Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file

Facoltà di Ingegneria
Corso di Studi in Ingegneria Informatica
Elaborato finale in Sistemi Operativi
Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati
nei file system di ultima generazione (ZFS, brtfs, ext4,
NTFS)
Anno Accademico 2012/2013
Candidato:
Jacopo Russo
matr. N46000142
Ai miei amici,
senza di loro non ce l’avrei fatta
Indice
Introduzione
5
Capitolo 1. Journaling File System classici
7
1.1
1.1.1
1.1.2
1.1.3
1.1.4
1.2
1.2.1
1.2.2
1.2.3
NTFS
Struttura ed utilizzo del log
Checkpointing
Ripristino
Riempimento del log
Ext4
Struttura ed utilizzo del journal
Checksumming
Critiche
9
9
10
11
11
12
12
13
14
Capitolo 2. Journaling File System alternativi: COW based
16
2.1
2.2
2.2.1
2.2.2
2.2.2
2.2.3
2.2.4
2.2.5
2.2.6
2.3
2.3.1
2.2.2
2.2.2
2.2.3
Copy-on-write
ZFS
Struttura
Checksum end-to-end
Ripristino
Silent data corruption
RAID-Z
Resilvering
Riepilogo
Btrfs
Struttura
Checksum
Aggiornamento dei dati e ripristino
Fsync
16
17
18
19
20
20
21
21
22
23
23
25
25
26
Capitolo 3. Journaling File System alternativi: flash oriented
27
3.1
3.2
3.3
28
30
31
NILFS
UBIFS
YAFFS
III
Capitolo 4. Confronto fra le soluzioni proposte
33
Conclusioni
Bibliografia
35
36
IV
Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Introduzione
Quando viene a mancare l’alimentazione in un sistema informatico tutte le operazioni che
hanno luogo al suo interno vengono bruscamente interrotte, senza che vi sia un esplicito
comando di terminazione.
In tali circostanze alcune componenti possono continuare a lavorare più a lungo rispetto ad
altre, come ad esempio accade per i dispositivi di memorizzazione. Le memorie volatili,
non aggiornate propriamente, vedranno un rapido degrado dei dati contenuti in esse. Allo
stesso tempo i dispositivi di memorizzazione fissa ed i moduli DMA manifesteranno una
durata residua leggermente superiore.
Se si dovesse manifestare un calo di tensione contestualmente alla scrittura sul disco, si
avrebbe la memorizzazione di una certa quantità di dati corrotti, nonché la perdita di tutte
le informazioni parzialmente sovrascritte.
La suscettibilità agli arresti improvvisi rappresenta un problema ancora più critico per file
system che fanno ricorso a tecniche di codifica. In questo caso, infatti, la variazione
indesiderata di un singolo bit implica la perdita dell’intera informazione memorizzata.
Un primo approccio al problema fu rappresentato negli anni ’80 dall’implementazione di
tool dedicati al recupero della consistenza dei dati, come fsck (File System Check) per i
sistemi Unix e dal suo equivalente per i sistemi Windows, chkdsk (CHecK DiSK). Tali
tool prevedono la scansione dell’intero volume di memorizzazione alla ricerca di file o
directory che non possono essere ricollocati automaticamente nella gerarchia di
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
indicizzazione del sistema. In una seconda fase, se non avesse successo una riparazione
automatica basata sui dati contenuti nel file system, sarebbe demandato all’amministratore
del sistema il ripristino di tali collegamenti.
Un approccio di questo tipo ha tuttavia manifestato nel tempo pesanti limitazioni:
 La durata della fase di scansione dipende fortemente dalla dimensione del disco
(condizione resa insostenibile dalle crescenti dimensioni dei dispositivi di
memorizzazione).
 Scansione e riparazione dei file danneggiati sono eseguibili solo su file system
offline, o comunque impostati in sola lettura.
Tali restrizioni hanno portato allo sviluppo di nuove politiche di gestione dei dati, capaci
di assicurare un certo livello di affidabilità.
Saranno in seguito trattati diversi file system relativi a variegati ambienti ed esigenze, ma
legati da un filo comune: tutti pongono le basi sul meccanismo del transaction processing.
Un sistema transazionale mira a conservare l’integrità di un insieme di dati assicurando
che l’esecuzione di operazioni interdipendenti sia completata integralmente oppure
totalmente abortita.
Un file system transazionale ha a disposizione gli strumenti adatti per far fronte a guasti
improvvisi: l’invalidamento di tutte le transazioni completate in modo parziale ha l’effetto
di riportare il sistema ad uno stato consistente precedente al sopraggiungimento del guasto,
come se quest’ultimo non si fosse mai verificato.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Capitolo 1
Journaling File System Classici
Un journaling file system presenta fra le sue principali caratteristiche la capacità di tenere
traccia dell’evoluzione dello stato del sistema, in modo da garantire in ogni momento la
consistenza delle informazioni in esso contenute. Ciascuna operazione dedicata alla
modifica dei dati contenuti sul disco è accompagnata dalla sua annotazione su un diario
(detto journal), costituito da un registro circolare allocato in una particolare area di
memorizzazione. Periodicamente le modifiche annotate sul diario vengono riversate sul
disco, in modo tale da costituire un punto di ripristino consultabile dal sistema in seguito
ad eventi di arresto inaspettato, per riportare lo stesso ad uno stato consistente.
Ad una prima analisi sembrerebbe lecito sollevare una maliziosa osservazione: ciò non
equivale forse a spostare il problema dell’inconsistenza dal file system al journal stesso?
Ciò tuttavia non trova riscontro nella realtà, poichè se si verificasse un guasto proprio
durante la scrittura del journal verrebbero semplicemente ignorate tutte le transazioni ad
esso inerenti, lasciando il sistema in uno stato non aggiornato, ma pur sempre integro.
È possibile distinguere diverse categorie di journaling in base alla valutazione di due
parametri : come si tiene traccia delle transazioni, e cosa viene annotato nel diario.
In base al primo parametro si differenziano :
 Journaling fisico : il sistema tiene traccia del contenuto dei blocchi fisici coinvolti
nell’operazione (la descrizione si attesta a livello di memorizzazione).
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generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
 Journaling logico : il sistema registra quali modifiche verranno apportate in termini
di operazioni logiche. (vengono annotati cambiamenti al livello del file system).
Relativamente al secondo parametro sono classificate, in ordine di affidabilità :
 Modalità writeback : si tiene nota dei soli metadati del file system, ed i blocchi dati
vengono scritti nelle loro locazioni, senza che vi sia ordine tra le due operazioni.
Coi comporta discreti vantaggi prestazionali, al costo di una garanzia di integrità
molto debole (se venissero registrati in memoria prima i metadati e poi i dati, un
guasto fra le due operazioni renderebbe questi ultimi irrecuperabili).
 Modalità ordinata : simile alla precedente, essa impone la scrittura ordinata dei
dati, seguita dall’aggiornamento del journal. Anche in questo caso l’annotazione
riguarda solo le modifiche apportate ai metadati.
 Modalità dati : il journal contiene informazioni sulle modifiche dei metadati e dei
dati. Si garantisce la massima protezione contro la corruzione dei dati, al costo di
un ingente degrado delle prestazioni (il numero delle operazioni di scrittura viene
di fatto raddoppiato).
Figura 1: Modalità di journaling.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
L’operazione che conferma l’avvenuto completamento di una transazione è detta commit,
Il commit del journal stesso, ovvero l’operazione di trascrizione di quest ultimo sul disco,
può essere innescato da diversi fattori come lo scadere di un timeout oppure l’esaurimento
dello spazio in memoria dedicato al journal.
È possibile che, per ragioni di throughput, il sistema operativo attui delle politiche di
riordino delle operazioni di scrittura (e.g. algoritmo dell’ascensore), a prescindere dalla
modalità di journaling adottata. Per di più molti dispositivi di archiviazione sono dotati di
cache di scrittura dedicate, gestite attraverso ulteriori politiche di riordinamento.
Per ovviare a tale inconveniente alcuni file system sacrificano le proprie performance per
assicurare un corretto ordine delle operazioni attraverso l’imposizione al dispositivo di
memorizzazione di barriere di sincronizzazione.
1.1 NTFS
NTFS (New Technology File System) è stato presentato da Microsoft nel 1993 per il
sistema operative windows NT 3.1. Nonostante non siano pubblicamente reperibili codice
sorgente o documentazione di NTFS, studi di ingegneria inversa hanno delineato la
struttura adottata per l’implementazione del journaling.
Tale file system considera ogni oggetto come file, perfino i metadati. Lo stesso journal è
un file (Log file), collocato al centro del file system. L’implementazione adottata si basa
sul meccanismo del journaling logico, dedicato ai metadati in modalità ordinata, ottenuta
mediante l’applicazione di un ritardo forzato sulle operazioni di scrittura.
La gestione del journal è affidata al Log File Service (LFS), che implementa le routine del
kernel necessarie all’aggiornamento del journal ed al servizio di ripristino del sistema.
1.1.1 Struttura ed utilizzo del log
Il file di log è suddiviso in due regioni: l’area di riavvio (restart area) e l’area di
annotazione (logging area). LFS viene richiamato dal file system per leggere o scrivere la
restart area, nella quale sono contenute le informazioni utili ad un’eventuale operazione di
ripristino, come ad esempio la locazione della logging area dalla quale cominciare a
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
leggere. LFS memorizza anche una seconda copia della restart area, in modo da poter far
fronte all’ipotizzabile corruzione della prima copia.
La logging area è strutturata come una coda circolare (per tale motivo è detta anche
“infinite” logging area), nella quale ogni elemento è contrassegnato da un Log Sequence
Number (LSN), e possiede due update record (redo information, undo information).
Figura 2:Struttura del log NTFS
LFS memorizza nella logging area un record per ciascuna sub-operazione che che
compone una transazione. Tale record contiene le informazioni utili a riapplicare tutte le
transazioni correttamente concluse (redo information) e riavvolgere quelle parzialmente
completate (undo information). Nuovi update record vengono aggiunti all’atto di
creazione, cancellazione, troncamento, rinominazione o cambiamento degli attributi di un
file.
Figura 3:Struttura della logging area
1.1.2 Checkpointing
Per facilitare l’operazione di ripristino, evitando di scorrere l’intera logging area, NTFS
implementa un meccanismo di checkpoint. Ogni otto secondi1 viene salvato un particolare
record di checkpoint nella logging area, ed il suo LSN viene salvato nella restart area. In
1
Charles M. Kozierok, “The PC Guide”, 2001
10
Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
questo modo LFS, una volta richiamato, potrà usare tale LSN per trasferire dalla memoria
centrale al disco un certo numero di record, per poi effettuare un operazione di commit sul
journal.
Figura 4:Checkpointing NTFS
1.1.3 Ripristino
In caso di arresto inaspettato del sistema, NTFS provvederà all’avvio della procedura di
ripristino, scandita dai seguenti passi:
 NTFS legge la Master File Table (MFT) ed avvia il LFS
 LFS accede al log e legge dalla restart area l’LSN relativo all’ultimo checkpoint
 Viene effettuata una fase di redo. Alla fine di essa, la cache riflette lo stato del
dispositivo quando è avvenuto il crash.
 Viene effettuata una fase di undo. Alla fine di essa il dispositivo è ripristinato ad
uno stato consistente.
1.1.4 Riempimento del log
L’implementazione della logging area mediante l’uso di un buffer circolare può portare ad
una situazione di saturazione dello stesso. Questo fenomeno è gestito da NTFS attraverso
il lancio di un’eccezione volta a bloccare tutte le transazioni in atto, che saranno riprese
successivamente, e riavvolgere quelle parzialmente completate. In questo modo il sistema
avrà modo di svuotare le proprie cache (journal compreso) sul disco e riprendere le
transazioni poste in attesa, sfruttando un log stavolta vuoto.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
1.2 ext4
Ext4, o fourth extended file system, è stato presentato nel 2008 per il sistema operativo
Linux. Esso riprende la struttura base del suo predecessore ext3 (già dotato di journaling),
introducendo diverse caratteristiche aggiuntive, tra le quali il meccanismo del
checksumming, volto a rafforzare l’integrità dei dati.
Così come ext3, ext4 supporta tutte le modalità di journaling (data, writeback, ordered),
applicata ai blocchi (journaling fisico). Come già accennato, ciò comporta un maggiore
grado di affidabilità, al prezzo di un maggior overhead – poichè la struttura di ext4 è
basata su inode, la cui dimensione è inferiore al blocco, la variazione di un singolo bit in
un singolo inode si traduce nella copia sul journal dell’intero blocco, contenente anche gli
inode vicini, non implicati nell’operazione.
1.2.1 Struttura ed utilizzo del journal
Identicamente ad NTFS, il journal ext4 è un file, residente all’interno del file system
(comunemente) – è prevista la possibilità di memorizzare il journal anche su un diverso
supporto.
Il journal è strutturato in blocchi di diversa tipologia:
 Superblock, che mantiene informazioni sul journal stesso, come la dimensione dei
blocchi di cui è composto; il numero totale di blocchi a disposizione; la locazione
dove effettivamente inizia il journal; il numero di sequenza della prima transazione
e la sua locazione in memoria.
 Descriptor block, ogni transazione contiene una descrizione delle locazioni finali
dei blocchi dati che seguono nel journal.
 Metadata block, uno o più per ogni transazione. È qui che vengono registrate le
modifiche apportate al sistema. Nel caso in cui si adotti il data journaling, tali
blocchi rispecchiano anche i dati coinvolti nella scrittura.
 Commit block, indica la terminazione di una transazione effettuata con successo.
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generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
 Revoke block, contenente la lista dei blocchi che non dovrebbero essere riscritti nel
file system, per esempio nel caso in cui vi sia una dipendenza ciclica tra due
transazioni,ed una di esse non sia stata ancora confermata nel journal. In ogni caso
tali blocchi possono essere scritti sul disco nel caso in cui il sequence number sia
più alto rispetto a quello del revoke block.
Figura 5: struttura del journal ext4
Tutti i blocchi descritti, fatta eccezione per i metadata, sono detti blocchi amministrativi e
condividono nei primi 12 byte un header di identica struttura.
Il sistema tratta tutte le operazioni in esecuzione come un’unica transazione globale.
Nonostante ciò si rifletta in un miglioramento delle prestazioni, è possibile che dia luogo a
raggruppamenti di operazioni incorrelate, che possono portare ad un intreccio tra traffico
sincrono ed asincrono nel file system.
Le politiche di commit e di checkpiont delle transazioni variano in base a tre fattori:
richiesta di sincronizzazione da parte di un’applicazione; dimensione del diario;
impostazione del timer di commit.
1.2.2 Checksumming
Il meccanismo di checksum aggiunto in ext4 permette di rilevare più facilmente fenomeni
di corruzione dei dati riguardanti il journal stesso, reso vulnerabile dalle continue
operazioni di scrittura ad esso applicate. Inoltre rende più efficienti le meccaniche di
annotazione del sistema, introducendo sostanziali miglioramenti delle performance.
Durante le normali operazioni di journal, il blocco di commit viene scritto solo quando
tutte le informazioni su header e metadati sono state registrate (commit a due fasi); e la
transazione successiva dovrà attendere tale commit per poter procedere. Una transazione è
giudicata ripetibile solo se header e commit block hanno lo stesso transaction number.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
La situazione cambia con l’adozione del checksumming: viene generato un CRC32 sul
gruppo di blocchi che compone la transazione, che sarà registrato all’interno del blocco di
commit. Se in fase di ripristino dovesse fallire il controllo su tale checksum, l’intera
transazione verrebbe scartata.
In questo modo viene meno l’esigenza di un commit a due fasi per ogni transazione: il
blocco di commit può essere scritto contemporaneamente agli altri, comportando un
sensibile miglioramento delle prestazioni del file system (intorno al 20%2), contrariamente
a quanto potrebbe far intuire l’introduzione di un campo aggiuntivo.
1.2.3 Critiche
Per migliorare le prestazioni in fase di scrittura ext4 utilizza la tecnica dell’allocazione
ritardata (allocate-on-flush): l’allocazione dei blocchi avviene in due fasi (prenotazione ed
allocazione), in modo tale da mantenere i dati quanto più possibile nella cache.
Molti file infatti hanno vita breve, ed in questo modo è possibile farne uso senza doverli
allocare sul disco. Anche i file più “longevi” traggono vantaggio da questa tecnica poiché
il kernel ha a disposizione più dati da poter allocare in maniera contigua, riducendo
sensibilmente la frammentazione e velocizzando di conseguenza le operazioni di lettura e
scrittura.
L’allocazione ritardata presenta tuttavia dei forti effetti collaterali: il mantenimento
prolungato dei dati all’interno della cache non fa altro che vanificare gli sforzi compiuti
dal meccanismo di journaling per preservarne la consistenza: a favore delle performance si
va a contrastare il processo di allocazione ordinata, permettendo che la scrittura dei
metadati anticipi quella dei dati ad essi afferenti.
Linus Torvalds, coordinatore del progetto di sviluppo Linux, ha espresso tutto il suo
turbamento riguardo l’introduzione dell’allocazione ritardata nella mailing list degli
sviluppatori Linux:
2
Vijayan Prabhakaran, Lakshmi N.
Bairavasundaram, Nitin Agrawal, Haryadi S.
Gunawi, Andrea C. Arpaci-Dusseau, and Remzi
H. Arpaci Dusseau. Iron file systems, 2005.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
"Doesn't at least ext4 default to the insane model of 'data is less important than metadata,
and it doesn't get journalled'? And ext3 with 'data=writeback' does the same, no? Both of
which are -- as far as I can tell -- total brain damage. At least with ext3 it's not the default
mode.[…] if you write your metadata earlier (say, every 5 sec) and the real data later
(say, every 30 sec), you're actually more likely to see corrupt files than if you try to write
them together... This is why I absolutely detest the idiotic ext3 writeback behavior. It
literally does everything the wrong way around -- writing data later than the metadata
that points to it. Whoever came up with that solution was a moron. No ifs, buts, or maybes
about it."3
“ext4 non aderisce come minimo al folle modello de ‘i dati sono meno importanti dei
metadati, e non c’è bisogno di annotarli’? Ed ext3 con ‘data=writeback’ non fa lo stesso?
Entrambi sono -- per quanto ne sappia – una totale offesa all’intelligenza. Almeno in ext3
non è la modalità predefinita.[…] scrivendo i metadati prima (ad esempio, ogni 5 sec) e i
veri dati dopo (ad esempio, ogni 30 sec), sarai più propenso a vedere dati corrotti
piuttosto che se provi a scriverli insieme… È per questo che io detesto assolutamente il
comportamento idiota del writeback di ext3. Fa letteralmente le cose al contrario –
scrivendo i dati dopo dei metadati che puntano ad essi. Chiunque sia giunto a questa
conclusione era un imbecille. Senza se, ma, o forse al riguardo.”
3
Britta Wuelfing. Linus Torvalds Upset over Ext3 and Ext4, 2009.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Capitolo 2
Journaling File System Alternativi: COW based
Oltre ai classici meccanismi di journaling, è possibile identificare diverse soluzioni volte a
garantire l’integrità dei dati costituenti un file system. A differenza di quanto visto finora
riguardo tecniche esplicite per il trattamento delle informazioni di gestione, alcuni file
system di recente implementazione realizzano un approccio basato sui meccanismi
fondamentali di memorizzazione. Tratteremo in questo capitolo due dei maggiori
esponenti della filosofia copy-on-write attualmente sul mercato: ZFS e btrfs.
2.1 Copy-on-write
Il principio del copy-on-write (spesso abbreviato COW) pone le sue basi nell’ambito della
programmazione concorrente: consentire a diversi processi l’accesso alla medesima
risorsa, fornendo a ciascuno un riferimento ad essa. Una eventuale modifica della risorsa
condivisa non sarà tradotta nella sovrascrittura del dato originale, bensì darà luogo ad una
nuova versione di esso, memorizzata in una locazione diversa dalla precedente.
Figura 6: modifica copy-on-write di un nodo in una struttura ad albero (es. nodo 34)
16
Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Una implementazione possibile del copy-on-write si può ottenere comunicando alla MMU
che determinate pagine nello spazio di indirizzamento sono a sola lettura. Un’operazione
di scrittura su di esse solleverà un’eccezione gestita dal kernel, che allocherà nuovo spazio
in memoria dove saranno depositate le nuove copie.
Applicato al contesto d’analisi, tale meccanismo consente al file system di tenere traccia
delle modifiche apportate ad esso (mediante snapshots, ovvero “istantanee” dello stato del
sistema precedenti a determinate operazioni). È possibile riportare il sistema ad uno stato
consistente a fronte di un guasto improvviso semplicemente spostando i riferimenti di un
file danneggiato all’ultima versione “sana” contenuta in memoria.
Sotto queste ipotesi viene meno la necessità di annotare esplicitamente le modifiche
apportate al sistema: il file system implementa la strategia di ripristino nella struttura
stessa che lo compone.
2.2 ZFS
ZFS (Zettabyte File System) è un file system open source sviluppato dalla Sun
Microsystems per il suo sistema operativo Solaris, rilasciato nel novembre 2005.
I princìpi alla base di tale file system traggono la loro ispirazione da diversi prodotti già
sul mercato, come l’uso di snapshots di Network Appliance, la gestione object-oriented
della memoria e l’utilizzo di transazioni e checksum di Veritas.
La struttura di ZFS è data dalla combinazione di un file system ed un volume manager. Le
istruzioni del file system non necessitano della conoscenza dei dettagli dell’effettivo
livello fisico sottostante, poichè quest’ultimo viene virtualizzato.
Le interazioni di alto livello sono gestite da una Data Management Unit (DMU) - un
concetto molto simile all’MMU, applicato ai dischi. Tutte le transazioni effettuate
attraverso la DMU sono considerate atomiche, a garanzia della consistenza dei dati.
17
Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Figura 7: Virtualizzazione della memoria in ZFS
2.2.1 Struttura
La struttura adottata da ZFS per la memorizzazione delle informazioni è costituita da un
albero di blocchi, ed il meccanismo delle transazioni è associato a quello del copy on
write, per cui nuove informazioni sono scritte su blocchi diversi, ed il puntatore al dato in
uso è aggiornato solo all’atto di conferma della transazione. Tale evento si ripete
sull’intera gerarchia del file system, fino al nodo principale, detto uberblock.
Figura 8: Aggiornamento di un blocco in ZFS
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
2.2.2 Checksum end-to-end
Molti file system che implementano il meccanismo di checksum garantiscono un’integrità
dei dati solo parziale, poichè memorizzano tale valore all’interno del blocco che contiene
l’informazione stessa da proteggere. Ciò non permette di far fronte a problemi come:
 Operazioni di scrittura fantasma, nelle quali i dati (e quindi le checksum) non
vengono effettivamente scritti.
 Operazioni di lettura/scrittura indirizzate in maniera errata.
 Errori di parità generati durante un trasferimento dati da/verso il DMA.
 Errori dei driver, per i quali i dati vengono depositati in buffer errati.
In ZFS tutti i puntatori ai blocchi contengono un campo checksum di 256 bit, relativo al
blocco puntato. La gerarchia di checksum forma un albero di Merkle auto-validante;
solamente l’uberblock contiene una checksum relativa a se stesso. In un implementazione
che sfrutta RAID-Z, di cui discuteremo in seguito, tale meccanismo permette la
rigenerazione automatica dei dati.
I puntatori ai blocchi utilizzati contengono fino a tre indirizzi, detti DVA (Data Virtual
Addresses), riferiti a blocchi differenti che contengono gli stessi dati, detti ditto blocks.
La politica standard di ZFS prevede l’uso di un DVA per i dati, due per i metadati del file
system, e tre per i metadati globali, comuni a tutte le istanze del file system.
Indipendentemente dal numero di DVA, ogni puntatore ad un blocco contiene una singola
copia della checksum.
Figura 9: Struttura di un puntatore a blocco
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
2.2.3 Ripristino
Il meccanismo di aggiornamento dal basso verso l’alto della struttura ad albero, associata
all’implementazione di una politica di checksum separate dai dati stessi rende il
meccanismo di ripristino semplice ed al cotempo efficace: in fase di montaggio del file
system viene ripercorso l’intero albero a partire dall’uberblock. Il controllo della
checksum precede ogni passaggio ad un blocco successivo. Nel caso in cui tale controllo
dovesse fallire, l’albero verrebbe “potato” del ramo non valido, sostituito da un ditto
block, oppure da una versione “più vecchia” del blocco stesso. Tutti i blocchi in ZFS sono
infatti marcati con un parametro temporale, detto “birth time”, che identifica il gruppo di
transazione al quale appartiene il blocco.
Figura 10: blocchi ZFS identificati attraverso il birth time
2.2.3 Silent data corruption
Oltre a garantire l’integrità dei dati in caso di guasto, ZFS propone soluzioni per la
gestione della corruzione “silente” dei dati.
Studi statistici condotti da alcune case produttrici di sistemi di memorizzazione e dal
CERN hanno infatti dimostrato che si verifica un errore non rilevabile dai dispositivi ogni
1016 bit4 a causa di difetti associati a dischi, controllori, cavi, driver o firmware. Ciò
rappresenta un problema rilevante per sistemi come i database server che gestiscono
4
Bernd Panzer-Steindel. "Draft 1.3". Data integrity. CERN.
20
Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
ingenti moli di dati: il creatore di ZFS, Jeff Bonwick ha affermato che il database della
Greenplum – importante database software company americana – affronta la corruzione
silente ogni 15 minuti5.
2.2.4 RAID-Z
Per assicurare l’integrità dei dati soggetti a
corruzione
silente,
ZFS
implementa
una
funzionalità nota come RAID-Z. Tale soluzione
è simile a quella offerta da RAID-5, ma a
differenza di esso fa uso di strisce a dimensione
variabile, in modo tale da risolvere il problema
del “write hole”: in RAID-5 le operazioni di
scrittura
sono
indipendenti,
effettuate
in
su
maniera
più
non
dischi
atomica.
Un’interruzione di servizio tra la scrittura dei
dati e del blocco di parità ha come risultato la
memorizzazione di dati corrotti.
Figura 11: strisce RAID-Z a dimensione variabile
Al contrario, la scrittura di una striscia RAID-Z è atomica, ed essendo basata sul copy-onwrite, non necessita di un ciclo read-modify-write.
La complessità di RAID-Z si riflette tuttavia nel processo di ricostruzione dei dati: poiché
le strisce non sono di dimensione fissa, non è possibile determinarne immediatamente la
geometria, bensì è necessario ripercorrere tutti i metadati del file system (ciò può risultare
oneroso rispetto al RAID classico).
2.2.5 Resilvering
In uno scenario RAID tradizionale, la ricostruzione di un dispositivo danneggiato si
effettua mediante una elaborazione integrale del disco (mediante un’operazione di XOR),
5
"A Conversation with Jeff Bonwick and Bill Moore". Association for Computing Machinery. November 15, 2007.
21
Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
anche se quest’ultimo è quasi vuoto, e senza che vi sia cognizione di cosa si stia riparando.
Il resilvering RAID-Z, al contrario, prevede che sia percorso l’albero di sistema a partire
dall’uberblock, in modo da dare priorità ai blocchi più importanti, ed evitare di lavorare su
quelli non in uso, ottenendo un notevole risparmio di tempo.
Per il recupero di una transazione può essere utilizzato il dirt time logging (DTL): il
sistema tiene traccia del tempo di inattività del disco danneggiato, e nella fase di ripristino
provvede alla riapplicazione delle transazioni avvenute in questa finestra temporale, se
registrate sugli altri dischi del pool RAID.
2.2.6 Riepilogo
Per ragioni di chiarezza, procediamo ad un riepilogo delle potenzialità di protezione
offerte da ZFS:
 Qualunque sia la configurazione dei dischi, gli errori che si presentano sia sui
blocchi dati che sui blocchi metadati sono sempre rilevati, grazie alle checksum.
 Una configurazione basata su un singolo disco o su più dischi che adottano tecniche
di memorizzazione “a strisce” permette il ripristino dei blocchi metadati, mentre
per i dati è necessario l’utilizzo dei ditto blocks.
 Una configurazione basata su più dischi ridondanti (RAID-Z) permette il ripristino
del contenuto di qualunque tipo di blocco.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
2.3 btrfs
Btrfs (B-tree file system, o “Butter FS”) è un file system annunciato da Oracle
Corporation nel 2007 (non ancora rilasciato in versione stabile) per il sistema operativo
Linux.
Esso si distingue dai suoi omologhi (soprattutto ZFS) per il pregio di conciliare la struttura
B-tree (Particolarmente performante, in termini di tempi di ricerca, scrittura e
cancellazione) con il meccanismo del copy-on-write.
Ogni informazione, che si tratti di inode, file dati, cartelle, bitmap è generalizzata come
“oggetto”. In questo modo tutte le operazioni di lettura/scrittura all’interno della struttura
ad albero sulla quale si regge btrfs condividono lo stesso codice, indipendentemente dalla
tipologia di file coinvolta.
2.3.1 Struttura
Tale file system è strutturato come una “foresta” di composizioni ad albero. Il blocco
principale, detto superblock, posizionato in una locazione di memoria fissa, funge da
punto d’innesto. Esso punta ad un albero delle radici, che indicizza gli alberi che
costituiscono il file system vero e proprio.
Figura 12: struttura “a foresta” di btrfs
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
All’interno di ogni albero è possibile distinguere due “sottostrutture”: una superiore,
costituita dai nodi ramo, ed una inferiore, data dai nodi foglia.
Tutti i nodi appartenenti alla sezione superiore sono costituiti esclusivamente da una
coppia (chiave, puntatore), dove il primo elemento è utilizzato per indicare la direzione da
intraprendere per continuare a percorrere l’albero, ed il secondo
rappresenta l’effettivo indirizzo in memoria del blocco successivo.
I nodi della struttura inferiore contengono gli oggetti (citati
precedentemente), dati dalla combinazione di header, usati per
specificare il tipo di oggetto memorizzato, e dei dati associati ad
ogni oggetto. Header e dati sono depositati rispettivamente
all’inizio ed alla fine del blocco, in modo tale che crescano l’uno
verso l’altro.
Figura 13: blocco dati btrfs
Un’architettura di questo tipo porta con se, rispetto alle strutture tradizionali, un risparmio
di spazio (in un unico blocco è possibile memorizzare diversi tipi di informazioni) e di
tempo (l’accesso ad una particolare sezione di un file non richiede l’accesso a diversi tipi
di
metadati,
posizionati in
diverse
locazioni del
file system).
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Figura 13-15: confronto fra allocazione tradizionale e btrfs
2.3.2 Checksum
Nella struttura principale di btrfs è contemplata la presenza di un albero dedicato
esclusivamente alle checksum. Ogni oggetto di questo tipo è riferito ad un particolare
extent (che in btrfs equivale a 4kb) e contiene una lista di checksum associate ai vari
blocchi.In questo modo viene implementata, al pari di ZFS la separazione fra i dati e le
checksum relative ad essi.
2.3.3 Aggiornamento dei dati e ripristino
La modifica di file o directory da luogo una scrittura copy-on-write di nodi foglia, che
innesca un aggiornamento a catena di tutti i rami sovrastanti fino al nodo radice. Ogni
albero contenente informazioni sul file modificato sarà coinvolto in questo processo.
Tali modifiche vengono accumulate in memoria ed in seguito ad un timeout (di default 30
sec), o al raggiungimento di una certa soglia quantitativa sono scritte in batch nelle nuove
locazioni del disco, creando un checkpoint.
A questo punto viene modificato il superblock in modo tale che faccia riferimento al
nuovo checkpoint. Questa è l’unica situazione in cui un blocco del disco viene
sovrascritto. Per questo motivo l’integrità dell’intero sistema è garantita dalla presenza di
più copie del superblock, posizionate in varie regioni del disco (64KiB, 64MiB, 256GiB,
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
1PiB). In fase di aggiornamento, viene incrementato un campo generation number, in
modo tale che in fase di montaggio venga scelto il blocco che possiede il valore più alto.
Figura 16: aggiornamento di un file in btrfs
Tutte le copie del superblock vengono aggiornate in tandem.
Se dovesse verificarsi un arresto improvviso del sistema, il file system ripristinerebbe lo
stato leggendo il superblock più recente, e seguirebbe i riferimenti fino all’ultimo
checkpoint valido sul disco. Ciascun nodo registra infatti il generation number in uso al
momento della propria creazione, in modo da poter essere associato ad un dato checkpoint.
Inoltre ad ogni puntatore al successivo nodo è affiancato il valore del generation number
atteso, in modo da rilevare scritture fantasma o maldirette sul disco.
In sintesi, la verifica del contenuto di un blocco è possibile grazie all’utilizzo congiunto di
generation number e checksum.
2.3.4 Fsync
Per sopperire all’elevata latenza caratteristica del checkpointing, btrfs offre una
funzionalità aggiuntiva volta a garantire una sincronizzazione orientata ad un singolo file,
detta fsync. Le modifiche al file system comportate dalla modifica del file sono annotate in
uno speciale albero di log. Al verificarsi di un’anomalia, l’albero di log viene letto come
parte della sequenza di ripristino.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Capitolo 3
Journaling File System Alternativi: Flash oriented
Lo sviluppo di nuove tecnologie nel campo dei supporti di memorizzazione sta compiendo
grandi passi avanti. L’idea comune è che l’utilizzo dei classici dischi rigidi rappresenti uno
stop-gap in termini di tempi di elaborazione, a causa delle latenze determinate dai processi
di seek associati alla natura meccanica del supporto.
Un’alternativa concreta è rappresentata dalle memorie flash, basate su MOSFET e
largamente utilizzate nel settore dei dispositivi portatili, come palmari, lettori MP3,
smartphone, fotocamere digitali.
Esistono principalmente due tipologie di memorie flash, dette NOR e NAND, che
differiscono per l’architettura ed il procedimento di programmazione.
A dispetto di alte velocità in lettura e scrittura, tuttavia tali supporti presentano dei limiti
comuni (che necessitano di particolari strategie di gestione): la scrittura di un blocco
richiede necessariamente la previa cancellazione dello stesso. Per di più tale operazione
richiede un tempo superiore a quello di una semplice scrittura di almeno un ordine di
grandezza, e può essere eseguita un numero limitato di volte (tipicamente 10 3 - 106 ) prima
che la cella diventi inutilizzabile.
In un simile scenario molte delle politiche adottate dai tradizionali file system divengono
inadatte, se non addirittura dannose. Allo stesso tempo nasce la necessità di
implementarne di nuove, delle quali due sono fondamentali:
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
 Garbage collection: dati obsoleti necessitano di essere cancellati per rendere
disponibile nuovo spazio in memoria (essenziale per tecniche di memorizzazione
“out of place”). Contemporaneamente i blocchi soggetti a frequenti operazioni di
lettura tendono a dissipare i dati contenuti. L’algoritmo di garbage collection mira
a spostare il contenuto valido dei blocchi in nuove locazioni, eliminando i dati non
più necessari.
 Wear Leveling: per contrastare lo sviluppo del deterioramento delle celle sottoposte
a cicli di lettura-cancellazione-scrittura si punta ad un utilizzo equamente
distribuito della memoria, in modo da rallentare il processo di “invecchiamento”
del supporto
Tratteremo brevemente tre file system di ultima generazione, progettati per essere
tolleranti alle interruzioni improvvise dell’alimentazione, in un ambiente basato su
memorie flash: NILFS, UBIFS, YAFFS.
3.1 NILFS
NILFS (New Implementation of a Log-structured File System) è un file system sviluppato
dalla Nippon Telegraph and Telephone Corporation (NTT) per il sistema operativo Linux,
rilasciato nel 2005.
L’architettura di NILFS è realizzata dalla sovrapposizione di più strutture: l’archivio fisico
vero e proprio, un b-tree dedicato all’allocazione dei dati, un altro b-tree per gli inode.
Per ragioni di compattezza e di attinenza al soggetto di studio non saranno esposte tali
strutture nel dettaglio, per maggiori approfondimenti è consigliata la lettura di “The
NILFS version 1: overview” a cura del team di sviluppo NILFS.
Per garantire un elevato livello di affidabilità viene adottata al livello fisico una struttura
“a log” (tipica di flash file systems “storici”, come JFFS): la memorizzazione dei blocchi,
indipendentemente dal contenuto, avviene in maniera contigua, ed il dispositivo flash è
visto come un log circolare. In tal modo i file non sono aggiornati per sovrascrittura,
permettendone la co-esistenza di diverse versioni.
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generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Figura 17: Log-structured file system
Il layout del disco comprende:
 Superblock: contiene i parametri del file system, l’indirizzo sul disco dell’ultimo
blocco scritto, la radice del b-tree adottato logicamente dal sistema. Data la sua
importanza, il superblock è replicato su un altro blocco del disco.
 Full segment: gruppo di blocchi del disco, di lunghezza fissata. Costituisce l’unità
base del garbage collector.
 Partial segment: unità di scrittura del sistema.
 Logical segment: sequenza inseparabile di partial segments, rappresenta una
transazione
Figura 1148: Layout NILFS
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generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Ogni partial segment consiste di tre sezioni:
 Segment summary: contiene informazioni utili sull’utilizzo del blocco, tra le quali
una checksum dell’area dati.
 Area dati.
 Checkpoint: posto in coda al segmento, contiene una checksum del checkpoint
stesso, ed un block number relativo alla radice dell’inode b-tree. Tale informazione
viene scritta per ultima, ed aggiorna lo stato dell’intero file system.
Riassumendo, le seguenti funzioni garantiscono l’affidabilità del file system:
 Checksum: non esistono checksum per i blocchi individuali, bensì il tool newfs
genera casualmente ad ogni transazione un numero a 32 bit e lo deposita nel
superblock. Tale numero è utilizzato come valore iniziale dall’algoritmo CRC32
per generare le checksum. Il processo di ripristino controllerà la validità delle
checksum confrontandole al valore contenuto nel superblock
 Scrittura ordinata: Tutti i blocchi vengono scritti secondo il seguente ordine: I
blocchi dati sono memorizzati sul disco, seguiti dai nodi del b-tree dei dati, dai
blocchi inode, ed infine i nodi del btree relativo agli inode.
 Sovrascrittura minimizzata: Gli unici blocchi ad essere sovrascritti sono il
superblock, le sezioni di uso dei segmenti (non trattate in questo discorso), e le
loro repliche.
3.2 UBIFS
UBIFS (Unsorted Block Image File System) è un file system sviluppato da NOKIA, in
collaborazione con l’università di Szeged (Ungheria) e rilasciato nel 2008 per il sistema
operativo Linux.
Tale file system lavora al di sopra di uno strato detto UBI (Unsorted Block Image), che si
occupa di gestire il wear leveling attraverso propri meccanismi di amministrazione della
memoria fisica, e offre al livello superiore dei blocchi di memorizzazione logica, detti
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
LEB (Logical EraseBlocks), propriamente mappati su quelli fisici.
UBIFS adotta una struttura B+tree (al pari di btrfs), e memorizza la posizione del nodo
radice in un master node, che tiene traccia di tutte le strutture che non sono allocate in
posizioni logiche fisse. Per facilitare le strategie di recupero dai guasti, vengono
memorizzate due copie del master node.
All’atto di creazione del file system vengono distinte sei partizioni fisse. Una di queste è
detta area di log (o più semplicemente log). Esso è una parte del journal di UBIFS, usato
per ridurre la frequenza di aggiornamento dei rami del b-tree. I nuovi nodi foglia sono
memorizzati nel journal e, periodicamente, quando quast’ultimo è considerato
ragionevolmente pieno, è attuata un’operazione di commit, che consiste nello scrivere le
effettive nuove versioni degli indici e del corrispondente master node.
Diversamente da quanto visto in precedenza, l’operazione di commit non sposta i nodi
foglia dal journal, ma sposta il journal stesso: le informazioni contenute in esso in seguito
al commit entrano a far parte del b-tree principale, mentre il journal verrà scritto in una
nuova area di memoria libera.
Ogni volta che UBIFS viene montato, gli indici del b-tree vengono considerati “da
aggiornare”, in modo da rinnovare le informazioni memorizzate con quelle contenute nel
journal. Tale processo è detto replay.
L’area di log è utilizzata per tenere traccia, in un buffer circolare, della posizione del
journal in memoria attraverso un commit start node, che registra l’inizio di un commit, e
reference nodes, che registrano il numero di LEB che fanno parte del journal, detti Buds.
Un commit viene considerato concluso nel momento in cui viene aggiornato il master
node, che punterà alla nuova coda dell’area di log. Nel caso in cui il commit non dovesse
giungere a compimento a causa di guasti improvvisi, il processo di replay ri-applicherebbe
sia la sezione di journal già elaborata, sia quella non ancora raggiunta.
3.3 YAFFS
YAFFS (Yet Another Flash File System) è un file system sviluppato nel 2002 dalla Aleph
One e concepito per diversi sistemi operativi, tra i quali Linux e Android.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Esso si fonda su una architettura a log,
che viene, ad ogni boot, riassemblata in
memoria centrale in una struttura ad
albero.
L’unità di memorizzazione adottata è il
chunk, che consiste di un header e dei
dati, più una spare area che contiene,
oltre a vari parametri, un sequence
number.
Figura 159: montaggio YAFFS
Quando si apporta una modifica alla sezione dati viene allocato un nuovo chunk, che
conterrà un sequence number incrementato, per intendere che si tratta di una versione
successiva del dato. Solo a questo punto il sistema potrà, se necessario, deallocare la
vecchia copia.
I chunk obsoleti vengono distinti attraverso un valore “dirty” settato alto all’interno della
spare area. Quando tutti i chunk in un eraseblock sono marcati come tali, il blocco può
essere cancellato e riutilizzato.
Il processo di ripristino del sistema è ottenuto ripercorrendo a ritroso il log (quindi in
ordine cronologico inverso), in modo tale che tutte le ulteriori coppie (objectid, sequence
number) rilevate saranno scartate immediatamente come obsolete.
Per velocizzare le operazioni di montaggio del file system è possibile sfruttare un
meccanismo di checkpoint: un flusso dati viene scritto in un set di blocchi, marcati come
detentori di checkpoint data. Tale flusso conterrà lo stato a runtime del sistema, costituito
dalle sole informazioni utili ad avviare il processo di recupero dei metadati, tra le quali un
indice di versione, usato per distinguere l’ultimo checkpoint da quelli obsoleti; ed un
checksum per verificarne l’integrità.
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generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Capitolo 4
Confronto fra le soluzioni proposte
Giunti a questo punto sorge spontaneo chiedersi quale delle soluzioni analizzate sia la
migliore. È immediato comprendere tuttavia che è difficile, se non impossibile, poter
sostenere un confronto “assoluto” a causa della mole di parametri in gioco.
Le meccaniche di journaling classico potrebbero dimostrarsi poco adatte a soddisfare le
attuali richieste in materia di affidabilità, considerando un ambiente che contempla il
trattamento di ingenti quantità di dati e che vede affacciarsi all’orizzonte problematiche
che in un passato non lontano erano considerabili di poco conto. D’altro canto l’esperienza
accumulata da tali file system li rende dei “veterani” nel settore, ai quali è possibile
attribuire un certo grado di stabilità.
I file system COW based hanno dalla loro la forza di un meccanismo dedicato a preservare
le “vecchie” informazioni nonostante l’evolversi dello stato del sistema, che, se ben
sviluppato, può risultare praticamente infallibile. L’altra faccia della medaglia si manifesta
di conseguenza: la qualità ha un costo, che in termini di risorse si rivela abbastanza alto, a
causa della richiesta da soddisfare per poter gestire le meccaniche di conservazione e
ridondanza dei dati.
Non bisogna inoltre ignorare la relativa immaturità dei file system COW based: al giorno
d’oggi sono ancora in atto studi volti a risolverne bug ed inesattezze (basti pensare che per
btrfs non è ancora stata rilasciata una versione stabile).
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
L’assenza dei file system dedicati alle memorie flash da questo confronto non è casuale.
La relatività alla quale si faceva riferimento ad inizio discorso viene in questo caso
amplificata di ordini di grandezza.
Le memorie flash hanno già conosciuto una notevole fama nel mondo dei sistemi
embedded, ma non sono ancora considerabili definitivamente mature da poter costituire
una valida alternativa ai supporti di memorizzazione classici. La ricerca in questa
direzione sta incontrando purtroppo non pochi ostacoli, a causa della reticenza mostrata
dalle case produttrici di memorie flash, disposte per il momento alla sola offerta di
soluzioni proprietarie per la gestione della memoria al livello fisico (Le memorie SSD,
attualmente in commercio, dispongono di un controllore autonomo, unico beneficiario
dell’accesso al livello fisico, ed intermediario fra esso ed il file system).
Nel campo dei dispositivi mobili le memorie flash rappresentano uno standard de facto, ed
è proprio grazie all’applicazione in questo campo - che di recente sta avendo molto
successo grazie all’ampia diffusione degli smartphone - che i file system dedicati a tale
supporto conosceranno presto un notevole sviluppo.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
Conclusioni
L’analisi condotta conduce alla seguente conclusione: esiste una variegata gamma di
possibilità quando si parla di file system failure-aware. Allo stesso tempo, tuttavia, la
risposta ad un possibile confronto si traduce in un “ingegneristico” dipende. È possibile
classificare tali file system in termini di affidabilità, prestazioni, requisiti senza ottenere
due volte la stessa scala di importanza.
La soluzione che si potrebbe prospettare al momento più saggia consisterebbe nell’affidare
il mercato general purpose, meno delicato in termini di valore dei dati e meno esigente in
termini di prestazioni, ai meccanismi di journaling classico, per ora più stabili. Il mondo
delle grandi aziende e dei data server si prospetta invece come un ottimo banco di
sperimentazione, in vista di uno sviluppo definitivo delle più moderne tecniche di gestione
di grandi quantità di dati.
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Analisi e confronto dei meccanismi di journaling adottati nei file system di ultima
generazione (ZFS, brtfs, ext4, NTFS)
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