Schede di letteratura e civiltà latina. 2
LA CITTA’ ROMANA
La città romana
Pianta. - Le città romane hanno spesso un'origine
militare: al momento della divisione delle terre
conquistate e poste sotto il loro controllo, i
legionari e i veterani rimasti negli accampamenti
venivano raggiunti da coloni civili. Le nuove città,
cinte di fortificazioni nei periodi travagliati, sono
divise, ogni volta che la configurazione del
terreno lo permette, in quattro quartieri
delimitati dalle due strade principali : il «cardo» e
il «decumanus», che si incrociano al centro ad
angolo retto e terminano con porte. Le altre
strade corrono parallele alle due principali,
dando alla pianta della città l'aspetto di una
scacchiera.
1. Schema della planimetria di una città romana
Il centro cittadino. Le città
italiche sorgevano attorno alla
piazza principale, il foro (forum),
centro politico, amministrativo e
religioso. Questo era il cuore
della città, luogo di passaggio e di
ritrovo per un gran numero di
cittadini.
Collocato tradizionalmente alla
confluenza del cardo e del
decumanus, il foro era a pianta
2. Ricostruzione della città romana di Aosta
rettangolare, circondato da portici. La strada principale, riservata ai
pedoni e vietata ai carri, attraversava la piazza e la divideva in due
metà. Il In genere, nell’area del foro sorgevano almeno un tempio
(aedes), con l’ingresso verso la piazza, e una basilica.
Il tempio. Il tempio era una struttura a pianta quadrata o
rettangolare (più raramente circolare), dedito al culto di una o più
divinità; normalmente il tempio principale, che sorgeva sull’asse
longitudinale del foro, era dedicato alla massima divinità cittadina,
ovvero Giove. Inizialmente il tempio fu concepito come semplice
riparo per la statua del dio, con un unico locale (detto cella o, in
greco, naòs) preceduto da un portico (pronaos); ma con il tempo
3. Modello di tempio romano
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arrivò a prevedere più celle e un portico con colonne tutt’intorno (peristasi). Ad esempio, a Roma il tempio
di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio aveva
tre celle, in quanto era dedicato alla cosiddetta
“triade capitolina”, ovvero a Giove, Giunone e
Minerva.
La basilica. La basilica era un ampio edificio
rettangolare a più navate, dove si svolgevano le
attività giudiziarie e commerciali. A Roma la più
antica era la basilica Porcia, fatta costruire da
Marco Porcio Catone detto il censore nel 184
a.C. In epoca imperiale alle basiliche fu aggiunto
su un lato corto un vano di forma semicircolare
o quadrangolare, chiamato tribunal, perché qui
era posta la sedia (tribunal, appunto) del 4. La basilica del foro di Pompei
giudice. Con l’avvento del cristianesimo questo
tipo di edificio pubblico cambiò la sua funzione in edificio di culto, ma mantenne la struttura e il nome.
Altri edifici pubblici. Oltre al tempio e alla basilica, nel foro sorgevano altri edifici pubblici che
presentavano lungo il loro perimetro dei portici (porticus), cioè passaggi coperti da un soffitto piatto o a
volta, sorretto da pilastri o colonne (columnae). Spesso venivano costruiti a spese di ricchi personaggi della
città, che offrivano così un servizio utile ai propri concittadini: di conseguenza ne portavano il nome (ad es.
a Roma la porticus Aemilia fu fatta costruire nel foro dalla gens Aemilia, la famiglia degli Emili, nel I secolo
a.C.). I portici permettevano di passeggiare al riparo da pioggia o sole, ospitavano numerose botteghe
(tabernae) e avevano pure una funzione decorativa. Tra gli edifici pubblici c’era anche la curia, sede del
Senato, mentre le assemblee politiche dei cittadini si svolgevano in uno spazio aperto detto comitium. Altre
infrastrutture presenti nella zona del foro erano il macellum, ovvero un mercato coperto, spesso di forma
circolare, e dotato di impianti idraulici
(vasche e fontane), dove si vendevano la
carne e il pesce.
5. Ricostruzione del foro di una città romana
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Roma. Il Forum Romanum
I
Il Foro Romano è uno dei simboli per eccellenza dell'antichità e della civiltà romana, oltre ad essere stato il
centro politico, giuridico e sociale dell'antica Roma. Il complesso del Foro Romano è situato al centro dei
sette Colli, in una zona un tempo paludosa e poi bonificata a partire da VII secolo a.C. Esso è caratterizzato
da una complessa stratificazione di edifici e monumenti aggiunti in epoche differenti. Successivamente il
centro dell'attività politica passò dal Foro Romano ai Fori Imperiali, fatti costruire nelle aree circostanti
dagli imperatori successivi (Cesare, Augusto, Vespasiano, Nerva, Traiano); durante le invasioni barbariche il
Foro fu danneggiato dalle scorrerie. In seguito alla caduta del grande impero romano e alla conseguente
perdita dell'egemonia politica, molto materiale, tra cui marmi, statue e colonne, fu sottratto al Foro
Romano per essere riutilizzato nella costruzioni di altri edifici, per la maggior parte cristiani.
Nel corso del Settecento sono stati effettuati diversi scavi, con l'intento di riportare alla luce le preziose
testimonianze dell'arte romana. Questi interventi hanno fatto riemergere i resti di alcuni edifici costruiti nel
periodo compreso tra la nascita di Roma e la fine dell'Impero. In prossimità dell'ingresso principale, si
possono ammirare i resti della Basilica Emilia, edificata nel 179 a.C., separati dalla Curia, antica sede del
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senato romano, da una strada lastricata conosciuta col nome di Argiletum. Nelle vicinanze sorge
imponente l'Arco di Settimo Severio, caratterizzato da tre arcate intervallate da colonne bianche e
fortunatamente conservato in discrete condizioni. Continuando il percorso si possono vedere i Rostra, una
sorta di tribune dalle quali gli oratori romani pronunciavano i loro discorsi. All’estremità occidentale
sorgeva il Tempio di Saturno, sede dell’erario (il tesoro di Roma) e, sul lato ovest, quello dei Castori,
dedicato agli dei gemelli Castore e Polluce, protettori dell’esercito romano. mentre poco più avanti si trova
la Colonna di Foca e il Tempio di Vesta. Quest'ultimo si presenta a pianta centrale e, originariamente, aveva
la particolarità di custodire il fuoco sacro, simbolo della continuità di Roma.
Sul foro Romano dominava, dall’alto del Campidoglio, il tempio di Giove Ottimo Massimo (oggi inglobato
nell’edificio che ospita il comune di Roma) e l’imponente facciata del Tabularium, ben conservata, l’edificio
che ospitava l’archivio di stato.
Guarda questo video:
http://youtu.be/S4PACYJKxic
per saperne di piu:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b867b45b-c6b1-4095-a1a17f97a8021583.html
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LE FONTI LETTERARIE
Marco Tullio Cicerone
Oratore, scrittore e uomo politico latino (Arpino 106 a. C. - Formia
43 a. C.). Nato da una facoltosa famiglia equestre, ebbe grandi
maestri. A Roma frequentò, in vista della carriera politica, i maggiori
oratori del tempo, ma cercò anche di acquistare una più
vasta cultura, letteraria e filosofica, seguendo le lezioni dei maggiori
interpreti delle varie scuole di pensiero greco presenti a Roma tra il
90 e l'80: l'epicureismo, lo lo stoicismo e l’accademia. Questi studi
proseguirono in Grecia e in Oriente dal 79 al 77. Benché egli si possa
considerare un filosofo eclettico, aperto cioè a diverse tendenze e
scuole, si sentiva più vicino allo stoicismo, che predicava il rigore
morale come strumento per raggiungere la serenità dell’anima,
mentre avversò aspramente l'epicureismo per la sua morale
individualistica ed rivolta alla ricerca del piacere, in netto contrasto
con le virtù e il senso della collettività, tipicamente romani.
Tornò a Roma nel 77 dove sposò Terenzia, donna ricca e autoritaria,
e intraprese con successo la carriera forense. Nel 75 ottenne
l’incarico di questore (amministratore finanziario) di Lilibeo, in Sicilia, dove si distinse per la sua integrità.
Cinque anni dopo i Siciliani gli affidarono l'accusa di malgoverno contro un loro ex governatore, Gaio Verre.
Delle sette orazioni (Verrine) scritte in quell'occasione, solo due vennero pronunciate; le altre cinque
furono prevenute dalla partenza dell'accusato, ormai senza speranza, per un esilio volontario.
Tornato a Roma, nel 69 divenne edile, nel 66 pretore. Nel 64 ottenne il favore dei nobili per l'elezione a
console, contro il rivale Catilina. Venne la nomina, e l'anno del consolato, il 63, si svolse in un'attività
intensissima, sia politica sia giudiziaria; ma, soprattutto, nel novembre smascherò la congiura di Catilina,
capo del partito popolare, con quattro orazioni (Catilinarie), due pronunciate davanti al Senato e due
davanti al popolo. Catilina veniva bandito da Roma, poi sconfitto con le sue truppe e ucciso in battaglia;
alcuni congiurati venivano fatti condannare e giustiziare da Cicerone. Queste orazioni rappresentano forse
il vertice dell'oratoria ciceroniana.
Alla formazione del primo triumvirato (60) tra Cesare, Pompeo e Crasso, Cicerone non prese subito una
posizione netta. Ne approfittò un tribuno, Publio Clodio, per proporre nel 58 una legge per cui veniva
condannato all'esilio chiunque avesse fatto uccidere un cittadino romano senza la regolare sanzione del
popolo. Cicerone, implicato nell'esecuzione sommaria dei catilinari, su consiglio di Catone e abbandonato
da tutti lasciò Roma per Durazzo. Per decreto dei comizi poté tornare a Roma nell'agosto del 57 e per
riottenere i suoi beni pronunciò i quattro discorsi Post reditum. Nel 52, infine, assunse la difesa del tribuno
Annio Milone, che in una rissa sulla via Appia aveva ucciso Clodio: l'orazione, Pro Milone, è una delle più
celebrate di Cicerone, anche se non ottenne fortuna nel processo.
All'insorgere della rivalità tra Cesare e Pompeo, cercò di mantenersi in buoni rapporti con entrambi; allo
scoppio delle ostilità fra Cesare e Pompeo, però, seguì quest'ultimo in Grecia. Una malattia gli impedì di
prender parte alla battaglia di Farsalo (48); dopo la sconfitta tornò in Italia, ben accolto dal vincitore.
Durante la dittatura di Cesare si astenne dalla vita politica, immergendosi invece negli studi; la sua vita
privata era nel frattempo sconvolta dal divorzio da Terenzia e dalla morte dell'amatissima figlia Tulliola.
L'uccisione di Cesare in Senato, il 15 marzo del 44, lo trasse da quest'ozio operoso, durante il quale scrisse
la maggior parte dei suoi trattati retorici e filosofici. Dopo un breve viaggio in Sicilia, a Roma lanciò una
serie di violenti attacchi (Filippiche) contro Marco Antonio, erede del dispotismo cesariano. Ma quando
Ottaviano si accordò con Antonio e Lepido per formare il secondo triumvirato, fu incluso nelle liste di
proscrizione e colpito a morte da sicari di Antonio presso la sua villa di Formia.
Il giudizio su un personaggio estremamente complesso come Cicerone è difficile e controverso. Debolezza
di carattere, vanità, incomprensione del momento politico, cultura ampia ma scarse capacità speculative:
queste e altre sono le valutazioni negative che spesso vengono formulate. Non si può però misconoscere la
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grande importanza della sua figura politica e della sua attività nell'ambito della letteratura latina, come
stilista, come studioso di retorica e di filosofia, come divulgatore della cultura greca a Roma. Per coglierne
gli aspetti, talora assai intimi, molto serve l'ampio epistolario: 16 libri Ad Familiares (le due mogli, i due figli,
gli amici); 16 libri Ad Atticum (Tito Pomponio Attico, l'amico e confidente più importante); 3 libri Ad
Quintum fratrem; 2 libri Ad Brutum (il capo della congiura anticesariana, caduto a Filippi). Questo
epistolario, scoperto in buona parte da Petrarca nel 1345, risulta soprattutto un grande documento storico
e umano, cui giovano la freschezza e l'immediatezza della scrittura.
Ben più elaborate sono le orazioni. In esse, più che agli argomenti giuridici, l'oratore si affida alle sue
capacità emotive, alle invettive, ai tratti spiritosi, all'armonia e all'eleganza del periodare: un'oratoria
forbita e insieme concreta, di grande efficacia. Della tecnica oratoria Cicerone si occupò anche in una serie
di trattati (De oratore, Orator): convinto che la sostanza morale dell'individuo trovi lo specchio più proprio
nella parola, messa a servizio della comunità civica, rappresentata elettivamente nell'attività forense, egli
concepì l'educazione integrale come tirocinio di raffinatezza oratoria.
Una varietà di spunti tratti dalla filosofia greca, sullo sfondo di interessi politici ed etici propri dei Romani,
caratterizza anche le opere politiche e filosofiche di Cicerone, per lo più scritte esse pure in forma di
dialogo. Le principali opere politiche sono: De Republica, sulla migliore forma di costituzione d'uno Stato
che viene riconosciuta in quella della Repubblica romana; De legibus, sulle origini e le varie forme del
diritto.
Tra le opere filosofiche, scritte negli ultimi anni di vita, le più celebri sono: De finibus bonorum et malorum
(“Sui confini del bene e del male”), in 5 libri, sul problema del massimo bene e del massimo male secondo
le principali scuole filosofiche; Tusculanae disputationes (“I discorsi di Tuscolo”), in cui sono raccolte
immaginarie discussioni tenute nella villa ciceroniana di Tuscolo, sul disprezzo della morte, sulla
sopportazione del dolore, sull'addolcimento degli affanni, sui turbamenti dello spirito e sul valore della virtù
per la felicità dell'uomo; De natura deorum (”Sulla natura degli dei”) con le opinioni degli epicurei,
degli stoici e degli accademici sulle divinità; De officiis (“Sui doveri”), dedicato al figlio Marco e riguardanti
problemi morali (i doveri nel loro rapporto con l'utilità e l'onestà); e i due brevi dialoghi Cato Maior de
senectute (“Catoneil Vecchio o della vecchiaia”) e Laelius de amicitia (“Lelio o dell’amicizia”).
TESTI
1. Catilinarie, I.1-2
(E’ il più celebre dei discorsi pronunciati da Cicerone alla presenza del Senato romano riunito nel Tempio di
Giove Statore, sul Campidoglio, prospiciente il Foro Romano; siamo nel 63 a.C. e Cicerone denuncia
pubblicamente la congiura di Catilina contro lo stato e la cecità delle autorità che fingono di non vedere)
I 1 Fino a che punto, Catilina, approfitterai della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora la tua pazzia si
farà beffe di noi? A che limiti si spingerà una temerarietà che ha rotto i freni? Non ti hanno turbato il
presidio notturno sul Palatino, le ronde che vigilano in città, la paura della gente, l'accorrere di tutti gli
onesti, il riunirsi del Senato in questo luogo sorvegliatissimo, l'espressione, il volto dei presenti? Non ti
accorgi che il tuo piano è stato scoperto? Non vedi che tutti sono a conoscenza della tua congiura, che la
tengono sotto controllo? O ti illudi che qualcuno di noi ignori cos'hai fatto ieri notte e la notte ancora
precedente, dove sei stato, chi hai convocato, che decisioni hai preso?
2 Questi i tempi! Questo il malcostume! Il Senato conosce l'affare, il console lo vede, ma lui è vivo. È vivo?
Addirittura si presenta in Senato, prende parte alla seduta, indica e marchia con lo sguardo chi ha destinato
alla morte. E noi, uomini di coraggio, crediamo di fare abbastanza per lo Stato se riusciamo a schivare i
pugnali di un pazzo! A morte, Catilina, già da tempo dovevamo condannarti per ordine del console e
ritorcerti addosso la rovina che da tempo prepari contro noi tutti!
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2. Prova a tradurre:
Adattamento da Epistulae ad Atticum IV. 17 (1 ottobre 54 a.C.)
Cicerone riferisce all’amico Attico le novità circa i lavori di ristrutturazione del Foro e nel Campo Marzio, a
cui lui stesso partecipa economicamente.
Paulus aedilis in medio foro (= in mezzo al foro) basilicam iam texerat isdem (= con le stesse) antiquis
columnis, et basilicam quam (= che, c.o.) locavit facit magnificam. Quid quaeris? (= cosa vuoi sapere?) Illud
monumentum erat vere gratum, vere gloriosum. Itaque nos, Caesaris amici, ad monumentum illud quod
(=che) tu laudare solebas, erogavimus sexcenties (= 60 milioni) sestertium: forum laxabimus et usque ad
atrium aedis Libertatis explicabimus; cum privatis non potueramus transigere minore pecunia. Sicut
efficiemus opus plane gloriosum; nam in campo Martio1 saepta comitiis tributis et tecta marmorea
faciemus et cingemus excelsa porticu (= con un altissimo porticato).
Prova a rispondere alle seguenti domande:
1. In che modo viene restaurata la basilica posta al centro del foro romano?
2. Chi finanzia i 60 milioni di sesterzi per il restauro?
3. I soldi servono anche per realizzare altri lavori edilizi: quali?
4. Dove vengono costruiti i recinti e i tetti di marmo?
Glossario
Aedes, -is = tempio
Aedificium, -i = edificio
Basilica, -ae = basilica, ufficio per gli affari giudiziari
Columna,- ae = colonna
Comitium, -i = comizio, area per riunioni
Curia, -ae = curia, sede del senato
Forum,- i = foro
Macellum, i = mercato di carne e pesce
Porticus,- us = portico
Saeptum, -i= luogo chiuso da un recinto
Saepta, orum = recinto di voto
Taberna, -ae = taverna, bottega
Templum,-i =tempio
1
Il Campo Marzio era un’ampia zona pianeggiante a Nord della città dove si riuniva il popolo abile alle armi per le
esercitazioni militari e le votazioni dei comizi tributi (le assemblee del popolo organizzato in tribu).