La categorizzazione dei composti esocentrici

Congresso SLI, Pisa 25-27 settembre 2008
La categorizzazione dei composti esocentrici
Antonietta Bisetto - Università di Bologna
[email protected]
1. Introduzione
I composti esocentrici in italiano sono costituiti da formazioni come le seguenti
1)
VN
PN
VV
AN
NA
asciugacapelli
sottoscala
fuggi-fuggi
purosangue
viso pallido
Sono formazioni di tipo strutturalmente diverso che sono accomunate dal mancare tutte della
realizzazione overt del costituente che determina la categoria del complesso, fatto caratteristico che
è definitorio, come è noto, della esocentricità. I più studiati tra essi sono indubbiamente i VN ed è di
questi che mi occuperò, anche se non solo di questi ma anche delle formazioni di tipo PN che sono
invece, credo, le meno studiate. (se si esclude, per quanto è a mia conoscenza, un lavoro di BokBennema & Kampers-Manhe (2005)).
Ciò su cui vorrei argomentare, in relazione a questi due tipi di formazioni, è l'assegnazione di
categoria, il modo, cioè, in cui è possibile dar conto della categorizzazione, non della specifica
categoria lessicale in sè, cioè del fatto se i VN, ad esempio, siano nomi o aggettivi o entrambi, ma
piuttosto del processo di assegnazione di categoria. Ancora una volta sono i VN gli esocentrici per i
quali si è cercato di ipotizzare un processo di categorizzazione.
2. I dati
La regola, diciamo "generale", che è stata usata per formalizzare il processo di composizione è
quella in (2):
(2)
[[ ]X [ ]Y ]Z
(Scalise 1983)
[[treno]N1 [merci]N2 ]N1
[[asciuga]V [capelli]N ]N1
in cui Z sta ad indicare la categoria del complesso, categoria che può coincidere con X o Y, e in
questo caso il composto è endocentrico, ma può anche non coincidere né con X né con Y, e in
questo caso il composto è esocentrico. Tale regola, peraltro, non è sembrata sufficiente a dar conto
della esocentricità di un composto, se è vero che, per giustificare la categoria dei VN, ad esempio, si
è cercato di spiegare l'assegnazione di categoria attraverso un processo 'aggiuntivo', comunque esso
sia stato giustificato.
Un processo aggiuntivo che Scalise (1983) estrapola da Marchand 1969, è illustrato in (3), che
rende, di fatto, la struttura ternaria:
(3)
[[asciuga capelli] +Ø]N
Una struttura ternaria di questo genere è avallata dalla esistenza, ha sostenuto Scalise, di compostiderivati in cui il suffisso è realizzato, come crocerossina.
(4)
Y
X
X
croce
suf
Z
rossa
ina
La struttura in (3) è certamente la struttura dei composti esocentrici di tipo VN. V e N, in
"semplice" combinazione tra loro non danno all'insieme la categoria che lo caratterizza, per cui un
elemento categorizzatore deve, in qualche modo essere presente, considerato che la formazione è
dotata di categoria. E questo elemento categorizzatore, non essendo visibile, non può che essere
zero. Nonostante ciò, la struttura in (3) non può essere equiparata alla struttura di crocerossina;
mentre crocerossa è un composto esistente (endocentrico) poi derivato col suffisso -ina, un VN non
è ottenuto attraverso la derivazione di un composto. I due costituenti X e Y della struttura in (3),
(cioè VN ma anche PN, per quel che riguarda i tipi in discussione) non si 'compongono' a formare
una parola se non si ipotizza l'intervento del processo covert, ossia il processo zero, che innesca e
nello stesso tempo completa, la formazione del composto.
La struttura dei composti esocentrici è dunque una struttura ternaria perché i tre costituenti devono
essere "simultaneamente" presenti. E' inoltre una struttura di tipo 'parasintetico', nel senso in cui si
intende la parasintesi derivazionale (esemplificata in (5))
(5)
a-bell-ire
in-carcer-are
la cui caratteristica è data dal fatto che né pref +A/N (abello/incarcere) né A/N +suf (bellire
/carcerare) sono costruzioni che possono funzionare indipendentemente.
Anche nelle costruzioni composte (esocentriche) è necessario riconoscere una struttura ternaria
proprio perché i due lessemi overt non sono insieme una parola e il secondo costituente, preso
singolarmente e derivato tramite uno zero non dà formazioni possibili, come si vede in (6):
(6)
capelli + Ø → *N
scala + Ø → *N
Sono dunque strutture parasintetiche che, ovviamente, sono particolari perché il costituente
categorizzante è covert.
3. La categorizzazione covert
La categorizzazione covert è un processo piuttosto diffuso; forse più di quanto in realtà sembri. Lo
ritroviamo, ad esempio, nelle formazioni del greco antico (7a) e del latino (7b):
(7)
a.
b.
gr.a.
lat.
'caro agli dei/amato dagli dei'
qeofilhvß
a?sprovsarcoß
'con la carnagione bianca'
tauriformis
'a forma di toro'
I composti in (7) sono problematici (per il greco antico cfr. Grandi e Pompei (in stampa) e per il
latino Oniga 2005) in quanto gli affissi -hvς / -oς del greco e –is del latino sono di flessione
(aggettivale) e il morfema di flessione non ha abitualmente la capacità di cambiare la categoria di
un lessema. Il verbo greco non diventa un aggettivo se gli viene aggiunto il morfema di flessione
aggettivale né lo diventa il nome latino:
(8)
*filhvß
*formis
fil- è la radice del verbo filevw
form- è la radice del nome forma
Ad attribuire categoria ai complessi NV (greco) e NN (latino) rispettivamente, in (9) non è dunque
la desinenza flessiva; e per darne conto è necessario ipotizzare l'intervento di un categorizzatore
covert:
(9)
qeo-fil -
-∅ +hvς
taur-(i)-form-
-∅ is
Anche la vocale i nella formazione latina è legata alla costruzione composta (parasintetica) ed è
quindi associata all'azione del processo covert, la cui sola parte visibile è costituita dal morfema
flessivo, che attribuisce la categoria alla costruzione.
Lo stesso fenomeno si manifesta in alcune lingue slave nelle quali vi sono formazioni aggettivali,
che corrispondono ai composti del tipo dell'inglese blue-eyed, composto la cui struttura è
rappresentata in (10):
(10)
blue eyed
[[[blue] [eye]] ed]
'con gli occhi blu'
Le formazioni slave, diversamente da blue-eyed, presentano un morfema finale che è di flessione e
che non può essere interpretato come assegnatore di categoria:
(11)
[A+ linking element + N + infl.A]A
a.
b.
Cz.
Ru.
Pl.
Bg.
modrook-ý
goluboglaz-yj
niebieskook-i
blakitnavok-i
'blue-eyed'
(Bisetto e Melloni in stampa)
*[N+inflA]A
Il suffisso flessivo non ha infatti la capacità di compiere la conversione in aggettivo di un nome (cfr. 11b);
forme come quelle in (12) non sono infatti possibili in isolamento:
(12)
*[N +inflA]A
Cz.
*ok-ý
Ru.
*glaz-yj
Pl.
*ok-i
Bg.
*vok-i
Anche in questo caso, come abbiamo visto verificarsi nella formazione latina, la vocale di raccordo (che
negli esempi in (11a) è in grassetto) appare soltanto quando la formazione è 'completa' e non se si mettono
insieme l'aggettivo e il nome in una formazione sintagmatica.
Che vi sia un processo di affissazione zero appare maggiormente evidente se si guarda ad alcune formazioni
particolari del polacco come le seguenti:
(13)
a.
N
b.
biodr-o 'fianco'
brew 'sopracciglio'
brod-a 'barba'
brzuch 'belly'
A derivato
c.
biodr-ow-y
brwi-ow-y
brod-at-y
brzusz-n-y
A composto
wąskobiodr-y 'con i fianchi stretti'
czarnobrew-y 'con le (soprac)ciglia nere'
siwobrod-y 'con la barba grigia'
okrągłobrzuch-y 'con la pancia rotonda'
(Bisetto e Melloni in stampa)
dalle quali si vede che l'aggettivo denominale in isolamento (13b) presenta il morfema derivazionale che non
viene invece realizzato nella formazione composta (13c), mostrando così che non è la desinenza flessiva la
responsabile della categorizzazione della formazione composta.
Il processo di categorizzazione zero per i VN trova dunque supporto in altre formazioni e altre lingue. Ma
come dar conto della formazione dei composti dell'italiano?
4. La struttura delle formazioni
La parte overt su cui il processo di categorizzazione viene fatto operare non è una 'parola', ma una struttura
più complessa che non è, formalmente, neppure un sintagma. Il verbo appare nell'insieme VN con la stessa
forma che assume nei derivati in cui non ha valore verbale attualizzato e non porta tratti di modo e tempo.
Le interpretazioni 'storiche' della forma del verbo sono note; il verbo è stato interpretato come un imperativo,
un tema o un indicativo (presente) di 3a pers. sing.; e su questo argomento ancora si discute. Ne è un
esempio la recente proposta di Ferrari-Bridgers (2005) di una analisi sintattica dei composti VN. Nel suo
lavoro, Ferrari-Bridgers sostiene che la vocale dei verbi non corrisponde alla vocale tematica ma è una marca
di 'aspetto generico' che esprime appunto il valore generico della forma permettendo così l'interpretazione
non referenziale del nome che segue. Non discuterò qui la forma del verbo, ma mi limito a proporne una
interpretazione "neutra", cioè come una delle forme alternanti (di tema) che i verbi manifestano. Come la
tabella in 14 mostra, le vocali che seguono le radici dei verbi variano (in flessione e in derivazione); in
particolare variano quelle dei verbi in –ere:
(14)
infinito
I coniug. (-are)
II coniug. (-ere)
III coniug. (-ire)
ma anche:
port
sprem
spart
dondol
squitt
- a- (re)
- e- (re)
- i- (re)
- a- (re)
- i- (re)
part. pass.
derivazione
port
sprem
spart
dondol
squitt
port -a-(bile)
sprem - i-tura/sprem – u-ta
spart - i-(zione)
dondol -Ø-(ìo)
squitt -Ø-( (ìo)
- a- (to)
- u-(to)
- i- (to)
- a-(to)
- i-(to)
forma slegata da ogni significato 'verbale' specifico.
In questa presentazione non mi soffermerò su questo problema; come ho appena detto, considererò la forma
del verbo come una specie di 'morfoma' cioè una delle forme con cui il verbo si manifesta quando viene
utilizzato in formazione di parola. Ciò che è rilevante, pertanto, è che non si tratta di una forma flessa come
può apparire in un sintagma. Anche il nome ha caratteristiche non specificate: è 'bare', non appare con
l'articolo ed ha interpretazione generica sia quando è singolare che quando è plurale. La struttura è dunque
particolare, non è una parola ma neppure un sintagma.
Il processo di formazione non può dunque essere visto come una 'regola' del tipo chiamato a dar conto del
derivato crocerossina che abbiamo visto prima. La base del processo è, in un qualche senso, una entità
multiparola e queste formazioni sono per ciò escluse dal dominio 'stretto' dei processi derivazionali per i
quali viene fatta valere, abitualmente, la condizione chiamata No Phrase Constraint (cfr. Botha 1984) in base
alla quale entità superiori alla parola non possono costituire la base di un processo derivazionale.
Un altro elemento che sottolinea la peculiarità di queste forme viene dal fatto (osservato da Ricca 2008 per
esempio) che ci possono essere composti VN in cui N non è l'oggetto diretto del verbo ma è un oggetto
indiretto:
(15)
a.
salva-disastro
salva-usura
salvamulte
salvasudore
b.
salva-rimorsi
salvanaja
e altri casi in cui l'oggetto non è rappresentato da un semplice nome: [gli esempi qui riportati sono quelli di
Ricca 2008]
(16)
a.
Clinton ha confuso i missili antimissili Patriot, gli ammazza-Scud di Saddam, coi missili...
L'attentatore ha collocato l'ordigno nel piccolo vano [...] dove si trova il portarotolo delle
strisce di carta che si usano per coprire la tavoletta del wc.
ma se ne possono trovare molti altri, quali
b.
porta [mine sottili]
porta [mine 7mm/ 02mm]
la regola che abbiamo visto in (3), qui ripetuta in (17) e generalizzata:
(17)
[[V N] +Ø]
non appare di conseguenza adeguata a dar conto di queste formazioni.
5. L'aspetto teorico
Come si può dunque dar conto della formazione dei composti VN?
Lavori recenti (ad es. Bisetto e Barbieri (2008), Bisetto & Melloni (in stampa e 2008) hanno proposto analisi
diverse, che sono riportate in (18a,d), ma proposte simili si trovano anche per le formazioni delle lingue
slave esemplificate in in (11) (cfr. 18c). La più 'vicina' alla regola in (17) è quella in (18a)
(18)
a.
N
tritaghiaccio
V
N
V
N
trita(re) ghiaccio
ØN
(Bisetto e Barbieri 2008)
b.
N
V
N
truck
N
V
drive
er
c.
A
N
3A
A3N
Ru.
bel-o'white'
golovhead
Ø-yj
infl.
'white-headed'
Bisetto e Melloni (in stampa)
d.
N
3
V
AffN Æ /∅/
|
GAP
3
Generic Aspect voice P
a/i
3
(Agent)
voiceP
3
Voice
VP
3
V
XP
port
4
lettere
Bisetto e Melloni (2008)
basata sulla rappresentazione che Ackema e Neeleman (2004) suggeriscono per i composti sintetici
dell'inglese del tipo di truck driver in (18b).
Sempre seguendo Ackema e Neeleman (2004), in queste analisi (18a, d), la natura zero del
costituente categorizzatore è stata spiegata sulla base della "non osservanza" del Principio di
Corrispondenza Lineare dagli studiosi proposto: lo zero, che corrisponde per i VN al suffisso –tore
(ma anche a suffissi con valore eventivo o locativo per formazioni quali ammainabandiera e
posacenere), dovrebbe essere aggiunto a V, ma la linearità tra V e suffisso non viene rispettata a
causa dell'intervento di N e di conseguenza l'affisso non viene realizzato.
Una struttura come quella in (18a) però, presenta almeno due problemi: il primo è legato al fatto che
la struttura non dice nulla sulla possibile presenza di un nome al plurale; il secondo chiama in causa
il Principio di Corrispondenza Lineare di Ackema e Neeleman che sembra non essere però sempre
valido. Vi sono infatti costruzioni latine, quali quelle in (19a) in cui il principio non può essere chiamato a
giustificare l'assenza del suffisso overt:
(19)
a.
artifex
tibicen
aquilex
faenisex
lit. 'arte fattore' = artista'
suonatore di flauto
chi trova l'acqua
falciatore di fieno
b.
[[N V] Ø]N
(Oniga 2004)
I nomi latini in (19a) hanno la stessa struttura dei VN italiani, da cui differiscono per l'ordine dei costituenti:
in latino il nome precede il verbo e la struttura è dunque NV. La nominalizzazione si spiega con un processo
zero, come per i VN dell'italiano (cfr. 19b), ma in questo caso ciò che non è facile spiegare è la realizzazione
covert della nominalizzazione; negli esempi dati, infatti, la linearità sarebbe soddisfatta.
Quel che sembra si possa sostenere, di conseguenza, è che la struttura [[V N] +Ø] di (17) non è una
'regola' ma è un modello, una COSTRUZIONE (o parte di una costruzione, nei termini della
Construction Morphology di Booij 2005) che 'riassume' una struttura semantica, di fatto sintatticosemantica - come quella illustrata in (20) – dove la 'costruzione' è rappresentata, seppur
parzialmente, da quanto contenuto tra le barre parallele:
(20)
output: N
[V
N ]
asciuga
capelli
Ø
relazione di istanziazione
N
relazione di unificazione
Pl
V
SN
SNum
SV
In questa rappresentazione si vede che il composto VN, qui istanziato dal nome da asciugacapelli, è
l'espressione fonica, di una struttura data da un Sintagma Verbale che comprende una testa V e un
complemento costituito da un Sintagma Nominale con una testa N, anzi un complemento costituito
da un Sintagma di Numero la cui testa contiene il tratto Singolare o Plurale che determina il numero
del Nome. E' l'ipotesi che il Sintagma Nominale sia in realtà più complesso, sia cioè un Sintagma
Numero, come ha proposto (Ritter 1991), che permette di dar conto della natura singolare o plurale
del nome.
L'ipotesi che si tratti di una Costruzione permette di dar conto anche dei VN in cui N non è l'oggetto
diretto di V, come si vede in (21):
(21)
output: N/A
[V
N]
salva
salva
Ø
(dalla)
(dai)
Ø
naia
rimorsi
N
Num
V
P
SNum
SN
SNum
SP
SV
SV
Nella costruzione [VN Ø] vengono realizzati soltanto V e N, anche quando N appartiene ad un
complemento indiretto, purché esso sia semanticamente 'implicato' dal verbo.
Per poter dar conto di formazioni quali porta-mine sottili o anche di ammazza-Scud di Saddam o di
portarotolo delle strisce di carta... è necessario 'espandere' la costruzione a comprendere dei
'modificatori' del SN abitualmente realizzato attraverso il solo N e quindi ipotizzare una costruzione
che potrebbe essere quella in (22):
(22)
output: N/A
[ V
N
ammazza
porta
porta
+
Scud
rotolo
mine
SX ]
Ø
di Saddam
delle strisce di carta
sottili
N
relazione di istanziazione
SX
relazione di unificazione
Num
V
SN
SNum
SV
Anche i cosiddetti composti PN, qui esemplificati dalle forme seguenti:
(23)
sottobottiglia
sottofinestra
sottoportico
sopracciglio
soprammobile
soprafascia
lungomare
lungolago
lungofiume
senzacasa
senzalavoro
senzadio
oltretomba (less)1
oltrepò (avv)
oltremare (avv)
possono essere analizzati come forme parasintetiche categorizzate da un costituente covert come
illustrato nell'esempio seguente:
(24)
[[P N] Ø]
Anche in questo caso, infatti, il complesso PN non è né parola né sintagma pieno e può dunque
essere visto come una entità che si 'genera' con l'intervento del costituente privo di realizzazione
fonetica. Non una regola, dunque, ma una costruzione, come in (25):
(25)
a.
output: N
[ P
N ]
sotto
sopra
lungo
senza
oltre
ØN
portico
mobile
lago
casa
tomba
relazione di istanziazione
N
relazione di unificazione
Num
P
SN
SNum
restrizioni: P = bisillabico
P = ±Loc
SP
b.
P [+Loc]: sotto, sopra, lungo, retro, oltre
P [-Loc]: senza
1
(Lieber 2004)
Le formazioni con oltre sono problematiche. Sono infatti o lessicalizzate (come oltretomba che non significa 'oltre la
tomba') oppure di origine avverbiale, nominalizzate solo in seguito come oltrepò e oltremare che originariamente erano
probabilmente associate ad un verbo di moto come andare.
Le 'restrizioni' che si applicano a queste costruzioni PN sono facilmente esprimibili: le preposizioni
devono essere almeno bisillabiche e caratterizzate dal tratto LOCATIVO.
Formano composti PN, infatti, solo le preposizioni con valore locativo come in (25b) sopra, sotto,
lungo, oltre che sono [+ Loc], ma anche senza che si può interpretare, seguendo Lakof & Johnson
(1985) come metaforicamente indicante l'assenza di localizzazione, cioè come "il non essere in
possesso di" dove il possesso indica, metaforicamente, il luogo. Senza è dunque caratterizzata dal
tratto [-Loc] (cfr. Lieber (2004).
6. Costruzioni diverse
Nonostante la somiglianza, le due costruzioni, per i PN e per i VN, sono diverse.
Nelle costruzioni dei VN in (21) e (22), il costituente di categorizzazione è interpretabile come un
suffisso che, come è noto, è nella maggior parte dei casi assimilabile a –tore (agentivo/strumentale)
e in pochi casi vale un suffisso azionale (ammainabandiera, alzabandiera, baciamano) o locativo
(bollilatte, puntaspilli, corrimano, battiscopa). Nelle costruzioni PN, invece, lo zero di
categorizzazione non può essere così interpretato ma deve essere fatto corrispondere ad un nome, in
particolare al nome testa del SN che costituisce quello che viene definito 'l'argomento esterno' della
preposizione (Bierwisch 1988). E' cosa nota che le preposizioni sono elementi che mettono in
relazione - diciamo - due 'entità', il nome (o meglio il SN) che 'reggono' e un elemento esterno che
può essere un nome o un verbo (o un aggettivo). Non si tratta però di un argomento esterno tipico,
cioè di un argomento 'contenuto' nella proiezione della preposizione in una rappresentazione che
potrebbe essere
quella in (26a), ma si tratta di un argomento che sta 'fuori' del Sintagma
Preposizionale, come illustrato in (26b):
(26)
a.
* SP
b.
SN
P'
P
SN
SN
SN
SP
P
SN
E' dunque un costituente, quello del composto PN, che ha scope sull'intero PN: un sottoportico, un
lungolago, sono 'luoghi/spazi' che stanno rispettivamente 'sotto il portico e lungo il lago'. E' dal
Nome esterno a cui è legata la preposizione che dipende il significato del composto.
Questo fatto rafforza, in qualche modo, l'ipotesi della costruzione rispetto alla regola. I PN non sono
forme parasintetiche che mettono insieme un processo diciamo 'di composizione' e uno di
derivazione covert ma sono parasintetici che potremmo definire di sola giustapposizione. Hanno
cioè la struttura (semantica) di forme composte a tre costituenti. La parasintesi viene dal fatto che,
come detto, P ed N non formano, indipendentemente, un composto, e lo zero non può aggiungersi
alla preposizione per formare un composto:
(27)
sotto portico non è parola composta
Ø sotto
non è parola composta
La rappresentazione nella costruzione dovrebbe infatti contenere lo zero in prima posizione,
considerato che, come si è visto, sostituisce l'argomento esterno di P e non corrisponde ad un
suffisso.
7. Conclusioni
L'analisi qui proposta suggerisce di collocare i composti esocentrici (almeno i VN e i PN) 'fuori'
dello stretto dominio della formazione dei composti, almeno nella misura in cui per la loro
formazione viene ipotizzata una regola come quella vista in (3). Queste formazioni sono infatti di
tipo ternario e, come ho cercato di mostrare, gli elementi 'visibili' sono anche i costituenti di base,
cioè i costituenti su cui il processo di categorizzazione opera. Sono dunque basi complesse che non
costituisco una 'unità' e, come tali, sembrano collocarsi in quell'ampia area del lessico che si colloca
tra le parole derivate e i composti stretti da un lato e i sintagmi dall'altro. E ciò sembra suggerire che
la composizione in generale, almeno così come viene comunemente intesa, sia un fenomeno che ha
bisogno di una 'ricollocazione' nel dominio lessicale.
Appendice. Le formazioni PN
Sotto
sottoascella, sottobicchiere, sottobosco, sottocipria, sottocoda, sottocornice, sottofalda, sottogola,
sottopalco, sottopancia, sottopentola, sottopiede, sottoponte, sottoscala, sottotetto, sottovaso
Sopra
sopraccapo, sopraccoda, soprafascia, sopramobile, sovraporta
Lungo
lungofiume, lungolago, lungomare, lungolinea, lungopò, lungadige, lungosenna, lungotevere....
Retro
retrobocca, retrobottega, retrocamera, retrocucina, retrofrontespizio, retropalco, retroscena
Senza
senzacasa, senzadio, senzalavoro, senzapatria, senzatetto
Oltre
oltretomba, oltreconfine, oltrecortina, oltrefrontiera, oltremare, oltreoceano, oltrepò
Bibliografia
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