1. Introduzione 2. La guerra: 1 settembre 1939 -10 luglio 1940 La Battaglia d’Inghilterra non fu soltanto uno dei momenti più fondamentali della seconda guerra mondiale,un avvenimento da ricordare – per gli inglesi – con spontaneo folklorismo patriottico. Fu certamente molto di più. Segnò un punto di svolta fondamentale nella guerra. La prima vera sconfitta della Germania nazista. La prima vittoria alleata. Il momento in cui la travolgente avanzata nazista si scontrò con una accanita ed efficace resistenza, in conseguenza della quale i piani per il proseguimento della guerra dovettero essere radicalmente mutati. Oggi quasi tutti concordano nell’affermare che il motivo principale per cui Hitler aggredì l’Unione Sovietica nel 1941 fu proprio la sconfitta subita nei cieli dell’Inghilterra. Quella sconfitta aveva reso impossibile il tentativo di invasione della Gran Bretagna, rimasta sola ad opporsi al nazismo, di fronte ad una potenza soverchiante. Nell’attesa che gli inglesi rimanessero vittime del loro isolamento – come speravano i tedeschi - strangolati dalla morsa degli U-boot che negli oceani facevano strage dei convogli carichi di rifornimenti, Hitler aveva bisogno di un nuovo obiettivo su cui scagliare la sua imponente macchina da guerra. E la scelta, quasi inevitabilmente, cadde sulla Russia di Stalin. Questo, lo sappiamo, fu il primo fatale errore strategico tedesco. Quello che, come conseguenza, tenne l’esercito di Hitler impegnato per mesi su di un fronte immenso, in condizioni proibitive, che insieme alla resistenza dei russi inflissero un numero elevatissimo di perdite. Lo sbarco in Normandia, nel 1944, non sarebbe stato possibile in assenza di quelle condizioni, e l’eventuale caduta della Gran Bretagna avrebbe sicuramente dissuaso gli Stati Uniti dall’entrare in guerra contro la Germania. La Battaglia d’Inghilterra fu quindi un punto cruciale per tutto il conflitto. Un evento che vale la pena di indagare nei suoi particolari e retroscena, anche per altri motivi. Fu la prima battaglia combattuta esclusivamente nell’aria della Storia. Fu la prima volta in cui la vittoria aerea fece davvero la differenza. Insieme all’eroismo dei piloti britannici vanno dunque analizzate le strategie messe in atto dalle due parti, l’impiego di nuove tecnologie come il radar, le conseguenze devastanti dei bombardamenti a tappeto sulle città. Una serie di circostanze resero possibile la vittoria britannica. Va ricordato che in quei giorni gli inglesi combattevano davvero per la loro sopravvivenza, e di questo erano assolutamente consapevoli. Dalla loro accanita resistenza, dalla assoluta certezza di poter ottenere la vittoria finale scaturì quello che a tutti, solo pochi anni prima, sarebbe sembrato impossibile. Le sorti di una nazione, forse quelle del mondo intero, nelle mani di un pugno di piloti. Come dichiarò Winston Churchill alla conclusione della battaglia, mai nella Storia, tanti uomini avevano dovuto così tanto a così pochi. La seconda guerra mondiale era cominciata con l’invasione della Polonia da parte dei tedeschi, il primo settembre 1939. Quel mattino, all’alba, le forze armate del Terzo Reich scatenarono un offensiva dalla terra e dal cielo che travolse nel giro di pochissimi giorni la resistenza polacca. La Gran Bretagna e la Francia, dopo aver assistito all’annessione dell’Austria e all’occupazione della Cecoslovacchia, avevano firmato un accordo di alleanza con la Polonia, in cui si impegnavano a garantirne l’indipendenza di fronte ad un eventuale aggressione. In ottemperanza a quel patto, il 3 settembre Francia e Inghilterra, dopo che il loro secondo ultimatum non aveva ricevuto risposta, dichiararono guerra alla Germania. La resistenza polacca, eroica e spesso addirittura suicida, durò ventotto giorni. Dopo la caduta della capitale nelle mani dei tedeschi e l’ingresso delle truppe sovietiche nella parte orientale del paese, la Polonia dovette arrendersi. Il passo successivo doveva essere l’attacco alla Francia, ma quasi un anno trascorse prima che questo avesse luogo. Nel frattempo, Danimarca e Norvegia caddero nelle mani di Hitler, e gli inglesi inviarono un loro corpo di spedizione nel nord della Francia. La British Expeditionary Force (BEF) era accompagnata da dodici squadriglie di caccia Hurricane, le sole forze in grado di opporsi efficacemente alla Luftwaffe (l’aviazione tedesca). Ma il 10 maggio 1940, quando Hitler sferrò il suo attacco ad occidente, nessuno poteva sospettare quello che sarebbe accaduto. Una devastante combinazione di forze corazzate e bombardamenti a bassa quota (da parte dei famigerati Stukas) travolse Olanda, Belgio e Lussemburgo, per poi lanciarsi contro le difese francesi a nord della linea Maginot. Scontri furibondi continuarono per alcuni giorni. Il mattino del 15, il primo ministro francese Reynaud comunicò a Churchill (che aveva assunto la carica di capo del governo due giorni prima): “Siamo stati sconfitti”. I tedeschi avevano sfondato il fronte presso Sedan, e l’esercito francese, concentrato lungo la linea del fronte, non aveva forze sufficienti per arginare l’invasione né per tentare un contrattacco. Mentre la battaglia continuava nel cielo, e la Luftwaffe affermava la propria superiorità, il corpo di spedizione britannico iniziò la ritirata verso Dunkerque. Venne organizzata una colossale operazione di reimbarco (nome in codice Dynamo) per riportare in patria il maggior numero possibile di soldati. Secondo le previsioni più ottimistiche, 50000, forse 55000 uomini avrebbero potuto essere tratti in salvo. Alla fine, 338000 soldati, di cui 26000 francesi, raggiunsero sani e salvi le coste dell’Inghilterra. Questo fu reso possibile anche dalla copertura aerea procurata dalla RAF (l’aviazione britannica), che inflisse perdite durissime ai tedeschi, perdendo però cento aeroplani e 80 insostituibili piloti. Per il 18 giugno, giorno in cui il nuovo governo di Petain firmò 1 la resa, tutte le forze britanniche erano state ritirate dalla Francia. Il giorno seguente, Churchill dichiarò alla Camera: “Quella che il generale Weygand ha chiamato la Battaglia di Francia si è conclusa. Credo che stia per cominciare la Battaglia d’Inghilterra”. 3. Operazione “Leone marino” Come si apprese alla cattura degli archivi tedeschi nel ’45, fin dallo scoppio della guerra, il 3 settembre, lo stato maggiore del Reich aveva messo a punto un piano per l’invasione della Gran Bretagna. Il piano prevedeva l’attraversamento della Manica, cioè lo sbarco sulla parte di costa meglio fortificata e difesa (era stato l’antico fronte marino contro i francesi) ma anche più vicina alla Francia. La marina tedesca, che doveva realizzare materialmente lo sbarco venne consultata e l’ammiraglio Raeder pose fin da subito una serie di condizioni. Lo sbarco sarebbe stato possibile, innanzitutto, solo se si fosse avuto il controllo di tutti i porti del nord della Francia, del Belgio e dell’Olanda. Per questo motivo, nell’anno trascorso fra la caduta della Polonia e l’attacco alla Francia, non venne fatto alcun passo in avanti nella pianificazione. Quando la prima condizione di Raeder venne improvvisamente soddisfatta (con la conquista di Olanda, Belgio e Francia), Hitler venne informato dettagliatamente del piano. Il Fuhrer si mostrò scettico. Credeva che gli inglesi avrebbero finito per accettare un armistizio e si rendeva conto delle enormi difficoltà che il piano presentava. Dopotutto, nessuno era riuscito a invadere le isole britanniche dai tempi di Guglielmo il conquistatore, quasi mille anni prima. C’era una condizione, innanzitutto, assolutamente necessaria perché l’invasione divenisse realizzabile: la conquista dell’assoluta superiorità aerea sopra la Manica e l’inghilterra meridionale. Tre giorni. Se per tre giorni la la Luftwaffe avesse impedito le interferenze della RAF nell’operazione, lo sbarco avrebbe avuto luogo. Di questo avrebbe dovuto occuparsi Goering, a capo dell’aviazione germanica. I piani inizialmente prevedevano lo sbarco di almeno 100000 uomini in vari punti lungo la costa. Ma la marina sosteneva che non era assolutamente possibile proteggere lo sbarco su un fronte così vasto. Si decise quindi per la creazione di uno stretto “corridoio”, in corrispondenza del punto più stretto del canale (fra Dover e Calais, dove oggi si trova il tunnel che collega i due paesi), protetto da campi di mine e sottomarini. Il punto fondamentale restava comunque la conquista del cielo. 3. Le forze in campo All’inizio di luglio, la RAF disponeva di 640 caccia, in maggioranza Hurricane, oltre alle prime squadriglie dei nuovi Spitfires. I tedeschi avevano invece oltre 2600 apparecchi, tra caccia e bombardieri, moderni e già testati sul campo. La superiorità numerica tedesca era nettissima, di quattro a uno. Tuttavia gli inglesi combattevano in casa, e questo, come vedremo, costituiva una serie infinita di vantaggi. Innanzitutto, la vicinanza degli aeroporti consentiva di intervenire rapidamente in risposta agli attacchi. Non appena la rete radar (di cui parleremo più specificamente in seguito) rilevava le formazioni tedesche in avvicinamento, i caccia della RAF decollavano per intercettarli. Il fatto di operare vicino alle proprie basi significava inoltre poter disporre di una lunga autonomia. I piloti tedeschi dovevano prestare attenzione al livello del carburante per avere la garanzia di fare ritorno alle loro basi, gli inglesi combattevano fino ad avere i serbatoi praticamente vuoti. Inoltre, ogni pilota tedesco abbattuto sui cieli dell’inghilterra o sulla Manica era definitivamente perduto. Se fosse sopravvissuto, sarebbe stato preso prigioniero e non avrebbe più fatto ritorno alla base. Ogni volta che un aereo inglese veniva abbattuto, invece, il pilota che riusciva a lanciarsi veniva quasi sempre tratto in salvo, e nel giro di pochi giorni poteva tornare a volare su un nuovo aereo. Accanto a queste considerazioni, tuttavia, dobbiamo ricordare che la vicinanza delle basi poteva rivelarsi un arma a doppio taglio. Tutti gli aeroporti della RAF nel sud dell’Inghilterra erano nel raggio d’azione dei bombardieri tedeschi. Quando questi vennero massicciamente bombardati durante le fasi più intense della battaglia, decine di aerei furono distrutti al suolo, e molti, al ritorno dalle missioni, trovarono le proprie piste e i propri hangar rasi al suolo. Questo per capire come la situazione strategica fosse complessa. Gli inglesi avevano dalla loro migliori condizioni operative. I tedeschi una schiacciante superiorità numerica e la possibilità di tenere il nemico costantemente sotto pressione, non solo quando lo affrontavano in volo. Gli aerei L’immagine di due aerei soprattutto è rimasta legata alla Battaglia d’Inghilterra: lo Spitfire e il Messerschmitt 109. Di entrambi questi caccia, entrati di diritto nella storia dell’aviazione, furono costruite moltissime versioni, di volta in volta aggiornate e potenziate, nel corso della guerra. A volare sui cieli dell’Inghilterra nel 1940 furono i primi modelli di entrambi gli apparecchi: e proprio su di questi vale la pena di spendere qualche parola. Il Messerschmitt 109 Il caccia monoposto Messerschmitt 109 fu progettato dall’ingeniere Willy Messerschmitt ed entrò in servizio nella neonata Luftwaffe, nel 1937. Rappresentava una concezione innovativa del caccia monoposto, molto lontana da quella dei biplani della prima guerra mondiale. Il Messerschmitt poteva contare su una velocità che superava di 2 quasi 50 km/h il più antiquato Hurricane britannico. Era maneggevole e dotato di un armamento più pesante dei caccia avversari: due cannoncini (da venti millimetri) e due mitragliatrici. Nel corso della battaglia d’Inghilterra diede prova di ottime prestazioni e fu l’incubo dei piloti britannici almeno quanto lo Spitfire lo era di quelli tedeschi. La sua principale limitazione era l’autonomia piuttosto scarsa. Con meno di metà del pieno carico di carburante non era in grado di fare ritorno con sicurezza alle basi oltremanica. Molto spesso, i piloti inglesi, esaurite le munizioni, si facevano inseguire nell’interno fino a quando i cacci tedeschi erano costretti ad invertire la rotta per non precipitare sulla via del ritorno. Moltissimi aerei andarono perduti in questo modo. Il Messerschimtt fu anche il primo caccia monoposto ad essere usato come bombardiere. L’idea di montare una bomba sotto la carlinga dei caccia per rendere possibile l’attacco degli aeroporti nemici senza far uso di bombardieri era sicuramente innovativa, ma non si rivelò efficace. Semplicemente, le squadriglie inglesi iniziarono ad intercettare i caccia tedeschi in volo sopra la Manica, quando erano ancora lontani dai loro obiettivi. Per impegnare in combattimento i più agili Hurricane, i piloti tedeschi erano costretti a sganciare in mare le loro bombe. Inoltre, il carico maggiore riduceva ulteriormente l’autonomia. Lo Spitfire Lo Spitfire divenne ben presto l’incubo dei piloti della Luftwaffe e viene considerato da molti come il vero “salvatore” della patria nei mesi della Battaglia d’Inghilterra. La sua fama è giustificata. Lo Spitfire, che nel 1940 costituiva solo una parte, minoritaria, dell’aviazione da caccia britannica, ma che ben presto avrebbe sostituito gli Hurricane definitivamente, era del tutto pari o addirittura superiore al Messchersmitt in velocità e manovrabilità. Il suo unico svantaggio nei confronti del caccia tedesco era l’armamento, composto da otto mitragliatrici, che spesso si rivelava inadeguato nel combattimento aereo (la potenza di fuoco superiore dei tedeschi rendeva necessari meno colpi per abbattere il nemico). Ma lo Spitfire, insieme al più datato Hurricane, costituì la vera ragione per cui l’operazione Leone Marino non potè mai essere messa in atto. I piloti inglesi attaccavano le formazioni di bombardieri scortate dai Messerscmitt facendo leva sulla loro grande manovrabilità. I caccia tedeschi, costretti a non abbandonare i bombardieri, vedevano il vantaggio della maggiore elocità completamente annullato. Quanto alle formazioni incaricate appositamente di dare la caccia agli Spitfire per abbatterli, senza il peso dei bombardieri da scortare, queste dovevano spesso fare i conti con la scarsità di combustibile a disposizione. Dopo venti minuti circa, il combattimento, per qualunque pilota tedesco, doveva considerarsi concluso. Lo Spitfire invece poteva continuare a volare ancora a lungo. *** Un cenno a parte andrebbe fatto anche agli Stukas, i famosi bombardieri in picchiata che avevano esordito con così grande successo nelle campagne di Polonia e di Francia. Erano aerei biposto, estremamente resistenti, ed erano in grado di sganciare le loro bombe con terrificante precisione. Questo perché il bombardamento avveniva in picchiata (l’aereo era stato progettato appositamente per questo): le bombe così venivano sganciate sulla verticale dell’obiettivo e lo colpivano nella quasi totalità dei casi. Gli Stukas avevano addirittura un dispositivo, una sirena, in grado di produrre quel terrificante sibilo che i soldati impararono presto a conoscere, e che divenne da subito sinonimo di morte. Ma lo Stukas, nella Battaglia d’Inghilterra, ebbe un ruolo molto marginale: anzi, si rivelò un vero fallimento. Nei cieli della Polonia e della Francia, aveva potuto operare praticamente indisturbati, dovendosi preoccupare della sola contraerea. Ora gli Stukas non avevano mai dovuto fare i conti con caccia nemici in gran numero. Gli inglesi dovevano semplicemente aspettare che questi iniziassero la picchiata (in cui diventavano praticamente dei bersagli immobili) per abbatterli con estrema facilità, anche prima che sganciassero le loro bombe. La loro scarsa velocità, che consentiva di sganciare gli ordigni con grande precisione, divenne un limite fatale: gli inglesi li attaccavano da ogni lato e sistematicamente ne abbattevano a dozzine. Ben presto, gli Stukas cominciarono a non essere più utilizzati, e ritornarono a giocare un ruolo importante soltanto in seguito, sul fronte russo. Il radar Il Radio detection and Ranging (radar) system fu inventato dall’inglese Watson nel 1935. Cinque anni dopo, nel corso della Battaglia d’Inghilterra, era ancora uno strumento sperimentale, e dalle capacità molto limitate rispetto ai radar attuali. Tuttavia, il possesso di questo strumento da parte degli inglesi fu senza dubbio una delle chiavi per la vittoria, e dimostrò la sua efficacia anche in molti altri contesti, per esempio sul mare, negli scontri con la flotta italiana. Il radar permetteva di rilevare le formazioni di bombardieri nemici in avvicinamento, la loro consistenza e la loro probabile destinazione. Consentiva quindi di decidere in anticipo come organizzare la difesa e di indirizzare la squadriglie dei caccia direttamente sull’obiettivo. In questa fase della guerra, costituì un vantaggio enorme. Pur con 3 tutti i suoi limiti, il radar permetteva di usare al meglio le risorse disponibili, e questo era assolutamente vitale per la RAF, che come abbiamo visto era numericamente di molto inferiore. *** 3. La prima fase della Battaglia: 10 luglio – 7 agosto Subito dopo la conquista della Francia e del Belgio i tedeschi avevano occupato gli aeroporti della Normandia, allestendoli per lanciare da questi la loro offensiva contro l’Inghilterra. Inizialmente, i tedeschi condussero voli di ricognizione per saggiare le difese britanniche e poche azioni di combattimento. Il primo vero attacco contro l’Inghilterra venne sferrato all’alba del 10 luglio. In tutta la prima fase della battaglia gli obiettivi furono principalmente i convogli che attraversavano la Manica e i porti da Dover a Plymouth (vedi cartina) nella zona prevista per l’invasione. L’obiettivo era saggiare la capacità di risposta della RAF e indebolirla, oltre naturalmente a colpire le difese dei porti su cui si sarebbe dovuto concentrare lo sbarco delle truppe. Ma seguiamo direttamente la prima giornata della Battaglia dai rapporti giornalieri della Royal Air Force. Pochi sporadici attacchi sono stati condotti contro la costa scozzese. Nessuno di questi è stato intercettato. Tra le 21.30 e le 05.00, 12 raid hanno colpito tra il Firth of Tay e Beachy Head. A causa del maltempo, nessuno dei nostri caccia era in volo. Bombe sono state sganciate su Guisborough, Canedown, Hertford, l’Isola di Grain, Tobermory (Isola di Mull, costa occidentale della Scozia), Colchester, Welwyn e Ely. Perdite: NEMICHE Caccia: 8 confermati, 11 non confermati Bombardieri: 4 confermati, 6 non confermati PROPRIE 2 Hurricane confermati. Altri 2 Hurricane schiantatisi in fase di atterraggio. Aerodromo di Catterick inutilizzabile Rapporti del servizio aereo di Intelligence: - l’ispezione di un Me109 abbattuto oggi conferma che questo caccia è armato con due cannoni, uno per ogni ala, e due mitragliatrici. I rapporti precedenti, indicanti che il Me109 era armato con 3 cannoni risultano errati (in seguito l’armamento sarà potenziato N.d.R.) […] --------------------------------------------------------------------10 luglio 1940 Meteo: acquazzoni sul sud est dell’Inghilterra e sulla Manica. Pioggia continua sul resto dell’isola. Nel corso della giornata gli sforzi del nemico si sono concentrati in due attacchi al naviglio mercantile. Approssimativamente alle 11.00 un convoglio è stato attaccato al largo di Manston da un Dornier (bombardiere tedesco, N.d.R.) scortato da 10 Me109 (Messerschmitt 109) ma in conseguenza della tempestiva azione di due nostre squadriglie di caccia, l’aereo nemico è stato abbattuto. Il nemico ha subito la perdita di 1 Me109 (confermato) e di altri quattro (probabili). Alle 13.25 una formazione di circa 120 aerei nemici si è concentrata presso Calais e ha attaccato un convoglio in navigazione tra Dover e Dungeness. L’intercettazione da parte di cinque nostre squadriglie ha prodotto l’abbattimento (confermato) di 6 Me110 (un caccia pesante biposto, concepito per scortare i bombardieri N.d.R.), 1 Me109, 1 Dornier17 e 1 Dornier215. […] Ulteriori raid nemici hanno avuto per obiettivo le coste occidentale, meridionale e orientale. Questi sono stati particolarmente intensi a ovest. Verso la sera, a causa probabilmente delle cattive condizioni del tempo, l’attività nemica è diminuita. Uno Ju88 (bombardiere tedesco N.d.R.) è stato abbattuto dalla contraerea. A est, alcune navi e l’aerodromo di Raynham sono stati attaccati. […] - […] (i tedeschi) sono dubbiosi sul fatto che l’invasione avrà effettivamente luogo, e dubitano che potrebbe avere successo se sarà tentata. Gli attacchi costanti dei nostri bombardieri stanno rendendo difficile l’assembramento di truppe. --------------------------------------------------------------------Come possiamo notare, in questa prima giornata di combattimenti, gli inglesi inflissero perdite alla Luftwaffe in rapporto di due a uno. Gli attacchi tedeschi si erano concentrati sui convogli e sui campi di aviazione. Nei giorni successivi anche le antenne radar verranno attaccate e diverse distrutte dagli Stukas. Questa prima fase della battaglia (fino al 7 agosto) può essere considerata semplicemente il preludio a quella successiva, in cui gli attacchi e le perdite da entrambe le parti diventeranno molto più consistenti. Il 14 luglio, in un discorso radiofonico alla BBC, Winston Churchill parlò della possibile invasione: “Potrebbe essere stanotte. Potrebbe essere la prossima settimana. Potrebbe non arrivare mai. Dobbiamo mantenerci egualmente in grado di sostenere un violento attacco o – il che costituirà probabilmente un prova più dura – una lunga vigilanza. […] Difenderemo ogni paese, ogni città. La grande estensione della sola Londra, combattuta strada per strada, potrebbe facilmente impegnare un 4 esercito intero; e noi preferiremmo vedere Londra in rovine piuttosto che brutalmente schiavizzata. Concluse: “Questa non è una guerra di capi o di principi, di dinastie o di ambizioni nazionali; è una guerra di popoli e di cause. Ci sono moltitudini di uomini, non solo su quest’isola ma in ogni terra, che presteranno fedelmente il loro servizio in questa guerra, e i loro nomi non saranno mai conosciuti, non saranno mai registrati. Questa è la guerra dei combattenti sconosciuti (War of the Unknown warrioris); ma battiamoci senza perdere mai la fiducia o venir meno al nostro dovere, e l’ombra oscura di Hitler sarà spazzata via dalla nostra epoca.” 4. La seconda fase: 8 agosto – 6 settembre All’inizio di settembre, i tedeschi avevano concentrato nei porti della Normandia e nell’immediato entroterra forze sufficienti a lanciare l’invasione contro la Gran Bretagna. Come abbiamo visto, le continue incursioni notturne dei bombardieri britannici avevano rallentato questa operazione, facendo perdere al Reich settimane preziose. Hitler e l’Alto Comando sapevano bene che l’invasione non poteva essere lanciata attraverso la Manica in autunno inoltrato – date le condizioni atmosferiche proibitive - e che la fine dell’estate avrebbe costituito un ostacolo insormontabile, tale da costringere il rinvio dell’operazione Leone Marino a tempo indeterminato, almeno fino all’anno successivo. Questo – con la RAF ancora pienamente operativa – significava una cosa sola: era necessario imprimere un’accelerazione consistente alle operazioni della Luftwaffe volte ad annientare l’aviazione britannica. All’inizio di agosto ebbe inizio la seconda fase della Battaglia, in cui i civili vennero ancora largamente risparmiati, ma il paese corse il rischio maggiore di soccombere. La Luftwaffe era convinta di aver distrutto la maggior parte delle stazioni radar di rilevamento dispiegate lungo la costa meridionale dell’Inghilterra. Goering credeva inoltre che le città portuali verso cui l’invasione doveva essere diretta fossero state già sufficientemente indebolite. In entrambi i casi, i tedeschi avevano torto, tuttavia l’intensificarsi delle missioni di bombardamento si rivelò una vera calamità per l’aviazione britannica. Il 13 agosto un massiccio attacco venne sferrato contro gli aeroporti in cui si concentrava la maggior parte dei caccia inglesi. Questo giorno, denominato “Adlertag” o “giorno dell’aquila” dalla Luftwaffe, doveva segnare l’inizio della fine della RAF. In realtà, questo primo attacco massiccio sugli aeroporti, pur infliggendo perdite consistenti agli inglesi, fu affrontato con grande coordinazione e forza. Le perdite tedesche furono enormi. Ma la RAF sapeva che quello era solo l’inizio. Con una superiorità numerica di quasi cinque a uno i tedeschi potevano permettersi perdite di quel tipo ancora a lungo, l’Inghilterra no. L’idea di Goering era quella di mantenere sulla RAF una pressione costante. Di giorno, sciami di bombardieri piombavano contemporaneamente su tutti gli aeroporti principali a sud del Tamigi. I caccia inglesi si alzavano in volo e trovavano ad attenderli i Messerschmitt. Spesso, esaurito il carburante, si ritrovavano a dover atterrare su piste pesantemente danneggiate, in condizioni estreme. La notte, mentre tutto il personale era intento alle riparazioni delle basi e degli aerei, gli attacchi continuavano. Il giorno successivo, i pochi che erano riusciti a chiudere occhio venivano risvegliati dalle bombe: la Luftwaffe aveva distrutto le stazioni radar sulla costa e i bombardieri erano piombati sulle basi prima che queste potessero essere avvertite. Decine di aerei venivano distrutti al suolo, e questo era il problema più grande per la RAF: una volta in volo, Spitfire e Hurricane si battevano come leoni, infliggendo al nemico perdite altissime. Fu proprio in quei giorni, nelle quattro settimane che segnarono questa fase della battaglia, che i piloti inglesi guadagnarono la gloria e la riconoscenza di tutta la nazione. Gli attacchi tedeschi erano terribili, ma l’Inghilterra, rappresentata da un pugno di coraggiosi che combattevano per la loro sopravvivenza, fecero quello che pochi avrebbero creduto possibile. Vediamo ora il resoconto dettagliato della giornata del 15 agosto, due giorni dopo l’Adlertag. ---------------------------------------------------------------------15 agosto 1940 Meteo: bel tempo, alta pressione e temperature in aumento. Nuvole sparse sulla Manica. Si sono avute cinque azioni principali: - - alle 1100 sulla costa fra Dover e Hawkinge. Più di 100 aerei nemici coinvolti. Attorno alle 1200 nelle aree di Newcastle, Sunderland e Drieffield. 70 aerei nemici coinvolti. Alle 1430 su Martlesham, Dover, Deal e Lympne. 200 aerei nemici coinvolti (!) 5 - - Dalle 1720 alle 1810 nelle aree di Portsmouth, Weymouth e Middle Wallop. 300-400 aerei nemici coinvolti (!!) Dalle 1810 alle 1930, da Dungeness a Kenley e Biggin Hill. 60-70 aerei nemici coinvolti. Gli aeroporti sono stati gli obiettivi principali. Obiettivi industriali e portuali sono stati attaccati. Nei combattimenti sono stati abbattuti 161 aerei nemici (!). Coste occidentale e orientale Dalle 0751 alle 0900, il nemico ha effettuato una ricognizione a est del Wash (sulle contee di Norfolk Suffolk e Essex, N.d.R.) […] Alle 1300 circa 60 aerei nemici hanno attraversato la costa nei pressi di Newcastle e attaccato l’aeroporto di Newcastle e obiettivi nel Sunderland. Nello stesso momento, 17 aerei provenienti da Flamborough Head attaccavano la base RAF di Drieffield. Nei combattimenti, i nostri caccia hanno abbattuto 40 aerei nemici, inclusi 10 Ju88 (bombardieri, N.d.R.). Questi ultimi sono stati abbattuti una volta concluso l’attacco su Drieffiled, al largo di Flamborough Head. Costa orientale e meridionale Una ricognizione nemica sull’estuario del Tamigi è stata seguita alle 1000 da altre due ricognizioni su Dover. Nessun contatto col nemico. Alle 1100 circa 100 aerei nemici hanno attaccato l’aeroporto di Hawkinge. […] Attorno alle 1430, 200 aerei nemici si sono concentrati nell’area di Calais- Boulogne e verso le 1500 hanno attaccato simultaneamente le basi RAF a Bawdsey, Dover, Deal e Lympne, ma con scarso successo. 18 squadriglie hanno affrontato l’attacco e 15 aerei nemici sono stati abbattuti. Alle 1800, quattro raid di più di 70 aerei hanno attraversato la costa a Dungeness e attaccato Rochester e le basi di West Malling e Croydon. Sette squadriglie li hanno intercettati, abbattendo 14 aerei nemici. Attorno alle 2100, otto raid provenienti dalle isole olandesi hanno attaccato Harwich. (in altre parti dell’Inghilterra meridionale, si registrarono attacchi di simile entità. Nella notte, l’attività nemica fu relativamente limitata N.d.R.) Alle 0900 del 15, il Fighter Command della Raf aveva 672 caccia operativi (tra cui 233 Spitfire e 351 Hurricane). Le perdite tedesche furono di 153 aerei abbattuti in combattimenti aerei e 8 dalla contraerea (accertati) e 55 probabili. Altrio 60 aerei della Luftwaffe erano stati danneggiati in modo più o meno grave. La RAF aveva perso 34 aerei. 18 piloti erano morti o dispersi. A terra, quasi quaranta persone fra avieri e civili erano stati uccisi. Quasi 200 erano i feriti. ---------------------------------------------------------------------Personalmente, trovo che il dato più significativo sia la sproporzione fra perdite tedesche e inglesi. Una sproporzione che giocava nettamente a favore della RAF. Ma se pensiamo che la Luftwaffe disponeva di circa 2500 aerei, mentre la RAF di poco più di 600, notiamo come, in un solo giorno, la Luftwaffe avesse perduto circa il 15 percento della propria forza aerea, mentre la RAF quasi il venti. Cinque giorni consecutivi come questo avrebbero distrutto tre quarti dell’aviazione tedesca ma completamente annientato quella hritannica. A questo vanno aggiunti i danni inflitti agli aeroporti, che limitavano pesantemente la capacità della RAF di combattere. Che per ogni caccia inglese abbattuto i tedeschi perdessero cinque dei loro, era un risultato straordinario, apparentemente, sufficiente a compensare l’enorme inferiorità numerica inglese. In realtà, come abbiamo visto, la RAF subì perdite, in proporzione, ben più gravi. Non bisogna essere analisti militari o esperti di strategia per capire che la situazione, nel giro di pochi giorni, divenne critica per la difesa aerea inglese. Attacchi ripetuti stavano infliggendo perdite devastanti, e presto la RAF sarebbe stata costretta a ritirarsi negli aeroporti a nord del Tamigi, fuori dal raggio d’azione dei caccia tedeschi, e quindi al riparo di gran parte delle incursioni. Ma questo avrebbe fornito a Hitler quello che voleva: la superiorità aerea sulla Manica. La carta decisiva per dare il via all’invasione. Ma qualcosa di inaspettato accadde. Improvvisamente i tedeschi modificarono la loro strategia, concentrando i loro attacchi su Londra e sulla popolazione civile. Questo doveva produrre una spaventosa carneficina, con città rase al suolo e migliaia di civili uccisi. Ma consentì alla RAF di riprendersi e ben presto la bilancia cominciò a pendere dalla parte degli inglesi. Le perdite tedesche diventavano inaccettabili mentre l’estate volgeva al termine. L’operazione Leone Marino dovette essere rinviata. Perché accadde tutto questo? Ho fornito un’anticipazione degli eventi delle ultime due fasi della battaglia per sottolineare l’importanza di questo repentino cambio di strategia da parte tedesca. Le sorti della battaglia sarebbero state completamente diverse se la Luftwaffe avesse continuato a non lasciare alla RAF un momento di tregua. Perché questa decisione? Cosa convinse Goering e Hitler a trascurare gli aeroporti per le città? La risposta richiede alcune premesse. Innanzitutto: Goering e lo stato maggiore tedesco non erano del tutto coscienti della drammatica situazione della RAF. Così non lo era Hitler. I caccia inglesi continuavano a infliggere alla Luftwaffe 6 perdite enormi. E la prospettiva di un invasione della Gran Bretagna, anche se ora più realistica, spaventava Hitler più di ogni altra cosa. Era consapevole di quanto quella mossa fosse azzardata e di come il suo esercito avrebbe potuto essere sconfitto. Se fosse fallita, l’invasione non sarebbe stata solo una pesante sconfitta militare, ma avrebbe dato agli inglesi la certezza di poter vincere la guerra, liberando un giorno l’Europa occupata. Hitler non aveva compreso fino in fondo la determinazione britannica a combattere in ogni caso fino alla fine, e sperava ancora di poter costringere la Gran Bretagna alla resa. A questo fine, i bombardamenti terroristici delle città avrebbero potuto convincere la popolazione che la fine fosse invitabile, e costretto il governo a cedere. Ma tutto questo non sarebbe stato sufficiente ad abbandonare una strategia altrettanto promettente. Con la RAF distrutta, gli inglesi avrebbero dovuto considerare seriamente la possibilità che l’invasione avesse successo. Forse questo li avrebbe davvero indotti a chiedere una pace negoziata. Niente di ciò che seguì sarebbe accaduto se non in conseguenza di un errore e – forse – di una provocazione azzardata di Churchill. Durante un’incursione notturna, i bombardieri tedeschi colpirono per sbaglio un sobborgo di Londra, causando molte vittime civili. La RAF rispose, alcuni giorni dopo, bombardando Berlino. Questa operazione ebbe, in Germania, un impatto psicologico enorme, del tutto sproporzionato agli effetti materiali del bombardamento. Il Reich stava vincendo la guerra. E improvvisamente, nel cuore della notte, gli inglesi arrivavano su Berlino a portare la morte sotto forma di bombe incendiarie. Hitler ebbe una delle sue crisi di collera, che d’ora in avanti dovevano diventare sempre più frequenti e violente. In risposta, ordinò che la Luftwaffe radesse al suolo Londra. La pressione sulla RAF, di conseguenza, crollò improvvisamente. Alcuni storici sostengono che Churchill, fiutando questa opportunità, abbia colto l’occasione del bombardamento “per errore” di Londra per provocare Hitler, sapendo che le conseguenze sarebbero state terribili per il suo paese, ma avrebbero capovolto le sorti della battaglia. E’ doveroso precisare che Churchill non ammise mai niente del genere. Né avrebbe potuto farlo. Avrebbe significato assumere la responsabilità di migliaia di vittime civili. Quello che è certo, è che con il bombardamento di Berlino ebbe inizio la terza fase della Battaglia d’Inghilterra. La più terribile sul piano delle vittime, ma anche il preludio alla disfatta della Luftwaffe e a un nuovo corso per tutta la guerra. 5. La terza fase: 7 settembre – 5 ottobre La scelta di bombardare le città non era solo dettata dalla volontà di vendicare l’attacco del Bomber Command su Berlino. Esistevano almeno altre due ragioni per cui la Luftwaffe poteva sperare di ottenere, insieme al crollo del morale della popolazione, anche l’agognata vittoria sulla RAF. Nelle periferie delle maggiori città industriali, e della stessa Londra, c’erano le fabbriche che, ogni giorno, a ritmo serrato, sfornavano nuovi caccia, nuovi Spitfire che andavano a rimpiazzare quelli andati perduti in azione. Come abbiamo visto, molti dei piloti inglesi abbattuti si salvavano, e potevano tornare a volare su questi nuovi aerei in pochi giorni. La distruzione delle fabbriche sarebbe stato un colpo durissimo per la RAF. Inoltre, era prevedibile che per difendere le città i caccia inglesi si sarebbero concentrati su di esse dando ai Messerschmitt la possibilità di abbatterli in grande numero. La terza fase della battaglia cominciò dunque, il 7 settembre, con Goering decisamente fiducioso sulle sorti dello scontro. La RAF sarebbe stata annientata comunque. Così non fu. Nel giro di pochissimi giorni le stazioni radar sulla Manica furono riparate e così gli aeroporti ritornarono pienamente operativi. Ora gli obiettivi dei bombardieri tedeschi erano conosciuti: non essendo più necessario prevedere la loro destinazione, i controllori della RAF avevano la possibilità di concentrare molte squadriglie di caccia e scagliarle contro il nemico molto prima che questo potesse sganciare le sue bombe. Ai piloti della Luftwaffe era stato detto che la RAF era stata praticamente annientata dagli attacchi sugli aeroporti: l’immagine di stormi di Hurricane e Spitfire che si avventavano contro di loro ebbe un fortissimo impatto psicologico. Presto la Luftwaffe fu costretta a passare ai blitz notturni: di giorno la caccia inglese mieteva troppe vittime. Per la popolazione, nelle città, cominciò un periodo terribile. Londra fu bombardata incessantemente per cinquantasette notti, da una media di duecento bombardieri alla volta. Le difese antiaeree della città vennero potenziate, e il 10 agosto, centinaia di batterie di cannoni e riflettori entrarono in azione contro i bombardieri tedeschi. L’effetto sul nemico fu in realtà piuttosto lieve, ma la popolazione di Londra ne ricevette una soddisfazione enorme. All’inizio, gli inglesi tentarono di ignorare i bombardamenti con orgoglioso disprezzo. Ma ben presto cominciarono le notti insonni trascorse negli enormi rifugi antiaerei, ricavati per lo più nei tunnel della metropolitana. Il 14 ottobre, una bomba colpì il numero 10 di Downing Street, la residenza del Primo Ministro. Non ci furono vittime, ma diverse stanze vennero devastate dall’esplosione. Churchill e sua moglie dovettero trasferirsi in un luogo sicuro. Il Parlamento continuò a tenere le sue sedute come se nulla fosse e quando una Camera venne danneggiata, i deputati si trasferirono semplicemente nell’altra. Dalla metà di settembre la Luftwaffe iniziò a impiegare un gran numero di ordigni a scoppio ritardato. Questi diventarono presto un enorme 7 problema. Dovevano essere disinnescati prima di poter provvedere a soccorrere i feriti. Squadre di artificieri, professionisti o improvvisati, si organizzarono a questo scopo. Almeno una merita di essere ricordata. Era formata dal conte di Suffolk, da sua moglie e dal loro maggiordomo, un uomo già anziano. Si erano battezzati – con il tipico humour britannico - la “Santissima Trinità”. Disinnescarono trentaquattro bombe, divenendo quasi una leggenda a Londra e dintorni. La trentacinquesima, purtroppo, li uccise tutti e tre. 6. La quarta fase: Alla fine del 1940, i morti civili britannici in conseguenza dei bombardamenti erano più di novantamila. La resistenza della nazione era stata straordinaria. E presto, nel giro di uno o due anni, sarebbero state le città tedesche a subire gli attacchi incessanti dei bombardieri inglesi e americani, fino agli ultimi giorni del Reich. Le sorti della guerra stavano per mutare radicalmente. 7. Conclusioni: 6 ottobre – 31 ottobre L’estate quell’anno durò più a lungo, fino ad ottobre inoltrato. I bombardamenti continuarono, ma le perdite per la Luftwaffe divennero insostenibili. Ormai gli attacchi arrivavano solo di notte. Di giorno, il comando tedesco tentò di mantenere alta la pressione sulla RAF dotando i Messerschmitt di piccole bombe da sganciare sulle piste degli aeroporti. Questi primi “cacciabombardieri” ebbero all’inizio un certo successo. Ma gli inglesi adottarono presto delle contromisure. Tornarono a sorprendere i Messerschmitt in volo sopra la Manica, costringendoli a impegnare combattimenti aerei. Per farlo, i piloti tedeschi, che già si trovavano ad affrontare caccia più manovrabili dei loro, erano costretti a sganciare in mare le loro bombe. Sulle città, gli attacchi si facevano sempre più violenti. Nella notte del 15 ottobre, con la luna piena na illuminare il cielo, 480 aerei tedeschi attaccarono Londra, sganciando 386 tonnellate di esplosivo e 70000 bombe incendiarie. Queste ultime diventarono il pericolo principale per i londinesi. Fino a quel momento, lo slogan era stato: “in cantina!”. I cittadini erano esortati a utilizzare i loro improvvisati rifugi, cantine rinforzate da travi e sacchi di sabbia. Adesso, lo slogan doveva diventare: “sui tetti!” dato il numero sempre maggiore di morti causato dagli incendi, che impedivano di uscire dalle cantine delle case in fiamme. Il servizio antincendio divenne obbligatorio. E divenne abituale trascorrere le notti sui tetti, con solo un elmetto come protezione. Con la fine di ottobre, la Battaglia poteva dirsi conclusa: la RAF aveva vinto. L’operazione Leone Marino dovette essere rinviata. Ma i bombardamenti notturni continuarono ancora a lungo. L’obiettivo principale ora non era più Londra, ma le citttà industriali. Il 14 novembre fu attaccata Coventry. Cinquecento bombardieri sganciarono 600 tonnellate di bombe e migliaia di ordigni incendiari. Il centro della città fu completamente raso al suolo, e un nuovo verbo “coventrizzare”, divenne presto, nella lingua inglese, sinonimo dell’immane tragedia dei bombardamenti a tappeto. I morti furono migliaia. Bristol, Liverpool, Southampton, Sheffield, Glasgow furono colpite altrettanto duramente. C’è chi sostiene che quanto accade sui cieli dell’Inghilterra in quell’estate del 1940 sia stato qualcosa di sostanzialmente scontato. La sconfitta dei tedeschi era ovvia, l’invasione dell’Inghilterra non avrebbe mai avuto luogo. Normalmente (ma non voglio polemizzare) sono di quest’idea quelli che attribuiscono all’Unione Sovietica, alla sua grande guerra patriottica, il merito della sconfitta definitiva di Hitler. Dimenticano però che, senza la Gran Bretagna, e di conseguenza senza gli Stati Uniti, la Russia non avrebbe potuto contare sull’immensa quantità di rifornimenti militari e non solo che nutrirono ed equipaggiarono quella resistenza. Nel 1940, prima dell’aggressione nazista alla Russia, l’Unione Sovietica era sostanzialmente schierata dalla parte di Hitler. Stalin si era complimentato con i tedeschi per la trionfale entrata della Wermacht a Parigi. L’Unione Sovietica, per sua natura antagonista delle potenze occidentali, non aveva nessun interesse ad opporsi al nazismo fino a quando questo, vilmente e contro ogni previsione, le si scagliò contro. Quella dell’estate del 1940 fu una battaglia per la sopravvivenza almeno quanto lo fu quella dei sovietici. Una battaglia in cui si giocò tutto per un risultato tutt’altro che scontato. Senza la resistenza eroica degli inglesi, la guerra avrebbe preso certamente un altro corso, e con conseguenze che facciamo fatica a immaginare. Ma questa è un’altra storia. 8 Bibliografia Opere: - Winston Churchill, La seconda guerra mondiale, Superbur, (ed. ridotta, 1959) Arrigo Petacco, La seconda guerra mondiale, ed. Curcio (1980) Riviste: - - Supermarine Spitfire, “Aerei da combattimento” (DeAgostini), anno I n.8, 1995, pp. 154-157 Messerschmitt Bf 109, il difensore del Reich, “Aerei da combattimento” (DeAgostini), anno I n.19, 1995, pp.134-137 Siti Web: - The Royal Air Force Official Website www.raf.mod.uk 9