ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI XXXIV ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI XXXIV 2009 ROMAE MMIX ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI XXXIV Accademia di Danimarca Via Omero, 18 - 00197 Rome © 2009 Accademia di Danimarca Analecta Romana Instituti Danici. — Vol. I (1960) — . Copenhagen: Munksgaard. From 1985: Rome, «L’ERMA» di Bretschneider. From 2007 (online): Accademia di Danimarca ISSN 2035-2506 Redaktionskomité/Scientific Board/Comitato Scientifico Ove Hornby (Bestyrelsesformand, Det Danske Institut i Rom) Jesper Carlsen (Syddansk Universitet) Astrid Elbek (Det Jyske Musikkonservatorium) Karsten Friis-Jensen (Københavns Universitet) Helge Gamrath (Aalborg Universitet) Hannemarie Ragn Jensen (Københavns Universitet) Mogens Nykjær (Aarhus Universitet) Gunnar Ortmann (Det Danske Ambassade i Rom) Marianne Pade (Aarhus Universitet) Bodil Bundgaard Rasmussen (Nationalmuseet, København) Lene Schøsler (Københavns Universitet) Poul Schülein (Arkitema, København) Anne Sejten (Roskilde Universitet) Redaktionsudvalg/Editorial Board/Comitato di redazione Erik Bach (Det Danske Institut i Rom) Patrick Kragelund (Danmarks Kunstbibliotek) Gert Sørensen (Københavns Universitet) Birgit Tang (Det Danske Institut i Rom) Maria Adelaide Zocchi (Det Danske Institut i Rom) The journal ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI (ARID) publishes studies within the main range of the Academy’s research activities: the arts and humanities, history and archaeology. Intending contributors should get in touch with the editors. For guidelines, cf. homepage. Accademia di Danimarca, 18 Via Omero, I - 00197 Roma, tel 0039-06 32 65 931 fax 06 32 22 717. E-mail: [email protected] Contents Luigi Pedroni: Roma, Luna e i Liguri 7 sisse tanderup: The Georg Jensen and Alessi Design. 19 A comparative analysis focusing on the use of memory Manlio Lilli: “... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 39 Popolamento dell’area dell’abitato moderno di Genzano di Roma tra l’età repubblicana e la media età imperiale Roma, Luna e i Liguri di Luigi Pedroni Abstract. This article deals with the problem of the introduction of the iconography of the goddess Luna riding a two-horse chariot (biga) on Republican silver denarii struck in the early years of the second century BC. The issues in question can be connected with the war against the Ligurians, a population settled in North-Western Italy between Tuscany and Liguria. Their main city was called Luna by the Romans who deducted there a colony in 177 BC. In particular, Aemilius Lepidus was directly involved in that long war; he dedicated a temple to Diana, goddess generally identified with Luna and participated to the triumviral committee who organized the colony at Luna. Admitted the ideal connection between Luna (city), Luna (goddess), and the Ligurians, one of the most interesting conclusion is that the temple of Luna erected in Rome on the Aventine should have been built by a plebeian commander who fought against Ligurians between 293 and 218 BC, period for which we do not have the complete text of Livy. Q. Fulvius Flaccus (cos. 237 BC) and C. Flaminius (223 BC) could be the best candidates. I denari con Luna in biga Una delle più evidenti innovazioni tipologiche apparse sui denari romani antecedenti alla metà del II sec. a.C., periodo eccezionalmente avaro di iconografie particolari, è rappresentata dalla raffigurazione di Luna in biga. Si tratta di denari e rarissimi quinari su cui la dea, secondo un’iconografia classica, è raffigurata con lunga veste che a volte lascia il busto scoperto mentre guida un carro trainato da due cavalli.1 Sebbene da molti la dea sia stata identificata con Diana, per i noti rapporti cultuali indissolubili con Luna, la presenza del simbolo del crescente apposto sulla sua testa sembra rendere l’identificazione indiscutibile. Sulla data e i motivi dell’introduzione di questo tipo monetale che ha avuto una relativa fortuna, essendo stato adottato su poche emissioni, le opinioni degli studiosi sono notevolmente discordanti.2 Il Crawford3 pone il complesso dei denari con Luna in biga tra il 194 e il 170 a.C. con la sola eccezione di tre emissioni che potrebbero a pieno titolo essere accorpate alle altre in modo da costituire un gruppo omogeneo dal punto di vista iconografico, paleografico, metrologico e, pertanto, anche coerente da quello cronologico, compreso tra il 190 ca. e il 170 ca.4 Infatti, per quasi tutte le serie comprendenti denari con Luna in biga è possibile isolare un elemento cronologico che induca a ritenere molto probabile una datazione tra il 190 e il 170 ca.: • Tutti i denari sono emessi su piede ridotto di 3.7-3.8 g, posteriore a quello dei primi denari di età annibalica. • Tutti i denari hanno il segno di valore X e quindi dovrebbero essere stati 8 Luigi Pedroni RRC RRC Data Leggenda / simbolo Curatore AR g AE g Altri nominali 133/3 194-190 TAMP Baebius Tamphilus 3.60 35 vittoriato 136/1 194-190 AN (NA?) Anicius? Annius? Naevius? 3.76 37 - 140/1 189-180 Anonimo 3.72 - - 141/1 189-180 TOD + uccello Sempronius Tuditanus 3.75 31 ca. - 156/1 179-170 Gambero ? 3.83 31.5 quinario con Luna in biga 158/1 179-170 Anonimo - 3.73 - - 159/1 179-170 Mosca Sempronius Musca? 3.76 31 vittoriato 161/1 179-170 TAL Iuventius Thalna 3.71 35 - 163/1 179-170 Piuma ? 3.51 - - 187/1 169-158 PVR + Murex Furius Purpureus 3.61 31.5 - 207 150 FLAVS Decimius Flavus? - - - 230/1 139 A. SPVRI A. Spurilius? Spurinna? - - - Denari con Luna in biga e monete associate emessi prima della ritariffazione a 16 assi avvenuta intorno alla metà del II sec.5 • Tutte le emissioni di bronzo che accompagnano i denari sono coniate sullo standard sestantale ridotto, oscillante tra 37 e 31 g, posteriore all’età annibalica • Due denari hanno la lettera L nella leggenda che mostra gambette ad angolo acuto, forma paleograficamente inquadrabile prima del 180/170 a.C. ca.6 • Tre denari sono affiancati da altri nominali minori (vittoriato o quinario) fuori produzione dal 170 a.C. ca.7 • Le uniche emissioni la cui datazione deve basarsi solo sui primi due punti, sono i denari anonimi e quelli firmati da A. Spuri(…). Alla fine di questa disamina ci si potrebbe chiedere quale motivazione abbia avuto la scelta di Luna, una divinità alquanto secondaria nel panorama mitologico e religioso romano degli inizi del II sec., come nuova iconografia dei denari da affiancare a quella dei Dioscuri. Roma e Liguri agli inizi del II sec. I numismatici hanno cercato di evitare la spinosa questione della motivazione della nuova iconografia monetale. Solo coloro Roma, Luna e i Liguri che hanno ipotizzato una cronologia più alta di quelle monete hanno riconnesso la sua introduzione alle emissioni dei ribelli campani della Guerra Annibalica, ipotizzando così motivi propagandistici.8 Il Grueber9, poi, ha collegato la nuova iconografia alla Lex Acilia del 191 a.C. che avrebbe introdotto modifiche calendariali che naturalmente avrebbero potuto coinvolgere l’aspetto lunare. Sarebbe stata sufficiente questa riforma a rendere l’effige di Luna un tipo ricorrente o piuttosto si tratta di un avvenimento secondario che difficilmente sarebbe potuto assurgere a motivo per un’iconografia? In realtà, Luna, come divinità e come colonia latina, sembra essere stata al centro di vicende proprio negli anni 190-170 a.C. I primi scontri con i Liguri cominciarono molto presto, già nel 238 a.C.; la necessità di assicurare il passaggio verso la Corsica e la Sardegna alle loro navi indusse i Romani a intervenire in quell’area guadagnando il controllo di Pisa e poi anche il porto di Luna. Il primo trionfo sui Liguri ricordato dalle fonti è del 236 a.C.,10 seguito da quello del 233 celebrato da Q. Fabius Maximus Verrucosus11 e da quello del 223 celebrato da C. Flaminius.12 Al limite dell’età annibalica si segnala ad es. che nel 200 a.C. il pretore Furius Purpureus sconfisse Galli e Liguri coalizzati. Dal 197 (anno in cui il console Q. Minucius Rufus trionfò su Boii e Liguri) i Liguri divennero una delle spine nel fianco di Roma. In effetti, il porto di Luna sembra essere controllato dai Romani già prima del 195 a.C. anno in cui Catone lo usò per salpare verso 9 la Spagna: “M. Porcius consul, postquam abrogata lex Oppia est, extemplo uiginti quinque nauibus longis,quarum quinque sociorum erant, ad Lunae portum profectus est eodem exercitu conuenire iusso, et edicto per oram maritimam misso nauibus omnis generis contractis ab Luna proficiscens edixit ut ad portum Pyrenaei sequerentur: inde se frequenti classe ad hostes iturum”. Questa per inciso è anche la prima menzione nelle fonti del porto di Luna. Secondo il Coarelli, il controllo romano sulla Via Aurelia Nova venne perso poco dopo quella data e ripreso solo nel 185 a.C.13 Momenti cruciali del confronto tra Liguri e Romani furono in questo periodo senz’altro la deportazione di Liguri in Samnium avvenuta nel 180 e la deduzione della colonia latina di Luna (Luni) nel 177.14 Solo nel 173-172, dopo la distribuzione viritana dell’agro ligure e l’affaire dei Statellitati venduti in schiavitù dal console Popillius,15 la lunga guerra ligure poteva dirsi fondamentalmente conclusa.16 È interessante notare che, non solo i denari con Luna in biga potrebbero essere attribuiti a personaggi attivi negli anni 180170 ca., ma che alcuni di loro parteciparono direttamente agli scontri con i Liguri. Ovviamente, si tratta di un argomento da accogliere con le dovute cautele; ciò nondi- 10 Luigi Pedroni meno le lettere TAMP sull’emissione RRC n. 133 non possono non rimandare alla famiglia Baebia (Tampilus è uno dei cognomina tipici) che portò 2 personaggi al consolato nel 182 e nel 181 a.C. i quali combatterono in Liguria.17 Addirittura, nel 180 M. Baebius Tampilus trasferì tribù di Liguri in Samnium e celebrò un trionfo ricordato da Livio.18 Il monogramma di lettura incerta AN ? (NA?)19 presente su un altro denario con Luna in biga potrebbe essere sciolto nelle iniziali del gentilizio Naevius; un membro di quella gens, fu tribuno della plebe nel 184 a.C.20 e un altro L. Naevius Balbus, fu nella commissione nominata per appianare le controversie di confine tra il territorio di Pisa e quello della colonia di Luna da poco fondata.21 Il denario con le lettere TOD e il simbolo dell’uccellino può essere ricondotto a (Sempronius) TUD(itanus) essendo todus il nome di un piccolo volatile.22 Ebbene, il console dell’anno 185 fu proprio M. Sempronius Tuditanus che combatté contro gli Apuani.23 La mosca sul denario RRC n. 159/1 potrebbe essere stato il simbolo parlante riconducibile ad un altro membro della gens Sempronia, T. Sempronius Musca, attivo nella prima metà del II sec. e Vvir nella disputa tra Pisa e Luna nel 168 a.C.24 Furius Purpureus, al quale può essere attribuito con certezza il denario con PVR e il simbolo parlante del murex fu coinvolto nelle operazioni militari del 183 in Gallia Transalpina;25 le lettere TAL sul denario RRC n. 161/1 sono senza dubbio le iniziali del cognomen Talna (Thalna) della gens Iuventia: membri di quella gens furono politicamente attivi tra 190 e 180 a.C.26 In particolare, uno dei tribuni militum del 197, T. Iuventius Thalna combatté con il console Q. Minucius Rufus contro Galli Boi e Liguri.27 Infine, un Decimius Flavus fu praetor urbanus nel 18428 e un Q. Petillius Spurinus, il cui cognomen ricorda A. SPVRI del denario RRC n. 230/1, in qualità di pretore del 181 a.C. ordinò una leva d’emergenza per la Liguria dove una volta console nel 176 a.C. comandò le operazioni militari.29 In conclusione, pare del tutto probabile che l’adozione del tipo di Luna in biga sia da riconnettere alle operazioni politico-militari contro i Liguri ed in particolare a quelle riguardanti il territorio di Luna. Aemilius Lepidus e Diana(/Luna) Quanto fosse stretto agli occhi dei Romani il rapporto tra Luna e i Liguri e quanto grande sia stato l’eco degli scontri con quelle tribù a Roma, è confermato anche sulla base di un omen avvenuto proprio nel 182 a.C. che coinvolse il tempio di Luna sull’Aventino. Durante una violenta tempesta, le porte del tempio di quella divinità che furono divelte e scaraventate lontano.30 Comunque, la consapevolezza che il nome con il quale era denominato il principale centro dei Liguri, Luna, fosse collegato a quello della omonima divinità sono confermate dal voto di un tempio a Diana ad opera di Aemilius Lepidus nel 187 a.C. nel corso della sua campagna militare proprio contro i Liguri.31 Tale edificio venne realizzato solo nel 179 a.C. dallo stesso Lepidus Roma, Luna e i Liguri che fece parte poi, non a caso, della commissione triumvirale che condusse la colonia a Luna due anni più tardi nel 177.32 Vale la pena segnalare, per inciso, che la commissione per la deduzione della colonia di Luna era formata oltre che da Aemilius Lepidus, da P. Aelius Tubero e Cn. Sicinius, personaggi dai nomi parlanti: dunque, un Aelius, grazie al gioco di parole tra Helios e Aelius,33 e un Sicinius, il cui nome pareva rimandare all’azione del falcetto, cioè la falce di luna.34 A questo punto, considerato ormai accertato lo stretto rapporto tra la dea Luna e i Liguri, ben si comprende la scelta di Aemilius Lepidus di votare il tempio a Diana che verrebbe così ad assumere i caratteri di Diana/Luna. Che la scelta di Lepidus sia dipesa direttamente dalla vittoria sui Liguri è confermato dal fatto che lo stesso condottiero in quella guerra fece voto di un altro tempio, stavolta a Iuno Regina.35 Come quello a Diana, il tempio a Iuno Regina fu costruito nella sua censura tenuta nel 179 a.C. Come Diana(/Luna) rappresentava i Liguri Apuani, così Iuno Regina nelle intenzioni di Lepidus doveva simboleggiare la divinità eponima o protettrice dei nemici di stirpe celtica che avevano in Regium uno dei loro centri principali, dove fu poi dedotta una colonia proprio nel 187 a.C. dallo stesso Lepidus: Forum Lepidi = Regium Lepidi (odierna Reggio Emilia). Dopo aver votato un tempio a Diana(/Luna), era quindi naturale offrirne un altro a Iuno Regina, culto già presente a Roma proprio come quelli di Diana e Luna, 11 sull’Aventino. Per ricapitolare, nel 187 Aemilius Lepidus votò un tempio a Diana combattendo contro i Liguri; nel 182 le porte del tempio di Luna sull’Aventino furono scaraventate lontano; nel 179 il tempio di Diana, votato da Aemilius Lepidus nel 187, fu dedicato nella zona del Circo Flaminio;36 nel 177 fu dedotta la colonia di Luna nella cui commissione istitutrice vi era Aemilius Lepidus. Questa sequenza è di fondamentale importanza per comprendere attraverso la connessione tra Aemilius Lepidus e Diana(/ Luna), quanto stretta fosse agli occhi dei Romani quella tra i Liguri, Luna (località) e Luna (divinità). Per inciso, viene ad acquistare così ancor più valore l’ipotesi che a Luna esistesse un grande tempio dedicato alla dea omonima che assumeva la funzione di divinità poliade.37 Sorge quindi il sospetto che anche il tempio romano della dea Luna sull’Aventino possa essere sorto in conseguenza della guerra contro i Liguri. Il tempio di Luna sull’Aventino Innanzitutto, è necessario ribadire che, come dimostra il passo di Livio a proposito delle operazioni condotte dal console Porcio Catone nel 195 a.C. menzionato in precedenza, il porto di Luna38 era noto ai Romani ben prima della deduzione coloniaria.39 Dunque, è possibile che fin dall’inizio dei rapporti tra Roma e i Liguri, Luna abbia assunto un valore particolare. Il tempio di Luna eretto a Roma sull’Aventino è conosciuto solo attraverso 12 Luigi Pedroni alcune rare citazioni nelle fonti letterarie.40 L’esplicita menzione della sua localizzazione sull’Aventino41 fa escludere decisamente la sua identificazione con il tempio di Sol et Luna al Circo Massimo42 e con il sacello di Luna Noctiluca che era sul Palatino.43 Il tempio di Luna aventiniese era già edificato nel 182 a.C. anno in cui, com’è stato ricordato, le fonti44 narrano che le sue porte furono scagliate lontano da una tempesta; tuttavia, non si conoscono le circostanze che portarono alla sua costruzione. Il riferimento di Tacito45 alla sua origine serviana non deve trarre in inganno; potrebbe in realtà derivare da una frequente confusione tra Luna e Diana il cui tempio, anch’esso aventiniese, è attribuito a Servio Tullio da una più sostanziosa tradizione.46 Si può quindi sostenere che esso debba essere stato dedicato nel periodo compreso nella lacuna di Livio, autore sempre attento a segnalare simili eventi, vale a dire tra il 293 e il 218 a.C. Sulla scorta di quanto finora ipotizzato, è possibile determinare due elementi fondamentali per l’identikit del promotore della costruzione del tempio di Luna: egli dovrebbe aver combattuto contro i Liguri nel suddetto periodo; dovrebbe essere, inoltre, di estrazione plebea, trovandosi il tempio sull’Aventino che per tradizione ospitava culti di fondazione plebea.47 Limitando quindi l’indagine al periodo antecedente il 218 a.C., bisognerebbe escludere i trionfi sui Liguri di P. Cornelius Lentulus (236 a.C.) e Q. Fabius Maximus Verrucosus (233 a.C.) perché entrambi patrizi;48 per la sua ascendenza patrizia deve essere escluso anche L. Aemilius Papus;49 andrebbe scartato anche il plebeo M. Claudius Marcellus che nel 222 trionfò da proconsole su Galli Insubri e Germani, ma non su Liguri.50 C. Atilius, pur avendo combattuto nel 225 contro i Galli presso Pisa tra i quali potrebbe esserci stato qualche Ligure, e pur essendo plebeo, morì proprio in quel frangente e quindi la sua candidatura risulta ugualmente improponibile.51 Non resta, quindi, che orientarsi verso altri personaggi plebei che pur combattendo contro tribù liguri non ottennero trionfi: in particolare, il console del 238 a.C. Ti. Sempronius Gracchus, il console dell’anno seguente Q. Fulvius Flaccus ed infine il console del 230 M. Iunius Pera. Non è necessario ribadire che le gravi lacune nelle conoscenze della storia militare di questo periodo, dovute tra l’altro alla perdita del racconto liviano, limitano fortemente l’indagine. In particolare, a Sempronius Gracchus, al quale si deve peraltro la realizzazione del tempio di Libertas sull’Aventino nel 246 a.C.,52 le fonti non attribuiscono eccezionali imprese nei combattimenti contro i Liguri;53 allo stesso modo, del consolato di M. Iunius Pera si conserva solo un fugace accenno in Zonara non particolarmente significativo.54 L’attività di M. Atilius Regulus console nel 227 e di L. Apustius Fullo console nel 226 è avvolta nella nebbia.55 T. Manlius Torquatus nel 224, C. Flaminius nel 223 e M. Claudius Marcellus nel 222 combatterono contro Galli Insubri e dalle fonti non pare si siano scontrati direttamente con Liguri. Roma, Luna e i Liguri Più interessante, forse, è la notizia secondo cui Q. Fulvius Flaccus durante una notte del 237 a.C., anno del suo consolato, avrebbe rischiato la catastrofe essendo stato accerchiato dai nemici.56 Stando al conciso racconto di Zonara, i due consoli Cornelius Lentulus e Fulvius Flaccus furono inviati contro Galli e Liguri; fin quando mantennero unite le loro forze furono invincibili, ma separatisi in cerca di facile bottino, l’armata di Fulvius Flaccus fu intrappolata di notte, riuscendo a mala pena a scampare ad un grave pericolo. Proprio il riferimento all’attacco notturno potrebbe far immaginare un voto a Luna, divinità il cui chiarore notturno avrebbe potuto salvare i Romani.57 In alternativa, un’altra ipotesi che la disperante scarsezza della documentazione circa l’attività edilizia e la storia della metà del II sec. a.C. consentirebbe di avanzare è l’attribuzione del tempio di Luna a C. Flaminius, homo novus appartenente ad una famiglia plebea. Com’è noto, il trionfo di Flaminius fu molto contestato. Da tribuno, nel 232 a.C., 13 aveva presentato una legge di distribuzione agraria dell’agro gallico e piceno e per questo si era guadagnato l’avversione della nobilitas e di gran parte del senato.58 La vittoria di Flaminius sui Galli del 223 fu di grande effetto anche per i retroscena politici: il senato rifiutò il trionfo, ma il console lo fece decidere al popolo con una votazione. Pare che Flaminius non abbia trionfato sui Liguri; tuttavia, al collega P. Furius Philo che combatté al suo fianco ed è presentato dalle fonti nello stesso campo di Flaminius, è attribuito un trionfo de Galleis et Liguribus. Se, come Furius, anche Flaminius si fosse scontrato con qualche tribù ligure, l’apparizione miracolosa in cielo di tre lune visibili da Ariminum59 prima della sua definitiva vittoria verrebbe ad assumere un significato del tutto particolare. Se questa ipotesi potesse essere sostenuta, eletto censore per il 220, oltre al Circo che da lui prese nome,60 egli potrebbe aver sostenuto in quell’occasione anche la costruzione del tempio di Luna sull’Aventino. Luigi Pedroni, dott. Via Torre di Franco, 68 I-80126 Napoli [email protected] 14 Luigi Pedroni ABBREVIAZIONI DdA LTUR MRR RIN RRC Dialoghi d’Archeologia Lexicon Topographicum Urbis Romae, Steinby, M. (a cura di), Roma 1993-2000 Broughton, T.R.S., The Magistrates of the Roman Republic, I-III, Atlanta 1986² Rivista Italiana di Numismatica Crawford, M.H., Roman Republican Coinage, Cambridge 1974 BIBLIOGRAFIA Aberson, M. 1997 Temples votifs et butin de guerre dans la Rome républicaine, Rome. Barzanò, A. 1995 “Il trasferimento dei Liguri Apuani nel San- nio del 180-179 a.C.”. In: Sordi M. (a cura di), Coercizione e mobilità umana nel mon do antico, (Contributi dell’Istituto di Storia Antica 21), Milano, 177-201. Coarelli, F. 1985-1987 “La fondazione di Luni. 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Coarelli per la sempre generosa disponibilità a discutere le linee generali di questo articolo. 1 Per le piccole varianti iconografiche: Zehnacker 1973, 460-461. 2 Ad es. Mommsen & Blacas 1870 II, 226 (217 a.C. ca.); Grueber 1910, I, xlv e lxxxvi (192 a.C. ca.); per un utile quanto approfondito riepilogo delle diverse posizioni: Thomsen 1961 III, 365. 3 In realtà, lo studioso non si discosta molto dall’opinione del Grueber: cfr. nota precedente. 4 Non è il caso di affrontare in questa sede lo spinoso problema dei nummi bigati menzionati dalle fonti letterarie a partire dal 197 a.C. (Liv. 33.23.7) fino al 191 a.C. (Liv. 36.40.12). 5 Pedroni 2001. 6 Sandys 1974², 51; Gordon & Gordon 1957, 125-129. Cfr. anche Solin 1972, 183; Wachter 1987, 278ss; Coarelli 1996, 187 nota 34. 7 RRC, 720; Marra 2001, 113. 8 Ad es. Mommsen & Blacas 1870 II, 226. 9 Grueber 1910, I, lxxxvi. 10 MRR I, 222. 11 MRR I, 224. 12 MRR I, 232. 13 Coarelli 1985-1987, 23-26. 14 MRR I, 399. 15 MRR I, 408 e 411-412. 16 Con qualche strascico ancora nel 166, nel 159 e nel 154 a.C.: MRR I, 437, 445 e 449. 17 MRR I, 381 e 383. 18 MRR I, 388. Barzanò 1995. Si ricordi che per la deportazione dei Ligures che mosse in totale più di 40.000 capifamiglia, vale a dire almeno 120-150.000 persone a spese pubbliche, Roma stanziò 150.000 monete d’argento che rappresentano 3 denari e 1 vittoriato o 5 vittoriati a testa ai capifamiglia come riferisce Livio (40.36.7; 37.8-38.9): “traducti sunt publico sumptu ad quadraginta milia liberorum capitum cum feminis puerisque. Argenti data centum et quinquaginta milia, unde in nouas sedes compararent, quae opus essent. Agro diuidendo dandoque iidem, qui traduxerant, Cornelius et Baebius praepositi”. 19 Dall’esame autoptico sulle monete appare difficile che il monogramma possa sciogliersi in AV(…). 20 MRR I, 376. 21 MRR I, 432. 22 Connessione accolta da alcuni studiosi: RRC, 215. 23 MRR I, 372. 24 MRR I, 431-432. 16 Luigi Pedroni 25 MRR I, 379. 26 Si conosce un L. Iuventius Thalna legato in Spagna: MRR I, 373 e 377. 27 MRR I, 334. 28 MRR I, 375. 29 MRR I, 384. 30 Liv. 40.2.2: “Ver procellosum eo anno fuit. pridie Parilia, medio ferme die, atrox cum uento tempestas coorta multis sacris profanisque locis stragem fecit, signa aenea in Capitolio deiecit, forem ex aede Lunae, quae in Auentino est, raptam tulit et in posticis parietibus Cereris templi adfixit, (…)”. Cfr. Obseq. 5. 31 Liv. 39.2: “M. Aemilius alter consul agros Ligurum uicosque, qui in campis aut uallibus erant, ipsis montes duos Ballistam Suismontiumque tenentibus, deussit depopulatusque est. deinde eos, qui in montibus erant, adortus primo leuibus proeliis fatigauit, postremo coactos in aciem descendere iusto proelio deuicit, in quo et aedem Dianae uouit”. Aberson 1994, 122 e 144; Coarelli 1997, 486; LTUR II 1995, 14 (A. Viscogliosi). 32 Liv. 41.13.4-5. 33 Sul tabù dell’oro per gli Aelii: Franciosi 19894, 271-273; Minieri 1995, 137-138 che interpretano Plut. Aem. 28.11-13 e Val. Max. 4.3.7. Sul rapporto tra oro/sole e gens Aurelia attraverso aurum/ausel (termine osco per indicare il sole): Fest. 22 L.: “Aureliam familiam ex Sabinis oriundam a Sole dictam putant, quod ei publice a populo Romano datus sit locus, in quo sacra faceret Soli, qui ex hoc Auselii dicebantur”. 34 Dalla radice del verbo secare (cfr. sicilire, tagliare con il falcetto; secula, falcetto: Varro LL. 5.137). Il concetto del dividere secando esce rafforzato dall’esame dell’annalistica romana in cui il nome della gens Sicinia compare in relazione allo scontro tra Orazio e Curiazi che decise la guerra tra Roma e Alba e, non a caso, in occasione di secessioni. Sulla tradizione che ricollegava il nome della Sicilia al verbo secare: Lyd. De mens. 4.95 W. 35 Liv. 39.2: “subactis cis Appenninum omnibus, tum transmontanos adortus < in his et Friniates Ligures erant, quos non adierat C. Flaminius > omnes Aemilius subegit armaque ademit et de montibus in campos multitudinem deduxit. pacatis Liguribus exercitum in agrum Gallicum duxit, uiamque a Placentia, ut Flaminiae committeret, Ariminum perduxit. proelio ultimo, quo cum Liguribus signis collatis conflixit, aedem Iunoni reginae uouit”. Aberson 1994, 122 e 144; Coarelli 1997, 469-470 e 486. 36 Liv. 40.52: “Et alter ex censoribus M. Aemilius petiit ab senatu, ut sibi dedicationis <causa> templorum reginae Iunonis et Dianae, quae bello Ligustino annis octo ante uouisset, pecunia ad ludos decerneretur. uiginti milia aeris decreuerunt. dedicauit eas aedes, utramque in circo Flaminio, ludosque scaenicos triduum post dedicationem templi Iunonis, biduum post Dianae, et singulos dies fecit in circo”. 37 Coarelli 1985-1987, 30. 38 Altre città nell’antichità prendevano nome dalla forma a falce del porto naturale: si pensi a Zankle/Messana (Tuc. 6.4.5; Strab. 6.268) oppure al nome parlante di Drepanon sull’altra punta della Sicilia. 39 Liv. 34.8. Cfr. a proposito del 194 a.C., Liv. 34.56: “Nihil eo anno belli expectantibus consulibus litterae M. Cinci praefectus is Pisis erat allatae: Ligurum uiginti milia armatorum coniuratione per omnia conciliabula uniuersae gentis facta Lunensem primum agrum depopulatos, Pisanum deinde finem transgressos omnem oram maris peragrasse”. 40 LTUR III 1996, 198 (M. Andreussi). 41 A quella liviana, si aggiungano quelle indirette di Oros. 5.12.8 e Auct. Vir. Ill. 65 a proposito della fuga di C. Gracco sull’Aventino. 42 Tac. Ann. 15.74; Tert. Spect. 8. 43 Varro LL 5.68. 44 V. supra nota 27. 45 Tac. Ann. 15.41.1. 46 LTUR II 1995 11-13 (L. Vendittelli). 47 Coarelli 1997, 216. 48 MRR I, 222 e 224. 49 MRR I, 230. 50 MRR I, 232-233. 51 MRR I, 230. 52 Coarelli 1997, 215. Roma, Luna e i Liguri 53 MRR I, 221. 54 Zon. 8.19. 55 MRR I, 229. 56 Zon. 8.18. 57 Già per Eschilo, Selene era l’occhio della notte: Aesch. Sept. 390. Cfr. l’epiteto noctiluca. 58 MRR I, 225; Niccolini 1934, 87-89. 59 Plut. Marc. 4.1. 60 MRR I, 235-236. Sul Circo Flaminio: Coarelli 1997, 363-374. 17