XXXIX Festival di Morgana
Kainós: nuovo/insolito/inatteso
Direttore Rosario Perricone
8 > 23 novembre 2014
Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, Palermo
Programma
SABATO 8 NOV. ore 20.30 - 22.00 - 23.30
DOMENICA 9 NOV. ore 17.00 -18.30 - 20.00
Mi Gran Obra
David Espinosa (Spagna)
LUNEDÌ 10 NOV. ore 18.30
inaugurazione della mostra
Alfa Berry
Le marionette di Vittorio Podrecca al Museo
Pasqualino
a cura di Rosario Perricone
a seguire
presentazione del volume
Le note dei sogni
I compositori del Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca
a cura di Alfonso Cipolla - Titivillus edizioni
a seguire
Proiezione docu-film
Vittorio Podrecca e il Teatro dei Piccoli
di Ennio Guerrato e Fabio Parente
GIOVEDÌ 13 NOV. ore 21.15
VENERDÌ 14 NOV. ore 21.15
Tandem
di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco
SABATO 15 NOV. ore 17.30
DOMENICA 16 NOV. ore 17.30
I tre orsetti
Teatro statale di Tula (Russia)
LUNEDÌ 17 NOV. ore 18.30
presentazione del volume
Teatri di figura
La poesia di burattini e marionette
fra tradizione e sperimentazione
a cura di Brunetti - Pasqualicchio
edizioni di pagina
MARTEDÌ 18 NOV.
MERCOLEDÌ 19 NOV.
ore 21.00 e 22.30
Le petit cirque
L’Oisiveraie (Francia)
VENERDÌ 21 NOV. ore 21.15
SABATO 22 NOV. ore 21.15
Vite senza fine
Storie operaie del nostro tempo
di Gigio Brunello e Gyula Molnar
DOMENICA 23 NOV. ore 17.30
Lumi dall’alto
di Gigio Brunello e Gyula Molnar
SABATO 8 nov. ore 20.30 - 22.00 - 23.30
DOMENICA 9 nov. ore 17.00 -18.30 - 20.00
Mi Gran Obra
David Espinosa (Spagna)
Mi Gran Obra é uno spettacolo che vede una narrazione lillipuziana nascere dalle mani
dell'artista catalano David Espinosa. Una messa in scena unica nel suo genere, che
coinvolge gli spettatori in maniera totalizzante. L'artista manovra microscopiche
figurine e oggetti per mettere in scena i grandi temi dell'esistenza: tutto è
miniaturizzato, dalle scenografie agli attori, con musiche, luci e cambi scena: per lo
spettacolo ideato per il Festival di Morgana, gli spettatori - solamente 20 per ogni
spettacolo - potranno assistere ai fatti narrati dalle loro sedie, muniti di binocolo.
David Espinosa spiega così il suo spettacolo: «Mi Gran Obra è un'utopia. Ho pensato di
poter avere a disposizione risorse illimitate, 300 attori in scena, una orchestra, una
rockband, animali, macchine, elicotteri. Uno spettacolo che permette di sviluppare
tutte le idee che arriveranno, con un cast e possibilità illimitate. Ma con un piccolo
particolare: la scala, miniaturizzata. Nella difficile condizione economica in cui
viviamo, mi sembra questo il momento adatto per questo progetto, pensando in grande
e agendo in piccolo. Continuando a riflettere su i limiti del teatro e sull'idea di
rappresentazione. Il risultato è un gioco formale dal quale nascono differenti segni
narrativi, non lineari, che sono un ritratto della società in cui viviamo, che innescano
metafore che ciascun spettatore potrà interpretare in maniera soggettiva».
David Espinosa (Elche, 1976). Attore, danzatore, regista si è formato alla Scuola di
Interpretación Textual di Valencia. Collabora con Alex Rigola, che nel 2013 lo invita
nella sezione Teatro della Biennale di Venezia, Sergi Faustino, Mal Pelo, Las
Malqueridas; è presente nei maggiori festival di teatro internazionale. Elemento
centrale del suo lavoro è il rapporto tra attore/ corpo e spazio/tempo, investigati con
modalità “precarie” e “low tech”, muovendosi tra arti visive, danza e teatro.
davidespinosa.org
N.B. Ogni spettacolo è riservato ad un numero massimo di 20 persone. Prenotazione consigliata.
LUNEDÌ10 novembre ore 18.30
inaugurazione della mostra
Alfa Berry
Le marionette di Vittorio Podrecca al Museo Pasqualino
a cura di Rosario Perricone
La mostra espone i materiali, alcuni dei quali inediti, che fanno parte delle collezioni
del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino. Per questa occasione,
una stanza del museo propone un nuovo allestimento interamente dedicato alle
marionette di Vittorio Podrecca- straordinaria figura di intellettuale e innovatoredivise in tre nuclei essenziali, dove le marionette a filo reinterpretano alcuni dei
personaggi delle opere più amate del Teatro dei Piccoli: Il barbiere di Siviglia, dove
lopera lirica e i suoi personaggi sono guidati dai fili; il Circo con i suoi colorati
personaggi fantastici e il gruppo dei musicisti, di cui fa parte il celebre Pianista. La
mostra rimarrà visibile per l'intera durata del Festival di Morgana, fino al 23
novembre.
Note su Vittorio Podrecca
Correva l’anno 1914, quando Vittorio Podrecca (1883-1959), avvocato, musicologo e
direttore di “Primavera”, la più innovativa rivista per l’infanzia dell’epoca, fondò a
Roma il Teatro dei Piccoli in collaborazione con Luigi Fornaciari, rappresentante della
Casa Ricordi, e il marionettista napoletano Giovanni Santoro. Le vecchie scuderie di
palazzo Odescalchi furono trasformate in poche settimane in uno spazio di
sperimentazione teatrale, musicale e figurativa capace di coinvolgere i talenti di vari
ambiti artistici in una felice e creativa collaborazione, attraendo un pubblico ampio e
variegato e ricevendo il plauso della critica nazionale ed internazionale. Per la sua
geniale intuizione e anticipazione dei tempi, Podrecca può essere considerato tra i
rifondatori del teatro italiano del Novecento. I suoi Piccoli rappresentano infatti un
modello imprescindibile per quanto concerne il rinnovamento estetico dell’allestimento
scenico, in virtù delle collaborazioni eccellenti con le migliori menti delle arti figurative
e musicali italiane del Novecento: nuovi talenti ed esponenti delle avanguardie
artistiche furono coinvolti nell'impostazione visiva e scenografica degli spettacoli
realizzando nuove inedite soluzioni.
Podrecca trasformò la compagnia da lui fondata in un laboratorio aperto, reinventando
l’arte delle marionette, esplorando e sviluppando un genere storicamente radicato in
Italia: la “marionetta musicale”, che fondeva rappresentazione poetica, gusto del
grottesco, del surreale e dell'ironia, interpretazione fantastica dei personaggi e delle
situazioni.
Definito “il Diaghilev delle marionette”, Podrecca collaborò con le più importanti
famiglie del teatro di figura, rinomati marionettisti e burattinai (Ugo Campogalliani,
Giovanni Santoro, Ottorino Gorno dall'Acqua, i Ferrari, Corsi, Prandi) contribuirono
allo sviluppo di un repertorio estremamente eclettico che partendo dalla tradizione del
teatro di figura italiano giunse ad esplorare nuovi territori attraverso opere originali
come La Bella dormiente composta espressamente da Ottorino Respighi.
I Piccoli di Podrecca hanno attraversato l’intero Novecento registrandone inquietudini
e mode, innovazioni e avvenimenti e divenendo testimone della sua storia. Capace di
coniugare la tradizione marionettistica con una cultura borghese aperta sia alla nuova
sensibilità artistica sia a un’imprenditorialità organizzata, Vittorio Podrecca e il Teatro
dei Piccoli sono stati per molti decenni fra le più alte bandiere italiane all’estero. Le
sue celebri marionette hanno trionfato da Parigi a Londra, da Hollywood a Buenos
Aires, da Berlino a Mosca.
Partiti per una tournée internazionale nel 1923 i Piccoli abbandonarono la sede
romana intraprendendo una carriera all'estero che sarebbe durata oltre 30 anni. La
complessa amministrazione e la costosa gestione di una compagnia composta da circa
800 attori di legno e “di testa” tra cui cantanti, marionettisti, direttori d'orchestra,
musicisti, pittori, etc.; il mancato sostegno delle autorità nazionali e lo scoppio della
prima e della seconda guerra mondiale imposero alla compagnia la scelta di proseguire
con le tournée all'estero pur programmando ripetute tappe in Italia (tra cui la Sicilia e
Palermo nel 1923) e a subire l'emigrazione forzata: nel '37 i Piccoli si imbarcarono per
l'America, dove trascorsero 14 anni vivendo a distanza le conseguenze di un conflitto
mondiale che impediva loro il rientro nel paese natale e al contempo li rendeva nemici
in uno stato che li aveva accolti con clamore e dove ora rischiavano l'internamento in
un campo di concentramento. Dopo anni difficili trascorsi in Sud America, tra Brasile
e Argentina, nel 1951 Vittorio Podrecca e la compagnia dei Piccoli fecero finalmente
ritorno a casa ma nonostante la fama e il successo, la compagnia non ottenne
l'appoggio sperato da parte delle istituzioni. Nel tentativo di far fronte alle ingenti
spese di gestione, Podrecca decise di affiancare alla Compagnia madre una seconda
compagnia, il “Nucleo musicale”, con sede a Roma sotto la sua personale direzione.
Conflitti interni e competizione tra le due compagnie contribuirono ad aggravare le già
precarie condizioni di salute di Vittorio che morì nel 1959.
Marionette e musica nel teatro di Podrecca
Le marionette sono fatte della stessa stoffa della
musica … Le marionette, anche per il fatto di
essere guidate da fili, arieggianti le corde sonore,
sono quasi strumenti musicali, sono intessute di
musica, di sostanza melodica e sinfonica.
I marionettisti sono dei virtuosi di questo
strumento musicale e d’artigianato scenico che è il
fantoccio, il pupo, con le sue molteplici corde come
un’arpa, in un paziente sforzo diuturno di ardua
tecnica … Gli interpreti tecnici, ossia gli operatori,
sono strumentisti di un’orchestra di figure di fili,
che si unisce al suono umano degli interpreti lirici
e comici, in un’armonia di accenti e di ritmi, o
talvolta in qualche breve pantomima sinfonica.
(Vittorio Podrecca)
Vittorio Podrecca fondò il periodico musicale “L’Italia Orchestrale” e scrisse di critica
d’arte e di musica in vari giornali e periodici. Nominato segretario del Liceo Musicale di
Santa Cecilia di Roma, vi rimase alcuni anni al fianco di Marco Enrico Bossi e Ottorino
Respighi.
L’interesse per la musica si coniugò ben presto con l’attrazione per il mondo delle
marionette e l’alleanza fra musica e marionette fu stabilita sin dagli esordi romani del
Teatro dei Piccoli dove venivano rappresentati spettacoli di prosa e musica. Tale felice
incontro, che ha radici lontane nel teatro marionettistico italiano ed europeo, fu inoltre
evidente nel repertorio che includeva balletti, opere liriche ed operette, favole musicate
fino ad arrivare al varietà e alle parodie dei musicisti.
La passione per la musica, ripresa negli anni ’50 con la fondazione del Nucleo
musicale, fornì a Podrecca l’occasione di partecipare al XXI Festival della Musica
Contemporanea, nell’ambito della Biennale di Venezia.
Il Barbiere di Siviglia, opera comica in due atti di Paisiello (1780) debuttò il 4
dicembre 1914 al Teatro dei Piccoli di Roma. L’opera faceva parte del repertorio di
Ottorino Gorno Dall’Acqua, marionettista di Venezia che iniziò a collaborare con
Vittorio Podrecca nel 1914.
Nel anni ’20 (stagione 1926-1927) Podrecca mise in scena la riduzione del Barbiere di
Siviglia di Rossini. In questi anni, i programmi della tournée documentano che i Piccoli
puntavano soprattutto sui numeri di varietà. Numeri tra cui Il pianista, Il clown
meraviglioso, Concerto da camera, Gli ercoli del circo, costituivano la spina dorsale dello
spettacolo che, al centro, presentava comunque una favola lirica, come La bella
dormiente nel bosco di Respighi, o riduzioni di opere come Il barbiere di Siviglia di
Rossini, o operette. Lo spettacolo si apriva e si chiudeva sempre con il Prologo, non più
affidato alla recitazione di una marionetta ma alla colloquiale dizione dello stesso
Vittorio Podrecca, e con Il concerto da camera. Il primo Prologo era stato scritto nel
1914 da Alfredo Testoni e veniva recitato da una marionetta in frac e cravatta bianca,
con gibus in mano. Se nei primi anni romani, il Teatro dei Piccoli aveva seguito la
politica delle novità, stimolando marionettisti, librettisti, musicisti e scenografi a
produrre, a rivangare la tradizione, a rispolverare dal dimenticatoio copioni e spartiti
per adattarli al mezzo della marionetta, a pensare per il piccolo palcoscenico, in questi
anni, i ritmi ossessivi delle tournée obbligano Podrecca ad attingere al vastissimo e
collaudato repertorio. Prima di ogni tournée, stabilisce uno spettacolo tipo, con
parecchie varianti per agevolare il viaggio della compagnia e limitare i materiali da
trasportare.
Il Barbiere di Siviglia di Rossini faceva anche parte del repertorio di Podrecca negli
anni di tournée in America ( anni ’30). Il repertorio di Podrecca, negli anni di tournée
in America può essere così sintetizzato: opere, favole, rivista e operette, varietà.
Il pianista e altri musicisti..
Numerosi gli spettacoli in cui comparivano musicisti di legno, rappresentati sia in
Italia che all’estero: nella stagione 1914-15, lo spettacolo Duetto di Miss Legnetti e
Facanapa iniziò la serie marionettistica dei cantanti accompagnati da un pianista, fino
alla versione che rese famoso il maestro Piccolowsky, creato in Spagna nel 1924 da
Mario Gorno, che ne fu anche manovratore, mentre il maestro Renzo Massarini
suonava al pianoforte “La preghiera della Vergine”. Il prodigioso pianista di legno
divenne “una sorta di marchio che chiudeva lo spettacolo dei Piccoli” (Signorelli, p. 12)
e durante gli anni di esilio forzato in Argentina fu soprannominato Pingafogo1. Ma la
galleria dei musicisti includeva anche chitarristi, jazzisti, flautisti, etc. Tra gli
spettacoli del genere del varietà che facevano dei musicisti protagonisti unici: Il
pianista, Il maestro Piccolowsky, Chitarre, Il flautista Pifferetti, Concerto da camera, Il
jazz dei mori, Il duetto dell’ombrello, Music Hall, L’orchestra viennese, Spirituals2, etc…
Marionette e varietà
Il circo. L’esperienza americana degli anni Trenta segnò una radicale messa a punto e
una profonda correzione di rotta nell’opera di Podrecca, sia dal lato tecnico sia da
quello dei contenuti. La tecnica arrivò al massimo della perfezione: fu regolato il
meccanismo delle marionette fino a permettere movimenti quasi umani. Fu migliorata
la disposizione delle luci, il sistema di diffusione delle voci dei cantanti e la perfetta
sincronizzazione di luci, suoni e movimenti. Dal lato dei contenuti, Podrecca ebbe la
1
2
Il pianista poteva anche essere accompagnato dal violinista, creato da Giacomo Fefè.
Negli anni ’40 in Argentina, Podrecca e i suoi marionettisti lasciano spazio a nuove invenzioni: L’orchestra viennese,
Spirituals, Il flautista Pifferetti.
prova che bisognava dare più spazio al varietà, spostare ancora di più l’asse dello
spettacolo dalla sfera colta ed elitaria (riduzione di opere liriche, marionette al servizio
di spartiti d’avanguardia o recuperati dal dimenticatoio) ai temi mediati dal folclore e
dall’attualità, ai numeri comici, alle imitazioni., ai numeri funambolici del circo. Non
fu una resa ai gusti più facili ma un aggiustamento formale del programma non
condizionò la natura, le fondamentali caratteristiche del teatro di Podrecca.
L’attenzione rivolta al genere del circo è inoltre manifestata dal cortometraggio a colori
intitolato Circo che i Piccoli girano da protagonisti e che sarà presentato alla Mostra
d’Arte cinematografica di Venezia nel 1952. Dopo 14 anni di esilio forzato, al rientro in
Italia, i Piccoli ripartono con la propria attività riscuotendo successo di critica e di
pubblico: il contenuto è ora differente. Gli spettacoli, più frazionati tengono ormai
della rivista, del circo e del varietà. Ma lo spirito e l’arte sono sempre gli stessi: siano
scene di folclore internazionale, siano parodie di virtuosi della danza, del jazz, del
flauto, del piano, siano ironiche rievocazioni del teatro di una volta… Numeri da circo
faranno anche parte del repertorio del Nucleo sinfonico (fine anni ’50 – 1959).
Giochi di clown faceva parte dei numeri di attrazione che precedevano le opere
rappresentate (stagione ‘22-‘23). Il clown meraviglioso: (1926-’27). Clowns rientra nel
genere del varietà.
LUNEDÌ 10 NOVEMBRE
presentazione del volume
Le note dei sogni
I compositori del Teatro dei Piccoli di Vittorio
Podrecca
a cura di Alfonso Cipolla - Titivillus edizioni
Il Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca è il più
eclettico teatro d’arte del Novecento tra musica e
marionette, e rappresenta l’impresa teatrale
italiana più longeva e conosciuta all’estero, dato
che in circa cinquant’anni di attività realizzerà
oltre trentacinquemila repliche nei maggiori
teatri di Europa e delle Americhe. Fondato da
Podrecca nel 1914, il Teatro dei Piccoli può
essere considerato, dal punto di vista della
ricerca estetica, il corrispettivo italiano dei
Balletti Russi di Diaghilew, e rappresenta
un’autentica rivoluzione per quanto concerne
l’allestimento scenico, dato che vi collaborarono scenografi come Prampolini, Pompei,
Angoletta, Cambellotti. Fine musicologo, Podrecca poté contare su collaborazioni
eccellenti, allestendo non solo i celebri Balli Plastici di Fortunato Depero (musiche di
Casella, Bartok, Malipiero), ma anche La bella dormiente di Ottorino Respighi, e opere
di Cui, Ferrari Trecate, Lualdi, Luizzi, Carabella, Massarani. Inoltre Podrecca fu il
primo a recuperare un certo repertorio lirico dimenticato del Settecento e
dell’Ottocento (Pergolesi, Paisiello, Rossini, Bottesini), a misurarsi con le Visioni
sinfoniche (Debussy, Ravel, De Falla, Satie) e a mettere in scena il Jazz.
Le Note dei Sogni. I compositori del Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca, edito da
Titivillus in occasione del Centenario della fondazione del Teatro dei Piccoli, raccoglie i
frutti di un progetto di ricerca promosso dall’Istituto Superiore di Studi Musicali
“Conservatorio Guido Cantelli” di Novara e dall’Istituto per i Beni Marionettistici e il
Teatro Popolare. Il volume raccoglie saggi di Roberto Balconi, Ettore Borri, Bruno
Cagnoli, Chiara Cernuto, Alfonso Cipolla, Roberta D’Errico, Pier Giuseppe Gillio,
Renato Meucci, Anelide Nascimbene, Oliviero Pari, Attilio Piovano, Pompeo Vagliani,
Alberto Viarengo, unitamente a rari documenti d’archivio e scritti di Silvio d’Amico,
Angelo Frattini, Eugenio Montale, Vittorio Podrecca, Mario Pompei.
Alfonso Cipolla. Docente di Teoria e Tecnica dell’Interpretazione Scenica presso
l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Conservatorio Guido Cantelli” di Novara, ha
insegnato per svariati anni Teatro di Animazione presso la Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università degli Studi di Torino. Con Giovanni Moretti ha fondato e dirige l’Istituto
per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare, centro studi che si è caratterizzato nel
corso degli anni per l’intensa attività di ricerca, promuovendo decine di pubblicazioni e
mostre che hanno impresso un nuovo corso di studi sul teatro con marionette e
burattini.
Tra i suoi ultimi saggi: The Italian Puppet Theater. A History, con John McCormick e
Alessandro Napoli (2010), Storia delle marionette e dei burattini in Italia, con Giovanni
Moretti (2011), la sezione Italia ne Il mondo delle figure a cura di Luigi Allegri e
Manuela Bambocci (2012), e il capitolo Marionette e burattini del volume Musica e
Teatro a cura di Luigi Allegri e Francesco Luisi della Storia di Parma (2013).
Drammaturgo, è autore di una cinquantina di testi teatrali, tra libretti d’opera, di
teatro-danza, e copioni destinati sia al teatro d’attore che a quello di figura. I suoi
lavori, rappresentati in Italia e all’estero sono stati prodotti, tra gli altri, dal Teatro
Regio di Torino, dal Teatro Stabile di Torino, dalla Fondazione de “Il Vittoriale degli
Italiani”, dalla Fenice di Venezia, dal Ravenna Festival…
Da oltre trent’anni è critico teatrale, prima per la «Gazzetta del Popolo», poi per
«Stampa Sera», quindi dal 1996 per «La Repubblica».
LUNEDÌ 10 NOVEMBRE
Proiezione docu-film
Vittorio Podrecca e il Teatro dei Piccoli
di Ennio Guerrato e Fabio Parente
Ennio Guerrato e Fabio Parente ripercorrono, attraverso questo documentario storico,
l’avventurosa vicenda di Vittorio Podrecca e della compagnia del Teatro dei Piccoli,
l'impresa italiana più longeva e conosciuta del secolo scorso: in 50 anni di attività
realizzò oltre 35.000 rappresentazioni in tutto il mondo rivelandosi uno tra i laboratori
più originali del teatro d'arte del Primo Novecento. Prodotto da TicoFilm e Cassiopea
per Rai Educational, il documentario ripropone rari documenti d'archivio e commenti
di Fausta Braga, Alfonso Cipolla, Eugenio Monti Colla e Giuseppina Volpicelli.
GIOVEDÌ 13 NOV. ore 21.15
VENERDÌ 14 NOV. ore 21.15
Tandem
di Sabino Civilleri e
Manuela Lo Sicco
Il
titolo
richiama
la
scultura che domina la
scena:
una
macchina
paradossale che tiene due
corpi
in
equilibrio,
concepita
per
il
movimento ma costretta
sulla scena all'immobilità;
un veicolo su cui vengono
vissuti e condivisi sogni e conflitti, avventure e pericoli dei protagonisti.
All’inizio dello spettacolo tutto è già avvenuto: un corpo giovane riverso sull'asfalto e la
solitudine di chi vorrebbe ricostruire l'accaduto e cerca di colmare il vuoto e il silenzio
lasciato da quel tonfo. Il mondo dei giovani, la necessità di cambiamento, i meccanismi
di passaggio dalla gioventù al mondo degli adulti sono protagonisti di uno spettacolo
che con semplicità, precisione e lirismo ricostruisce atmosfere intense, al contempo
oniriche, allucinatorie e comiche sfruttando al massimo la forza dell'immagine e
l'espressività del linguaggio fisico e svincolandosi da un approccio puramente
mimetico del teatro. Lo spettacolo è il frutto di uno scambio con professionisti e artisti
volto a favorire la confluenza di modalità espressive diverse attraverso cui lo spettatore
viene coinvolto in una riflessione e interrogazione sulla vita e le sue dinamiche nella
contemporaneità. Un appello alla partecipazione attiva dello spettatore nel lavoro di
decodifica dei significati e ricostruzione degli eventi.
SABINO CIVILLERI e MANUELA LO SICCO iniziano la loro collaborazione artistica nel
1995 condividendo l’interesse per un linguaggio teatrale che si fonda sul dualismo
parola-movimento. Sono stati co-fondatori della compagnia SudCostaOccidentale insieme
a Emma Dante, Gaetano Bruno e Italia Carroccio e dell’Associazione culturale
UddUfullyunnecessary production. Hanno esordito in qualità di registi con lo spettacolo
teatrale Educazione Fisica (2010). Tra gli altri, hanno collaborato nell’ambito della ricerca
e della formazione con la Fondazione Mertz e la GAM di Torino, e Crt - Centro di ricerca
per il Teatro di Milano.
SABATO 15 NOVEMBRE ore 17.30
DOMENICA 16 NOVEMBRE ore 17.30
I tre orsetti
Teatro statale di Tula (Russia)
C’erano un volta tre orsi che vivevano in una piccola casa nel bosco.
C’era Papà Orso grosso grosso, con una voce grossa grossa;
c’era Mamma Orsa grossa la metà, con una voce grossa la metà;
e c’era un Orsetto piccolo piccolo con una voce piccola piccola…
Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, il genere della “fiaba” ebbe in Russia
un particolare successo: sulla scia delle ricerche realizzate dalla scuola mitologica
inaugurata in Germania dai fratelli Grimm, il giurista e folclorista russo Andrej
Afanasjev, studiò il folclore russo, raccogliendo circa 600 testi, molti dei quali prodotti
dalla viva voce del popolo, realizzando al prima imponente raccolta di racconti della
tradizione orale locale. La documentazione raccolta da Afanasjev costituì una solida
base per le ricerche avviate da Vladimir Propp, la cui opera è ancora oggi considerata
di inestimabile valore: rintracciando nei riti di iniziazione uno degli elementi fondanti
del racconto fiabesco, egli notò che tutte le fiabe erano accomunate da alcune funzioni
che interessano i personaggi e individuò le costanti e le variabili che accomunavano i
racconti fiabeschi ricreando una sorta di sintassi o grammatica del genere.
Lo spettacolo ripropone una delle favole del repertorio tradizionale alternando cartoni
animati e figure manovrate a vista. Cedendo all’irresistibile tentazione di conoscere ed
esplorare, la giovane protagonista cede alla curiosità di intrufolarsi in una casa del
bosco: assaggiato il cibo, bevuto il latte, la piccola si addormenta sfinita. Sarà svegliata
dai tre orsi, abitanti della casa ….
Il Teatro Statale di Tula (Russia europea centrale, a Sud di Mosca) è stato fondato
nel 1937 e ha esordito con la messa in scena delle Fiabe di Pushkin in occasione del
centenario della morte del poeta russo. Sin da subito ha coinvolto attori, artisti, e
registi rinomati per la realizzazione degli spettacoli attirando un pubblico sempre più
ampio, di adulti e bambini. A partire dal 1997, con la nomina di un nuovo direttore,
Natalia Riazanceva, il repertorio della compagnia si è ampliato includendo opere di
autori di fama internazionale: da Shakespeare a Molière, da Tolstoj a Gogol, da
Andersen a Grimm. Nuova attenzione è stata dedicata alla ricerca ed esplorazione di
nuovi stili e linguaggi teatrali. Numerosi sono i festival nazionali ed internazionali a
cui ha preso parte e i premi ricevuti.
LUNEDÌ 17 NOVEMBRE ore 18.30
presentazione del volume
Teatri di figura
La poesia di burattini e marionette fra
tradizione e sperimentazione
a cura di Simona Brunetti e Nicola Pasqualicchio
edizioni di pagina
Il volume raccoglie le relazioni del convegno sui
«Teatri di figura» svoltosi a Verona dal 22 al 24
novembre 2012 incentrato su alcune tematiche
legate al rapporto fra tradizione e innovazione, alle
relazioni del teatro di figura con altri linguaggi
artistici, all’incidenza dell’idea di marionetta sulla
concezione dei personaggi di certa drammaturgia
primo novecentesca come sulla nuova figura di
performer auspicata dai riteatralizzatori e dalle
avanguardie.
Accanto
a
interventi
che
testimoniassero la persistente vitalità artistica nella
contemporaneità del teatro di figura nelle sue
modalità “all’antica”, si sono cercati contributi che, aprendo a dimensioni etiche ed
estetiche di straordinario fascino e novità, evidenziassero anche la pluralità linguistica
propria del teatro di figura del secondo Novecento. Raccogliendo tali riflessioni per la
stampa è nato un testo che, nell’indagare l’ideale contemporaneo di un
“marionettismo” integrale – cioè di un teatro puro e perfetto perché affidato al
protagonismo di simulacri mobili e congegni meccanici (o di performer che sappiano
farsene il vivente corrispettivo) –, si propone di instillare interesse e, perché no, un po’
d’amore, per il mondo meraviglioso degli attori di pezza, di legno e d’ombra.
Il volume raccoglie i seguenti saggi:
Anna Maria Babbi, Rosvita e le marionette della galerie Vivienne
Paola Degli Espositi, Il teatro “inanimato” di Philippe-Jacques de Loutherbourg
Elisa Grossato, La musica per il teatro delle marionette: dall’esperienza haydniana a Satie
Simona Brunetti, La divina donna-manichino di Massimo Bontempelli
Rosario Perricone, Opra î pupi siciliana: Masterpiece of the Oral and Intangibile Heritage of Humanity
Paola Conti, Nino Pozzo: l’arte di un burattinaio veronese del Novecento
Fabrizio Montecchi, Alla ricerca di un’identità. Riflessioni sul teatro d’Ombre contemporaneo
Maria Ida Biggi, Gran Teatrino “La fede delle femmine”
Cristina Grazioli, «Une histoire d’amour»: la rivista “Puck” e le intersezioni tra le arti. Un omaggio a Brunella
Eruli
Didier Plassard, Etica ed estetica sulla scena contemporanea: la figura come immagine dell’altro
Elena Randi, «Cries of “dehumanization”, “coldness”, “puppetry” and “mechanicalness” arose». La danza di
Alwin Nikolais
Nicola Pasqualicchio, Don Šain di Jan Švankmajer: il teatro delle marionette come macchina infernale
Simona Brunetti è ricercatore di Discipline dello Spettacolo presso l’Università di
Verona. Si occupa principalmente di teatro ottocentesco italiano e francese. Accanto a
due monografie dedicate alla fortuna scenica in Italia della Signora dalle Camelie
(2004, 2008), ha pubblicato diversi saggi e un volume sul rapporto tra scrittura
drammaturgia e prassi attorica nel XIX secolo (Autori, attori, adattatori, 2008); ha
collaborato inoltre all’edizione complanare di Angelo, Tyran de Padoue di Victor Hugo
(2012), a cura di Elena Randi. I suoi studi più recenti ruotano all’analisi di copioni e
libere trasposizioni tra il XVII e il XIX secolo.
Nicola Pasqualicchio è ricercatore di Discipline dello Spettacolo presso l’Università di
Verona. I suoi interessi scientifici riguardano principalmente le teorie ed estetiche del
teatro del Novecento, con particolare attenzione ad Artaud, e la drammaturgia dello
stesso secolo: in tale ambito ha pubblicato una monografia su Beckett (Il sarto
gnostico, 2006) e saggi su Pirandello, Savinio, Genet, Fo. Le ricerche più recenti
riguardano la presenza del fantastico nel teatro dell’Ottocento e del Novecento: su tale
tema ha pubblicato vari saggi e ha curato il volume La meraviglia e la paura. Il
fantastico nel teatro europeo (1750-1950), 2013.
MARTEDÌ 18 NOVEMBRE
MERCOLEDÌ 19 NOVEMBRE
ore 21.00 e 22.30
Le petit cirque
L’Oisiveraie (Francia)
Le petit cirque è un oggetto sonoro complesso il cui corpo, composto da plastica, fili e
legno, è capace di vibrare con un semplice soffio. Su una istallazione che evoca una
pista del circo, un musicista elettroacustico mette in movimento degli oggetti, dei
giochi. Gli attriti e le vibrazioni prodotti sono replicati da microfoni e diffusi senza
artifici. Ogni azione è guidata dal suono. Circo sonoro in cui la manovra, delicatissima,
di piccole cose nasce da un equilibrio precario. Teatro d'oggetti sonori in cui la
manipolazione di cianfrusaglie dà origine ad un gioco sull'improvvisazione a partire
dalla meccanica di oggetti ritrovati attraverso l'incontro di due diverse logiche: quella
stereotipata del circo, il cui immaginario modifica la percezione del tempo musicale, e
quella più astratta dei suoni che, trasformati in azioni, aprono a nuove inedite
prospettive e situazioni teatrali. Traiettorie casuali e movimenti perpetui che nutrono
l'improvvisazione passando da un punto di vista all'altro.
L’OISIVERAIE. Fondata dal musicista e compositore francese Laurent Bigot, la
compagnia fonda il suo lavoro su una ricerca incentrata sul rapporto tra la musica e le
altre discipline artistiche (danza, cinema, scrittura), l’ambiente urbano e naturale, gli
oggetti e la quotidianità proponendo una visione del mondo che tende a conciliare il
lavoro con l’ozio, e una diversa percezione del tempo, da vivere e raccontare.
Recentemente la ricerca si è concentrata sugli oggetti sonori utilizzati nell’ambito di
performance in cui musica e scenografia coesistono interferendo l’una con l’altra:
piccoli circhi in cui si rielaborano i suoni della quotidianità, prodotti da giocattoli
meccanici a buon mercato che vivono sul palcoscenico una seconda vita. Gli spettacoli
dell’Oisiveraie sono stati rappresentati in diversi Paesi del mondo: dalla Germania
all’Austria, dalla Polonia a Israele.
VENERDÌ 21 NOVEMBRE ore 21.15
SABATO 22 NOVEMBRE ore 21.15
Vite senza fine
Storie operaie del nostro tempo
di Gigio Brunello e Gyula Molnar
I due spettacoli Vite senza fine. Storie operaie del nostro tempo e Lumi dall’alto. Corse
clandestine in città, si inseriscono nell’ambito di un percorso di sperimentazione sul
teatro di figura che trova spunta nelle storie della città di Mestre, del Villaggio San
Marco e del Petrolchimico: a partire dai moti del 1848 gli spettacoli attraversano la
storia della città dal Risorgimento allo sviluppo industriale fino all’immigrazione dei
giorni nostri.
In Vite senza fine. Storie operaie del nostro tempo Gigio Brunello racconta la storia di
un posto vero, di nomi e cognomi, e “di conoscenze tecniche, della manualità, della
capacità inventiva e artigianale degli operai di Porto Marghera del secolo scorso…” Il
turnista, il meccanico, il postino, l’infermiera, il maresciallo, l’elettricista, il prete,
l’ingegnere: vite di paese, forse anche da strapaese, ma che si intersecano l’una con
l’altra in un clima perso nel tempo di quando ci si conosceva un po’ tutti. Non soltanto
la comunità fatta di relazione e scambio, ma anche il racconto dell’importanza del
lavoro pratico, manuale: elegia di un mondo analogico, antecedente e opposto al
digitale, in cui la risoluzione di un problema significava “smontare-aggiustarerimontare”.
Sopra un lungo tavolo, simile a quelli delle feste popolari, è immaginato un quartiere
operaio di Mestre con le sue case, la chiesa, il filare di pioppi e gli abitanti che
appaiono come statuine di un presepio laico. “Teatro degli oggetti” in cui pupazzi,
modellini delle case, della chiesa, degli alberi vengono animati, dai movimenti alla
voce, da Gigio Brunello. La tovaglia di carta, realizzata con un foglio di quaderno
disseminato di calcoli, scarabocchi e schizzi preparatori, funge da piazzale asfaltato ed
è allo stesso tempo lo schermo del cinema all’aperto. Il risultato è uno spettacolo
incantevole che, senza note di nostalgia, ci fa immergere nella delicata poesia di quel
micromondo.
DOMENICA 23 NOVEMBRE ore 17.30
Lumi dall’alto. Corse clandestine in città
di Gigio Brunello e Gyula Molnar
I due spettacoli Vite senza fine. Storie operaie del nostro tempo e Lumi dall’alto. Corse
clandestine in città, si inseriscono nell’ambito di un percorso di sperimentazione sul
teatro di figura che trova spunta nelle storie della città di Mestre, del Villaggio San
Marco e del Petrolchimico: a partire dai moti del 1848 gli spettacoli attraversano la
storia della città dal Risorgimento allo sviluppo industriale fino all’immigrazione dei
giorni nostri.
Lumi dall’alto. Corse clandestine in città prende spunto da una storia realmente
accaduta e da un racconto che affronta il complesso tema dell’emigrazione: presenze
invisibili, gare clandestine in pieno centro fatte da statuine che, per le loro dimensioni,
sfuggono alle telecamere della Ztl…
“Quando Kira mi raccontò questa storia, era incinta del primo bimbo. Mi aveva fatto
vedere il video del suo matrimonio. Mi spiegò che quel video era un falso: lo avevano
girato, di nascosto dai proprietari, in una villa veneta approfittando del giorno di
chiusura del ristorante e grazie al giardiniere albanese, loro amico. Soldi per un
matrimonio vero e proprio non ne avevano ma quel video serviva per far felici i parenti
rimasti in Albania. E pensare che papà e mamma avevano già combinato un
matrimonio con un cugino ricchissimo che viveva in Canada. Così cominciò a
raccontarmi la sua storia fin da quando era partita in gommone col suo fratellino”.
Gigio Brunello è autore di teatro, attore e burattinaio. Per la sua attività di
sperimentazione e innovazione nel teatro di figura ha ricevuto numerosi
riconoscimenti in Italia e all’estero, dove parecchie sue opere sono state tradotte e
rappresentate. Negli ultimi dieci anni, spesso in collaborazione con il regista Gyula
Molnar, ha presentato al pubblico spettacoli originali e rivisitazioni di classici da
Goldoni a Nievo, da Bruckner a Shakespeare e Leopardi, spaziando dal teatro di
burattini, alle maschere della Commedia dell’arte al teatro di figura.
Nel 2002 ha ricevuto il Premio Nazionale Critici di Teatro per l’opera Macbeth
all’improvviso.
www.gigiobrunello.it