Antigone e le Antigoni Convegno internazionale - 13, 25-26 maggio 2009 - Sapienza, Facoltà di Lettere e Filosofia. I relatori Anna Maria Belardinelli Maurizio Bettini Luca Bruzzese Lidia Di Giuseppe Ivan Fedele Franco Ferrari Marco Galli Giovanni Greco Raimondo Guarino Tony Harrison Fabio Lanotte Pietro Montani Roberto Nicolai Maria Pia Pattoni Franco Piperno Andrea Rodighiero Luigi Enrico Rossi Oliver Taplin Anna Maria Belardinelli Anna Maria Belardinelli insegna Filologia Classica all’Università di Roma “La Sapienza”. Gli interessi di ricerca sono prevalentemente orientati verso tematiche relative alle tecniche drammaturgiche del teatro tragico e comico greco con particolare attenzione rivolta alla produzione di Euripide e di Menandro (di cui ha studiato anche la storia e la critica del testo ed ha pubblicato l’edizione commentata dei Sicioni, Bari 1994). Fra le sue pubblicazioni si ricordano: A proposito dell'uso e della funzione dell'ekkyklema: Eur. Hipp. 170-266, 808-1101; Men. Asp. 309-399, Dysk. 689-758a, «SemRom» III.2, Roma 2000, pp.243-265; Il dolore di Fedra: nota a Hipp. 139-140, in O. Vox, Ricerche euripidee, Lecce 2003, pp.47-57; Menelao nell’Elena di Euripide: una rilettura, «LEXIS» 21 (2003) pp.161-177; La parodo del coro nelle tragedie greche: alcune riflessioni sui movimenti scenici, «SemRom» VIII, Roma 2005, pp.13-43; Filosofia e scienza nella commedia nuova, «Seminari Romani di Cultura Greca» XI, 2008; Argilla. Creazione di un'immagine: le maschere del teatro greco ellenistico, pp. 1-14 (sarà pubblicato in Atti del Convegno Argilla. Storie di terra cruda Roma, 25-26 maggio 2007, Roma 2008); L’ombra nel teatro greco: funzione e significato, pp. 1-16 (sarà pubblicato in Ombra. Saggi di letteratura, arte, musica, Roma 2009). Maurizio Bettini Maurizio Bettini è professore ordinario di Filologia Classica all’Università di Siena. Autore di saggi di argomento filologico, metrico e linguistico, i suoi interessi vertono soprattutto sulla antropologia del mondo antico, disciplina a cui ha dedicato svariati volumi (Antropologia e cultura Romana, Roma 1986, più volte ristampato [Anthropology and Roman Culture, trans. J. Van Sickle, Baltimore 1991; Familie und Verwandschaft in Rom, München 1992]; Verso un’antropologia dell’intreccio e altri studi su Plauto, Urbino 1991; Voci. Antropologia sonora della cultura antica, Torino 2008). I suoi corsi universitari affrontano temi relativi alla cultura greca e romana (la parentela, l'esperienza religiosa antica, la mitologia, la profezia, la magia). Alla mitologia ha dedicato numerose pubblicazioni (Nascere. Storie di donne, donnole, madri ed eroi, Torino 1998 [premio isola d’Elba 1999]; con Carlo Brillante, Il mito di Elena, Torino 2002; con Giulio Guidorizzi, Il mito di Edipo, Torino 2004; con Luigi Spina, Il mito delle Sirene, Torino 2007). Fra le sue pubblicazioni ricordiamo anche Il ritratto dell'amante, Torino 1992 (The Portrait of the Lover, trans. L. Gibbs, Berkeley-Los Angeles 1999). A Siena ha fondato, assieme ad altri studiosi, il Centro Antropologia del Mondo antico, di cui è direttore. Presso l'editore Einaudi cura la serie “Mythologica”, presso l’editore Il Mulino è responsabile della collana Antropologia del Mondo antico. Collabora con la pagina culturale de “La Repubblica” ed è autore di romanzi e racconti. Luca Bruzzese Luca Bruzzese è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filologia greca e latina dell’Università La Sapienza di Roma e docente a contratto di Letteratura greca presso la LUMSA di Roma. Si è interessato soprattutto di teatro greco, in particolare di commedia nuova, e delle tradizioni biografiche relative agli antichi poeti drammatici. Da ultimo ha pubblicato Lo Schwerathlet, Eracle e il parassita nella commedia greca, «Nikephoros» XVII, 2004, pp. 139-170; Un modello comico nell’Id. XXII di Teocrito, «Paideia» LXII, 2007, pp. 101-114; Cefisofonte meirakion oikoghenes di Euripide, «Rivista di Cultura Classica e Medioevale» L, 2008, pp. 97-110. Lidia Di Giuseppe Lidia Di Giuseppe è Dottore di Ricerca in Filologia greca e latina e Cultore della Materia nei settori disciplinari di Lingua e Letteratura Greca e Filologia Classica presso il Dipartimento di Filologia greca e latina della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”, dove nell' A. a. 2007-2008 ha tenuto un Corso di Greco elementare. È collaboratrice della rivista Poiesis. Bibliografia della poesia greca, diretta dai Proff. Massimo Di Marco e Bruna M. Palumbo Stracca dell’Università di Roma “La Sapienza”. È inoltre abilitata all'insegnamento di Lettere, Latino e Greco nei licei classici (attualmente, svolge questa attività presso i Licei "G. Mameli" e "Tito Lucrezio Caro", a Roma). Si occupa di tragedia e di commedia dell’età ellenistica; tra le sue pubblicazioni, Euripide e la grecità dei Macedoni (Archelao presso Cisseo), «Prometheus» 2, XXX, 2004, pp. 125-28; Animus facit nobilem: uno schema di pensiero dalla tragedia greca a Boccaccio, «Paideia» LXII, 2007, pp. 291-302. Ivan Fedele Ivan Fedele è diplomato in pianoforte e in composizione, ed ha studiato Filosofia presso l'Università di Milano. Erede della grande tradizione sinfonica del classicismo che si ritrova all’interno del suo pensiero compositivo arricchita dall’integrazione del lascito del serialismo e dalle acquisizioni delle recenti ricerche sulla musica elettronica, Ivan Fedele s’impone tra i compositori della sua generazione grazie ad un notevole spirito di sintesi, che permette risultati compositivi preziosi. Contrariamente alla maggior parte dei suoi colleghi, preoccupati esclusivamente dai problemi della generazione della materia sonora, Fedele pone sistematicamente e risolve in un modo convincente il problema essenziale dell’arte compositiva, vale a dire la costruzione della grande forma, impiegando spesso le tecnologie più avanzate senza tuttavia sottovalutare l'importanza del mestiere nell'elaborazione del materiale sonoro. Il suo catalogo comprende un’ottantina di titoli fra cui Antigone, opera commissionata dal Teatro Comunale di Firenze per l’apertura del Maggio Fiorentino 2007, che è stata insignita del XXVII Premio “Franco Abbiati” dell’Associazione Critici Musicali Italiani come migliore “novità assoluta” del 2007. Oltre a numerosi lavori da camera, molte sono le composizioni per orchestra sola o con strumento concertante di cui Arco di vento, per clarinetto e orchestra, è la più recente. ANIMUS ANIMA (Cd Stradivarius STR33629) ha ricevuto da “Le Monde de la Musique” lo “Choc de la Musique 2003” mentre a MAYA (Cd L'Empreinte Digitale ED13198) è stato attribuito il “Coup de Coeur 2004” dall’“Académie Charles Cros”. Ivan Fedele svolge anche un'intensa attività didattica che lo ha visto presente in importanti istituzioni di tutto il mondo. Nel 2000 è stato insignito dal Ministro della Cultura Francese dell’onorificenza di “Chevalier de l'Ordre des Lettres et des Arts”. Ivan Fedele ha inoltre pubblicato Fragment d'un discours utopique, in Les Cahiers de l'Ircam: Recherche et musique, n. 4 ("Utopies"), 1993; Arte, stile, scrittura, in Società di pensieri, Bologna 1994; Le cinéma muet et la musique, une interaction narrative, in Musique d'écran, Editions de la Réunion des Musées Nationaux, 1995; Texture, écriture et analyse, entretien réalisé par Pierre Michel, in Analyse Musicale, n. 38, febbraio 2001; Verdi, emarginazione e mitologia, in 40 per Verdi, a cura di Luigi Pestalozza, Milano, Ricordi - LIM, 2001; Voyage dans la cité d'invention (entretien), in Horizon, n. 26, maggio. Franco Ferrari Franco Ferrari è docente di Lingua e Letteratura greca all’Università dell’Aquila. Noto e apprezzato per i suoi contributi come studioso e traduttore di letteratura greca e latina, ha coordinato per Rizzoli il Dizionario della civiltà classica (Milano 1993) ed è autore di opere a destinazione scolastica come L'alfabeto delle Muse. Storia e testi della letteratura greca, I-III (Bologna 1995) e La porta dei canti. Storia e Antologia della lirica greca (Bologna 2000). Della sua vasta bibliografia scientifica ricordiamo i volumi: Ricerche sul testo di Sofocle (Pisa 1983), Oralità ed espressione: ricognizioni omeriche (Pisa 1986), Una mitra per Kleis. Saffo e il suo pubblico (Pisa 2007), La fonte del cipresso bianco. Racconto e sapienza dall'Odissea alle lamine misteriche (Torino 2007). Inoltre Ferrari ha curato l'edizione critica del Romanzo di Esopo (Milano 1997) e ha tradotto molti testi di letteratura greca fra cui Antigone, Edipo re, Edipo a Colono di Sofocle (Milano 1982), Persiani, Sette contro Tebe e Supplici di Eschilo (Milano 1987), i Frammenti di Saffo (Milano 1987), le Elegie di Teognide (Milano 1989), l'Anabasi e la Ciropedia di Senofonte (Milano 1985 e 1995), le Olimpiche di Pindaro (Milano 1998), Menandro e la commedia nuova (Torino 2001), l'Odissea (Torino 2001). Marco Galli Marco Galli è docente di Archeologia Classica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della “Sapienza Università di Roma”. Dal 2002 collabora con il Ministero dei Beni Culturali presso l'Istituto Centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD). Dal 2005 è in collaborazione con l’Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (ISIAO) e partecipa alla missione archeologica dell'ISIAO nello Swat (Pakistan). I suoi interessi si volgono soprattutto all’architettura e alla scultura romana del periodo ellenisticorepubblicano-imperiale in Italia, in Grecia e in Asia Minore, ma anche agli spazi e alle strutture associative-religiose dell’impero romano, ai culti c. d. orientali nel suburbio di Roma e alla formazione della cultura abitativa nell’età repubblicana (Italia settentrionale). Tra le pubblicazioni recenti ricordiamo: Die Lebenswelt eines Sophisten. Untersuchungen zu den Bauten und Stiftungen des Herodes Atticus (Philipp von Zabern Verlag, Mainz am Rhein 2002); O. D. Cordovana - M. Galli (a cura di), Arte e memoria culturale nell’età della Seconda Sofistica, Catania 2007; Alois Riegl e la 'Biologia' delle Immagini, Alois Riegl (1858-1905), Un secolo dopo, Roma 2008; Theos Hadrianos: forme e rituali del culto di Adriano nell’Oriente dell’Impero Romano, in A. D. Rizakis – F. Camia (eds.), Pathway to Power: civic élites in the Eastern Part of the Roman Empire, Atene 2008; Sema. Sepolture eroiche e identità civiche nell’Oriente dell’impero romano, in AAVV, Sepolti tra i vivi. Evidenze ed interpretazione di contesti funerari in abitato, Roma 2009. Giovanni Greco Laureato in lettere classiche (Erasmus in Germania nel 1993), diplomato in regia presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica ‘Silvio D’Amico’ (1999), specializzato in regia presso la Guildhall School of Music and Drama di Londra (2000), dottorando di ricerca in Filologia e Storia del Mondo Antico (2007), è attore, regista, traduttore (ha pubblicato Vuoti di T. Harrison con Einaudi nel 2008). Ha al suo attivo molti testi (tra cui Teatri di pace in Palestina, libro e dvd, ed. manifestolibri nel 2005) e regie teatrali in Italia e all’estero; ha insegnato per anni Storia del teatro presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica; ha partecipato a convegni sul teatro antico in Italia e all’estero e come docente al progetto Babele promosso dal Ministero degli Esteri per l’insegnamento dell’italiano attraverso il teatro (Egitto, Cipro, Argentina, Messico, Brasile, Etiopia). Con l’associazione le Sirene ha curato la direzione artistica del Teatro del Lido dal 2003 al 2008. Raimondo Guarino Raimondo Guarino insegna attualmente Discipline dello Spettacolo nell’Università di Roma Tre. Ha studiato alcuni aspetti del teatro francese del Seicento, il teatro italiano nel Rinascimento, la drammaturgia inglese in età elisabettiana, la storia della storiografia teatrale. Ha progettato numerose iniziative di site specific theatre in Europa con il Teatro Potlach (Klagenfurt, Salzburg, Liverpool, Stockholm, Bologna, Berlino). Ha pubblicato i libri La tragedia e le macchine. «Andromède» di Corneille e Torelli (Roma 1982), Teatro e culture della rappresentazione. Lo spettacolo in Italia nel Quattrocento (Bologna 1988), Teatro e mutamenti. Rinascimento e spettacolo a Venezia (Bologna 1995), Il teatro nella storia (Bari 2005). Sul site specific theatre ha curato Unsichtbare Städte (Klagenfurt 1993) e Teatro dei luoghi (Roma 1998). Tra il 1995 e il 2005 ha tenuto seminari, conferenze, relazioni in numerose università europee. Tony Harrison Tony Harrison è uno dei maggiori poeti inglesi contemporanei. Nasce nel 1937 a Leeds, nel Nord dell’Inghilterra, da una famiglia di estrazione proletaria che contrasterà la sua precoce vocazione letteraria e teatrale, ma che non gli impedirà di studiare a Oxford lettere classiche e che, come contralatare dissacratore nell’ alternanza di alto e di basso, di sacro e di profano, di poetico e di volgare, lascerà il segno in tutta la sua produzione successiva. La prima raccolta di poesie, The Loiners (gli abitanti di Leeds, in dialetto), fa scandalo, vende centinaia di migliaia di copie e vince l’importante Geoffrey Faber Memorial Prize nel 1972. Molte sono le raccolte di poesia. Tra le altre sono da segnalare alcune importanti poesie come Continuous e v. (tradotte entrambe da Einaudi da Massimo Bacigalupo), quest’ultima è andata in onda su Channel Four nel 1987, vincendo il Royal Television Society Award; A cold coming (tradotto sulla rivista Poesia, poesia scritta per il Guardian dopo la prima guerra del Golfo). Poesia di impegno civile, di forma classica, che mescola il dialetto all’erudizione, l’oscenità alla tradizione. Riconosciuto come il più importante poeta inglese che scrive per il teatro e per il cinema, Tony Harrison ha scritto molto per il Royal National Theatre, per il New York Metropolitan Theatre, per la BBC e per Channel Four, oltre che per giornali e riviste (è stato spesso inviato dal fronte durante le ultime guerre di questi anni). Ha curato molti adattamenti ormai classici in Inghilterra come l’Oresteia, che ha vinto lo European Poetry Translation Prize nel 1982 e celebratissimo quello dei medievali Mistery Plays (1985). Altri testi importanti testi per il teatro di Tony Harrison sono Square Rounds (1992), Poetry or Bust (1993), The Kaisers of Carnuntum (1995) e The Labours of Herakles (1995), nessuno dei quali ancora tradotto in Italiano. Tra i molti film per la televisione si possono ricordare Arctic paradise, The big H, la serie in quattro parti Loving Memory per la BBC e i suoi poemi-film The Blaspemers’ Banquets e Black Daisies for the Bride (Margherite nere per la sposa, sull’Alzheimer), che ha vinto il Grand Prix Italia nel 1994, e The Shadow of Hiroshima per il cinquantesimo anniversario della distruzione di Hiroshima nel 1995. Del 2002 è il lungometraggio Prometheus. Del 2008 è la traduzione di Vuoti, uscita per Einaudi nella traduzione di Giovanni Greco, che contiene oltre a poesie di vari periodi, anche una antologia dei Segugi di Ossirinco (messa in scena per la prima volta in forma di mise en espace nel 2002 al Teatro del Lido di Ostia). I segugi di Ossirinco The Trackers of Oxyrhynchus (I Segugi di Ossirinco), uno dei testi teatrali più noti di Tony Harrison è andato in scena per la prima volta nell’antico Stadio di Delfi in Grecia nel 1988 ed è stato ripreso dall’autore che ne ha curato anche la regia in una versione sostanzialmente rimaneggiata per il Royal National Theatre a Londra nel 1989. Il testo in forma di mise en espace è andato in scena per la prima volta in italiano al Teatro del Lido (Ostia) nel giugno del 2005 con la regia di Giovanni Greco. I Segugi di Ossirinco nasce come riscrittura di un dramma satiresco di Sofocle, andato perduto nella tradizione manoscritta e riscoperto in forma frammentaria tra le sabbie di Ossirinco (Egitto) nel 1907 dai due papirologi inglesi Grenfell e Hunt. È proprio dalla vicenda storica che parte Harrison, mettendo in scena i due papirologi che scavano freneticamente alla ricerca di preziosi papiri. Ma, secondo una prassi che gli è cara, subito la storia si contamina con il mito: Grenfell e Hunt ritrovano gli Ichneutai di Sofocle e la loro ansia di ritrovamenti li tramuta nei protagonisti del dramma, Apollo e Sileno, che cercano le vacche sottratte ad Apollo dal piccolo Ermes, coadiuvati da un coro di Satiri. Troveranno il piccolo ladro, ma scopriranno che le vacche non ci sono più e che dalle loro interiora, unite al guscio di una tartaruga, Ermes ha inventato la prima lira, di cui Apollo s’impossesserà, diventando dio della musica e della poesia. Il passaggio ulteriore consente a Harrison la ricontestualizzazione definitiva della situazione storico-mitica: Apollo ricompensa i Satiri, veri artefici del ritorvamento, ma poi li esclude per sempre dai piaceri che la lira produce e produrrà in futuro, in quanto portatori di una umanità minore, loro che sono mezzi uomini e mezzi animali. Il finale del testo immagina proprio l’esplosione di questo conflitto in termini moderni tra cultura egemonica e culture subalterne, che è uno dei tratti dominanti della scrittura di Harrison fin dal suo esordio (dalla prima raccolta The Loiners del 1972 che su questa tensione è imperniata, fino a The Laureate’s Block, del 2000, nella quale Harrison, ribadendo i suoi sentimenti repubblicani, rifiuta il titolo di poeta laureato dopo la morte di Ted Hughes). La fine dei Trackers mette in scena non solo l’irriducibile conflitto tra alto e basso, ma il senso della traduzione come tensione frustrata verso l’impossibile. Nel continuo gioco di rimandi metatraduttivo che questo testo inscena (questa è solo l’ultima traduzione di una traduzione di traduzione, in una mise en abyme inesausta), alla fine è solo un silenzio reiterato che risponde alla richiesta che Sileno fa al pubblico di leggere qualche frammento in greco per liberarlo dalla sua condizione miserabile: l’ultima traduzione riporta il testo alla sua impenetrabilità, alla sua materialità, al suo essere carta scarabbocchiata, utile per fare lenzuola per barboni o per nettarsi dai bisogni, potentissima metafora dell’eterno ritorno del classicus, allo stesso tempo inattingibile e cannibalizzato, croce e delizia nella dialettica tra futuro e passato. Quel futuro che è una faded song… (Eliot). Tony Harrison poeta totale Working class poet. War poet. Angry poet. Poeta operaio. Poeta di guerra. Poeta arrabbiato. Sono alcune delle molte definizioni che la critica ha riservato a Tony Harrison, in questi ultimi decenni. Riduttive da un lato davanti all’eclettismo militante del personaggio, ma sostanzialmente concordi nel ribadire quello che forse è il comune denominatore dell’attività di Harrison, la poesia come tensione unificante, come vocazione onnipervasiva, come sintesi sempre provvisoria tra biografia, e vorrei dire biologia, e stile, se per stile si intende con Barthes, proprio il biologico, il segreto del corpo del poeta. Il drammaturgo, lo sceneggiatore, il corrispondente dal fronte, il regista teatrale o cinematografico, il polemista condividono in Harrison quello spessore arcaico, aedico, che è precedente alle scissioni e alle mediazioni, alle specializzazioni che hanno reso il poietès nei millenni ben modesta figura, spezzettata e minuscola, come uno dei tanti frammenti nei quali venne dilaniato il Poeta che resuscitava dai morti con il suo canto, Orfeo nella sua variante dionisiaca, paradigma e profezia dell’arte e della sua fine. Questa poliedricità, questa molteplicità assumono come dato di partenza il classicus, la visione classica del mondo e dell’arte, ma se ne fanno interpreti in una prospettiva complessa che vive l’operazione letteraria in senso greco come operazione politica tout court e in senso romano come necessità di una traduzione culturale oltre che linguistica di una tradizione canonica e codificata che non smette mai di parlare al futuro. In questo senso, quasi tutta la produzione di Tony Harrison coniuga cronaca e leggenda, attualità e mito, riconfigurando il presente nei termini del passato, rileggendo la contemporaneità nella sua esuberanza ancestrale, conformando la sua parola sistematicamente ad una doppia articolazione di parola tradotta e tradita. Biologicamente, Tony Harrison è traduttore, la sua parola come il suo ritmo, la sua sintassi come la sua immancabile rima sono sempre citazione, allusione, riuso: in questo senso, la verbalizzazione, la performazione risultano connaturate ad una scrittura che nasce e si propone sempre come ri-citata o re-citata, teatrale, e dunque incompiuta, monca, nostalgica della voce, della saliva, del respiro di un aedo. La mise en abîme, quella profondità che non è immersione ma eterno ritorno, diventa allora procedimento ossessivo di molti testi che trascendono i già labili confini fra traduzione, adattamento, riscrittura fino al punto da confermare l’aforisma di Borges che è l’originale che è infedele alla traduzione (e per fare solo un esempio la ‘traduzione’ in inglese del Misanthrope di Molière da parte di Harrison ha avuto un tale successo che è stata ritradotta in francese…). Ma per evitare subito qualsiasi equivoco, è importante sottolineare che questa assunzione del metodo mitico, come lo definì Eliot riferendosi all’Ulisse di Joyce, cioè di questa idea dialogica della testualità in senso diacronico come sincronico, non prende mai contorni esclusivistici, quando non intelletualistici di un fare letterario avulso, che non si pone il problema della trasformazione e della critica delle relazioni di potere all’interno della società e dunque degli immaginari e dei linguaggi. Il mito, la citazione, la filologia sono vissuti come il luogo dove esprimere più coerentemente la carica rivoluzionaria di ciò che è al margine, della sofferenza e della privazione, la novità e spesso la distanza di un mondo senza voce, violento e spietato, ma talora pasolinianamente tenero e primordiale, in un senso anti-romantico, utopia, non-luogo vagheggiato davanti all’entropia corrotta dei tempi. A questo si aggiunga che la parola di Harrison non si limita ad essere intertestuale, deposito e proiezione di un dialogo muto tra testi, ma si fa, con Segre, interdiscorsiva, ovvero si produce come intonazione seconda, ritmo, sussurro, urlo, rhesis, in breve significante raddoppiato, parole soufflée avrebbe detto Artaud. Il polistilismo, la Kreuzung der Gattungen, la mescolanza tra alto e basso, tra osceno e sublime che si risolve talora in parodia, talora in farsa, talora in tragi-commedia non si esauriscono sul piano eminentemente letterario, privato, intimo della lettura silenziosa ai tempi dell’alienazione (Kristeva), ma necessitano di una produzione/fruizione dell’atto poetico che sia totalizzante, integrale, pubblica. Ciò non vuol dire, come dice lo stesso Harrison, sottrarre nulla all’urgenza dell’intimità nel renderla non solo traccia scritta, segno vergato, corporeità della pagina, ma insieme vocalizzo, phonè, durata carnale del suono e del silenzio. La poesia allora ritorna ad essere poiesis, azione, non contemplazione, ma voc-azione, sublimazione, trasfigur-azione solenne, centripeta e centrifuga, divin-azione. Come disse seria una suora al giovane Tony che si proclamava poeta durante un viaggio in Irlanda: God gave you the greatest of the gifts… Lei non sapeva di parlare del dio di Delfi. Da Il caffè illustrato, ottobre 2005 Fabio Lanotte Fabio Lanotte ha conseguito la Laurea Triennale in Lettere Classiche presso la Facoltà di Lettere e Filosofia della “Sapienza Università di Roma” il 30 aprile 2008, con una tesi dal titolo I frammenti dell’Hecuba di Ennio (relatore Prof. L. Gamberale, correlatore Prof. ssa A. M. Belardinelli). È attualmente iscritto presso la medesima Facoltà al corso di Laurea specialistica in Filologia e Letterature dell’Antichità. È stato promotore di diverse iniziative culturali e sociali proposte dagli studenti come Figlia del Tuo Figlio. La Maestà di Duccio da Buoninsegna, “L’amor che move ‘l sole e l’altre stelle”. Ciclo di incontri danteschi. Ha partecipato stabilmente al cosiddetto “gruppo Antigone”. Pietro Montani Pietro Montani insegna Estetica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ha compiuto studi e ricerche sui presupposti filosofici delle estetiche di carattere linguistico e semiotico, sulle relazioni tra filosofia critica e teorie dell’interpretazione (dall’ermeneutica alla psicoanalisi), sulla teoria del racconto, sull’estetica del cinema e delle arti visive. Tra i suoi saggi di estetica filosofica ricordiamo Il debito del linguaggio (Venezia 1986) dove Montani pone al centro della propria indagine il paradigma semiotico dell’autoriflessività estetica di cui vengono ricostruiti i taciti presupposti teoretici. Il rapporto tra poesia e narrazione, intese come forme peculiari dell’esperienza linguistica, è l’oggetto de L’esemplarità ermeneutica della poesia (Urbino 1990), C’è altro da raccontare? (Urbino 1995) e di Estetica ed Ermeneutica (Roma-Bari 1996). Lo studioso ha curato inoltre un’edizione che documenta le riprese filosofiche dell’Antigone di Sofocle (Antigone e la filosofia. Un seminario, Roma 2001). Pietro Montani ha inoltre dedicato all’estetica cinematografica numerosi studi ed edizioni. Tra i primi vanno sicuramente ricordati Fuori campo (Urbino 1993) dove viene presentata una ricognizione critica dell’avanguardia cinematografica i cui orientamenti caratteristici vengono studiati a partire dall’opposizione realtà/finzione. Ne L’immaginazione narrativa (Milano 1999) viene elaborata una proposta teorica originale sull’autonomia formale del racconto cinematografico muovendo da una rilettura di Merleau Ponty e della relazione tra tempo e racconto già indagata da Paul Ricoeur nell’opera omonima. Tra le edizioni curate da Pietro Montani spiccano sicuramente quella degli scritti teorici di Dziga Vertov (L’occhio della Rivoluzione, Milano 1976) e quella delle Opere scelte di Sergej M. Ejzenšteijn (in dodici volumi, di cui, già disponibili, sono: la Natura non indifferente; Il colore; Teoria generale del montaggio; Il montaggio, la regia; Stili di regia; Il movimento espressivo, Venezia 1981-1998). Roberto Nicolai Roberto Nicolai insegna Lingua e Letteratura greca presso la Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università “La Sapienza”. Ha collaborato a iniziative editoriali, come la Enciclopedia oraziana, come membro della redazione scientifica, la Letteratura greca di Luigi Enrico Rossi (Firenze 1995), la Storia e testi della letteratura greca, di cui è coautore sempre con Luigi Enrico Rossi (I-III, Firenze 2002-2003), e ora il Corso integrato di Letteratura greca (I-III, Firenze 20062007). Fra i suoi interessi è la funzione paradigmatica della tragedia, indagata attraverso gli exempla mitici interni alle tragedie e la loro relazione con i vari contesti drammatici (L’emozione che insegna: parola persuasiva e paradigmi mitici in tragedia, «Sandalion», 26-28, 2003-2005, pp. 61103). Si è occupato inoltre di storiografia (Thucydides continued, in A. Rengakos - A. Tsakmakis (Edd.), A Companion to Thucydides, Leiden (Brill) 2006, pp. 691-719; Storia e storiografia nella scuola greca, in J. A. Fernàndez Delgado, F. Pordomingo, A. Stramaglia (edd.), Escuela y literatura en Grecia antigua. Actas del Simposio Internacional. Universidad de Salamanca, 17-19 noviembre de 2004, Cassino 2007, pp.39-66; The place of history in ancient world, in J. Marincola (ed.), A companion to Greek and Roman Historiography, I, Oxford 2007, pp.13-26; Solone e la conquista di Salamina: da guerra tradizionale a mito politico, in P. Desideri, S. Roda, A. M. Biraschi (a cura di), con la collaborazione di A. Pellizzari, Costruzione e uso del passato storico nella cultura antica. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Firenze 18-20 settembre 2003, Alessandria 2007, pp.3-19; L’uso della storiografia come fonte di informazioni: teoria retorica e prassi oratoria, in J. C. Iglesias Zoido (ed.), Retórica e Historiografia. El discurso militar en la historiografia desde la Antigüedad hasta el Renacimiento, Madrid 2007, pp.143-174). Si è inoltre occupato di canoni letterari antichi e della loro riscoperta moderna. Tra le sue pubblicazioni si ricordano inoltre: Studi su Isocrate. La comunicazione letteraria nel IV secolo a.C. e i nuovi generi della prosa, Roma 2004 (Quaderni di «SemRom» 7); Omero, Tucidide e Platone sulla preistoria dell’umanità e sulla fondazione di città, in «Seminari Romani di Cultura Greca» 8, 2005, pp.237-261; Geografia e filologia nell’Asia di Strabone, «Geografia Antiqua» 1415, 2005-2006, pp. 57-76. Maria Pia Pattoni Maria Pia Pattoni insegna Lingua e Letteratura greca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. Ha pubblicato numerosissimi saggi sulla lingua e la letteratura greca, con particolare riferimento alla produzione letteraria di ambito teatrale (L'autenticità del ‘Prometeo Incatenato’ di Eschilo, Pisa 1987; L’exemplum mitico consolatorio: variazioni di un topos nella tragedia greca, «Studi Classici e Orientali» XXXVIII 1988, pp. 229-262; La sympatheia del Coro nella parodo dei tragici greci: motivi e forme di un modello drammatico, «Studi Classici e Orientali» XXXIX 1989, pp. 33-82; Dakruoen ghelasai. Sorridere tra le lacrime nell’Alcesti di Euripide, in P. Mureddu et al. [a cura di], Comicità e riso tra Aristofane e Menandro. Atti del Convegno Internazionale Cagliari 29 settembre-1 ottobre 2005, Amsterdam 2006, pp. 187-227; Alcesti. Variazioni sul mito, Venezia 2006). Ha curato inoltre numerose traduzioni di tragedie come le Trachinie e il Filottete di Sofocle (Milano 1990), le Eumenidi di Eschilo (Milano 1995) e l’Aiace e l’Elettra di Sofocle (Milano 1997). Fra i suoi interessi di studio va inoltre ricordato Longo Sofista, di cui ha pubblicato una edizione tradotta e commentata (Longo Sofista, Dafni e Cloe, Milano 2005) e numerosi saggi (Innamorarsi nella Lesbo di Longo: topoi romanzeschi, reminiscenze epiche e saffiche memorie, «Eikasmos» 15, 2004, pp. 273-303; I Pastoralia di Longo e la contaminazione dei generi. Alcune proposte interpretative, «MD» 53, 2004, pp. 83-124; In margine al testo di Longo Sofista, «Prometheus» 31, 2005, pp. 79-89). Franco Piperno Franco Piperno, professore di Musicologia e Storia della musica, è diplomato in pianoforte ed in composizione ed insegna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”; presiede la Laurea specialistica in «Musicologia» nella predetta facoltà ed è membro della Commissione pettorale musica Sapienza. I principali ambiti di ricerca sono: la musica nelle corti italiane della prima età moderna, committenza della musica madrigalistica nel Cinque- e Seicento italiano, la musica strumentale del Seicento, fonti e istituzioni musicali romane, l’opera italiana del Settecento (sistemi produttivi e drammaturgia), istituzioni e prassi orchestrali dei teatri d’opera italiani dell’Ottocento. Fra le sue pubblicazioni recenti si ricordano: L’immagine del Duca. Musica e spettacolo alla corte di Guidubaldo II Della Rovere duca di Urbino, Firenze 2001; Modelli stilistici e strategie compositive della musica strumentale del Seicento, in Enciclopedia della Musica Einaudi, a c. di J.J. Nattiez, vol. IV, Storia della musica europea, Torino 2004; State and Market, production and style: An interdisciplinary approach to eighteenth-century Italian opera history, in Opera society in Italy and France from Monteverdi to Bourdieu, a c. di Victoria Johnson, Jane F. Fulcher, Thomas Ertman, Cambridge 2007, pp. 138-159; Petrarchismo, editoria, musica: la «raccolta di diversi» e le edizioni collettive di madrigali, in Il Petrarchismo. Un modello di poesia per l’Europa a c. di Loredana Chines, Roma 2007, pp.161-188; Suoni della sovranità. Le cappelle musicali fra storiografia generale e storia della musica, in Cappelle musicali fra corte, stato e chiesa nell’Italia della prima età moderna, a c. di F. Piperno, G. Biagi Ravenni, A. Chegai, Firenze 2007; Da Orfeo ad Anfione: mitizzazioni corelliane e il primato di Roma (ripensando la classicità di Corelli), in Arcangelo Corelli fra mito e realtà storica. Nuove prospettive d’indagine musicologica e interdisciplinare nel 350° anniversario della nascita. Atti del congresso internazionale di studi (Fusignano, 11-14 settembre 2003) a c. di Gregory Barnett, Antonella D’Ovidio e Stefano La Via, Firenze 2008; Musica e Rinascimento, in Le parole che noi usiamo. Categorie storiografiche e interpretative dell’Europa moderna, a c. di Marcello Fantoni e Amedeo Quondam, Roma 2008, pp. 97-106. Andrea Rodighiero Andrea Rodighiero insegna Letteratura greca nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Verona. I suoi interessi sono rivolti principalmente alla tragedia classica ed a Sofocle. Ha pubblicato per l’editore Marsilio una versione commentata dell’Edipo a Colono di Sofocle (Venezia 1998, Premio Monselice per la traduzione letteraria 1999); sempre per Marsilio ha tradotto l’Antigone di Jean Anouilh (Venezia 2000). Ha pubblicato inoltre una monografia dedicata a Sofocle (La parola, la morte, l’eroe. Aspetti di poetica sofoclea, Padova 2000), e un volumetto di introduzione al teatro destinato al mondo della scuola (Teatro, Milano 2002). Si è occupato anche di ricezione della cultura antica nella letteratura contemporanea, e in collaborazione con Maria Grazia Ciani ha curato il volume Orfeo. Variazioni sul mito (Venezia 2004). Ha inoltre pubblicato un commento e una traduzione delle Trachinie di Sofocle (Venezia 2004), una monografia dedicata alla fortuna dell’Edipo a Colono (Una serata a Colono. Fortuna del secondo Edipo, Verona 2007) e Anima e sofferenza nell’eroe sofocleo, in Gli irraggiungibili confini. Percorsi della psiche nell’età della Grecia classica, a cura di R. Bruschi, ETS, Pisa 2007, pp. 53-80. Luigi Enrico Rossi Luigi Enrico Rossi è stato professore ordinario e poi fuori ruolo di Letteratura greca all’Università “La Sapienza” di Roma dal 1980 fino al 2007; ha ricevuto nel 2007 il titolo di ‘emerito’. Nel 1998 ha fondato e condirige con una collega, Maria Grazia Bonanno, la rivista “Seminari Romani di Cultura Greca” («SemRom») come organo del suo seminario, che è cominciato nel 1967-68 e nel quale ha avuto ospiti illustri studiosi italiani e stranieri. Nel seminario si sono formati tutti i suoi migliori allievi, alcuni dei quali occupano oggi cattedre universitarie. È socio ordinario dell'accademia letteraria “L'Arcadia” e socio onorario della “Society for the Promotion of Hellenic Studies” (Londra) nonché dell'Accademia Parnassòs (Atene). È dottore honoris causa dell’Università di Freiburg in Breisgau. I suoi interessi scientifici si sono concentrati soprattutto Omero, i lirici arcaici, il teatro attico (Il dramma satiresco attico. Forma, fortuna e funzione di un genere letterario antico, «Dialoghi di Archeologia» 6, 1972, pp. 248-302; Livelli di lingua, gestualità, rapporti di spazio e situazione drammatica sulla scena antica, in L. De Finis [a cura di] Scena e spettacolo nell’antichità, Atti del conv. int. di studio, Trento 28- 30 Marzo 1988, pp. 6-78, Firenze 1989; La polis come protagonista eroico della commedia antica, in Il teatro e la città. Poetica e politica nel dramma attico del quinto secolo. Atti del Convegno Internazionale Siracusa 19-22 settembre 2001, Palermo 2003, pp. 10-27), la poesia ellenistica (in particolare Teocrito) e la storia degli studi classici. La sua passione per la musica lo ha portato a dedicare un interesse speciale alla metrica, e cioè alle leggi con cui gli antichi costruivano i loro versi (Metrica e critica stilistica. Il termine ciclico e l’agogè ritmica, Roma 1963). Questo lo ha portato poi sempre a un’attenzione particolare alla esecuzione dei testi letterari greci arcaici e classici. Alla problematica della comunicazione letteraria è ispirata la sua Letteratura greca (Firenze 1995), per la quale ha avuto la collaborazione di alcuni eccellenti allievi; da questa è nata la versione con antologia Storia e testi della letteratura greca (voll. I-III, Firenze 2002-03), curata anche da Roberto Nicolai. Fra le sue pubblicazioni vanno inoltre ricordati: Musica e psicologia nel mondo antico e nel mondo moderno, in A. C. Cassio, D. Musti, L. E. Rossi, Synaulia: cultura musicale in Grecia e contatti mediterranei, Napoli 2000, pp. 57- 96; ti mas ofili i archeotita (Il nostro credito nei confronti dell’antico) (in greco), «Parnassos» 2002, pp. 391-399; L’epica greca arcaica come ciclo aperto ovvero come spirale infinita, in L’epica classica nelle traduzioni di Caro, Dolce, Pindemonte, Monti, Foscolo, Leopardi e altri. introd. di L. E. Rossi, Apparati di S. Triulzi, Roma 2003, III-XIII; Il Teocrito di Gregorio Serrao, «Annali d. Fac. di Lettere e Filosofia dell'Univ. di Cagliari», N. S. 20 (vol. 57), p. I, 2002, Cagliari 2003, pp. 39-49; Un esploratore della parola (Presentazione di Filologia e storia, “Scritti di Enzo Degani”), «Eikasmos» 16, 2005, pp. 383-392. Oliver Taplin Oliver Taplin è fellow e tutor del Magdalen College di Oxford, in qualità di Professore di lettere classiche presso Faculty of Classics della Oxford University. I suoi principali interessi di ricerca vertono soprattutto sulla poesia greca epica e drammatica. L’approccio al genere teatrale, in particolare, è prevalentemente orientato sugli aspetti scenici, come mostrano alcuni dei sui più importanti studi, quali The Stagecraft of Aeschylus: the Dramatic Use of Exits and Entrances in Greek (Oxford, 1977), The Greek Tragic in Action (Oxford, 1978) e The the Dramatic Use of Exits and Entrances in Greek Tragedy (Ofxord 1989). L’interesse per il teatro si è orientato anche su alcune produzioni teatrali presso il National Theatre e la Royal Shakespeare Company di Londra. Nel 1996 ha fondato Archive of Performances of Greek and Roman Drama, di cui è direttore, in risposta alla necessità di creare un progetto di ricerca internazione sulla ricezione degli antichi drammi nelle rappresentazioni dal Rinascimento a oggi; su questo argomento giova ricordare le pubblicazioni Medea in performance, Oxford 2000 e Agamemnon in performance, Oxford 2005. Nell’agosto del 2008, in occasione del suo pensionamento, è stato pubblicato, a cura di M. Ravermann e P. Wilson Performance, Iconography, Reception: Studies in Honour of Oliver Taplin (Oxford, 2008). Tra le altre pubblicazioni: Greek Fire, London 1989; Homeric soundings: The Shaping of The Iliad, Oxford, 1992; Comic Angels, and Other Approaches to Greek Drama through Vase-Paintings, Oxford 1993; The Artistic Record in P. Easterling The Cambridge Companion to Greek Tragedy, Cambridge, 1999, pp. 69-90; Opening Performance: Closing Texts? in «Essays in Criticism» 45, 1995, pp. 93-120; Comedy and the tragic in M.S Silk Tragedy and the Tragic, Oxford, 1996, pp. 188-202; Literature in the Greek and Roman Worlds, a New Perspective, Oxford, 2000; Literature in the Greek World, Oxford 2001; Pots & Plays: Interactions between Tragedy and Greek vasepainting of the fourth century B.C., Los Angeles, 2007