1. Introduzione
2. La guerra:
1 settembre 1939 -10 luglio 1940
La Battaglia d’Inghilterra non fu soltanto uno dei
momenti più fondamentali della seconda guerra
mondiale,un avvenimento da ricordare – per gli
inglesi – con spontaneo folklorismo patriottico. Fu
certamente molto di più. Segnò un punto di svolta
fondamentale nella guerra. La prima vera sconfitta
della Germania nazista. La prima vittoria alleata. Il
momento in cui la travolgente avanzata nazista si
scontrò con una accanita ed efficace resistenza, in
conseguenza della quale i piani per il proseguimento
della guerra dovettero essere radicalmente mutati.
Oggi quasi tutti concordano nell’affermare che il
motivo principale per cui Hitler aggredì l’Unione
Sovietica nel 1941 fu proprio la sconfitta subita nei
cieli dell’Inghilterra. Quella sconfitta aveva reso
impossibile il tentativo di invasione della Gran
Bretagna, rimasta sola ad opporsi al nazismo, di
fronte ad una potenza soverchiante. Nell’attesa che
gli inglesi rimanessero vittime del loro isolamento –
come speravano i tedeschi - strangolati dalla morsa
degli U-boot che negli oceani facevano strage dei
convogli carichi di rifornimenti, Hitler aveva bisogno
di un nuovo obiettivo su cui scagliare la sua
imponente macchina da guerra. E la scelta, quasi
inevitabilmente, cadde sulla Russia di Stalin.
Questo, lo sappiamo, fu il primo fatale errore
strategico tedesco. Quello che, come conseguenza,
tenne l’esercito di Hitler impegnato per mesi su di un
fronte immenso, in condizioni proibitive, che insieme
alla resistenza dei russi inflissero un numero
elevatissimo di perdite. Lo sbarco in Normandia, nel
1944, non sarebbe stato possibile in assenza di
quelle condizioni, e l’eventuale caduta della Gran
Bretagna avrebbe sicuramente dissuaso gli Stati
Uniti dall’entrare in guerra contro la Germania.
La Battaglia d’Inghilterra fu quindi un punto cruciale
per tutto il conflitto. Un evento che vale la pena di
indagare nei suoi particolari e retroscena, anche per
altri motivi. Fu la prima battaglia combattuta
esclusivamente nell’aria della Storia. Fu la prima
volta in cui la vittoria aerea fece davvero la
differenza. Insieme all’eroismo dei piloti britannici
vanno dunque analizzate le strategie messe in atto
dalle due parti, l’impiego di nuove tecnologie come il
radar,
le
conseguenze
devastanti
dei
bombardamenti a tappeto sulle città.
Una serie di circostanze resero possibile la vittoria
britannica. Va ricordato che in quei giorni gli inglesi
combattevano davvero per la loro sopravvivenza, e
di questo erano assolutamente consapevoli. Dalla
loro accanita resistenza, dalla assoluta certezza di
poter ottenere la vittoria finale scaturì quello che a
tutti, solo pochi anni prima, sarebbe sembrato
impossibile. Le sorti di una nazione, forse quelle del
mondo intero, nelle mani di un pugno di piloti. Come
dichiarò Winston Churchill alla conclusione della
battaglia, mai nella Storia, tanti uomini avevano
dovuto così tanto a così pochi.
La seconda guerra mondiale era cominciata con
l’invasione della Polonia da parte dei tedeschi, il
primo settembre 1939. Quel mattino, all’alba, le
forze armate del Terzo Reich scatenarono un
offensiva dalla terra e dal cielo che travolse nel giro
di pochissimi giorni la resistenza polacca. La Gran
Bretagna e la
Francia, dopo aver assistito
all’annessione dell’Austria e all’occupazione della
Cecoslovacchia, avevano firmato un accordo di
alleanza con la Polonia, in cui si impegnavano a
garantirne l’indipendenza di fronte ad un eventuale
aggressione. In ottemperanza a quel patto, il 3
settembre Francia e Inghilterra, dopo che il loro
secondo ultimatum non aveva ricevuto risposta,
dichiararono guerra alla Germania.
La resistenza polacca, eroica e spesso addirittura
suicida, durò ventotto giorni. Dopo la caduta della
capitale nelle mani dei tedeschi e l’ingresso delle
truppe sovietiche nella parte orientale del paese, la
Polonia dovette arrendersi.
Il passo successivo doveva essere l’attacco alla
Francia, ma quasi un anno trascorse prima che
questo avesse luogo. Nel frattempo, Danimarca e
Norvegia caddero nelle mani di Hitler, e gli inglesi
inviarono un loro corpo di spedizione nel nord della
Francia. La British Expeditionary Force (BEF) era
accompagnata da dodici squadriglie di caccia
Hurricane, le sole forze in grado di opporsi
efficacemente alla Luftwaffe (l’aviazione tedesca).
Ma il 10 maggio 1940, quando Hitler sferrò il suo
attacco ad occidente, nessuno poteva sospettare
quello che sarebbe accaduto. Una devastante
combinazione di forze corazzate e bombardamenti a
bassa quota (da parte dei famigerati Stukas)
travolse Olanda, Belgio e Lussemburgo, per poi
lanciarsi contro le difese francesi a nord della linea
Maginot. Scontri furibondi continuarono per alcuni
giorni. Il mattino del 15, il primo ministro francese
Reynaud comunicò a Churchill (che aveva assunto
la carica di capo del governo due giorni prima):
“Siamo stati sconfitti”. I tedeschi avevano sfondato il
fronte presso Sedan, e l’esercito francese,
concentrato lungo la linea del fronte, non aveva
forze sufficienti per arginare l’invasione né per
tentare un contrattacco. Mentre la battaglia
continuava nel cielo, e la Luftwaffe affermava la
propria superiorità, il corpo di spedizione britannico
iniziò la ritirata verso Dunkerque. Venne
organizzata una colossale operazione di
reimbarco (nome in codice Dynamo) per riportare in
patria il maggior
numero possibile di soldati.
Secondo le previsioni più ottimistiche, 50000, forse
55000 uomini avrebbero potuto essere tratti in salvo.
Alla fine, 338000 soldati, di cui 26000 francesi,
raggiunsero sani e salvi le coste dell’Inghilterra.
Questo fu reso possibile anche dalla copertura
aerea procurata dalla RAF (l’aviazione britannica),
che inflisse perdite durissime ai tedeschi, perdendo
però cento aeroplani e 80 insostituibili piloti. Per il 18
giugno, giorno in cui il nuovo governo di Petain firmò
1
la resa, tutte le forze britanniche erano state ritirate
dalla Francia. Il giorno seguente, Churchill dichiarò
alla Camera: “Quella che il generale Weygand ha
chiamato la Battaglia di Francia si è conclusa. Credo
che stia per cominciare la Battaglia d’Inghilterra”.
3. Operazione “Leone marino”
Come si apprese alla cattura degli archivi tedeschi
nel ’45, fin dallo scoppio della guerra, il 3 settembre,
lo stato maggiore del Reich aveva messo a punto un
piano per l’invasione della Gran Bretagna. Il piano
prevedeva l’attraversamento della Manica, cioè lo
sbarco sulla parte di costa meglio fortificata e difesa
(era stato l’antico fronte marino contro i francesi) ma
anche più vicina alla Francia. La marina tedesca,
che doveva realizzare materialmente lo sbarco
venne consultata e l’ammiraglio Raeder pose fin da
subito una serie di condizioni. Lo sbarco sarebbe
stato possibile, innanzitutto, solo se si fosse avuto il
controllo di tutti i porti del nord della Francia, del
Belgio e dell’Olanda. Per questo motivo, nell’anno
trascorso fra la caduta della Polonia e l’attacco alla
Francia, non venne fatto alcun passo in avanti nella
pianificazione. Quando la prima condizione di
Raeder venne improvvisamente soddisfatta (con la
conquista di Olanda, Belgio e Francia), Hitler venne
informato dettagliatamente del piano. Il Fuhrer si
mostrò scettico. Credeva che gli inglesi avrebbero
finito per accettare un armistizio e si rendeva conto
delle enormi difficoltà che il piano presentava.
Dopotutto, nessuno era riuscito a invadere le isole
britanniche dai tempi di Guglielmo il conquistatore,
quasi mille anni prima.
C’era una condizione, innanzitutto, assolutamente
necessaria perché l’invasione divenisse realizzabile:
la conquista dell’assoluta superiorità aerea sopra la
Manica e l’inghilterra meridionale. Tre giorni. Se per
tre giorni la la Luftwaffe avesse impedito le
interferenze della RAF nell’operazione, lo sbarco
avrebbe avuto luogo. Di questo avrebbe dovuto
occuparsi Goering, a capo dell’aviazione germanica.
I piani inizialmente prevedevano
lo sbarco di
almeno 100000 uomini in vari punti lungo la costa.
Ma la marina sosteneva che non era assolutamente
possibile proteggere lo sbarco su un fronte così
vasto. Si decise quindi per la creazione di uno
stretto “corridoio”, in corrispondenza del punto più
stretto del canale (fra Dover e Calais, dove oggi si
trova il tunnel che collega i due paesi), protetto da
campi di mine e sottomarini.
Il punto fondamentale restava comunque la
conquista del cielo.
3. Le forze in campo
All’inizio di luglio, la RAF disponeva di 640 caccia, in
maggioranza Hurricane, oltre alle prime squadriglie
dei nuovi Spitfires. I tedeschi avevano invece oltre
2600 apparecchi, tra caccia e bombardieri, moderni
e già testati sul campo. La superiorità numerica
tedesca era nettissima, di quattro a uno. Tuttavia gli
inglesi combattevano in casa, e questo, come
vedremo, costituiva una serie infinita di vantaggi.
Innanzitutto, la vicinanza degli aeroporti consentiva
di intervenire rapidamente in risposta agli attacchi.
Non appena la rete radar (di cui parleremo più
specificamente in seguito) rilevava le formazioni
tedesche in avvicinamento, i caccia della RAF
decollavano per intercettarli. Il fatto di operare vicino
alle proprie basi significava inoltre poter disporre di
una lunga autonomia. I piloti tedeschi dovevano
prestare attenzione al livello del carburante per
avere la garanzia di fare ritorno alle loro basi, gli
inglesi combattevano fino ad avere i serbatoi
praticamente vuoti. Inoltre, ogni pilota tedesco
abbattuto sui cieli dell’inghilterra o sulla Manica era
definitivamente perduto. Se fosse sopravvissuto,
sarebbe stato preso prigioniero e non avrebbe più
fatto ritorno alla base. Ogni volta che un aereo
inglese veniva abbattuto, invece, il pilota che
riusciva a lanciarsi veniva quasi sempre tratto in
salvo, e nel giro di pochi giorni poteva tornare a
volare su un nuovo aereo.
Accanto a queste considerazioni, tuttavia, dobbiamo
ricordare che la vicinanza delle basi poteva rivelarsi
un arma a doppio taglio. Tutti gli aeroporti della RAF
nel sud dell’Inghilterra erano nel raggio d’azione dei
bombardieri tedeschi. Quando questi vennero
massicciamente bombardati durante le fasi più
intense della battaglia, decine di aerei furono distrutti
al suolo, e molti, al ritorno dalle missioni, trovarono
le proprie piste e i propri hangar rasi al suolo.
Questo per capire come la situazione strategica
fosse complessa. Gli inglesi avevano dalla loro
migliori condizioni
operative. I tedeschi una
schiacciante superiorità numerica e la possibilità di
tenere il nemico costantemente sotto pressione, non
solo quando lo affrontavano in volo.
Gli aerei
L’immagine di due aerei soprattutto è rimasta legata
alla Battaglia d’Inghilterra: lo Spitfire e il
Messerschmitt 109. Di entrambi questi caccia,
entrati di diritto nella storia dell’aviazione, furono
costruite moltissime versioni, di volta in volta
aggiornate e potenziate, nel corso della guerra. A
volare sui cieli dell’Inghilterra nel 1940 furono i primi
modelli di entrambi gli apparecchi: e proprio su di
questi vale la pena di spendere qualche parola.
Il Messerschmitt 109
Il caccia monoposto Messerschmitt 109 fu
progettato dall’ingeniere Willy Messerschmitt ed
entrò in servizio nella neonata Luftwaffe, nel 1937.
Rappresentava una concezione innovativa del
caccia monoposto, molto lontana da quella dei
biplani della prima guerra mondiale. Il Messerschmitt
poteva contare su una velocità che superava di
2
quasi 50 km/h il più antiquato Hurricane britannico.
Era maneggevole e dotato di un armamento più
pesante dei caccia avversari: due cannoncini (da
venti millimetri) e due mitragliatrici. Nel corso della
battaglia d’Inghilterra diede prova di ottime
prestazioni e fu l’incubo dei piloti britannici almeno
quanto lo Spitfire lo era di quelli tedeschi.
La sua principale limitazione era l’autonomia
piuttosto scarsa. Con meno di metà del pieno carico
di carburante non era in grado di fare ritorno con
sicurezza alle basi oltremanica. Molto spesso, i piloti
inglesi, esaurite le munizioni, si facevano inseguire
nell’interno fino a quando i cacci tedeschi erano
costretti ad invertire la rotta per non precipitare sulla
via del ritorno. Moltissimi aerei andarono perduti in
questo modo. Il Messerschimtt fu anche il primo
caccia monoposto ad essere usato come
bombardiere. L’idea di montare una bomba sotto la
carlinga dei caccia per rendere possibile l’attacco
degli aeroporti nemici senza far uso di bombardieri
era sicuramente innovativa, ma non si rivelò
efficace. Semplicemente, le squadriglie inglesi
iniziarono ad intercettare i caccia tedeschi in volo
sopra la Manica, quando erano ancora lontani dai
loro obiettivi. Per impegnare in combattimento i più
agili Hurricane, i piloti tedeschi erano costretti a
sganciare in mare le loro bombe. Inoltre, il carico
maggiore riduceva ulteriormente l’autonomia.
Lo Spitfire
Lo Spitfire divenne
ben presto l’incubo
dei
piloti
della
Luftwaffe
e
viene considerato
da molti come il
vero
“salvatore”
della patria nei
mesi della Battaglia
d’Inghilterra. La sua fama è giustificata. Lo Spitfire,
che nel 1940 costituiva solo una parte, minoritaria,
dell’aviazione da caccia britannica, ma che ben
presto
avrebbe
sostituito
gli
Hurricane
definitivamente, era del tutto pari o addirittura
superiore al Messchersmitt in velocità e
manovrabilità. Il suo unico svantaggio nei confronti
del caccia tedesco era l’armamento, composto da
otto mitragliatrici, che spesso si rivelava inadeguato
nel combattimento aereo (la potenza di fuoco
superiore dei tedeschi rendeva necessari meno colpi
per abbattere il nemico). Ma lo Spitfire, insieme al
più datato Hurricane, costituì la vera ragione per cui
l’operazione Leone Marino non potè mai essere
messa in atto. I piloti inglesi attaccavano le
formazioni di bombardieri scortate dai Messerscmitt
facendo leva sulla loro grande manovrabilità. I
caccia tedeschi, costretti a non abbandonare i
bombardieri, vedevano il vantaggio della maggiore
elocità completamente annullato. Quanto alle
formazioni incaricate appositamente di dare la
caccia agli Spitfire per abbatterli, senza il peso dei
bombardieri da scortare, queste dovevano spesso
fare i conti con la scarsità di combustibile a
disposizione.
Dopo
venti
minuti
circa,
il
combattimento, per qualunque pilota tedesco,
doveva considerarsi concluso. Lo Spitfire invece
poteva continuare a volare ancora a lungo.
***
Un cenno a parte andrebbe fatto anche agli Stukas, i
famosi bombardieri in picchiata che avevano
esordito con così grande successo nelle campagne
di Polonia e di Francia. Erano aerei biposto,
estremamente resistenti, ed erano in grado di
sganciare le loro bombe con terrificante precisione.
Questo perché il bombardamento avveniva in
picchiata (l’aereo era stato progettato appositamente
per questo): le bombe così venivano sganciate sulla
verticale dell’obiettivo e lo colpivano nella quasi
totalità dei casi. Gli Stukas avevano addirittura un
dispositivo, una sirena, in grado di produrre quel
terrificante sibilo che i soldati impararono presto a
conoscere, e che divenne da subito sinonimo di
morte.
Ma lo Stukas, nella Battaglia d’Inghilterra, ebbe un
ruolo molto marginale: anzi, si rivelò un vero
fallimento. Nei cieli della Polonia e della Francia,
aveva potuto operare praticamente indisturbati,
dovendosi preoccupare della sola contraerea. Ora
gli Stukas non avevano mai dovuto fare i conti con
caccia nemici in gran numero. Gli inglesi dovevano
semplicemente aspettare che questi iniziassero la
picchiata (in cui diventavano praticamente dei
bersagli immobili) per abbatterli con estrema facilità,
anche prima che sganciassero le loro bombe. La
loro scarsa velocità, che consentiva di sganciare gli
ordigni con grande precisione, divenne un limite
fatale: gli inglesi li attaccavano da ogni lato e
sistematicamente ne abbattevano a dozzine. Ben
presto, gli Stukas cominciarono a non essere più
utilizzati, e ritornarono a giocare un ruolo importante
soltanto in seguito, sul fronte russo.
Il radar
Il Radio detection and Ranging (radar) system fu
inventato dall’inglese Watson nel 1935. Cinque anni
dopo, nel corso della Battaglia d’Inghilterra, era
ancora uno strumento sperimentale, e dalle capacità
molto limitate rispetto ai radar attuali. Tuttavia, il
possesso di questo strumento da parte degli inglesi
fu senza dubbio una delle chiavi per la vittoria, e
dimostrò la sua efficacia anche in molti altri contesti,
per esempio sul mare, negli scontri con la flotta
italiana. Il radar permetteva di rilevare le formazioni
di bombardieri nemici in avvicinamento, la loro
consistenza e la loro probabile destinazione.
Consentiva quindi di decidere in anticipo come
organizzare la difesa e di indirizzare la squadriglie
dei caccia direttamente sull’obiettivo. In questa fase
della guerra, costituì un vantaggio enorme. Pur con
3
tutti i suoi limiti, il radar permetteva di usare al
meglio le risorse disponibili, e questo era
assolutamente vitale per la RAF, che come abbiamo
visto era numericamente di molto inferiore.
***
3. La prima fase della Battaglia:
10 luglio – 7 agosto
Subito dopo la conquista della Francia e del Belgio i
tedeschi avevano occupato gli aeroporti della
Normandia, allestendoli per lanciare da questi la loro
offensiva contro l’Inghilterra. Inizialmente, i tedeschi
condussero voli di ricognizione per saggiare le
difese britanniche e poche azioni di combattimento.
Il primo vero attacco contro l’Inghilterra venne
sferrato all’alba del 10 luglio. In tutta la prima fase
della battaglia gli obiettivi furono principalmente i
convogli che attraversavano la Manica e i porti da
Dover a Plymouth (vedi cartina) nella zona prevista
per l’invasione. L’obiettivo era saggiare la capacità
di risposta della RAF e indebolirla, oltre
naturalmente a colpire le difese dei porti su cui si
sarebbe dovuto concentrare lo sbarco delle truppe.
Ma seguiamo direttamente la prima giornata della
Battaglia dai rapporti giornalieri della Royal Air
Force.
Pochi sporadici attacchi sono stati condotti contro la
costa scozzese. Nessuno di questi è stato
intercettato.
Tra le 21.30 e le 05.00, 12 raid hanno colpito tra il
Firth of Tay e Beachy Head. A causa del maltempo,
nessuno dei nostri caccia era in volo. Bombe sono
state sganciate su Guisborough, Canedown,
Hertford, l’Isola di Grain, Tobermory (Isola di Mull,
costa occidentale della Scozia), Colchester, Welwyn
e Ely.
Perdite:
NEMICHE
Caccia: 8 confermati, 11 non confermati
Bombardieri: 4 confermati, 6 non confermati
PROPRIE
2 Hurricane confermati. Altri 2 Hurricane schiantatisi
in fase di atterraggio.
Aerodromo di Catterick inutilizzabile
Rapporti del servizio aereo di Intelligence:
- l’ispezione di un Me109 abbattuto oggi conferma
che questo caccia è armato con due cannoni, uno
per ogni ala, e due mitragliatrici. I rapporti
precedenti, indicanti che il Me109 era armato con 3
cannoni risultano errati (in seguito l’armamento sarà
potenziato N.d.R.) […]
--------------------------------------------------------------------10 luglio 1940
Meteo: acquazzoni sul sud est dell’Inghilterra e sulla
Manica. Pioggia continua sul resto dell’isola.
Nel corso della giornata gli sforzi del nemico si sono
concentrati in due attacchi al naviglio mercantile.
Approssimativamente alle 11.00 un convoglio è
stato attaccato al largo di Manston da un Dornier
(bombardiere tedesco, N.d.R.) scortato da 10
Me109 (Messerschmitt 109) ma in conseguenza
della tempestiva azione di due nostre squadriglie di
caccia, l’aereo nemico è stato abbattuto. Il nemico
ha subito la perdita di 1 Me109 (confermato) e di
altri quattro (probabili). Alle 13.25 una formazione di
circa 120 aerei nemici si è concentrata presso
Calais e ha attaccato un convoglio in navigazione tra
Dover e Dungeness. L’intercettazione da parte di
cinque nostre squadriglie ha prodotto l’abbattimento
(confermato) di 6 Me110 (un caccia pesante biposto,
concepito per scortare i bombardieri N.d.R.), 1
Me109, 1 Dornier17 e 1 Dornier215. […]
Ulteriori raid nemici hanno avuto per obiettivo le
coste occidentale, meridionale e orientale. Questi
sono stati particolarmente intensi a ovest. Verso la
sera, a causa probabilmente delle cattive condizioni
del tempo, l’attività nemica è diminuita. Uno Ju88
(bombardiere tedesco N.d.R.) è stato abbattuto dalla
contraerea. A est, alcune navi e l’aerodromo di
Raynham sono stati attaccati. […]
- […] (i tedeschi) sono dubbiosi sul fatto che
l’invasione avrà effettivamente luogo, e dubitano che
potrebbe avere successo se sarà tentata. Gli
attacchi costanti dei nostri bombardieri stanno
rendendo difficile l’assembramento di truppe.
--------------------------------------------------------------------Come possiamo notare, in questa prima giornata di
combattimenti, gli inglesi inflissero perdite alla
Luftwaffe in rapporto di due a uno. Gli attacchi
tedeschi si erano concentrati sui convogli e sui
campi di aviazione. Nei giorni successivi anche le
antenne radar verranno attaccate e diverse distrutte
dagli Stukas.
Questa prima fase della battaglia (fino al 7 agosto)
può essere considerata semplicemente il preludio a
quella successiva, in cui gli attacchi e le perdite da
entrambe le parti diventeranno molto più consistenti.
Il 14 luglio, in un discorso radiofonico alla BBC,
Winston Churchill parlò della possibile invasione:
“Potrebbe essere stanotte. Potrebbe essere la
prossima settimana. Potrebbe non arrivare mai.
Dobbiamo mantenerci egualmente in grado di
sostenere un violento attacco o – il che costituirà
probabilmente un prova più dura – una lunga
vigilanza. […] Difenderemo ogni paese, ogni città.
La grande estensione della sola Londra, combattuta
strada per strada, potrebbe facilmente impegnare un
4
esercito intero; e noi preferiremmo vedere Londra in
rovine piuttosto che brutalmente schiavizzata.
Concluse: “Questa non è una guerra di capi o di
principi, di dinastie o di ambizioni nazionali; è una
guerra di popoli e di cause. Ci sono moltitudini di
uomini, non solo su quest’isola ma in ogni terra, che
presteranno fedelmente il loro servizio in questa
guerra, e i loro nomi non saranno mai conosciuti,
non saranno mai registrati. Questa è la guerra dei
combattenti sconosciuti (War of the Unknown
warrioris); ma battiamoci senza perdere mai la
fiducia o venir meno al nostro dovere, e l’ombra
oscura di Hitler sarà spazzata via dalla nostra
epoca.”
4. La seconda fase:
8 agosto – 6 settembre
All’inizio di settembre, i tedeschi avevano
concentrato nei porti della Normandia e
nell’immediato entroterra forze sufficienti a lanciare
l’invasione contro la Gran Bretagna. Come abbiamo
visto, le continue incursioni notturne dei bombardieri
britannici avevano rallentato questa operazione,
facendo perdere al Reich settimane preziose. Hitler
e l’Alto Comando sapevano bene che l’invasione
non poteva essere lanciata attraverso la Manica in
autunno inoltrato – date le condizioni atmosferiche
proibitive - e che la fine dell’estate avrebbe costituito
un ostacolo insormontabile, tale da costringere il
rinvio dell’operazione Leone Marino a tempo
indeterminato, almeno fino all’anno successivo.
Questo – con la RAF ancora pienamente operativa –
significava una cosa sola: era necessario imprimere
un’accelerazione consistente alle operazioni della
Luftwaffe volte ad annientare l’aviazione britannica.
All’inizio di agosto ebbe inizio la seconda fase della
Battaglia, in cui i civili vennero ancora largamente
risparmiati, ma il paese corse il rischio maggiore di
soccombere.
La Luftwaffe era convinta di aver distrutto la maggior
parte delle stazioni radar di rilevamento dispiegate
lungo la costa meridionale dell’Inghilterra. Goering
credeva inoltre che le città portuali verso cui
l’invasione doveva essere diretta fossero state già
sufficientemente indebolite. In entrambi i casi, i
tedeschi avevano torto, tuttavia l’intensificarsi delle
missioni di bombardamento si rivelò una vera
calamità per l’aviazione britannica.
Il 13 agosto un massiccio attacco venne sferrato
contro gli aeroporti in cui si concentrava la maggior
parte dei caccia inglesi. Questo giorno, denominato
“Adlertag” o “giorno dell’aquila” dalla Luftwaffe,
doveva segnare l’inizio della fine della RAF. In
realtà, questo primo attacco massiccio sugli
aeroporti, pur infliggendo perdite consistenti agli
inglesi, fu affrontato con grande coordinazione e
forza. Le perdite tedesche furono enormi. Ma la RAF
sapeva che quello era solo l’inizio. Con una
superiorità numerica di quasi cinque a uno i tedeschi
potevano permettersi perdite di quel tipo ancora a
lungo, l’Inghilterra no.
L’idea di Goering era quella di mantenere sulla RAF
una pressione costante. Di giorno, sciami di
bombardieri piombavano contemporaneamente su
tutti gli aeroporti principali a sud del Tamigi. I caccia
inglesi si alzavano in volo e trovavano ad attenderli i
Messerschmitt. Spesso, esaurito il carburante, si
ritrovavano a dover atterrare su piste pesantemente
danneggiate, in condizioni estreme. La notte, mentre
tutto il personale era intento alle riparazioni delle
basi e degli aerei, gli attacchi continuavano. Il giorno
successivo, i pochi che erano riusciti a chiudere
occhio venivano risvegliati dalle bombe: la Luftwaffe
aveva distrutto le stazioni radar sulla costa e i
bombardieri erano piombati sulle basi prima che
queste potessero essere avvertite. Decine di aerei
venivano distrutti al suolo, e questo era il problema
più grande per la RAF: una volta in volo, Spitfire e
Hurricane si battevano come leoni, infliggendo al
nemico perdite altissime.
Fu proprio in quei giorni, nelle quattro settimane che
segnarono questa fase della battaglia, che i piloti
inglesi guadagnarono la gloria e la riconoscenza di
tutta la nazione. Gli attacchi tedeschi erano terribili,
ma l’Inghilterra, rappresentata da un pugno di
coraggiosi che combattevano per la loro
sopravvivenza, fecero quello che pochi avrebbero
creduto possibile.
Vediamo ora il resoconto dettagliato della giornata
del 15 agosto, due giorni dopo l’Adlertag.
---------------------------------------------------------------------15 agosto 1940
Meteo: bel tempo, alta pressione e temperature in
aumento. Nuvole sparse sulla Manica.
Si sono avute cinque azioni principali:
-
-
alle 1100 sulla costa fra Dover e Hawkinge.
Più di 100 aerei nemici coinvolti.
Attorno alle 1200 nelle aree di Newcastle,
Sunderland e Drieffield. 70 aerei nemici
coinvolti.
Alle 1430 su Martlesham, Dover, Deal e
Lympne. 200 aerei nemici coinvolti (!)
5
-
-
Dalle 1720 alle 1810 nelle aree di
Portsmouth, Weymouth e Middle Wallop.
300-400 aerei nemici coinvolti (!!)
Dalle 1810 alle 1930, da Dungeness a
Kenley e Biggin Hill. 60-70 aerei nemici
coinvolti.
Gli aeroporti sono stati gli obiettivi principali. Obiettivi
industriali e portuali sono stati attaccati. Nei
combattimenti sono stati abbattuti 161 aerei nemici
(!).
Coste occidentale e orientale
Dalle 0751 alle 0900, il nemico ha effettuato una
ricognizione a est del Wash (sulle contee di Norfolk
Suffolk e Essex, N.d.R.) […] Alle 1300 circa 60 aerei
nemici hanno attraversato la costa nei pressi di
Newcastle e attaccato l’aeroporto di Newcastle e
obiettivi nel Sunderland. Nello stesso momento, 17
aerei provenienti da Flamborough Head attaccavano
la base RAF di Drieffield.
Nei combattimenti, i nostri caccia hanno abbattuto
40 aerei nemici, inclusi 10 Ju88 (bombardieri,
N.d.R.). Questi ultimi sono stati abbattuti una volta
concluso l’attacco su Drieffiled, al largo di
Flamborough Head.
Costa orientale e meridionale
Una ricognizione nemica sull’estuario del Tamigi è
stata seguita alle 1000 da altre due ricognizioni su
Dover. Nessun contatto col nemico. Alle 1100 circa
100 aerei nemici hanno attaccato l’aeroporto di
Hawkinge. […] Attorno alle 1430, 200 aerei nemici si
sono concentrati nell’area di Calais- Boulogne e
verso le 1500 hanno attaccato simultaneamente le
basi RAF a Bawdsey, Dover, Deal e Lympne, ma
con scarso successo. 18 squadriglie hanno
affrontato l’attacco e 15 aerei nemici sono stati
abbattuti.
Alle 1800, quattro raid di più di 70 aerei hanno
attraversato la costa a Dungeness e attaccato
Rochester e le basi di West Malling e Croydon.
Sette squadriglie li hanno intercettati, abbattendo 14
aerei nemici.
Attorno alle 2100, otto raid provenienti dalle isole
olandesi hanno attaccato Harwich.
(in altre parti dell’Inghilterra meridionale, si
registrarono attacchi di simile entità. Nella notte,
l’attività nemica fu relativamente limitata N.d.R.)
Alle 0900 del 15, il Fighter Command della Raf
aveva 672 caccia operativi (tra cui 233 Spitfire e 351
Hurricane).
Le perdite tedesche furono di 153 aerei abbattuti in
combattimenti aerei e 8 dalla contraerea (accertati)
e 55 probabili. Altrio 60 aerei della Luftwaffe erano
stati danneggiati in modo più o meno grave.
La RAF aveva perso 34 aerei. 18 piloti erano morti o
dispersi.
A terra, quasi quaranta persone fra avieri e civili
erano stati uccisi. Quasi 200 erano i feriti.
---------------------------------------------------------------------Personalmente, trovo che il dato più significativo sia
la sproporzione fra perdite tedesche e inglesi. Una
sproporzione che giocava nettamente a favore della
RAF. Ma se pensiamo che la Luftwaffe disponeva di
circa 2500 aerei, mentre la RAF di poco più di 600,
notiamo come, in un solo giorno, la Luftwaffe avesse
perduto circa il 15 percento della propria forza
aerea, mentre la RAF quasi il venti. Cinque giorni
consecutivi come questo avrebbero distrutto tre
quarti dell’aviazione tedesca ma completamente
annientato quella hritannica.
A questo vanno aggiunti i danni inflitti agli aeroporti,
che limitavano pesantemente la capacità della RAF
di combattere. Che per ogni caccia inglese abbattuto
i tedeschi perdessero cinque dei loro, era un
risultato straordinario, apparentemente, sufficiente a
compensare l’enorme inferiorità numerica inglese. In
realtà, come abbiamo visto, la RAF subì perdite, in
proporzione, ben più gravi.
Non bisogna essere analisti militari o esperti di
strategia per capire che la situazione, nel giro di
pochi giorni, divenne critica per la difesa aerea
inglese. Attacchi ripetuti stavano infliggendo perdite
devastanti, e presto la RAF sarebbe stata costretta a
ritirarsi negli aeroporti a nord del Tamigi, fuori dal
raggio d’azione dei caccia tedeschi, e quindi al
riparo di gran parte delle incursioni. Ma questo
avrebbe fornito a Hitler quello che voleva: la
superiorità aerea sulla Manica. La carta decisiva per
dare il via all’invasione.
Ma
qualcosa
di
inaspettato
accadde.
Improvvisamente i tedeschi modificarono la loro
strategia, concentrando i loro attacchi su Londra e
sulla popolazione civile. Questo doveva produrre
una spaventosa carneficina, con città rase al suolo e
migliaia di civili uccisi. Ma consentì alla RAF di
riprendersi e ben presto la bilancia cominciò a
pendere dalla parte degli inglesi. Le perdite
tedesche diventavano inaccettabili mentre l’estate
volgeva al termine. L’operazione Leone Marino
dovette essere rinviata.
Perché accadde tutto questo? Ho fornito
un’anticipazione degli eventi delle ultime due fasi
della battaglia per sottolineare l’importanza di questo
repentino cambio di strategia da parte tedesca. Le
sorti della battaglia sarebbero state completamente
diverse se la Luftwaffe avesse continuato a non
lasciare alla RAF un momento di tregua. Perché
questa decisione? Cosa convinse Goering e Hitler a
trascurare gli aeroporti per le città?
La risposta richiede alcune premesse.
Innanzitutto: Goering e lo stato maggiore tedesco
non erano del tutto coscienti della drammatica
situazione della RAF. Così non lo era Hitler. I caccia
inglesi continuavano a infliggere alla Luftwaffe
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perdite enormi. E la prospettiva di un invasione della
Gran Bretagna, anche se ora più realistica,
spaventava Hitler più di ogni altra cosa. Era
consapevole di quanto quella mossa fosse
azzardata e di come il suo esercito avrebbe potuto
essere sconfitto. Se fosse fallita, l’invasione non
sarebbe stata solo una pesante sconfitta militare,
ma avrebbe dato agli inglesi la certezza di poter
vincere la guerra, liberando un giorno l’Europa
occupata. Hitler non aveva compreso fino in fondo la
determinazione britannica a combattere in ogni caso
fino alla fine, e sperava ancora di poter costringere
la Gran Bretagna alla resa. A questo fine, i
bombardamenti terroristici delle città avrebbero
potuto convincere la popolazione che la fine fosse
invitabile, e costretto il governo a cedere.
Ma tutto questo non sarebbe stato sufficiente ad
abbandonare una strategia altrettanto promettente.
Con la RAF distrutta, gli inglesi avrebbero dovuto
considerare seriamente la possibilità che l’invasione
avesse successo. Forse questo li avrebbe davvero
indotti a chiedere una pace negoziata.
Niente di ciò che seguì sarebbe accaduto se non in
conseguenza di un errore e – forse – di una
provocazione azzardata di Churchill.
Durante un’incursione notturna, i bombardieri
tedeschi colpirono per sbaglio un sobborgo di
Londra, causando molte vittime civili. La RAF
rispose, alcuni giorni dopo, bombardando Berlino.
Questa operazione ebbe, in Germania, un impatto
psicologico enorme, del tutto sproporzionato agli
effetti materiali del bombardamento. Il Reich stava
vincendo la guerra. E improvvisamente, nel cuore
della notte, gli inglesi arrivavano su Berlino a portare
la morte sotto forma di bombe incendiarie. Hitler
ebbe una delle sue crisi di collera, che d’ora in
avanti dovevano diventare sempre più frequenti e
violente. In risposta, ordinò che la Luftwaffe radesse
al suolo Londra. La pressione sulla RAF, di
conseguenza, crollò improvvisamente.
Alcuni storici sostengono che Churchill, fiutando
questa opportunità, abbia colto l’occasione del
bombardamento “per errore” di Londra per
provocare Hitler, sapendo che le conseguenze
sarebbero state terribili per il suo paese, ma
avrebbero capovolto le sorti della battaglia. E’
doveroso precisare che Churchill non ammise mai
niente del genere. Né avrebbe potuto farlo. Avrebbe
significato assumere la responsabilità di migliaia di
vittime civili. Quello che è certo, è che con il
bombardamento di Berlino ebbe inizio la terza fase
della Battaglia d’Inghilterra. La più terribile sul piano
delle vittime, ma anche il preludio alla disfatta della
Luftwaffe e a un nuovo corso per tutta la guerra.
5. La terza fase:
7 settembre – 5 ottobre
La scelta di bombardare le città non era solo dettata
dalla volontà di vendicare l’attacco del Bomber
Command su Berlino. Esistevano almeno altre due
ragioni per cui la Luftwaffe poteva sperare di
ottenere, insieme al crollo del morale della
popolazione, anche l’agognata vittoria sulla RAF.
Nelle periferie delle maggiori città industriali, e della
stessa Londra, c’erano le fabbriche che, ogni giorno,
a ritmo serrato, sfornavano nuovi caccia, nuovi
Spitfire che andavano a rimpiazzare quelli andati
perduti in azione. Come abbiamo visto, molti dei
piloti inglesi abbattuti si salvavano, e potevano
tornare a volare su questi nuovi aerei in pochi giorni.
La distruzione delle fabbriche sarebbe stato un
colpo durissimo per la RAF.
Inoltre, era prevedibile che per difendere le città i
caccia inglesi si sarebbero concentrati su di esse
dando ai Messerschmitt la possibilità di abbatterli in
grande numero.
La terza fase della battaglia cominciò dunque, il 7
settembre, con Goering decisamente fiducioso sulle
sorti dello scontro. La RAF sarebbe stata annientata
comunque.
Così non fu.
Nel giro di pochissimi giorni le stazioni radar sulla
Manica furono riparate e così gli aeroporti
ritornarono pienamente operativi. Ora gli obiettivi dei
bombardieri tedeschi erano conosciuti: non essendo
più necessario prevedere la loro destinazione, i
controllori della RAF avevano la possibilità di
concentrare molte squadriglie di caccia e scagliarle
contro il nemico molto prima che questo potesse
sganciare le sue bombe.
Ai piloti della Luftwaffe era stato detto che la RAF
era stata praticamente annientata dagli attacchi sugli
aeroporti: l’immagine di stormi di Hurricane e Spitfire
che si avventavano contro di loro ebbe un fortissimo
impatto psicologico.
Presto la Luftwaffe fu costretta a passare ai blitz
notturni: di giorno la caccia inglese mieteva troppe
vittime. Per la popolazione, nelle città, cominciò un
periodo
terribile.
Londra
fu
bombardata
incessantemente per cinquantasette notti, da una
media di duecento bombardieri alla volta. Le difese
antiaeree della città vennero potenziate, e il 10
agosto, centinaia di batterie di cannoni e riflettori
entrarono in azione contro i bombardieri tedeschi.
L’effetto sul nemico fu in realtà piuttosto lieve, ma la
popolazione di
Londra
ne
ricevette
una
soddisfazione enorme. All’inizio, gli inglesi tentarono
di ignorare i bombardamenti con orgoglioso
disprezzo. Ma ben presto cominciarono le notti
insonni trascorse negli enormi rifugi antiaerei,
ricavati per lo più nei tunnel della metropolitana. Il 14
ottobre, una bomba colpì il numero 10 di Downing
Street, la residenza del Primo Ministro. Non ci
furono vittime, ma diverse stanze vennero devastate
dall’esplosione. Churchill e sua moglie dovettero
trasferirsi in un luogo sicuro. Il Parlamento continuò
a tenere le sue sedute come se nulla fosse e
quando una Camera venne danneggiata, i deputati
si trasferirono semplicemente nell’altra.
Dalla metà di settembre la Luftwaffe iniziò a
impiegare un gran numero di ordigni a scoppio
ritardato. Questi diventarono presto un enorme
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problema. Dovevano essere disinnescati prima di
poter provvedere a soccorrere i feriti. Squadre di
artificieri,
professionisti
o
improvvisati,
si
organizzarono a questo scopo. Almeno una merita
di essere ricordata. Era formata dal conte di Suffolk,
da sua moglie e dal loro maggiordomo, un uomo già
anziano. Si erano battezzati – con il tipico humour
britannico - la “Santissima Trinità”. Disinnescarono
trentaquattro bombe, divenendo quasi una leggenda
a Londra e dintorni. La trentacinquesima, purtroppo,
li uccise tutti e tre.
6. La quarta fase:
Alla fine del 1940, i morti civili britannici in
conseguenza dei bombardamenti erano più di
novantamila.
La resistenza della nazione era stata straordinaria. E
presto, nel giro di uno o due anni, sarebbero state le
città tedesche a subire gli attacchi incessanti dei
bombardieri inglesi e americani, fino agli ultimi giorni
del Reich.
Le sorti della guerra stavano per mutare
radicalmente.
7. Conclusioni:
6 ottobre – 31 ottobre
L’estate quell’anno durò più a lungo, fino ad ottobre
inoltrato. I bombardamenti continuarono, ma le
perdite per la Luftwaffe divennero insostenibili.
Ormai gli attacchi arrivavano solo di notte. Di giorno,
il comando tedesco tentò di mantenere alta la
pressione sulla RAF dotando i Messerschmitt di
piccole bombe da sganciare sulle piste degli
aeroporti. Questi primi “cacciabombardieri” ebbero
all’inizio un certo successo. Ma gli inglesi adottarono
presto delle contromisure. Tornarono a sorprendere
i Messerschmitt in volo sopra la Manica,
costringendoli a impegnare combattimenti aerei. Per
farlo, i piloti tedeschi, che già si trovavano ad
affrontare caccia più manovrabili dei loro, erano
costretti a sganciare in mare le loro bombe.
Sulle città, gli attacchi si facevano sempre più
violenti. Nella notte del 15 ottobre, con la luna piena
na illuminare il cielo, 480 aerei tedeschi attaccarono
Londra, sganciando 386 tonnellate di esplosivo e
70000
bombe
incendiarie.
Queste
ultime
diventarono il pericolo principale per i londinesi. Fino
a quel momento, lo slogan era stato: “in cantina!”. I
cittadini erano esortati a utilizzare i loro improvvisati
rifugi, cantine rinforzate da travi e sacchi di sabbia.
Adesso, lo slogan doveva diventare: “sui tetti!” dato
il numero sempre maggiore di morti causato dagli
incendi, che impedivano di uscire dalle cantine delle
case in fiamme. Il servizio antincendio divenne
obbligatorio. E divenne abituale trascorrere le notti
sui tetti, con solo un elmetto come protezione. Con
la fine di ottobre, la Battaglia poteva dirsi conclusa:
la RAF aveva vinto. L’operazione Leone Marino
dovette essere rinviata. Ma i bombardamenti notturni
continuarono ancora a lungo. L’obiettivo principale
ora non era più Londra, ma le citttà industriali. Il 14
novembre fu attaccata Coventry. Cinquecento
bombardieri sganciarono 600 tonnellate di bombe e
migliaia di ordigni incendiari. Il centro della città fu
completamente raso al suolo, e un nuovo verbo
“coventrizzare”, divenne presto, nella lingua inglese,
sinonimo dell’immane tragedia dei bombardamenti a
tappeto. I morti furono migliaia.
Bristol, Liverpool, Southampton, Sheffield, Glasgow
furono colpite altrettanto duramente.
C’è chi sostiene che quanto accade sui cieli
dell’Inghilterra in quell’estate del 1940 sia stato
qualcosa di sostanzialmente scontato. La sconfitta
dei tedeschi era ovvia, l’invasione dell’Inghilterra non
avrebbe mai avuto luogo. Normalmente (ma non
voglio polemizzare) sono di quest’idea quelli che
attribuiscono all’Unione Sovietica, alla sua grande
guerra patriottica, il merito della sconfitta definitiva di
Hitler. Dimenticano però che, senza la Gran
Bretagna, e di conseguenza senza gli Stati Uniti, la
Russia non avrebbe potuto contare sull’immensa
quantità di rifornimenti militari e non solo che
nutrirono ed equipaggiarono quella resistenza. Nel
1940, prima dell’aggressione nazista alla Russia,
l’Unione Sovietica era sostanzialmente schierata
dalla parte di Hitler. Stalin si era complimentato con i
tedeschi per la trionfale entrata della Wermacht a
Parigi. L’Unione Sovietica, per sua natura
antagonista delle potenze occidentali, non aveva
nessun interesse ad opporsi al nazismo fino a
quando questo, vilmente e contro ogni previsione, le
si scagliò contro. Quella dell’estate del 1940 fu una
battaglia per la sopravvivenza almeno quanto lo fu
quella dei sovietici. Una battaglia in cui si giocò tutto
per un risultato tutt’altro che scontato. Senza la
resistenza eroica degli inglesi, la guerra avrebbe
preso certamente un altro corso, e con conseguenze
che facciamo fatica a immaginare. Ma questa è
un’altra storia.
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Bibliografia
Opere:
-
Winston Churchill, La seconda guerra
mondiale, Superbur, (ed. ridotta, 1959)
Arrigo Petacco, La seconda guerra
mondiale, ed. Curcio (1980)
Riviste:
-
-
Supermarine Spitfire, “Aerei da
combattimento” (DeAgostini), anno I n.8,
1995, pp. 154-157
Messerschmitt Bf 109, il difensore del Reich,
“Aerei da combattimento” (DeAgostini),
anno I n.19, 1995, pp.134-137
Siti Web:
-
The Royal Air Force Official Website
www.raf.mod.uk
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