Che cos'è la Danzaterapia
di Nicola Sensale
La Danza è un potente canale di espressione globale, uno dei più importanti mezzi di cui
disponiamo per unificare le nostre capacità corporee, espressive e psichiche. Da sempre al
servizio dell'umanità come strumento tradizionale di cura, per consentici l’espressione delle
energie più ancestrali depositate nella profondità del sé.
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La Danza-Movimento Terapia, è una disciplina che impiega la danza e il movimento al fine
di promuovere il benessere della persona o contribuire, in contesti clinici, alla riduzione di
disturbi e malattie. Prevede l'uso consapevole del proprio corpo, ai fini di promuovere cura di
sé, cambiamento e trasformazione. Favorisce il contatto con la parte del proprio sé che non
é contaminato da blocchi e limitazioni, promuovendo lo sviluppo di risorse quali la
spontaneità, la creatività, l'affettività e la gioia di vivere. Danzare con il proprio corpo
assieme ad altri corpi, promuove inoltre la socialità, la convivialità e la condivisione
dell'allegria e dell'umorismo. Danzare è un atto profondamente creativo e la creatività che
fluisce libera è già una forma di cura.
La Danzamovimentoterapia, più agilmente definita con l’acronimo DMT, afferisce a differenti
modelli teorici (orientamento psicodinamico, antropologico, espressivo relazionale,
junghiano, etc.), tutti comunque accomunati dal principio secondo il quale il favorire un’attiva
e creativa espressione del sistema corpo-mente concorre a promuovere una buona salute
generale e a ridurre l’impatto di taluni disagi o disabilità. La DMT attraverso mezzi espressivi
quali musica, danza, espressione e movimento corporeo rende possibile alcuni obiettivi
specifici come:
• la riattivazione delle capacità di creazione, libera espressione ed espressione ludica
• lo sviluppo delle capacità socio-affettive e comunicative
• la riattivazione dei processi energetici e dei flussi di vitalità mediante l’uso del corpo
• il trattamento e la riabilitazione post-traumatica;
•la ristrutturazione di schemi corporei danneggiati o la ridefinizione dell’identità corporea in
persone traumatizzate o vittime di incidenti, aggressioni e violenze;
•l’integrazione di persone socialmente, economicamente o sanitariamente svantaggiate;
•la facilitazione di processi di mediazione e integrazione sociale in soggetti provenienti da
altri luoghi e culture;
Perché la DMT come Arteterapia?
La DMT può altresì essere considerata una forma di arte, in quanto si avvale della danza
come medium artistico in grado di favorire processi di cura e di benessere generale. Da
sempre l’arte é stata utilizzata dagli artisti stessi per trasmettere e comunicare parti di sé
sofferenti, passioni e stati emozionali, secondo il principio della corrispondenza tra inconscio
e rappresentazione figurativa. Si realizza pertanto attraverso la DMT in quanto arteterapia,
oltre alla potenzialità terapeutica dell’atto creativo in sé, un beneficio ulteriore consistente
nella possibilità di entrare in contatto con il proprio mondo interno e di esprimerlo e
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comunicarlo a sé e agli altri, al riparo del distanziamento estetico tipico di ogni forma d’arte o
di mediazione simbolica.
Principi
La Danzamovimentoterapia considera inscindibile il principio dell’unità mente-corpo, nella
convinzione che solo attraverso un sano ed equilibrato rapporto psiche-soma si possa
ristabilire uno stato di armonia e di equilibrio. Secondo tale visione la danzaterapia affronta i
disturbi della sfera emotiva, comportamentale e fisica con interventi a livello corporeo,
agendo:
• sul piacere funzionale: la danza è vista come veicolo di espressione di sé e della propria
gioia di essere e vivere il corpo, al di fuori di ogni altra finalità produttiva;
•​per l​'affinamento delle abilità psicomotorie: i benefici della danza si riflettono sulle strutture
ossee e muscolari, sulla coordinazione dei movimenti e dei gesti, anche quelli relativi alla
motricità fine;
• per realizzare l'unità psico-corporea: la danzaterapia ritiene che le emozioni risiedano nel
corpo e che attraverso il corpo e il suo movimento esse siano esprimibili, rielaborabili, rese
coscienti, senza far direttamente ricorso alla parola;
•l’espansione sociale e relazionale: la danzaterapia promuove il contatto, l’incontro e la
conoscenza di sé con gli altri, attraverso attività facilitanti l’apertura e la disponibilità a
conoscersi e mostrarsi.
•La simbolizzazione a livello corporeo: nelle patologie in cui la capacità verbale e
comunicativa risulta impedita o limitata, la danzaterapia si propone come strumento per la
simbolizzazione delle emozioni (dar forma a…) e dei contenuti psichici altrimenti non
contattabili né esprimibili a parole.
•L'immagine corporea e la stima di sé: la danzaterapia si svolge per lo più in setting di
gruppo, in grado di favorire l’instaurarsi dei “fattori terapeutici” che promuovono il
miglioramento dell’autostima, lo sviluppo delle capacità relazionali, la definizione di
un’immagine di sé realisticamente fondata, che passi attraverso una buona esperienza
corporea.
Danzaterapia in Italia e nel mondo
Nel 1966 viene fondata negli Usa, l’American Dance Therapy Association. Attualmente gli
indirizzi più seguiti in tutto il mondo circa la danzaterapia sono tre:
• La danzaterapia analitica di ispirazione junghiana, di Mary Whitehouse, allieva di Hilda
Kirsh, di cui Jane Chorodow, danzaterapeuta ed analista junghiana, membro ordinario ed ex
presidente dell'American Dance Therapy Association è certamente la sua allieva più nota;
• il metodo sviluppato dalla coreografa e danzatrice argentina Maria Fux;
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• il metodo francese di Herns Duplan chiamato “expression primitive” o approccio
antropologico che si ispira alle danze tribali, lavorando con movimenti archetipi.
Nella danzaterapia analitica, maggiormente diffusa negli Stati Uniti, tecniche tipiche della
danza si fondono con i principali concetti della psicologia analitica junghiana, per arrivare a
sviluppi come quelli di Mary Starks Whitehouse, fondatrice del“movimento autentico”. La
danzaterapia analitica impiega tecniche junghiane come l’immaginazione attiva per sondare
e lasciar emergere la profondità personale attraverso il movimento. Essa consente, come
altri metodi di espressione artistica, di favorire la graduale apertura all’inconscio. La tecnica
prevede la ricerca della consapevolezza emotiva interna prima attraverso stimolazioni
prodotte da movimenti naturali compiuti ad occhi chiusi, poi successivamente le emozioni
sono comunicate verbalmente grazie alla facilitazione del terapeuta, che sorveglia il
processo terapeutico e nella fase di danza funge da osservatore (witness).
La danzaterapia secondo il metodo di Maria Fux (1922, tuttora vivente) nasce
dall’esperienza dell’omonima danzatrice e coreografa argentina che ha sperimentato gli
effetti terapeutici spontanei prodotti dalla danza in prima persona, durante un periodo di
profonda depressione. In seguito ai benefici osservati su se stessa, ottenuti approfondendo il
rapporto con la danza, la ballerina ha fondato un filone di applicazioni della danzaterapia che
concepiscono quest’ultima come forme di danza spontanea per migliorare il benessere
psicologico e l’integrazione sociale tanto di soggetti normodotati che di portatori di handicap.
La danzaterapia di Maria Fux ha in comune con il metodo analitico esclusivamente l’utilizzo
di forme libere di danza volte all’espressione di sé, ma si differenzia da essa in quanto non
ambisce a lavorare su contenuti inconsci né a sostenere forme di psicoterapia. La
metodologia destrutturata di danzaterapia Maria Fux rappresenta soprattutto una forma di
danza creativa in grado di produrre in modo spontaneo dei miglioramenti nella salute
psicofisica che non seguono programmi sistematici, ma che sono piuttosto affidati al potere
catartico e liberatorio della danza senza aspettarsi di raggiungere obiettivi specifici.
Nella danzaterapia secondo il metodo dell’ “expression primitive” , fondata dal danzatore
Herns Duplan (Haiti, tuttora vivente), l’utilizzo della danza segue un approccio definito
“antropologico” e si basa su di un tipo di lavoro che utilizza forme archetipiche di movimento,
ovvero gesti e rituali motori tipici che accomunano le culture tradizionali. Attraverso il viaggio
simbolico nella storia dell’umanità che la “danza primitiva” consente è possibile recuperare
aspetti universali della natura umana e stati psichici primari nello sviluppo. In questo metodo
danzaterapeutico spesso ci si ispira a danze tribali, utilizzando suoni ritmati di tamburi e
forme di canto ripetitive sperimentate generalmente in un contesto di gruppo a cui viene
attribuita una “funzione materna”. Il ritmo dei tamburi riproduce il battito cardiaco,
amplificando e sintonizzando il rapporto tra mondo esterno e mondo interno; la danza
ritmica, spesso a piedi nudi, mira a simbolizzare il rapporto radicato con la terra; la voce del
conduttore impegnata in una melodia cantilenante riporta al vissuto del “sentirsi cullato” da
filastrocche e ninnananne rassicuranti; lo stato di rilassamento profondo e perfino vicino alla
trance, indotto da suoni e movimenti ripetuti, favorisce l’espressione di parti emotive
limitando l’azione di filtri razionali.
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Il Cours Type (Corso tipo) di F. Scott-Billmann propone invece un viaggio simbolico di
esplorazione del sé corporeo e delle sue articolazioni spaziali e relazionali attraverso il
movimento e l’uso della voce in un contenitore ritmico strutturato. France Schott-Billmann,
psicoanalista e danzaterapeuta francese, incontrando H. Duplan e la sua tecnica ne rimane
affascinata. Parte da qui la sua ricerca con l’obiettivo di dare alla stessa un particolare
“corpo” teorico-pratico e di portarne l’applicazione a livello psicoterapeutico.
Menzione particolare alla scuola Artherapy in cui viene insegnata, in Italia, la
danzamovimentoterapia a orientamento psicodinamico. Essa ha origine negli anni quaranta
dagli studi di M. Chace, M. Whitehouse e T. Schoop, cui si aggiungono i principi di analisi
del movimento elaborati da R. Laban e integrati dagli studi di I.Bartenieff e P.Hackney, di J.
Kestenberg e collaboratori (S. Loman). Nel setting di danzamovimentoterapia a
orientamento psicodinamico il processo creativo e quello terapeutico vivono parallelamente,
creando un “ambiente facilitante” (Winnicott) in cui è possibile esprimere e organizzare i
vissuti corporei e affettivi. Nell’interazione tra paziente e danza movimento terapeuta nasce
un terzo polo, che schiude a nuove possibilità di relazione con se stessi e con l’altro.
Articolo a cura di Nicola Sensale, 2016, riproduzione parziale o totale del presente articolo
ammessa, citando l'autore medesimo. ​
Bibliografia
Adorisio e Garcia, Danzamovimentoterapia. Modelli e pratiche nell'esperienza italiana, Magi Edizioni
J. Chodorw, Danzaterapia e Psicologia del Profondo, Red edizioni
Janet Adler, Il Corpo Cosciente, la disciplina del movimento autentico
Garcia, Plevin, Macagno, Movimento Creativo e Danza, Gremese Editore
Paola de Vera D’Aragona, La Danza del Sé, Riza Edizioni
Vincenzo Bellia, Se la cura é una Danza, FrancoAngeli
Pitruzzella, Bonanomi, Esercizi di creatività. 80 attività tratte dalle ArtiTerapie per sviluppare le potenzialità
creative, FrancoAngeli (interventi di Roberta Quarzi)
Zocca D., 2004, Laboratorio danza. Attività di movimento creativo con i bambini, Erickson,Trento.
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