Scuola Dottorale in Sociologia Università di Trento Indirizzo Sociologia e Ricerca Sociale XXV° ciclo Progetto di Ricerca Dottoranda: Federica Duca Tutor: Prof. Giuseppe Sciortino Dentro e fuori: conseguenze sociali della Gated Community Trento, 20 Ottobre 2010 1 I.Introduzione L’obiettivo di questa ricerca è quello di esaminare il rapporto tra i processi sociali e le forme spaziali nella città contemporanea. L’attenzione sarà rivolta ad una particolare categoria sociologica, fondamentale nello studio di fenomeni urbani, la comunità, o la vita di collettiva in un determinato quartiere. Ci si chiederà come questa cambi e venga riprodotta nei contesti urbani. La città è qui presa in considerazione come un luogo aperto, non fisso, in continuo cambiamento, campo di attività politiche e di potere. Nell’ambito delle trasformazioni urbane, si andrà ad analizzare una specifica scelta abitativa, quella delle Gated Communities (d’ora in poi GC). Nel particolare verranno studiate le conseguenze sociali del vivere in queste aree. Quindi, si andranno a vedere i cambiamenti che la scelta di risiedere nelle GC apportano alla vita delle famiglie e dei singoli individui. Si cerca in altre parole di comprendere l’impatto sociale di una forma organizzativa residenziale sulla vita degli attori sociali. Questi interrogativi di ricerca verranno trattati prendendo in considerazione il caso del Sudafrica, un paese in trasformazione che vede nella proliferazione di GC un importante elemento di riassesto geografico e un nuovo panorama urbano. Il fenomeno verrà investigato nella città di Johannesburg attraverso lo studio di due quartieri simili dal punto di vista socioeconomico organizzato in GC e l’altro senza no. La ricerca sarà svolta seguendo il metodo dell’indagine etnografica. Qui di seguito l’inquadramento teorico e le fasi della ricerca proposta. II. Rassegna della letteratura La relazione tra i processi sociali e le forme spaziali può essere affrontata a partire dallo studio della divisione spaziale all’interno della città (confini all’interno della città e studi sulla segregazione residenziale) e dallo studio dell’identità dei gruppi che si formano e si posizionano all’interno dello spazio urbano (rapporto comunità spazio). Con il fine di individuare come cambia la socialità e l’identità degli individui quando il contesto spaziale e sociale all’interno del quale sono inseriti muta prenderò in considerazione una particolare forma abitativa della città contemporanea, quella della GC. Per questo farò riferimento alla letteratura sulle GC, e nello specifico andrò a vedere come si definisce; come viene studiata; come si differenzia; le cause della proliferazione di questo modello abitativo (spiegazioni macro e spiegazioni micro); le conseguenze di questo tipo di forma residenziale sia a livello spaziale che a livello sociale. 2 II.I Studi Urbani Da un punto di vista sociale i confini possono essere analizzati facendo riferimento al rapporto spazio-comunità. I principali studi sui confini sociali e sul concetto di comunità risalgono alle tradizionali opere di Durkeim (1893), Tonnies (1887) e Weber (1922), i quali si occupano della forza dei legami sociali e degli elementi di coesione di un gruppo. Contemporaneamente a questi studiosi Simmel anticipa una sociologia dello spazio (1908), interessandosi ai processi di costruzione dei confini in termini spaziali e sociali. Lo studio del rapporto tra lo spazio e la comunità è stato introdotto, nella sociologia americana, dalla scuola di Chicago, che si interessa dell’organizzazione spaziale della vita sociale. Seguendo questo filone di studi la comunità è intesa come un gruppo (accomunato dal carattere etnico) che occupa un determinato quartiere e una determinata zona della città, per questo i primi studi della scuola di Chicago si sono concentrati sulla vita comunitaria di quartiere. Seguendo questa prospettiva il presente lavoro intende la comunità come costituita da individui che vivono nello stesso quartiere. La scuola di Chicago tratta la città come un organismo in cui le “aree naturali” sono caratterizzate da una popolazione che condivide le stesse caratteristiche sociali e culturali. Questo approccio sarà preso in considerazione in quanto propone un modello di sviluppo urbano e di successione in termini di sviluppo concentrico, non sottovalutando il ruolo del conflitto quale forza generatrice della successione e spostamento all’interno della città. In seguito alla scuola di Chicago l’analisi urbana è stata affrontata dal punto di vista urbanistico. I concetti chiave di questa interpretazione della città sono “utopia” e “suburbanizzazione”. Il primo richiama l’idea e il desiderio di pianificazione della vita comune attraverso un’ organizzazione razionale dello spazio e trova l’antecedente filosofico-teorico nel lavoro di Moore (1636) e l’antecedente urbanistico nei lavori di Le Corbusier (1956). Il secondo invece fa riferimento alla modalità di sviluppo della città, ovvero al graduale “allungamento” (sprawl), e alla nascita di nuovi sobborghi in cui si fa esperienza di uno stile di vita antiurbano concretizzato con la realizzazione della Garden City (Howard 1902). In ambito sociologico, le conseguenze sociali di questo nuovo assetto urbano sono state analizzate da Gans (1967) il quale parla della comunità e dell’identità del gruppo contrapponendo l’effetto dell’urbanizzazione (anonimità nella città e indifferenza) a quello della sub urbanizzazione (volontà di ricostruire una vita comunitaria)1. 1 La Gated Community, nata in un primo momento come soluzione residenziale tipica del sobborgo, trova le sue radici proprio sulla necessità di creare uno stile di vita distinto rispetto a quello urbano. 3 Al fine di comprendere com’è studiata e com’è concepita la città contemporanea si prenderà in considerazione l’approccio della Los Angeles School of Urbanism che, tramite una critica neo-marxista, mette in discussione i concetti fondanti della scuola di Chicago (il riferimento è ai processi di successione, al rapporto centro-periferia, e alle dinamiche di trasformazione della città). I principali esponenti di questa scuola (Henri Lefebvre, 1996; David Gordon 2001, Manuel Castells 1989, David Harvey 2008, Soja 1989) interpretano la divisione urbana come la conseguenza di riassesti economici della città. La scuola si occupa quindi delle conseguenze socio-spaziali di dinamiche economico/finanziarie, ovvero della frammentazione urbana che queste producono, provocando decentramento e lo spostamento dei bianchi nelle aree residenziali e nei sobborghi (Garreau 1991). Il riassesto economico genera gruppi eterogenei di classe, etnia, struttura della famiglia, che cerca di occupare il proprio spazio nella città mosso dalla volontà ci cercare autonomia, provocando uno spazio più specializzato e frammentato (Hise, Dear, Schockman 1996). Tuttavia questa scuola di pensiero mantiene lo schema di successione urbana di Bugers e Park (1925) in quanto buona fonte per spiegare le caratteristiche macrospaziali dell’organizzazione dello spazio. Si prenderà in considerazione lo sviluppo dello schema concentrico sviluppato da Davis (1999), lo schema “the ecology of fear” che si basa sulla divisione della città seguendo la linea della paura quale elemento fondante della distinzione spaziale e delle creazione di quartieri protetti e cintati, accentuando il processo di segregazione in una città altamente frammentata, in cui i confini spaziali sono determinati dalla presenza di uno “spazio militarizzato” e “dicotomizzato” (Davis, 2002), dove la contrapposizione è tra lo slum e la città fortezza (Caldeira, 2000). A questo proposito si parla di doppia ghettizzazione, quella subita e quella volontaria (Bauman, 2003). Un altro filone di studi che prenderò in considerazione sarà quello sulla segregazione residenziale, ovvero sulla differenziazione all’interno della città e sui suoi confini intesi come regolatori della composizione etnico-sociale delle diverse aree della città. La letteratura sulla segregazione sarà analizzata considerando le cause. Secondo la prospettiva ecologica (Massey, 1985) secondo cui si possono distinguere cause esogene (segregazione come conseguenza di un atteggiamento di rifiuto) dalle cause endogene (segregazione spaziale come espressione di forme di solidarietà, di assistenza reciproca all’interno di un gruppo e tentativo di preservazione dell’identità culturale). La scuola neo- weberiana (Parkin 1979) secondo cui le persone affini massimizzano i guadagni e le opportunità restringendo il gruppo (social closure) e producendo economie etniche spazialmente riconoscibili con enclave urbani. La teoria della scelta razionale (Coleman 1979) secondo cui la segregazione è il risultato della scelta dei diversi gruppi etnici di vivere con persone simili per etnia e classe sociale. Infine la teoria della distanza culturale (Boal 1976) secondo cui la segregazione è 4 indice del livello di conflitto all’interno della società. Particolare attenzione sarà dedicata al rapporto tra le cause istituzionali (discriminazione legata agli effetti del mercato immobiliare) e gli studi sulla volontarietà della segregazione, riferendosi all’etnicizzazione della segregazione (Silva 1998) e al rapporto tra classe, etnia e razza (Bhabha 1994). Infine la città verrà studiata facendo riferimento al concetto di confine e di differenza. Per quanto riguarda il primo il riferimento sarà agli studi che si sono occupati di comprendere come i confini vengono costruiti socialmente e a come vengono riprodotti secondo un meccanismo di espulsione, espansione e difesa dell’autonomia (Gieryn 1983), per poi passare allo studio dei Border Studies (Fregoso 1993), i quali hanno il merito di focalizzare l’attenzione su una nozione di confine non strettamente simbolica e astratta ma localizzata e fisica. Il concetto di differenza, associato all’interpretazione dei confini, sarà invece affrontato seguendo gli studi che si occupano di differenza sociale (Young 1990), differenza come costruzione sociale a scopo protettivo (Bauman 2003, Sennett 1974) e distinzione (Bourdieu 2001). Il rapporto tra le forme spaziali e processi sociali saranno trattari prendendo in considerazione un particolare caso di organizzazione delle aree urbane, tipica della città contemporanea, la GC. II.II. Il dibattito sulle Gated Communities È dagli anni novanta che all’interno degli studi urbani, inquadrato nella sfera degli studi delle trasformazioni urbane, inizia a farsi strada un nuovo ambito problematico, inerente allo studio delle GC. L’attenzione a questo fenomeno, che verrà qui di seguito descritto, si sviluppa in un primo momento negli Stati Uniti, per poi iniziare a diffondersi in tutto il globo. Affrontare il discorso sulle GC significa, in un primo momento, avviare una breve descrizione del fenomeno, partendo dalla definizione, tracciarne il percorso storico sociale, localizzarla e posizionarla all’interno delle teorie urbane contemporanee che si occupano sia dello stato locale della città che di trend urbani guidati da forze globali. Infine, in un’ottica globale, lo studio delle GC può essere preso in considerazione seguendo una prospettiva comparativa. La definizione Ad una prima rassegna letteraria sulle GC, ciò che colpisce è la vasta gamma di definizioni, mi prepongo quindi di passarle in rassegna e di concentrare le mia attenzione sulle GC di tipo residenziale intese come “Walled or fenced housing developments to which public access is restricted, often guarded using CCTV and/or security personnel, and usually characterised by legal agreements (tenancy or leasehold) which tie the residents to a common code of conduct“ (Sarah Blandy, Diane Lister, Rowland Atkinson, John Flint, 2003). Le caratteristiche secondo cui le GC vengono studiate sono: 5 1. Accesso controllato e ristretto ai residenti, presenza di muri o cancelli come delimitazione del confine fisico; 2. Carattere privato dello spazio e sua relazione con lo spazio pubblico; 3. Forme di associazione e organizzazione della comunità La letteratura sulle GC andrà ad essere esplorata nella sua totalità, al fine di comprendere le variazioni regionali. A livello internazionale studi sulle GC possono essere riscontrati in America Latina (Caldeira, 2000; Carvalho, Varkki George, Anthony, 1997), in Asia del Sud e Australia (Burke, 2001), Mondo Arabo-Musulmano (Glasze, 2000; Glasze e Alkhayyal, 2002), Francia e Europa (Jaillet, 1999; Ballard, Chevalier et Madoré, 2005). Per quanto riguarda il Sudafrica invece gli studi sono portati avanti principalmente da Landman (2002). Si passerà poi a studiare le cause della proliferazione delle GC nelle città contemporanee, analizzando i due principali approcci: a) Market driven approach: secondo questo approccio le GC emergono come conseguenza di una scelta razionale, come risposta ai meccanismi di allocazione delle risorse e produzione di beni pubblici e servizi. Si tratta di una soluzione guidata dal mercato per riuscire a beneficiare di determinati beni seguendo il principio della restrizione (club economy). La proliferazione di GT è conseguenza del fallimento dello Stato che non riesce a fornire beni richiesti da un determinato gruppo sociale; la GC in questo caso costituisce l’opzione exit (Hirshman 1970). Inoltre questa si presenta come meccanismo di prevenzione del crimine tramite la creazione di barriere e il mantenimento di coesione della comunità attraverso la sua architettura (richiamando i conceti di spazio difendibile-Newman 1972, e dell’occhio sulla strada- Jacobos 2000). Poiché le GC aspirano a diventare autonome, la competizione tra fornitori di beni pubblici e fornitori di beni privati aumenta e, andando in contraddizione con quanto sostenuto da Gans (1967) secondo il quale è preferibile una società eterogenea per garantire una migliore allocazione delle risorse, provoca un meccanismo di doppia tassazione e di aumento della segregazione (si parla di una nuova forma di segregazione, in contrapposizione a quella tradizionale). v) Politics driven approach: questo approccio vede la nascita delle GC come il risultato di un atteggiamento esclusivo, le GC sono viste come un problema che provoca una polarizzazione sociale e una esclusione territoriale (Atkinson, Blandy, 2005). La GC è quindi espressione della fine dell’uomo pubblico (Sennett, 2006) e di una nascente forma di individualismo. Secondo questo approccio la costruzione sociale della paura, l’idea di vivere in una società del rischio (Beck 1992) sono alla base di una nuova generazione di enclave residenziali urbani, provocando una città scheggiata. Infine, si andranno a sistematizzare le ricerche sulle GC che possono essere così sintetizzate: 6 a)Partendo dalla teoria urbana critica le GC, nel contesto globale, appartengono a ciò che Brenner e Theodore (2002) definiscono “spazio di neo-liberismo”, in quanto sono l’intensificazione della lotta di classe nella scena urbana, la crescita della paura urbana e la necessità di protezione. Seguendo questa linea di ricerca si pone l’accento su come gli spazi vengono privatizzati attraverso la costruzione di GC, mettendo in discussione il concetto di cittadinanza sociale e aprendo la strada a fenomeni di sprawl urbano e processi di militarizzazione dello spazio (Davis 1999). b)La questione della privatizzazione dello spazio sociale viene ulteriormente articolata da Glaze e Webster (2006), il quale sostiene che non vi sia mai stato uno spazio pubblico in quanto pochi beni sono spesso condivisi da poche persone (economic theory of clubs). I confini tra pubblico e privato sono porosi. L’esclusione in questo caso non è solo creata dai cancelli, ma dalle comunità stesse. Per Judit Bodnar e Virag Molnar (2010), lo studio delle GC non può essere circoscritto e ricondotto esclusivamente all’analisi della privatizzazione dello spazio pubblico. Queste si configurano, contemporaneamente, come spazio pubblico e spazio privato. c) Studi legali-istituzionali: la GC si presenta come una nuova forma di governance (McKenzie 1996) così come dimostrato dall’adesione a forme associative (il precursore è il Common Interest Developement). Secondo McKenzie si tratta di configurazioni di auto sovranità caratterizzata da: I)proprietà comune degli spazi; II) ogni acquirente diventa membro dell’associazione; III) regime di restrizioni (dettato da un regolamento interno). L’enfasi è qui posta sulle istituzioni interne che fungono da organizzazioni di comunità. d) Descrizioni etnografiche della vita quotidiana all’interno delle GC (Low, 2003, Roming, 2005) hanno contribuito a migliorare la conoscenza sulla percezione della sicurezza, su come viene vissuta la casa e sulla comunità (intesa come GC) di appartenenza. Una buona parte della letteratura si focalizza sull’impatto delle Gated Community sul livello e sulla modalità di divisione spaziale, facendo particolare riferimento al processo di privatizzazione dello spazio e alla maggiore segregazione urbana che ne consegue. Altri studi che si concentrano sulle conseguenze sociali della crescita delle GC concentrano l’attenzione sulla coesione o frammentazione sociale al suo interno (Manzi 2005, Blandy and Lister 2005). Gli studi comparativi sono principalmente rivolti alla comparazione di GC in diversi paesi in diversi paesi, o tra casi analoghi nello stesso paese. Tuttavia l’impatto sulla sociabilità degli abitanti delle GC non è stato ancora analizzato valutando come cambiano lo stile di vita, la socialità e le forme di organizzazione andando a vivere in una GC. Il presente lavoro cerca invece di comprendere tali trasformazioni analizzando due aree, una caratterizzata dalla presenza della GC e 7 l’altra no. III. Il Contesto Gli interrogativi di ricerca saranno affrontati nel contesto del Sudafrica, un paese in cui il dibattito sulla proliferazione delle GC è molto spiccato e si inserisce nella discussione sul rapporto tra forme spaziali e livello di coesione sociale (Chipkin 2009). La storia del Sudafrica si presta all’analisi dei miei interrogativi di ricerca per tre ragioni principali: 1) è un paese in trasformazione che dagli anni novanta ha avviato un processo di democratizzazione e che per questo cerca di riconfigurarsi come “new country”, cercando di superare la logica della divisione impregnata nella filosofia dell’Apartheid; 2) nel paese vi è un acceso dibattito sui concetti di separazione/costruzione identitaria, continuità e discontinuità con la geografia spaziale basata sulla separazione tipica del regime dell’apartheid; 3) dalla fine dell’apartheid il paese ha visto la proliferazione di GC. Queste sono state studiate principalmente guardando alle cause della loro costruzione e alle conseguenze spaziali. La storia del paese è marcata dall’esperienza dell’Apartheid, un sistema istituzionalizzato di separazione spaziale basata sulla categorizzazione razziale. Il Sudafrica ha istituzionalizzato un regime di segregazione razziale dal 1948 al 1994. In questo periodo la separazione era garantita da uno stato di polizia e da leggi che determinavano e regolavano gli spostamenti di tutta la popolazione: la popolazione dei bianchi non era autorizzata a spostarsi nelle township dove abitavano la popolazione nera, i gruppi asiatici e quelli indiani (la legge prevedeva che la separazione dovesse essere tra bianchi e non bianchi), mentre questi ultimi erano autorizzati a spostarsi solo se in possesso di una specifica autorizzazione. Nell’immediato post-apartheid si è verificato un paesaggio urbano dominato da enclave residenziali che seguono una linea di zonizzazione basata sulle categorizzazioni razziali. In concomitanza con la fine dell’apartheid il paese ha avviato una ridefinizione spaziale e sociale. Dal punto di vista sociale le relazioni tra i diversi gruppi li hanno portati a riflettere sul loro status, avviando un processo di auto-comprensione mirato a ragionare e comprenderne i principali problemi quali la spiccata ineguaglianza e gli tassi di violenza e criminalità. A questo riassestamento sociale corrisponde anche una nuova geografia spaziale e un consistente cambiamento delle città determinato dai nuovi fenomeni migratori sia interni che esterni. Parte fondamentale della ridefinizione della geografia delle città sudafricane è la crescente costruzione di GC sia nei sobborghi che nelle altre parti della città, portando l’attenzione verso la sempre maggiore presenza di cancelli, di filo elettrico e di telecamere per la sorveglianza. Il variegato mutamento del panorama spaziale sudafricano è contingente a quella che viene 8 chiamata la transizione democratica del paese, definita da Natrass (2003)come un processo di intensificazione della separazione che vede lo spostamento di una gran parte della popolazione rurale verso il centro città, a sua volta affetto dal “white flight2”. Il processo di sub urbanizzazione e la costruzione di GC in questo paese sono giustificati dall’alto tasso di crimine e degli intensi flussi migratori sia interni che esterni: i centri delle città, in seguito alla fuga della popolazione bianca nei sobborghi, vengono popolati sia da immigrati provenenti da altri paesi africani che da sudafricani che si sono spostati dalle township. Lo scenario contemporaneo delle città sudafricane è contraddistinto dalla presenza di: 1)Sobborghi: zone della città principalmente abitati dalla popolazione bianca. Questi sono sostanzialmente isolati, non sono serviti da mezzi pubblici e il trasporto è interamente affidato all’iniziativa privata. Unica eccezione per quanto riguarda questo aspetto è data dal transito di minibus (privati) che non vengono usati dai residenti dei sobborghi ma, per una regola non scritta e implicita, solamente dai lavoratori (domestiche, giardinieri, addetti alla sicurezza) che vivono nelle township e che si spostano quotidianamente a scopo lavorativo. I sobborghi si possono suddividere in aree caratterizzate dalla presenza di GC e da aree in cui invece non vi sono. Le prime sono grandi aree residenziali di 50 abitazioni o più che richiamano l’idea della creazione di uno spazio autonomo e indipendente per quanto riguarda la gestione della tassazione e della sicurezza (gli abitanti sono uniti in associazione- Homeowner Association) Le seconde invece vedono la presenza di guardie addette alla sicurezza lungo la strada, le case sono indipendenti l’una dall’altra. Gli abitanti talvolta si riuniscono in comitati per la gestione del quartiere, soprattutto per discutere di argomenti relativi alla sicurezza e alla vivibilità del quartiere stesso. 2)CBD (Central Business District): zona de-gentrificata, popolata dalla popolazione bianca durante l’apartheid e da immigrati ora. Gli immigrati vengono principalmente da altri paesi africani; 3)Township: storicamente è un’ area urbana limitrofa alle aree metropolitane ideate durante il periodo dell’apartheid per i cittadini non bianchi (neri, asiatici, indiani, coloured). Ciò che caratterizza la township contemporaneamente è la sua natura non prescrittiva, tuttavia la popolazione delle township continua a rimanere determinata dal colore della pelle. 2 Termine usato negli Stati Uniti per far riferimento al processo tramite cui i bianchi, dopo la secondo guerra mondiale, si sono trasferiti nei sobborghi delle città. 9 Prima di procedere alla descrizione del campo di ricerca, è importante sottolineare che in Sudafrica, come nel resto del mondo, lo studio delle GC si concentra principalmente sulle cause della diffusione e sulle motivazioni che inducono gli attori sociali ad andarci a vivere, sull’impatto spaziale, quindi sugli effetti che ha sulle dinamiche di segregazione o desegregazione e sul rapporto spaziale tra la GC e gli altri quartieri. Un altro tipo di studio sulle GC sudafricane è invece volto alla comprensione delle ragioni culturali che sottostanno allo spostamento verso un complesso fortificato in una società recentemente democratica ossessionata dall’ethos della desegregazione e di come gli individui abbiano il bisogno di avvicinarsi secondo categorie razziali e sociali in nuovi complessi fortificati in un modo che richiama il sistema dell’homeland del regime dell’apartheid (gli studi di questo tipo sono portati avanti da Landman 2004, Chipkin 2009, Durington 2006, Lemanski 2006, Ballard 2004). Il mio lavoro sarà invece volto a comprendere la trasformazione della sociabilità andando a vivere in una GC, comparando due quartieri. IV. Dati e metodo La ricerca si svolgerà nella città di Johannesburg, una delle città più industrializzate del Sudafrica e centro finanziario del paese. La sua popolazione è di 3,888,180 abitanti (Census 2007), risultando una delle città più popolose. La composizione etnica si presenta come segue: 73% neri, 16% bianchi, 6% coloureds, 4% asiatici. Per quanto riguarda la lingua, la più parlata è lo Nguni (32%), a seguire il Sotho (24%), poi l’Inglese (18%), l’Afrikaans (7%), e lo Thsivenda (6%). Il mio campo di ricerca prevede una prevalente interazione quotidiana con la popolazione bianca di lingua inglese localizzata nei sobborghi nord della città di Johannesburg. La scelta di tale città è motivata da due motivi legati alla rilevanza di questa metropoli nello studio delle GC e da uno relativo alla mia conoscenza della città: 1) Un sondaggio nazionale del 2002 riporta che nelle città di Johannesburg e Pretoria si riscontra il numero più elevato di GC (Landman 2004). In questa città si riscontra un alto tasso di crimine (ISS), visto anche come causa della diffusione di GC. Il trend delle GC in Sudafrica prende forma in questa città. 2) Ho già avuto modo di vivere in Sud Africa per un periodo di 6 mesi (ottobre 2008/marzo 2010) nel corso dei quali ho condotto una ricerca sul concetto di gang in Sud Africa. Durante questa ricerca sono anche entrata a contatto con gli enti e associazioni preposti al mantenimento della sicurezza, questi mi hanno aiutata a comprendere la diversità dei quartieri delle città sudafricane e in particolare delle città del Gauteng (Pretoria e Johannesburg). Poiché questa ricerca si pone l’obiettivo di studiare le conseguenze sociali della vita quotidiana in una GC, comparandola con la vita quotidiana di un sobborgo 10 senza GC, da un punto di vista empirico lo studio sarà condotto facendo riferimento a due sobborghi comparabili. Le aree oggetto di studio saranno selezionati sulla base di: 1)caratteristiche socio-demografiche identificate con la categorizzazione razziale (bianchi), la classe sociale (posizione socioeconomica elevata) e livello di istruzione (scuola superiore o laurea), 2)posizione all’interno della città e caratteristiche strutturali del quartiere: i due casi saranno confinanti, così da poter verificare empiricamente quanto delle differenze nello stile di vita è dovuto al fatto di abitare all’interno di una GC. La GC sarà scelta sulla base di a)presenza di muri di protezione al complesso abitativo; b) accesso controllato e ristretto ai residenti. 3)periodo di residenza: al fine di captare il mutamento della vita degli individui, la GC sarà scelta basandosi sulla data della sua costruzione e sul periodo di residenza degli abitanti, che non deve essere inferiore ai cinque anni. Per ciò che concerne il quartiere non recintato il problema della durata della residenza non sussiste, in quanto la maggior parte di questi risalgono al periodo dell’Apartheid. IV.I. Cosa verrà osservato? Tenendo a mente le caratteristiche delle GC, gli interrogativi che mi pongo di analizzare al fine di rispondere alla mia domanda di ricerca sono i seguenti: a)come cambia la socialità degli individui e la condivisione degli spazi in una GC; b)come cambia la produzione e la percezione della sicurezza c) Come cambia la gestione del bene comune e come vengono risolti momenti di conflitto come cambiano le tecniche di autogoverno. a) Socialità -Come cambia la fruizione degli spazi pubblici? Quanto del tempo libero viene trascorso all’interno di una GC (frequentando la sua piscina, campo da golf). Per chi vive nell’altra area quanto e come si frequentano le piscine, biblioteche pubbliche? -Come cambia la percezione dello spazio ricreativo? Con chi si passeggia? Per gli abitanti della GC, quanto del passeggio è fatto all’interno del complesso abitativo, come si interagisce con i vicini? Quando si esce a piedi cosa si fa? Vivere in una GC porta a passeggiare solo al suo interno? Cosa si fa quando si esce (commissioni, lavoro, scuola, divertimento). -Vita sociale: si frequentano persone che vivono all’interno della GC o si hanno amici che vivono in altre zone? Questi amici vivono in aree simili o diverse? 11 Vivere in una GC comporta avere maggiormente contatti e scambi e relazioni amicali con residenti di altre GC? -Come cambia la gestione del tempo quando si è annoiati? -Come cambiano i discorsi con i vicini di casa? Vivere in una GC comporta un maggiore coinvolgimento con gli altri abitanti per questioni burocratiche e di gestione del complesso abitativo? -Come cambiano le relazioni con i vicini? Vivere in una GC favorisce un diverso riconoscimento dei vicini (si è più amichevoli, più sicuri, si identificano tutti). Vivere in una GC garantisce una maggiore conoscenza dei vicini? Quando se ne parla si fa riferimento al nome di famiglia, al lavoro che svolgono, a quanti sono in famiglia, a come hanno arredato la casa, a come gestiscono il giardino, a quante macchina hanno, a quanti lavoratori domestici hanno? -A chi ci si rivolge quando si ha bisogno di un consiglio (relativo alla gestione della casa o in generale)? Gli abitanti della GC hanno maggiore propensione a chiamare i vicini? a.i) Relazioni con altri gruppi -Come cambia l’interazione con altri gruppi etnici? Vivere in una GC favorisce un maggiore isolamento? Come cambiano le frequentazioni? I residenti delle GC frequentano scuole più esclusive, quindi hanno meno contatti con ragazzi di diversa estrazione sociale? -Come vengono percepiti i diversi gruppi etnici? All’interno della GC le interazioni con i lavoratori domestici, giardinieri etc sono più fitte data una maggiore prossimità fisica? All’esterno invece, gli abitanti delle GC frequentano persone della “Black Middle Class” in situazioni formali o grandi eventi? a.ii) Rappresentazione e conoscenza della città -Qual’è l’impatto della vita all’interno della GC nella conoscenza della città? Come cambia la percezione e la conoscenza delle altre abitazioni? Come cambia la loro descrizione? E cosa si dice degli altri quartieri della città? Come cambia la descrizione del CBD e della township? Abitare in una GC comporta una minore conoscenza della città? Oppure, vivere in una GC comporta una maggiore curiosità di questi posti? -Come cambiano i percorsi delle persone all’interno della città? Sono gli stessi? Gli abitanti delle GC hanno percorsi più standard? Gli abitanti delle GC tendono a conoscere persone che abitano in altre GC? 12 b)Come cambia il discorso sulla sicurezza e la sua percezione? -Come cambia la concezione di confine dell’abitazione? Nella GC si vede il confine dell’abitazione nel cancello d’ingresso al complesso o in quello della casa privata? -Quali caratteristiche dell’abitazione rendono la casa sicura agli occhi degli abitanti? Nella GC ci si affida maggiormente alla tecnologia (CCTV) e alla guardia all’ingresso, mentre nell’altro quartiere ci si affida maggiormente all’occhio sulla strada (Jacobs)? -Come cambia la produzione di tecniche di protezione? Nella GC il coinvolgimento dei singoli abitanti è minore perché affidato alla compagnia di sicurezza? -Come cambia la definizione e il riconoscimento del sospetto? Chi vive all’interno della GC è più portato a percepire persone sospette quando esce dall’area recintata? -Come viene vissuto il processo di identificazione? Gli abitanti della GC sono meno infastiditi dal dover mostrare un documento di identità in situazioni pubbliche? -Come si reagisce ad ambienti caotici, apparentemente poco organizzati e imprevedibili? Gli abitanti della GC sono più preoccupati o incuriositi? -Come cambiano i parametri che definiscono la sicurezza di un posto? Nella GC si ricorre maggiormente a concetti quali civiltà, decenza, pulizia? Come vengono trattati? Questi concetti sono introdotti in relazione a specifici gruppi etnici? -Come cambia la preparazione per l’uscita? Gli abitanti delle GC si sentono più tranquilli perché consapevoli di una sorveglianza comunitaria? Come vengono sistemati e attivati i dispositivi d’allarme, le luci etc? c) Come cambia la gestione del bene comune e come vengono risolti momenti di conflitto? - Come cambia la gestione dei conflitti all’interno della comunità? Nella GC si richiede più efficienza nella gestione dell’ illuminazione, dell’acqua, della sicurezza? -Come cambia il coinvolgimento politico? Partito, comunità di quartiere, associazione GC. -Come cambiano i rapporti con la polizia? 13 -Cosa si fa all’occorrenza di una situazione critica, crimine? Vivere in una GC consente una gestione più collettiva di risposta al crimine? Inoltre si cercherà di fare attenzione ad alcune espressioni linguistiche: -Si usa il “noi” per identificarsi? Nella GC è più ricorrente usare il noi per far riferimento alla popolazione dell’area in cui si risiede? -Come vengono usate le categorie razziali? Vivere in una GC aumenta la sensazione di sicurezza in generale e quindi il rilassamento verso altre etnie? Come ci si sente distanti dagli altri? -Come si commentano le notizie sulla criminalità, povertà? IV.II Come? Metodo di ricerca Il lavoro di ricerca sarà organizzato seguendo una duplice traiettoria: alla rassegna della letteratura verrà affiancato un periodo di osservazione prolungato che si aggira attorno ai 10/12 mesi. In un primo momento mi concentrerò sulla letteratura sopra descritta (cambiamento urbano, GC), allo stesso tempo, inizierò il lavoro di documentazione dei quartieri presi in considerazione. La ricostruzione dei quartieri è fondamentale per comprendere le sue trasformazioni sociali. Osservazione Il lavoro andrà ad iscriversi nell’ambito della ricerca qualitativa, e per quanto riguarda lo studio delle GC in Sudafrica mi avvarrò delle tecniche della ricerca etnografica. La scelta del metodo qualitativo è motivata dalla necessità di entrare a stretto contatto con la vita quotidiana all’interno della comunità di riferimento. La ricerca viene quindi affrontata seguendo il paradigma interpretativo secondo cui tra l’oggetto di studio e il ricercatore non deve sussistere un dualismo, bensì una condizione di interdipendenza; il significato non è “dato” ma interpretato attraverso l’osservazione e il vissuto; l’obiettivo della ricerca è la comprensione della situazione attraverso l’interazione empatica tra i soggetti della ricerca (Corbetta, 1999). Grazie ai contatti che ho3 sarà possibile iniziare il momento di osservazione non appena arriverò in Sudafrica. Il periodo di osservazione partecipante sarà diviso in due momenti ben distinti per quanto riguarda la mia residenza, tuttavia non si escluderanno. Nei primi sei mesi andrò a vivere con una famiglia che risiede nell’area con GC, nei sei mesi successivi mi trasferirò a viere 3 Il riferimento è ai contatti che ho avuto modo di tessere durante un periodo di ricerca in Sudafrica nell’anno 2008/2009 14 con una famiglia in un quartiere senza GC, potendo così partecipare alla vita dei residenti. Mi propongo comunque di iniziare a dialogare con i due quartieri sin dall’inizio, quindi di mantenere i contatti con entrambi i quartieri durante tutto il periodo di osservazione sul campo. Al fine di non essere percepita come un osservatore esterno e come un elemento di disturbo, mi presenterò come una persona interessata alla società sudafricana e alle sue trasformazioni. In un primo momento sarò vaga rispetto alle mie intenzioni, gradualmente comunicherò agli abitanti maggiori informazioni, e anche il progetto di scrivere una tesi su alcuni aspetti della società sudafricana. Essere bianca, come tutti gli abitanti della GC, sarà importante a normalizzare la mia presenza sia nella GC che nell’altro quartiere. In definitiva, da un punto di vista di categorizzazione razziale, la mia presenza sul campo non susciterà curiosità negli altri residenti. Vivere all’interno di una GC sarà un aspetto fondamentale per il lavoro di osservazione, questo mi consentirà infatti di riuscire a superare i problemi di studio etnografico delle GC. Il loro carattere chiuso, il loro accesso controllato a la difficile attraversabilità sono le cause principali della scarsa letteratura etnografica sulle GC (Low 2003). Al fine di essere inserita nella vita dei due ambienti presi in considerazione, andrò a vivere con delle famiglie (in linea generale una a quartiere) e, al fine di entrare a contatto con più famiglie possibile, mi proporrò come insegnante di italiano o come baby-sitter. Spero, in questo modo, di prendere confidenza con i residenti e di poter essere invitata a cena, a feste, di poterli accompagnare al lavoro, a fare la spesa, a scuola e di partecipare alle riunioni organizzative e amministrative dei due quartieri. Vivendo con una famiglia potrò anche accedere a momenti intimi, in cui si parla della giornata, potrò vedere come e quando si fanno riferimenti a questioni di sicurezza, protezione, infine potrò accedere a momenti formali e informali di convivialità e socialità all’interno dell’abitazione e all’esterno. Inoltre, vivere stabilmente con una famiglia mi aiuterà a farmi conoscere e a rendermi visibile agli altri abitanti del quartiere, aprendo così la strada ad ulteriori informazioni e contatti. Oltre all’osservazione delle interazioni all’interno della GC e del quartiere, e poiché il mio obiettivo è quello di analizzare le conseguenze spaziali e sociali delle GC e a come queste cambino cambiando area e modalità di residenza, adotterò una tecnica di osservazione riconducibile a quella dello shadowing, che consiste nel seguire una persona passo passo nel corso della sua quotidianità (Bruni,2003).Nello specifico mi avvarrò della tecnica del go-along (Kusenbach 2003), che consiste nel percorrere l’intera giornata o parti della giornata con gli abitanti. Questa tecnica è utile in quanto accompagnare gli abitanti al lavoro, a scuola, in palestra, insomma nelle loro attività quotidiane, mi permetterà di mettere a fuoco, attraverso l’interazione con essi, la percezione dell’ambiente circostante, le pratiche spaziali, e le biografie. Accompagnando gli informatori nelle loro routine e nel contempo ponendo domande, quindi ascoltando e osservando attivamente, riuscirò a percepire le azioni e le interpretazioni degli informatori. Sarà così possibile catturare le azioni e le pratiche spaziali degli informatori accedendo allo stesso tempo alle esperienze e alle interpretazioni. In 15 questo modo sar’anche possibile entrare a contatto con il passato degli individui/ andando insieme e percorrendo alcuni tragitti gli informatori possono far riferimenti al passato, alle loro memorie etc e io mi concentrerò in modo particolare sulle abitazioni precedenti, su quando si sono trasferiti nella GC,o sul perche non vi si sono mai trasferiti. Ogni fase di osservazione verrà accompagnata dalla stesura di una scheda d-osservazione (Emerson, Shaw e Fretz 1995 in cui registrerò il tutto sia sotto forma di diario, sia in modo formale. Per ogni tragitto percorso con l-informatore verranno riportati durata, scopo dello spostamento, una piccola mappa del tragitto percorso e le principali osservazioni. Per le interazioni in famiglia cercherò; di riportare le parole e le frasi che ricorrono maggiormente rispetto a questioni etniche, sicurezza, socialità. Inoltre cercherò di fare attenzione alla mia posizione all’interno della ricerca, riflettendo su 1)quando la mia presenza è normalizzata, 2)passaggi tramite i quali la mia presenza si normalizza. Questo può anche essere un indicatore della flessibilità o della chiusura a entrare nel campo, quindi vedere come un determinato fattore architettonico possa cambiare l’accesso al campo e questo potrebbe essere sintomatico di un modo diverso di vivere nelle due comunità. Ricostruzione storico-sociale del quartiere In un primo momento mi occuperò di tracciare e comprendere i confini delle due aree prese in considerazione da un punto di vista amministrativo, per poi passare a comprendere la suddivisione interna e informale del quartiere (la GC a che quartiere fa riferimento, in quanti blocchi è suddiviso l’altro quartiere). Inoltre procederò anche alla stesura di un profilo socio-demografico delle due aree. Per quanto riguarda l’area non recintata la storia del quartiere è fondamentale in quanto mi andrà ad informare sui vari passaggi di popolazione e infine a come si è arrivati allo stato attuale, mentre per quanto riguarda la GC una buona conoscenza della sua storia mi aiuta a comprendere come sono avvenuti gli acquisti dei terreni e la loro distribuzione tra le famiglie. Quindi per quanto riguarda questa fase dovrò fare riferimento ai vari Land Acts “Native Land Act”, n.27, 1913—com’è cambiato l’uso del territorio, e la proprietà della terra, com’è gestita. Proprietà della terra, ridistribuzione---capire come viene gestita la questione della terra/acquisti-proprietà, dovrò prendere in considerazione le planning laws e la legislazione che consente la costruzione di gated estates. Dovrò anche prendere in esame le Land Reform. L’approfondimento di questi aspetti sarà garantito dalla consultazione di archivi (http://www.apartheidarchive.org/site/, www.archive.org). La fase di ricostruzione storica del quartiere sarà condotta anche attraverso lo strumento delle storie orali (Portelli, narrazione, Poggio, storia orale). Mi propongo di intervistare le persone che hanno vissuto in quel quartiere più a lungo, cercando di comprenderne i cambiamenti nel tempo: com’è cambiata la sicurezza, com’è cambiata l’organizzazione del quartiere, com’è cambiata la 16 popolazione del quartiere, come sono cambiate le relazioni tra gli abitanti del quartiere? Infine, con lo scopo di analizzare i quartieri nella loro completezza, prevedo di intervistare anche gli agenti immobiliari che si occupano di vendere le case nei due quartieri presi in esame. Le interviste saranno utili al fine di comprendere se e come i due tipi di abitazione vengono descritti e pubblicizzati diversamente. In particolare si farà riferimento al tema della socialità/comunità, sicurezza, qualità e stile di vita. Dato il mio campo di ricerca a Johannesburg, durante il periodo trascorso in questa città manterrò i contatti (già esistenti) con alcuni centri di ricerca che si occupano dello studio di GC in Sud Africa (Cubes- WIts, French Institute, Streetsafe, African Center for Cities, Forced Migration Institute Studies) V. Fasi della ricerca La ricerca seguirà le seguenti fasi. Nei mesi di novembre e dicembre definirò i due quartieri oggetto di osservazione. Al contempo inizierò il lavoro di rassegna della letteratura (seguendo i filoni sopra descritti). L’osservazione sul campo avverrà in un periodo di 12 mesi: dal mese di gennaio 2011 a quello di giugno l’osservazione avverrà nella GC, da giugno a dicembre invece mi trasferirò nel quartiere senza GC. Ovviamente la divisione dei due momenti è marcata dal cambiamento di residenza, ma cercherò di mantenere i contatti con gli abitanti dei due quartieri anche quando non vi risiedo. Concomitante all’osservazione porterò avanti lo studio del quartiere, della sua storia e del suo cambiamento. Dal mese di gennaio 2012 a febbraio finalizzerò i lavori di interviste e di raccolta materiale sui quartieri per poi passare al momento di stesura della tesi. VI. Conclusione Il progetto si pone l’obiettivo di comprendere il rapporto tra i processi sociali e le forme spaziali prendendo in considerazione il caso delle GC in Sudafrica. Nello specifico, attraverso una ricerca etnografica si intende andare a vedere le conseguenze della scelta di andare a vivere in una GC, facendo attenzione ad aspetti legati alla socialità, alla convivialità, alla conoscenza della città, alla percezione della sicurezza e alle forme di gestione del bene comune. Le conseguenze sociali di queste aree verranno rilevate grazie ad uno studio di due quartieri comparabili per caratteristiche socio economiche, uno organizzato in GC e l’altro no. 17 Bibliografia Ballard, R. 2004 “Assimilation, Emigration, Semigration and Integration. White People’s Strategies for finding a comfort zone in post-apartheid South Africa”, in Under Constructio:Race and Indentity in South Africa today, Johannesburg, Heineman Bauman, Z. 2003 Voglia di Comunità, Laterza Beck, U. 1992 Risk Society: Towards a New Modernity. London: Sage Bhabha, H. 1994 The Location of Culture, Routledge Billard, Chevalier, Madoré, 2005 Ville fermée, ville surveillée: la securisation des espaces residentiels en France et en Amerique du Nord, Presse Universitaire de Rennes Boal F., Murray, R., Poole, M. 1976 Urban Ethnic Conflict: a Comparative Perspective, Institute for Research in Social Sciences Blakely, E. J. e Snyder, M. 2006 Fortress America, The Humane Metropolis: People and Nature in the 21st-century City, 197 Blandy, Sarah e Lister, Diane 2005 Gated Communities: (Ne)Gating Community Development?, Housing Studies 20, n°. 2, 287-301 Bodnar,.Judit e Molnar, Virag 2010 Reconfiguring Private and Public: State, Capital and New Housing Developments in Berlin and Budapest, Urban Stud 47, n°. 4, 789-812 Bourdieu, P. 2001 La Distinzione: Critica Sociale del Gusto, Il Mulino Brenner e Theodore 2002 Spaces of Neoliberalism: Urban Restructuring in Western Europe and North America. Co-edited with Nik Theodore. Oxford and Boston: Blackwell Bruni, A. 2003 Lo studio etnografico delle organizzazioni, Carocci, Roma Bugers e Park, 18 1925 The City. Chicago: University of Chicago Press. Burke, M. 2001 The pedestrian Bahaviour of Residents in Gated Communities. Walking the 21st Century, Perth, Australia. Caldeira, T. 2000 City of Wall: Crime Segregation, and Citizenship in Sao Paolo, University of California Press Carro, D. e Valera, S. e Vidal, T. 2010 “Perceived insecurity in the public space: personal, social and environmental variables,” Quality and Quantity 44, n°. 2, 303-314 Carvalho, M., Varkki, R., Anthony, H. 1997 “Residential Satisfaction in Condominios Esclusivos in Brazil”, in Environment and Behaviour, vol. 29, n.6 pp.734-768 Castells, M. 1989 The informational City: Information Technology , Economic Restructuring and the Urban Regional Process, Oxford Chipkin, I. 2009 The United Nations of Nashira: social cohesion on the West Rand, Public Affairs Research Institute Coleman, J. 1990 Foundations of Social Theory Corbetta, P. 1999 Metodologia e tecniche della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna Davis, M. 1992 City of Quartz. Excavating the Future in Los Angeles, Verso 1999 The Ecology of Fear, Picador, Basington Dear, Shockman, Hise 1996 Rethinking Los Angeles, Sage Publications Durkheim, E. 1999 La Divisione del Lavoro Sociale, Comunità, Milano (ed. or. De la Divisione du travail social, Alcan, Paris 1893) Durington, M. 2006 Race, Space and Place in Suburban Durban: An Ethnographic Assessment of Gated Community Environments and Residents, Geojurnal, 66 (1-2) Fregoso, R. 1993 The Bronze Scree: Chicano and Chicana Film Culture, Paperback Gans, H. 1967 The Lewittoners: Life and Politics in a New Suburban Community, New York, CUP. Garreau, J. 19 1991 Edge City: Life on the New Frontier, Paperback Glasze, G. e Webster, C. e Frantz, K. 2006 Private cities: Global and local perspectives, Routledge Goix, R. L. 2005 Gated communities: sprawl and social segregation in southern California, Housing Studies 20, n°. 2, 323–343. Graham, Stephen e Marvin, Simon 2001 Splintering urbanism, Routledge Grant, Jill e Mittelsteadt, Lindsey, 2004 Types of gated communities, Environment and Planning B: Planning and Design 31, no. 6, 913 – 930. Gordon D. 2001 A Spatial Odyssey, Ottawa: Canadian Institute of Planners (ed. with J. Andrew). Harvey D. 2008 “The Right to the city”, in New Left Review, 53 Howard, H 1902, L’idea della città Giardino, in Martinotti, op. cit. Hirshman, A. 1970 Exit, Voice, and Loyalty: Responses to Decline in Firms, Organizations, and States. Cambridge, MA: Harvard University Press. Jacobs, J., 2000 Vita e morte delle Grandi Città: saggio sulle metropoli americane, Edizioni di Comunità Kusenbach 2003 “Street Phenomenology: the go-along as Ethnographic Research Tool”, in Ehnography, 4, 455 Landman 2004 The Urban Futures: enclosed neighbourhoods?, disponibile all’indirizzo www.gatedcomsa.co.za Le Corbusier 1987 Verso l’architettura, Longanesi Lee, Shin e Webster, Chris 2006 Enclosure of the urban commons, GeoJournal Lefebvre, H. 1991 The production of space, Oxford, Blackwell Lefebvre, H. 1996 [1968] Writing on cities, Cambridge, Blackwell 20 Lemanski, Charlotte 2006 Spaces of Exclusivity or Connection? Linkages between a Gated Community and its Poorer Neighbour in a Cape Town Master Plan Development, Urban Studies 43, no. 2, 397-420 Low, Setha M. 2001 The edge and the Center: Gated Community and the Discourse of Urban fear, American Anthropologist, 45-58 McKenzie, E, 1996 Privatopia: Homeowner Associations and the Rise of Residential Private Government Paperback Molotoch 1987 Urban Fortunes: The Political Economy of Place. (With John Logan.) Berkeley and Los Angeles: University of California Press Moore, T. 2000 Utopia. Napoli, Guida Newman, O. 1972 Defensible Space, Architectural Press Parkin, F. 1979 Marxism and Class Theory: a Bourgeoise Critique, Columbia Uni Press. Romig, Kevin The Upper Sonoran Lifestyle: Gated Communities in Scottsdale, Arizona University of North Dakota Sennet, R. 1974 The fall of the Public Man, New York, Worton Simmel G. 1989 Sociologia, a cura di Cavalli, Comunità, Milano (ed. or. Soziologie, Duncker und Humblot, Berlin 1908) Soja W. E. 1989 Postmodern Geographies, Verso, London-New York Tonnies F. 1979 Comunità e società, Comunità, Milano (ed. or. 1887) Weber M. 1974 Economia e società, Comunità, Milano (ed. or. Witschaft und Geselleschaft, Mohr, Tubingen 1922) Young 1990 Justice and the Politics of Difference, Princenton Press 21 22