Focus ■ Stefania Arioli1, Fabio Masotti1, Giulia della Scala1, Ivano De Noni1, Diego Mora1, Fabio Dal Bello2 Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze per gli Alimenti la Nutrizione e l’Ambiente (DeFENS) - 2Sacco Srl 1 Acido formico: aspetti tecnologici e normativi in ambito lattiero-caseario L’acido formico è un acido organico naturalmente presente nel latte, ma è anche un prodotto del metabolismo di Streptococcus thermophilus, batterio lattico impiegato per la preparazione di diversi latti fermentati e formaggi. Pertanto, l’acido formico si trova anche nelle colture starter contenenti Streptococcus thermophilus, nello yogurt e in diversi prodotti caseari L’acido formico in latte e derivati Nel latte gli acidi organici, a eccezione dell’acido citrico, rappresentano composti minori che in ragione del pH sub-acido del latte (pH 6,6-6,8), sono prevalentemente presenti come sali. L’acido formico presente nel latte può originarsi a seguito dei processi di risanamento del latte, proporzionalmente all’intensità del trattamento termico applicato. Nello specifico, questo acido si forma quale prodotto di reazioni chimiche a carico del lattosio e riconducibili alla caramellizzazione e alla reazione di Maillard (Berg and van Boekel, 1994; van Boekel 1998). Nel latte fresco pastorizzato di alta qualità abbiamo rilevato quantitativi di acido formico pari a circa 5-10 mg/L in funzione dei lotti di produzione. In diverse categorie di latte in polvere per uso alimentare i livelli di acido formico riscontrati in letteratura risultano piuttosto variabili oscillando tra un valore minimo di 23 mg/kg e un massimo di 200 mg/kg in funzione del produttore. Tuttavia, tale variabilità è risultata essere funzione anche del lotto di produzione, oscillando in alcuni casi tra 23 e 156 mg/kg. L’acido formico viene prodotto anche dall’attività metabolica di Streptococcus thermophilus che, in miscela con altri microrganismi, costituisce uno dei batteri lattici più 20 il latte • novembre 2015 comunemente utilizzati dall’industria lattiero-casearia per la preparazione di latti fermentati, yogurt e moltissimi formaggi. Tutti questi prodotti contengono quindi quantità significative di acido formico variabili in relazione all’attività metabolica del batterio. Nel caso dello yogurt, e in molti formaggi, i livelli di acido formico dipendono sia da fattori tecnologici (tipo di latte e trattamento termico, temperatura di fermentazione) che dalla crescita di S. thermophilus. In letteratura nello yogurt vengono riportati valori compresi tra 40 e 2100 mg/L (Robinson 2002; Ligor 2008), sebbene determinati con diverse metodiche analitiche. Nei formaggi, l’attività di S. thermophilus contribuisce alla formazione di acido formico la cui concentrazione aumenta in genere con il progredire della maturazione. Il confezionamento sottovuoto è un altro fattore favorente la produzione di acido formico nel formaggio poiché l’assenza di ossigeno tende a stimolare le attività enzimatiche che in S. thermophilus portano alla sintesi di questo acido organico (Horiuchi and Sasaki 2012). La letteratura scientifica riporta valori di questo acido organico nei formaggi in un intervallo da 4 fino a 2960 mg/kg. Questo ampio intervallo di valori relativamente alla concentrazione di acido formico nei prodotti caseari è potenzialmente conseguenza di almeno tre importanti fattori: f l’uso di diverse tecnologie di produzione; f l’impiego di ceppi diversi di S. thermophilus; f l’utilizzo di diversi sistemi analitici per la determinazione di questa molecola in matrici casearie. Il ruolo tecnologico dell’acido formico nel processo di acidificazione microbica del latte La produzione di acido formico da parte di S. thermophilus è nota da oltre 50 anni (Galesloot, 1968, Veringa et al., 1968) e dagli anni ’90 è riconosciuto il suo effetto positivo sullo sviluppo in latte di colture di batteri lattici starter durante il processo fermentativo (Perez 1990). L’associazione microbica tra S. thermophilus e Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus rappresenta uno degli esempi più studiati di cooperazione metabolica tra due specie batteriche in un contesto alimentare. Tale interazione è positiva per entrambe le specie coinvolte ed è nota come mutualismo o proto-cooperazione (Sieuwerts et al., 2008). Essenzialmente essa si basa sull’approvvigionamento di fattori nutrizionali che i due microrganismi si scambiano vicendevolmente. L’attività proteolitica di L. delbrueckii libera peptidi e aminoacidi che 50 7 40 Acido formico (mg/L) Acidificazione del latte (pH) 45 6,5 6 5,5 25 min 5 pH 4,6 ± 0,1 4,5 35 30 25 20 15 10 5 4 0 50 100 150 200 250 0 300 0 50 Tempo (min) 6,80 6,60 6,40 6,20 6,00 5,80 5,60 5,40 5,20 5,00 4,80 4,60 4,40 4,20 4,00 0 1 2 3 150 200 Tempo (min) 6,80 6,60 6,40 6,20 6,00 5,80 5,60 5,40 5,20 5,00 4,80 4,60 4,40 4,20 4,00 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Formiato di sodio (10 mg/L) 0 1 2 3 250 300 Figura 2. Quantificazione dell’acido formico nel corso della fermentazione della coltura starter Y078 in latte fresco pastorizzato di alta qualità in assenza (linea rossa) e a seguito dell’addizione di formiato di sodio alla concentrazione finale di 10 mg/L (linea verde) e 20 mg/L (linea blu) Tempo (ore) Acidificazione del latte (pH) S. thermophilus, generalmente proteasi negativo, richiede per una crescita efficiente in latte; al contrario, nello stesso tempo, S. thermophilus produce anidride carbonica favorendo la crescita di L. delbrueckii. Inoltre, S. thermophilus fornisce acido formico, il cui ruolo non è ancora stato chiarito ma è risultato essere in grado di stimolare il metabolismo microbico di entrambe le specie coinvolte nella produzione di yogurt. L’acido formico è un prodotto dall’attività dell’enzima piruvato formiato liasi, peculiare solo di S. thermophilus tra le specie coinvolte nel consorzio dello yogurt. La produzione di acido formico sembra essere fortemente favorita da condizioni di anaerobiosi nel latte (Horiuki and Sasaki 2012) mentre la sintesi di questo enzima è inibita dalla presenza nel latte di concentrazioni di acido formico e di purine (adenina e guanina) rispettivamente di 5 mM e 50 μM (Derzelle et al. 2005). L’effetto positivo dell’acido formico stimolante la crescita degli starter dello yogurt ha come conseguenza anche un aumento della velocità di acidificazione e, pertanto, una riduzione dei tempi di fermentazione, rendendo il formiato stesso un possibile candidato a coadiuvante tecnologico nelle fermentazioni casearie. Nonostante l’assenza di letteratura scientifi- Acidificazione del latte (pH) Figura 1. Curve di acidificazione in latte fresco pastorizzato di alta qualità della coltura starter Y478F, composta da S. thermophilus ST671 e Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus LB08. La curva di acidificazione in assenza di aggiunte di formiato di sodio è in rosso. Le curve di acidificazione ottenute addizionando il latte di 10 e 20 mg/L di formiato di sodio sono rappresentate rispettivamente dalle linee verde e blu. L’esperimento è stato condotto a 42 °C 100 4 5 6 7 8 9 Figura 3. Curve di acidificazione in latte magro ricostituito (linea rossa), latte pastorizzato per uso caseario (linea verde) e latte fresco pastorizzato di alta qualità (linea blu) della coltura starter S. thermophilus ST115, in assenza e in presenza di formiato di sodio addizionato alla concentrazione finale di 10 mg/L. L’esperimento è stato condotto a 42 °C 10 11 12 13 14 15 16 Tempo (ore) ca in merito e la mancanza di una vera normativa di riferimento, diversi organismi nazionali hanno autorizzato l’aggiunta di acido formico o formiato alle colture starter sulla base di specifiche richieste pervenute di alcuni produttori di colture. Per esempio, nel 1990 il Conseil Supérieur de la Santé francese ha autorizzato l’aggiunta di acido formico il latte • novembre 2015 21 Focus o dei suoi sali alla colture starter nel limite del 5%. Detto limite si riferisce a colture starter concentrate e congelate senza obbligo di indicazione dell’aggiunta in etichetta. Nel 2007 in Danimarca, la Veterinary and Food Administration ha consentito l’aggiunta nel limite del 20% (come acido formico) sulla coltura finale. È infine utile ricordare che, all’interno dell’UE, i sali di calcio o di sodio dell’acido formico sono consentiti quali conservanti per alimenti animali e i sali di sodio dello stesso acido come additivi per insilati. Una recente opinione dell’EFSA [EFSA Journal 2015; 13 (5):4056] ha ribadito la sicurezza del formiato di calcio o di sodio per gli alimenti destinati alle specie zootecniche, per il consumatore e per l’ambiente, anche quando utilizzati alla massima concentrazione consentita (10.000-12.000 mg/ kg di alimento). Di seguito verranno descritti alcuni risultati relativi all’effetto dell’addizione di minime quantità di acido formico in latte sulla velocità di acidificazione di colture starter al fine di fornire le prime indicazioni circa il potenziale utilizzo di questa molecola nel settore lattiero-caseario. Le performance di crescita e di acidificazione di miscele commerciali di S. thermophilus e L. delbrueckii sono state determinate in latte fresco pastorizzato di alta qualità in presenza di concentrazioni crescenti di formiato di sodio (10 o 20 mg/L). In presenza di formiato di sodio alle concentrazioni di 10 e 20 mg/L si è verificato un aumento della velocità di acidificazione, con il raggiungimento del valore di pH 4,6±0,1 (valore considerato come termine dell’acidificazione durante un processo produttivo) con circa 25 minuti di anticipo rispetto alla condizione di controllo in assenza di formiato (fgura 1). La determinazione enzimatica della concentrazione di acido formico (Boehringer Mannheim/RBiopharm Formic acid UV-method) al termine dell’acidificazione ha evidenziato una maggiore concentrazione di formiato nella condizione di controllo (35 mg/L) rispetto ai campioni in cui era stato aggiunto formiato di sodio e nei quali si misurava una concentrazione finale di acido formico pari a 26 mg/L. Questi risultati portano a ipotizzare che l’acido formico esogeno aggiunto al latte venga prontamente impiegato dalle colture microbiche limitando fenomeni di accumulo con il formiato endogeno prodotto da 22 il latte • novembre 2015 Tabella 1. Effetto della presenza di formiato di sodio sui parametri cinetici di crescita di S. thermophilus in terreno chimicamente definito (CDM) Parametri cinetici di crescita terreno CDM, aggiunto di formiato di sodio (20 mg/L) terreno CDM ceppo V max LagTime OD finale V max Lag-Time OD finale DSM 20617 5,24±0,04 15:11±00:08 1,8±0,1 6,5±0,2 14:31±00:24 1,91±0,02 CNRZ 385 6,3±0,2 09:03±00:12 1,44±0,04 6,0±0,2 07:16±00:07 1,34±0,04 ST24 11,5±0,1 07:26±00:25 1,97±0,005 11,6±0,06 07:05±00:04 1,97±0,001 ST115 9,1±0,1 07:51±00:10 1,77±0,02 8,5±0,4 07:40±00:23 1,77±0,02 ST671 1,8±0,1 05:03±00:25 0,84±0,05 2.0±0,1 04:59±00:11 0,93±0,04 735 6,3±0,4 08:42±00:03 1,37±0,04 6,4±0,1 08:12±00:15 1,38±0,04 417 9,6±0,07 05:58±00:07 1,91±0,003 8,3±0,3 05:15±00:07 1,86±0,01 N2 5,9±0,06 09:13±00:02 1,35±0,02 5,9±0,07 09:10±00:02 1,38±0,04 03 5,1±0,1 12:06±00:14 1,59±0,02 4,8±0,3 11:48±00:35 1,65±0,01 387 8,3±0,2 06:33±00:14 1,94±0,03 8,6±0,1 06:18±00:04 1,94±0,02 463 5,3±0,4 04:50±00:04 1,11±0,07 5,1±0,05 04:59±00:15 1,04±0,01 02 4,4±0,1 09:32±00:05 0,84±0,02 4,1±0,3 09:30±00:09 0,79±0,06 460 3,3±0,3 07:22±00:03 1,02±0,05 3,5±0,1 06:41±00:12 1,04±0,04 357 2,0±0,2 16:34±00:34 0,74±0,02 1,7±0,03 16:35±00:11 0,64±0,02 433 3,4±0,07 16:12±00:14 0,93±0,01 3,4±0,1 15:32±00:18 0,98±0,01 412 4,8±0,06 04:36±00:09 1,16±0,04 4,8±0,1 04:32±00:09 1,18±0,05 407 4,9±0,3 09:29±00:18 1,20±0,02 5,3±0,1 09:15±00:11 1,17±0,01 V max, velocità massima espressa come mOD600nm/min; LagTime, tempo di latenza espresso in h e min; OD finale, densità cellulare finale raggiunta a termine dell’incubazione a 37 °C per 24 h, espressa come valore di OD600nm. Tutti i valori sono la media di tre determinazioni±deviazione standard. S. thermophilus durante la crescita in latte (figura 2). Diversi ceppi di S. thermophilus tra i quali quelli precedentemente utilizzati in latte in miscela con L. delbrueckii, sono stati impiegati per lo studio dei loro parametri cinetici di crescita (durata della fase di latenza, velocità di crescita e concentrazione cellulare finale) utilizzando un terreno sintetico chimicamente definito (Reiter and Oran 1962). I risultati ottenuti (tabella 1) hanno evidenziano effetti positivi su molti dei ceppi analizzati che si concretizzano per lo più in una riduzione della fase di latenza. I risultati delle prove condotte su terreno chimicamente definito evidenziano però come l’effetto dell’acido formico sia ceppo-dipendente. La ragione per cui il formiato sia in grado di stimolare positivamente il metabolismo microbico di queste colture starter non è ancora stato chiarito e sicuramente necessita di ulteriori approfondimenti. Secondo quanto descritto da Derzelle et al. (2005) il metabolismo dell’acido formico in S. thermophilus sembrerebbe essere correlato alla biosintesi delle basi azotate puriniche. I risultati ottenuti relativamente alla sensibilità di S. thermophilus e L. delbrueckii alla presenza del formiato mettono in evidenza come il controllo e la standardizzazione dei processi di fermentazione dipendano dalla concentrazione di acido formico nel latte, concentrazione che varia in funzione della qualità del latte e del trattamento termico che ha subito. Di conseguenza, si potrebbe ipotizzare l’impiego dell’acido formico o dei suoi sali come coadiuvante tecnologico avente la funzione di ridurre i tempi di fermentazione in latte e di migliorare la standardizzazione del processo di acidificazione soprattutto in formulazioni di latte a basso contenuto di acido formico, cioè nel caso in cui la sua concentrazione fosse inferiore alle necessità metaboliche delle colture microbiche utilizzate. A titolo di esempio vengono mostrate in figura 3 le curve di acidificazione ottenute con la coltura starter S. thermophilus ST115 su tre diverse preparazioni di latte, in presenza e in assenza di acido formico. I risultati mostrano chiaramente che l’addizione di 10 mg/L di formiato di sodio ha ridotto considerevolmente la variabilità nei profili delle curve di acidificazione conseguente all’impiego di diversi preparazioni di latte. Prospettive future relative all’impiego di acido formico e dei suoi sali nelle fermentazioni casearie Poiché l’acido formico viene prodotto dall’attività metabolica di S. thermophilus, negli starter commerciali di batteri lattici è quindi comune ritrovare questo acido organico, molto del quale viene tuttavia perso durante la preparazione industriale dello starter stesso. Nel corso di questo processo le colture microbiche vengono concentrate mediante centrifugazione e/o filtrazione con conseguente impoverimento del livello di acido formico che viene allontanato insieme al brodo colturale esausto. Ne consegue che l’aggiunta della coltura starter concentrata nel latte non apporta un’adeguata quantità di acido formico come invece si potrebbe ottenere dall’aggiunta di latto innesto o di una coltura liquida, a fronte però di maggiori problematiche relative alla standardizzazione della quantità di inoculo microbico e alla sua stabilità. L’assenza di adeguate concentrazioni di acido formico si riflette quindi in un allungamento dei tempi necessari per la desiderata acidificazione del latte. Su queste basi, come detto, è stata proposta e, in alcuni Paesi consentita, l’aggiunta di sali dell’acido formico agli starter in modo da ripristinare nel latte inoculato un livello di acido formico prossimo a 10-20 mg/L. In questo contesto l’addizione di acido formico o dei suoi sali a livello della coltura starter potrebbe essere considerata una procedura utile all’ottimizzazione del processo tecnologico di fermentazione del latte poiché migliora l’efficienza del processo di acidificazione senza interferire sui valori finali di acido formico che normalmente si possono ritrovare a termine della fermentazione come prodotto del metabolismo di S. thermophilus. ^ © RIPRODUZIONE RISERVATA Bibliografia Berg HE, van Boekel, MAJS. 1994. Degradation of lactose during heating of milk. I. Reaction pathways. Neth. Milk Dairy J. 48, 157–175. 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