POLISH REQUIEM di Krzysztof Penderecki Mercoledì 13 marzo 2013, Duomo di Udine Izabela Kłosińska soprano Agnieszka Rehlis mezzosoprano Rafał Bartmiński tenore Robert Jezierski basso CORO FILARMONICO DI CRACOVIA FVG MITTELEUROPA ORCHESTRA Direttore Krzysztof Penderecki Il Polish Requiem è la principale opera del compositore contemporaneo Krzysztof Penderecki, dedicata alle tribolazioni, alla fede, alla speranza e alle grandi anime del popolo polacco. Prevede un dispiegamento impressionante di artisti e di strumenti, anche insoliti: soprano, mezzosoprano, tenore e basso, coro misto e un’orchestra formata da dodici violini primi, dieci violini secondi, otto viole, sei violoncelli, quattro contrabbassi, due flauti, due oboe, due clarinetti in Si bemolle, un clarinetto basso, due fagotti, un controfagotto, sei corni in Fa, quattro trombe in Do, quattro tromboni, una tuba; una sezione ritmica composta da timpano, tre piatti sospesi, due tam tam, grancassa, rullante tenore, rullante militare, cinque congas, legni alti, campane tubolari, troccole, fruste, glockenspiel, vibrafono, xilofono. È composto da diciassette movimenti per una durata complessiva di circa due ore, secondo lo schema della Missa pro defunctis, dalla quale prende anche il testo del formulario latino (salvo l’aggiunta dell’inno in lingua polacca Święty Boże): I Introitus - coro II Kyrie - solisti, coro Sequenza III Dies irae - coro IV Tuba mirum - tenore V Mors stupebit - mezzo-soprano VI Quid sum miser - coro VII Rex tremendae - basso, coro VIII Recordare - musica da Święty Boże, solisti IX Ingemisco tamquam reus - solisti, coro X Lacrimosa - soprano, coro femminile XI Sanctus - mezzosoprano, coro; Benedictus - tenore, coro XII Ciaccona - orchestra d’archi XIII Agnus Dei - coro a cappella XIV Communio: Lux aeterna - coro XV Libera me Domine - soprano, solisti, coro XVI Offertorium: Święty Boże, święty mocny XVII Finale: Libera animas - solisti, coro Il Requiem di Krzysztof Penderecki si impone come un grandioso monumento artistico e spirituale; un tributo appassionato alla storia politica, religiosa e culturale della Polonia del XX secolo, i cui momenti cruciali si possono ripercorrere attraverso la nascita di ogni singolo movimento dell'opera. A partire dal Lacrimosa, commissionato nel 1980 da Lech Walesa e dal sindacato Solidarnosc per commemorare le vittime della repressione presso i cantieri di Danzica; passando per l'Agnus Dei, scritto nel 1981 in memoria del cardinale primate di Polonia Stefan Wyszynski, amico del compositore; o il Recordare, composto in occasione della canonizzazione di San Massimiliano Maria Kolbe, morto martire in campo di concentramento ad Auschwitz; per arrivare alla sequenza del Dies Irae, concepita nel 1984 per il quarantesimo anniversario della rivolta di Varsavia contro l'occupazione nazista, al Libera me Domine scritto per commemorare le vittime del massacro di Katyn, o alla drammatica sezione del Sanctus, che ha visto la luce nel 1993. Una prima versione del Requiem è stata eseguita il 28 settembre 1984 dalla Stuttgart Radio Symphony Orchestra sotto la direzione di Mstislav Rostropovich. Un policromo mosaico musicale che si è andato componendo negli anni, stratificandosi e cristallizzandosi nel tempo come l'espressione emblematica dei drammi e delle lotte, delle tensioni e della profonda fede di un intero popolo. La voce di Penderecki non ha mai smesso di testimoniare attraverso la musica la propria fede cattolica, che si avverte in modo particolare nello struggente inno Święty Boże e nel trepidante Libera animas conclusivo, la cui luminosa prospettiva di salvezza lascia intravedere l’approdo finale della speranza: quelle "porte spalancate" a Cristo evocate dal beato Giovanni Paolo II, a cui è impossibile non pensare, commossi, ascoltando questo capolavoro sacro così profondamente legato alla vicenda cristiana e anticristiana d’Europa. Nel 2005 il compositore ha aggiunto un movimento proprio in memoria di Giovanni Paolo II, la Ciaccona. Il Requiem completo non è mai stato eseguito in Italia. KRZYSZTOF PENDERECKI Nato a Debica il 23 novembre 1933. Suo padre, avvocato e violinista, lo introduce giovanissimo allo studio della musica. Fu ammesso al Conservatorio di Cracovia all'età di 18 anni, studiando al tempo stesso filosofia, storia dell'arte e storia della letteratura presso l'Università locale e dal 1954 Composizione presso l'Accademia Statale di Musica di Cracovia, dove nel 1958 termina gli studi ed in seguito viene nominato professore. Nel 1959 vince il primo premio alla 2° edizione del Warsaw Competition of Young Polish Composers indetto dall’Unione dei Compositori e un anno dopo il suo brano Anaklasis viene esaltato dalla stampa. Seguono altre composizioni in rapida successione, vincendo premi importanti come il Premio UNESCO, il Gran Premio per le Arti del Land della Renania settentrionale-Westfalia e il Premio Italia per la sua Passione Secondo San Luca. Dal 1966 al 1968 ha insegnato presso la Folkwang Hochschule di Essen dove ha iniziato a lavorare alla sua prima opera teatrale I diavoli di Loudon (basata su un libro di Aldous Huxley). Dopo la Prima alla Staatsoper di Amburgo nel 1969, il lavoro è stato eseguito con successo nei teatri di tutto il mondo. A quest’opera teatrale ne seguono altre tre: il Paradiso Perduto (nel 1978), Die Schwarze Maske (nel 1986) e Ubu Rex (nel 1991). Nel 1968 riceve una borsa di studio del DAAD (Servizio tedesco per lo scambio accademico) di Berlino e nel 1970 gli viene assegnato il Premio dell'Unione dei Compositori Polacchi. Dal 1972 è stato rettore della Musikhochschule di Cracovia e dal 1973 al 1978, docente presso l'Università di Yale, New Haven. A partire da questi anni, Penderecki è in tour in tutto il mondo e acquisisce una reputazione internazionale come direttore d’orchestra dirigendo composizioni proprie e di opere altrui, esibendosi in importanti teatri e sale da concerto di tutto il mondo. Ha collaborato con molte orchestre europee, americane e giapponesi, tra cui la London Symphony Orchestra, la Sinfonia Varsovia, la Philadelphia Orchestra, la New York Philharmonic Orchestra, la NHK di Tokyo e l’Orchestra Filarmonica di Osaka. Tra le composizioni più importanti ricordiamo anche la Trenodìa per le vittime di Hiroshima (1960), La Passione di San Luca (1966), Dies Irae (1967), Utrenja (1970-1971), Cosmogonia (1970); Requiem Polacco (1980-1993). Tra le composizioni strumentali si distinguono la Sinfonia n. 1 (1972), n. 2 (1980), n. 3 (1995), n. 4 (1989), n. 5 (1992); il Concerto per violino n. 1 (1977) e il Concerto per violino n. 2 (1992-1995), rispettivamente dedicati a Isaac Stern e ad Anne-Sophie Mutter; il Concerto per violoncello n. 2 (dedicato a Mstislav Rostropovič, 1982), il Concerto per flauto, scritto nel 1992 per Jean-Pierre Rampal; la Sinfonietta per archi (1992). Nel 1996 ha scritto su commissione l’oratorio Le Sette Porte di Gerusalemme, eseguito in occasione delle celebrazioni per i 3.000 anni della fondazione della Città Santa e nel 1998 ha scritto l’oratorio Credo, diretto da Helmut Rilling in prima assoluta nel giugno del 1998 al Bach Festival (Oregon). Altri premi sono stati assegnati a Penderecki per le sue numerose opere. Tra gli altri il Prix Arthur Honegger, il Premio Sibelius della Fondazione Wihouri, il Premio Nazionale di Polonia, e il Grawemeyer Award dell'Università di Louisville per la composizione musicale. E molti altri premi gli vengono attribuiti in seguito: il Premio Composizione dell'Associazione Europea per la promozione dell'Industria e Commercio nel 1988, il Premio Musica della Città di Duisburg nel 1999, il Cannes Classical Award come "Compositore vivente dell’anno" nel 2000, il Premio per le Arti del Principe delle Asturie nel 2001 e il Premio Romano Guardini dell'Accademia cattolica di Baviera nel 2002. Tra i suoi altri numerosi premi e riconoscimenti, è titolare della Gran Croce per meriti illustri dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania e Chevalier de Saint Georges, Medaglia per la scienza e l'arte della Repubblica Austriaca, “Distinguished Citizen Fellowship” dell’Institute for Advanced Study - Indiana University Bloomington e il Premio del Consiglio Internazionale della Musica UNESCO per la Musica e l'Ordine al Merito Culturale del Principato di Monaco. Nel 1995 e nel 1996 gli è stato assegnato il Premio Primetime Emmy della Academy of Television Arts & Sciences. I suoi altri premi prestigiosi sono i giapponesi Praemium Imperiale (2004) e il Grand-Croix de l'Ordre "Pro Merito Melitensi" (2011). È membro della Royal Academy of Music di Londra, dell’Akademie der Künste di Berlino, dell’Academia Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires, dell’Accademia Internazionale della Filosofia e dell’Arte di Berna, dell’Accademia Polacca delle Scienze, della Royal Irish Academy of Music di Dublino. Ha ricevuto dottorati, cattedre e nomine onorarie in numerose importanti accademie di tutto il mondo (Roma, Stoccolma, Pechino, Washington, ecc.). È stato insignito della laurea honoris causa dalle università di Rochester, Leuven, Bordeaux, Belgrado, Poznán, Varsavia, Glasgow e dalla Georgetown University di Washington. Continua ancora oggi a comporre: tra le opere più recenti, ricordiamo Concerto Grosso (2001), Concerto per pianoforte (2002), VIII Sinfonia (2007), Concerto per corno e orchestra (2008), il Quartetto d’archi n. 3, Tre canzoni cinesi (2008), A sea of dreams did breathe on me per soprano, mezzosoprano, baritono, coro e orchestra (2010). Il nuovo lavoro di Krzysztof Penderecki, Doppio Conceto per violino e viola, con Janine Jansen e Julian Rachlin come solisti, è stato eseguito in prima assoluta il 22 ottobre 2012 alle Musikverein di Vienna. REQUIEM IN DO MINORE di Luigi Cherubini Giovedì 14 marzo 2013, Duomo di Udine CORO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA FVG MITTELEUROPA ORCHESTRA Direttore Cristiano Dell’Oste Il Requiem in do minore di Luigi Cherubini è uno dei capolavori della musica sacra del primo Ottocento eseguito per la prima volta il 21 gennaio 1816 nella chiesa di St. Denis a Parigi. L’opera, commissionata da Luigi XVIII per commemorare la morte del fratello Luigi XVI decapitato oltre vent’anni prima dai rivoluzionari, troverà in seguito vari estimatori illustri. Per tener fede all’intento commemorativo, il compositore toscano sceglie di realizzare un’opera di compostezza solenne e quasi distaccata, accedendo ad atmosfere di oggettività spirituale lontane da ogni seduzione mondana. In quest’ottica si spiega la rinuncia a voci soliste e l’utilizzo del coro a voci miste, diversamente da quanto avviene nel Requiem che Cherubini comporrà nel 1836 (in re minore). La scelta di non includere violini nell’orchestra rappresenta un ulteriore elemento di forte connotazione del racconto musicale. Il Requiem di Cherubini quindi si discosta in modo netto dalla tradizione visto che la tecnica corale viene spogliata di ogni accenno virtuosistico – eccezion fatta per la fuga a tre voci del “Quam olim Abrahae” – e evidenzia una scrittura complessiva di impressionante modernità, caratterizzata dall’alternarsi di momenti di straordinaria dolcezza con parti di vibrante drammaticità. La concentrazione espressiva di quest’opera fece grande impressione sui contemporanei, che considerarono il Requiem cherubiniano un modello esemplare, tanto da meritarsi l’incondizionato apprezzamento, fra gli altri, di Beethoven, Schumann e Berlioz. Ricordiamo che Luigi Cherubini all'epoca della scrittura del Requiem in do minore era stato nominato da qualche anno "Surintendant de la musique" presso la cappella musicale reale da Luigi XVIII dopo la restaurazione della monarchia in Francia e l'instaurazione di una nuova politica di riconciliazione con il passato e con la Chiesa, dopo il tormentato tempo della Rivoluzione francese. Il medesimo Requiem, dopo la sua prima esecuzione, fu ripetuto nella stessa chiesa per un altro evento luttuoso poco più di 4 anni dopo: l'assassinio di Carlo di Borbone, Duca di Berry ed erede al trono, avvenuto il 13 febbraio 1820. Per l'occasione venne aggiunta anche una Marcia funebre e la conclusione liturgica "In Paradisum deducant te angeli". La F.V.G. Mitteleuropa Orchestra è una compagine che nasce sotto l’egida della Fondazione Bon e con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, con la finalità di valorizzare i musicisti e le risorse culturali del territorio e con la volontà di interagire con gli organismi e gli enti che qui operano, al fine di richiamare positivamente l’attenzione di altri e più vasti ambiti territoriali, con un progetto di matrice europea, dinamico e innovativo e con l’ambizione di diventare un’istituzione musicale di riferimento per l’area mitteleuropea. Viene abitualmente invitata a partecipare al Mittelfest, alla Biennale Musica di Venezia, al Festival “Le Giornate del cinema muto” di Pordenone, alla rassegna regionale Carniarmonie e viene inserita nel cartellone musicale del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, del Teatro Verdi di Pordenone, del Teatro Verdi di Gorizia, del Teatro Comunale di Monfalcone e della Società dei concerti di Trieste. Recentemente si è esibita nell’ambito dell'Emilia Romagna Festival in “Pierino e il lupo” di Prokofiev, con la partecipazione di Gigi Proietti, e ha eseguito il concerto all’alba, appuntamento esclusivo del Ravello Festival. Il Coro del Friuli Venezia Giulia è composto da molti giovani non professionisti, provenienti da tutta la regione ed è una delle realtà musicali più attive sul piano culturale con all'attivo decine di produzioni, prime assolute e concerti tenuti in tutta Italia ed Europa. Viene costantemente inserito nei cartelloni dei più prestigiosi teatri e festival. Ha collaborato con rinomati interpreti della musica antica, classica, jazz e pop e numerose orchestre europee. Ha interpretato i più grandi oratori del repertorio barocco e classico. Uno dei progetti più ambiziosi è quello di eseguire, nel corso degli anni, tutte le oltre 200 Cantate Sacre di J.S. Bach. Le performance, inoltre, con celebri esponenti del Jazz quali Kenny Wheeler, che ha espressamente scritto per il coro un oratorio, John Surman, John Taylor, Markus Stockhausen, Enrico Rava, Gabriele Mirabassi, Enzo Pietropaoli, Klaus Gesing e Glauco Venier hanno permesso alla compagine di sperimentare nuove forme di espressione. Significative anche le collaborazioni con cantanti pop quali Andrea Bocelli, Edoardo De Angelis e Tosca e con alcuni musicisti importanti della musica etnica tra cui Jivan Gasparyan. E’ stato diretto da oltre trenta direttori tra cui spicca il nome di Riccardo Muti, oltre a G. Pehlivanian, H. Moody, P. Marshick, M. Rota, L. Bacalov (premio Oscar, con cui ha recentemente collaborato nella Misa Tango e in Estaba La Madre in prima assoluta al teatro di Forlì) C. Coin, A. Scarano. Nel 2012 ha ideato e proposto, con la Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Udine, il Triduo Musicale dedicato a Johann Sebastian Bach, eseguendo le due Passioni e la Messa in Si minore di Bach in tre giorni consecutivi. È seguito e preparato dal maestro Cristiano Dell’Oste. MESSA DA REQUIEM di Giuseppe Verdi Venerdì 15 marzo 2013, Duomo di Udine ORCHESTRA E CORO DELLA FONDAZIONE TEATRO LIRICO “GIUSEPPE VERDI” DI TRIESTE Direttore Paolo Paroni Composizione sacra per coro, voci soliste e orchestra, la Messa da Requiem scritta da Giuseppe Verdi nel 1874 fu eseguita per la prima volta nella Chiesa di San Marco a Milano il 22 maggio 1874, in occasione del primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni. Nonostante Verdi si sia sempre rifiutato di comporre musica celebrativa, durante il corso della sua lunghissima carriera, in due occasioni fa eccezione e progetta la composizione di una Messa per onorare degnamente la scomparsa di due grandi personalità della cultura italiana del suo tempo: Alessandro Manzoni (morto il 22 maggio 1873) e Gioacchino Rossini (morto nel dicembre 1868). La morte di Rossini giunge proprio in un momento particolare, quando cioè sembrava che stesse venendo meno il primato della tradizione operistica. L'interesse del pubblico si rivolgeva sempre più spesso alla musica sia operistica sia sinfonica di autori stranieri. Inoltre era opinione comune che bisognasse ricercare il nuovo attraverso l'abbandono della tradizione. Verdi reagisce a queste tendenze e propone, attraverso la sua musica, di onorare colui che era riconosciuto come il più grande musicista italiano del secolo. Insieme ad altri undici musicisti, prende vita il Requiem a più mani per Rossini, in cui il brano conclusivo Libera me Domine viene assegnato proprio a Verdi. Il Requiem non viene però eseguito e Verdi lo considera a tutti gli effetti un progetto fallito. Dopo pochi anni, la morte di Alessandro Manzoni provoca Verdi alla composizione di un nuovo Requiem che inizia nel 1873, anno in cui il Maestro ritorna in possesso della sua partitura originale per il Libera me Domine mai eseguito. Verdi propone il Requiem per Manzoni a Ricordi, il quale a sua volta lo propone al Comune di Milano, con promessa di eseguirlo nel primo anniversario della morte del grande letterato. Il Requiem è una rappresentazione musicale dello spaesamento dell'uomo di fronte al mistero della morte e dell’aldilà, ma più ancora è rilettura intensa dei testi della tradizione liturgica cattolica dell’Officium defunctorum, tradotti nella lingua della musica con impressionante sapienza armonica, genialità melodica, potenza espressiva. L'Orchestra del Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste è un complesso stabile fin dal 1944 in grado di eseguire il più vasto repertorio sinfonico sotto la guida di direttori che da soli stanno ad indicarne l’alto livello professionale da Herbert von Karajan a Claudio Abbado, da Riccardo Muti a Bruno Campanella. Tra le tappe più importanti vanno ricordate la "Stagione Lirica Italiana" a Parigi nel 1957, il “Festival Busoni" a Empoli nel 1958, la "Stagione" a Wiesbaden nel 1969, i cicli sinfonici in Slovenia, Croazia, Austria e Ungheria. Significativa la sua partecipazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto senza interruzioni dal 1958 al 1969. Da molti anni il Teatro "Giuseppe Verdi" è presente in diverse città: da Udine a Gorizia, a Pordenone e in altri centri della Regione, sia con il suo organico al completo (oltre 100 professori d'orchestra) che con i suoi validissimi solisti e le formazioni di tipo cameristico. I più recenti accordi con l’Università Popolare di Trieste, l’Unione Italiana e le amministrazioni dell’Istria, della Croazia e della Slovenia rafforzano la collaborazione concreta tra le istituzioni regionali e il Teatro "Giuseppe Verdi" che guarda, con sempre maggior impegno, ad offrire concerti e rassegne musicali di alto livello artistico e di grande impatto sul pubblico internazionale. L’Orchestra del Teatro "Giuseppe Verdi" è presente nei cataloghi discografici con le sinfonie di Mendelssohn, di Schumann e con le prime tre sinfonie e lo Stabat Mater di Dvorak (per la Erresse) dirette rispettivamente da Lu Jia e da Julian Kovatchev. Oltre alle ormai incisioni storiche delle sue partecipazioni ai primi Festival dei Due Mondi di Spoleto negli anni Cinquanta e Sessanta. l’Orchestra del Teatro Verdi ha al suo attivo anche varie interpretazioni live del repertorio operistico, tra le quali: Il Campiello di E. Wolf Ferrari, La Straniera di Bellini (per la FonitCetra/Ricordi), Attila e Stiffelio di Verdi (per l’etichetta Dynamic), Ginevra di Scozia di Simon Mayr (per l’Opera Rara),un DVD del Tancredi di Rossini, de I Cavalieri di Ekebù di Riccardo Zandonai e un CD di Lohengrin. Ha compiuto varie tournèe: Spoleto (Festival dei Due Mondi), Wiesbaden, Parigi, Lubjana, Zagabria, Budapest, Giappone (Tokyo e Osaka), Corea (Seul), Cipro (Festival di Pafos). Il Coro Stabile del Teatro Verdi di Trieste è indissolubilmente legato alla produzione teatrale della Fondazione. Suddiviso nei cinque registri di soprani, mezzosoprani, tenori, baritoni e bassi, si è sempre distinto per omogeneità e vigoria. Dal dopoguerra è stato istruito da maestri del calibro di Roberto Benaglio, Adolfo Fanfani, Giorgio Kirschner, Gaetano Riccitelli, Andrea Giorgi, Ine Meisters e Marcel Seminara, Emanuela di Pietro, Lorenzo Fratini, Alessandro Zuppardo, intensificando negli ultimi anni la propria presenza anche nell’ambito sinfonico. Attualmente è istruito dal M° Paolo Vero. È unanimemente considerata dalla critica nazionale ed internazionale una delle migliori formazioni corali espresse dagli Enti Lirici italiani (oggi Fondazioni), anche per la capacità più volte espressa nel cantare il repertorio lirico-sinfonico in lingua originale di autori non nazionali. Si è esibito più volte in Italia, come al Festival dei Due Mondi di Spoleto ed anche all’estero, in Austria, Francia, Slovenia, Croazia, Ungheria, Giappone, Cipro e Corea del Sud (Seoul) da solo o assieme all’orchestra della Fondazione Lirica triestina.