dove nasce il pensiero - Istituto San Giovanni Bosco e Cennino

annuncio pubblicitario
DOVE NASCE IL PENSIERO
"Non c'è piacere più complesso del pensiero..." scrive Borges nel racconto
"L’immortale". Eppure il pensiero non può rimanere un diletto privato e puramente
contemplativo. Esso si origina dalla vita e chiede di incarnarsi nella vita. Lo sguardo
sul mondo non può esimersi dall'impegno e dalla cura per l' altro. La riflessione è
quindi uno strumento per orientare la nostra azione e per decidere il senso della
nostra esistenza. Siamo responsabili del nostro pensiero come delle nostre azioni.
Per questo dobbiamo curarlo, indagarlo, nutrirlo. Solo nel dialogo possiamo scoprire
il "volto" dell'altro e sperimentare la fecondità dell'incontro con chi, diverso eppur
simile a noi, ci mostra il nostro volto.
Il percorso di quest’anno scolastico prevede due progetti diversi, entrambi orientati
a ricercare i luoghi dove nasce il pensiero. L’aurora della riflessione si può
rintracciare tanto nella storia della filosofia, quanto nella storia personale di ogni
vita umana.
Nell’infanzia ad esempio emerge un pensiero aurorale affine a quello dei primi
filosofi. Esso può diventare un fecondo campo di indagine per gli studenti del terzo
anno del liceo delle scienze umane (che studiano pedagogia, psicologia dell’età
evolutiva e si accingono ad intraprendere lo studio della filosofia).
Ogni pensiero si origina dalla vita. Ritroviamo noi stessi ponendo la nostra stessa
esistenza come oggetto di ricerca. Scrivere è un modo per far chiarezza dentro di sé
utilizzato da molti adolescenti che merita di essere incentivato dalla scuola. Chi
scrive si rivolge, consciamente o inconsciamente, a qualcuno e chi legge sviluppa la
capacità di ascoltare, interpretare, tradursi nel dire dell’altro facendo al contempo
più luce in se stesso. Quindi il rapporto tra lettore e scrittore è un modo per scoprire
il proprio e altrui “volto”, per costruire un dialogo su cui fondare esistenze più
consapevoli.
PROGETTO 1
LEGGIMI
Il progetto si propone di valorizzare la scrittura autobiografica come luogo di costruzione di sé, acquisizione
di autoconsapevolezza e punto nevralgico di intreccio tra vita e pensiero. Il percorso dovrebbe quindi
guidare gli allievi a comprendere come, proprio nel mondo della vita, risieda la matrice di ogni pensare.
Chi racconta di sé talvolta ha bisogno di essere letto, di trovare nell’altro uno specchio. Il lettore diventa
quindi corresponsabile nella costruzione di un senso da attribuire al vissuto di chi scrive; egli interpreta ciò
che legge e, se potesse comunicare con lo scrittore, gli invierebbe feedback preziosi. Senza dubbio la lettura
degli altrui vissuti permette di scoprire la consonanza tra la propria mente e quelle di tutti gli uomini, ma
anche l’originalità e l’unicità di ogni prospettiva. In questo senso la lettura e la scrittura hanno un valore
potentemente formativo e chiarificatore. Sono due attività complementari e inscindibili volte alla ricerca
della verità (una verità da intuire, da amare, da agire).
Ricordi, sensazioni, frammenti di vita, attraverso il racconto, dovrebbero diventare strumenti di dialogo e di
riflessione.
Ci si propone pertanto di creare una virtuale “scatola della memoria” nella quale, attraverso la mediazione
dei docenti di lettere, psicologia, filosofia, lingua straniera, (…), i ragazzi possano pubblicare, in forma
anonima, le loro produzioni e possano al contempo fruire le produzioni altrui, interpretandole e
commentandole con foto, disegni, musica …
L’idea sarebbe di proporre periodicamente una parola-stimolo o un concetto filosofico di cui ricercare le
radici nella propria esperienza. Potrebbero anche essere presentati brani letterari, poesie, opere d’arte
che abbiano attinenza con l’argomento.
Altra attività possibile è quella di creare dei “ritratti fantastici” immaginando lo scrittore sconosciuto di un
testo e utilizzando tecniche miste. Tali ritratti, da appendere a scuola, potrebbero essere utilizzati per
realizzare una piccola mostra.
PROGETTO 2
NARRAZIONI E MERAVIGLIA:
IMPARARE INSEGNANDO
La meraviglia è la matrice originaria di ogni conoscenza. E’ una dimensione che innesca la domanda e la
curiosità di approfondire quando qualcosa ci spiazza e ci inquieta perché priva di spiegazione. Per Aristotele
è proprio qui che si origina la filosofia: nel THAUMAZEIN cioè nell’angosciato stupore che nasce dalla
contemplazione e dall’indagine della realtà e di noi stessi. Se la filosofia è meraviglia, la radice di ogni
stupore si trova in quella dimensione estatica propria dell’infanzia le cui caratteristiche sono state ben
descritte dalla psicopedagogia. La capacità di stupirsi e di chiedere perché è connaturata a quest’età. Ogni
bambino è spontaneamente filosofo e ogni filosofo è autenticamente tale solo se riesce a mantenere
aperto il flusso di energia che lo collega agli stupori dell’infanzia. Meraviglia è dunque ciò che induce a
partire per il viaggio di ogni conoscenza sapendo che quel viaggio avrà mete provvisorie e perennemente
oltrepassabili. La meraviglia può nascere dalle esperienze personali, ma può anche filtrare attraverso il
linguaggio. Le storie narrate aprono all’immaginazione mondi sconosciuti e piantano nella mente infantile i
“semi del pensiero”. Il nostro rapporto con la narrazione e il racconto, come sostiene Ricoeur, è stato
inizialmente quello dell’ascolto “ci sono state raccontate storie prima che fossimo capaci di acquisire la
capacità di raccontare e a fortiori quella di raccontarci noi stessi”. E’ come se noi fossimo un po’ diventati
questi racconti. E anche la filosofia è, in un certo senso, narrazione, narrazione che affascina.
Filosofia è meraviglia sia quando la si pratica in prima persona che quando ci si accosta al pensiero altrui.
Capita che studenti che si avvicinano alla filosofia possano esclamare: “Bello prof. questo pensiero! Ma i
Presocratici avevano già pensato tutto questo?”. C’è una bellezza insita nella storia delle idee che porta a
riflettere sulla consonanza della propria mente con quella di tutti gli uomini, ma anche sull’originalità di
ogni prospettiva. Questa meraviglia che appassiona il neofita è comunicabile? Noi ci abbiamo scommesso
e, per la verità, abbiamo compiuto già in passato un’operazione un po’ spericolata: filosofia fatta quasi per
gioco (un gioco molto serio) anche dai non addetti ai lavori. Sono stati gli studenti, che solo poco prima
avevano intrapreso l’avventura, a tentare di comunicare ai bambini lo stesso gusto per il pensiero. Con
onestà, dicendo chiaramente che non erano addetti ai lavori, ma solo “amanti” della filosofia, che non
possedevano il sapere, ma che ne erano alla ricerca. Ognuno ha fatto solo qualche passo. Il cammino è
molto lungo, ma ciò non impedisce di assaporare il fascino anche di piccoli traguardi.
Per accedere alla dimensione filosofica è imprescindibile il dialogo (con se stessi, con gli altri, con il passato,
con le attese di futuro). Ed è proprio il dialogo che illumina concetti e ragionamenti. Ad esempio quando si
deve spiegare qualcosa ad un altro, specie se è un bambino, si deve essere chiari. I nostri studenti hanno
detto che proprio quando hanno preparato e tenuto le conversazioni con i bambini sui concetti che
avevano studiato a lezione, li hanno compresi più a fondo. Sono stati costretti a chiarirsi per poter
affrontare gli interrogativi dei piccoli.
C’è stato bisogno di fare esempi. C’è stato bisogno di una concretezza redentrice della fredda astrazione. Di
un pensiero che potesse essere tradotto in immagini (se Comenio aveva realizzato L’Orbis sensualium
pictus, noi abbiamo provato ad illustrare il mondo delle cose astratte). In questo modo la filosofia da
disciplina difficile, lontana e “fumosa” ha mostrato il suo profondo legame con la vita quotidiana e il suo
essere un mezzo per acquisire competenza democratica.
Per questo intendiamo riproporre un progetto che, a pieno titolo, può confluire nell’alternanza scuolalavoro. Si tratta di organizzare dei laboratori didattici pomeridiani dove gli studenti del liceo pedagogico
costruiranno percorsi di filosofia per i bambini delle classi quarte della Scuola Primaria “Salvetti”.
Successivamente, in orario scolastico, gli studenti (divisi in gruppi) si recheranno alla Scuola Primaria per
tenere le lezioni progettate ed acquisire (tramite conversazioni, disegni, video) materiale di riflessione sullo
sviluppo cognitivo dei bambini di quest’età.
Intenzionalmente, i percorsi didattici proposti ai bambini verteranno sugli albori del pensiero filosofico
evidenziando problematiche che, naturalmente, ogni piccolo allievo si pone.
In tal modo gli studenti, insegnando, avranno modo di tradurre in didattica le tappe più significative del
pensiero affrontate nel programma di filosofia.
Potranno essere realizzati, con i bambini, dei cartelloni che riproducano “ritratti fantastici” (con i volti dei
filosofi studiati) da esporre sia alla Scuola Primaria, sia al Liceo.
BOZZA ORGANIZZATIVA
Si prevede di effettuare una serie di sei lezioni-conversazioni consecutive, con relativi laboratori artistico
espressivi, in modo da dar luogo a una “settimana della filosofia”.
Nella suddetta settimana, da individuare alla fine del primo periodo scolastico (quadrimestre o trimestre),
ognuno dei tre gruppi di studenti terrà due lezioni-conversazioni con i tre gruppi classe della Scuola
Primaria.
ARGOMENTI (problemi affrontati dai vari filosofi)
Talete, Anassimandro, Anassimene
Ripasso della lezione svolta lo scorso anno
1)
2)
3)
4)
5)
6)
Pitagora
Eraclito
Empedolcle
Anassagora
Democrito
Platone
L’ARCHE’
IL NUMERO
IL DIVENIRE
AMORE-ODIO
I SEMI
GLI ATOMI
L’ANIMA
I progetti sono stati ideati dall’insegnante Bianca Cardinali e presentati al C.d.D. nell’anno scolastico 2014/2015
Questa bozza ha costituito il testo della relazione tenuta a Borgia e a Catanzaro il 1° e il 2 aprile 2016
Scarica