Il pensiero cinese e la SFS ! Il Nord La direzione del corpo L'Est La direzione della mente Il Sud La direzione del cuore L'Ovest La direzione dello spirito Nel libro di Paolo Sardi “ODONTOTECNICO SISTEMICO POSTURALE” si legge: “ll primum movens verso una svolta concettuale radicale è derivato da una visione della realtà diversa dalle concezioni meccanicistiche newtoniana e cartesiana che caratterizzano la medicina e la scienza occidentale.” Così, per Paolo, il primo passo verso la SFS è stato lo scostamento dalla scienza occidentale per applicare i concetti della medicina tradizionale cinese (MTC) e della filosofia taoista. Il tutto è partito con la presa di coscienza dei “complementari opposti”, dello Yin e dello Yang. Scopo di questo articolo sarà quello di risalire alle origini della SFS e ripercorrere il tragitto che ha portato l’Autore alla formulazione della sua squadratura. Sicuramente, uno dei concetti fondamentali che ha permesso a Paolo di “partorire” la SFS è scaturito dalla lettura del sinologo francese Marcel Granet (1884-1940). L’individuo “uomo”, se preso nella sua natura, è efficace1 nella sua globalità, con se steso e con l’ambiente che lo circonda, fintanto che non sopraggiunge una noxa esterna che destabilizza questo equilibrio. Ciò nonostante, l’autogoverno del sistema, sarà sempre alla ricerca di un nuovo equilibrio, di un nuovo ordine più o meno stabile. Da questo concetto derivano le regole della “norma volumetrica” e dei “complementari opposti” che ritroviamo nella filosofia della SFS. Quando si guardano i modelli in gesso con un’ottica SFS, li vediamo nella loro molteplicità delle apparenze, nelle analogie che collegano i punti equivalenti a distanza senza opporsi ma completandosi a vicenda, armonici e senza contrasti rigidi. L’ordine e l’armonia sono realizzati e modellati attraverso un lavoro articolare tridimensionale ritmico, dettato dai tempi della deglutizione e del riposo, così come lo sono Yin e Yang. A differenza del paradigma2 scientifico riduzionista, con la SFS, l’essere umano viene visto parte di tutto, senza limiti, ma ciò richiede un cambiamento personale e professionale che implica un percorso di consapevolezza e di conoscenza che va oltre le sole conoscenze tecniche con lo scopo finale di raggiungere il sapere. Questo nuovo paradigma olistico non vuole contrapporsi all’altro ma ha la pretesa di colmare le lacune che nell’altro esistono e che lo rendono insufficiente a spiegare eventi che altrimenti vengono definiti “idiopatici”. Tutto ha un “perché” e la risposta a questo perché risiede nell’esperienza personale e vissuta. Non voglia essere un elemento polemico, ma quanti professionisti si avvalgono veramente della propria esperienza? O è più facile avvalersi di regole conformiste, scritte da altri! Paolo ha detto che è stato influenzato molto dalla concezione Zen. In relazione a ciò, bisogna tener presente che l’ideale dello Zen è la conquista della liberazione, del risveglio interiore e la promozione dell’esperienza personale, rompendo ogni tipo di schematismo mentale e senza farsi condizionare dagli altri “Se incontrate il Budda, uccidetelo, …, perché questa è l’unica via della liberazione”. 1 Efficace: - in grado di portare a compimento. 2 Modello di riferimento, un termine di paragone Se la SFS ha queste fondamenta, può essere di qualche utilità studiare le ragioni di questo interesse. Alcune di queste ragioni possono essere individuate nella capacità di percezione e lettura dei modelli SFS, superando la difficoltà, che come occidentali incontriamo quando usciamo dall’ambito del “razionale”3 . Al di là di quelli che possono essere e diventare i limiti per un approccio completo allo Zen, basterebbe che l’uomo occidentale, scevro da pregiudizi e filtri culturali, riflettesse sui suoi modelli di vita per superare la barriera che limita il suo percorso ed entrare in contatto con quegli aspetti dello Zen che possano dare una risposta più conforme alla propria natura. La nostra cultura dualista (interazione contrapposta) mal si combina con il principio taoista. Noi siamo stati abituati a vedere la notte come antitesi del giorno; i taoisti pensano, invece, che sia il preludio del giorno e la mezzanotte l’inizio, perciò nella notte sta il giorno e il giorno nella notte nella loro ciclicità. Sembra una sfumatura filosofica banale, ma in se c’è una visione completamente diversa della vita. E’ con questi concetti che è stata forgiata la SFS, con i suoi “complementari-opposti” cioè: opposti ma complementari (alternanza, interdipendenza, interconnessione). Quando Paolo ci parla di norma volumetrica tra i due mascellari e all’interno del singolo mascellare è a questo che si riferisce; struttura e funzione sono interdipendenti in un rapporto di complementarietà. Lo stesso concetto è applicato per il comportamento di reciprocità tra le ossa craniche, rachide, bocca e resto del corpo. Così è quando parla di catene cinetiche miofasciali, di postura e compensi, …, e il cerchio si chiude ripartendo dal “totale-efficace” con la dinamicità dell’ “olismo sistemico” tra causa ed effetto. Scienza e conoscenza nascono dalla stessa radice latina “scire”, sapere, conoscere, ma si differenziano nel superamento del meccanicismo e del riduzionismo con la conoscenza olistica. La “nuova scienza” che nasce dal paradigma olistico, è una nuova visione scientifica che fa coesistere la materia con la coscienza e non va inteso come “anti-scienza” ma, piuttosto, 3 L’irrazionale occidentale è rappresentato dal fatto che i presupposti etici di partenza sono fondamentalmente differenti da quelli orientali. nel senso di una comprensione unitaria dell’esistenza, come conoscenza unitaria dell’essere umano immerso nell’universo in cui vive. Il sogno di Einstein era quello di trovare una equazione in grado di unificare tutte le varie leggi della natura (teoria del campo unificato). In questa teoria ritroviamo la stessa unità che caratterizza il “paradigma olistico”, che nel pensiero orientale è profondamente intriso di spiritualità, mentre in quello occidentale mantiene un approccio razionale e analitico. Tuttavia l’obiettivo all’unità, da cui tutto si è originato, rimane analogo. Oggi, mentre una parte della scienza è ancorata ad una visione materialista, riduzionista e chiusa a nuove visioni, una sempre più consistente parte di scienziati si proietta verso questi nuovi paradigmi e si aprono nuovi scenari di ricerca. Nasce la psico-neuroendocrino-immunologia, le neuroscienze, vediamo come nella fisica quantistica siano presenti scoperte e ipotesi che sembrano superare le concezioni materialistiche e riduzionistiche della vita, e aprono a nuove prospettive di integrazione tra materia e coscienza. Per una scienza nuova, così come proposta, è però necessaria una nuova attitudine dello scienziato, una nuova capacità di esplorare l’essere umano che vada oltre il metodo sperimentale proposto nel seicento da Galileo e che riconosca la coscienza come realtà, concedendo spazio alla sensibilità, all’amore per la vita, al rispetto dell’essere umano come unità vivente nella natura; senza frammentazioni. Questo è il pensiero olistico che domina e caratterizza la SFS, perché la SFS è nata nella consapevolezza e nel rispetto del Tutto. Le malattie psicosomatiche sono ormai accettate da tutta la comunità scientifica, quindi il disagio psichico viene riconosciuto come causa di malattie organiche. Il sintomo, sia esso psichico, fisico, emotivo o spirituale, è un segnale che comunica un disagio del soggetto, avverte che c’è qualcosa che non va bene che c’è un problema che deve essere risolto. Quando inascoltato manifesta o aggrava lo stato patologico. A differenza della medicina allopatica, che tende a sopprimere il sintomo, la medicina analogica, lo interpreta, ne cerca le relazioni, le interdipendenze e cerca di portare il soggetto a guarigione eliminando le cause. Ad un effetto corrisponde sempre una causa, e causa ed effetto fanno parte di un totaleefficace all’interno del quale si localizza il punto d’incontro che dobbiamo ricercare, il punto pivot che quasi mai equivale al recupero ideale. Sin dall’antichità, gli orientali, avevano riconosciuto che il nostro corpo è una mera parte della natura e che in essa c’è un ordine, un principio di flusso costante in perenne mutamento. Nella filosofia orientale tale principio è noto come Teoria dello Yin e dello Yang che si basa sulla costruzione filosofica di due polarità opposte ma complementari. Ogni volta che una situazione si sviluppa fino alle estreme conseguenze, essa è costretta ad invertire il proprio corso trasformandosi nel suo opposto. I due archetipi, Yin e Yang, vengono rappresentati dal giorno e dalla notte, maschile e femminile, rigido e flessibile, sopra e sotto. Yang, rappresenta il potere creativo, maschile, forte, era associato al cielo, mentre Yin, l’elemento femminile e materno, la creatività artistica, il buio ed è ricettivo. Nel campo del pensieri, Yin è la mente femminile, intuitiva, complessa e contemplativa. Yang è l’intelletto maschile, lucido, razionale, creativo. Il simbolo cinese chiamato T’ai-chi T’u rappresenta simbolicamente questo concetto filosofico, con Yin scuro e Yang luminoso. I due simboli si armonizzano in una figura dinamica che richiamano alla mente un movimento ciclico e continuo dando l’idea , con i due punti, che ogni volta una delle due forze arriva al suo massimo, essa contiene già in se il seme del suo opposto. Yin e Yang si creano a vicenda, possono essere distinti l’uno dall’altro ma non separati, dipendono l’uno dall’altro, si richiamano, si definiscono e si controllano a vicenda. Ciò allude ai mutamenti che si producono armoniosamente nel corso normale degli eventi, le rotture e le trasformazioni improvvise come il respiro che si compone in una inalazione seguita da un’espirazione ed è proprio in questo continuo dare e avere che consiste l’attività vitale. In MTC, la rottura di questo equilibrio, comporta nel corpo umano, la manifestazione della malattia. D’altronde, questi concetti di unione degli opposti e complementari che si uniscono è insito anche nella nostra cultura (maschio e femmina, vita e morte, bene e male, etc.). Pensiamo al segno d’infinito, come una serie di punti che si inseguono senza mai giungere ad una meta, o ad un’elica che con l’alternanza delle sue forme, interno-esterno, si avvita in un moto perpetuo. La dualità non è stata scoperta ora. E’ dalla dualità che possono nascere tutte le cose, come già detto, la respirazione ne è un esempio, infatti ad un polo, l’inspirazione, corrisponde il polo opposto complementare, l’espirazione. Non vi è l’una senza l’altra, nasciamo portando dentro l’aria e moriamo esalando l’ultimo respiro pareggiando il conto. L’alternanza viene chiamato “ritmo” che è la base imprescindibile della vita perché non può esistere un polo senza l’altro; l’uno è interdipendente e interagisce con l’altro. Così non può esistere un mascellare superiore senza l’inferiore, una funzione senza la struttura, una torsione senza una rotazione, un plus in lateralità senza un deficit di anteriorità o di verticalità e così via. Si comprende, adesso, come bisogna discostarsi dalla tendenza a considerare le affermazioni scientifiche come verità indiscutibili e incondizionate rifiutando il confronto critico. La scolarità dogmatica incontestata ha fatto la sua storia ed è fallita per lasciare posto al nuovo atteggiamento di pensiero che, a monte di qualunque affermazione scientifica, promuove una cultura che va oltre la formula della ragione e del razionale. Il metodo è il cammino una volta che lo si è percorso. (Marcel Granet) Maurizio Pagnini