AZIENDE/TERRITORIO 15-21 settembre 2009 17 E.ROMAGNA/ Al via gli stanziamenti per l’innovazione nelle Asl nel prossimo triennio Ricerca, 53 milioni in corsia Una regìa regionale metterà in rete gli Irccs, le università e gli ospedali P ieno di risorse per la ricerca nelle corsie dell’Emilia Romagna. Irccs, università e ospedali emiliani potranno contare su un piatto ricchissimo per portare cure e assistenza innovativa al letto del paziente: ben 53 milioni di euro in tre anni. I fondi sono stati stanziati dalla Giunta regionale lo scorso agosto per sostenere, nel prossimo triennio, programmi di ricerca che supportino i «processi di innovazione tecnologica, clinica e organizzativa all’interno delle aziende sanitarie». E per innalzare la ricerca a ruolo di protagonista e non più di cenerentola nella Sanità emiliana: l’obiettivo è infatti quello di «migliorare ulteriormente la capacità di gestire la funzione di ricerca e innovazione spiega la Regione in una nota - come attività istituzionale al pari di quella assistenziale, e per realizzare una rete organizzativa regionale dedicata che veda la partecipazione di tutte le articolazioni del Servizio sanitario». Tra i programmi di ricerca che saranno finanziati c’è innanzitutto il programma Regione-università, realizzato sulla base di uno specifico protocollo siglato con le quattro università dell’Emilia Romagna. Un fronte, que- sto, grazie al quale sono stati già attivati, nel triennio scorso, 64 progetti di ricerca, su temi che includono la medicina rigenerativa, le neuroscienze, l’oncologia, la diagnostica avanzata, la valutazione di costo-efficacia di tecnologie innovative. Questo programma potrà continuare ora a contare su un contributo della Regione pari a 10 milioni all’anno per i prossimi tre anni. Gli altri programmi che riceveranno il finanziamento sono, poi, il programma per la realizzazione e lo sviluppo della progettata rete degli Irccs, finalizzato a sviluppare le infrastrutture necessarie alla funzione di ricerca e innovazione (personale e tecnologie) che potrà contare su 5 milioni all’anno per tre anni. E il programma del Fondo regionale per la modernizzazione, dedicato a programmi proposti dalle Aziende sanitarie, dedicati principalmente al tema della innovazione clinica e organizzativa. In questo caso potranno partecipare le aziende ospedaliere, aziende ospedaliero-universitarie e Irccs. Il contributo della Regione, in questo caso sarà pari a 2 milioni e 400mila euro all’anno per il triennio. Infine sarà finanziato il Programma Saranno finanziati quattro programmi ricerca e innovazione Emilia Romagna (Prier), che coinvolge tutte le Aziende sanitarie e l’Irccs Rizzoli e che finora si è occupato di innovazione nell’ambito dei trattamenti radioterapici in oncologia, dell’assistenza ai pazienti con ictus, degli stent a rilascio di farmaco in cardiologia, di tecnologie diagnostiche di rilievo (quali la Pet in campo oncologico e la Tac multistrato in cardiologia), degli interventi per la riduzione della mortalità da sepsi e dell’adozione di modelli assistenziali innovativi nelle terapie intensive regionali. Il contributo della regionale nel prossimo triennio sarà di 250mila euro all’anno. Questo programma continuerà, come in passato, ad avvalersi anche della collaborazione dell’industria del settore farmaceutico e biomedicale, «sia in termini di sostegno economico ai progetti - avverte la Regione -, sia nello sviluppo di iniziative finalizzate alla precoce individuazione di rilevanti innovazioni tecnologiche». A coordinare tutte le attività ci penserà il nuovo Comitato regionale di indirizzo per la ricerca e l’innovazione, mentre un Comitato etico regionale vigilerà sull’«integrità della ricerca a tutela dei cittadini». Mar.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA E. ROMAGNA/ 3 Il “pollice verde” del Morgagni-Pierantoni L’ ospedale Morgagni-Pierantoni cura non solo i propri pazienti ma anche l’ambiente. In due anni, l’Ausl di Forlì è riuscita ad abbattere i consumi energetici del presidio ospedaliero: dal 2006 al 2008, grazie agli interventi posti in essere dall’ufficio tecnico, il fabbisogno di energia elettrica è diminuito di 1.188.066 KwH (-6,9%), quello di gas metano di 377.575 metri cubi (-10,8%), e quello d’acqua potabile di 8.383 metri cubi (-4,6%). In altri termini, significa una riduzione delle emissioni di anidride carbonica dell’ospedale di circa 1.500 tonnellate/anno. Un risultato importante, raggiunto per di più senza incidere in alcun modo sulla normale attività ospedaliera. La strada intrapresa è stata, infatti, quella di un uso più razionale delle risorse, installando, ove necessario, nuove tecnologie rispettose dell’ambiente. Da alcuni anni, d’altronde, la Regione Emilia Romagna ha varato un programma di attenzione al risparmio energetico, coinvolgendo i responsabili delle singole aziende in tavoli di confronto. Seguendo gli input regionali, l’Ausl di Forlì ha perciò escogitato azioni di contenimento, tanto più che, nel corso del 2006, si era verificato un trend di incremento, sia in termini di consumo che tariffari. Dopo una fase di pianificazione, si è passati a quella più operativa, con la concretizzazione, a partire da luglio 2007, di tutta una serie di inter- Il trend nel triennio 2006-2008 Comparativo fabbisogno energia elettrica (kWh) Denominazione 2006 2007 2008 Δ 2006-’07 Δ 2007-’08 Osp. Morgagni-PiekWh kWh kWh -3,8 -3,2 rantoni 17.249.958 16.591.147 16.061.892 3 Comparativo fabbisogno gas metano (m ) Osp. Morgagni-Piem3 m3 m3 - 0,1 - 10,7 rantoni 3.508.563 3.504.423 3.130.988 3 Comparativo fabbisogno acqua potabile (m ) Osp. Morgagni-Piem3 m3 m3 - 2,5 - 2,2 rantoni 181.147 176.644 172.764 venti. Per raggiungere l’obiettivo si è deciso di razionalizzare il fabbisogno, adeguando i consumi alle effettive esigenze attraverso un’opera di ottimizzazione. Nel settore energia, le misure adottate hanno mirato a ingegnerizzare i sistemi tecnologici, guidando al meglio i macchinari, così da farli lavorare secondo le necessità e nelle fasce di curva in cui presentano un miglior rendimento. Si è cercato dunque di razionalizzare i settori di maggior impatto sui consumi: dalla produzione e distribuzione di acqua refrigerata alla performance di motori elettrici e sistemi di illuminazione. Per quanto riguarda l’acqua refrigerata, è stata creata una sinergia fra produzione e distribuzione del freddo, così da agire con reciproca proporzionalità. Sempre sul versante energetico, ha certamente prodotto esito favorevole il sistema di razionalizzazione dei consumi che ha interessato 9 sale operatorie, con l’installazione di rilevatori di pre- senza che modificano automaticamente lo stato di esercizio delle Uta (unità di trattamento dell’aria) da ordinario a stand by. Inoltre, sono stati programmati i sistemi di illuminazione dei percorsi comuni all’interno dei corpi di fabbrica dell’ospedale Morgagni-Pierantoni per la parzializzazione dei corpi illuminanti negli orari notturni e festivi, si è proceduto alla sostituzione di motori elettrici obsoleti con altri di nuova generazione, ed è stato installato un sistema di refrigerazione dedicato ai circuiti di processo che rimangono in esercizio nel periodo invernale. Analogamente, è stato messo a punto un sistema di monitoraggio/supervisione on line dei dati rilevati in campo, al fine di intervenire tempestivamente nelle azioni di controllo per la verifica di eventuali anomalie o guasti, che in genere possono produrre scostamento di temperatura e umidità relativa rispetto alle impostazioni di progetto. Per quanto riguarda il risparmio idrico, infine, si è lavorato su due versanti. Il primo, mirato Δ 2006-’08 -6,9 - 10,8 - 4,6 all’utenza “civile”, ha visto l’acquisto e l’installazione di inserti universali, aeratori riduttori di portata per i miscelatori, e regolatori di flusso per doccia. Relativamente alla parte impiantistica, afferente i sistemi di trattamento acqua per usi tecnologici, si è operato calibrando con i settaggi degli impianti di trattamento, prestando particolare attenzione ai sistemi di utilizzo nei circuiti relativi alle torri di raffreddamento per la produzione di acqua refrigerata, in modo da salvaguardare le attrezzature e usare la quantità di trattamento strettamente indispensabile. I risultati sono stati raggiunti senza alcuna percezione negativa in termini di comfort da parte dell’utenza e, ovviamente, nel pieno rispetto della sicurezza; anzi, anche se marginale, si è verificata un’ulteriore implementazione degli impianti di climatizzazione per migliorare l’ambiente di lavoro durante l’estate. Vittorio Laghi Direttore Ufficio tecnico Ausl di Forlì E. ROMAGNA/ 2 Pari opportunità, così Ferrara gestisce le differenze in azienda O rganizzare i Comitati Pari opportunità all’interno di un’azienda sanitaria rappresenta sia l’applicazione dei contratti collettivi di categoria che prevedevano questo istituto già dalla fine degli anni ’90 (Ccnl Area Comparto Sanità 7 aprile 1999), sia la possibilità di sviluppare i contenuti di leggi nazionali mirate (L. 53/00, art. 9, norme correlate e in particolare la direttiva “Pollastrini-Nicholais” del 2007). L’azione non si limita però a questa sola valenza. Il ruolo dei Comitati può essere meglio inteso come di difesa di istanze trascurate o che, comunque, vanno rinforzate (advocacy), con funzione propositiva nei confronti della direzione aziendale. Essi, oltre a rappresentare un’interessante occasione di sviluppo di una nuova cultura della umanizzazione dei servizi, contribuiscono a esemplificare una responsabilità sociale dell’impresa sanitaria. E il luogo comune che i Comitati debbano occuparsi del genere come unico tema - tra l’altro spesso con la visione ridotta alle donne - può essere superato da alcune considerazioni. Atto aziendale, organigramma, gestione delle risorse umane, relazioni sindacali, piano formativo annuale e poliennale e infine codice di condotta e piano delle azioni positive, rappresentano alcuni dei più importanti luoghi di insediamento trasversale delle tematiche proposte dai Comitati. Essi si delineano come soggetto strategico già nella fase di reclutamento dei componenti, che in un’azienda sanitaria sono per metà di nomina sindacale, rappresentanti degli undici sindacati firmatari dei contratti collettivi della Sanità. I Comitati dovrebbero essere costituiti e suddivisi per ogni area contrattuale (dirigenza medica e veterinaria - dirigenza sanitaria, tecnica, professionale e amministrativa - Area comparto). L’Ausl di Ferrara ha visto il consenso dei membri dei Comitati a partecipare a riunioni congiunte. La scelta aggiuntiva è stata quella di collegare i Comitati Pari opportunità a quelli sul fenomeno mobbing, previsti dai contratti collettivi di categoria in anni più recenti (area comparto: Ccnl 19 aprile 2004 e aree dirigenziali: Ccnl 3 novembre 2005). Ciò ha consentito di anticipare le recenti indicazioni ministeriali che consigliano una presidenza unica, di favorire la considerazione di temi e azioni a scavalco che hanno portato, per esempio, alla redazione condivisa di un codice etico di comportamento, attento al contrasto delle molestie sessuali in ambito lavorativo. Una rilettura dei compiti dei Comitati prende atto dei cambiamenti che abbiamo appena trattato e porta a identificare come temi non solo le varie prospettive di genere donna-uomo, ma anche eterosessuale-omosessuale, come pure il riconoscimento di competenze, con una propensione alla meritocrazia; le differenze di generazione (giovani-anziani), di etnia (autoctono-straniero), di tipologia lavorativa (tempo indeterminato vs. tempo determinato, a contratto, a progetto) ecc. Le differenze di responsabilità e necessità di cura della famiglia da parte della persona/dipendente e tra le persone/dipendenti che spesso vivono periodi diversi del ciclo vitale e le situazioni personali di salute-malattia possono, come noto, associarsi a striscianti difficoltà e impropri trattamenti nell’assetto lavorativo. Diverse aree/obiettivo costituiscono allora la trama di lavoro. La conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, per esempio, trova punto di riferimento nel filone delle aziende family friendly, richiede la valutazione di fattibilità di forme di flessibilità lavorativa (part-time, telelavoro, nidi aziendali ecc.) in termini di orari, ma anche di mansioni. In questo si può trovare supporto in fondi dedicati della già citata L. 53/00. Altre sfide consistono nell’accrescere e valutare le competenze, nel contrasto alle discriminazioni sul posto di lavoro. Organizzare una capillare opera di formazione trova un’applicazione anche nel personale interno “formato” che diventa a sua volta formatore, favorendo la disseminazione di saperi, in modo paritetico (empowerment). La programmazione delle azioni richiede dati quali-quantitativi con apertura all’innovazione e alla ricerca di metodologie opportune, spesso avviando azioni di pilotaggio da monitorare. La volontà di radicamento territoriale che, nella recente modifica dell’art. 9 della L. 53/00 trova la sollecitazione a costruire reti, ha visto l’Ausl di Ferrara approfondire temi quali la medicina di genere, le donne e la carriera, l’equo accesso ai servizi per le persone immigrate, il disagio lavorativo, grazie ai collegamenti con i Comitati di Università, Provincia, azienda ospedaliera. Sinergie con i piani anti-mobbing Fulvia Signani Consigliera di parità regionale e provinciale, dirigente psicologo, Presidente Comitati e mobbing Ausl di Ferrara Docente a contratto Università di Ferrara