L’IMPRESSIONISMO L’Impressionismo fu un movimento artistico sorto in Francia nella seconda metà dell’800 finalizzato a ostacolare il Romanticismo. Il termine impressionismo fu tratto dal titolo di un quadro di Claude Monet esposto a Parigi nel 1874 ad una mostra di pittori rifiutati dal Salon ufficiale: “Impressione, sorgere del sole”, e per coloro che per primi lo proposero esso ebbe significato ironico e spregiativo. Divenne in seguito il vocabolo adatto ad identificare un movimento nel quale, al di là delle caratteristiche individuali e soggettive, si riconobbero, con Monet, altri pittori tra cui Camille Pissarro, Edouard Manet, Edouard Degas e Auguste Renoir. Li accomunava la preferenza per una pittura che ritraesse il vero, paesaggi “en plein air”, soggetti non eroici né magniloquenti, ma tratti di vita comune: squarci di esistenze borghesi, picnic, scene di caffè, ballerine, ecc.. Questa pittura era basata sull’impressione individuale dell’artista di fronte al soggetto da ritrarre, qualunque fosse; l’occhio coglie l’impressione visiva di un insieme di colori, non più fusi, graduati e sfumati ma avvicinati e giustapposti sulla tela con pennellate rapide, senza contorni precisi e senza dettagli. Tale impressione si modificava con il mutare della condizione della luce. Anche i musicisti, fra i quali soprattutto Claude Debussy, risentirono di questo cambiamento di mentalità e diedero vita ad uno stile musicale completamente nuovo, considerato il ponte tra la musica del passato (romantica) e quella del futuro (dodecafonica). Sono questi i problemi e le angosce che faranno vivere momenti di grande crisi per cui, nel tentativo di esprimere questa realtà, gli artisti andranno alla ricerca di nuovi e più adeguati linguaggi, utilizzati per sfuggire ad un mondo troppo materiale e concreto e per abbandonarsi a sensazioni vaghe e indefinite. Infatti, come i pittori impressionisti si preoccupavano di cogliere, al di là delle forme solide, soprattutto la luce e il colore dei soggetti trattati, così l’impressionismo musicale cercò di evitare il tangibile ed il concreto suggerendo, attraverso la sensibilità, pensieri ed emozioni, ma senza mai definirle completamente. La musica era chiamata a creare atmosfere rarefatte ed evanescenti in cui si avvicendavano immagini e sensazioni fugaci. Nelle sue composizioni Debussy utilizza forme assolutamente libere, all’interno delle quali le melodie sono frammentate, le armonie sono fluttuanti e dissonanti, il ritmo è vario da apparire quasi inesistente e i timbri strumentali sono utilizzati con grande delicatezza e trasparenza. La sua musica è composta da temi indefiniti che non risolvono alla tonica e raramente le varie sonorità raggiungono il fortissimo. L’armonia è grandemente innovata con accordi dissonanti “strani” che si susseguono come macchie sonore e sono utilizzati in modo nuovo, vale a dire non più concatenati l’uno con l’altro secondo le regole tradizionali. Debussy si è servito spesso di scale di origine orientale a cinque suoni (pentafoniche) e a sei suoni (esatonali) che mettevano inevitabilmente in crisi il sistema tonale che aveva dominato la musica occidentale per più di tre secoli. Tutti questi elementi creano un insieme di atmosfere sospese, vaghe e indefinite, dai toni sfumati e rarefatti, che non intendono imitare o descrivere qualcosa, né comunicare sentimenti, ma suggerire stati d’animo, suscitare impressioni interiori. IL PRIMO NOVECENTO Il XX secolo si apre con una generale crisi dei valori ottocenteschi. L’idea di nazione si è degradata a nazionalismo, la libera iniziativa economica è degenerata nell’imperialismo (cioè la tendenza degli Stati europei a imporre la propria egemonia su altri stati). L’industria ha fatto passi da gigante, ma le masse operaie reclamano maggiore giustizia. Si genera così una tensione violenta fra proletariato e borghesia capitalista. In tale clima era facile abbandonarsi all’angoscia e all’inquietudine. La tradizione culturale del vecchio continente entra in crisi, coinvolgendo ogni forma d’arte: musica, letteratura, pittura. All’inizio del Novecento, i musicisti ricercano nuove forme espressive, svincolate dalla tradizione ottocentesca e più adatte a interpretare la crisi esistenziale dell’uomo contemporaneo. Questa ricerca è all’origine di diverse esperienze, tutte accomunate dalla sperimentazione di nuovi linguaggi che si allontanano dal sistema tonale, cioè fondato sul concetto di tonalità, in base al quale si è sviluppata tutta la musica occidentale dal Cinquecento in poi. Nel campo della musica, a partire dagli anni immediatamente precedenti alla prima guerra mondiale, si delineano due correnti principali, decisamente antitetiche: la prima, che chiameremo “espressionista”, è rappresentata dal viennese Arnold Schönberg; la seconda, che chiameremo “neoclassica”, dal russo Igor Stravinskij. Prof. Romagnani Francesco L’Espressionismo L’Espressionismo nasce nel Novecento come corrente pittorica che, contrapponendosi all’Impressionismo, si propone di rappresentare le inquietudini interiori. L’espressionismo musicale si individua principalmente nella cosiddetta “Scuola viennese” formata da Schönberg, Berg e Webern. Con Schönberg, che fu il capostipite di questa scuola, si assiste ad una trasformazione radicale e sistematica della tecnica musicale. Il percorso musicale di Arnold Schönberg (1874-1951) è quello più radicale e rivoluzionario della prima metà del Novecento. L’evoluzione del suo sperimentalismo è divisibile in tre fasi. Nella prima fase le sue composizioni risentono dell’influenza stilistica di Wagner e Mahler e sono caratterizzate dall'esasperazione del concetto tradizionale di tonalità maggiore e minore, che viene portato ai limiti della sua distruzione. Le opere scritte tra gli inizi del Novecento e la Prima guerra mondiale appartengono invece alla seconda fase, quella della musica atonale, in cui non vengono più rispettate le regole del sistema tonale tradizionale, dove una nota (la tonica) è il punto di riferimento fondamentale per le altre. Nella musica atonale, invece, tutte le note sono ugualmente importanti e non ci sono più regole: l’effetto è estremamente dissonante, sgradevole all’orecchio e di difficile comprensione. In questo modo Schönberg esprime la profonda disarmonia, l'angoscia e lo smarrimento che sente incombere su se stesso e sull’Europa alla vigilia della Prima guerra mondiale. Dopo il primo conflitto mondiale si apre la terza fase, nella quale Schönberg fa un passo successivo: si rende conto che non può esistere una musica senza regole, ma che le regole del passato sono inadeguate e non più utilizzabili. Nasce così la dodecafonia: un nuovo sistema musicale è basato sul concetto di serie, cioè la successione dei dodici suoni in cui è divisa l’ottava (i sette tasti bianchi e i cinque neri sul pianoforte) ordinati e combinati tra loro secondo regole precise. Alla base di ogni composizione dodecafonica è il principio di assoluta equivalenza (dal punto di vista armonico) dei dodici semitoni che compongono la scala cromatica. In questo insieme di suoni, detto serie, non esistono note con funzioni tonali attorno alle quali gravitino altri suoni della scala: non esiste nessuna distinzione tra suono con carattere di movimento e suono con carattere di riposo (tonica). Così come tra accordo dissonante e accordo consonante. La serie, o melodia dodecafonica, si basa su tre norme precise: 1) si debbono utilizzare tutti i dodici suoni della scala cromatica in qualunque successione si preferisca disporli (con essi si possono ottenere fino a 479.003.600 serie diverse); 2) Si deve evitare la ripetizione di un suono precedentemente usato fino a che l'intera serie dei dodici suoni non sia stata esaurita, al fine di impedire che uno di essi acquisti, con la ripetizione, un maggior peso, ovvero un maggior valore tonale e una preminenza sugli altri; 3) una volta fissata la serie, i suoni si possono utilizzare sia orizzontalmente (per la melodia) sia verticalmente (per l'armonia). Ogni serie si può sviluppare solo in quattro forme: dall'originale si generano infatti la retrograda (i suoni dell’originale vengono esposti al contrario, dall’ultima nota alla prima), l’inversa (gli intervalli dell’originale vengono trasformati da ascendenti in discendenti e viceversa) e retrograda dell’inversa. Il Neoclassicismo II neoclassicismo musicale si afferma pienamente nel primo ventennio del Novecento, in contrapposizione allo sperimentalismo dei musicisti d'avanguardia come Schönberg. I musicisti neoclassici si rivolgono alle tecniche compositive delle epoche precedenti, in particolare a quelle del periodo barocco e classico, reinterpretandone forme e strutture in chiave moderna. Il maggiore rappresentante della corrente neoclassica è Igor Stravinskij. Il percorso musicale di Stravinskij può essere suddiviso in tre tappe, accomunate dalla costante ricerca di comporre una sintesi tra la volontà di scrivere musica che il pubblico possa ascoltare con piacere, le esigenze creative del compositore e il recupero della tradizione. La prima tappa è caratterizzata dall'utilizzo nella sue composizioni di argomenti e temi popolari russi e da uno sperimentalismo orientato verso la sovrapposizione simultanea di tonalità diverse (politonalità) e ritmi diversi (poliritmia). L’effetto per l’ascoltatore è sconcertante e infatti alcune delle opere di questo periodo - tra cui i balletti “Petruška”, “L’uccello di fuoco” e “La sagra della primavera”- suscitano proteste e scandalo. Nella seconda tappa, dopo la Prima guerra mondiale, Stravinskij si ispira alla tradizione classica dell'Europa occidentale, soprattutto settecentesca. Ma non si tratta di imitazione: in un clima musicale in cui le regole tradizionali sono stravolte dalle correnti d'avanguardia, egli cerca un nuovo sistema di regole e lo trova nel linguaggio e nei generi musicali dei classici, che permettono di rendere comprensibile la musica moderna agli ascoltatori. Dagli anni Cinquanta il poi ha inizio la terza tappa artistica, con la scoperta della musica dodecafonica e seriale, avvenuta attraverso l’attento ascolto delle opere di Anton Webern. Prof. Romagnani Francesco Il futurismo La corrente del Futurismo coinvolge non solo la musica, ma anche la letteratura, l’arte e il modo di vivere. Essa non propone solo un cambiamento di stile e di linguaggio, ma anche un cambiamento di valori. Alla cultura tradizionale, infatti, il Futurismo contrappone l’esaltazione della tecnologia. Il manifesto letterario del Futurismo è pubblicato a Parigi da Filippo Tommaso Marinetti il 20 febbraio 1909, quello musicale è pubblicato da Francesco Balilla Pratella nel 1911. I futuristi italiani fanno del rumore il protagonista di una nuova musica, che nei loro intenti deve rispecchiare il dinamismo e il progresso tecnologico dell'epoca. A tal fine Luigi Russolo (1885-1947) costruisce una serie di strumenti, gli "intonarumori", in grado di produrre sibili, rombi, scoppi ecc., che presenta con concerti in tutta Europa. Nonostante il fallimento di questi rudimentali tentativi, le sperimentazioni futuriste aprono nuovi orizzonti alla ricerca musicale. IL SECONDO NOVECENTO Nel secondo dopoguerra la musica è influenzata sia dagli avvenimenti storici, sia dai nuovi sviluppi della tecnica. La sua caratteristica principale è data dalla ricerca non solo di un nuovo linguaggio, ma anche di una nuova timbrica strumentale. I compositori non si limitano ad utilizzare i suoni degli strumenti o delle voci, ma utilizzano ogni sorta di oggetto, musicale e non musicale, per realizzare opere originali e anticonformiste. Anche il rumore, a volte, diventa musica. La Nuova Avanguardia rappresentò una rottura con il passato ed una preparazione al successivo sviluppo della musica elettronica e concreta in Europa ed in America. Il compositore franco-americano Edgar Varèse (1883-1965) è tra i primi a inserire in modo sistematico il rumore nelle sue composizioni, per farne un fondamentale mezzo espressivo e per allargare in tal modo la tavolozza timbrica a disposizione del musicista. La musica concreta Verso gli anni Cinquanta negli studi del compositore Pierre Schaeffer si definisce infatti la musica concreta. I registratori a nastro sono divenuti per i musicisti un vero e proprio strumento nuovo ed estremamente duttile. Suoni e rumori possono essere registrati e manipolati in vari modi: per esempio, dopo essere registrati ad una certa velocità, il loro andamento può essere accelerato; si possono eseguire le musiche al contrario ed è possibile fare un "collage" di suoni tagliando ed incollando in vari modi le parti del nastro. La musica elettronica e la Scuola di Darmstadt L’elettronica, a partire dagli anni Cinquanta, ha consentito la costruzione di generatori di suoni di grande flessibilità, che permettono la creazione di timbri del tutto diversi da quelli degli strumenti "acustici" tradizionali. Il registratore e il sintetizzatore sono infatti strumenti che consentono di ottenere sonorità mai udite prima, di controllarle e di trasformarle a proprio piacimento. A Darmstadt, in Germania, si forma una scuola che si propone di sviluppare i principi costruttivi della serie dodecafonica, applicandoli non solo all'altezza (come aveva fatto Schönberg), ma anche alla durata, all’intensità, al timbro. Le composizioni di Kariheinz Stockhausen, Pierre Boulez, Bruno Maderna, Luigi Nono, Luciano Berio, nate all’interno di tale scuola, sono tutte caratterizzate da un’attenzione estrema per la costruzione del brano, cioè per la sua struttura. La musica aleatoria Alle complesse strutture sonore che caratterizzano la produzione degli anni Cinquanta, alcuni compositori statunitensi, come John Cage (1912-1992), reagiscono con composizioni affidate al “caso” (dal latino alea = dado, sorte) nelle quali la musica nasce e si modella sulla base di elementi fortuiti: improvvisazioni, intrusioni esterne ambientali, sorteggi, libera interpretazione. Alla base delle sue composizioni c’è l’idea che tutti gli eventi sonori (rumori, suoni, silenzi) siano importanti e possano quindi essere considerati musica. Il minimalismo Negli anni Sessanta, come reazione ai movimenti che privilegiavano elementi irrazionali come l’improvvisazione e il caso, nasce il minimalismo. Questa corrente si pone come obiettivo quello di recuperare la funzione comunicativa dell’arte utilizzando un linguaggio semplice, minimale, capace di rappresentare tutte le esperienze visive e sonore con elementi essenziali, minimi, ma che disposti in serie e ripetuti possono espandersi indefinitivamente. In musica le melodie vengono costruite su poche note e pochi ritmi che si ripetono continuamente con variazioni lente e quasi impercettibili. L’effetto che si ottiene è una composizione monotona, quasi statica, ipnotica. Prof. Romagnani Francesco IL SISTEMA TONALE Per comporre musica ogni civiltà ha sempre utilizzato uno specifico sistema di suoni; in altre parole ogni popolo, come ha la sua lingua, i suoi vocaboli, la sua grammatica e la sua sintassi, così ha anche la sua musica, con i suoi suoni e le sue regole. La cultura europea ha dato vita ad un importante sistema di suoni detto sistema tonale, che venne particolarmente usato nel periodo che va dagli inizi del Settecento agli inizi del Novecento. Questo sistema è basato sull’uso di soli due tipi di scale: le scale di modo maggiore e le scale di modo minore. A causa della diversa distribuzione degli intervalli, i due modi maggiore e minore sono differenti all’ascolto e quindi possiedono un diverso carattere. Il modo maggiore è per lo più utilizzato per i brani di carattere allegro e disteso, è utile quindi per creare sensazioni ora vivaci, ora pacate, ma sempre serene; il modo minore è per lo più utilizzato nei brani di carattere più malinconico, meditativo e triste, oppure per dare luogo a situazioni espressive agitate e drammatiche. I gradi della scala: significato e funzioni A seguito del posto che le note occupano nella scala, esse prendono il nome di gradi e si contano con i numeri romani (I, II, III, IV grado, ecc.). Ogni grado della scala ha un nome proprio: Tonica I grado Sopratonica II grado Modale III grado Sottodominante IV grado Dominante V grado Sopradominante VI grado Sensibile VII grado Proprio come nella società le persone hanno ruoli diversi in base alla loro capacità e al loro carattere, nella scala musicale ogni grado ha una personalità e funzione ben precisa. Il 1° grado è detto “tonica” poiché‚ da esso deriva il nome della tonalità. La tonica è la nota che dà stabilità al brano musicale, quella che attira a sé le altre note e con la quale viene naturale concludere il brano stesso. Il 5° grado, “dominante”, deriva il suo nome dalla posizione più alta, dominante appunto, che possiede nell'accordo tonale. Mentre la tonica è la nota della stabilità, la dominante è la nota più dinamica della scala, quella che dà movimento, tensione al brano. Tonica e dominante rappresentano due “poli” di attrazione del discorso musicale; esse sono cioè note verso le quali “tendono” le altre note della scala. Il 3° grado è molto importante nell'ambito della scala, poiché‚ da esso dipende il modo (maggiore o minore) della scala stessa: ecco perché‚ viene denominato “modale”. Appartiene al “polo” della tonica; è dunque una nota di stabilità. Ed infine, l'origine del termine “sensibile” per il 7° grado va ricercata nella distanza di semitono che separa tale grado dalla tonica. Questo determina nel VII spiccata attitudine (o sensibilità) a muoversi (o, come si usa dire, a risolvere) verso grado superiore più stabile, la tonica appunto. Semplificando, possiamo dire che un brano musicale si sviluppa secondo un alternarsi di momenti di riposo e momenti dinamici più o meno forti, fino al riposo conclusivo. Sistema tonale Scale musicali Gerarchia tra i gradi della scala Accordi Organizzazione melodica Sistema dodecafonico Scale maggiori e minori basate su 7 suoni Vi sono suoni più importanti e suoni meno importanti con funzioni diverse. Tonica e dominante Accordi maggiori e minori. Accordi consonanti e dissonanti Esiste una relazione precisa tra gli accordi con sequenze ordinate Vengono utilizzate serie di dodici suoni La melodia è organizzata in frasi chiare e collegate tra loro secondo una precisa struttura Le frasi musicali si presentano come sequenze irregolari e non lineari di note Tutti i suoni hanno la stessa importanza. Non deve prevalere nessuna nota Non esiste più il concetto di accordo consonante e dissonante Non c'è una sequenza ordinata di accordi Prof. Romagnani Francesco