23/02/17
+
Didattica
delle
Lingue
Moderne
+
+
UPS
Scienze
dell’Educazione
Caterina
Cangià
Brainstorming
CAPITOLO 1
L’origine
dell’uomo, del
linguaggio e
della cultura
+
Da dove veniamo? È possibile tracciare la
linea ininterrotta del tempo che lega tutti
gli uomini alla forma di vita primitiva?
Perché è affascinante percorrere il tempo a
ritroso tentando di costruire la storia della
vita sul pianeta Terra e, con la storia della
vita, la storia della comunicazione, del
linguaggio, della cultura e delle lingue?
+
Introduzione
È alla paleoantropologia – scienza che
studia i resti fossili dei tipi umani
ormai estinti – che dobbiamo le
conoscenze circa lo sviluppo
dell’uomo.
UPS
Scienze
dell’Educazione
Caterina
Cangià
Brainstorming
Obiettivo del capitolo è far percepire,
nel viaggio a ritroso verso la storia
dell’uomo e del peculiare dono del
linguaggio, il fascino e lo stupore per
la comunicazione, matrice del
linguaggio, della cultura e di ogni
lingua.
+
Introduzione
PALEOANTROPOLOGIA!
Il termine ha origine greca e significa:
“discorso sull’uomo del passato” e
designa quell’insieme di studi che si
interessa di tre grandi ambiti.
1
23/02/17
+
Introduzione
+
Per approfondire questi ambiti di ricerca la
paleoantropologia si avvale anche delle
scoperte che vengono fatte in altre
discipline quali l’archeologia, la
paleobotanica, la paleontologia, la
paleodemografia e la paleoecologia fra le
principali. Ognuna di queste meriterebbe
un approfondimento.
1) del momento in cui la famiglia degli
ominidi ha iniziato a distinguersi dai
non ominidi; 2) dell’evoluzione degli
ominidi; 3) della comparsa dei tratti
anatomici caratteristici dell’essere
umano moderno.
+
Il percorso evolutivo che ha
portato a Homo sapiens sapiens
+
Il percorso evolutivo che ha
portato a Homo sapiens sapiens
Si tratta di quella grande spaccatura
longitudinale che si è formata nelle
regioni orientali collegandosi a una
precedente spaccatura in senso ovestest nel golfo di Aden.
Il percorso evolutivo che ha
portato a Homo sapiens sapiens
La preparazione dell’ambiente fisico che
avrebbe ospitato, molto tempo dopo,
l’uomo, inizia almeno 17-20 milioni di anni
fa, con il ponte che si stabilisce tra Africa e
Asia in corrispondenza dell’Arabia con la
formazione della valle del Rift africano.
Il percorso dell’umanità che ha portato
alle numerosissime produzioni
linguistiche e culturali che oggi
conosciamo è ricco di sorprese.
+
Introduzione
+
Il percorso evolutivo che ha
portato a Homo sapiens sapiens
Qual è stata la conseguenza di questi
fenomeni? Lo scivolamento della
cosiddetta piattaforma afro-arabica
verso il continente eurasiatico con la
felice conseguenza della formazione
di un ponte di terra che ha consentito
il passaggio di fauna dall’Africa
all’Eurasia (Facchini, 2008).
2
23/02/17
+
Il percorso evolutivo che ha
portato a Homo sapiens sapiens
+
La Rift Valley o Great Rift Valley è una vasta
formazione geografica e geologica che si
estende per circa 6.400 km in direzione
nord-sud della circonferenza terrestre, dal
nord della Siria (sud-ovest dell’Asia) al
centro del Mozambico (est dell’Africa). La
valle varia in larghezza dai 30 ai 100 km e
in profondità da qualche centinaio a
migliaia di metri.
+
Il percorso evolutivo che ha
portato a Homo sapiens sapiens
Così, mentre a ovest l’ambiente
forestale ha favorito l’evoluzione delle
Antropomorfe che si potevano
spostare per brachiazione nelle
foreste, a est l’ambiente aperto è stato
favorevole al bipedismo, modalità di
locomozione degli Ominidi.
+ ARDI
Il percorso evolutivo che ha
portato a Homo sapiens sapiens
La seconda tappa di questa lontana
preparazione dell’ambiente fisico che
avrebbe ospitato forme primitive di Homo
risale a 6-7 milioni di anni fa. In quell’epoca
l’ambiente africano a ovest della valle del
Rift era forestale mentre a est era aperto, di
savana o prateria, a motivo delle minori
precipitazioni (Coppens, 1988).
+
Il percorso evolutivo che ha
portato a Homo sapiens sapiens
I mutamenti geologici avvenuti in
questa zona, infatti, potrebbero aver
determinato una divisione geografica
tra “ominidi” e “panidi”, per cui i resti
dei secondi si trovano solo a ovest
della spaccatura, mentre i primi si
riscontrano a est della stessa.
+ Le forme australopitecine
Australopithecus afarensis camminava in
posizione eretta: lo sappiamo grazie al
ritrovamento ad Hadar, nella regione etiope
di Afar, lungo la formazione geologica che
si estende per circa 6.400 Km – la citata Rift
Valley o Valle del Rift –, di alcuni resti fossili
di individui appartenenti a questa specie.
3
23/02/17
+ Le forme australopitecine
+ LUCY: stazione eretta
Particolarmente nota è la vicenda che
ha portato al ritrovamento dello
scheletro di “Lucy”, esemplare adulto
di donna che calpestava questa parte
del suolo africano più o meno 3 milioni
di anni fa.
+ Le forme australopitecine
+ Il genere Homo
Gli Australopiteci sono vissuti per un
lungo arco di tempo nella savana
africana e si sono portati sia a ovest sia
nell’Africa del Sud, ma si sono estinti
intorno a 1,5 milioni di anni fa, periodo
in cui si sono affermate le forme del
genere Homo abilis, Homo rudolfensis
e Homo ergaster.
+ Il genere Homo
Altra grande tappa nel percorso
evolutivo che ha portato alla comparsa
dell’uomo come lo conosciamo oggi,
ovvero Homo sapiens sapiens, è
rappresentata da Homo habilis, da
Homo erectus e da Homo sapiens.
+
Reperti di Homo abilis sono stati ritrovati
nel 1963 a Olduvai, nella pianura di
Serengeti, nel nord della Tanzania, insieme
a ciottoli taglienti (choppers) realizzati
mediante l’asportazione di alcune schegge
da poliedri, pezzi sferoidali e schegge
ritoccate da un lato o da entrambi i lati
(Leakey - Tobias - Napier, 1964).
4
23/02/17
+
+ Il genere Homo
Homo ergaster è la forma più antica di
erectus in Africa. Resti di ergaster sono stati
scoperti nel Kenya settentrionale e
risalgono a circa 2 milioni di anni fa. La
struttura anatomica di ergaster, con
mandibola, mascella e denti più piccoli
rispetto al corpo, fa pensare che seguisse
una dieta diversa oppure che fosse in grado
di ammorbidire il cibo con l’uso del fuoco.
+ Il genere Homo
+ L’umanità moderna
Tra 30 mila e 100 mila anni fa (Wood,
2005) o 35.000 e 13.000 secondo
Facchini (2008) compare Homo
neanderthalensis, i cui resti sono stati
ritrovati nel 1856 da Johann Fuhlrott
(Johanson - Edey, 1981) nella valle di
Neander, in Germania.
+
È da notare che intorno ai
100.000-150.000 anni fa,
rappresentanti di questa umanità si
sono spostati in Eurasia dove sono stati
trovati reperti di Homo sapiens sapiens
arcaico in varie località, vicino a
Nazaret e sul Monte Carmelo.
+
2. Le conquiste che hanno
consentito l’evoluzione
La conquista della stazione eretta
(bipedismo)
L’aumento del quoziente di encefalizzazione
e la crescita delle funzioni del cervello
L’ovulazione nascosta
I cambiamenti dell’apparato vocale
5
23/02/17
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
C’è stato poi un altro cambiamento –
epocale – che avrebbe potuto avere effetti
disastrosi sulla specie, ma che ha
determinato, invece, la nascita del
linguaggio.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
C’è una configurazione anatomica che
Laitman (1993; 1985) e, recentemente,
Laitman e Reidenberg (2009)
definiscono fondamentale perché è
caratteristica di tutti i mammiferi a tutti
gli stadi di sviluppo e c’è, poi, quella
conformazione che è tipica delle
persone adulte.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Ciò avviene perché la posizione della
laringe influisce sulle dimensioni della
faringe che si trova poco sopra: è la faringe
che ha il compito di modulare i suoni e
negli animali la sua estensione è ridotta.
Cosa accade, invece, negli umani? Dipende
dall’età.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Viene fatto riferimento, qui, ai mutamenti di
cui è stato protagonista il nostro apparato
respiratorio superiore, in particolare la
posizione della laringe, che influisce in
modo determinante sul modo in cui
respiriamo, deglutiamo e comunichiamo.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Negli animali, la laringe si trova nella parte
alta del collo: questo le consente di
chiudere il rinofaringe e di sovrapporsi al
palato molle con l’epiglottide. Grazie al
citato meccanismo, gli animali sono in
grado di respirare e deglutire
contemporaneamente, ma la gamma di
suoni che possono produrre è
estremamente ridotta.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Per i neonati e i bambini fino a 18-24 mesi,
le analogie con l’apparato respiratorio
degli altri mammiferi sono sorprendenti.
Dal secondo anno di vita circa, la laringe
inizia a scendere e il modo in cui il
bambino respira, deglutisce e produce
suoni cambia completamente.
6
23/02/17
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Ecco allora che nell’uomo adulto la laringe
viene a trovarsi più in basso rispetto a
quanto avviene negli altri mammiferi.
L’epiglottide, a questo punto, non può più
arrivare a chiudere la parte posteriore
della cavità nasale e i canali: digerente e
respiratorio non sono più separati.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Per questo motivo, tale cambiamento
poteva non essere vantaggioso per la
specie: a ogni boccone l’uomo rischiava di
soffocare. Ma lo spazio che la laringe lascia
alla faringe sopra le corde vocali è più
ampio e fa di quest’ultima un ottimo
strumento di modulazione dei suoni che la
faringe emette.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Ecco perché siamo in grado di produrre
suoni complessi e articolati che chiamiamo
linguaggio.
+
Dagli studi dei fossili si è giunti a ritenere
che, probabilmente, il primo a subire un
abbassamento della laringe sia stato Homo
Erectus, anche se la sua conformazione
anatomica non era paragonabile a quella
dell’uomo contemporaneo. Per questo
dobbiamo aspettare che Homo Sapiens
faccia il loro ingresso nel mondo (Laitman,
1993; 1985).
+
3. Quando e come si è evoluto il
linguaggio?
Nello studio sulle origini del
linguaggio c’è una certa concordanza
tra gli studiosi nello stabilire il
terminus ante quem rispetto al suo uso
da parte di Homo Sapiens.
7
23/02/17
+
3. Quando e come si è evoluto il
linguaggio?
+
Gli aborigeni australiani emigrarono
dall’Asia verso l’Australia circa
40-60.000 anni fa e sono vissuti isolati
da quel momento fino ai nostri giorni.
+
3. Quando e come si è evoluto il
linguaggio?
Questa popolazione possiede una propria
lingua, quindi, possiamo dedurre che
intorno ai 40-60.000 anni fa il linguaggio
fosse già sviluppato. Più complesso invece
è definire da quando l’essere umano ha
iniziato a utilizzare il linguaggio, ovvero il
terminus post quem (Anolli, 2006).
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Come attesta Facchini (2008; 2006),
probabilmente solo con la forma moderna
di Homo sapiens sapiens si può parlare di
linguaggio vero e proprio nell’uomo
perché l’apparato fonatorio a questo stadio
dell’evoluzione ha assunto la
configurazione più moderna e si è
verificata la concomitanza di tre condizioni.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Come si è già osservato attraverso
l’analisi dell’apparato respiratorio
umano, le prime modifiche si
verificano al tempo di Homo erectus,
ma non sono tali da consentire una
comunicazione basata sul linguaggio
vero e proprio.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
La prima riguarda lo sviluppo delle
strutture anatomiche per la fonazione, la
seconda lo sviluppo dei centri nervosi per
regolare i suoni e la terza riguarda lo
sviluppo dei centri nervosi per operare
l’integrazione fra suoni e simboli.
8
23/02/17
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Facchini mette in guardia però perché
le osservazioni da fare non sono state
sempre possibili dato che i reperti di
Homo abilis sono mancanti della base
cranica. «Il calco endocranico di Homo
abilis rivelerebbe un certo sviluppo
delle aree di Broca e di Wernicke
relative al linguaggio articolato.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Se Anolli (2006) fa risalire la presenza del
linguaggio a 150.000 anni fa, Facchini
(2006), riportando studi di Toth e Schick del
1993, mostra come una correlazione tra
sviluppo dell’area di Broca situata
nell’emisfero cerebrale sinistro e l’abilità di
costruire strumenti con la mano destra si
suppone già in Homo abilis e Homo erectus.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Prima di ogni teoria, si può affermare
che una qualche forma di linguaggio
sia antica quanto l’uomo (Facchini,
2008).
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
La prima, deputata ai muscoli
necessari alla fonazione, la seconda
alla comprensione dei suoni e delle
parole. Con ciò non si può dimostrare
che Homo abilis parlasse, ma si può
ritenere che avesse le basi
neurologiche del linguaggio (secondo
Tobias)» (Facchini, 2006, p. 146).
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Ma com’è nato il linguaggio? I tentativi
di rispondere a questo interrogativo
hanno determinato lo sviluppo di
diverse teorie che vengono qui
presentate in sintesi.
+ I cambiamenti dell’apparato vocale
Un linguaggio senz’altro
semplicissimo, fatto di fonemi e
accompagnato da gesti, ma
comunicativo per il significato con
valore simbolico che avevano i suoni e
i gesti. Un significato con forza
propulsiva per trasmettere cultura e
progredire.
9
23/02/17
+ Teoria della discontinuità
Secondo Chomsky (1988) l’essere umano è dotato
di una specializzazione cognitiva detta
grammatica universale (GU). È grazie a questo
“dispositivo” che il bambino sarebbe in grado di
apprendere la lingua in maniera efficace. La GU
sarebbe distinta dal resto delle abilità cognitive e
sarebbe codificata nei geni che attendono alla
formazione della struttura nervosa del nostro
cervello.
+ Ipotesi del protolinguaggio
Bickerton (Bickerton, 2009; Bickerton Calvin, 2000) propone la teoria del
protolinguaggio, in cui tenta di mettere
d’accordo la visione chomskiana con quella
darwiniana. Bickerton risponde: esiste
nell’uomo una predisposizione
biologicamente determinata che fornisce a
una lingua la sua forma e la sua struttura.
+ Ipotesi del protolinguaggio
A un certo punto, nel periodo dei Sapiens, grazie a
una mutazione genetica, si sarebbero determinate
una riorganizzazione del cervello, una nuova
conformazione dell’apparato fonatorio e la
sintassi. Quindi, la capacità di articolare il
linguaggio sarebbe comparsa improvvisamente e
avrebbe determinato tutta la riorganizzazione
cerebrale.
+ Teoria della discontinuità
Per spiegare il linguaggio dobbiamo
andare a cercare nella fisiologia e
nella chimica dell’organismo umano e
non spaziare in possibili evoluzioni da
sistemi di comunicazione precedenti.
+ Ipotesi del protolinguaggio
Le forme primitive di linguaggio possedute da
Homo erectus sarebbero consistite in poche
parole comprensibili solo grazie al contesto di
riferimento, in cui non si poteva rintracciare
un’organizzazione grammaticale vera e
propria.
+ Ipotesi del protolinguaggio
Bickerton, quindi, aderirebbe a quella che è nota
come teoria del grande salto in avanti. Questa
ipotesi è stata oggetto di numerose osservazioni:
sembra poco convincente che il protolinguaggio
sia rimasto sostanzialmente invariato e fisso per
lungo tempo per poi progredire tutto insieme in
seguito a una mutazione genica.
10
23/02/17
+ Il linguaggio come istinto
Anche Pinker (1994) tenta di conciliare
le teorie di Darwin con la visione di
Chomsky. Il linguaggio è visto come
un istinto piuttosto che come un
prodotto culturale.
+ Il linguaggio come istinto
A questo va aggiunto che rendere il
linguaggio un istinto lo impoverisce di quella
componente relazionale che è, invece,
determinate affinché si impari a parlare
correttamente.
+ Teoria della continuità
Tutto avrebbe avuto inizio, quindi, da singoli
simboli che avrebbero determinato la capacità di
saper condividere dei significati all’interno del
clan. A questo si sarebbe unita la
convenzionalizzazione delle vocalizzazioni: si
sarebbe determinato, quindi, un sistema, un
codice di riferimento fonologico tramite il quale i
membri del clan potevano comunicare.
+ Il linguaggio come istinto
Seppur affascinante, questa teoria ha sollevato
alcune critiche soprattutto per l’introduzione
del termine “istinto”. Le ricerche neurologiche
e neurofisiologiche hanno da tempo messo in
luce come per il linguaggio non esista una
sede unica e come esso, sia riconducibile,
piuttosto, a differenti aree cerebrali.
+ Teoria della continuità
Jackendoff (2002) ritiene che nella formazione del
linguaggio vi sia una continuità evolutiva: il
linguaggio sarebbe articolato in sottosistemi che
si sono evoluti progressivamente e in maniera
parallela riuscendo a raggiungere livelli di
efficienza più elevati.
+ Teoria della continuità
Da questo sistema fonologico si sarebbero
originate combinazioni di suoni da cui si poteva
formare un numero di parole pressoché illimitato.
11
23/02/17
+ Il “grooming” e il pettegolezzo
Dunbar (20005) propone un’origine del
linguaggio che ha natura sociale e che avrebbe
svolto la stessa funzione che all’interno del
gruppo dei primati svolge il grooming.
Quest’ultimo consiste nelle operazioni di pulizia
che i membri del gruppo si fanno a vicenda: ben
il 20% della loro giornata è dedicata a questi
gesti!
+ Il “grooming” e il pettegolezzo
Lo sviluppo del cervello umano, infatti, sembra
essere conseguente alla necessità di elaborare
scambi sociali, piuttosto che attendere alle
informazioni fisiche; esisterebbe, quindi, una
correlazione tra il numero d’individui che fanno
parte del gruppo e la crescita neocorticale.
+ Linguaggio e cultura
La capacità di verbalizzare è stata fondamentale
per costruire mappe territoriali e temporali che
hanno influito sul successo del gruppo. Questa
comunicazione simbolica ha, probabilmente,
modificato l’architettura dei sistemi cerebrali i
quali, a loro volta, hanno consentito un’ulteriore
evoluzione del sistema linguistico.
+ Il “grooming” e il pettegolezzo
Queste operazioni non hanno importanza solo ai
fini dell’igiene, bensì sono indispensabili per
rinsaldare i legami sociali, sentire la vicinanza e
per favorire la cooperazione nel gruppo. Il
linguaggio, allora, sarebbe un’evoluzione del
grooming.
+ La teoria motoria
Secondo questa teoria, proposta per la prima
volta da Étienne Bonnot de Condillac (1746) il
linguaggio si sarebbe evoluto a partire dalla
gestualità e dalla mimica con cui gli Ominidi
comunicavano tra di loro: venivano utilizzati segni
convenzionali che prendevano forma iconica o
spaziale.
+ Linguaggio e cultura
Il linguaggio, infatti, essendo un sistema di
riferimento «in absentia» (Mithen, 2002, p. 19)
permetteva una comunicazione che non era solo
referenziale – cioè legata alla presenza
dell’oggetto – ma di tipo astratto o simbolico.
Grazie al linguaggio, la comunicazione supera i
limiti del tempo e dello spazio e le conoscenze
possono essere tramandate all’infinito.
12
23/02/17
+ Linguaggio e cultura
Con la comparsa del linguaggio simbolico viene
anche “inventata” la cultura. Come si esprime
Facchini (2008; 2006): sia lo sviluppo della
tecnologia che lo sviluppo della vita sociale, così
come la trasmissione della cultura, sono stati
possibili grazie al linguaggio articolato e alla
comunicazione simbolica. Caratteristiche della
cultura sono la progettualità e il simbolismo.
+ Linguaggio e cultura
La lentezza che ha caratterizzato la cultura per
alcune centinaia di migliaia di anni si è
trasformata poi in rapida corsa negli ultimi
40.000 anni. Corsa costellata da innovazioni
sorprendenti (Facchini, 2008).
+ Linguaggio e cultura
Così tutte le caratteristiche che hanno connotato e
connotano ogni più piccolo gruppo sociale sono
nate con la fabbricazione di strumenti per
spezzare, tagliare, incidere, scuoiare e scavare.
+ Linguaggio e cultura
Dal verbo “colere”, coltivare, la cultura
esprime, nella concezione antropologica, quel
ricco insieme di sapere, arte, morale, diritto,
costume che caratterizzano l’uomo in quanto
membro di una società. E nella concezione
paleoantropologica?
+ Linguaggio e cultura
Ciò che colpisce, a questo proposito, è la capacità
innovativa nella fabbricazione di strumenti; c’è
creazione e innovazione, perciò riflessione sulla
propria azione. Il progresso nella fabbricazione
sistematica di utensili è tipico dell’uomo. E tutta la
straripante produzione culturale che l’umanità ha
conosciuto e continua a conoscere, inizia da qui. Il
bouquet fatto di composizioni musicali, creazioni
pittoriche, espressioni poetiche e coreografiche
inizia dagli umili choppers.
+ Una valutazione
Corballis, oltre a rivendicare la natura
protolinguistica della mimesis, trova una conferma
empirica nella scoperta dei neuroni-specchio,
precisamente nella scoperta dell’omologia
funzionale tra l’area F5 del cervello in cui risiede
il sistema mirror dei macachi e l’area di Broca.
13
23/02/17
+ Una valutazione
Per Corballis (2010) l’area 44 di Brodman,
peraltro scoperta all’inizio del secolo scorso, oltre
a essere coinvolta nella produzione linguistica, è
coinvolta pure in funzioni motorie complesse
come l’articolazione della mano e
l’apprendimento senso-motorio. Così la
concezione gestuale del linguaggio avvalora i
costituenti più semplici della cognizione umana.
+ Una valutazione
Questa conferma è un punto d’arrivo, per Ferretti
(2010), nella considerazione dell’origine del
linguaggio. Ma già Facchini (2006, pp. 146-147),
basandosi su autori di spicco degli anni Settanta,
affermava che Homo habilis e Homo erectus,
utilizzando tecnologie via via più complesse per
la lavorazione di manufatti, necessitavano di
comunicazione verbale per la trasmissione delle
stesse.
+ Una valutazione
Nello scorrere dei millenni, il linguaggio si è
declinato nella variopinta molteplicità delle
lingue rendendo ragione della straordinaria
adattabilità dell’uomo al suo ambiente, oltre che
della sua creatività.
+ Una valutazione
Questa conferma è un punto d’arrivo, per Ferretti
(2010), nella considerazione dell’origine del
linguaggio. Ma già Facchini (2006, pp. 146-147),
basandosi su autori di spicco degli anni Settanta,
affermava che Homo habilis e Homo erectus,
utilizzando tecnologie via via più complesse per
la lavorazione di manufatti, necessitavano di
comunicazione verbale per la trasmissione delle
stesse.
+ Una valutazione
Allora, quale Homo ha iniziato a usare il
linguaggio? Secondo Facchini (2008, p. 67) «vi
sono anche evidenze archeologiche indirette sul
linguaggio umano, costituite dalle industrie litiche
e dalla documentazione sulla vita sociale. Lo
sviluppo tecnologico e le forme di organizzazione
sociale che si hanno a partire da Homo abilis si
accordano con una forma di comunicazione e di
trasmissione attraverso il linguaggio e non solo
con l’imitazione».
+ Una valutazione
Una volta portato a perfezione da Sapiens sapiens,
il linguaggio è diventato il ponte indispensabile
per raggiungere l’Altro. E da allora si è declinato
in miliardi di “testi” parlati, scritti e multimediali.
La sofisticatezza delle clausole di un contratto, la
precisione di una dimostrazione geometrica, la
sistematicità di un’argomentazione filosofica
utilizzano il linguaggio.
14
23/02/17
+ Una valutazione
Così come i milioni di lettere d’amore, di discorsi,
di poesie e di preghiere. «L’uomo non è che una
canna pensante, la più debole della natura, ma
una canna pensante» (Pascal, Pensiero n° 347).
Pensiamo e siamo coscienti di pensare e con noi
la materia tutta si fa pensante. Qualcuno avrà
previsto questo nostro punto d’arrivo e avrà agito
perché diventasse realtà? Dietro a quest’apoteosi
dell’evoluzione – l’umanità tutta – c’è un Disegno
Intelligente?
+ Una valutazione
Sarebbe meglio parlare di una causalità esterna
che agisce attraverso le cause seconde, i fattori
della natura. Non si possono mettere in alternativa
evoluzione e creazione, ma visione di un mondo in
evoluzione, dipendente da un Dio creatore pieno
d’amore per l’uomo e visione di un mondo che si
crea e si trasforma da sé, così, per fatti puramente
casuali. Il discorso meriterebbe uno spazio
maggiore e un tempo prolungato. Si rimanda il
lettore ad altri contesti (Facchini, 2008).
+ Una valutazione
Come afferma Martínez (2008, p. 147), «Anche i
grandi creatori del neodarwinismo, come
Theodosius Dobzhanski o Francisco Ayala,
mettono in evidenza questo paradosso: anche se
l’uomo si dà in una continuità biologica con il
resto delle specie animali, esso manifesta dal
punto di vista culturale un comportamento che
non è più “meramente biologico”. Il volume è
un’eccellente presentazione dell’esplosione della
vita sulla Terra, circa 570 milioni di anni fa.
+ Una valutazione
A questo proposito, Facchini (2009) afferma che
non si devono mescolare indebitamente i piani
della scienza e della fede come si sostiene con la
teoria dell’Intelligent Design. Difatti, non è
possibile operare una «estrapolazione di un
modello empirico di lettura della storia della vita
sulla terra a una visione filosofica della realtà, in
cui si va oltre gli aspetti scientifici» Facchini
(2008, p. 96).
+ Una valutazione
Nella volontà di chiudere con la formulazione di
una considerazione antropologica, va detto che
tra le specie precedenti e il Sapiens sapiens c’è
una differenza, sostanzialmente di carattere
qualitativo e non meramente quantitativo,
differenza che – dal punto di vista filosofico –
richiede una causa proporzionata che non può
essere identificata esclusivamente nelle
potenzialità della materia stessa, sia pure
neurobiologica.
+ Una valutazione
Cfr. Mauro Mantovani, Discipline in dialogo. Un
esercizio di “razionalità allargata”, in Mantovani M.
- M. Amerise (a cura di), Fede, Cultura e Scienza.
Discipline in dialogo, Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 2008, pp. 29-79.
15
23/02/17
+
4. La comunicazione del patrimonio
culturale dell’umanità
Impossibile raccogliere e illustrare in modo
esaustivo le migliaia di produzioni culturali
che fanno parte di quello che comunemente
viene raggruppato nell’insieme infinito dello
scibile umano.
+ Dalla protocultura alla rivoluzione
+
+
4. La comunicazione del patrimonio
culturale dell’umanità
Ci si limita qui a ripercorrere le tre rivoluzioni
che hanno segnato la storia della trasmissione
della cultura: la rivoluzione della scrittura,
della stampa ed elettrica-elettronica. In questo
modo si privilegiano gli aspetti più vicini
all’ambito della comunicazione e del
linguaggio.
+ Dalla protocultura alla rivoluzione
chirografica
chirografica
Prime forme di produzione culturale le
ritroviamo già in Homo habilis. Circa due
milioni e mezzo di anni fa, si serviva di utensili
– i choppers – fatti di litio e ricavati dalla
lavorazione di una delle facce della pietra
(industria litica olduvaiana).
Essi erano utilizzati per poter operare più
agevolmente all’interno dell’ambiente: tali
manufatti erano taglienti e servivano per
squarciare, forare, rompere e raschiare.
+ Dalla protocultura alla rivoluzione
chirografica
Questi utensili furono prodotti per circa un
milione di anni, fino a che non si giunse alla
lavorazione su entrambe le facce della pietra che
si riscontra nei manufatti con la forma ad
“amigdala” (industria litica acheuleana).
16
23/02/17
+
+ Dalla protocultura alla rivoluzione
chirografica
Ancora, tra i 50.000 e i 250.000 anni fa compaiono
raschiatoi, punteruoli, lance per la caccia
(industria musteriana), mentre tra i 20.000 e i
50.000 anni fa vengono prodotte spatole, aghi,
scavatori, lamette, anche di altri materiali come
l’avorio (industria aurignaziana).
+
+ Dalla protocultura alla rivoluzione
chirografica
Dobbiamo attendere la comparsa di Homo
sapiens per avere cambiamenti sostanziali
nella produzione culturale. Le prime forme di
comunicazione e di espressione “artistica”,
quindi scevre da un’utilità pratica, si
riscontrano nell’arte parietale e in quella
mobiliare.
+ Dalla protocultura alla rivoluzione
+ Dalla protocultura alla rivoluzione
chirografica
chirografica
La prima si riferisce a quei disegni che
vengono realizzati prima sui massi e poi con
dei graffiti sulle pareti delle grotte e che
rappresentano mammiferi come i bisonti e i
cavalli.
Uno degli esempi più stupefacenti è quello
delle pitture preistoriche della grotta di
Altamira, nella Spagna settentrionale.
Risalgono al Paleolitico superiore
(10.000-15.000 a.C.) e rappresentano figure di
animali e oggetti stilizzati.
17
23/02/17
+ Dalla protocultura alla rivoluzione
+
chirografica
I più antichi dipinti sembrano essere stati
scoperti nella grotta di Fumane, vicino Verona,
e risalgono a un periodo che va tra i 32.000 e i
36.500 anni fa (Balter, 2000).
+
+ Dalla protocultura alla rivoluzione
chirografica
L’arte mobiliare, invece, si caratterizza per la
creazione di piccole statue, le cosiddette
“Veneri”, legate al culto della fecondità. Tra
queste spicca quella di Willendorf,
probabilmente realizzata fra il 19.000 e il 23.000
a.C. Da semplici segni sui muri, tali disegni
potrebbero essere diventati pittogrammi, ovvero
forme espressive standardizzate (Corballis, 2002).
+
+ La rivoluzione tipografica
È nel 1440 che la stampa diventa uno strumento
più economico per gli europei, grazie alla tecnica
dei caratteri mobili introdotta dal tedesco
Johannes Gutenberg.
18
23/02/17
+ La rivoluzione tipografica
+ La rivoluzione tipografica
La stampa rivoluziona la comunicazione poiché
rende il messaggio riproducibile in grandi
quantità: il pubblico che ne può usufruire diventa
sempre più vasto. Con l’avvento della parola
stampata si passa alla produzione di mezzi quali i
libri e i periodici, che sono così messi alla portata
di tutti, anche se l’interazione comunicativa
rimane sempre univoca.
+ La rivoluzione elettrica e i mezzi di
+
Da quando un messaggio può essere trasmesso a
più destinatari contemporaneamente si entra
nell’era dei mass media o mezzi di comunicazione
di massa.
+ La rivoluzione elettrica e i mezzi di
comunicazione di massa
comunicazione di massa
La locuzione mass media deriva dal latino,
dove media è da intendersi come il plurale di
medium, ma il suo significato non ha nulla a
che vedere con l’origine del vocabolo.
Le due parole definiscono, infatti, i “mezzi di
comunicazione di massa”, laddove nella voce
latina alla parola medium non appare nessuna
accezione corrispondente a “mezzo,
strumento”. Questo accade perché pur
derivando dal latino, la parola è da intendersi
con il valore attribuitole dalla lingua che l’ha
coniata, ovvero quella anglosassone (Bracchi,
2002, pp. 716-718).
+
5. Dal linguaggio e dalla cultura
alle lingue
Se è vero che la produzione scritta ha determinato
un grande cambiamento all’interno della
comunicazione umana e della trasmissione della
cultura, è anche vero che la prima forma
d’interazione linguistica, l’oralità, non è mai stata
abbandonata. Anzi, dalle prime forme di
linguaggio dei Sapiens, il linguaggio ha assunto
sfumature differenti e si è declinato in tanti idiomi
diversi. Com’è avvenuta questa evoluzione?
19
23/02/17
+
5. Dal linguaggio e dalla cultura
alle lingue
Grazie alle ripetute migrazioni che l’uomo ha
vissuto in luoghi e tempi della sua storia.
L’espansione umana potrebbe aver seguito
due percorsi differenti: da un lato potrebbero
esserci state frequenti migrazioni; dall’altro,
individui provenienti dall’Africa potrebbero
essersi incrociati con altri gruppi stanziati in
regioni adiacenti.
+
5. Dal linguaggio e dalla cultura
alle lingue
Questa seconda ipotesi, definita dell’ondata di
diffusione (diffusion wave hypothesis)
sembrerebbe in linea con i dati emersi da uno
studio sui resti di uomo anatomicamente
moderno: la distanza genetica sembrerebbe
correlata a quella percorsa in termini di
chilometri nei brevi tragitti sulla terraferma che
sono stati effettuati dai nostri primi antenati
(Wood, 2005).
+ Per terra e per mare
Intorno ai 55.000-60.000 anni fa dovrebbe
essere avvenuta una delle prime migrazioni
dall’Africa: sono stati ritrovati reperti risalenti
a quest’epoca in Cina, Nuova Guinea e
Australia.
+
5. Dal linguaggio e dalla cultura
alle lingue
A loro volta, questi ultimi potrebbero essersi
mescolati con popolazioni un po’ più distanti
dal continente africano.
+ Per terra e per mare
Dopo essersi affermato in Africa, Homo
sapiens sapiens inizia a colonizzare la Terra
tutta, spostandosi attorno alle coste, ma
approfittando anche dell’aumento delle terre
emerse a causa delle glaciazioni.
+ Per terra e per mare
Verso i 35.000-40.000 anni fa inizia ad essere
popolata l’Europa, probabilmente a partire da
oriente. Più tardi vengono colonizzate le zone
fredde dell’Asia, e tra i 15.000 e i 35.000 anni fa
deve essere avvenuta, proprio da questa parte del
mondo, la migrazione verso le Americhe.
20
23/02/17
+ Per terra e per mare
+ Per terra e per mare
Insieme alla diversificazione dei caratteri esterni,
che si sono “adattati” ai vari ambienti colonizzati,
si assiste alla maturazione di lingue diverse. Luca
e Francesco Cavalli-Sforza e chi, con Paolo
Menozzi e Alberto Piazza (Cavalli-Sforza - CavalliSforza, 1995) ha ipotizzato una relazione tra
genetica e linguistica, ha sovrapposto le famiglie
linguistiche con l’albero genetico delle
popolazioni del mondo, riscontrando una
straordinaria corrispondenza di dati.
+ Per terra e per mare
Naturalmente, la storia successiva delle
popolazioni ha giocato un ruolo fondamentale
nella caratterizzazione di determinate
popolazioni creando anche dissonanze tra
patrimonio genetico e linguistico.
+
È il caso degli etiopi che hanno un patrimonio
genetico per il 60% africano e per il 40% di
origine caucasoide e che, dal punto di vista
linguistico, sono riconducibili agli Arabi,
poiché le loro lingue fanno parte della
famiglia afroasiatica (Cavalli-Sforza - CavalliSforza, 1995).
+
+
21
23/02/17
+ Lingue del mondo e lingue nel mondo
6.909. Questo il numero di lingue parlate nel
mondo secondo quanto stabilito nella sedicesima
edizione del catalogo Ethnologue (Lewis, 2009).
Alcune abbracciano grandi fette della
popolazione mondiale, altre sono tramandate da
pochissimi parlanti e rischiano di scomparire.
Inoltre proprio perché la cultura ha, di rado,
confini precisi, spesso le lingue si sono mescolate
e hanno dato vita a idiomi nuovi, particolari,
magari parlati solo in piccoli spicchi di terra.
+ Lingue del mondo e lingue nel mondo
Ricostruire l’albero genealogico delle lingue non
è compito semplice, anche perché difficile,
utilizzando il metodo della glottocronologia – che
permette di datare, anche se in modo
approssimativo e con margini di errore, le lingue,
nonché di ripercorrere i passi che hanno portato
a separazioni e distinzioni – raggiungere
parentele che siano precedenti ai 6.000 anni fa.
+ Lingue del mondo e lingue nel mondo
Tale classificazione è stata proposta
separatamente da Greenberg e da alcuni studiosi
russi (citati in Cavalli-Sforza - Cavalli-Sforza,
1995), con alcune differenze nelle famiglie di
lingue inserite all’interno della superfamiglia.
Resta da chiedersi se sia possibile risalire a
un’unica lingua comune, ancestrale.
+ Lingue del mondo e lingue nel mondo
Va sottolineato che i modi di classificare una
lingua sono molteplici. Tra i più significativi dal
punto di vista scientifico troviamo i seguenti,
elencati da Gobber e Morani (2010):
Per approfondimenti sul profilo linguistico
dell’Italia si può consultare la pagina web di
Ethnologue (2009) all’indirizzo:
http://www.ethnologue.com/show_language.asp?
code=ita.
+ Lingue del mondo e lingue nel mondo
Andando indietro nel tempo, infatti, le parole
comuni rintracciabili sono ridotte al 10% e
l’errore statistico diventa troppo grande.
Avvalendosi di approcci differenti si possono
però raggiungere epoche precedenti e si può
valutare la possibilità di riunire alcune grandi
famiglie di lingue in una “superfamiglia”, quella
“Eurasiatica”, ad esempio, che per i russi prende
il nome di “Nostratico”.
+ Lingue del mondo e lingue nel mondo
È di nuovo Greenberg (1966), sulla scia di altri
pionieri come Trombetti (1905) a dare il via alle
danze, risalendo a una matrice che sembra
riscontrabile in tutte le lingue: tik. Bengtson e
Ruhlen (1994) forniscono un elenco dettagliato
delle possibili etimologie comuni tra le lingue.
22
23/02/17
+ Lingue in movimento
Accanto a fattori che accomunano le lingue ce ne
sono molti che le rendono peculiari. Tali
distinzioni non si registrano solo tra una lingua e
l’altra, ma di frequente all’interno della stessa
lingua dove si possono distinguere delle varietà
che vengono enucleate a partire dalla
sistematizzazione proposta da Gobber e Morani
(2010).
+ Lingue in movimento
È il caso dello spagnolo e dell’inglese che,
durante i periodi di colonizzazione di terre
lontane dall’Europa, hanno “contaminato” le
lingue locali, oppure si sono lentamente
imposte come lingue ufficiali.
+ Lingue in movimento
Sempre più espressioni lessicali della lingua
inglese sono entrate a far parte del nostro
vocabolario: personal computer, week-end,
cocktail sono solo alcuni esempi (Severgnini,
2010; Crystal, 2000).
+ Lingue in movimento
Lingue che si mescolano, che si differenziano, che
rivendicano un’identità culturale propria, come il
caso delle lingue friulana e sarda che, in seguito
alla legge n. 482 del 1999 sono state considerate
realtà linguistiche da tutelare e da insegnare nelle
scuole, accanto all’italiano. Interessante poi notare
come la diffusione di alcune lingue abbia
superato i confini geografici in cui si erano
originariamente formate.
+ Lingue in movimento
Più attuale, invece, la diffusione della lingua
inglese come strumento “universale” per
dialogare: non solo la sua conoscenza è
richiesta sui luoghi di lavoro, ma essa si è
introdotta anche all’interno delle nostre
abitazioni attraverso le nuove tecnologie che
parlano inglese.
+ Lingue in estinzione
Come evidenzia Crystal (2000) ci sono tre fasi
nella “morte” di una lingua: la prima prevede un
momento in cui una lingua s’impone su un’altra.
Può trattarsi di un processo dall’alto verso il basso
o processo d’imposizione di una lingua sull’altra,
o, al contrario, possono essere le esigenze sociali
a imporsi per decisione di una minoranza
linguistica o semplicemente per ragioni di moda.
23
23/02/17
+ Lingue artificiali e immaginarie e linguaggi
+ Lingue artificiali e immaginarie e linguaggi
di programmazione
di programmazione
Da una parte la creatività umana, dall’altra
impellenti esigenze di comunicazione hanno
avviato la produzione di lingue artificiali o
immaginarie scritte e parlate o solo parlate
(Albani - Buonarroti, 1994).
La sigla LAI, che sta per Lingue Ausiliarie
Internazionali, raggruppa un buon numero di
lingue tra le quali la più conosciuta è l’Esperanto,
sviluppata tra il 1872 e il 1887 da Ludwik Lejzer
Zamenhof. Questa Lingvo Internacia è stata creata
con lo scopo di far dialogare fra loro i diversi
popoli per creare pace e comprensione.
+ Lingue artificiali e immaginarie e linguaggi
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
di programmazione
futuro della didattica delle lingue altre
L’Esperanto ha voluto appartenere e continua a
voler appartenere all’umanità e non a un popolo
(Macrì, 2010). L’Esperanto ha conosciuto un
progetto di riforma nel 1937, per opera di René
de Saussure.
Come spendere quanto illustrato fin qui nella
quotidianità dell’insegnare e acquisire lingue
altre? Bisogna davvero tornare indietro agli albori
della storia dell’uomo e all’origine del linguaggio
per insegnare una lingua altra? È necessario
conoscere in che modo si è evoluta la cultura e
capire come siamo passati dal colore del
linguaggio alla tavolozza di lingue oggi a nostra
disposizione?
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Non è solo importante. È fondamentale. Sapere
come si sono sviluppate le nostre abilità
linguistiche permette di utilizzare mezzi e
tecniche più efficaci ai fini
dell’apprendimento, come ad esempio l’uso
della gestualità, della mimica e della
manualità.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Quanto detto sul rapporto tra gesto e
linguaggio suggerisce alcune condotte
fondamentali per la didattica.
24
23/02/17
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Partire dall’azione, dalla manipolazione, dalla
concretezza di una comunicazione che si basa
anche sui gesti permette di facilitare
l’acquisizione di una lingua altra. Lo fanno
generalmente i genitori che stimolano le prime
parole del bambino indicando gli oggetti,
facendo movimenti o sottolineando con un gesto.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Questo ci è stato anticipato dall’excursus
sull’origine del linguaggio che ha visto nel gesto
il precursore della parola. Le ricerche nel campo
delle neuroscienze, che saranno esposte nel
capitolo terzo, sembrano andare nella stessa
direzione. Il gesto diventa un potente alleato per
comprendere meglio il modo di esprimersi
linguisticamente.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
La cultura, complesso di beni o di valori che altri
prima di noi hanno accumulato e trasmesso e che
noi, con un tocco in più, trasmettiamo ad altri
dopo di noi, è caratterizzata dal tempo storico e
dallo spazio geografico. È viva, malleabile e
dinamica: avvengono cambiamenti al suo interno
e fra culture.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Se viene naturale e spontaneo nell’acquisizione
della prima lingua, potrebbe essere un passaggio
essenziale anche nell’apprendimento di una
lingua altra. Più i mezzi che utilizziamo sono vicini
a ciò che naturalmente fa un bambino che impara
la propria lingua materna e più la trasmissione di
un altro patrimonio linguistico potrebbe essere
efficace.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Soprattutto perché nel passaggio dall’azione al
linguaggio sono state rese possibili alcune
conquiste che hanno determinato numerosi
cambiamenti nella vita dell’umanità.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Anche la comprensione etnica avviene grazie
all’apprendimento delle lingue Dalla ricerca
empirica emerge che l’acquisizione di un codice
linguistico differente sembra essere un mezzo
capace di ridurre i vincoli culturali e preparare la
strada per una comprensione reciproca. Com’è il
rapporto tra lingua e cultura?
25
23/02/17
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
È stretto e nasce dal fatto che la lingua fa parte
di un sistema culturale. Lo straordinario mezzo
di trasmissione del pensare, del sentire e
dell’agire che è il linguaggio è strettamente
legato ai modelli culturali e sociali di
comportamento.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Le differenze nel preparare i cibi indicano
maniere diverse di vedere il mondo e
particolari stili di vita. Sono “testi” culturali
ricchissimi.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
L’apprendimento di una lingua diversa dalla
lingua madre è l’occasione per scoprire
un’altra maniera di sentire, percepire e
comprendere. Pensare e sentire in una lingua
altra significa aderire completamente a un
altro sistema semantico. Ne usciamo arricchiti.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Di conseguenza, il contatto tra le lingue
produce il contatto tra le culture. La lingua si
rapporta con la cultura del popolo che la
parla, è la chiave di accesso alla comprensione
della cultura e, viceversa, la cultura spiega
molte strutture della lingua.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Lingua e cultura sono due entità così
interrelate e interdipendenti da non potersi
scomporre. Se attraverso la lingua passano i
valori della comunità che la parla, la lingua è
la concretizzazione della società che
rappresenta.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Accostare bambini, ragazzi e giovani a più
lingue, e perciò a più culture, significa
immergerli in contesti vivi, intrisi dei
comportamenti socio-affettivi specifici di altri
universi culturali intessuti con le lingue
apprese.
26
23/02/17
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
Non serve un semplice condizionamento
verbale e cognitivo, è indispensabile
un’immedesimazione empatica, un legame
vitale tra lingua e cultura.
+ Un ritorno alle origini che si proietta nel
futuro della didattica delle lingue altre
La strada verso la piena umanizzazione passa
per la com-prensione – che diventa passione –
per l’Altro nella sua cultura e nella sua lingua.
Si potrebbe levare allora un coro di sei
miliardi di voci che cantano insieme: “And I
think to myself: what a wonderful world”?
Chissà.
27