Fondazione Osservatorio Astronomico di Tradate Messier 13 Via ai Ronchi 21049 Tradate (VA) Tel.: 0331 841900 Fax: 0331 835315 Cell: 333-4585998 www.foam13.it [email protected] Breve presentazione strumento OSETI della FOAM13 Giuseppe Savio Alberto Villa Sara Ricciardi Un viaggio interstellare per visitare un'altra civiltà in un mondo distante, almeno per adesso, è oltre le possibilità tecnologiche della civiltà umana. Siamo però in grado di utilizzare ricevitori molto sensibili per cercare nel cielo eventuali segnali radio di origine artificiale, generati da altre civiltà. SETI è un progetto molto ambizioso ed estremamente complesso: la nostra galassia, la Via Lattea, è grande 100.000 anni luce e ha una massa compresa fra i cento e i duecento miliardi di masse solari. Considerando che la dimensione media delle stelle è di 0,5 masse solari, essa potrebbe contenere anche oltre trecento miliardi di stelle: per questo, scandagliare l'intero cielo alla ricerca di un segnale distante e debole è un compito arduo. Ci sono alcune strategie, o meglio alcune ipotesi plausibili, che possono aiutare a ridimensionare il problema, rendendolo abbastanza piccolo da essere affrontabile. Una semplificazione consiste nell'assumere che la maggioranza delle forme di vita della galassia siano basate sulla chimica del carbonio, come avviene per gli organismi viventi terrestri. È possibile basare la vita su altri elementi, ma il carbonio è noto per la sua peculiare capacità di legarsi a numerosi altri elementi (oltre che a sé stesso) per formare una gran varietà di molecole. Anche la presenza di acqua allo stato liquido è un'ipotesi plausibile, perché è una molecola molto comune nell'Universo e fornisce un ambiente eccellente per la formazione di molecole complesse basate sul carbonio, dalle quali poi può avere origine la vita. Una terza ipotesi è quella di concentrarsi su stelle simili al Sole: le stelle molto grandi hanno vita molto breve, e, secondo l'esempio che abbiamo a disposizione (la vita sulla Terra), non ci sarebbe il tempo materiale perché possa svilupparsi una vita intelligente sui loro pianeti. Le stelle molto piccole sono invece longeve, ma producono così poca luce e calore che i loro pianeti dovrebbero essere molto vicini per non congelare. Il risultato probabile è che il pianeta, per effetto delle forze di marea in gioco, finirebbe bloccato in rotazione sincrona (come la Luna con la Terra), presentando sempre la stessa faccia alla sua stella o intrappolato in qualche risonanza orbitale. Nel primo caso si avrebbe un emisfero infuocato e l'altro perennemente congelato. Nel secondo la durata del giorno e della notte sarebbero così grandi da creare un effetto simile con escursioni termiche eccezionali. Circa il 10% della nostra galassia è fatta di stelle simili al Sole e ci sono circa mille di queste stelle entro una distanza di 100 anni luce da noi che costituiscono le candidate principali per la ricerca. Attualmente conosciamo però un solo pianeta su cui la vita si è sviluppata, il nostro e non abbiamo ancora modo di sapere se le ipotesi di semplificazione siano corrette oppure no. La ricerca dovrà quindi occuparsi anche delle stelle escluse, pure se con priorità minore. SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di Intelligenza Extraterrestre), è un programma dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre, abbastanza evoluta da poter inviare segnali radio nel cosmo (SETI passivo). Il programma si occupa anche di inviare segnali della nostra presenza ad eventuali altre civiltà in grado di captarli (SETI attivo). La sezione SETI della FOAM13, con Responsabile il Prof. Claudio Maccone uno dei maggiori esperti mondiali del settore in collaborazione con il Dott. Giuseppe Savio e Dott. Alberto Villa, hanno progettato e realizzato il primo strumento europeo per discriminare segnali impulsivi al sub nanosecondo all'interno di un flusso stellare, nello spettro del visibile. Questo progetto viene denominato OTTICO SETI, o OSETI. Per massimizzare la probabilità di ricevere un segnale OSETI si stanno concentrando le ricerche, in primo luogo, sulle stelle osservate dal satellite della NASA Kepler, nonché da una parte del catalogo Hipparcos nota come HabCat. Il numero sempre crescente di pianeti simili alla terra, scoperti negli ultimi anni al di fuori del Sistema Solare, hanno spinto molti stati quali USA, Canada, Germania o Regno Unito, a intensificare gli investimenti nella ricerca OSETI. Fino ad oggi si sono potuti “ascoltare” segnali fino a 300 anni luce con le radio onde, ma con questo strumento che sfrutta lo spettro visibile, possiamo effettuare rilevazioni su stelle che distano anche 3mila anni luce. Un risultato notevole di cui dobbiamo ancora sperimentare fino in fondo la portata». Lo strumento, che viene collegato a un telescopio professionale dell’osservatorio e gestito da una tecnologia software appositamente creata dai ricercatori, si basa sulla rilevazione di fotoni laser, tutto progettato e realizzato alla FOAM13. Si tratta di un’idea nata nel 1961 ma non c’era mai stata la tecnologia per poterla applicare. In poche parole si basa sul fatto che il laser non esiste in natura: se un’altra forma di vita,tecnologicamente pari o superiore alla nostra, avesse trovato il modo di inviare segnali laser, noi siamo in grado di rilevarlo. Questo avviene perché una volta collegato questo strumento a un telescopio, puntiamo tutto con precisione verso una stella, in base ai fotoni che entrano nello strumento siamo in grado di capire se sono presenti quelli basati su una tecnologia laser. Se questo avviene, siamo di fronte alla presenza di una forma di vita che ruota intorno a quella stella, naturalmente escludendo tutti i falsi positivi che abbiamo previsto, come il riflesso generato da un satellite artificiale».