraccia le creature fatte a Sua immagine dal momento del concepimento fino al passaggio alla vita nuova. Ecco perché i malati in coma o nello stato vegetativo persistente rimangono persone nel senso pieno della parola, concepite e confermate come tali dal Signore stesso".10Relativamente alla divisione gemellare si possono proporre le considerazioni seguenti. È noto che i blastomeri individuali possiedono una certa totipotenza anche prima della gastrulazione e dell'isolamento. Una o più cellule della morula possono essere separate dalla massa principale e, visto che le cellule separate hanno tutta l'informazione genetica dello zigote iniziale, è possibile il loro sviluppo in un gemello monocoriale. Tuttavia bisogna utilizare il termine totipotenza con molta prudenza. In realtà i gemelli con lo stesso materiale genetico sono identici non nel senso letterale della parola. Anche se ambedue si sviluppono dallo stesso genoma, in virtù della metilazione e dell'azione del citoplasma dell'ovocita (acido ribonucleico materno) sono differenziati geneticamente, poiché (qui seguiamo Geffreys e Suraney) i blastomeri stessi si differenziano a cominciare dal livello di due cellule con le prime manifestazioni del genoma. Così, nel periodo del preimpianto, le cellule possono sdoppiarsi e in casi rari possono riunirsi di nuovo. La domanda "in questa fase c'è un'anima o ce ne sono due?" non ha più ragion d'essere se si considera ogni unità come anima esistente e non come avente un'anima, perché intendiamo per anima la capicità, data dal Signore, che attualizza l'esistenza individuale personale. Nel caso della riunificazione l'esistenza personale è espressa non da due, ma da una esistenza individuale. Quindi, gemelli monocoriali non possono essere simili, la loro identità è di carattere genetico, ma è limitata dalla metilazione in modo che ogni unità si sviluppi in una personalità diversa e irripetibile. Così, il fenomeno della totipotenza, ammissibile con certe riserve, non ci impedisce di vedere nell'embrione l'esistenza umana personalizzata e individualizzata. E nonostante il fatto che la formazione della stria primitiva indichi la fine della totipotenza e della possibilità di divisione gemellare, la differenziazione cellulare inizia non in questo momento, ma quasi subito dopo la fecondazione, cioè alla fase di due cellule. Sebbene il trofoblasto sia un segno visibile del sorgere della vita, il programma iniziale che determina lo sviluppo successivo degli organi vitali, funziona già, in attesa di manifestarsi in un dato momento del ciclo vitale (a tal proposito il professor Germin Grisset nota: "Il fatto che la maggior parte dell'energia dello sviluppo fin dall'inizio venga utilizzata per la formazione del trofoblasto, non vuol dire che non ci sia lo sviluppo dell'embrione. Poiché i materiali ausiliari scartati durante la nascita precedentemente erano organi vitali dell'individuo non nato e parte integrante della sua personalità non meno che il nostro cuore, polmoni, reni e stomaco parte integrante di noi stessi. È naturale che, durante lo sviluppo, appaiano prima gli organi che sono più importanti per le prime fasi della vita"). In condizioni normali, lo sviluppo della persona è una catena ininterrotta di cambiamenti: formazione dello zigote, impianto, formazione del sistema nervoso, nascita. Ad eccezione del primissimo momento inziale, in questo processo non esiste altro momento in cui si possa dire che "la vita umana comincia qui e adesso". Ragionando in questo modo, inevitabilmente ci troviamo di fronte al problema della valutazione morale di procedure come la fecondazione in vitro e l'aborto (su indicazioni mediche o desiderio della donna). Relativamente all'idea dellafinestra di due settimane per giustificare la fecondazione extracorporea, l'interruzione della gravidanza indesiderata o per ottenere il permesso alla sperimentazione con materiale embrionale, le recenti scoperte embriologiche dimostrano che talefinestra non esiste. Se è vero che la differenziazione cellulare avviene già a livello di due cellule, allora la definizione della forma iniziale dell'esistenza come preembrionale, nel migliore dei casi è un errore, nei peggiori casi è una bugia cosciente. Tale differenziazione - indicata chiaramente dall'impossibilità di formazione di chimere dopo la divisione cellulare di quarto livello, condizionata dal fenomeno di metilazione e anche 234 dalla natura della divisione (a condizione di una corretta comprensione) - conferma la convinzione della Chiesa che la vita umana inizia dalla fecondazione, dalla singamia. Ma anche se gli embriologi riuscissero a provare indiscutibilmente che tale differenziazione non esiste (in altre parole, che la metilazione non ha niente a che fare con la persona e il preembrione non è nient'altro che una massa di cellule non differenziate), "ciò non influenzerebbe la convinzione ortodossa che la vita umana inizi dal concepimento, ossia dalla fecondazione".11 Nel prossimo futuro le cosidette forme preembrionali potranno essere chiamate in un altro modo o in maniera più precisa, potranno apparire preembrioni ed analoghi, ma questo fatto non cambia la sostanza, al contrario dimostra imperfezione, mutabilità e relativismo delle nozioni scientifiche. "E la cosa sta non nell'inerzia del conservatorismo, ma in quel fatto incontestabile che l'anima umana, la forza di animazione donata dal Signore, è presente sin dall'inizio, nel momento in cui i pronuclei della sperma e dell'ovulo si fondono formando lo zigote, base della persona nuova e irripetibile. L'inizio della vita stabilisce tutto lo sviluppo successivo e in condizioni normali porta alla nascita del bambino. Dunque, non è moralmente ammissibile nessun argomento a favore dell'aborto, della fecondazione artificiale o della sperimentazione su materiale embrionale. Queste possibilità non possono fare a meno del confronto con questà verità assoluta".12 Perciò, in conclusione, rispondendo alla domanda se l'embrione sia persona dal momento del concepimento, dal punto di vista della teologia ortodossa si può rispondere positivamente, ma con la riserva che il nuovo essere umano è una persona potenziale che si rivela, si realizza e si sviluppa dinamicamente. 1 Rasskasovsky S., Il prete. Le fondamenta della dottrina religiosa ortodossa, San Pietroburgo: RHGI, 1993: 53-56. 2 PG. T. 45. Col. 217; Migne J.-P., Patrologiae cursus completus, series Graeca, Paris. 3 PG. T. 89. Col. 724; Migne, Patrologiae cursus... 4 Giovanni Damasceno, Il santo. Esposizione esatta della fede ortodossa, Mosca, 1992: 79-80. 5 Vlakhos I., Il Metropolita. Psicoterapia ortodossa. Laura di Santa Trinità e di S. Sergio, 2004: 107. 6 Lossky V., Saggio sulla teologia mistica della Chiesa orientale, Mosca, 1991: 91 7 Ibid. 8 Ibid., pp. 92-93. 9 Ibid., pp. 93-98. 10 Lossky, Saggio della teologia mistica della Chiesa..., pp. 93-98. 11 Breck J., The Protopresbyter. The Sacred Gift of Life, Moscow: Palomnik, 2004: 194-200. 12 Ibid. 235