Dentro e fuori: conseguenze sociali della Gated Community

Scuola Dottorale in Sociologia
Università di Trento
Indirizzo Sociologia e Ricerca Sociale
XXV° ciclo
Progetto di Ricerca
Dottoranda: Federica Duca
Tutor: Prof. Giuseppe Sciortino
Dentro e fuori: conseguenze sociali della Gated Community
Trento, 20 Ottobre 2010
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I.Introduzione
L’obiettivo di questa ricerca è quello di esaminare il rapporto tra i processi sociali
e le forme spaziali nella città contemporanea. L’attenzione sarà rivolta ad una
particolare categoria sociologica, fondamentale nello studio di fenomeni urbani, la
comunità, o la vita di collettiva in un determinato quartiere. Ci si chiederà come
questa cambi e venga riprodotta nei contesti urbani. La città è qui presa in
considerazione come un luogo aperto, non fisso, in continuo cambiamento, campo
di attività politiche e di potere. Nell’ambito delle trasformazioni urbane, si andrà
ad analizzare una specifica scelta abitativa, quella delle Gated Communities (d’ora
in poi GC). Nel particolare verranno studiate le conseguenze sociali del vivere in
queste aree. Quindi, si andranno a vedere i cambiamenti che la scelta di risiedere
nelle GC apportano alla vita delle famiglie e dei singoli individui. Si cerca in altre
parole di comprendere l’impatto sociale di una forma organizzativa residenziale
sulla vita degli attori sociali. Questi interrogativi di ricerca verranno trattati
prendendo in considerazione il caso del Sudafrica, un paese in trasformazione che
vede nella proliferazione di GC un importante elemento di riassesto geografico e
un nuovo panorama urbano. Il fenomeno verrà investigato nella città di
Johannesburg attraverso lo studio di due quartieri simili dal punto di vista socioeconomico organizzato in GC e l’altro senza no. La ricerca sarà svolta seguendo il
metodo dell’indagine etnografica. Qui di seguito l’inquadramento teorico e le fasi
della ricerca proposta.
II. Rassegna della letteratura
La relazione tra i processi sociali e le forme spaziali può essere affrontata a partire
dallo studio della divisione spaziale all’interno della città (confini all’interno della
città e studi sulla segregazione residenziale) e dallo studio dell’identità dei gruppi
che si formano e si posizionano all’interno dello spazio urbano (rapporto
comunità spazio). Con il fine di individuare come cambia la socialità e l’identità
degli individui quando il contesto spaziale e sociale all’interno del quale sono
inseriti muta prenderò in considerazione una particolare forma abitativa della città
contemporanea, quella della GC. Per questo farò riferimento alla letteratura sulle
GC, e nello specifico andrò a vedere come si definisce; come viene studiata; come
si differenzia; le cause della proliferazione di questo modello abitativo
(spiegazioni macro e spiegazioni micro); le conseguenze di questo tipo di forma
residenziale sia a livello spaziale che a livello sociale.
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II.I Studi Urbani
Da un punto di vista sociale i confini possono essere analizzati facendo
riferimento al rapporto spazio-comunità. I principali studi sui confini sociali e sul
concetto di comunità risalgono alle tradizionali opere di Durkeim (1893), Tonnies
(1887) e Weber (1922), i quali si occupano della forza dei legami sociali e degli
elementi di coesione di un gruppo. Contemporaneamente a questi studiosi Simmel
anticipa una sociologia dello spazio (1908), interessandosi ai processi di
costruzione dei confini in termini spaziali e sociali.
Lo studio del rapporto tra lo spazio e la comunità è stato introdotto, nella
sociologia americana, dalla scuola di Chicago, che si interessa dell’organizzazione
spaziale della vita sociale. Seguendo questo filone di studi la comunità è intesa
come un gruppo (accomunato dal carattere etnico) che occupa un determinato
quartiere e una determinata zona della città, per questo i primi studi della scuola di
Chicago si sono concentrati sulla vita comunitaria di quartiere. Seguendo questa
prospettiva il presente lavoro intende la comunità come costituita da individui che
vivono nello stesso quartiere. La scuola di Chicago tratta la città come un
organismo in cui le “aree naturali” sono caratterizzate da una popolazione che
condivide le stesse caratteristiche sociali e culturali. Questo approccio sarà preso
in considerazione in quanto propone un modello di sviluppo urbano e di
successione in termini di sviluppo concentrico, non sottovalutando il ruolo del
conflitto quale forza generatrice della successione e spostamento all’interno della
città.
In seguito alla scuola di Chicago l’analisi urbana è stata affrontata dal
punto di vista urbanistico. I concetti chiave di questa interpretazione della città
sono “utopia” e “suburbanizzazione”. Il primo richiama l’idea e il desiderio di
pianificazione della vita comune attraverso un’ organizzazione razionale dello
spazio e trova l’antecedente filosofico-teorico nel lavoro di Moore (1636) e
l’antecedente urbanistico nei lavori di Le Corbusier (1956). Il secondo invece fa
riferimento alla modalità di sviluppo della città, ovvero al graduale
“allungamento” (sprawl), e alla nascita di nuovi sobborghi in cui si fa esperienza
di uno stile di vita antiurbano concretizzato con la realizzazione della Garden City
(Howard 1902). In ambito sociologico, le conseguenze sociali di questo nuovo
assetto urbano sono state analizzate da Gans (1967) il quale parla della comunità
e dell’identità del gruppo contrapponendo l’effetto dell’urbanizzazione (anonimità
nella città e indifferenza) a quello della sub urbanizzazione (volontà di ricostruire
una vita comunitaria)1.
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La Gated Community, nata in un primo momento come soluzione residenziale tipica del
sobborgo, trova le sue radici proprio sulla necessità di creare uno stile di vita distinto rispetto a
quello urbano.
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Al fine di comprendere com’è studiata e com’è concepita la città
contemporanea si prenderà in considerazione l’approccio della Los Angeles
School of Urbanism che, tramite una critica neo-marxista, mette in discussione i
concetti fondanti della scuola di Chicago (il riferimento è ai processi di
successione, al rapporto centro-periferia, e alle dinamiche di trasformazione della
città). I principali esponenti di questa scuola (Henri Lefebvre, 1996; David
Gordon 2001, Manuel Castells 1989, David Harvey 2008, Soja 1989) interpretano
la divisione urbana come la conseguenza di riassesti economici della città. La
scuola si occupa quindi delle conseguenze socio-spaziali di dinamiche
economico/finanziarie, ovvero della frammentazione urbana che queste
producono, provocando decentramento e lo spostamento dei bianchi nelle aree
residenziali e nei sobborghi (Garreau 1991). Il riassesto economico genera gruppi
eterogenei di classe, etnia, struttura della famiglia, che cerca di occupare il proprio
spazio nella città mosso dalla volontà ci cercare autonomia, provocando uno
spazio più specializzato e frammentato (Hise, Dear, Schockman 1996). Tuttavia
questa scuola di pensiero mantiene lo schema di successione urbana di Bugers e
Park (1925) in quanto buona fonte per spiegare le caratteristiche macrospaziali
dell’organizzazione dello spazio. Si prenderà in considerazione lo sviluppo dello
schema concentrico sviluppato da Davis (1999), lo schema “the ecology of fear”
che si basa sulla divisione della città seguendo la linea della paura quale elemento
fondante della distinzione spaziale e delle creazione di quartieri protetti e cintati,
accentuando il processo di segregazione in una città altamente frammentata, in cui
i confini spaziali sono determinati dalla presenza di uno “spazio militarizzato” e
“dicotomizzato” (Davis, 2002), dove la contrapposizione è tra lo slum e la città
fortezza (Caldeira, 2000). A questo proposito si parla di doppia ghettizzazione,
quella subita e quella volontaria (Bauman, 2003).
Un altro filone di studi che prenderò in considerazione sarà quello sulla
segregazione residenziale, ovvero sulla differenziazione all’interno della città e
sui suoi confini intesi come regolatori della composizione etnico-sociale delle
diverse aree della città. La letteratura sulla segregazione sarà analizzata
considerando le cause. Secondo la prospettiva ecologica (Massey, 1985) secondo
cui si possono distinguere cause esogene (segregazione come conseguenza di un
atteggiamento di rifiuto) dalle cause endogene (segregazione spaziale come
espressione di forme di solidarietà, di assistenza reciproca all’interno di un gruppo
e tentativo di preservazione dell’identità culturale). La scuola neo- weberiana
(Parkin 1979) secondo cui le persone affini massimizzano i guadagni e le
opportunità restringendo il gruppo (social closure) e producendo economie
etniche spazialmente riconoscibili con enclave urbani. La teoria della scelta
razionale (Coleman 1979) secondo cui la segregazione è il risultato della scelta
dei diversi gruppi etnici di vivere con persone simili per etnia e classe sociale.
Infine la teoria della distanza culturale (Boal 1976) secondo cui la segregazione è
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indice del livello di conflitto all’interno della società. Particolare attenzione sarà
dedicata al rapporto tra le cause istituzionali (discriminazione legata agli effetti
del mercato immobiliare) e gli studi sulla volontarietà della segregazione,
riferendosi all’etnicizzazione della segregazione (Silva 1998) e al rapporto tra
classe, etnia e razza (Bhabha 1994).
Infine la città verrà studiata facendo riferimento al concetto di confine e di
differenza. Per quanto riguarda il primo il riferimento sarà agli studi che si sono
occupati di comprendere come i confini vengono costruiti socialmente e a come
vengono riprodotti secondo un meccanismo di espulsione, espansione e difesa
dell’autonomia (Gieryn 1983), per poi passare allo studio dei Border Studies
(Fregoso 1993), i quali hanno il merito di focalizzare l’attenzione su una nozione
di confine non strettamente simbolica e astratta ma localizzata e fisica. Il concetto
di differenza, associato all’interpretazione dei confini, sarà invece affrontato
seguendo gli studi che si occupano di differenza sociale (Young 1990), differenza
come costruzione sociale a scopo protettivo (Bauman 2003, Sennett 1974) e
distinzione (Bourdieu 2001).
Il rapporto tra le forme spaziali e processi sociali saranno trattari
prendendo in considerazione un particolare caso di organizzazione delle aree
urbane, tipica della città contemporanea, la GC.
II.II. Il dibattito sulle Gated Communities
È dagli anni novanta che all’interno degli studi urbani, inquadrato nella sfera degli
studi delle trasformazioni urbane, inizia a farsi strada un nuovo ambito
problematico, inerente allo studio delle GC. L’attenzione a questo fenomeno, che
verrà qui di seguito descritto, si sviluppa in un primo momento negli Stati Uniti,
per poi iniziare a diffondersi in tutto il globo. Affrontare il discorso sulle GC
significa, in un primo momento, avviare una breve descrizione del fenomeno,
partendo dalla definizione, tracciarne il percorso storico sociale, localizzarla e
posizionarla all’interno delle teorie urbane contemporanee che si occupano sia
dello stato locale della città che di trend urbani guidati da forze globali. Infine, in
un’ottica globale, lo studio delle GC può essere preso in considerazione seguendo
una prospettiva comparativa.
La definizione
Ad una prima rassegna letteraria sulle GC, ciò che colpisce è la vasta gamma di
definizioni, mi prepongo quindi di passarle in rassegna e di concentrare le mia
attenzione sulle GC di tipo residenziale intese come “Walled or fenced housing
developments to which public access is restricted, often guarded using CCTV
and/or security personnel, and usually characterised by legal agreements (tenancy
or leasehold) which tie the residents to a common code of conduct“ (Sarah
Blandy, Diane Lister, Rowland Atkinson, John Flint, 2003). Le caratteristiche
secondo cui le GC vengono studiate sono:
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1. Accesso controllato e ristretto ai residenti, presenza di muri o cancelli
come delimitazione del confine fisico;
2. Carattere privato dello spazio e sua relazione con lo spazio pubblico;
3. Forme di associazione e organizzazione della comunità
La letteratura sulle GC andrà ad essere esplorata nella sua totalità, al fine di
comprendere le variazioni regionali. A livello internazionale studi sulle GC
possono essere riscontrati in America Latina (Caldeira, 2000; Carvalho, Varkki
George, Anthony, 1997), in Asia del Sud e Australia (Burke, 2001), Mondo
Arabo-Musulmano (Glasze, 2000; Glasze e Alkhayyal, 2002), Francia e Europa
(Jaillet, 1999; Ballard, Chevalier et Madoré, 2005). Per quanto riguarda il
Sudafrica invece gli studi sono portati avanti principalmente da Landman (2002).
Si passerà poi a studiare le cause della proliferazione delle GC nelle città
contemporanee, analizzando i due principali approcci:
a) Market driven approach: secondo questo approccio le GC emergono come
conseguenza di una scelta razionale, come risposta ai meccanismi di allocazione
delle risorse e produzione di beni pubblici e servizi. Si tratta di una soluzione
guidata dal mercato per riuscire a beneficiare di determinati beni seguendo il
principio della restrizione (club economy). La proliferazione di GT è conseguenza
del fallimento dello Stato che non riesce a fornire beni richiesti da un determinato
gruppo sociale; la GC in questo caso costituisce l’opzione exit (Hirshman 1970).
Inoltre questa si presenta come meccanismo di prevenzione del crimine tramite la
creazione di barriere e il mantenimento di coesione della comunità attraverso la
sua architettura (richiamando i conceti di spazio difendibile-Newman 1972, e
dell’occhio sulla strada- Jacobos 2000).
Poiché le GC aspirano a diventare autonome, la competizione tra fornitori di beni
pubblici e fornitori di beni privati aumenta e, andando in contraddizione con
quanto sostenuto da Gans (1967) secondo il quale è preferibile una società
eterogenea per garantire una migliore allocazione delle risorse, provoca un
meccanismo di doppia tassazione e di aumento della segregazione (si parla di una
nuova forma di segregazione, in contrapposizione a quella tradizionale).
v) Politics driven approach: questo approccio vede la nascita delle GC come il
risultato di un atteggiamento esclusivo, le GC sono viste come un problema che
provoca una polarizzazione sociale e una esclusione territoriale (Atkinson,
Blandy, 2005). La GC è quindi espressione della fine dell’uomo pubblico
(Sennett, 2006) e di una nascente forma di individualismo. Secondo questo
approccio la costruzione sociale della paura, l’idea di vivere in una società del
rischio (Beck 1992) sono alla base di una nuova generazione di enclave
residenziali urbani, provocando una città scheggiata.
Infine, si andranno a sistematizzare le ricerche sulle GC che possono essere così
sintetizzate:
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a)Partendo dalla teoria urbana critica le GC, nel contesto globale, appartengono a
ciò che Brenner e Theodore (2002) definiscono “spazio di neo-liberismo”, in
quanto sono l’intensificazione della lotta di classe nella scena urbana, la crescita
della paura urbana e la necessità di protezione. Seguendo questa linea di ricerca si
pone l’accento su come gli spazi vengono privatizzati attraverso la costruzione di
GC, mettendo in discussione il concetto di cittadinanza sociale e aprendo la strada
a fenomeni di sprawl urbano e processi di militarizzazione dello spazio (Davis
1999).
b)La questione della privatizzazione dello spazio sociale viene ulteriormente
articolata da Glaze e Webster (2006), il quale sostiene che non vi sia mai stato
uno spazio pubblico in quanto pochi beni sono spesso condivisi da poche persone
(economic theory of clubs). I confini tra pubblico e privato sono porosi.
L’esclusione in questo caso non è solo creata dai cancelli, ma dalle comunità
stesse. Per Judit Bodnar e Virag Molnar (2010), lo studio delle GC non può essere
circoscritto e ricondotto esclusivamente all’analisi della privatizzazione dello
spazio pubblico. Queste si configurano, contemporaneamente, come spazio
pubblico e spazio privato.
c) Studi legali-istituzionali: la GC si presenta come una nuova forma di
governance (McKenzie 1996) così come dimostrato dall’adesione a forme
associative (il precursore è il Common Interest Developement). Secondo
McKenzie si tratta di configurazioni di auto sovranità caratterizzata da: I)proprietà
comune degli spazi; II) ogni acquirente diventa membro dell’associazione; III)
regime di restrizioni (dettato da un regolamento interno). L’enfasi è qui posta
sulle istituzioni interne che fungono da organizzazioni di comunità.
d) Descrizioni etnografiche della vita quotidiana all’interno delle GC (Low, 2003,
Roming, 2005) hanno contribuito a migliorare la conoscenza sulla percezione
della sicurezza, su come viene vissuta la casa e sulla comunità (intesa come GC)
di appartenenza.
Una buona parte della letteratura si focalizza sull’impatto delle Gated Community
sul livello e sulla modalità di divisione spaziale, facendo particolare riferimento al
processo di privatizzazione dello spazio e alla maggiore segregazione urbana che
ne consegue. Altri studi che si concentrano sulle conseguenze sociali della
crescita delle GC concentrano l’attenzione sulla coesione o frammentazione
sociale al suo interno (Manzi 2005, Blandy and Lister 2005). Gli studi
comparativi sono principalmente rivolti alla comparazione di GC in diversi paesi
in diversi paesi, o tra casi analoghi nello stesso paese. Tuttavia l’impatto sulla
sociabilità degli abitanti delle GC non è stato ancora analizzato valutando come
cambiano lo stile di vita, la socialità e le forme di organizzazione andando a
vivere in una GC. Il presente lavoro cerca invece di comprendere tali
trasformazioni analizzando due aree, una caratterizzata dalla presenza della GC e
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l’altra no.
III. Il Contesto
Gli interrogativi di ricerca saranno affrontati nel contesto del Sudafrica, un paese
in cui il dibattito sulla proliferazione delle GC è molto spiccato e si inserisce nella
discussione sul rapporto tra forme spaziali e livello di coesione sociale (Chipkin
2009). La storia del Sudafrica si presta all’analisi dei miei interrogativi di ricerca
per tre ragioni principali:
1) è un paese in trasformazione che dagli anni novanta ha avviato un
processo di democratizzazione e che per questo cerca di riconfigurarsi
come “new country”, cercando di superare la logica della divisione
impregnata nella filosofia dell’Apartheid;
2) nel paese vi è un acceso dibattito sui concetti di separazione/costruzione
identitaria, continuità e discontinuità con la geografia spaziale basata sulla
separazione tipica del regime dell’apartheid;
3) dalla fine dell’apartheid il paese ha visto la proliferazione di GC. Queste
sono state studiate principalmente guardando alle cause della loro
costruzione e alle conseguenze spaziali.
La storia del paese è marcata dall’esperienza dell’Apartheid, un sistema
istituzionalizzato di separazione spaziale basata sulla categorizzazione razziale. Il
Sudafrica ha istituzionalizzato un regime di segregazione razziale dal 1948 al
1994. In questo periodo la separazione era garantita da uno stato di polizia e da
leggi che determinavano e regolavano gli spostamenti di tutta la popolazione: la
popolazione dei bianchi non era autorizzata a spostarsi nelle township dove
abitavano la popolazione nera, i gruppi asiatici e quelli indiani (la legge prevedeva
che la separazione dovesse essere tra bianchi e non bianchi), mentre questi ultimi
erano autorizzati a spostarsi solo se in possesso di una specifica autorizzazione.
Nell’immediato post-apartheid si è verificato un paesaggio urbano dominato da
enclave residenziali che seguono una linea di zonizzazione basata sulle
categorizzazioni razziali. In concomitanza con la fine dell’apartheid il paese ha
avviato una ridefinizione spaziale e sociale. Dal punto di vista sociale le relazioni
tra i diversi gruppi li hanno portati a riflettere sul loro status, avviando un
processo di auto-comprensione mirato a ragionare e comprenderne i principali
problemi quali la spiccata ineguaglianza e gli tassi di violenza e criminalità. A
questo riassestamento sociale corrisponde anche una nuova geografia spaziale e
un consistente cambiamento delle città determinato dai nuovi fenomeni migratori
sia interni che esterni. Parte fondamentale della ridefinizione della geografia delle
città sudafricane è la crescente costruzione di GC sia nei sobborghi che nelle altre
parti della città, portando l’attenzione verso la sempre maggiore presenza di
cancelli, di filo elettrico e di telecamere per la sorveglianza. Il variegato
mutamento del panorama spaziale sudafricano è contingente a quella che viene
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chiamata la transizione democratica del paese, definita da Natrass (2003)come un
processo di intensificazione della separazione che vede lo spostamento di una
gran parte della popolazione rurale verso il centro città, a sua volta affetto dal
“white flight2”. Il processo di sub urbanizzazione e la costruzione di GC in questo
paese sono giustificati dall’alto tasso di crimine e degli intensi flussi migratori sia
interni che esterni: i centri delle città, in seguito alla fuga della popolazione bianca
nei sobborghi, vengono popolati sia da immigrati provenenti da altri paesi
africani che da sudafricani che si sono spostati dalle township.
Lo scenario contemporaneo delle città sudafricane è contraddistinto dalla presenza
di:
1)Sobborghi: zone della città principalmente abitati dalla popolazione bianca.
Questi sono sostanzialmente isolati, non sono serviti da mezzi pubblici e il
trasporto è interamente affidato all’iniziativa privata. Unica eccezione per quanto
riguarda questo aspetto è data dal transito di minibus (privati) che non vengono
usati dai residenti dei sobborghi ma, per una regola non scritta e implicita,
solamente dai lavoratori (domestiche, giardinieri, addetti alla sicurezza) che
vivono nelle township e che si spostano quotidianamente a scopo lavorativo. I
sobborghi si possono suddividere in aree caratterizzate dalla presenza di GC e da
aree in cui invece non vi sono. Le prime sono grandi aree residenziali di 50
abitazioni o più che richiamano l’idea della creazione di uno spazio autonomo e
indipendente per quanto riguarda la gestione della tassazione e della sicurezza (gli
abitanti sono uniti in associazione- Homeowner Association) Le seconde invece
vedono la presenza di guardie addette alla sicurezza lungo la strada, le case sono
indipendenti l’una dall’altra. Gli abitanti talvolta si riuniscono in comitati per la
gestione del quartiere, soprattutto per discutere di argomenti relativi alla sicurezza
e alla vivibilità del quartiere stesso.
2)CBD (Central Business District): zona de-gentrificata, popolata dalla
popolazione bianca durante l’apartheid e da immigrati ora. Gli immigrati vengono
principalmente da altri paesi africani;
3)Township: storicamente è un’ area urbana limitrofa alle aree metropolitane
ideate durante il periodo dell’apartheid per i cittadini non bianchi (neri, asiatici,
indiani, coloured). Ciò che caratterizza la township contemporaneamente è la sua
natura non prescrittiva, tuttavia la popolazione delle township continua a rimanere
determinata dal colore della pelle.
2
Termine
usato
negli
Stati
Uniti
per
far
riferimento
al
processo
tramite cui i bianchi, dopo la
secondo guerra mondiale, si sono trasferiti nei sobborghi delle città.
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Prima di procedere alla descrizione del campo di ricerca, è importante sottolineare
che in Sudafrica, come nel resto del mondo, lo studio delle GC si concentra
principalmente sulle cause della diffusione e sulle motivazioni che inducono gli
attori sociali ad andarci a vivere, sull’impatto spaziale, quindi sugli effetti che ha
sulle dinamiche di segregazione o desegregazione e sul rapporto spaziale tra la
GC e gli altri quartieri. Un altro tipo di studio sulle GC sudafricane è invece volto
alla comprensione delle ragioni culturali che sottostanno allo spostamento verso
un complesso fortificato in una società recentemente democratica ossessionata
dall’ethos della desegregazione e di come gli individui abbiano il bisogno di
avvicinarsi secondo categorie razziali e sociali in nuovi complessi fortificati in un
modo che richiama il sistema dell’homeland del regime dell’apartheid (gli studi di
questo tipo sono portati avanti da Landman 2004, Chipkin 2009, Durington 2006,
Lemanski 2006, Ballard 2004). Il mio lavoro sarà invece volto a comprendere la
trasformazione della sociabilità andando a vivere in una GC, comparando due
quartieri.
IV. Dati e metodo
La ricerca si svolgerà nella città di Johannesburg, una delle città più
industrializzate del Sudafrica e centro finanziario del paese. La sua popolazione è
di 3,888,180 abitanti (Census 2007), risultando una delle città più popolose. La
composizione etnica si presenta come segue: 73% neri, 16% bianchi, 6%
coloureds, 4% asiatici. Per quanto riguarda la lingua, la più parlata è lo Nguni
(32%), a seguire il Sotho (24%), poi l’Inglese (18%), l’Afrikaans (7%), e lo
Thsivenda (6%). Il mio campo di ricerca prevede una prevalente interazione
quotidiana con la popolazione bianca di lingua inglese localizzata nei sobborghi
nord della città di Johannesburg.
La scelta di tale città è motivata da due motivi legati alla rilevanza di questa
metropoli nello studio delle GC e da uno relativo alla mia conoscenza della città:
1) Un sondaggio nazionale del 2002 riporta che nelle città di Johannesburg e
Pretoria si riscontra il numero più elevato di GC (Landman 2004). In
questa città si riscontra un alto tasso di crimine (ISS), visto anche come
causa della diffusione di GC. Il trend delle GC in Sudafrica prende forma
in questa città.
2) Ho già avuto modo di vivere in Sud Africa per un periodo di 6 mesi (ottobre
2008/marzo 2010) nel corso dei quali ho condotto una ricerca sul concetto di
gang in Sud Africa. Durante questa ricerca sono anche entrata a contatto con gli
enti e associazioni preposti al mantenimento della sicurezza, questi mi hanno
aiutata a comprendere la diversità dei quartieri delle città sudafricane e in
particolare delle città del Gauteng (Pretoria e Johannesburg).
Poiché questa ricerca si pone l’obiettivo di studiare le conseguenze sociali della
vita quotidiana in una GC, comparandola con la vita quotidiana di un sobborgo
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senza GC, da un punto di vista empirico lo studio sarà condotto facendo
riferimento a due sobborghi comparabili. Le aree oggetto di studio saranno
selezionati sulla base di:
1)caratteristiche socio-demografiche identificate con la categorizzazione razziale
(bianchi), la classe sociale (posizione socioeconomica elevata) e livello di
istruzione (scuola superiore o laurea),
2)posizione all’interno della città e caratteristiche strutturali del quartiere: i due
casi saranno confinanti, così da poter verificare empiricamente quanto delle
differenze nello stile di vita è dovuto al fatto di abitare all’interno di una GC. La
GC sarà scelta sulla base di a)presenza di muri di protezione al complesso
abitativo; b) accesso controllato e ristretto ai residenti.
3)periodo di residenza: al fine di captare il mutamento della vita degli individui, la
GC sarà scelta basandosi sulla data della sua costruzione e sul periodo di
residenza degli abitanti, che non deve essere inferiore ai cinque anni. Per ciò che
concerne il quartiere non recintato il problema della durata della residenza non
sussiste, in quanto la maggior parte di questi risalgono al periodo dell’Apartheid.
IV.I. Cosa verrà osservato?
Tenendo a mente le caratteristiche delle GC, gli interrogativi che mi pongo di
analizzare al fine di rispondere alla mia domanda di ricerca sono i seguenti:
a)come cambia la socialità degli individui e la condivisione degli spazi in una GC;
b)come cambia la produzione e la percezione della sicurezza
c) Come cambia la gestione del bene comune e come vengono risolti momenti di
conflitto come cambiano le tecniche di autogoverno.
a) Socialità
-Come cambia la fruizione degli spazi pubblici? Quanto del tempo libero viene
trascorso all’interno di una GC (frequentando la sua piscina, campo da golf). Per
chi vive nell’altra area quanto e come si frequentano le piscine, biblioteche
pubbliche?
-Come cambia la percezione dello spazio ricreativo? Con chi si passeggia? Per gli
abitanti della GC, quanto del passeggio è fatto all’interno del complesso abitativo,
come si interagisce con i vicini? Quando si esce a piedi cosa si fa? Vivere in una
GC porta a passeggiare solo al suo interno? Cosa si fa quando si esce
(commissioni, lavoro, scuola, divertimento).
-Vita sociale: si frequentano persone che vivono all’interno della GC o si hanno
amici che vivono in altre zone? Questi amici vivono in aree simili o diverse?
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Vivere in una GC comporta avere maggiormente contatti e scambi e relazioni
amicali con residenti di altre GC?
-Come cambia la gestione del tempo quando si è annoiati?
-Come cambiano i discorsi con i vicini di casa? Vivere in una GC comporta un
maggiore coinvolgimento con gli altri abitanti per questioni burocratiche e di
gestione del complesso abitativo?
-Come cambiano le relazioni con i vicini? Vivere in una GC favorisce un diverso
riconoscimento dei vicini (si è più amichevoli, più sicuri, si identificano tutti).
Vivere in una GC garantisce una maggiore conoscenza dei vicini? Quando se ne
parla si fa riferimento al nome di famiglia, al lavoro che svolgono, a quanti sono
in famiglia, a come hanno arredato la casa, a come gestiscono il giardino, a quante
macchina hanno, a quanti lavoratori domestici hanno?
-A chi ci si rivolge quando si ha bisogno di un consiglio (relativo alla gestione
della casa o in generale)? Gli abitanti della GC hanno maggiore propensione a
chiamare i vicini?
a.i) Relazioni con altri gruppi
-Come cambia l’interazione con altri gruppi etnici? Vivere in una GC favorisce un
maggiore isolamento? Come cambiano le frequentazioni? I residenti delle GC
frequentano scuole più esclusive, quindi hanno meno contatti con ragazzi di
diversa estrazione sociale?
-Come vengono percepiti i diversi gruppi etnici? All’interno della GC le
interazioni con i lavoratori domestici, giardinieri etc sono più fitte data una
maggiore prossimità fisica? All’esterno invece, gli abitanti delle GC frequentano
persone della “Black Middle Class” in situazioni formali o grandi eventi?
a.ii) Rappresentazione e conoscenza della città
-Qual’è l’impatto della vita all’interno della GC nella conoscenza della città?
Come cambia la percezione e la conoscenza delle altre abitazioni? Come cambia
la loro descrizione? E cosa si dice degli altri quartieri della città? Come cambia la
descrizione del CBD e della township? Abitare in una GC comporta una minore
conoscenza della città? Oppure, vivere in una GC comporta una maggiore
curiosità di questi posti?
-Come cambiano i percorsi delle persone all’interno della città? Sono gli stessi?
Gli abitanti delle GC hanno percorsi più standard? Gli abitanti delle GC tendono a
conoscere persone che abitano in altre GC?
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b)Come cambia il discorso sulla sicurezza e la sua percezione?
-Come cambia la concezione di confine dell’abitazione? Nella GC si vede il
confine dell’abitazione nel cancello d’ingresso al complesso o in quello della casa
privata?
-Quali caratteristiche dell’abitazione rendono la casa sicura agli occhi degli
abitanti? Nella GC ci si affida maggiormente alla tecnologia (CCTV) e alla
guardia all’ingresso, mentre nell’altro quartiere ci si affida maggiormente
all’occhio sulla strada (Jacobs)?
-Come cambia la produzione di tecniche di protezione? Nella GC il
coinvolgimento dei singoli abitanti è minore perché affidato alla compagnia di
sicurezza?
-Come cambia la definizione e il riconoscimento del sospetto? Chi vive all’interno
della GC è più portato a percepire persone sospette quando esce dall’area
recintata?
-Come viene vissuto il processo di identificazione? Gli abitanti della GC sono
meno infastiditi dal dover mostrare un documento di identità in situazioni
pubbliche?
-Come si reagisce ad ambienti caotici, apparentemente poco organizzati e
imprevedibili? Gli abitanti della GC sono più preoccupati o incuriositi?
-Come cambiano i parametri che definiscono la sicurezza di un posto? Nella GC
si ricorre maggiormente a concetti quali civiltà, decenza, pulizia? Come vengono
trattati? Questi concetti sono introdotti in relazione a specifici gruppi etnici?
-Come cambia la preparazione per l’uscita? Gli abitanti delle GC si sentono più
tranquilli perché consapevoli di una sorveglianza comunitaria? Come vengono
sistemati e attivati i dispositivi d’allarme, le luci etc?
c) Come cambia la gestione del bene comune e come vengono risolti momenti di
conflitto?
- Come cambia la gestione dei conflitti all’interno della comunità? Nella GC si
richiede più efficienza nella gestione dell’ illuminazione, dell’acqua, della
sicurezza?
-Come cambia il coinvolgimento politico? Partito, comunità di quartiere,
associazione GC.
-Come cambiano i rapporti con la polizia?
13
-Cosa si fa all’occorrenza di una situazione critica, crimine? Vivere in una GC
consente una gestione più collettiva di risposta al crimine?
Inoltre si cercherà di fare attenzione ad alcune espressioni linguistiche:
-Si usa il “noi” per identificarsi? Nella GC è più ricorrente usare il noi per far
riferimento alla popolazione dell’area in cui si risiede?
-Come vengono usate le categorie razziali? Vivere in una GC aumenta la
sensazione di sicurezza in generale e quindi il rilassamento verso altre etnie?
Come ci si sente distanti dagli altri?
-Come si commentano le notizie sulla criminalità, povertà?
IV.II Come? Metodo di ricerca
Il lavoro di ricerca sarà organizzato seguendo una duplice traiettoria: alla rassegna
della letteratura verrà affiancato un periodo di osservazione prolungato che si
aggira attorno ai 10/12 mesi. In un primo momento mi concentrerò sulla
letteratura sopra descritta (cambiamento urbano, GC), allo stesso tempo, inizierò
il lavoro di documentazione dei quartieri presi in considerazione. La ricostruzione
dei quartieri è fondamentale per comprendere le sue trasformazioni sociali.
Osservazione
Il lavoro andrà ad iscriversi nell’ambito della ricerca qualitativa, e per quanto
riguarda lo studio delle GC in Sudafrica mi avvarrò delle tecniche della ricerca
etnografica. La scelta del metodo qualitativo è motivata dalla necessità di entrare
a stretto contatto con la vita quotidiana all’interno della comunità di riferimento.
La ricerca viene quindi affrontata seguendo il paradigma interpretativo secondo
cui tra l’oggetto di studio e il ricercatore non deve sussistere un dualismo, bensì
una condizione di interdipendenza; il significato non è “dato” ma interpretato
attraverso l’osservazione e il vissuto; l’obiettivo della ricerca è la comprensione
della situazione attraverso l’interazione empatica tra i soggetti della ricerca
(Corbetta, 1999). Grazie ai contatti che ho3 sarà possibile iniziare il momento di
osservazione non appena arriverò in Sudafrica. Il periodo di osservazione
partecipante sarà diviso in due momenti ben distinti per quanto riguarda la mia
residenza, tuttavia non si escluderanno. Nei primi sei mesi andrò a vivere con una
famiglia che risiede nell’area con GC, nei sei mesi successivi mi trasferirò a viere
3
Il riferimento è ai contatti che ho avuto modo di tessere durante un periodo di ricerca in Sudafrica
nell’anno 2008/2009
14
con una famiglia in un quartiere senza GC, potendo così partecipare alla vita dei
residenti. Mi propongo comunque di iniziare a dialogare con i due quartieri sin
dall’inizio, quindi di mantenere i contatti con entrambi i quartieri durante tutto il
periodo di osservazione sul campo. Al fine di non essere percepita come un
osservatore esterno e come un elemento di disturbo, mi presenterò come una
persona interessata alla società sudafricana e alle sue trasformazioni. In un primo
momento sarò vaga rispetto alle mie intenzioni, gradualmente comunicherò agli
abitanti maggiori informazioni, e anche il progetto di scrivere una tesi su alcuni
aspetti della società sudafricana. Essere bianca, come tutti gli abitanti della GC,
sarà importante a normalizzare la mia presenza sia nella GC che nell’altro
quartiere. In definitiva, da un punto di vista di categorizzazione razziale, la mia
presenza sul campo non susciterà curiosità negli altri residenti. Vivere all’interno
di una GC sarà un aspetto fondamentale per il lavoro di osservazione, questo mi
consentirà infatti di riuscire a superare i problemi di studio etnografico delle GC.
Il loro carattere chiuso, il loro accesso controllato a la difficile attraversabilità
sono le cause principali della scarsa letteratura etnografica sulle GC (Low 2003).
Al fine di essere inserita nella vita dei due ambienti presi in considerazione, andrò
a vivere con delle famiglie (in linea generale una a quartiere) e, al fine di entrare a
contatto con più famiglie possibile, mi proporrò come insegnante di italiano o
come baby-sitter. Spero, in questo modo, di prendere confidenza con i residenti e
di poter essere invitata a cena, a feste, di poterli accompagnare al lavoro, a fare la
spesa, a scuola e di partecipare alle riunioni organizzative e amministrative dei
due quartieri. Vivendo con una famiglia potrò anche accedere a momenti intimi,
in cui si parla della giornata, potrò vedere come e quando si fanno riferimenti a
questioni di sicurezza, protezione, infine potrò accedere a momenti formali e
informali di convivialità e socialità all’interno dell’abitazione e all’esterno.
Inoltre, vivere stabilmente con una famiglia mi aiuterà a farmi conoscere e a
rendermi visibile agli altri abitanti del quartiere, aprendo così la strada ad ulteriori
informazioni e contatti.
Oltre all’osservazione delle interazioni all’interno della GC e del quartiere,
e poiché il mio obiettivo è quello di analizzare le conseguenze spaziali e sociali
delle GC e a come queste cambino cambiando area e modalità di residenza,
adotterò una tecnica di osservazione riconducibile a quella dello shadowing, che
consiste nel seguire una persona passo passo nel corso della sua quotidianità
(Bruni,2003).Nello specifico mi avvarrò della tecnica del go-along (Kusenbach
2003), che consiste nel percorrere l’intera giornata o parti della giornata con gli
abitanti. Questa tecnica è utile in quanto accompagnare gli abitanti al lavoro, a
scuola, in palestra, insomma nelle loro attività quotidiane, mi permetterà di
mettere a fuoco, attraverso l’interazione con essi, la percezione dell’ambiente
circostante, le pratiche spaziali, e le biografie. Accompagnando gli informatori
nelle loro routine e nel contempo ponendo domande, quindi ascoltando e
osservando attivamente, riuscirò a percepire le azioni e le interpretazioni degli
informatori. Sarà così possibile catturare le azioni e le pratiche spaziali degli
informatori accedendo allo stesso tempo alle esperienze e alle interpretazioni. In
15
questo modo sar’anche possibile entrare a contatto con il passato degli individui/
andando insieme e percorrendo alcuni tragitti gli informatori possono far
riferimenti al passato, alle loro memorie etc e io mi concentrerò in modo
particolare sulle abitazioni precedenti, su quando si sono trasferiti nella GC,o sul
perche non vi si sono mai trasferiti.
Ogni fase di osservazione verrà accompagnata dalla stesura di una scheda
d-osservazione (Emerson, Shaw e Fretz 1995 in cui registrerò il tutto sia sotto
forma di diario, sia in modo formale. Per ogni tragitto percorso con l-informatore
verranno riportati durata, scopo dello spostamento, una piccola mappa del tragitto
percorso e le principali osservazioni. Per le interazioni in famiglia cercherò; di
riportare le parole e le frasi che ricorrono maggiormente rispetto a questioni
etniche, sicurezza, socialità. Inoltre cercherò di fare attenzione alla mia posizione
all’interno della ricerca, riflettendo su 1)quando la mia presenza è normalizzata,
2)passaggi tramite i quali la mia presenza si normalizza. Questo può anche essere
un indicatore della flessibilità o della chiusura a entrare nel campo, quindi vedere
come un determinato fattore architettonico possa cambiare l’accesso al campo e
questo potrebbe essere sintomatico di un modo diverso di vivere nelle due
comunità.
Ricostruzione storico-sociale del quartiere
In un primo momento mi occuperò di tracciare e comprendere i confini delle due
aree prese in considerazione da un punto di vista amministrativo, per poi passare a
comprendere la suddivisione interna e informale del quartiere (la GC a che
quartiere fa riferimento, in quanti blocchi è suddiviso l’altro quartiere). Inoltre
procederò anche alla stesura di un profilo socio-demografico delle due aree.
Per quanto riguarda l’area non recintata la storia del quartiere è
fondamentale in quanto mi andrà ad informare sui vari passaggi di popolazione e
infine a come si è arrivati allo stato attuale, mentre per quanto riguarda la GC una
buona conoscenza della sua storia mi aiuta a comprendere come sono avvenuti gli
acquisti dei terreni e la loro distribuzione tra le famiglie. Quindi per quanto
riguarda questa fase dovrò fare riferimento ai vari Land Acts “Native Land Act”,
n.27, 1913—com’è cambiato l’uso del territorio, e la proprietà della terra, com’è
gestita. Proprietà della terra, ridistribuzione---capire come viene gestita la
questione della terra/acquisti-proprietà, dovrò prendere in considerazione le
planning laws e la legislazione che consente la costruzione di gated estates. Dovrò
anche prendere in esame le Land Reform. L’approfondimento di questi aspetti
sarà
garantito
dalla
consultazione
di
archivi
(http://www.apartheidarchive.org/site/, www.archive.org).
La fase di ricostruzione storica del quartiere sarà condotta anche attraverso
lo strumento delle storie orali (Portelli, narrazione, Poggio, storia orale). Mi
propongo di intervistare le persone che hanno vissuto in quel quartiere più a
lungo, cercando di comprenderne i cambiamenti nel tempo: com’è cambiata la
sicurezza, com’è cambiata l’organizzazione del quartiere, com’è cambiata la
16
popolazione del quartiere, come sono cambiate le relazioni tra gli abitanti del
quartiere?
Infine, con lo scopo di analizzare i quartieri nella loro completezza,
prevedo di intervistare anche gli agenti immobiliari che si occupano di vendere le
case nei due quartieri presi in esame. Le interviste saranno utili al fine di
comprendere se e come i due tipi di abitazione vengono descritti e pubblicizzati
diversamente. In particolare si farà riferimento al tema della socialità/comunità,
sicurezza, qualità e stile di vita.
Dato il mio campo di ricerca a Johannesburg, durante il periodo trascorso
in questa città manterrò i contatti (già esistenti) con alcuni centri di ricerca che si
occupano dello studio di GC in Sud Africa (Cubes- WIts, French Institute,
Streetsafe, African Center for Cities, Forced Migration Institute Studies)
V. Fasi della ricerca
La ricerca seguirà le seguenti fasi. Nei mesi di novembre e dicembre definirò i
due quartieri oggetto di osservazione. Al contempo inizierò il lavoro di rassegna
della letteratura (seguendo i filoni sopra descritti). L’osservazione sul campo
avverrà in un periodo di 12 mesi: dal mese di gennaio 2011 a quello di giugno
l’osservazione avverrà nella GC, da giugno a dicembre invece mi trasferirò nel
quartiere senza GC. Ovviamente la divisione dei due momenti è marcata dal
cambiamento di residenza, ma cercherò di mantenere i contatti con gli abitanti dei
due quartieri anche quando non vi risiedo. Concomitante all’osservazione porterò
avanti lo studio del quartiere, della sua storia e del suo cambiamento. Dal mese di
gennaio 2012 a febbraio finalizzerò i lavori di interviste e di raccolta materiale sui
quartieri per poi passare al momento di stesura della tesi.
VI. Conclusione
Il progetto si pone l’obiettivo di comprendere il rapporto tra i processi sociali e le
forme spaziali prendendo in considerazione il caso delle GC in Sudafrica. Nello
specifico, attraverso una ricerca etnografica si intende andare a vedere le
conseguenze della scelta di andare a vivere in una GC, facendo attenzione ad
aspetti legati alla socialità, alla convivialità, alla conoscenza della città, alla
percezione della sicurezza e alle forme di gestione del bene comune. Le
conseguenze sociali di queste aree verranno rilevate grazie ad uno studio di due
quartieri comparabili per caratteristiche socio economiche, uno organizzato in GC
e l’altro no.
17
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