Università degli Studi di Palermo Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia Facoltà di Medicina e Chirurgia LEZIONI DI PATOLOGIA GENERALE Prof. Giorgio Stassi Anno Accademico 2011-2012 LA TRASFORMAZIONE TUMORALE • Nell’individuo adulto si formano nuove cellule per rinnovare tessuti (es. cellule del sangue, cellule germinali) o per riparare tessuti danneggiati (es.fegato). Cellule progenitrici (staminali) delle cellule differenziate vengono stimolate a dividersi da segnali extracellulari che attivano il programma genetico della proliferazione e del differenziamento. Ciononostante le cellule differenziate sono sottoposte a segnali inibitori che bloccano il ciclo cellulare. •Una crescita incontrollata di una cellula viene detta TRASFORMAZIONE tumorale e può dare origine ad una proliferazione incontrollata di un clone cellulare che non invade il tessuto circostante (tumore benigno) o anche alla invasione dei tessuti vicini e alla migrazione delle cellule attraverso il sistema linfatico o sanguigno (tumore maligno). CARATTERI DIFFERENZIALI TRA TUMORI BENIGNI E MALIGNI LA TRASFORMAZIONE TUMORALE a) Evoluzione da una CELLULA NORMALE SOMATICA ad un TUMORE MALIGNO avviene nell’arco della vita NON trasmissibile b) Meccanismi ANTI-TUMORALI per cui le potenziali cellule tumorali vengono “RIPARATE” o indotte all’ APOPTOSI trasmissibili LA TRASFORMAZIONE TUMORALE L’AUTONOMIA MOLTIPLICATIVA DELLE CELLULE TUMORALI DERIVA: •DALLA RIDUZIONE O PERDITA DELLE PROPRIETA ’DI SOTTOSTARE AI MECCANISMI REGOLATORI DELLA PROLIFERAZIONE CELLULARE. •DALLA RIDUZIONE O PERDITA DELLA POSSIBILITA’ DI ANDARE INCONTRO A MORTE CELLULARE PROGRAMMATA, CON LA CONSEGUENZA CHE LA SOPRAVVIVENZA COMPORTA L’INCREMENTO NUMERICO DELLE CELLULE CHE POSSONO REPLICARSI. LA TRASFORMAZIONE TUMORALE L’ACQUISIZIONE DELL’AUTONOMIA MOLTIPLICATIVA INTERVIENE PERCHE’ GENI COINVOLTI NELLA PROLIFERAZIONE NEOPLASTICA SONO QUELLI CHE CODIFICANO PER PRODOTTI PREPOSTI ALLA REGOLAZIONE DELLA PROLIFERAZIONE CELLULARE. OLTRE A TALI GENI POSSONO ESSERE INTERESSATI GENI CHE CODIFICANO PER PRODOTTI PREPOSTI ALLA RIPARAZIONE DEI DANNI AL DNA . CANCEROGENESI • INIZIAZIONE : UNA O PIU ’ MUTAZIONI TRASFORMANO UNA CELLULA NORMALE IN NEOPLASTICA LATENTE. • PROMOZIONE:IN CONSEGUENZA DELL’ACCUMULO DI ULTERIORI DANNI GENOMICI E DALL’AZIONE DI STIMOLI PROLIFERATIVI, SI HA LA COMPARSA DI UN TUMORE CLINICAMENTE EVIDENTE, COSTITUITO DALLA PROGENIE DELLA CELLULA TRASFORMATA CHE HA INIZIATO A MOLTIPLICARSI. • PROGRESSIONE: E’ CARATTERIZZATA DALLA COMPARSA DI MUTAZIONI NEL GENOMA DI CELLULE DELLA POPOLAZIONE DEL TUMORE, QUALI AD ESEMPIO , QUELLE RESPONSABILI DELLA COMPARSA DEL FENOTIPO METASTATICO. LA TRASFORMAZIONE TUMORALE ALLA BASE DELL’ACCRESCIMENTO NEOPLASTICO C’E’ LA PRODUZIONE ABNORME DI PROTEINE, CHE PRESIEDONO POSITIVAMENTE AI MECCANISMI DI MOLTIPLICAZIONE CELLULARE, CODIFICATE DAI COSIDETTI PROTONCOGENI CHE IN CONSEGUENZA A MUTAZIONI CHE LI HANNO COLPITI VENGONO CHIAMATI ONCOGENI. TALE ALTERAZIONE SI ASSOCIA ALLA MANCATA SINTESI DI PROTEINE, CHE ESERCITANO UNA FUNZIONE DI FRENO SUI SUDDETTI MECCANISMI , CODIFICATE DA UN ’ALTRA SERIE DI GENI CHIAMATI GENI ONCOSOPPRESSORI, I QUALI POSSONO, SEMPRE IN SEGUITO A MUTAZIONI SUBITE , CODIFICARE PER PRODOTTI FUNZIONALMENTE INEFFICENTI A ESPLICARE LA FUNZIONE FISIOLOGICAMENTE DA ESSI SVOLTA. Esistono due categorie di geni responsabili della tumorigenesi: Mutazioni in un oncosoppressore Mutazioni in un proto-oncogene Gene soppressore del tumore Controllo normale della crescita proto-oncogene Controllo normale della crescita Controllo normale della crescita Entrambi gli alleli sono mutati PERDITA DI CONTROLLO DELLA CRESCITA proto-oncogene mutato in oncogene PERDITA DI CONTROLLO DELLA CRESCITA I Proto-oncogeni I proto-oncogeni sono normali geni cellulari implicati nel controllo della crescita cellulare. Il loro bersaglio è localizzato in differenti compartimenti e funzioni della cellula, come nei recettori per la crescita cellulare, nei fattori di crescita cellulare, nel sistema di trasduzione intracellulare, nelle proteine che regolano il ciclo cellulare e nei fattori di trascrizione. FUNZIONI DEI PROTO-ONCOGENI CELLULARI Proto-oncogeni: •Fattori di crescita secreti (es. SIS); •Recettori di superficie cellulare (es. ERBB, FMS); •Componenti del sistema intercellulare di trasduzione (es. fam. RAS); •Proteine nucleari che si legano al DNA (es. MYC); •Elementi che governano la progressione del ciclo cellulare (es. MDM2). Gli oncogeni Le mutazioni possono convertire i proto-oncogeni in oncogeni attivati che regolano la crescita delle cellule tumorali. L’attivazione costitutiva dei proto-oncogeni •Amplificazione: la cellula contiene copie in soprannumero di un oncogene strutturalmente normale (es. ERBB2); •Mutazioni puntiformi: sostituzione di un nucleotide con un altro (es.gene HRAS); •Traslocazione. Esempio della traslocazione Bcl-Abl •A livello cellulare è sufficiente una sola mutazione a carico dei protooncogeni (che diventano oncogeni) per dare origine ad una cellula tumorale Effetto dominante - negativo Esempi di traslocazioni 1) TRASLOCAZIONE fra cromosoma 9 e 22 CML 2) TRASLOCAZIONE fra cromosoma 8 e 14 Burkitt lymphoma 3) TRASLOCAZIONE che coinvolge il cromosoma 18 B-cell lymphoma 2) e 3) attivano un oncogene traslocandolo a valle di un promotore costitutivo Il cromosoma Philadelphia Il cromosoma Philadelphia e’ il risultato di una traslocazione con formazione del gene ibrido BCR/ABL ABL svolge un ruolo importante nel controllo del normale ciclo cellulare Il gene di fusione codifica per una proteina tirosin-chinasi che si attiva costitutivamente sotto il promotore del gene BCR . Leucemia Mieloide Cronica ONCOSOPPRESSORI Tumor-suppressor genes (TS genes): le mutazioni a carico di questi geni determinano una “perdita di funzione” di entrambi gli alleli Classe eterogenea: - geni direttamente coinvolti nella regolazione del ciclo cellulare RB1 (p110); TP53 (p53) - geni coinvolti nella inibizione della crescita (contatto cellula-cellula) NF2 (Nf2) - geni coinvolti nella riparazione dei danni al DNA e mantenimento della integrità genomica BRCA1 e BRCA2 (Brca1 e Brca2); MLH1 e MLH2 (Mlh1 a Mlh2) “TWO HIT HYPOTHESIS” 1960s: alcune forme di tumore ereditario iniziano quando una cellula, in un soggetto eterozigote per una mutazione germinale, subisce una seconda mutazione, somatica, rendendo il soggetto stesso omozigote per una mutazione a livello di geni oncosoppressori La perdita di entrambi gli alleli a livello dei geni TS è importante anche nella patogenesi di alcuni tumori sporadici; entrambi gli alleli vengono inattivati in seguito a mutazioni somatiche a livello della stessa cellula. A livello del promotore o di seq.intrageniche Una riduzione del 50% nella funzione genica determina un fenotipo anomalo Il gene RB1 •è localizzato sul cromosoma 13 e, in una piccola percentuale di pazienti, la mutazione ereditaria è dovuta ad una delezione o traslocazione di questa porzione del cromosoma. •è espresso in molti altri tessuti oltre alla retina, ma la perdita di RB1 è in grado di “iniziare” tumori solo nella retina e, più tardi nella vita, in altri siti secondari (sarcomi, fibrosarcomi e melanomi) •il suo prodotto è la proteina p110 Rb1 (110 kDa), una fosfoproteina che viene ipofosforilata o iperfosforilata nei diversi stadi del ciclo cellulare Stato ipofosforilato: blocco della progressione del ciclo cellulare tra G1 e S; legame e inattivazione dei fattori trascrizionali che promuovono la sintesi del DNA. Stato iperfosforilato: progressione del ciclo cellulare Il gene RB e il controllo del ciclo cellulare Il gene RB codifica per una proteina nucleare (p110Rb1), che è in grado di inattivare il fattore di trascrizione cellulare E2F1, bloccando così la progressione della cellula verso la fase S del ciclo cellulare Il retinoblastoma: Modello di tumore ereditario che segue l’ “Ipotesi dei due stadi” di Knudson Perdita dell’allele normale (“wild-type”) del gene oncosoppressore e crescita cellulare incontrollata. p53 La p53 è una DNA-binding protein che, oltre ad essere un fattore di trascrizione (regola la trascrizione di geni coinvolti nell’arresto della divisione cellulare, permettendo la riparazione del DNA), è coinvolta nella induzione dell’apoptosi in cellule che hanno subito un danno irreparabile al DNA. p53 e’ uno dei piu’ importanti Tumor Suppressor “p53 is the Guardian of the Genome” -Geoff Wahl, the Salk Institute p53 e’ attivato in risposta al danno al DNA -p53 e’ un fattore di Trascrizione per: - p21 (CKI) - geni del riparo del DNA - geni apoptotici La perdita della funzionalità di p53 permette alle cellule che hanno subito danni al DNA di sopravvivere e dividersi, propagando mutazioni pro-tumorali p53 e’ mutato in moltissimi tumori umani From Thierry Soussi, Institute Curie, France http://p53.curie.fr/p53%20site%20version%202.0/p53_story_disco.html RIEPILOGANDO Diversi tipi di mutazioni sono responsabili del cancro: mutazioni “ACQUISTO DI FUNZIONE” di proto-oncogeni mutazioni “PERDITA DI FUNZIONE” di oncosoppressori TRASLOCAZIONI CROMOSOMICHE geni chimerici PROTO-ONCOGENI ONCOSOPPRESSORI CLASSIFICAZIONE DEI TUMORI SONO STATE PROPOSTE NUMEROSE CLASSIFICAZIONI DEI TUMORI MA QUELLA CHE HA AVUTO MAGGIORE FORTUNA, SI BASA SU DUE CRITERI: •ISTOGENETICO CHE PRENDE IN CONSIDERAZIONE IL RICONOSCIMENTO DEL TESSUTO DAL QUALE IL TUMORE HA ORIGINE, CIOE’ LA SUA ISTOGENESI. •PROGNOSTICO CHE SI BASA SULLA PREVISIONE DEL COMPORTAMENTO BIOLOGICO DELLA NEOPLASIA, VALE A DIRE L’IDENTIFICAZIONE DELLA SUA BENIGNITA’ O MALIGNITA’. Nomenclatura dei tumori I tumori benigni si caratterizzano con il suffisso -oma (osteoma, fibroma, ecc) Se il tumore è di origine ghiandolare, allora si utilizza il termine adenoma seguito dal tipo cellulare (adenoma prostatico, del fegato, ipofisario, ecc). Il polipo, il papilloma e la cisti sono tumori benigni che originano dagli epiteli. I tumori maligni si caratterizzano con il suffisso sarcoma se interessano i tessuti ossei e cartilaginei (osteosarcoma, fibrosarcoma), per gli altri si utilizza il termine carcinoma seguito dal tessuto interessato. I tumori di origine ghiandolare vengono denominati adenocarcinomi (adenocarcinoma del polmone, pancreatico, ecc). TUMORI DEL TESSUTO EPITELIALE TUMORI DEL TESSUTO EPITELIALE TUMORI BENIGNI DELL’EPITELIO DI RIVESTIMENTO SI PRESENTANO MACROSCOPICAMENTE CON L’ASPETTO DI UNA PROTUBERANZA, CHE EMERGE DALLA SUPERFICIE EPITELIALE, ALLA QUALE ADERISCE PER MEZZO DI UN PEDUNCOLO. SI TRATTA DEI COSIDETTI POLIPI, DISTINTI IN: •TELEANGECTASICO SE I VASI SANGUIGNI DELLO STROMA SONO MOLTO DILATATI •ADENOMATOSO SE ORIGINA DA UN EPITELIO DI RIVESTIMENTO RICCO DI GHIANDOLE CHE SI APRONO DIRETTAMENTE SULLA SUPERFICIE. TUMORE BENIGNO DELL’EPITELIO DI RIVESTIMENTO Papilloma Buccale IL PAPILLOMA SI DISTINGUE DAL POLIPO IN QUANTO IL PEDUNCOLO VASCOLO-CONNETTIVALE SI RAMIFICA DALLA SUA BASE D’IMPIANTO IN VARIE DIREZIONI CON DIRAMAZIONI PERIFERICHE MOLTO SOTTILI TUMORE BENIGNO DELL’EPITELIO DI RIVESTIMENTO LE VERRUCHE SONO COSTITUITE DA UNA STRUTTURA FIBRO-EPITELIALE, RIVESTITA DA UN EPITELIO MOLTO RICCO IN STRATO CORNEO (IPERCHERATOSICO). ALCUNE SONO AD EZIOLOGIA VIRALE. LA CUTE PUO’ ANCHE ESSERE SEDE DI TUMORI BENIGNI E MALIGNI CHE ORIGINANO DAGLI EPITELI ANNESSI. A TALI TUMORI SI RISERVANO I NOMI DI: IDROADENOMA, SIRINGOADENOMA, TRICOEPITELIOMA, CILINDROMA, IDROADENOCARCINOMA. IDROADENOMA PAPILLIFERO TUMORI MALIGNI DELL’EPITELIO DI RIVESTIMENTO SI PRESENTANO MACROSCOPICAMENTE CON UN ASPETTO IRREGOLARE, CARATTERIZZATO DA MARGINI IRREGOLARI. A TALI TUMORI SONO DETTI EPITELIOMI O CARCINOMI. CARCINOMA EPITELIOMA BASOCELLULARE O BASALIOMA IN PASSATO SI RITENEVA CHE ORIGINASSE DALLA PROLIFERAZIONE DI CELLULE ALLA BASE DELL’EPIDERMIDE. OGGI SI RITIENE CHE DERIVI DALLA TRASFORMAZIONE DELLE CELLULE STAMINALI EPITELIALI PLURIPOTENTI. BASALIOMA EPITELIOMA SPINOCELLULARE DETTO ANCHE EPITELIOMA O CARCINOMA DELLE CELLULE SQUAMOSE: PUO’ INSORGERE IN OGNI AREA DEL RIVESTIMENTO CUTANEO O DELLA SUPERFICIE DELLE MUCOSE.LA LESIONE INIZIA CON L’ASPETTO DI UNA PROTUBERANZA, DI CONSISTENZA DURA, TALORA SANGUINANTE, CHE ACCRESCENDOSI VA INCONTRO A ULCERAZIONE. EPITELIOMA BASOCELLULARE TUMORI BENIGNI DELL’EPITELIO GHIANDOLARE (ADENOMI). RIPRODUCONO ABBASTANZA FEDELMENTE L’ARCHITETTURA DELLA GHIANDOLA D’ORIGINE, ANCHE SE NON SONO RARE LE ECCEZIONI, AD ESEMPIO GLI ADENOMI DELLA TIROIDE OLTRE ALLA STRUTTURA FOLLICOLARE POSSONO ESSERE ANCHE DI TIPO EMBRIONALE O FETALE. ADENOMA FOLLICOLARE DELLA TIROIDE TUMORI BENIGNI DELL’EPITELIO GHIANDOLARE (ADENOMI). UN TIPO PARTICOLARE DI ADENOMA E’ RAPPRESENTATO DAL CISTOADENOMA NEL QUALE STRUTTURE GHIANDOLARI SI DILATANO FORMANDO STRUTTURE CISTICHE RIPIENE DI SECRETO OVARIOCISTI TUMORI BENIGNI DELL’EPITELIO GHIANDOLARE (ADENOMI). IL FIBROADENOMA E’CARATTERIZZATO DALLA PROLIFERAZIONE DELL’EPITELIO GHIANDOLARE E DA UN PARALLELO SVILUPPO DEL CONNETTIVO STROMALE. COSTITUISCE UN ESEMPIO DI TUMORE MISTO. FIBROADENOMA I TUMORI MALIGNI DELL’EPITELIO GHIANDOLARE (ADENOCARCINOMI) ESIBISCONO UN CERTO GRADO DI DIFFERENZIAZIONE CHE SI MANIFESTA CON UN INDIRIZZO MORFOGENETICO DI TIPO GHIANDOLARE LE CELLULE NEOPLASTICHE FORMANO STRUTTURE ACINOSE. QUANDO IL GRADO DI DIFFERENZIAZIONE E’ SCARSO, LE CELLULE NEOPLASTICHE SI AGGREGANO IN STRUTTURE INSULARI O CORDONALI. IN QUESTO CASO SI PARLA DI CARCINOMI. BARRET ADENOCARCINOMA CARCINOMA EPITELIALE TUMORI DEL TESSUTO CONNETTIVO Gli aspetti citologici dei tumori benigni non si discostano da quelli del tessuto di origine; vengono generalmente considerati istioidi a differenza di quelli epiteliali, detti organoidi . I corrispettivi maligni sono definiti nel loro insieme SARCOMI. In particolare, quelli in cui sono riconoscibili le caratteristiche microscopiche del tessuto di origine, vengono indicati con il nome del suddetto, seguito dal suffisso SARCOMA. I SARCOMI differenziati vengono chiamati BLASTICI per distinguerli da quelli indifferenziati, detti ANAPLASTICI. TUMORI BENIGNI DEL TESSUTO CONNETTIVO VENGONO INDICATI CON UNA TERMINOLOGIA PARTICOLARE, UN PREFISSO INDICANTE IL NOME DEL TESSUTO DI ORIGINE SEGUITO DAL SUFFISSO OMA, ANCHE SE ESISTONO ALCUNE ECCEZIONI. OSTEOCLASTOMA LINFOMA TUMORI DEI TESSUTI EMATOPOIETICI I PRINCIPALI TUMORI BENIGNI DEL TESSUTO EMATOPOIETICO POSSONO ESSERE CLASSIFICATI IN TRE TIPI PRINCIPALI: •POLICITEMIA VERA CARATTERIZZATA DALL’ESPANSIONE DI UN CLONE DELLA SERIE ERITROIDE , CHE COMPORTA UN AUMENTO NUMERICO DEGLI ERITROCITI CIRCOLANTI. •SINDROMI MIELODISPASTICHE CARATTERIZZATE DA ALTERAZIONI DELL’EVOLUZIONE DELLE SERIE CELLULARI DEL MIDOLLO OSSEO. •GRAMMAPATIE MONOCLONALI DOVUTE ALL’ESPANSIONE DI UN CLONE PLASMACELLULARE ANTICORPO EMATOPOIETICO POLICITEMIA VERA TUMORI MALIGNI DEL TESSUTO EMATOPOIETICO I tumori del tessuto emopoietico sono derivati: – Dalle cellule staminali emopoietiche del midollo osseo >LEUCEMIE • Acute • Croniche • Mieloidi: • Linfoidi – Dai linfociti maturi presenti nel timo > LINFOMI • Tipo Hodgkin (presenza cellule multinucleate) • Tipo non-Hodgkin TUMORI MALIGNI DEL TESSUTO EMATOPOIETICO Le leucemie prendono origine da una cellula staminale emopoietica che ha subito un blocco in una delle tappe del suo processo maturativo Si distinguono in leucemie acute e croniche: nelle forme acute la cellula staminale emopoietica subisce il blocco maturativo in uno stadio precoce, mentre nelle forme croniche il blocco riguarda stadi più avanzati di differenziazione STADIO DIFFERENZIATIVO (criterio classificazione) TUMORI PLASMACELLULARI RAPPRESENTANO UN GRUPPO ALQUANTO ETEROGENEO DI NEOPLASIE DELLA LINEA MATURATIVA B, COSTITUITI DALLA PROGENIE DI UNA PLASMACELLULA, CHE HA SUBITO TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA. TALI TUMORI, NOTI ANCHE CON IL TERMINE DI PLASMOCITOMA O DI MIELOMA MULTIPLO, RAPPRESENTANO L’ESEMPIO DELLE NEOPLASIE DI ORIGINE MONOCLONALE . PLASMOCITOMA TUMORI DEL SISTEMA MELANOFORO SI DISTINGUONO IN BENIGNI E MALIGNI. I PRIMI DETTI NEVI, VENGONO CONSIDERATI PIU’ CHE TUMORI BENIGNI, AMARTOMI. IL NEVO NEVOCELLULARE, COMUNEMENTE DETTO NEO, DERIVA DAL MELANOCITA, CHE E’ LA CELLULA PRODUTTRICE DI MELANINA, CHE PRENDE ORIGINE DALLA CRESTA NEURALE PER POI MIGRARE VERSO LO STRATO BASALE DELL’EPIDERMIDE. NEL NEVO GIUNZIONALE INVECE I MELANOCITI SI ACCUMULANO INIZIALMENTE IN CORRISPONDENZA DELLA GIUNZIONE TRA EPIDERMIDE E DERMA E TENDONO COL TEMPO A MIGRARE VERSO IL DERMA. IN QUESTA SEDE COSTITUISCONO DEGLI AGGLOMERATI DI VARIE DIMENSIONI. I TUMORI MALIGNI DERIVATI DAI MELANOCITI PRENDONO IL NOME DI MELANOMI E SI POSSONO FORMARE SIA SU PREESISTENTI NEVI SIA IN ZONE DELL’ORGANISMO CHE NE SONO SPROVVISTI. TUMORI DEL SISTEMA MELANOFORO NEVO NEVOCELLULARE MELANOMA TUMORE DI ORIGINE PLACENTARE O EMBRIONALE ORIGINANO DA CITOTIPI CHE, IN CONDIZIONI FISIOLOGICHE, NON SONO COSTANTEMENTE PRESENTI NELL’ORGANISMO ADULTO. ALCUNI DERIVANO DAL TROFOBLASTO (MOLA VESCICOLARE E CARIONEPITELIOMA) ED ALTRI DEFINITI TERATOMI, DA CELLULE EMBRIONALI PLURIPOTENTI. I TERATOMI POSSONO ESSERE BENIGNI O MALIGNI E INSORGONO PREFERIBILMENTE NELL’OVAIO E NEL TESTICOLO. TERATOCARCINOMA DEL TOPO IL TRAPIANTO IN TOPI SINGENICI DI CELLULE INDIFFERENZIATE PROVENIENTE DA QUESTO TUMORE E’ SEGUITO DALLO SVILUPPO DI UN TERATOCARCINOMA COSTITUITO DA CELLULE DIFFERENZIATE E INDIFFERENZIATE. IL TRAPIANTO DELLE CELLULE DIFFERENZIATE PROVENIENTE DALLO STESSO TUMORE NON E’ SEGUITO DALLO SVILUPPO DI UNA NEOPLASIA NEGLI ANIMALI SINGENICI RICEVENTI. TUMORE DEL SISTEMA NERVOSO RETINOBLASTOMA Classificazione dei tumori La classificazione dei tumori si effettua valutando la gradazione e la stadiazione. La gradazione è un parametro di malignità: viene valutata l'attività proliferativa delle cellule,indicando con il grado I i tumori molto ben differenziati e con il grado IV quelli indifferenziati La stadiazione è un parametro di invasività: viene valutato lo stadio di sviluppo in cui si trova il tumore al momento della diagnosi. • Lo stadio di sviluppo di un tumore viene determinata da determinati parametri quali :L’ENTITA’ DELLA DIFFUSIONE LOCALE DEL TUMORE PRIMARIO, L’EVENTUALE COINVOLGIMENTO DEI LINFONODI E L’EVENTUALE PRESENZA DI METASTASI. CLASSIFICAZIONE DI DUKES IN QUATTRO STADI DEI TUMORI INTESTINALI TNM (Tumor Node Metastasis) Staging System PRENDE IN CONSIDERAZIONE I SEGUENTI PARAMETRI: 1. Tumor: Grandezza e localizzazione anatomica del tumore primario (T0, T1,T2,T3,T4) 2. Node: Lifonodi con infiltrazione tumorale presente o assente (N0, N1, N2, N3, N4) 3. Metastasis: Metastasi distanti dal tumore primario presenti o assenti (M0, M1) SI ADOPERANO INOLTRE LE SEGUENTI SIGLE: T0, NEL CASO IN CUI NON SI SIA GIUNTI ALL’IDENTIFICAZIONE DEL TUMORE PRIMARIO ANCHE IN PRESENZA DI METASTASI, TX, NEL CASO IN CUI MANCHINO I REQUISITI PER GIUNGERE ALLA DEFINIZIONE DI TUMORE PRIMARIO ANCHE IN PRESENZA DI METASTASI. TIS PER INDICARE CARCINOMA IN SITU. N0 INDICA L’ASSENZA D’INTERESSAMENTO LINFONODALE N1,N2,N3 INDICANO IL COINVOLGIMENTO PROGRESSIVO DEI LINFONODI REGIONALI NX LA MANCANZA DEI REQUISITI MINIMI PER DEFINIRE LO STATO DEI LINFONODI REGIONALI M0 INDICA L’ASSENZA DEI SEGNI DI METASTASI M1 PRESENZA DI SEGNI DI METASTASI MX EVENTUALE PRESENZA DI METASTASI NON ACCERTABILI LE AREE DEL CORPO UMANO DOVE PUO’ INSORGERE IL TUMORE SONO ILLUSTRATE DA DISEGNI E CIASCUNA REGIONE VIENE IDENTIFICATA CON UN NUMERO PRECEDUTO DALLA SIGLA ICDO. SULLA BASE DEI DATI OTTENUTI COL SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE TNM SI PROCEDE AL RAGGRUPPAMENTO IN 4 STADI DI NEOPLASIE. IL CARCINOMA IN SITU VIENE CONSIDERATO STADIO 0. DIAGNOSI CITOLOGICA DEI TUMORI La prima opportunità di studiare le alterazioni delle cellule neoplastiche al microscopio ottico venne dalla CITOLOGIA ESFOLIATIVA nel 1928. TALE METODO HA PRESO IL NOME DI PANICOLAU Si tratta di una colorazione tricromica: ematossilina (nuclei), orange G (citoplasma) ed EA 50 (per gli strisci vaginali, colorazione blu verde) o EA 65 (per materiale non ginecologico, colorazione rossastra). Come risultato, gli elementi cellulari appaiono con i nuclei in blu; le cellule acidofile vanno dal rosso all’arancio; le cellule basofile dal blu al verde; gli eritrociti sono rossi e i neutrofili in violetto chiaro con nucleo blu scuro. LE LESIONI PRECANCEROSE L’ENORME MOLE DI RICERCHE DEDICATE ALLE LESIONI PRECANCEROSE HA CONSENTITO IL RAGGIUNGIMENTO DI UNA MIGLIORE CONOSCENZA DI TALI CONDIZIONI PATOLOGICHE, ANCHE SE HA CREATO UN’ ENORME CONFUSIONE SULLA TERMINOLOGIA UTILIZZATA. INIZIALMENTE LE LESIONI PRECANCEROSI VENNERO UNIFICATE SOTTO IL TERMINE DI DISPLASIA (= VARIAZIONE DELLE DIMEMSIONI, ASPETTO E ORGANIZZAZIONE DELLE CELLULE DIFFERENZIATE, PRESENTI IN UN TESSUTO), SUDDIVISA IN VARI LIVELLI DI GRAVITA’: LIEVE, MODERATA E SEVERA, A SECONDA DELL’ ENTITA’ DELLE ATIPIE CELLULARI E DEL COINVOLGIMENTO DEI VARI STRATI DELL’EPITELIO ALTRI AUTORI DEFINIRONO LE DISPLASIE COME BORDERLINE LESION, CIOE’ ALTERAZIONI AL CONFINE DELLA MALIGNITA’, CORRISPONDENTI ALLA DISPLASIA LIEVE E MODERATA. LA DISPLASIA SEVERA E’ STATA, INVECE, DEFINITA CARCINOMA IN SITU. LE LESIONI PRECANCEROSE LA MAGGIOR PARTE DEI CITOPATOLOGI RITENNE CHE LE VARIE FORME DI DISPLASIA ED IL CARCINOMA IN SITU FOSSERO ASPETTI DIVERSI, PER PROGRESSIVA GRAVITA’, DI UN’UNICA ENTITA’ NOSOGRAFICA DENOMINATA CERVICAL INTRAEPITHELIAL NEOPLASIA CHE VENNE POI SUDDIVISA IN CIN I, CIN II E CIN III, IN RIFERIMENTO ALLA PROGRESSIVA ACCENTUAZIONE DELLE ALTERAZIONI. NEL 1988 UN GRUPPO DI CITOPATOLOGI PROPOSE L’IMPIEGO DI UNA CLASSIFICAZIONE PIU’ SEMPLIFICATA DELLE LESIONI PRECANCEROSE SECONDA LA QUALE LE LESIONI PRECANCEROSE INTRAEPITELIALI VENGONO DEFINITE SQUAMOUS INTRAEPHITELIAL LESION E SUDDIVISE IN DUE SOLE CATEGORIE: LESIONI DI BASSO GRADO E LESIONI DI ALTO GRADO (SISTEMA BETHESDA) LE LESIONI PRECANCEROSE High power of an area of severe dysplasia (high grade squamous intraepithelial lesion) with atypical squamous cells extending to the surface, but with an intact basement membrane (no invasion). ULTERIORI METODOLOGIE DIAGNOSTICHE Alcuni tumori possono essere diagnosticati con un semplice esame istologico, mentre altri per una corretta definizione richiedono l’ausilio di ulteriori indagini: • Istochimica: Consente di identificare e localizzare specifiche sostanze chimiche all’interno di un tessuto, sfruttando la proprietà di alcuni reagenti di formare con specifici composti chimici contenuti nei tessuti dei prodotti colorati (nel caso di microscopia ottica) o dei prodotti opachi agli elettroni (nel caso di microscopia elettronica). • Immunoistochimica: il principio prevede il riconoscimento di un antigene mediante l’utilizzo di un anticorpo specifico. Nella diagnostica istopatologica queste tecniche, attraverso l’utilizzo di anticorpi specifici e di opportuni sistemi di rivelazione, sono quindi utilizzate per evidenziare antigeni neoplastici nei preparati citologici ed istologici tissutali. ULTERIORI METODOLOGIE DIAGNOSTICHE • Citofluorimetria a flusso:è una tecnica di misurazione multiparametrica di caratteristiche fisiche e/o chimiche condotta su cellule in sospensione all’interno di un fluido di trasporto. Le cellule passano allineate attraverso un sistema di rilevazione ottico/elettronico. Il tipo di parametri rilevabili in citofluorimetria a flusso è molto ampio: volume e complessità morfologica delle cellule, contenuto di pigmenti, DNA, RNA, proteine, antigeni di superficie ed intracellulari, pH, flussi di Ca++, etc. E’ ampiamente utilizzata sia per il rilevamento di marcatori di superficie delle cellule neoplastiche sia per definirne il grado di ploidia sulla base del contenuto in DNA. • Biologia Molecolare: ha messo a disposizione degli oncologi una serie di metodologie d’inestimabile valore che, dopo essere state utilizzate nella ricerca sperimentale, hanno fatto il loro ingresso nell’indagine diagnostica. CITOFLUORIMETRO ESEMPIO DELL’APPLICAZIONE DELLE TECNICHE DI BIOLOGIA MOLECOLARE IN ONCOLOGIA SILENZIAMENTO DI NF-KB IBRIDIZZAZIONE IN SITU CONSENTE L’IDENTIFICAZIONE E LOCALIZZAZIONE DI SPECIFICHE SEQUENZE DI DNA O DI RNA, E’ UN METODO UTILISSIMO PER LO STUDIO DI ALTERAZIONI GENOMICHE E DI ALTERAZIONI DELL’ESPRESSIONE GENICA. L’UTILIZZAZIONE DIAGNOSTICA DI QUESTA TECNICA CONSENTE L’IDENTIFICAZIONE DI SEQUENZE DEL GENOMA VIRALE IN ALCUNI TUMORI UMANI QUALI QUELLI CORRELATI AL VIRUS DI (EBV), (HPV). PCR: REAZIONE POLIMERASICA A CATENA CONSENTE DI OTTENERE NUMEROSE COPIE DEL DNA DI INTERESSE, SFRUTTANDO LA REAZIONE DI SINTESI IN VITRO DEL DNA, CATALIZZATA DALLA DNA POLIMERASI .. TUMORI DEGLI ANIMALI DA LABORATORIO E TUMORI SPERIMENTALI LA POSSIBILITA’ DI INDURRE TUMORI NEGLI ANIMALI DA LABORATORIO DOPO OPPORTUNI TRATTAMENTI HA FATTO SI’CHE LA RICERCA SPERIMENTALE ONCOLOGICA SI AVVALESSE DI TOPI E RATTI COME UTILISSIMO MEZZO D’INDAGINE. IMPIEGO SPERIMENTALE DEI TOPI I modelli sperimentali rappresentano un supporto di fondamentale importanza nel processo di traduzione delle scoperte di laboratorio in applicazioni cliniche per la prevenzione, la diagnosi e la terapia basata su nuovi farmaci. I modelli sperimentali più utilizzati nella ricerca preclinica in oncologia sono di fatto costituiti da modelli animali sia singenici (= geneticamente identici, o sufficientemente identici e immunologicamente compatibili, appartenenti alla stessa specie) che xenochimerici(= appartenenti a specie diverse). Lo xenotrapianto di tumori umani in animali è in grado di attecchire se effettuato in topi immunocompromessi. Il trapianto può essere eseguito con un frustulo di tessuto neoplastico o con cellule tumorali dissociate in numero adeguato. Una particolare attenzione si è concentrata nell’ultima decade sui modelli transgenici o difettivi per geni coinvolti nella patogenesi tumorale. COLTIVAZIONE IN VIVO DELLE CELLULE NEOPLASTICHE LE LINEE CELLULARI SONO COSTITUITE DA POPOLAZIONI DI CELLULE NEOPLASTICHE MOLTO STABILI CHE DERIVANO O DA TUMORI O ANCHE DA CELLULE NORMALI CHE HANNO SUBITO IN VIVO LA TRASFORMAZIONE NEOPLASTICA O L’IMMORTALIZZAZIONE E’ ANCHE POSSIBILE ALLESTIRE COLTURE D’ORGANO IL CUI IMPIEGO E’ RISULTATO UTILISSIMO NELLO STUDIO DELL’AZIONE DI ORMONI O DI FARMACI CHE COINVOLGONO PIU’ DI UN CITOTIPO.