Lohengrin - Accademia Teatro alla Scala

Wagner
e il suo tempo
Lohengrin
La musica di Wagner è una
rivoluzione permanente.
Alziamo il sipario sulla prima del Teatro alla
Scala del 7 dicembre 2012.
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Supervisione
Guida a distribuzione gratuita
Area didattica e divulgazione
dell’Accademia Teatro alla Scala
www.accademialascala.it
realizzata nel mese di dicembre 2012.
Testi
Jacopo Guarneri
Progetto Grafico e Impaginazione
Camilla Giannelli | www.camileonte.com
Progetto promosso da
Comune di Milano | www.comune.milano.it
Edison Spa | www.edison.it
e in collaborazione con
Accademia Teatro alla Scala
www.accademialascala.it
In copertina
C. Williich, Ritratto di Richard Wagner (1862),
olio su tela, Mannheim, Reiss Engelhorn Museen
Sommario
| Verdi e Wagner in città. Il bicentenario per Milano
| Accademia Teatro alla Scala
| Richard Wagner passione, viaggio e amore
| Wagner e il suo tempo
> Wagner e Nietzsche
> Wagner e Ludwig II
| Dopo di lui la musica non è stata più la stessa
> Periodi creativi
> La rivoluzione wagneriana
| Lohengrin alziamo il sipario sulla prima del 7 dicembre 2012
> Trama
> Personaggi
> Significato dell’opera
> Fonti e genesi dell’opera
Verdi e Wagner in città.
Il bicentenario per Milano.
E’ un progetto promosso dal Comune di Milano insieme a Edison Spa, in collaborazione con Accademia Teatro
alla Scala, per diffondere in città la tradizionale “Prima” di Sant’Ambrogio. Nel bicentenario della nascita
dei due grandi geni della musica, che cade appunto nel 2013, la Scala ha deciso di aprire
la stagione 2012/2013 con Lohengrin di Richard Wagner e quella 2013/2014 con La Traviata di Giuseppe
Verdi. Le iniziative in programma sono infatti dedicate ad entrambi i compositori e alcuni progetti
si svilupperanno lungo tutto l’arco dell’anno.
Dato il successo del progetto “Don Giovanni in città”, che ha visto collaborare il Comune di Milano,
Edison Spa e Accademia Teatro alla Scala al fine di divulgare l’opera di Mozart in occasione
della prima scaligera della stagione lirica 2011-12, anche quest’anno si è voluto ripetere l’iniziativa,
allargando l’offerta e gli eventi in programma. La presente guida, curata dall’Area didattica e divulgazione
dell’Accademia Teatro alla Scala, è stata realizzata da Jacopo Guarneri (testi) e Camilla Giannelli (grafica).
Accademia Teatro alla Scala
Sono oltre quaranta i percorsi formativi (fra corsi di formazione, perfezionamento, masterclass, workshop
e corsi estivi) che l’Accademia Teatro alla Scala propone annualmente. Attraverso i suoi quattro dipartimenti
- Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori, Management - prepara tutti i profili professionali, artistici
e tecnici che ruotano intorno allo spettacolo dal vivo. Dai cantanti lirici ai professori d’orchestra, dai maestri
collaboratori ai ballerini, dagli scenografi e costumisti ai truccatori e parrucchieri, dai fotografi di scena
ai sarti, dai manager agli attrezzisti, dai falegnami ai tecnici del suono.
Grazie all’esperienza maturata nel campo dell’alta formazione, l’Accademia Teatro alla Scala svolge da diversi
anni anche un’intensa attività didattica e divulgativa. L’obiettivo è quello di arricchire la proposta educativa
musicale del tessuto scolastico di ogni ordine e grado, attivando percorsi nelle scuole finalizzati a diffondere
la conoscenza del teatro musicale e delle professioni ad esso connesse attraverso molteplici proposte
indirizzate a studenti e docenti. L’offerta didattica dell’Area, coordinata da Carlo Delfrati, si articola in:
progetti per le scuole, formazione formatori, materiale didattico e pubblicazioni, attività di ricerca,
supporti multimediali.
RICHARD WAGNER
Passione, viaggio e amore; tre parole chiave che ci guidano
alla scoperta di questo musicista. [torna a sommario]
Appassionante, intrigante, avventurosa.
La vita di Richard Wagner si presenta molto diversa da quella di tanti intellettuali
della sua epoca.
La prima parola chiave per comprendere l’opera di Wagner (Lipsia, 22 maggio 1813 – Venezia, 13
febbraio 1883) è passione, in particolare quella per gli ideali filosofici e politici.
Tra il 1839 e il 1842 il compositore vive a Parigi in condizioni di assoluta povertà e ha l’occasione di incontrare
il filosofo Ludwig Feuerbach, a cui dedica uno dei suoi scritti teorici, L’opera d’arte dell’avvenire,
con un’appassionata frase di apertura: “A nessun altro che a Lei, stimato signore, posso dedicare questo
lavoro, perché con questo non faccio altro che restituirLe quanto è già suo”.
In quegli stessi anni rimane affascinato dalle teorie socialiste di Pierre Joseph Proudhon.
Questi intellettuali contribuiscono in modo decisivo alla formazione della sua visione del mondo: tra il 1840
e il 1850 il compositore si dedica alla stesura di opere importanti, L’olandese volante, il Tannhäuser
e il Lohengrin.
In seguito si fa strada in Wagner il desiderio, sia in campo sociale che musicale, della rivoluzione. La rivoluzione
del 1849 vede il compositore impegnato a Dresda come militante. In seguito egli si dedica alla stesura
degli scritti teorici più importanti: L’arte e la rivoluzione (1849), L’opera d’arte dell’avvenire (1849),
Opera e dramma (1851). In quegli stessi anni rimane profondamente colpito dalle idee del filosofo
Arthur Schopenhauer, che sono determinanti per la stesura delle opere successive: tra il 1851 e il 1871
Wagner compone la Tetralogia, il Tristano e Isotta (1856-59) e I Maestri cantori di Norimberga (1845-67).
I contemporanei di Schopenhauer affermano che il filosofo apprezzasse Wagner più come poeta che come
compositore: “deve gettare la musica alle ortiche, ha più talento per la poesia! Io, Schopenhauer
rimango fedele a Rossini e Mozart! Quel tipo è un poeta, e non un musicista”.
Durante il soggiorno a Lucerna il compositore conosce il filosofo Friedrich Nietzsche, che nutre per lui
un sentimento di ammirazione e stima, e con cui stringe una profonda amicizia.
[leggi anche la sezione Wagner e Nietzsche]
Le amicizie e gli amori di Wagner
1813
1839-42
Nasce
Amicizia
a Lipsia
con Feuerbach
Minna Planer
1850
Influenza della
filosofia di
Schopenhauer
Mathilde Wesendonck
1868 1883
Amicizia Muore
con Nietzsche
Cosima Liszt
La seconda parola chiave che caratterizza la vita di Wagner è viaggio.
Il giovane Wagner si sente prigioniero di un mondo che odia, oppresso all’idea di dover vivere una pacifica vita
borghese dominata dalle convenzioni e dal conformismo. Al temperamento ribelle e dissoluto di Wagner non basta
il piccolo mondo affettivo in cui i suoi contemporanei aspirano di vivere: la fuga continua diventa allora
la constante della sua esistenza, come scrive nella sua autobiografia: “Mi sentii spinto a chiedere: da dove vieni,
perché? E per lungo tempo la mia arte sparì davanti a queste domande”. Il conflitto tra artista e società raggiunge
in Wagner uno dei suoi punti culminanti, tant’è che egli si identifica con il personaggio di Lohengrin, spinto dal vano
desiderio di essere accettato, in un momento di debolezza della sua vita di uomo e di artista. Nel suo scritto L’arte
e la rivoluzione il compositore esprime questo malessere: “Il bisogno più urgente e più forte dell’uomo perfetto
e artista è di comunicare se stesso - in tutta la pienezza della sua natura - all’intera comunità. E non può arrivare
a tanto se non nel dramma”. La Francia, con i fallimenti e le delusioni nei teatri parigini; l’Italia, con il fascino
di Venezia, di Palermo, di Como, di La Spezia, da cui trae l’ispirazione per il Tristano e Isotta; la Germania,
la Svizzera, la Baviera di re Ludwig. Nessuno di questi luoghi basta per dare pace al compositore, cacciato
per gli scandali che provoca, bandito con la minaccia di arresto, inseguito dai creditori. Forse solo Bayreuth e
il suo teatro fatto costruire appositamente per rappresentare le sue opere secondo il disegno dell’opera
d’arte totale rappresenta la patria della sua arte e della sua esistenza.
“
L’intrigante vita di Richard Wagner, fatta di passioni, di viaggi avventurosi,
di amori, non smette ancora oggi di stupire e affascinare chi la studia.
La terza parola che riassume la vicenda terrena del compositore tedesco è amore. Le sue passioni
e le avventure umane ed artistiche sono state tanto turbolente quanto le sue vicende amorose.
Svolgendo l’attività di direttore musicale del piccolo teatro di Magdeburgo conosce la cantante Minna Planer,
che sposa nel 1836. “Non sono ancora le sette e mi seggo per scriverti. Poi fino all’una lavorerò senza pause
alla mia Opera, che ora risorge impetuosamente in me a nuova vita e si fonde intimamente con il tuo possesso.”
Questa lettera, datata 8 novembre 1835, non deve trarre in inganno: Wagner non nutre un vero sentimento
amoroso verso di lei, e anche Minna non ha lo spirito necessario per comprendere il marito, né il cuore
per credere in lui. La loro relazione è destinata ad esaurirsi in breve tempo.
Negli anni ’50 Wagner stringe un forte legame di amicizia con la ricca famiglia Wesendonck. Essi hanno affittato
a Wagner un’ala della loro villa di Zurigo, per permettergli di vivere e comporre in tutta tranquillità. Richard
vi si stabilisce con Minna, i cani e i pappagalli. In Wagner cresce mese dopo mese una passione travolgente
verso Mathilde Wesendonck, moglie di Otto, il suo migliore amico.
“Sii buona con me, e perdona il mio fanciullesco comportamento di ieri: hai perfettamente ragione a chiamarlo
così! Il tempo sembra buono. Oggi verrò in giardino; appena ti vedrò spero di trovare un attimo di tranquillità con te!
Prendi tutta la mia anima come saluto mattutino!” (Lettera del 15 aprile 1855)
Wagner si ispira a Mathilde per la figura di Isotta per la sua nuova opera (mentre in precedenza Minna aveva
ispirato il personaggio di Fricka, la moglie di Wotan nella Tetralogia). A questo punto lo scandalo esplode
all’improvviso. Wagner deve lasciare Zurigo. Ripara quindi a Venezia, dove trascorre sette mesi di assoluto
isolamento. L’ultimo, grande amore della vita di Wagner a partire dai primi anni ‘60 in poi è quello per Cosima,
figlia del compositore Franz Liszt e moglie di un suo grande amico, il direttore d’orchestra Hans von Bülow. Cosima
era stata la segretaria di Wagner fin dal 1846. Per alcuni anni la relazione fra il compositore e la sua segretaria
era rimasta clandestina. Cosima aveva nel frattempo messo al mondo due figlie, attribuite al marito: il vero padre
era Wagner. Ad un certo punto la verità salta fuori. Questo amore provoca la rottura dell’amicizia tra il compositore
e re Ludwig di Baviera, suo mecenate, e l’allontanamento da Monaco.
[leggi anche la sezione Wagner e Ludwig II]
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sommario
WAGNER E NIETZSCHE
La musica per Nietzsche è l’Arte per eccellenza.“Dio ci ha dato la musica in primo luogo per indirizzarci verso l’alto.
La musica raduna in sé tutte le virtù, sa essere nobile e scherzosa, sa rallegrarci ed ammansire l’animo più rozzo
con la dolcezza delle sue note melanconiche, ma il suo compito principale è guidare i nostri pensieri verso l’alto,
così da elevarci, da toccarci nel profondo”. Queste parole, dal filosofo quando aveva quattordici anni, riassumono
perfettamente il suo pensiero nei confronti della musica: “Io considero l’arte come il compito supremo e come
l’attività metafisica propria della nostra vita”. Che la musica abbia avuto un ruolo centrale nella civiltà tedesca è
evidente. Egli si occupò di musica non solo da un punto di vista filosofico, ma anche come compositore. Come per
molti giovani tedeschi del suo tempo, anche per il filosofo l’esperienza musicale si sviluppò nell’universo familiare,
in età precocissima: il nonno materno organizzava in casa propria esecuzioni private di musica, mentre il padre
viene ricordato come un abile improvvisatore pianistico. Una volta divenuto adulto Nietzsche compose canzoni
(Lieder) su testi di autori tedeschi (oltre che propri) e musica per pianoforte solo.
[per ascoltare la musica composta da Nietzsche cliccare qui]
Nietzsche si occupò di musica anche come critico e come appassionato. Dal 1865 al 1868, apprezzato
conoscitore di musica, egli divenne critico musicale per la Deutsche Allgemeine di Lipsia.
Nel 1868 Nietzsche insegnava filologia classica a Basilea. Wagner viveva con la moglie, Cosima von Bülow,
a Triebschen, sul lago dei Quattro Cantoni. Tra il filosofo e il compositore nacque un’intensa amicizia. Nietzsche
vide nell’opera di Wagner alcuni elementi presenti anche nella sua filosofia. In lui credette di vedere il prototipo
dell’artista moderno, e per questo gli dedicò uno dei suoi primi scritti, La nascita della tragedia (1872).
L’amicizia tra i due è testimoniata da un intenso scambio epistolare.
“Stimatissimo Signore, da molto tempo vorrei esternare senza alcun ritegno la gratitudine che provo nei suoi
riguardi; i momenti migliori e i più elevati della mia vita sono infatti legati al Suo nome, e conosco soltanto un altro
uomo, che poi è il Suo grande fratello nello spirito Arthur Schopenhauer, al quale penso con la stessa venerazione,
anzi religione.” (Nietzsche, Basilea, 22 maggio 1869)
WAGNER E LUDWIG II
“Così come arde questa pietra, ardo io dal desiderio di vedere il creatore delle parole e della musica di Lohengrin”.
Con queste parole, scritte in una lettera accompagnata da un rubino e da una sua fotografia incorniciata in una
cornice d’argento, re Ludwig II di Baviera si presentava a Richard Wagner la mattina del 3 maggio 1864, quando
il compositore si trovava a Stoccarda. Il sovrano aveva avuto una vera e propria folgorazione per la musica
di Wagner dopo la visione del Lohengrin, a Monaco nel 1861, opera che imparò pressoché a memoria.
Per il suo quattordicesimo compleanno Ludwig si fece regalare un quadro che riproduceva Lohengrin, un paio
di gemelli da polso a forma di cigno, un libro sul Santo Graal e una copia del trattato di Wagner Opera e dramma.
Per Wagner questa occasione fu un vero e proprio miracolo: assalito dai creditori, egli poté trasferirsi a Monaco,
sotto la protezione del sovrano, che saldò tutti i suoi debiti e gli diede un alloggio e un ricco stipendio. Le opere
di Wagner, di idee liberali e di origine prussiana, erano guardate con sospetto dai bavaresi, molto conservatori:
il re dovette combattere contro i diffusi pregiudizi nei confronti del compositore nutriti dal suo popolo.
Per il sovrano divenne ancora più difficile difendere il compositore quando, nel 1869, scoppiò lo scandalo
della sua relazione adulterina con Cosima von Bülow.
Ludwig II, che già da tempo mostrava i primi sintomi dell’infermità mentale che l’avrebbe portato a essere deposto, aprì gli occhi, e comprese di essere stato ingannato da Wagner, in cui aveva riposto la sua fiducia, e di essere
diventato lo zimbello di tutti. Wagner non gli aveva confidato nulla della sua relazione con Cosima, e il re aveva
creduto che il compositore gli si dedicasse interamente.
Seppur allontanandosi dall’uomo Wagner, egli rimase fino alla morte legato alla sua opera. All’interno del parco del
castello di Linderhof fece costruire una grotta artificiale, dove cantanti d’opera si esibivano su un lago sotterraneo
illuminato con l’elettricità, ricostruzione di numerose scene presenti in molte opere di Wagner.
[Su questo tema consigliamo la visione del film Ludwig, di Luchino Visconti.]
Il giovane Nietzsche, dunque, manifestò per il compositore un entusiasmo pari solo alla veemenza con cui successivamente lo respinse. La svolta si ebbe con Umano, troppo umano (1878), in cui il filosofo denunciò
la progressiva intellettualizzazione dell’arte, un processo che giunge all’acme negativa proprio con Wagner.
La definitiva rottura tra i due avvenne dopo che Nietzsche vide il Parsifal (1882), l’ultima opera di Wagner,
in cui il compositore propone una redenzione in chiave cristiana dei personaggi. Il filosofo mostrò
la sua inimicizia verso il compositore nello scritto Il caso Wagner:
“Wagner lusinga ogni istinto nichilistico e lo camuffa con la musica, blandisce ogni cristianità, ogni forma
di espressione religiosa della décadence. Wagner è una malattia; egli ammala tutto ciò che tocca - egli ha ammalato la musica”. Nietzsche conservò fino alla morte l’amore per la musica. Negli ultimi anni, quelli della malattia
mentale, trascorreva il tempo improvvisando furiosamente al pianoforte…in “stile wagneriano” dirà qualcuno.
*Per una lettura appassionante: Carteggio Friedrich Nietzsche Richard Wagner, a cura di M. Montinari, SE, Milano 2003
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PERIODI CREATIVI
La musica di Wagner è una rivoluzione permanente. L’opera di rinnovamento del linguaggio
musicale portata avanti dal compositore è il frutto di una lenta e progressiva maturazione.
Si è soliti individuare nell’arco creativo di Wagner tre periodi. Durante il primo, in cui spicca l’opera Rienzi
(1837-40), Wagner muove i suoi primi passi nel mondo del teatro musicale all’interno del linguaggio
dell’opera nazionale tedesca, secondo una visione ancora tradizionale e canonica.
Il secondo periodo inizia con L’olandese volante (1840), passa attraverso Tannhäuser (1845) e termina
con il Lohengrin (terminata nel 1848 ma eseguita nel 1850). E’ la fase del lento distacco dai modelli
e della progressiva maturazione di uno stile personale, accompagnata dalla formazione delle sue idee politiche
e filosofiche legate al pensiero di Feuerbach e Proudhon: tema portante di queste opere è infatti la condanna
del potere e del denaro come elementi corruttori del mondo, ai quali si oppone l’amore, unico elemento
di redenzione per gli uomini.
L’ultimo periodo coincide con l’ultima fase creativa, comprendente la Tetralogia (1851-71),
il Tristano e Isotta (1859), I Maestri cantori di Norimberga (1867) e Parsifal (1882), in cui, influenzato
dalla filosofia di Schopenhauer, propone una musica rivoluzionaria, destinata a cambiare il corso del teatro
musicale europeo dopo di lui.
Queste opere non sono più ambientate, come le precedenti, nel Medioevo, ma in un “passato” mitico.
LA RIVOLUZIONE WAGNERIANA
Leitmotiv: melodie associate ad un personaggio, ad una situazione, ad un’idea, ad un luogo.
Ogni volta che sulla scena si ripresenta la medesima situazione si ripropone la stessa melodia.
Attraverso il Leitmotiv si possono riportare alla mente dei ricordi passati o anticipare situazioni future:
presente, passato e futuro convivono sulla scena.
Bayreuth: Wagner visse in questa città dal 1872 fino al momento della morte, nel 1883. Qui è stato costruito
un teatro espressamente pensato per l’esecuzione delle opere di Wagner (secondo l’idea dell’opera d’arte
totale), e concepito in modo innovativo e moderno: l’orchestra è collocata nel “golfo mistico” al di sotto del livello
del palcoscenico, e la sala è realizzata a cavea, senza la presenza dei palchi tipica del teatro all’italiana.
Golfo mistico: in teatro è lo spazio riservato all’orchestra durante l’esecuzione delle opere liriche. Mentre prima
dell’Ottocento questa era collocata allo stesso livello del pubblico, in seguito al progetto del teatro di Bayreuth
essa iniziò a essere posta sotto il livello della platea, racchiusa in uno spazio (il golfo mistico, per l’appunto)
che funge da cassa di risonanza.
Opera d’arte totale: ideale wagneriano di teatro in cui convergono musica, drammaturgia, danza, poesia,
arti figurative, al fine di realizzare una perfetta sintesi delle diverse arti. Anche lo stesso spazio in cui l’opera
viene rappresentata deve essere pensato in accordo con le altre componenti.
Melodia infinita: le opere tradizionali prevedono l’alternanza di parti cantate (“arie”) a parti vicine al recitato
(i cosiddetti “recitativi”). Wagner scardina questo principio, rompendo questa divisione e creando delle opere
in cui il canto non viene mai interrotto, ma è, per l’appunto, infinito.
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Lohengrin
Alziamo il sipario sulla prima del Teatro alla
Scala del 7 dicembre 2012.
TRAMA
PERSONAGGI
Antefatto
L’opera è ambientata ad Anversa, nel X secolo. Al tempo della narrazione la città si trova nella regione
del Brabante, ducato vassallo del Sacro Romano Impero Germanico. La pericolosa avanzata degli Ungari verso
i confini del regno ha messo in allerta il re tedesco Enrico I (detto “l’Uccellatore”), che ha chiamato a raccolta
i suoi vassalli per prepararsi alla guerra. Il Brabante non ha risposto alla richiesta del sovrano: questa regione
è rimasta senza un capo e con le varie fazioni in lotta tra loro. Il duca di Brabante, morto da poco, ha designato
il proprio figlio maschio Goffredo come suo successore, ma questi è misteriosamente scomparso. La reggenza
spetterebbe allora alla sorella Elsa, che però è ingiustamente accusata di aver ucciso il fratello per ottenere
la guida del ducato. Il malvagio nobile Federico von Telramund si è proposto come nuovo regnante,
pur non avendone diritto. In realtà è stata Ortrud, la moglie di Federico, ad aver ordito la congiura contro
i due fratelli: dotata di poteri magici ella ha trasformato Goffredo in un cigno e ha accusato Elsa della sua
scomparsa.
Guardando in profondità le opere di Wagner si può scorgere in controluce la figura
del compositore stesso, espressa da alcuni personaggi, da alcune situazioni, da alcuni ideali.
Storia
Enrico l’Uccellatore istituisce il processo contro Elsa. A sua difesa ella ricorda di aver avuto un giorno in sogno
la visione di un uomo che sarebbe giunto a salvarla. In quel momento sulle acque del fiume appare un cavaliere
nella sua argentea armatura, a bordo di una barca trascinata da un cigno: si tratta di Lohengrin, cavaliere
del sacro Graal, venuto sulla terra per riportare la pace. Egli non può rivelare né il suo nome né la sua provenienza;
se lo facesse perderebbe i suoi poteri e dovrebbe ritornare al suo luogo di origine. Egli affronta Telramund in duello,
salvando la propria amata e lo Stato dalle minacce del tiranno.
Ortrud e Telramund ottengono la clemenza di Elsa. Nel dialogo tra le due donne Ortrud riesce a insinuare nella
giovane Elsa un dubbio sulla natura del suo amato che, così come è giunto, altrettanto velocemente potrebbe
lasciarla. L’araldo annuncia intanto le nozze immediate tra Elsa e il cavaliere, nuovo protettore della regione.
Lohengrin sente crescere la curiosità di Elsa verso di lui; cerca di impedire, invano, che gli ponga la domanda
sulle sue origini. Proprio nel momento in cui ella cede, Telramund e i quattro nobili irrompono nella stanza,
decisi a ferire il cavaliere. Lohengrin uccide Telramund e capisce che l’unico modo per salvaguardare l’amore
di Elsa per lui è quello di rivelarle il suo nome. Sulle rive del fiume, ai brabantini che attendono di partire per
la guerra, il cavaliere svela di essere Lohengrin, figlio di Parsifal, custode del sacro Graal; è sceso sulla terra
per insegnare agli uomini l’onore e la virtù, protetto dalla potenza divina. Elsa, venuta a conoscenza della storia
del proprio amato, lo supplica di perdonarla per averlo costretto a rivelare la sua identitò, ma ormai è troppo tardi:
in quel momento sopraggiunge il cigno che riporterà Lohengrin a casa. Il cavaliere si raccoglie in preghiera, finché
giunge una colomba che trascina la sua barca, mentre il cigno si immerge nelle acque del fiume per uscirne
nelle vesti di Goffredo, pronto - ora che è stato spezzato il malefico sortilegio di Ortrud - ad assumere il governo
del Brabante. Lohengrin si allontana; Elsa si abbandona esanime tra le braccia del fratello.
[torna al sommario]
Dal 1843 Wagner si trovava a Dresda, città che aveva accolto con molta freddezza due sue opere L’olandese
volante (1843) e il Tannhäuser (1845). Il compositore si sentiva incompreso, incapace di comunicare la sua arte
e di far capire la portata rivoluzionaria della sua opera. Questo sentimento di incomunicabilità non poteva
non confluire nel personaggio di Lohengrin, nel suo essere “diverso” e appartenere ad un altro mondo,
nelle sue difficoltà di farsi capire anche dalla propria stessa amata. Wagner rivide se stesso nel vano desiderio
di essere accettato, in un momento di debolezza della sua vita di uomo e di artista. Il fallimento di Lohengrin
nella sua missione sembra svelare il pensiero del compositore dell’impossibilità di una conciliazione
tra gli artisti e il mondo.
Se Lohengrin è il massimo polo positivo dell’opera, all’opposto c’è Ortrud. Wagner scrisse di lei: “Ortrud
è una donna che non conosce l’amore. Con ciò tutto è detto. Sua natura è la politica. Un uomo politico
è ripugnante, ma una donna politica è atroce. Questa atrocità io dovevo rappresentare. Essa è una reazionaria,
una donna rivolta esclusivamente all’antico e perciò nemica ad ogni novità” (Lettera a Liszt del 30 gennaio 1852).
In mezzo tra questi due poli si trova Elsa, donna che deve compiere la scelta tra seguire i propri ideali o cedere
ai doveri imposti dalla realtà. A proposito di Elsa, Wagner scrisse: “Questa donna, la quale con chiara coscienza
va alla propria rovina per causa dell’ineluttabile essenza dell’amore; questa donna, che proprio quando sente
con più folle adorazione, vuole tutto distruggere se non può possedere l’intero amante; questa donna che,
appunto, nel suo contratto con Lohengrin, doveva perdersi per mandare anche lui in perdizione; questa donna,
che così e non altrimenti può amare; che appunto per lo scoppio della sua gelosia, passa dall’adorazione estatica
alla vera essenza dell’amore (…) questa magnifica donna, davanti alla quale Lohengrin doveva dileguarsi
non potendo per la propria speciale natura comprenderla, questa donna io scopersi allora!”
(Comunicazione ai miei amici, 1851). Il sistema dei personaggi nel Lohengrin è molto semplice: non esistono
legami di tipo “verticale” (genitori e figli), ma solo orizzontali (marito e moglie o fratello e sorella).
Da una parte ci sono le figure positive, come Elsa, Lohengrin e Goffredo, dall’altra quelle negative
(Ortrud e Telramund). Ortrud è dotata di poteri magici, oscuri, legati ai riti pagani dell’antica Germania;
ad essa si contrappone la fede cristiana di Lohengrin (protettore del sacro Graal e portato fuori
dalla scena da una colomba) e Elsa.
“La contrapposizione tra la magia bianca, cristiana, di Lohengrin e la magia nera, pagana di Ortrud pone in gioco
il problema dell’identità e unità nazionale tedesca” (C. Fertonani)
Lohengrin rivela con chiarezza come dietro ad ogni opera di Wagner, dietro ai suoi personaggi e alle loro storie
si nascondeva in realtà il compositore con le sue fragilità e aspirazioni, con le sue delusioni e visioni.
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SIGNIFICATO DELL’OPERA
FONTI E GENESI DELL’OPERA
Lohengrin può essere interpretato attraverso diverse chiavi di lettura, di tipo filosofico, storico,
sociologico o politico. In esso infatti convivono tre piani: quello della storia tedesca, quella del
mito e quello della fiaba.
Storia, favola, mito: in Lohengrin questi piani si intrecciano e si mescolano per contribuire alla realizzazione
del dramma. Alla base dell’opera ci sono diverse fonti. Nella narrazione è presente un personaggio realmente
esistito, il re Enrico I l’Uccellatore, primo sovrano tedesco a respingere le incursioni dei Boemi e dei Magiari
e ad aver posto le basi per la creazione del Sacro Romano Impero.
Gli altri personaggi della storia sono tratti da fonti letterarie. Il personaggio di Lohengrin è estrapolato dal poema
epico medievale Parzival di Wolfram von Eschenbach. Egli è figlio di Parsifal, cavaliere del sacro Graal. Wagner
lesse quest’opera a Parigi, dove aveva vissuto fino al 1842, ma all’inizio non ne rimase particolarmente colpito:
“La poesia antica tedesca, che ci ha conservato in questa saga altamente poetica, è la cosa più squallida
e banale che sia giunta in questo mondo”. (Lettera ad Albert Wagner del 4 agosto 1845). Nel 1845 Wagner partì
per Marienbad per una cura di bagni. Ogni mattino passeggiava nella vicina foresta, con sotto il braccio il grosso
volume contenente il Parzival di Eschenbach. Sdraiato sulla riva di un ruscello ombreggiato immaginava
di conversare con le figure della saga. Un giorno, venne pervaso dall’irresistibile desiderio di scrivere
un’opera sul Lohengrin, e corse a casa per stendere l’abbozzo del poema.
Wagner trasse la figura di Telramund da una fonte marginale, un Lohengrin scritto da un anonimo autore bavarese
nel XIII sec. Elsa e Goffredo sono presi da La chanson du chevalier au cygne et de Godefoi de Bouillon, un poema
redatto alla fine del XII secolo da un autore noto come “il monaco di Saint Trond”. Di invenzione totalmente
wagneriana è invece la figura di Ortrud. Il compositore ha tratto anche alcuni elementi della mitologia greca.
Si ritrovano infatti riferimenti al mito di Zeus e Semele. Nella storia si trova anche un chiaro riferimento
al mito di Leda e il cigno.
Dopo aver steso un primo schizzo in prosa, Wagner, una volta tornato a Dresda, lo trasformò in versi. Nel maggio
del 1846 il compositore, insieme alla moglie Minna e al pappagallo Papo, si ritirò per tre mesi nel piccolo villaggio
di Gross Graupa, presso Pillnitz. In due mesi e mezzo riuscì a terminare l’abbozzo al pianoforte della composizione
dell’intera opera. Dopo il suo ritorno a Dresda, in settembre, si dedicò al lavoro sull’orchestrazione.
L’opera fu terminata nel 1848 e venne rappresentata per la prima volta a Weimar nel 1850, sotto la direzione
di Franz Liszt, in occasione del centunesimo anniversario della nascita di Goethe. Wagner non poté assistervi
perché esiliato dalla Germania e condannato a morte a seguito del suo coinvolgimento nei moti rivoluzionari
del 1849. La cosa lo rattristò molto, come scrisse in una lettera a Berlioz del febbraio 1860:
Il personaggio di Lohengrin rappresenta il prototipo dell’artista moderno, segnato dalla solitudine
e dall’incomprensione da parte del mondo circostante. Elsa è l’unica figura che tenta di afferrare la vera natura
dell’amato, per cercare di umanizzarlo, pur sapendo che il suo tentativo è destinato al fallimento. La coppia
Ortrud - Telramund è l’impersonificazione della borghesia reazionaria, che all’amore, sentimento che lega tra loro
Lohengrin e Elsa, sostituisce la logica del potere. Essi non riescono a comprendere come la sincerità e la fiducia
che legano Elsa e Lohengrin superino ogni convenzione sociale, poiché essi, come la borghesia ai tempi di Wagner,
sono segnati da queste stesse convenzioni: nel primo atto Elsa non ha bisogno di sapere il nome dell’amato,
il suo grado, la sua discendenza, ma si fida della sua onestà e della sua devozione. Quest’opera può dunque essere
letta come una condanna del conflitto tra l’amore e il potere in chiave anticapitalistica e antiborghese.
Wagner non condanna il dubbio che pervade Elsa durante lo svolgimento dell’opera: essa è un personaggio umano,
che non può stare alle regole richieste da Lohengrin, personaggio che viene dalla sfera del trascendente. Lohengrin
tenta di superare sé stesso sacrificandosi, ma anche questo tentativo fallisce. In questo sta l’elemento tragico
dell’opera: nell’impossibilità di conciliare l’idea al sentimento, la sfera trascendente con il mondo immanente.
L’arte appartiene, secondo Wagner, alla prima sfera: il compito dell’artista di voler redimere il mondo attraverso
il suo messaggio di bellezza - sembra voler dire il compositore - è destinato al fallimento. La “missione” di Elsa
e Lohengrin di creare un mondo basato su un nuovo tipo di relazioni è il compito che Wagner, in quanto artista,
sente su di sé. Il cammino per arrivare a questo può avvenire solo passando attraverso la redenzione dal potere
e dal denaro. L’impossibilità di ottenere questo ha come conseguenza la fine di ogni eroe, di ogni uomo,
di ogni storia.
“Da undici anni io resto escluso dalla possibilità di assistere alle rappresentazioni delle mie proprie opere, e temo
di rimanere ancora a lungo l’unico tedesco, sì, forse l’unico, che non abbia ascoltato il mio Lohengrin”.
La prima italiana (che fu in effetti il debutto assoluto di un’opera di Wagner sulle scene nazionali) si svolse invece
nel 1871 a Bologna. Dopo il successo di Bologna e una tiepida accoglienza a Firenze, l’opera venne rappresentata
a Milano, dove non ebbe fortuna. Si dovrà attendere il Novecento per avere una definitiva consacrazione di questo
capolavoro di Wagner.
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Verdi e Wagner in città.
Il bicentenario per Milano.
A cura dell’Accademia Teatro alla Scala
www.accademialascala.it