La Sposa dello Spirito - Madre della Riconciliazione e della Pace

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La Sposa, nello Spirito Santo, dice al Signore Gesù: «Vieni!»
Nell’Enciclica Dominum vivificantem (DV 66) così si esprime Giovanni Paolo II:
“Si capisce così il senso profondo del motivo, per cui la Chiesa, unita con la Vergine Madre, si
rivolge ininterrottamente quale Sposa al suo divino Sposo, come attestano le parole dell’Apocalisse,
riportate dal Concilio: «Lo Spirito e la Sposa dicono al Signore Gesù: Vieni!» (cf Ap 22,17). La
preghiera della Chiesa è questa invocazione incessante, nella quale «Lo Spirito stesso intercede per
noi»”.
La preghiera della Chiesa, quindi, è una invocazione incessante nella quale lo Spirito stesso
intercede per noi dicendo: Vieni Signore Gesù! E Maria, la Madre di Gesù, si unisce alla preghiera della
Chiesa, con amore materno e ardente, continuando a cooperare all’opera del Salvatore.
La Chiesa unita a Maria, insieme con Lei e grazie allo Spirito Santo, esprime la sua speranza, quella
escatologica, la speranza del definitivo compimento in Dio:
“Lo Spirito, infatti, è dato alla Chiesa, affinché per la sua potenza tutta la comunità del Popolo di
Dio […] perseveri nella speranza: in quella speranza, nella quale «siamo stati salvati» (cf Rm 8,24). E’
la speranza escatologica, la speranza del definitivo compimento in Dio, la speranza del Regno eterno,
che si attua nella partecipazione alla vita trinitaria. Lo Spirito Santo, dato agli apostoli come
consolatore, è il custode e l’animatore di questa speranza nel cuore della Chiesa” (DV 66).
Giovanni Paolo II evidenzia la modalità con cui lo Spirito Santo agisce: nel cuore custodisce e
anima la partecipazione alla vita trinitaria.
Infatti, tirando le conclusioni, riprende e precisa ulteriormente quale sia la via della Chiesa:
“La via della Chiesa passa attraverso il cuore dell’uomo, perché è qui il luogo recondito
dell’incontro salvifico con lo Spirito Santo, col Dio nascosto, e proprio qui lo Spirito Santo diventa
sorgente di acqua, che zampilla per la vita eterna (cf Gv 4,14; LG 4). Qui egli giunge come Spirito di
verità e come Paraclito, quale è stato promesso da Cristo. Di qui egli agisce come consolatore,
intercessore, avvocato” (DV 67).
E più avanti (DV 67), precisa che lo scopo della Chiesa, cuore dell’umanità, è mantenere il legame
con Colui che, dolce ospite dell’anima e luce dei cuori, riversa nel cuore di ogni uomo l’amore di Gesù:
“La Chiesa col suo cuore, che in sé comprende tutti i cuori umani, chiede allo Spirito Santo la
felicità, che solo in Dio ha la sua completa attuazione: la gioia «che nessuno potrà togliere» (Gv
16,22), la gioia che è frutto dell’amore e, dunque, di Dio che è amore; chiede «la giustizia, la pace e la
gioia nello Spirito Santo» (cf Rm 14,17; Gal 5,22)”.
Siamo al centro, al culmine del pensiero di Giovanni Paolo II: la Chiesa è segno e strumento della
presenza e dell’azione dello Spirito Santo, frutto della Redenzione operata da Cristo. La Chiesa, fedele al
suo compito, chiede allo Spirito Santo la felicità, in altre parole chiede i frutti dell’amore, la gioia, la
pace: come la gioia anche la pace è frutto dell’amore: quella pace interiore che l’uomo affaticato cerca
nell’intimo del suo essere, e poiché la via della pace passa in definitiva attraverso l’amore, e tende a
creare la civiltà dell’amore, la Chiesa fissa lo sguardo in Colui che è l’amore del Padre e del Figlio: lo
Spirito Santo.
Giovanni Paolo II conclude sottolineando che la Chiesa fonda la sua fiducia su Colui che, “essendo
lo Spirito-amore, è anche lo Spirito della pace e non cessa di essere presente nel nostro mondo umano
sull’orizzonte delle coscienze e dei cuori, per «riempire l’universo» di amore e di pace”.
La Chiesa fonda quindi la sua fiducia, ossia pone la sua speranza, in Colui che essendo lo Spiritoamore è anche lo Spirito della pace, in Colui che è dato agli apostoli come consolatore, che è il custode e
l’animatore della speranza escatologica, la speranza del Regno eterno, Regno di giustizia, di pace e di
gioia nello Spirito Santo.
E’ con questi sentimenti profondi che il Papa, nel paragrafo n.66, pone davanti alla Chiesa la Madre
di Cristo: “La Chiesa desidera prepararsi nello Spirito Santo, come dallo Spirito Santo fu preparata la
Vergine di Nazareth, nella quale il Verbo si fece carne”.
Maria appare come figura della Chiesa, la quale con la virtù dello Spirito Santo, conserva
verginalmente integra la fede, salda la speranza, sincera la carità, e grazie a ciò Maria diventa modello
per tutti coloro che, imitandola, desiderino concepire verginalmente nel loro cuore il Signore per opera
dello Spirito Santo.
In particolare, Maria è posta davanti alla Chiesa come figura di Madre Vergine che con cuore
integro e per opera dello Spirito Santo ha concepito e donato al mondo il Principe della Pace (cf Is 9,5),
Colui che ha riconciliato “a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo
di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col 1,20).
La via della Chiesa coincide con la via di Maria: aperta all’azione dello Spirito Santo accolse con
cuore integro il Signore e cooperando con Lui contribuì alla realizzazione del Piano di Dio: effondere nel
cuore dell’uomo lo Spirito della pace.
Maria rifulge, nel pensiero di Giovanni Paolo II, come segno e strumento di Riconciliazione e di
Pace, figura della Chiesa chiamata a servire l’umanità perché si realizzi il progetto di Dio:
“Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il
ministero della riconciliazione. E’ stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non
imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo
quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome
di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Cor 5,17-20).
Fr. Cristoforo Amanzi
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