I dieci pianeti sconosciuti della Via Lattea La quarta fase del progetto Optical Gravitational Lensing Experiment (OGLE), uno degli studi del cielo su scala più grande a livello mondiale, che si sta svolgendo sin dal 1992, ha dato nuovi frutti. Questa volte un team internazionale di studiosi, astronomi provenienti da Cile, Giappone, Nuova Zelanda, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti, ha scoperto 10 nuovi pianeti delle dimensioni di Giove che fluttuano liberi, da 10.000 a 20.000 anni luce dalla Terra in direzione del rigonfiamento centrale della Via Lattea. Nel corso di due anni, il team ha esaminato l’area centrale della Via Lattea, o «rigonfiamento galattico», e ha raccolto dati usando il telescopio largo 1,8 metri Microlensing Observations in Astrophysics (MOA) in Nuova Zelanda, che ha esaminato ogni ora le stelle al centro della nostra galassia alla ricerca di eventi di microlente gravitazionale. Senza questo speciale telescopio a microlente, la ricerca sarebbe stata impossibile poiché questa parte dello spazio è visibile solo usando questa tecnica. «Il nostro rilevamento è come un censimento della popolazione,» ha detto David Bennett, uno degli autori dello studio dall’Università di Notre Dame negli Stati Uniti, «noi abbiamo sondato una parte della galassia e, in base a questi dati, possiamo stimare i numeri complessivi nella galassia.» Questa scoperta implica che, nella sola Via Lattea, ci potrebbero essere miliardi di altri pianeti erranti simili a Giove. La loro presenza è spiegata dagli scienziati con la teoria dell’espulsione, secondo la quale alcuni pianeti sarebbero stati espulsi dai loro turbolenti sistemi solari iniziali a causa di scontri gravitazionali con altri pianeti o stelle e, senza una stella cui girare intorno, ora si muoverebbero intorno alla galassia come fanno il nostro Sole e le altre stelle, in orbite stabili intorno al centro galattico. «Se i pianeti erranti si formassero come le stelle – spiega David Bennett – ci saremmo aspettati di trovarne solo uno o due rispetto ai 10 che abbiamo individuato durante il nostro rilevamento. I nostri risultati suggeriscono che i sistemi planetari spesso diventano instabili, con i pianeti che vengono buttati fuori dai loro luoghi di nascita.» Il progetto di ricerca è stato in parte finanziato dal progetto OGLEIV (Optical gravitational lensing experiment: new frontiers in observational astronomy), che ha ricevuto una sovvenzione Advanced Grant del Consiglio europeo della ricerca (CER) del valore di 2,5 milioni di euro nell’ambito dell’area tematica «Idee» del Settimo programma quadro (7° PQ) dell’UE. fonte: http://cordis.europa.eu A.U. Copyright © - Riproduzione riservata