CAP.X RISCHIO UMANO DA ESPOSIZIONE AMBIENTALE 1 DISCLAIMER: parte del materiale che è stato la base del presente capitolo è stato elaborato da opere dei seguenti autori: P.Pancheri, Stress, emozioni, malattia e Ciranfi, Schlechter, Bairati – Automatismi biologici e malattia. A tali scienziati va la mia ammirazione ed il mio grazie sincero per il contributo da loro dato all’Ecotossicologia. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.1 10.0.0.0.- Trasferimento dei risultati ecotossicologici dall'individuo singolo alla popolazione, agli ecosistemi ed all'uomo I risultati delle indagini ecotossicologiche finora viste sono riportabili al singolo individuo. Ma dal punto di vista della popolazione cui quell’individuo appartiene gli effetti di uno stress chimico o fisico su quel solo individuo hanno poco significato. La vita di un singolo organismo é troppo breve per poter valutare, indirettamente, l’effetto di uno stress sulla popolazione in cui importa principalmente la abbondanza degli individui, la produzione e la persistenza. Molte popolazioni sono influenzate da fattori spaziali e di tempo e dalla contemporanea presenza d’altri stress non necessariamente legati ad azioni chimiche e fisiche ambientali come ad esempio modifiche ambientali dovute all’uomo (dighe, diversione dei fiumi ecc.) o alterazioni nella dimensione delle popolazioni per interessi economici (basta pensare alla pesca ed allo sfruttamento degli oceani). Ancora una popolazione può difendersi attraverso la sua propria capacità di adattamento per compensare l’esposizione ai vari stressori. La valutazione dell’effetto sulla popolazione di un tossico richiede studi molto complessi ed a lungo termine con costi sperimentali assai elevati. Ciò spiega il numero limitato delle ricerche finora svolte che sono state, in genere, più rivolte a studi di sopravvivenza ed estinzione ovvero di selezione riproduttiva con scopi economici (pesca, caccia ecc.) che non con fini ecotossicologici. Il trasferimento dall’individuo e/o dalla popolazione all’ecosistema é un processo ancora più difficile che non quello dall’individuo alla popolazione. Ma di questa parte della dinamica ambientale non ce ne occuperemo. Il motivo é implicito nelle premesse al corso d’Ecotossicologia: secondo il nostro criterio l’Ecotossicologia deve essere vista in un'ottica mista dell'Ecologia (come scienza basilare), della Chimica e dell’Igiene ambientale. L’informazione ecotossicologica può essere utilizzata in termini probabilistici per definire il rischio per l’essere umano: l’effetto di un tossico su un singolo individuo biologico di riferimento non umano pur se possiede un ruolo suo proprio ha senso se consente il trasferimento all'uomo (bioindicatore---->uomo). Anche gli effetti globali su un ecosistema devono essere visti non solo in relazione all’ecosistema stesso ma nel caso in cui le variazioni ecosistemiche siano in tale ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.2 scala da alterare le condizioni di sopravvivenza della popolazione umana. Gli effetti sull’ecosistema hanno valori cronologici di grandi dimensioni (secoli o millenni) e come tali vanno viste nella previsione di qualità delle generazioni future. L’Ecotossicologia deve occuparsi del quotidiano intendendo come quotidiano il termine cronologico anni-->secolo. 10.1.1.0. - Transfer degli effetti sugli organismi alla popolazione. Criteri e procedure. Quello che lo studio della popolazione comporta é l’inferenza delle caratteristiche dei singoli individui nei gruppi d’individui (ossia la propria popolazione); tali caratteristiche includono il numero totale degli individui (chiamato anche biomassa), la velocità di accrescimento della popolazione (ovvero la velocità di declino), l’età, le dimensioni, il sesso o la composizione genotipica. Caratteristiche, ripetiamolo, che sono in realtà l’espressione collettiva delle caratteristiche di vita o morte dei singoli individui governate dai processi di crescita e senescenza, dagli effetti con l’ambiente chimico, chimico-fisico e fisico in cui sono inseriti, dalle interazioni limitanti o meno con altri individui allo stesso livello ecologico od in altro livello ed, infine, da azioni dirette o indirette da parte dell’uomo. Se il trasferimento dei dati tossicologi tra l’individuo e la popolazione fosse governata da una legge esprimibile in forma di relazione diretta e lineare, il compito dell’ecotossicologo sarebbe assai semplificato. Ma ciò in genere non succede per quanto già detto precedentemente. Ancora, infatti, si potrebbe dire sul diverso ruolo degli animali a vita lunga rispetto a quelli a vita breve, per ciò che concerne la risposta di popolazione. Ad esempio, sia attraverso analisi teoriche che di esperienza nell’allevamento a scopo economico, si é potuto rilevare come vertebrati a vita lunga (mammiferi di grandi dimensioni come le balene, elefanti od uccelli predatori) siano più sensibili alla mortalità come adulti di quanto non siano animali a vita breve come le quaglie o le acciughe. Questi ultimi, invece, sono assai più sensibili ad episodi di alterazioni ambientali nei primi stadi del loro sviluppo. Si potrebbe dire ancora che una popolazione resisterà meglio ad uno stressore chimico, chimico-fisico o fisico, se avrà una storia pregressa di buona variabilità ambientale naturale (capacità di adattamento rapido ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.3 a variazione ambientale), rapida e frequente riproduzione (organismi molto fecondi) e, probabilmente, vita non troppo lunga. Tutto ciò a parità di concentrazione o di potenza dello stressore coinvolto. Una partenza possibile nella valutazione della popolazione in funzione o meno di stressori può essere la quantificazione del potenziale di riproduzione della popolazione medesima. Per ottenere tale potenziale dovremo determinare la frazione di organismi che sopravvivono da una età ad un’altra ed il numero di nascite di un organismo ad una data età. Ad esempio, supponiamo che l’età massima raggiungibile dall’organismo in esame sia n anni. Indichiamo ancora con lm la frazione degli organismi che sopravvivono dalla nascita fino all’età x, e con mx il numero di nascite prodotte da un organismo di età x. Supponendo costanti lx e mx , vi é una relazione univoca tra riproduzione, mortalità, longevità e crescita della popolazione. Possiamo esprimere ciò con: n ∑ e lx mx = 1 − rx x =1 dove r é il coefficiente richiesto per eguagliare a 1 la parte sinistra dell’equazione. r é chiamato parametro Malthusiano o velocità intrinseca di aumento naturale od anche velocità geometrica di incremento. Noi lo chiameremo semplicemente fattore di potenziale riproduttivo. Se r é maggiore di zero, la popolazione va crescendo in maniera indefinita; se r é minore di zero, la popolazione decrescerà tendendo alla estinzione; se, infine, r = 0, la popolazione permarrà immutata in numero di individui. Si può rilevare che la distribuzione dell’età si stabilizzerà verso una distribuzione stabile che si mantiene generazione per generazione, se non vi sono stress e/o fattori di noxia esterni. r é quindi un fattore che può essere indicatore del declino o della scomparsa di una popolazione come é stato dimostrato anche recentemente per alcune animali importanti sotto molteplici aspetti (il condor della California, la civetta macchiata americana ecc.) ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.4 L’applicazione del potenziale di riproduzione é stata anche fatta recentemente su popolazioni di Daphnia e Ceriodaphnia usando le variazioni di r dopo aver sottoposto gli animali ad un tossico a concentrazioni ben definite. Un metodo moderno di valutazione della risposta delle popolazioni a stress chimici, chimico-fisici e fisici é dato dalle matrici di proiezione sulla popolazione. Non é qui il caso si approfondire la metodica per la quale si rinvia a lavori specializzati. Si ricorda solo, a titolo d’esempio, che il modello di proiezione di popolazione é stato usato dall’USEPA nel 1989 per supportare la proposta di cancellare la registrazione di un presidio sanitario (carbofuran granulare) che si era rivelato particolarmente tossico per gli uccelli ed in particolare per l’aquila dalla testa bianca (!). I dati ottenuti con il modello fornirono gli elementi probanti per il proseguo della proposta di cancellazione. Un ottimo esempio d’applicazione del modello di proiezione di popolazione espresso attraverso il calcolo matriciale é stato sviluppato da Tripton et al. (1980) e riportato da Suter (1993). Tripton ha usato una matrice di proiezione della popolazione per relazionare i livelli di inibizione della colinesterasi con i cambiamenti nella popolazione. La colinesterasi é un enzima che si riscontra nel sangue e che viene inibito da moltissimi composti (esempio classico: i pesticidi organofosforici); la determinazione colorimetrica si può effettuare di routine anche sugli animali. La matrice sviluppata da Tipton é basata su un modello a stadi. Gli stadi sono stadi patologici e sono: inibizione della colinesterasi (0, 25 %, 50 %, e 100 %), mortalità collegata ai pesticidi, mortalità naturale. La popolazione iniziale d’uccelli scelti per la ricerca é in vari stadi e quindi gli elementi della matrice rappresentano la probabilità per ciascun animale di spostarsi in un altro stadio durante il tempo da t a t+1. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.5 La matrice di transizione T é espressa da: T= 0.23 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0, 70 0, 04 0, 00 0, 00 0, 00 0,00 0, 00 0, 79 0,01 0, 00 0, 00 0,00 0, 00 0, 00 0, 48 0, 01 0, 00 0,00 0, 05 0,15 0, 49 0, 97 1, 00 0,00 0, 02 0, 02 0, 02 0, 02 0, 00 1, 00 ove le colonne rappresentano il tempo (t, t+1,T+2 ecc.) e le righe i valori di probabilità di zero inibizione della colinesterasi, del 25 %, 50 %, 100 % di inibizione, di morte dovuta al pesticida e di morte naturale. La somma dei valori delle colonne é sempre 1 (100% di probabilità). Leggendo la matrice così come scritta nell’esempio si conclude che al primo tempo di rilevamento della intossicazione il 23 % della popolazione é in perfetta salute, ma il 70 % ha una inibizione della colinesterasi del 25 %, il 5 % é morto per causa del pesticida ed il 2 % per cause naturali. Al tempo t+1 (2 settimane nel caso studiato), non esiste alcun animale che sia totalmente sano, il 4% ha una inibizione della Colinesterasi solo del 25 % e ben il 79 % la ha del 50 %; ancora nessun animale ha una inbizione del 100 % ma ora la morte del 15 % della popolazione é dovuta al tossico rimanendo il 2 % deceduto per cause naturali. Passando a t+3, si nota che permane in vita l’1% della popolazione con una inibizione del 100 % della colinesterasi. Il 99 % della popolazione é già morta e di questa percentuale ben il 97 é dovuta al pesticida. Chiaramente al tempo t+4 , il 100 % della popolazione é scomparso. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.6 10.1.2.0.- Il trasferimento del dato tossicologico ambientale. 10.1.2.1.- Premesse Il trasferimento del dato tossicologico ambientale a quello umano non é facile poiché, ovviamente, gli animali si comportano in maniera differente nei confronti di un tossico. Alcuni animali (primati) sono reattivi in maniera abbastanza simile all'essere umano ma per altri animali od altri substrati biologici é necessaria molta prudenza nell'applicare i risultati sperimentali di tossicità, cancerogenesi e mutagenesi all'uomo. Per utilizzare i dati di tossicità che si riscontrano in letteratura é necessario conoscere il linguaggio con cui i composti chimici vengono classificati e con il quale vengono indicate le azioni nei confronti dell'ambiente, degli animali e dell'uomo. Alcuni parametri (BOD,ThOD,TOC,COD, BAF ecc.) sono stati già discussi in capitoli precedenti di questo testo. Qui di seguito descriveremo i criteri più aggiornati che sono alla base delle classificazioni adottate da NDIS per la valutazione degli effetti tossici dei composti chimici. In tossicologia va inoltre definita la unità di dose ossia i termini con cui sono espresse le quantità in gioco. Normalmente i termini sono di quantità di sostanza per unità di peso corporeo o quantità di sostanza per area di superficie di cute o, infine, per unità di volume d'aria respirata. Le dosi sono generalmente espresse come milligrammi per chilogrammo (mg kg1 ); in alcuni casi, per problemi di concentrazione, le unità possono essere grammi per chilogrammo (g kg-1), micro - o nanogrammi per chilogrammo (mg kg-1, ng kg-1). Le sostanze gassose sono di solito espresse in ppm (volume su volume). Si usavano inoltre l'espressioni: parti per cento (pph), parti per milione (ppb--->10-9) e parti per trilione (ppt--->10-12), queste ultime, rispettivamente, concentrazioni di sostituite, oggi, dai valori ponderali più semplici: mg L-1, ng L-1. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.7 10.2.0.0.- Definizione del rischio L'analisi del rischio rappresenta il futuro previsionale delle ricerche ambientali. Infatti, la complessità delle interazioni ambientali rende sempre assai complicata, se non impossibile, la valutazione preventiva del rischi per l'ambiente e per la salute pubblica attraverso indagini e metodologie dirette a costo contenuto e realizzabili in tempi brevi. Per questo il criterio di previsione dl rischio consente di avere dei valori probabilistici di ciò che succederà a seguito dell'immissione di uno stressore nell'ambiente. Il cosidetto risk assessment essula dagli argomenti di questo testo pìoiché richiederebbe uno spazio troppo grande per essere incluso in uno specifico testo di ecotossicologia. Svilupperemo solo alcuni concetti prendendo degli esempi applicativi che allacciano la qualità dell'ambiente al rischio per la salute dell'uomo, che, come abbiamo più volte sottolineato, é il vero obiettivo dell'ecotossicologia. Poiché abbiamo sempre detto che l'acqua é l'ambiente più importante in tutti i processi ambientali, la consideremo, in particolare per quel che riguarda un suo uso fondamentale: quello alimentare. Tale uso é assolutamente generale nel senso che tutti, bambini e/o anziani, devono alimentarsi d’acqua almeno per tre litri al giorno Per questo é importante mettere in evidenza criteri di qualità che tengano conto dell'uso dell'acqua alimentare. Per questo useremo, come esempio, il criterio sviluppato dall'EPA e definito Health Advisory (HA). L'Health Advisory discende da dati sperimentali sugli animali NOAEL e LOAEL (No-Observed-Adverse-Effect-Level e Lowest-Observed-EffectLevel) nei quali vengono introdotti i tossici potenziali sia per via inalatoria che per ingestione. L'assunzione dei composti, disciolti o dispersi nell'acqua alimentare, viene quantificata in dati riferiti alla quantità d'acqua introdotta dall'animale uomo. I valori di HAs sono stabiliti per brevi esposizioni (un giorno), per dieci giorni, per un periodo di sette anni e per tutta la vita. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.8 In realtà il calcolo per un giorno é in genere basato su dati di tossicità acuta su esseri umani o su animali (più frequentemente, com'é ovvio), e implica fino a sette giorni d'esposizione; il valore di HA per 10 gg é basato su studi di tossicità subacuta in animali con esposizioni comprese tra 7 e 30 gg. La relazione é la seguente: HA = NOAEL x BW (mg L−1 ) UF x Vw ove NOAEL (o LOAEL) é la concentrazione massima alla quale non si registrano effetti (o quella minima necessaria per iniziare un effetto), BW é il peso corporeo (70 chili nell'adulto e 10 chili nel bambino), UF é il fattore di correzione (10,100,1000,10000, a seconda della sicurezza dei dati disponibili), Vx é il consumo di acqua giornaliero, valutato in 1 L d-1 per il bambino e 2 L d-1 per l'adulto. Il valore del Fattore di Sicurezza o di Incertezza (UF) é scelto secondo i seguenti criteri: • Un fattore di 10, quando sono disponibili dati di tossicità cronica o subcronica sull'uomo tali da individuare il valore di NOAEL e, inoltre, suffragati da altri dati sperimentali su altre specie animali. • Un fattore di 100 é scelto, invece, quando non sono disponibili dati sull'uomo pur essendovi una buona conoscenza d’informazioni di tossicità cronica su animali per definire il NOAEL ovvero quando vi sono dati per definire un LOAEL per l'uomo. • Un fattore di 1000 é scelto a fronte di dati incompleti di tossicità cronica o subcronica o quando si hanno dati su animali per definire un LOAEL ma non il NOAEL. • Un fattore di 10.000 viene scelto quando i dati discendono da studi di tossicità subcronica con determinazione di LOAL ma non di NOAEL. Gli HAs ad un giorno e a 10 gg sono calcolati tenendo in considerazione solo l'acqua potabile come sorgente del tossico in esame. Ciò non può essere vero nel caso in cui si voglia considerare tutta la vita dell'individuo. Altre sorgenti di contaminazione, infatti, entrano in gioco, in questo caso (es.: aria, alimenti ecc.) e delle quali bisogna tenere conto. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.9 Per questo motivo per calcolare l'Health Advisory per tutta la vita (lifetime) é necessario procedere per stadi. Il primo prevede il calcolo della Dose di Riferimento (RfD) (chiamata nel passato ADI, dose di assunzione giornaliera accettabile). RdF é una stima dell'esposizione umana giornaliera che non provoca rischi apprezzabili nell'arco di tutta la vita e viene derivato dal NOAEL (o LOAEL), identificato attraverso studi cronici o subcronici e diviso per uno o più fattori di incertezza. RfD = NOAEL (LOAEL ) UF con UF = fattore (o ∑fattori) di incertezza. Dal RdF si passa al secondo stadio che é il DWEL o al Livello Equivalente dell'Acqua Potabile (Drinking Water Equivalent Level). Il DWEL é un livello di concentrazione riferito al mezzo specifico (in questo caso, l'acqua) assumendo che il soggetto sia esposto al 100% di quel mezzo e che non vi siano azioni cancerogene. Il DWEL viene calcolato moltiplicando il RdF per il peso corporeo assunto e dividendo per il volume d'acqua utilizzato giornalmente. DWEL = RfD x BW DWA con BW = peso corporeo (di norma 70 kg) e DWA la quantità di acqua introdotta giornalmente dal soggetto (di norma 2 litri). Nel terzo stadio, il valore di HALT (HA lifetime), viene calcolato riducendo il valore di DWEL in proporzione alla quantità di esposizione all'acqua potabile rispetto alle altre sorgenti. In assenza di dati precisi si può ritenere, come dato cautelativo, che il contributo relativo (RSC) sia del 20%. HALT = DWEL x RSC ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.10 Se il composto presenta anche rischio cancerogeno, é evidente che le considerazioni finora fatte decadono. É peraltro possibile individuare ancora un rischio cancerogenico attraverso modelli complessi (One-hit, Weibull, Logit, Probit o Multistage). Quest'ultimo usa dati dose-risposta per calcolare un fattore di potenza cancerogeno (q1*) per l'uomo. Questo fattore é quindi usato per determinare le concentrazioni del composto nell'acqua potabile che sono associate con il limite superiore di rischio cancerogeno in eccesso per tutta la vita di 10-4, 10-5 e 10-6 secondo la seguente relazione: 10− x x BW Concentrazione acqua = * q1 x DWA con 10-x = livello di rischio (x = 4,5,6), BW = 70 kg; q1*= il fattore cancerogeno summenzionato (in µg kg-1d-1); DWA = 2 L d-1. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.11 BOX 1 Definire il rischio tossicologico del Diclorometano Risposta. Si effettua prima di tutto un esame generale delle caratteristiche del composto: Numero di CAS : 75-09-2 Sinonimi: Cloruro di Metilene, DCM Usi: solvente per insetticidi, pitture, vernici, sgrassante. Proprietà: formula chimica, peso molecolare, stato fisico, punto di ebollizione, densità, tensione di vapore, solubilità in acqua, Log Kow, limiti all'odore, sapore. Farmacocinetica. Assorbimento: -il Diclorometano viene assorbito completamente quando ingerito; una singola dose orale di 1 o 50 mg kg-1 di DCM marcato somministrata ad un ratto di sesso maschile, venne esalata come DCM immutato dopo 48 ore. Distribuzione: -la distribuzione del DCM nel tessuto dopo la somministrazione precedente dimostrò che il DCM era presente per la maggior parte nel fegato e per la minima parte nel grasso 48 ore dopo il dosaggio. Metabolismo: i maggior metaboliti del DCM sono l'ossido di carbonio e l'anidride carbonica . Nelle condizioni degli esperimenti precedenti, dall'88 al 28 % della dose risultò metabolizzato. Escrezione: i metaboliti del DCM sono eliminati con le urine mentre bassa é l'eliminazione attraverso le feci. Effetti sulla salute umana: Uomo Bonventre et al. (1977) descrivono una intossicazione fatale di DCM che erà stato usato come sverniciante. L'esame post-mortem rivelò la presenza di DCM nel fegato, nel sangue e nel cervello. Si era formata anche una saturazione al 3 % di carbossiemoglobina. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.12 Segue BOX1 Animali Esposizione a breve termine La dose LD50 per i topi é stata riscontrata in 1,987 mg kg-1 e per i ratti in 1,121 mg kg-1 (Kimura et al. 1971, Aviado et al.1977) ed un LOAEL di 1,326 mg kg-1d-1. Esposizione a lungo termine Bormann e Loeser (1987) amministrarono DCM nell'acqua potabile a 125 mg L-1 a 30 ratti Wistar (30 maschi e 30 femmine) per 13 settimane. Ciò é equivalente ad una dose di circa 15 mg kg-1d-1. L'animale venne esaminato per ciò che concerneva i cambiamenti nel comportamento, peso corporeo, chimica del sangue e delle urine. Non si osservarono effetti dovuti al trattamento anche quando alcuni ratti consumarono 250 mg DCM. Da questo studi si identificò un NOAEL di 125 mg kg1 -1 d . Effetti sullo sviluppo Nessuna conclusione positiva può essere tratta sul potenziale del DCM nei confronti dello sviluppo dell'animale. Mutagenicità Il DCM é stato indicato come mutageno in molti batteri e lieviti come pure nei mammiferi. Cancerogenicità In un test di cancerogenicità polmonare, il DCM, somministrato per via intraperitoneale non ha fatto aumentare l'incidenza dei tumori nei topi. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.13 10.2.1.0.- Calcolo del Criterio per l'esposizione ad un giorno (One-day HA) Lo studio di Kimurta et al. (1971) é stato selezionato per servire come base per la valutazione del criterio d’esposizione di un giorno per un bambino di 10 kg di peso. Pertanto: One day HA = 1326 (mg kg −1 die −1 ) x 10 (Kg ) ( 1000 x 1 L die −1 ) =13,3 mg L−1 dove il LOAEL é di 1326 (mg kg-1 die-1), il peso del bambino é 10 e 1000 é il fattore di sicurezza o di incertezza. Infine 1 litro é il volume d'acqua che si presume beva giornalmente un bambino. 10.2.2.0.- Calcolo del Criterio per l'esposizione a 10 giorni (Ten-day HA) Dagli studi di Bornmann e Loeser (1967) nei quali il DCM venne somministrato nell'acqua potabile a 125 mg L-1 per 13 settimane e riportando il valore a mg kg-1die1 si ha: Ten day HA = 15 (mg kg −1 die −1 ) x 10 (Kg ) ( 100 x 1 L die −1 ) = 1,5 mg L−1 In questo caso il valore di 15 mg kg-1 die-1 é il NOAEL basato sull'assenza di effetti sull'accrescimento corporeo,sul chimismo delle urine e del sangue, sulle funzioni riproduttive, sul rapporto di peso organi/corpo e su cambiamenti istopatologici. 10.2.3.0.- Calcolo del Criterio per l'esposizione a Lungo Termine. Non ci sono elementi sufficienti per definire questo HA. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.14 10.2.4.0.- Calcolo del Criterio per l'esposizione per tutta la vita. (Lifetime Health Advisory) I° passo: Determinazione della Dose di Riferimento (RfD): per un uomo di 70 kg il valore del RfD é dato da: 5 (mg kg −1 die −1 ) RfD = = 0,05 mg kg −1 die −1 100 II°passo: Determinazione del Livello Equivalente di Acqua Potabile (DWEL): 0.05 (mg kg −1 die −1 ) x 70 (Kg ) DWEL = = 1,75 mg L−1 −1 2 L die ( ) III° passo: Determinazione del criterio per tutta la vita (HALT). L'esame dei dati di cancerogenesi ha dimostrato che il DCM é un probabile cancerogeno anche per l'uomo. In tal caso il semplice calcolo di Life-time HA secondo quanto già detto (v.HALT) non può essere fatto dovendosi dare precedenza al fattore cancerogeno. Il Rischio di Eccesso di Tumori associato all'esposizione per tutta la vita al DCM ad una concentrazione nell'acqua di 1,75 mg L-1 é di 3,7x10-4 che và assunto come riferimento. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.15 10.3.0.- Espressione dei dati in funzione degli effetti sull'animale 10.3.1.0.- Irritazioni 10.3.1.1.- Irritazione della pelle e degli occhi. Le sostanze che vengono applicate topicamente sulla pelle o sulle mucose possono sviluppare sia effetti sistemici di natura acuta o cronica o effetti locali più propriamente definiti come "irritazione primaria". Una sostanza irritante primaria é quella che, se presente in quantità sufficiente e per un periodo di tempo congruo, produce una reazione della pelle non allergica, infiammatoria nel punto di contatto. Inoltre, per definizione, tali sostanze non sono corrosive (l'acido solforico, quindi, non é un irritante). 10.3.1.2.-Irritazione cutanea primaria Per l’irritazione cutanea la tecnica adottata segue di solito la procedura di Draize modificata che consiste nell'applicare sulla cute rasata dell'animale da esperimento (di solito 12 animali) una quantità di 0,5 ml o 0,5 g di sostanza posta su una garza di un pollice quadro. Sei animali vengono "saggiati" con la cute intatta e 6 con cute graffiata in modo, peraltro da non provocare bleeding (sanguinamento) o interessare il derma. La garza viene fissata con un nastro adesivo e lasciata in loco per 24 ore (primo controllo) e poi fino a 72 ore controllando la eventuale formazione di un eritema, escara e/o edema. Qualunque grado di positività fa classificare la sostanza come irritante per la pelle. Si riporta qui una classificazione dei risultati del test di Draize. É da tener presente, peraltro, che non esiste, attualmente, una classificazione standard e che altri ricercatori classificano i risultati delle irritazioni in altre maniere. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.16 Irritazione Codice Leggera MLD Reazione cutanea Eritema ben definito e leggero edema (bordi dell'area ben definiti) Moderata MOD Edema moderato/notevole edema severo (aree di circa 1 mm) Elevata SEV Eritema elevato fino a formazione di escara profonde ed edema severo (aree > 1 mm oltre la zona di esposizione) 10.3.1.3.- Irritazione oculare primaria Negli animali da esperimento un irritante oculare primario é definito quel composto che produce una risposta irritata alla prima esposizione. Le procedure sono simili a quelle per l'irritazione cutanea primaria con la evidente variazione che la localizzazione della prova é limitata all'occhio dell'animale. La sperimentazione può essere fatta, inoltre, con o senza lavaggio dell'occhio (con cloruro sodico) 24 ore dopo l'instillazione del composto. 10.4.0.0.-Tossicità 10.4.1.0.-Espressione dei Dati di Tossicità 10.4.1.1.-TDLow Toxic Dose Low: é la dose più bassa di una sostanza introdotta nell'organismo attraverso qualsiasi route, diversa dall'inalazione, in grado da non produrre un effetto significativo tossico e/o cancerogeno negli animali e nell'uomo. 10.4.1.2.- TCLow ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.17 Toxic Concentration Low: ossia la concentrazione più bassa di una sostanza in aria alla quale l'animale o l'uomo é stato esposto per ogni dato periodo di tempo e che ha prodotto qualsiasi effetto tossico negli esseri umani o ha prodotto un effetto cancerogeno o riproduttivo negli animali o nell'uomo. 10.4.1.3.- LDLow Lethal Dose Low: la dose più bassa (inferiore a quella del LD50) di una sostanza introdotta attraverso altre vie che non l'inalazione assunta in qualsiasi periodo di tempo, in una o più assunzioni e che ha provocato la morte nell'uomo o negli animali. 10.4.1.4.- LD50 Lethal Dose Fifty: é la dose calcolata di una sostanza,introdotta nell'organismo attraverso qualsiasi via ad esclusione di quella inalatoria, che ci si aspetta provochi la morte del 50% degli animali di esperimento. Valori anche di LD1, LD10, LD30 e LD99 si riscontrano in letteratura (il significato é ovvio) quando non é possibile avere LD50. 10.4.1.5.- LCLow Lethal Concentration Low: la concentrazione più bassa in aria che é stata individuata provocare la morte negli animali e negli uomini. Può riferirsi a periodi di esposizione inferiori alle 24 ore (effetti acuti) o maggiori di 24 ore (effetti cronici). 10.4.1.6.- LC50 Lethal Concentration Fifty: rappresenta la concentrazione calcolata di una sostanza in aria che provoca, a seguito di esposizione, la morte del 50% degli animali da esperimento. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.18 10.5.0.0.- Mutazioni 10.5.1.0.- Espressione dei Dati di Mutazione Una mutazione é definita come ogni cambiamento ereditario nel materiale genetico. Contrariamente agli studi sulla formazione d’irritazioni, sulla riproduzione, sugli aspetti tumorigeni e, in genere, tossicologici, che prendono in considerazione l'animale nella sua totalità, i dati relativi agli aspetti mutageni si riferiscono a studi su animali inferiori come batteri, lieviti e insetti nonché a colture cellulari in vitro. I test utilizzati per valutare capacità mutageniche sono di vario tipo e possono essere classificati nei seguenti tipi: 1) Mutazioni nei microrganismi: per esposizione diretta al tossico. 2) Microsomial Assay: verifica l'attivazione enzimatica in vitro di promutageni in presenza di un organismo indicatore. 3) Test del Micronucleo: si basa sul fatto che i cromosomi o i frammenti di cromosomi possono non essere incorporati in una o nell'altra delle cellule figlie durante la divisione cellulare. 4) Alterazione del DNA: DNA damage, DNA Repair, unscheduled DNA synthesis e DNA inhibition, sono alterazioni del comportamento del DNA conseguente all'azione di un composto mutageno. 5) Conversione Genica e Ricombinazione Mitotica: esamina il recupero ineguale dei markers genetici nella regione di scambio durante la ricombinazione genetica. 6) Analisi citogenetica: analisi delle aberrazioni cromosomali 7) Sister Chromatid Exchange: rivela l'interscambio di DNA in preparazioni citologiche di cromosomi metafasici fra prodotti di replicazioni. 8) Sex Chromosome Loss e Non-disfunction: analizza la non separazione di cromosomi omologhi durante la meiosi e la mitosi. 9) Dominant Lethal Test (DLT): un dominant lethal é un cambiamento genetico in un gamete; nei mammiferi il DLT misura la riduzione del litter size esaminando l'utero e annotando il numero di implanti sopravviventi e morti. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.19 10) Mutazioni nelle cellule somatiche di mammiferi: analizza l'induzione e l'isolamento di mutanti in cellule coltivate di mammifero identificando il cambiamento genetico. 11) Host Mediated Assay: il sistema usa due specie separate, normalmente mammiferi e batteri, per rilevare alterazioni genetiche ereditarie causate dalla conversione metabolica della sostanza chimica in esame. 12) Morfologia dello sperma: esamina lo scostamento dalla forma normale degli elementi riproduttivi maschili. 12) Test di traslocazione ereditario: esamina la trasmissibilità di traslocazioni indotte alle generazioni successive. 14) Trasformazioni oncogeniche: utilizza criteri morfologici per evidenziare diversità citologiche tra celle normali e tumorigene. 15) Capacità d’inibizione fagica: utilizza un virus lisogenico per evidenziare un cambiamento nelle caratteristiche genetiche per trasformazione del virus da non patogeno e patogeno. 16) Body Fluid Assay: utilizza due specie, mammiferi e batteri. Sui primi vengono prelevati i liquidi organici (sangue ed urine) che vengono saggiati in vitro mentre i batteri vengono seguiti per la parte di mutazioni. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.20 10.7.0.0.0.- Mutagenesi e cancerogenesi ambientale. Un cenno ancora va fatto ai processi di mutagenesi e cancerogenesi ambientale che si trovano in stretta relazione con il fenomeno delle popolazioni ad alto rischio. É ovvio, infatti, che tali popolazioni saranno di gran lunga più predisposte ai fenomeni mutageni e cancerosi di quelle che hanno predisposte difese immunitarie e biochimiche consistenti. Il concetto di mutagenesi ambientale si riferisce alla modificazione genetica conseguente ad un'azione dell'ambiente ossia ad una modificazione di quelle informazioni essenziali che una cellula trasmette a quella che essa sta generando. Com’é noto, infatti, la cellula umana,animale o vegetale, ha a disposizione una funzione informativa genetica che invia, nel corso della riproduzione della cellula stessa, informazioni precise su come la nuova cellula deve essere costruita. Indica, in pratica, quali proteine devono essere sintetizzate, come le stesse devono essere assemblate nelle varie strutture cellulari. Questo sistema "informativo" può proseguire nel tempo in maniera indefinita fino alla morte fisiologica dell'individuo, producendo copie esatte della cellula madre. Tutto prosegue indisturbato fintando che qualche stress chimico o fisico non interferisce. Questa interferenza, che può essere anche naturale, modifica il pacchetto d’informazioni portando ad una nuova entità cellulare differente in maniera maggiore o minore dalla cellula progenitrice. In natura esistono frequenti alterazioni della "informazioni genetica" e ne è prova la presenza di specie nuove nel contesto di un ecosistema. Se noi esaminiamo, ad esempio, un prato costituito da culture apparentemente omogenee di graminacee, ci accorgiamo con una verifica attenta, che una certa parte di esse ha sviluppato, ad esempio, una resistenza naturale ai metalli pesanti, senza che vi sia, in quel ecosistema, una loro concentrazione particolarmente elevata. Questa modifica della "informazioni genetica" che viene trasmessa successivamente alle generazioni successive viene comunemente definita come "mutazione". Pertanto, la "mutazione" è un processo naturale che si ripete con minor o maggior frequenza secondo gli ecosistemi considerati. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.21 Se sul normale svilupparsi di queste mutazioni si inserisce un’azione esterna, come ad esempio quella di un prodotto chimico o di una radiazione fisica , il fenomeno può amplificarsi, realizzando nuove caratteristiche differenti dalla struttura progenitrice. specie biologiche con La cellula è, come si dice, mutata. E ben noto come molti composti chimici utilizzati nell'era moderna siano in grado di produrre delle mutazioni cellulari; alcune di queste, in particolari condizioni e sotto l'azione combinata di più processi confluenti, possono dar luogo a processi patologici indicati, clinicamente, come tumori. É qua necessario sottolineare subito un concetto che deve essere ben chiaro: i composti mutageni non sono necessariamente cancerogeni. É vero il contrario e cioè che tutti i cancerogeni sono anche mutageni. Anche se i due fenomeni sono collegati, l’individuazione della capacità mutagenica non significa assolutamente che vi sia nello stesso tempo una capacità tumorigena. Di tale aspetto vedremo alcuni elementi qualitativi e quantitativi che spiegheranno ampiamente il perché di tale fenomeno. Ma, prima di scendere in questi dettagli, bisogna porci la domanda su quale tipo di "popolazione" la "mutazione" va a realizzarsi, chiederci, cioè, quale è il soggetto passivo del processo di mutazione. Siamo abituati a parlare di popolazione come di una struttura omogenea ed uniforme; quando pensiamo all'azione di un o stress (chimico o fisico) non ci poniamo il problema se la popolazione che lo subisce abbia , nel suo contesto, una reattività differenziata : diciamo solo che il tal composto chimico è tossico per la popolazione. É ciò un errore di superficialità assai grave che porta spesso a conclusioni errate. Per cercare di capire quale è la reale reattività dei soggetti che subiscono lo stress, dobbiamo fare alcune considerazioni. Abbiamo già accennato come il fenomeno della cancerogenesi sia legato a quello della mutagenesi. Un composto chimico cancerogeno è sempre mutageno mentre un composto mutageno in moltissimi casi non è cancerogeno. In realtà il processo di cancerogenesi è un processo multi-stadio che si realizza attraverso molti e diversi passaggi biochimici. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.22 Il fenomeno va riferito, come minimo, a due reazioni successive ma sembra che, normalmente, gli stadi di reazione siano, in numero, superiori a cinque. Indipendentemente dal numero degli stadi di reazione e certo che perché si realizzi un tumore, sono necessari due specifici momenti: il momento d’iniziazione (initiation) ed il momento di promozione (promotion). Il momento d’iniziazione è svolto da un composto chimico (iniziatore) che è mutageno e che esplica un'azione irreversibile ed additiva senza una threshold apparente. Questo composto sembra legarsi in maniera covalente al DNA o ad altre macromolecole cellulari. Il processo di promozione, invece, è svolto da un composto chimico che non necessariamente è cancerogeno e che, di solito, viene a contatto con la cellula "iniziata" molte volte con esposizione prolungata. Sembra esista un threshold ed il composto non è mutagenico. Particolarmente importante è che il composto promotore, nei suoi stadi primari d’azione, mostra una reazione reversibile e non additiva. Questo fatto spiega, in buona misura, il sorprendente risultato che si riscontra nei casi in cui dopo una "iniziazione" il processo di "promozione" viene ad essere sospeso. In tal caso, anche un eventuale inizio di tumore può regredire ed annullarsi. Questo fenomeno è descritto più volte dalla Organizzazione Mondiale della Sanità relativamente al problema del fumo. E noto che un forte fumatore di tabacco sviluppa nel tessuto polmonare una serie di microulcere precancerose che sono la conseguenza della attività mutagena (iniziazione) dei numerosi composti chimici presenti nel fumo. La varietà di composti chimici è tale che sono contemporaneamente sia i composti iniziatori sia i composti promotori. presenti Questo porta alla iniziazioni delle cellule cutanee polmonari ed alla successiva promozione (ulcere precancerose) delle stesse. Se il contatto con l'agente promotore viene interrotto (ad esempio se il soggetto interrompe l'abitudine al fumo) non esistono più le condizioni di continuità d’esposizione al promotore, condizioni necessarie perché il processo precanceroso diventi canceroso irreversibile. Il tessuto polmonare regredisce nella sua condizione patologica fino a cicatrizzare le ferite iniziali. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.23 Se, invece, l'agente promotore continua il contatto con il substrato gia "iniziato" la probabilità di svilupparsi un tumore diventa tanto più grande quanto più lungo è il periodo del suddetto contatto. Il processo mutageno-cancerogeno quindi, è legato al tempo d’esposizione della cellula alla coppia iniziatore-promotore. Lo svilupparsi della patologia finale richiede, in alcuni casi, molti anni di "induzione" per i motivi che adesso appaiono chiari. E questo spiega il fatto che molti fumatori incalliti muoiono di morte "naturale" senza sviluppare alcuna patologia tumorale. In realtà è molto probabile che essi abbiano sviluppato una condizione precancerosa che non riesce a trasformarsi in quella "cancerosa" perché il "soggetto" perviene al exitus prima della trasformazione medesima. Questo fatto viene definito da solito attraverso il concetto di "tempo d’induzione" che rappresenta il periodo in anni necessario perché la cellula, dopo la "iniziazione" subisca i molti hit (aggressioni o stress chimici) provocati dai composti "promotori"ed è anche il tempo d’attesa che le difese dell'organismo, come abbiamo visto, degradino a livelli sufficienti perché l'agente tossico possa agire. Vi è quindi una "speranza" di difesa indiretta del nostro organismo nei confronti dei composti cancerogeni legata, per assurdo, alla brevità della vita umana. Forse è, quindi, una fortuna che il limite della vita umana sia condizionato da un numero critico massimo di riproduzioni della cellula genitrice oltre al quale subentra la scomparsa biologica . ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.24 10.8.0.0.- L’uomo come target finale delle ricerche in tossicologia dell’ambiente 10.8.1.0.- Premesse Come abbiamo detto fin dall'inizio di questo testo, le scienze ambientali, a nostro avviso, devono mirare a fornire le basi per la valutazione del rischio che l'essere vivente corre per la presenza di tossici nell'ambiente. Lo sviluppo tecnologico particolarmente accentuato negli ultimi quarant'anni ha portato all’immissione, nell'ambiente, di prodotti chimici di nuova formulazione in numero e quantità crescenti d’anno in anno. Sono più di tremila i nuovi composti chimici che annualmente trovano impiego nella prassi tecnologica industriale e nella vita giornaliera della comunità. In particolare l'industria chimica organica ha giocato un ruolo importantissimo fornendo i prodotti farmaceutici che hanno consentito di sradicare molte malattie infettive, i pesticidi e gli erbicidi che hanno consentito l'aumento della produttività agricola, le materie plastiche che sono entrate in tutti i settori dell'attività civile e una miriade d’altri prodotti che incontriamo giornalmente nella nostra vita. La produzione intensiva di tali composti chimici non ha tenuto conto, all’inizio, del loro comportamento di nell'ambiente. Non si è pensato, infatti, che molti di essi non si degradavano naturalmente, ma, al contrario, si accumulavano negli ecosistemi. Ancora si é scoperto che i prodotti chimici originali, se degradati, producevano nuovi composti "figli" in alcune occasioni più tossici o pi persistenti dei loro progenitori. Due esempi solo potremmo citare che chiaramente indicano la dimensione del problema su esposto: il caso del DDT e il caso dei PCB. Ambedue i composti, come noto, sono composti aromatici clorurati. Il DDT, potente antiparassitario, é stato usato ampiamente nel dopoguerra nell'agricoltura e nella sanità pubblica fornendo risultati eccezionali che hanno certamente consentito di salvare milione di vite. Contemporaneamente, però, essendo poco biodegradabile e solubile nei grassi, si è accumulato nelle parti grasse degli organismi viventi e, attraverso le catene alimentari, è arrivato fino all'uomo. Oggi le popolazioni d’età variante da 50 a 60 anni hanno una concentrazione non indifferente di DDT nella parte grassa del proprio tessuto. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.25 I PCB (o policlorobifenili) sono stati usati in epoca più recente come ottimo fluido per condensatori elettrici, come plastificanti per inchiostri tipografici, come additivi nelle vernici marine. Anche i PCB sono di difficile biodegradazione; sono solubili nei grassi e per questo si sono progressivamente accumulati negli organismi e, attraverso la catena alimentare, sono pervenuti all'uomo. L'immissione di tali composti chimici nell'ambiente ha modificato sostanzialmente quella che era la "capacità aggressiva" dell'ambiente. Una volta, infatti, la patologia era relativamente molto chiara poiché gli agenti patogeni erano essenzialmente di tipo biologico (batteri e virus) nei confronti dei quali era possibile sviluppare un’azione preventiva, almeno nei limiti delle conoscenze nel campo dell’immunologia e della profilassi. Con l'avvento di quella che gli ecologi chiamano società del benessere, la patologia è, eziologicamente, più chimico-fisica ambientale che non microbiologica in modo che, all'epoca attuale, possiamo affermare che l'ambiente è l'agente più significativo per quanto riguarda lo stato di malessere della popolazione. La tecnica medica è oggi in grado di permettere la sopravvivenza anche ad individui privi del normale bagaglio immunitario. Consente, cioè, anche al bambino privo d’anticorpi di sopravvivere ed all'individuo con limitate capacità anticorpali di riprodursi creando così delle generazioni sempre più deboli. L'individuo e sempre più difeso e, per assurdo, ha sempre più necessità di difesa. Infatti, le ricerche mediche moderne si sono sempre più rese conto come molte patologie classiche siano scomparse e come, contemporaneamente, si presentino al clinico nuove forme di malattia, alcune delle quali drammaticamente aggressive (tumori ecc.) la cui vera eziologia é spesso sconosciuta od assai difficile da individuare. Oggi, infatti, siamo in grado di debellare con relativa facilità, quasi tutte le malattie infettive che, nel passato, significavano morte certa per l'ammalato. Siamo invece, solo all'inizio delle terapie delle nuove malattie che sono diventate, quasi come una rivincita della natura sulla capacità antievoluzionaria dell'uomo, non diremo condizione di morte naturale, ma almeno prevalente causa della mortalità dell'individuo adulto moderno. Poiché l'ambiente (in senso lato) è l'unico fattore modificatosi drasticamente ed in peggio negli ultimi cinquant'anni, esso è l'indiziato numero ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.26 uno per tale brusca svolta nella patologia umana e quindi la politica sanitaria va sempre più orientata verso la prevenzione dei fattori ambientali che predispongono l'individuo alle nuove forme patologiche. Vedremo, di seguito, cosa intendiamo con fattori ambientali che non sono necessariamente, solo di tipo naturale, ma anche, ed in misura elevata, di tipo comportamentale. 10.9.0.0.- Inquinamento dell’ambiente e popolazione a rischio. Durante l'arco della sua vita, il soggetto "uomo" viene ad incontrare, come abbiamo già detto, una nutrita serie di composti chimici immessi nell'ambiente dalle attività civili ed industriali. Non solo esso prenderà contatto i prodotti originali ma anche tutta quella sequela di composti che i processi di degrado e di modificazione biochimiche e chimico-fisiche hanno formato da quel prodotto originale. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, il soggetto uomo assorbirà aliquote successive di tali composti e, contemporaneamente, n’eliminerà una parte. Se l’eliminazione è quantitativa evidentemente non ci sarai alcun fenomeno d’accumulo; se, viceversa, l'eliminazione è inferiore al processo d’accumulazione nell'organismo dell’uomo si realizzerà uno stoccaggio del composto chimico in esame che diventerà sempre maggiore man mano che gli anni passeranno. Il composto chimico in oggetto può essere completamente innocuo; ciò significa che una volta indovatosi nell'organismo esso non provoca danni significativi all'infuori di qualche fenomeno locale. É da tener presente, peraltro, come valga sempre la vecchia regola della "dosis facit venenum" che, nel caso, appare fondamentale. Abbiamo detto, infatti, come il soggetto uomo assorba nell'arco della sua vita aliquote progressive di composti chimici ambientali. Se il composto chimico non viene eliminato quantitativamente la sua concentrazione in una parte o più parti dell'organismo tende a crescere finché raggiungerà quel valore al quale si realizza un processo degenerativo della struttura biologica che si esprime, praticamente, con uno stato di sofferenza della struttura fisica del soggetto uomo e quindi con uno stato patologico. Partendo dalla constatazione della realtà di fatto di un ambiente già contaminato, appare evidente come sia necessario, nell'epoca attuale, parlare di ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.27 nuovi standard di qualità di vita. Infatti, se una volta si riteneva sufficiente fissare dei limiti ambientali per gli inquinanti alla luce delle nuove conoscenze appare sempre più impellente la necessità di definire tali limiti in termini assoluti. Ciò significa che se nel passato si riteneva sufficiente fissare le concentrazioni massime ammissibili in termini di mg L-1 per l'acqua, di mg m-3 per l'aria, di mg kg-1 per i tossici negli alimenti, oggi è indispensabile valutare l'ambiente nella sua totalità riferendoci al contributo giornaliero dai singoli ambiti (acqua, aria, alimenti) nei confronti del soggetto uomo. Quale sarà allora il nuovo standard di qualità? Sarà ovviamente uno standard relativo che deve obbedire ad un principio fondamentale: la quantità di un tossico non deve raggiungere nell'arco della vita media di un uomo concentrazioni superiori alla soglia che noi indicheremo come soglia del benessere. La soglia del benessere non è facile, anzi, come vedremo, impossibile da definire in assoluto ma è chiaro che lo "standard di qualità" al quale bisogna tendere, sarà allora di volta in volta individuato in funzione dell'ambito che si considera. Se ad esempio si vuole definire lo standard di qualità per il cadmio (cancerogeno) dobbiamo considerare diverse sorgenti legate al comportamento quali, in maniera preponderante il fumo e gli alimenti. Negli alimenti il cadmio è presente in concentrazioni variabili a seconda del prodotto; il grano e la verdura prodotti in aree con applicazioni di fertilizzanti su vasta scala possono contenere da 12 a 36 mg di cadmio ma la gran parte degli alimenti mostra valori di contaminazione intorno ad 1 mg kg-1. Nell'acqua alimentare il cadmio di solito è in concentrazione inferiore ad 1 ug L-1 anche se la sua quantità può aumentare passando attraverso tubazione metalliche usate per la distribuzione. Nell'aria libera le concentrazioni del cadmio oscillano dal valore 0 a 0,062 ug m-3; nell'atmosfera dei posti di lavoro la concentrazione del cadmio può variare da 0,17 a 3 mg m-3. Nel fumo di sigarette i livelli del cadmio sono di circa 30 ug per pacchetto. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.28 Fig.10.1 Ciclo del cadmio nell’uomo L'escrezione del cadmio nell'organismo è molto lenta. In questa maniera una persona che dalle varie sorgenti assumesse 62 ug di cadmio al giorno raggiungerebbe, all'età' di 50 anni, una concentrazione nella corteccia renale di 50 ug g-1. Oggi sappiamo che la concentrazione di cadmio media nella corteccia renale degli adulti varia da 30 a 80 ug g-1 in funzione della nazione d’appartenenza. Se ora noi fissiamo la quantità di cadmio massima nell'organismo al disotto della quale non si hanno fatti patologici del soggetto "uomo" possono verificarsi due casi: • Nel primo caso la somma dei contributi dei vari ambiti (aria, acqua, alimenti ecc.) fornisce una dose giornaliera al soggetto "uomo" tale che nell'arco della sua vita detto soggetto non raggiunge mai livelli in cadmio pericolosi; ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.29 • Nel secondo, invece, la concentrazione massima viene oltrepassata; in questo caso bisognerà agire su uno degli ambiti riducendone il contenuto al valore necessario. Si tratterà quindi di operare una scelta difficile che assai spesso coinvolge aspetti economici, sociali e politici, individuando quale ambito dovrà essere destinato per primo all'intervento. Evidentemente una prima e rapida azione potrà essere fatta nei riguardi dell'abitudine al fumo, che, essendo un fatto comportamentale, può essere modificato senza particolari costi, anzi, in termini di salute, con costi negativi. In altri casi potrà essere possibile intervenire sull'approvvigionamento idrico con idonei impianti di depurazione; analogamente potrà essere fatto nei casi d’inquinamento atmosferico. Meno facile sarà l'intervento nel settore degli alimenti per i quali potrà essere studiata una differenziazione in termini dietologici che abbia, comunque, com’effetto finale, la riduzione del tasso del metallo pesante che giornalmente il soggetto "uomo" viene ad introdurre nel proprio organismo. 10.9.1.0.– Inquinamento dell’ambiente. L’immissione di un qualsiasi composto chimico, tossico o no, nell'ambiente da una sorgente puntiforme rappresenta il primo passo di contaminazione ambientale. L'inquinante xenobiotico, infatti, s’inserisce in un punto qualsiasi di un ciclo naturale, e si accoda ai composti naturali che percorrono quel ciclo. Noi siamo ben consci della diversa importanza, per quanto riguarda la diffusione degli inquinanti, dell'ambito che va ad essere inquinato. É, infatti, assai diverso immettere un inquinante nell'aria piuttosto che nell'acqua, nell'acqua piuttosto che nel suolo. Nel primo caso, infatti, la dispersione del tossico a gran distanza è assai rapida; nel secondo caso, invece, relativamente lenta, nel terzo, lentissima. Se immettiamo nell'atmosfera, ad esempio, con una ciminiera molto alta, un composto chimico esso può diffondersi, in certe condizioni, anche a velocità dell'ordine di 15 - 30 metri al secondo. Questo significa che in meno di 24 ore esso ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.30 può raggiungere distanze notevoli, rispetto al punto d’immissione. Nell'acqua il prodotto chimico si sposta con la velocità dell'acqua stessa, velocità raramente maggiore di 1 m s-1. Nel suolo, infine, o nel sottosuolo la migrazione di un composto chimico può essere anche di frazioni di millimetro al giorno per cui la sua diffusione, in termini di tempo, risulta modesta. La differenza base, comunque, sta nella velocità di trasferimento dell'inquinante internamente ai sistemi ma non inficia la permanenza dell'inquinante stesso. Ciò significa che se l'inquinante nell'atmosfera si sposta internamente al sistema aria esso arriverà prima di quello che si sposta nel sistema suolo al bersaglio (tessuto biologico, acqua superficiale o profonda, ecc) ma, in linea generale, con uguale capacità aggressiva. Questo fatto essenziale indica che non è sufficiente la mancanza d’elementi obiettivi nell'arco di un breve lasso di tempo per dichiarare immune da rischi ambientali un certo sistema. L'immettere nel suolo, ad esempio, quantitativi elevati di scarichi industriali e il non vederli comparire dopo alcuni anni nell'acqua sotterranea o in quella superficiale può indurre all'equivoco che il sistema suolo si auto-salvaguardi. Viceversa l'avanzamento del fronte d’inquinamento, nel suolo, per quanto molto lento, porta l'inquinante a ricomparire dopo un notevole lasso di tempo, alle volte anche di decine d’anni e, per un processo di cromatografia, anche più concentrato nel punto d’uscita che non in altri punti della falda. L'esistenza di numerosi cicli ambientali naturali permette al composto tossico di passare attraverso i vari sistemi. Il punto d’inserimento nei vari step di tali cicli sarà legato alla velocità di spostamento, come già detto, ma ciò non inficierà, ripetiamolo, la persistenza del tossico stesso. Ovviamente i prodotti chimici nell'ambiente possono essere di vario tipo dal punto di vista della loro persistenza. Molti composti, infatti, subiscono rapida biodegradazione; altri sono difficilmente biodegradabili: altri ancora (i metalli) non sono biodegradabili. Infine è da tener presente come molti composti chimici subiscono delle modificazioni nell'ambiente tali da trasformare completamente sia la loro struttura chimica sia la loro capacità tossica. I nuovi composti cosi formatisi s’inseriscono anch'essi nei cicli ambientali con una fondamentale differenza rispetto ai composti ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.31 originali rappresentata nel fatto che, di norma, la loro tossicità è completamente sconosciuta. Potremmo concludere quindi con alcune affermazioni di base: a) La patologia dell'epoca moderna è, in gran misura, legata a fattori ambientali più che a fattori biologici. b) I fattori ambientali sono conseguenti all’immissione nell'ambiente di una sequela di stress chimici e fisici nonché ai prodotti che per modificazione chimica o microbiologia si sono formati, dai primi, nell'ambiente. c) I fattori ambientali derivati sono di solito sconosciuti sia per quanto riguarda la loro composizione sia per ciò sia concerne la capacità tossica sull'uomo. Molti dati sperimentali su animali, infatti, non sono utilizzabili sull'uomo poiché, in molti casi, la tossicità può essere legata allo specifico metabolismo di quell'animale considerato. d) un’ulteriore difficoltà nella valutazione dell’ambiente come responsabile delle forme di morbilità e mortalità umana è legata al fatto che, sebbene si conoscano con una certa accuratezza molti cicli ambientali, si può affermare che la scienza delle dinamiche dei composti chimici inquinanti sia ancora in gran parte sconosciuta. 10.9.2.0.– Popolazione ad alto rischio 10.9.2.1.– Generalità Quando si discute dell'azione di certi tossici ambientali sull'uomo si ritiene consuetudinariamente il soggetto "uomo" come qualcosa d’omogeneo senza tener conto delle variazioni significative che esistono nelle diverse popolazioni. É noto, infatti, come gli individui di razze diverse abbiano differenti livelli di risposta fisiologica. Non si considera invece quella serie di differenze fondamentali, che, internamente alle singole razze, seleziona individui con capacità di risposta ai tossici molto diverse tra di loro. E questa la "famiglia" dei soggetti della popolazione ad alto rischio. Tale popolazione é formata da individui che, per fattori - di sviluppo - genetici ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.32 - patologici - comportamentali Risentono dei tossici nell'ambiente in misura di gran lunga maggiore di quanto non faccia la media della popolazione. I fattori di sviluppo sono legati all'improprio sviluppo fisico dell'individuo allo stato fetale od infantile e sono classificabili nei seguenti gruppi: a) individui che hanno i sistemi enzimatici di detossificazione immaturi; b) individui che hanno il sistema immunologico immaturo; c) individui che mostrano deficienza nella risposta immunologica conseguente all'invecchiamento; d) altri fattori legati all'età (declino delle funzione renale ecc.); e) gravidanza; f) ritmi biologici. I fattori genetici sono classificabili in cinque principali categorie: a) disordini dei globuli rossi; b) disordini serici; c) disordini del sistema regolatorio omeostatico; d) disordini immunologico; e) disordini legati all'assorbimento. I fattori collegati con la dieta sono classificabili, a loro volta, in: a) deficienza in vitamine; b) deficienza in minerali; c) deficienza in proteine-aminoacidi; d) deficienza in grassi; e) deficienza in carboidrati. I fattori legati alle patologie sono rispettivamente: a) patologia del cuore -polmone; b) patologia della milza; c) patologia del fegato. Fattori infine, sui quali è teoricamente facile incidere a livello sociale sono quelli comportamentali e precisamente: ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.33 a) abitudine al fumo; b) abitudine al bere; c) abitudine ai farmaci; d) abitudine d’alimentazione scorretta. Noi esamineremo alcuni di questi fattori ed in particolare quelli relativi alla risposta biochimica ed ai fattori comportamentali. 10.9.2.2.– Fattori di sviluppo 10.4.2.2.1.- Sistemi enzimatici immaturi É noto che l'individuo appena nato possiede in parte una serie di difese biochimiche che gli sono trasmesse della madre durante il periodo di gestazione. Alla nascita, quindi, il bambino, ha già un certo bagaglio di difese che, per un certo periodo, lo protegge da alcuni attacchi esterni sia biologici sia chimici. Appena inizia la sua attività biochimica nei confronti dell'esterno il nuovo nato è però relativamente indifeso e fino all'età' di 3-7 anni è disponibile a malattie tipiche dell'infanzia alcune delle quali anche di tipo degenerativo. La scoperta della ridotta o nulla capacità a metabolizzare sostanze chimiche tossiche da parte del feto è un fenomeno ben noto. Molte ricerche sono state compiute al riguardo specialmente in relazione alla trasmissione placentare di composti (specialmente farmaci) somministrati alla madre e passati nel feto. Nel feto è stata riscontrata una trascurabile attività metabolica nei confronti di sostanze estranee anche se si è visto che tale attività aumenta dopo la nascita con velocità dipendenti dalla specie e dal substrato. (Jondorf,Maickel e Brodie ) In genere il metabolismo del fegato per molti composti chimici è molto minore di quello dell'individuo adulto. Pelkonen et al. hanno dimostrato che il fegato fetale umano metabolizza il 3,4-benzopirene, l'anilina, l'aminopirina e l'esobarbital con una velocità di reazione che va dal 2.4 al 36.1% di quella che si riscontra nell'individuo adulto. Tali ricerche sono confermate da molti autori che attestano intorno al 40% massimo il valore della velocità di reazione metabolica nel feto rispetto all'individuo adulto. Ciò implica che il feto è sensibile all'azione dei tossici per lo meno con un fattore 2 rispetto agli adulti. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.34 Un sistema che è presente in maniera completa negli adulti mentre è deficitario nel feto è quello legato ai microsomi del fegato. Il sistema consiste in due componenti catalitici dell'ossidazione (detossificazione) di molti composti chimici: il primo è il citocromo P-450 ed il secondo è una flavoproteina che catalizza questo citocromo da parte del NADPH; questa flavoproteina è nota come NADPHcitocromo-P-450 reduttasi. Questo sistema è un potente mezzo di detossificazione: ad esempio il colorante cancerogeno 4-dimetilaminoazobenzene viene demetilato ossidativamente a 4-aminobenzene e formaldeide. Al sistema che implica il NADPH si collegano molti altri sistemi ossidativi (Citocromo C-reduttasi, citocromo b5 - reduttasi ecc.) Se i suddetti sistemi enzimatici sono ben sviluppati nell'adulto non altrettanto si può dire del feto che così è esposto sempre più a processi di bioaccumulo del tossico non riuscendo a smaltirne che una piccola parte proprio per la sua ridotta difesa enzimatica. Un esempio più complesso che implica sia la detossificazione sia l'escrezione è dato dell'inquinamento da PCB (Policlorobifenili). Calabrese ha posto in rilievo come molti individui non siano in grado di detossificare ed eliminare i PCB e quindi com’essi ricadano nella popolazione ad alto rischio per detti composti. I PCB di solito vengono escreti negli adulti mammiferi ed umani in gran parte attraverso la formazione di glucosiduronide o di solfati-coniugati. Ora il feto ed i neonati di 2-3 mesi sono deficienti nel sistema di glucuronidazione e sono pertanto predisposti all'azione di composti come i PCB o composti fenolici. Un caso drammatico che conferma quanto già detto è dato dalla morte di 30 bambini prematuri (Smith e Williams) trattati con l'antibiotico cloramfenicolo nel corso di un’epidemia di malattia infettiva. Il cloramfenicolo è metabolizzato proprio attraverso il sistema di reazione con l'acido glucuronico che, nel neonato è praticamente inattivo. Di conseguenza il farmaco fu metabolizzato in misura inferiore alla quantità che veniva introdotta nel corpo e che, quindi, raggiunse il livello letale che diede luogo all'exitus. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.35 10.4.2.2.2.- Sistemi immunitari immaturi Com’esempio d’immaturità del sistema immunitario considereremo quello che implica il ruolo del timo. Il ruolo del timo nei processi immunitari è sempre stato sospettato da quando si è visto che animali timectomizzati perdevano alcune proprietà importanti legate al sistema immunitario. Ad esempio si riscontrava una congrua riduzione del linfociti del sangue ed una riduzione delle aree delle cellule T nei linfonodi e nella milza. L’emissione dell’ormone timosina da parte del timo ha rilevato una stretta correlazione con le difese immunitarie legate alle cellule (CMI cell mediated immunity). L’escrezione di timosina diminuisce col passare degli anni in corrispondenza, ovviamente, con la riduzione del volume e della funzionalità del timo. Si ritiene che ciò sia la causa della maggior facilità di molte malattie connesse con la riduzione delle difese immunitarie e che si riscontrano nell'anziano e nei bambini in prima età. Fig.10.2 Sviluppo del timo e relazioni con la difesa immunitaria ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.36 La riduzione, nel tempo, della timosina (e quindi di una parte almeno delle difese immunitarie) darebbe ragione, secondo alcuni autori, del fenomeno di delay (ritardo) riscontrato nell'instaurarsi di processi cancerosi nonostante la probabile costante presenza dell'agente scatenante. Secondo tali autori in realtà lo stato canceroso sarebbe sempre presente e latente nelle cellule del soggetto e si svilupperebbe in modo conclamato solo molto tempo dopo il processo d’iniziazione/attivazione in funzione della riduzione delle difese immunitarie. Sono ben noti i casi dei tumori da asbesto e da arsenico e si sa che essi si sviluppano dopo un periodo di latenza di circa 30 anni. Analogamente il fumo di sigarette, ben ricco di cancerogeni, provocherebbe una cancerogenesi latente che si svilupperebbe quando le condizioni di difesa immunitaria sono assai deboli per vari motivi e principalmente per l'età' del soggetto. Le persone che hanno, quindi, per motivi d’età o d’altri processi biologici, una riduzione delle capacità immunitarie entrano nella popolazione ad alto rischio. 10.4.2.2.3.- Caso particolare: la gravidanza Una condizione che porta il soggetto in alto rischio è certamente la condizione di gravidanza. É ben noto come il soggetto gravido subisca numerosi cambiamenti fisiologici che interessano particolarmente il metabolismo del calcio e del ferro. É altresì noto che la carenza di ferro predispone i soggetti agli effetti tossici di metalli come il Cadmio, il Manganese ed il Piombo; nel caso del soggetto gravido ci si può aspettare una minor difesa nei confronti di tali metalli tossici cosa che, in realtà, è stata indirettamente verificata attraverso le condizioni del neonati così partoriti. Particolarmente importanti sono stati gli studi nei confronti di gravide esposte a contaminazione da composti organoclorurati; vi sono prove evidenti di un’alterazione congrua dei processi naturali di gestazione dell'embrione che può portare all'aborto o ad altre patologie significative della sfera genitale della femmina. 10.4.2.3.0.- La cronobiologia: iI periodo dei ritmi biologici. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.37 Come si é gia visto, i bioritmi sono fondamentalmente caratterizzati dal loro periodo. Benché da un punto di vista generale il periodo dei ritmi biologici possa essere estremamente vario, é un dato di fatto che i bioritmi fondamentali siano raggruppabili in quattro categorie fondamentali: 1) ritmi circadiani (periodo == circa 24 ore); 2) ritmi circamensili (periodo = circa 29 giorni); 3) ritmi circannuali (periodo = circa 365 giorni); 4) ritmi ultradiani (periodo < 24 ore). É interessante notare come questi bioritmi, con eccezione dei ritmi ultradiani, siano sincronizzati con alcuni eventi naturali astronomici: ciclo di rotazione della Terra sul suo asse (ritmi circadiani), ciclo di rotazione della Luna attorno alla Terra (ritmi circamensili), e ciclo di rotazione della Terra attorno al Sole (ritmi circannuali). Come si é visto, i bioritmi principali hanno una base genetica, vale a dire sono determinati endogenamente; pertanto, é da ritenersi che si siano formati nell'essere vivente in tempi assai antichi, attraverso un processo evolutivo svoltosi presumibilmente nell'arco di molte migliaia d’anni. Senza entrare in merito al complesso problema della trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti, e restando per comodità espositiva nell'ambito di una teoria evoluzionista classica, é importante mettere in rilievo il significato adattativo dei ritmi biologici. Quest’argomento non é stato studiato ancora a fondo fino ad oggi, e richiede conferme sperimentali; tuttavia costituisce un’interessante ipotesi di lavoro guardare ai bioritmi come ad una periodica modificazione fisiologica dell'organismo che permette un migliore adattamento e una migliore resistenza al mutare delle condizioni fisiche ambientali. 10.4.2.3.1.- Il ciclo circadiano ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.38 Fig.10.3 Descrizione geometrica di un bioritmo I ritmi biologici ed emozionali circadiani sono i più importanti ed i più conosciuti, poiché corrispondono ad un ritmo fondamentale di riposo-atttivitá che si svolge nelle 24 ore. Nell'arco di 24 ore molte funzioni, infatti, dimostrano di ripetere sempre lo stesso ciclo che, pertanto è chiamato, circadiano (circa diem=intorno al giorno). Tipici cicli circadiani sono quelli della crescita cellulare, della mitosi, del livelli ormonali, della temperatura corporea, dell'attività' del sistema nervoso centrale ecc. É intuibile che uno stress ambientale che colpisca un soggetto in un momento in cui un certo processo di difesa si trovi al suo minimo energetico del processo ciclico circadiano, potrà avere una capacità aggressiva di gran lunga più efficace rispetto al momento in cui, invece, il soggetto si trova nel momento del ciclo circadiano cui corrisponde il massimo delle condizioni di difesa. Molti fatti significativi della vita biologica dell'individuo (morte, nascita ecc.,) si verificano prevalentemente nel momento di minima attività,' dal punto di vista dei cicli circadiani (rest span) mentre ciò risulta meno frequente negli altri periodi di "all'erta" (activity spain). Così agenti chimici cancerogeni sembra inducano effetti maligni in funzione della periodicità circadiana durante la quale vengono assunti dall'organismo. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.39 10.4.2.3.1.1.- Ritmi psicofisiologici circadiani Lo studio sistematico dei ritmi circadiani ha mostrato come un gran numero di funzioni fisiologiche e comportamentali manifesti una variazione continua e periodica del livello d’attività per adattare fisiologicamente e psicologicamente l'individuo a richieste dell'ambiente, anch'esse variabili in rapporto a diversi momenti della giornata. Mentre nell'animale usualmente vi é un sincronismo tra periodo d’attività (esplorazione, caccia, ecc.) e periodo di massima funzionalità psicofisiologica, nell'uomo, data la complessità delle strutture sociali in cui si trova ad operare, tale sincronismo può essere ridotto o perduto. Può cioè accadere che si verifichi una richiesta di massima prestazione psicofisiologica in una fase bioritmica orientata nel senso del riposo e dell'attivazione di processi recupero della fatica, e viceversa. Fig.10.4 Ciclo circadiano per alcuni indici biochimici nel topo Questa desincronizzazione dei ritmi sociali e dei ritmi psicofisiologici può comportare sia la comparsa di disturbi emozionali che di disturbi somatici, come conseguenza della condizione di stress temporale a cui i bioritmi sono sottoposti. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.40 In questa prospettiva, diventa particolarmente importante, per prevenire la possibile comparsa di disturbi psicosomatici e somatopsichici, sincronizzare il ritmo della vita con il ritmo psicobiologico dell'organismo. Ciò può essere ottenuto rilevando sistematicamente i principali bioritmi psicofisiologici circadiani e tracciando delle 'mappe circadianéche permettano di visualizzare la condizione fisiologica ed emozionale d’ogni individuo in ogni momento della giornata. L'analisi delle mappe circadiane mostra come un gran numero di variabili metaboliche si modifichino continuamente secondo precisi ritmi circadiani sincronizzati tra loro. Il ritmo d’escrezione degli elettroliti urinari, del metabolismo del glucosio, la composizione biochimica e figurata del sangue, sono alcune delle variabili più studiate, ma l'evidenza clinica e sperimentale tendono a deporre per la presenza di molte altre variabili metaboliche che variano in modo continuo secondo un ritmo circadiano. Fig.10.5 Ciclo circadiano nell’uomo Senza entrare in un’analisi dettagliata dei singoli bioritmi, é importante sottolineare il significato in medicina psicosomatica di tali mappe circadiane. La ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.41 malattia somatica, infatti, non s’instaura più o meno improvvisamente come tale, ma é preceduta da alterazioni reversibili del substrato biologico (precursori della malattia). I bioritmi, con il loro reciproco sincronismo, condizionano il plasmarsi fisiologico del substrato somatico alle richieste della biosfera; ogni alterazione di tali bioritmi, ad opera di determinanti psicosociali suscettibili di produrre reazioni emozionali, può indurre nell'organismo la formazione di precursori della malattia. Tutti i ritmi metabolici circadiani conosciuti variano in sincrono tra loro e sincronicamente con ritmi endocrini a cui sono probabilmente collegati; la diversa reattività agli stimoli e la diversa suscettibilità alla malattia in momenti diversi della giornata sono pertanto da porsi in rapporto alla diversa fase del ciclo metabolico in cui avviene l’impatto tra agente patogeno ed organismo. 10.4.2.3.1.2.- Suscettibilità ai batteri e alle infezioni É stato dimostrato che la reattività dell'organismo ai batteri e alle infezioni segue un ritmo circadiano abbastanza ben definito. Gruppi d’animali da esperimento, iniettati con colture batteriche ad intervalli regolari, mostrano nette variazioni nelle percentuali di mortalità e di sopravvivenza in rapporto al momento dell'esposizione all'agente patogeno. É evidente che questa variabilità temporale nella resistenza alle infezioni é a sua volta dipendente dai ritmi metabolici, endocrini e immunitari dell'organismo, e dal loro reciproco integrarsi in maniera armoniosa. Alcuni parametri biologici considerati come spiccatamente difensivi (numero e tipo dei leucociti circolanti, contenuto plasmatico in gammaglobuline) hanno infatti variazioni circadiane apparentemente in fase con le variazioni della sensibilità ai batteri. A loro volta questi parametri difensivi sarebbero condizionati da bioritmi endocrini legati all'alternanza delle fasi riposo-attivitá. Nel ratto si assiste ad una netta variazione circadiana dei linfociti circolanti, con valori più bassi subito dopo l'instaurarsi dell'oscurità, e dopo circa 4 ore dall'instaurarsi del massimo d’attività surrenalica. Nell'uomo non sono state ancora dimostrate variazioni circadiane della reattività agli agenti batterici e alle infezioni analoghe a quelle dimostrate nell'animale, ma ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.42 sono state messe in evidenza variazioni circadiane a carico della resistenza linfocitaria, che fanno supporre una possibile ciclicità dell'attività immunitaria nei confronti d’agenti patogeni di tipo infettivo. É stato visto infatti che la risposta dei linfociti umani ad un agente mitogeno varia, in vitro, in rapporto al momento in cui essi sono stati prelevati dal circolo con un’acrofase di reattività localizzabile intorno alle 9 del mattino, e limiti fiduciari abbastanza ampi. Il significato dei cicli circadiani può essere spiegato ricordando che i ritmi specifici degli organi, lenti o veloci che siano, devono coordinarsi con il metabolismo che fornisce energia e nutrimento alle cellule ed ai tessuti e detti ritmi debbono integrarsi tra di loro e con l'ambiente in cui si trovano. Il corpo riesce a far ciò sviluppando quello che è chiamato ordine sequenziale nel tempo. Ed è proprio l'organizzazione circadiana che impone una forma d’interazione tra le varie funzioni del corpo che permette al corpo umano stesso di adattarsi progressivamente all'ambiente terreno (Halberg ). Ritmi circadiani ben noti sono quelli riscontrati nella crescita cellulare, nella mitosi, nei livelli ormonali, nella temperatura del corpo, nell'attività' del sistema nervoso centrale ed anche, ciò che ha interesse per l'argomento specifico trattato, nella risposta a stimoli e stress da parte d’agenti chimici o biologici esterni alla struttura fisica del soggetto (agenti xenobiotici). Nella sperimentazione su animali, si è visto, a tal proposito, come il Benzopirene , noto cancerogeno, inducesse tumori maligni secondo criteri di periodicità circadiana ossia lo sviluppo di tumori era correlabile con il momento in cui il cancerogeno veniva somministrato. Le considerazioni dei vari ricercatori sono riassumibili in una definizione di Calabrese : “……sembra che tutti gli individui abbiano periodi nell'arco delle 24 ore in cui, come individui, sono più suscettibili ai vari stressori ambientali. Se i dati da cui si derivano gli standard di qualità ambientali non tengono conto di questi punti deboli, l’adeguatezza degli standard per proteggere la salute pubblica è molto problematica…….” ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.43 Nella valutazione, quindi, dei fattori tossici ambientali dovremo tener conto di questi momenti in cui anche la popolazione normale risulta predisposta e quindi classificabile come ad alto rischio. 10.4.2.3.2.0.- Ritmi psicofisiologici circannuali I ritmi psicofisiologici circannuali sono indubbiamente meno conosciuti e meno indagati dei ritmi circadiani o circamensili, sia perché essi sono più difficili da studiare sul piano metodologico, sia anche perché i risultati ottenuti sull'animale sono difficilmente estrapolabili all'uomo. Benché la disponibilità di mappe circannuali possa rivelarsi assai utile in psicosomatica, fino ad oggi dobbiamo limitarci ad osservazioni sporadiche di singole funzioni di significato psicofisiologico non ancora del tutto chiarito. Gli studi su primati, fisiologicamente simili all'uomo, hanno aperto interessanti prospettive allo studio sistematico dei ritmi circannuali. R. Michael e D. Zumpe hanno effettuato una serie di ricerche su alcuni ritmi psicoendocrini circannuali e sui relativi correlati comportamenti della scimmia Rhesus, di cui un esempio interessante é costituito dalle correlazioni tra il ritmo circannuale del testosterone plasmatico e i comportamenti aggressivi. I dati ottenuti mostrano come vi sia una caduta parallela d’aggressività e di testosterone plasmatico nei mesi che precedono l'estate, con un caratteristico recupero di entrambi i parametri nel periodo autunnale. Al di là comunque delle evidenti correlazioni esistenti tra livelli di testosterone plasmatico e aggressività comportamentale, si può rilevare come, in condizioni sperimentali opportunamente controllate, sia possibile effettuare uno studio sistematico di bioritmi psicofisiologici circannuali. La conoscenza dei bioritmi assume una rilevante importanza pratica e clinica in psicosomatica quando viene applicata allo studio della reattività somatica agli stimoli ambientali. Gli studi di cronobiologia effettuati negli ultimi anni hanno infatti mostrato come la reattività psicologica e fisiologica dell'organismo ad una serie di stimoli fisici, chimici, batterici e ormonali vari notevolmente a seconda del momento del ciclo ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.44 biologico in cui avviene l'impatto tra l'individuo e lo stimolo. Uno stesso agente patogeno può dunque avere effetti assai diversi a seconda del tempo biologico dell'individuo in cui esso agisce e uno stesso stressori d’origine psicosociale può produrre modificazioni della reattività del terreno biologico (animale e/o uomo) assai variabili se agisce in momenti diversi. 10.4.2.3.2.1.- Ritmo delle mitosi cellulari e tumori F. Halberg e altri ricercatori del Chronobiology Laboratory dell'Universitá del Minnesota hanno sottoposto ad indagini sistematiche il problema del ritmo della divisione cellulare, mostrando come quest'ultima si svolga secondo una periodicità circadiana, sotto l'influenza di determinanti ancora poco noti. Anche per quanto riguarda il metabolismo del DNA e dell'RNA é stata messa in rilievo un'attività fasica con periodo circadiano, ed é stato dimostrato che DNA e RNA raggiungono la loro acrofase in punti diversi. Si é inoltre dimostrato che variazioni nei sincronizzatori esterni possono influenzare sia il ritmo delle mitosi cellulari che quello dell'attività DNA-RNA ad essa funzionalmente collegata. Un andamento circadiano nelle mitosi cellulari é stato anche talvolta notato in alcuni tumori endocrinodipendenti, ma i dati disponibili sullo sviluppo dei tumori maligni mostrano come la proliferazione cellulare neoplastica sia in genere dissociata dagli usuali pacemaker circadiani dell'organismo. Questa osservazione ha suggerito la possibilità di un uso d’antimitotici o dell'irradiazione mirati cronologicamente scegliendo, per il trattamento, le ore di scarsa attività mitotica delle cellule normali, tenendo eventualmente conto anche dei momenti di maggiore attività delle cellule tumorali, quando questa sia rilevabile. Al di là comunque della chemioterapia dei tumori, va osservato come la possibilità di effettuare terapie mirate in rapporto alle fasi di maggiore o di minore sensibilità dell'organismo (cronofarmacologia) abbia oggi aperto nuove e assai promettenti possibilità d’intervento clinico in un gran numero di malattie d’interesse somatico e psicosomatico. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.45 10.4.2.3.2.2.- L'età' Abbiamo già posto in evidenza la riduzione delle difese immunitarie in funzione diretta dell'età' parlando del timo e del suo ormone timosina. Ma altri effetti non solo negativi sono propri dell'età avanzata probabilmente interagenti e coderivati da fattori comuni. Ad esempio l'assorbimento di metalli pesanti è molto più elevato nei giovani e giovanissimi che non nell'adulto e si riduce man mano che passano gli anni. Stronzio, Piombo e Ferro sono tra i metalli più ' noti in questo fenomeno. La clearence renale per i fluoruri aumenta progressivamente fino all'età' di 50 anni e poi decresce. L'effetto delle radiazioni è più sensibile nei bambini che non negli adulti nel senso che bastano 5 - 10 rads nel bambino per ottenere ciò che nell'adulto richiede più di 50 rads. 10.4.2.3.2.3.- I disordini genetici Si calcola che almeno 150 disordini genetici siano presenti in maniera quantitativa nella popolazione umana. (Stanbury J.B. Wyngaarden J.B. e Fredrickon D.S.) . Molti di questi sono stati individuati come predisponenti per gli effetti tossici d’alcuni inquinanti. Cinque gruppi principali di disordini genetici sono di particolare interesse: la talassemia, la deficienza dell'enzima Glucosio-6-Fosfato Deidrogenasi, la deficienza dell'Antitripsina alfa1 serica (SAT), le varianti della pseudocolinesterasi, la deficienza d’Immunoglobulina A (IgA). La Talassemia, com’é noto, chiamata anche anemia mediterranea, è caratterizzata da un'anomalia nella velocità di sintesi dell'emoglobina. In termini fisiologici la sindrome talassemica, causata dalla mancanza di produzione d’emoglobina e di sintesi di globina non bilanciata, porta allo sviluppo d’agglomerati instabili di globina precipitata. Ciò porta ad un danno della membrana degli eritrociti con una vita media delle suddette cellule ridotta. Il trasporto d’ossigeno, di conseguenza è pure ridotto. La frequenza della talassemia è particolarmente elevata per gli abitanti delle regioni mediterranee, del Medio Oriente e dell'Estremo Oriente; dal 7 al 15% ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.46 della popolazione della Sicilia e Sardegna sembra soffrire di tale disordine genetico ma anche popolazioni della Turchia,dell'India,del Sudan e della Tailandia presentano elevate percentuali di soggetti talassemici. Pochi studi sono stati fatti sulla suscettibilità dei talassemici agli agenti inquinanti nonostante l'evidente importanza che tale stato di predisposizione rappresenta. Peraltro, dalle poche indagini realizzate si è potuta rilevare una sensibilità aumentata dei talassemici, rispetto alla popolazione comune, al piombo,al benzene ed agli ossidanti, in particolare, l'ozono. (Toche et al.). La deficienza della Glucosio-6-Fosfato Deidrogenasi (G-6-PD) è un disordine genetico legato al sesso che si caratterizza principalmente da un difetto biochimico degli eritrociti difetto che interferisce fortemente nella integrità stessa della membrana eritrocitica. Ciò significa che soggetti deficienti in G-6-PD non sono in grado di mantenere l’integrità della membrana dei globuli rossi in condizioni di stress emolitico. Le prime indicazioni su tale tipo di disordine genetico vengono dalla terapia antimalarica dove si scoperse che alcuni farmaci del tipo dei sulfonamidi, nitrofurani sulfoni ed altri, provocavano elevata sensibilità emolitica nei soggetti. Poiché molti composti d’origine industriale presenti nell'ambiente hanno caratteristiche simili ai suddetti farmaci è facile aspettarsi un’elevata sensibilità dei soggetti stessi anche alla contaminazione ambientale. É specialmente nei confronti dell'ozono e probabilmente di tutti gli ossidanti che i soggetti deficienti in G-6-PD possono essere considerati ad alto rischio per possibile azione emolitica. Tale azione può portare ad una crisi acuta d’emolisi dopo circa 3 ore d’esposizione ad una concentrazione d’ozono di 0,5 ppm. Secondo Beutler l'incidenza di tale deficienza negli Stati Uniti è molto elevata comprendendo più dell'11% della popolazione maschile nera. Nella popolazione bianca essa varia notevolmente. Secondo Stokinger e Mountain e Lazarow la distribuzione della deficienza è dello 0,1% nei bianchi Americani, dello 0,1% nei Britannici, tra 1 e 2% nei Greci, tra 1 e 8% nei Sardi, dello 0,3% negli Indiani asiatici, dell'11% negli Ebrei mediterranei, tra il 12 ed il 13% nei Filippini. La deficienza nell’Immunoglobulina A (IgA) è un’altro disordine genetico del tipo immunologico assai importante. É noto che l’IgA è la maggiore ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.47 immunoglobulina presente nella saliva, nelle lacrime, nelle secrezioni nasali, bronchiali e gastrointestinali nonché nel colostro (Eisen, Koistinen). Il suo ruolo consiste nella protezione delle superfici secretorie nei confronti di composti estranei e al sua deficienza è stata indicata come causa della sensibilità di molti soggetti a malattie infettive o a patologie eziologicamente non identificate principalmente dell'apparato respiratorio. La frequenza tra la popolazione normale di tale deficienza è stata calcolata tra lo 0,0003 e lo 0,0030%; assumendo una frequenza dello 0,0025 può calcolare che, nei paesi occidentali si potrebbero avere più di 2.500.000 di soggetti ad alto rischio per IgA deficienza. (Koistinen; Cassidy e Nordby, ; CollinsWilliams et al; Frommel et al.; Natvig et al.; Pai et al.; Pai et al.). Tutto quanto finora esposto si è sviluppato per millenni senza contrasto se non quello, naturale, dell'evoluzione che selezionava i soggetti più forti e resistenti. E ciò sino all'avvento della moderna farmacologia. Con tale avvento l'uomo ha incominciato ad andare contro natura in senso evoluzionaristico. Infatti l'intervento massiccio di farmaci anti-immunitari e la progressiva farmacodipendenza ha portato ad esseri che vivono e si riproducono anche senza avere le caratteristiche d’autodifesa che la natura richiederebbe. Si sono creati, in senso naturalistico dei mostri immunitari, assolutamente ben accetti sul piano umano, sia ben chiaro, ma ripudiabili nel criterio evoluzionistico della natura. L'indebolimento immunitario dell'uomo ha avuto conseguenze drammatiche anche se difficilmente ravvisabili dalla popolazione comune. L'individuo è diventato sempre più facile preda di malattie infettive, di malattie auto-immunitarie (quante le forme d’allergia oggi esistenti), di tumori e, in genere, di molte forme patologiche che possono, in maniera maggiore o minore, essere legate all'influenza dell'ambiente in cui l'individuo vive. Già per quanto concerne l'aspetto dell'immunità timo-dipendente abbiamo visto com’esistano significative differenze tra l'individuo allo stato fetale, quello nella prima infanzia, nella floridità della giovinezza, nella maturità della età media e nella vecchiaia. Se consideriamo che i processi biochimici legati al timo ed alla timosina, per quanto esempi significativi, sono solo due della grande e complessa famiglia ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.48 delle reazioni di difesa immunitarie appare evidente che l'età è già di per sé un fattore importantissimo nella verifica della reattività individuale ad uno stress. Il primo e l'ultimo periodo della vita sono, intuitivamente, quelli a maggior rischio nei confronti di uno stress ambientale mentre il minimo rischio è nell’età da 10 ai 20 anni ed un medio rischio nell'età' matura. 10.4.2.3.3.0.- Fattori comportamentali Data la complessità dei fattori genetici e gli aspetti ovvi dei fattori dietologici e di quelli legati alla patologia riteniamo più significativo considerare, come secondo gruppo, i fattori comportamentali. Di essi, di gran lunga più significativo è quello dell'abitudine al fumo. Infatti alcuni comportamenti dell'individuo tendono a portarlo in un’esposizione maggiore del normale ad alcuni specifici inquinanti. Nel caso del fumo il comportamento tende addirittura ad aggiungere un’esposizione addizionale a vari inquinamenti. Com’é noto, il fumo della sigaretta ha un effetto paralizzante sulle ciglia del polmone con conseguente irritazione della struttura tissutale e modifiche generale della funzionalità respiratoria; ma il fatto più importante e collegato alla presenza che numerosissimi composti cancerogeni o iniziatori di tumori presenti nel fumo di sigaretta. Ovviamente tale fenomeno tossico viene espletato anche su soggetti che non fumano ma che sono costretti a respirare il fumo degli altri in quanto vivono in un ambiente di fumatori. Ciò é particolarmente drammatico nel caso dei bambini che iniziano, cosi, ad accumulare tossici cancerogeni fin dalla prima infanzia. Oltre all'effetto intrinseco del fumo ve n'é un altro importantissimo da considerarsi: quello della creazione d’individui ad alto rischio. Infatti il fumatore è notoriamente un soggetto predisposto all'azione tossica di molti composti chimici esistenti nell'ambiente. I fumatori risentono più rapidamente ed in misure maggiore dell'inquinamento atmosferico in quanto già predisposti a livello polmonare ad una fase acuta delle azioni caustiche e aggressive dei polluenti atmosferici; risentono ancora della presenza di prodotti cancerogeni esistenti negli ambienti di lavoro per l'effetto contemporaneo degli altri cancerogeni intrinsechi alla composizione del fumo ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.49 stesso di sigarette; sono estremamente facilitati nella generazione di malattie cardiovascolari ed agli effetti sinergici d’altri fattori comportamentali. L'alcool, ad esempio, esalta l'azione di cancerogeni presenti nel fumo e, in maniera analoga il fumo esalta l'azione tossica di tale fattore comportamentale. Un forte consumatore d’alcool ha una probabilità (espressa in rapporto di rischi) di un cancro orale di 2,33; se però la persona è anche un grosso fumatore, la probabilità sale di colpo a 15,5. L'abitudine all'uso, alle volte indiscriminato, di farmaci porta a stati di "eccitazione" o di "disattivazione" delle strutture fisiologiche dell'individuo. Accoppiati con momenti particolari del ciclo circadiano tale concentrazione di farmaci può provocare un’esaltazione di fenomeni tossici. Resta ancora da accennare all’erronea alimentazione che tante volte porta l'individuo a sovraccaricare l'organismo si dà renderlo predisposto a fatti tossici. E d'altro canto e intuibile come molte funzioni fisiologiche (funzione renale ecc.) incontrino notevoli interferenze in un soggetto dietologicamente squilibrati 10.6.0.0.0.- L’influenza dell’ambiente sulla salute degli animali. La risposta psicosomatica Fig.10.6 (da Pancheri, 1993) ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.50 10.4.2.3.4.0.- Stimolazione emozionale e risposta del sistema HPA Seguendo Mason, possiamo delineare due fasi nella ricerca delle correlazioni tra emozione e risposta HPA. In una prima fase, l'attenzione dei ricercatori si é prevalentemente centrata sullo studio della risposta adrenocorticale in gruppi di soggetti sottoposti a situazioni stimolo considerate dai soggetti stessi più o meno stressanti. In particolare, la relazione tra situazioni stressanti, stimoli emozionali, e reazioni corticosurrenali é stata documentata in seguito ad interviste a contenuto stressante in stati emozionali associati a sport competitivi, in stati emozionali, in situazioni preoperatorie, con elevazioni ormonali correlabili al grado d’arousal, in occasione di procedure diagnostiche, di situazioni d’esame, in situazioni estreme, come durante operazioni belliche, in nuove esperienze psicologicamente significative come l'ingresso in ospedale, nel corso d’ipnosi, in rilassamento profondo o sotto l'effetto di stress emozionali. Tutti gli studi che hanno seguito questo indirizzo hanno confermato quanto già noto dalla sperimentazione sugli animali, in particolare sulle scimmie, vale a dire che una stimolazione sufficientemente intensa può provocare un'attivazione del sistema HPA. Tutte queste ricerche, tuttavia, sono state centrate sulla correlazione tra situazioni a presunto valore evocativo-emozionale, piuttosto che sull'impatto di tali situazioni sull'individuo e sulle sue modalità di reagire emozionalmente alla situazione. In effetti, la variabilità interindividuale dell'attivazione del sistema HPA ha mostrato d’essere assai elevata, e non spiegabile semplicemente con la normale curva della variabilità individuale di risposta biologica allo stimolo. Vari ricercatori, in studi su genitori di bambini leucemici hanno trovato che non solo i valori basali di 17-OHCS erano assai diversi da individuo ad individuo ma che la variazione rispetto ai valori basali, in seguito ad un aumento dello stato di 'stress', in alcuni soggetti seguiva un andamento paradosso. In una seconda fase pertanto gli studi di psicoendocrinologia relativi alla attivazione emozionale del sistema HPA si sono rivolti all'analisi più approfondita dei 'meccanismi di difesa o meglio alle 'strategie di gestione dell'emozione evocata dallo stimolo. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.51 In questa prospettiva, Mason ha suggerito che, se il livello dei corticosteroidi é un buon indice della stimolazione emozionale, come é stato dimostrato dagli studi citati in precedenza, allora le variabilità individuali di fronte alle stesse stimolazioni ansiogene sono una misura dei differenti tipi e della diversa efficacia dei sistemi di difesa utilizzati. In una serie di studi condotti tra il 1964 e il 1968 sulla produzione di 17-OHCS in genitori di bambini leucemici e nello studio parallelo dei meccanismi di controllo della situazione stressante, Wolff e altri hanno mostrato che quanto più efficacemente i soggetti si difendevano contro la minaccia di perdita del figlio, tanto più bassi erano i valori urinari di 17--OHCS. In molti casi l'assenza di reazione del sistema HPA era sicuramente da porsi in rapporto con meccanismi di É interessante notare che, in uno studio successivo condotto sui medesimi soggetti dopo la morte dei bambini, si é mostrato che quei soggetti che avevano valori di 17-OHCS al di sopra della media durante la malattia dei bambini, mostravano in seguito (sei mesi dopo la morte) un abbassamento significativo di tali valori, mentre coloro che avevano valori al di sotto della media del gruppo mostravano, a sei mesi di distanza dalla morte del figlio, un innalzamento statisticamente significativo. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.52 Fig.10.7 (da Pancheri 1993) Questi dati tenderebbero a suggerire che la messa in atto di meccanismi di negazione e di rimozione nei confronti della reazione emozionale prodotta da una grave situazione stressante provoca una successiva reazione emozionale ad eventi stressanti più intensa, almeno a livello psicoendocrino, di quanto non avvenga in quei soggetti che hanno reagito più intensamente e, in apparenza, meno efficacemente alla situazione stressante. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.53 Fig.10.8 (da Pancheri 1993) Analogamente é stato osservato che in una situazione chiaramente stressante come l'attesa di una biopsia alla mammella, l'impiego di meccanismi di difesa, come la negazione e la razionalizzazione, frequentemente si associa ad una più bassa produzione di corticosteroidi, mentre l'impiego di proiezione e spostamento corrisponde a livelli di corticosteroidi più elevati. Correlazioni di significato simile sono state segnalate non solo nel caso di una difesa verso situazioni stressanti esterne, precise e definite, come le precedenti, oppure nel corso d’operazioni militari; ma anche, più in generale, in studi prospettivi sulla capacità difensiva individuale verso tensioni e stress di tipo quotidiano. É verosimile supporre che il correlato neurofisiologico di queste osservazioni sia costituito da impulsi inibitori provenienti da centri superiori e diretti alle strutture limbiche implicate nella regolazione dello stato emozionale, e quindi con successiva interferenza, a livello ipotalamico-ipofisario, nei meccanismi neuroendocriti. Tali dati si accordano con il modello integrativo della malattia psicosomatica centrato sull'ipotesi della bilancia tra espressione emozionale aperta ed espressione somatica della condizione di stress. In questo contesto, la messa in atto sistematica di meccanismi di rimozione e di negazione in situazioni apertamente frustranti ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.54 provocherebbe una sensibilizzazione somatica a microstimolazioni successive, con risposta psicoendocrina potenziata. La complessità dei fattori interessati nella produzione di 17-OHCS è mostrata da un crescente numero di studi che tendono ad esplorare sia le variabili sia hanno agito in precedenza nel soggetto sia la situazione d’interazione psicosociale attuale del soggetto. Alti livelli di responsabilità nell'ambito di un gruppo sono stati trovati correlati ad alti valori d’attivazione del sistema HPA (asse ipotalamo-pituitaria-adrenale); tali valori sono d'altra parte associati a particolari caratteristiche di personalità. L'importanza delle esperienze precedenti [Life Stress Events: vedi più avanti]) nel determinare il livello di 17-OHCS nell'adulto é stata dimostrata sia nella scimmia sia nell'uomo. Fig.10.9 (da Pancheri,1993) Nell'uomo, la perdita di un genitore nell'età infantile produce nell'adulto valori medi d’escrezione di 17-OHCS o più elevati o più ridotti rispetto alla media. É ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.55 interessante notare come i soggetti con perdita della madre in età infantile hanno valori più elevati rispetto a quelli con perdita del padre. Tali dati suggeriscono la messa in atto di meccanismi di difesa diversi nei confronti della stimolazione emozionale prodotta da eventi della vita quotidiana e che tali meccanismi di difesa siano condizionati quantitativamente dalla esperienza per la perdita sofferta in età infantile. 10.4.2.3.5.0.- Il sistema immunitario ed il suo ruolo nelle risposte ambientali. II sistema immunitario ha il compito di difendere l'organismo dal possibile rischio patogeno costituito dalla penetrazione d’elementi estranei alla fisiologia dell'ospite; tali elementi possono avere struttura tessutale, cellulare o macromolecolare e possono provenire dall'esterno cosi com’essere prodotti all'interno dell'organismo stesso in particolari circostanze. Nel caso di reazioni dell'organismo nei confronti di cellule o tessuti estranei, la reazione immunitaria é innescata e sostenuta da strutture macromolecolari, presenti nelle sostanze introdotte, che vengono identificate e riconosciute com’estranee dalle strutture specializzate del sistema immunitario. Un primo tipo di reazione immunitaria di fronte alla presenza di sostanze estranee é costituito dalla produzione di macromolecole specifiche che hanno la caratteristica di interagire con la sostanza estranea producendo un composto inattivo, o distruggendola. In questo tipo di reazione la macromolecola estranea é definita antigene, mentre la macromolecola difensiva prodotta dal sistema immunitario é definita anticorpo. Questa reazione immunitaria ha la caratteristica della rapidità, in quanto la produzione d’anticorpi avviene con un tempo di latenza relativamente breve e gli anticorpi vengono immessi nel circolo sanguigno al fine di garantirne la diffusione e facilitarne l'interazione con gli antigeni. La reazione immunitaria caratterizzata dalla presenza d’anticorpi circolanti é usualmente definita come immunità umorale. In essa, gli anticorpi sono costituiti da una serie di molecole proteiche definite come immunoglobuline (Ig) che vengono prodotte da cellule specializzate: i linfociti B (borsadipendenti). ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.56 L'immunità umorale é responsabile delle reazioni difensive sia nei confronti d’agenti batterici o virali, che nei confronti d’altri agenti in grado di indurre una reazione anticorpale. A livello clinico, l'immunità umorale é interessata nella patogenesi d’alcune classiche malattie a componente psicosomatica come l'asma e la rinite allergica, cosi come nella produzione dello shock anafilattico. Fig.10.10 (da Pancheri, 1997-3) Un secondo tipo fondamentale di reazione immunitaria é costituito da una reazione difensiva basata non sulla presenza d’anticorpi circolanti ma sulla reattività specifica di cellule specializzate presenti in circolo. In questo caso, l'antigene viene identificato e riconosciuto da alcuni recettori localizzati sulla membrana di tali cellule specializzate, definite come linfociti T (timodipendenti), che interagiscono con l'antigene producendo una reazione difensiva mediata direttamente dai linfociti T stessi. Questo secondo tipo di reazione immunitaria é definito come immunità cellulare ed é responsabile, ad esempio, del rigetto dei trapianti di tessuto non omologhi, vale a dire provenienti da individui con struttura genetica diversa da quella dell'ospite, e della resistenza verso vari agenti infettivi o verso i tumori. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.57 I due tipi di reazione immunitaria sono entrambi altamente specifici, in quanto la reazione difensiva che viene messa in atto é personalizzata sull'antigene introdotto; é interessante notare inoltre che, in molte circostanze, le due risposte umorale e cellulare sono in stretto rapporto funzionale l'una con l'altra. 10.4.2.3.6.0.- II sistema immunitario come struttura relazionale. Esistono alcune interessanti analogie funzionali tra sistema immunitario e sistema nervoso che aiutano a comprendere i rapporti, osservati clinicamente e sperimentalmente, tra stressori, emozioni e malattia somatica. Come il sistema nervoso, il sistema immunitario é costituito da cellule altamente specializzate e differenziate diffuse in tutti i tessuti, che forniscono una risposta specifica a stimoli esterni o interni particolari. Nel sistema nervoso, gli stimoli afferiscono alle cellule specializzate (neuroni) attraverso i canali sensoriali stimolati dai sensi specifici; nel sistema immunitario gli stimoli sono costituiti da agenti chimici, usualmente a struttura macromolecolare, che afferiscono per via umorale o tessutale alle cellule specializzate (cellule immunocompetenti). Come nel sistema nervoso, anche nel sistema immunitario avviene un’elaborazione 'centralé dello stimolo, che produce quindi una risposta condizionata dallo stimolo stesso, ma collegata ad esperienze precedenti (memoria) che condizionano a loro volta la natura e l'entità della risposta specifica. Infine, analogamente alla risposta che si verifica nel sistema nervoso, anche nel sistema immunitario si verifica un'azione a distanza della risposta immunitaria con una tendenza alla generalizzazione della risposta a tutti i tessuti dell’organismo. Possiamo dunque osservare, anche nel sistema immunitario, una fase di stimolo, una fase d’elaborazione, e una fase di risposta che si svolgono in gran parte automaticamente, in analogia a quanto avviene nei meccanismi d’adattamento viscerale neurovegetativo e che, come questi ultimi, possono essere influenzati da determinanti esterni di vana natura. L'informazione, proveniente generalmente dall'esterno dell'organismo o, nel caso dei fenomeni autoimmuni, anche dal suo interno, qui costituita dall'antigene o, ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.58 più genericamente, da una qualsiasi struttura macromolecolare con caratteristiche d’estraneità. L'antigene, a contatto con gli organi sensoriali immunitari rappresentati dai linfociti B e T e dai macrofagi, innesca il processo d’identificazione e di riconoscimento dello stimolo. Analogamente ai processi d’elaborazione dell'informazione che si verificano nei centri nervosi, nel sistema immunitario, lo stimolo viene valutato dal punto di vista del suo significato di minaccia per l'organismo, tenendo conto sia dell'informazione genetica impressa nel sistema, che delle esperienze precedenti del sistema stesso (precedenti esposizioni allo stesso stimolo). Come il sistema nervoso, anche il sistema immunitario può, in questa fase, commettere errori di valutazione e di riconoscimento reagendo in modo inadeguato di fronte ad una minaccia reale o mostrando una reazione eccessiva nei confronti di materiali provenienti dall'organismo stesso e usualmente non considerati come antigeni. Nella fase di risposta, analogamente al sistema nervoso che produce alterazioni somatiche e comportamentali destinate a distruggere o ad allontanare la minaccia, il sistema immunitario tenta di neutralizzare lo stimolo estraneo, con la produzione di complessi antigene-anticorpo che inattivano l'antigene attraverso vari meccanismi, e attraverso reazioni cellulari dirette. Al di là comunque delle analogie funzionali tra sistema immunitario e sistema nervoso appare evidente il significato di struttura relazionale tra ambiente esterno e tessuti che può essere attribuito al sistema immunitario a livello macromolecolare. In questa prospettiva, sistema nervoso vegetativo, sistema endocrino e sistema immunitario possono essere considerati unitariamente come strutture relazionali complesse tra l'ambiente esterno e le strutture biologiche dell'organismo, con un'azione rispettivamente a livello tessutale (SNV), a livello cellulare (SE) e a livello macromolecolare (SI). Questa diversità di livelli d’azione dei tre sistemi relazionali biologici sembra trovare un corrispettivo a livello dell'evoluzione filogenetica. I sistemi d’elaborazione dell'informazione di tipo immunitario sembrano essere una caratteristica fondamentale della materia vivente fin dal livello più elementare, mentre i sistemi relazionali di tipo endocrino fanno la loro comparsa in organismi strutturalmente più ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.59 complessi e differenziati, parallelamente allo sviluppo delle prime strutture nervose differenziate. L'aumento della complessità strutturale dell'organismo vivente e della differenziazione tessutale comporta uno sviluppo parallelo del sistema nervoso, fino alla creazione di una struttura relazionale specializzata costituita dal sistema nervoso centrale. Ciò comporta anche una gerarchizzazione funzionale dal punto di vista dell'azione diretta dei vari stressori sui tre sistemi relazionali. Dall'azione diretta e immediata degli stressori sul sistema nervoso vegetativo, si passa all'azione più mediata sul sistema endocrino, fino all'azione indiretta, ma non per questo meno importante dal punto di vista psicobiologico, sul sistema immunitario. Queste ragioni rendono intrinsecamente più complesso il problema dello studio dei rapporti tra stress, emozioni e reazioni immunitarie, benché una crescente evidenza, scaturita da osservazioni cliniche e da ricerche sperimentali, abbia ormai dimostrato l'influenzabilità del sistema immunitario da parte di stressori emozionali di varia natura. 10.4.2.3.7.0.- Effetti dello stress e delle emozioni sull’immunità. Un'ampia letteratura clinica ha ormai stabilito, nell'uomo, un rapporto eziopatogenetico tra stressori emozionali di varia natura e insorgenza di malattie somatiche provocate da disfunzioni del sistema immunitario. Asma bronchiale, febbre da fieno e dermatiti allergiche sono classici esempi di malattie nelle quali sono stati identificati determinanti precisi su base immunitaria parallelamente a precise alterazioni della reattività emozionale, ma la concomitanza di reattività del sistema immunitario e di fattori emozionali é stata anche rilevata in malattie autoimmuni come l'artrite reumatoide. Questi studi e queste osservazioni cliniche, tuttavia, non chiariscono i rapporti causali che possono intercorrere tra stress e reazioni immunitarie intese come precursori della malattia. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.60 La concomitanza di disturbi o di problemi emozionali e d’alterazioni immunitarie in una sindrome morbosa non permette di affermare un rapporto di causalità, in quanto entrambi i fattori possono dipendere da un terzo determinante sconosciuto. Da qui la necessità di studi clinici e sperimentali che possano chiarire i rapporti tra stressori emozionali e reazioni immunitarie, prescindendo, per quanto possibile, dalla mediazione d’altri sistemi relazionali. Negli ultimi anni, un numero crescente di studi ha permesso di provare con certezza che gli stressori di natura emozionale interferiscono a vario livello con la reattività del sistema immunitario condizionandone l'efficienza in modo notevole fino al punto da portare, negli animali da esperimento, ad un aumento della suscettibilità alle malattie infettive e della mortalità. In varie specie animali stressori emozionali protratti e intensi possono deprimere sia la risposta immunitaria umorale sia cellulare. La risposta mediata da anticorpi (risposta umorale) appare particolar mente sensibile: la quantità d’anticorpi circolanti verso antigeni di varia natura é ridotta in misura statisticamente significativa nei topi sottoposti a stress emozionale rispetto ai gruppi di controllo. La depressione immunitaria cosi prodotta ha portato, in alcuni studi, ad effetti letali per gli animali da esperimento". In seguito a stress, é risultata depressa anche la reazione immunitaria secondaria, cioè la reazione consistente in un aumento della concentrazione d’anticorpi che si osserva dopo la seconda somministrazione d’antigene (la reazione immunitaria secondaria é comunemente usata nelle vaccinazioni). La reazione emozionale causata dalla ripetuta esposizione a suoni e luci disturbanti (alcuni minuti, tre o quattro volte il giorno, a caso, per un mese) provoca anche nelle scimmie alterazioni immunitarie come il ritardo nel tempo di formazione degli anticorpi verso antigeni iniettati nello stesso periodo, con un titolo anticorpale finale più basso, in confronto ai gruppi d’animali di controllo. É importante rilevare come negli animali sottoposti a situazioni stressanti croniche di questo tipo si associno alterazioni a carico degli organi linfatici che ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.61 giocano un ruolo rilevante nelle difese immunitarie (ipotrofia della milza e del timo, linfocitopenia), e modificazioni di tipo endocrino (aumento dei 17-OHCS). Oltre al settore dell'immunità umorale, anche il compartimento cellulare del sistema immunitario é elettivamente sensibile all'azione di vari stressori. Stimoli stressanti di varia natura possono modificare le reazioni d’ipersensibilità ritardata nei topi e nelle cavie; anche il rigetto dei trapianti cutanei, una tipica reazione mediata da cellule, risulta infatti d’entità ridotta, rispetto ai controlli, negli animali sottoposti per due settimane a reazione d’evitamento prima del trapianto L'effetto é probabilmente imputabile alla protratta ipersecrezione d’ormoni corticosteroidi. Anche la reazione graft-versus-host, cioè la reazione del trapianto verso l'ospite, viene depressa in seguito all'applicazione di stressori al ricevente sia prima sia»dopo l'iniezione di linfociti. L'azione degli stressori si esercita anche a livello del processo di ricircolazione dei linfociti T, che é ritenuto di particolare importanza ai fini dei processi d’interazione dei linfociti con gli antigeni. Studi effettuati con linfociti T marcati hanno infatti mostrato che la ricircolazione linfatica di queste cellule, più precisamente l'output dal dotto toracico, viene alterata e ridotta da stimoli stressanti anche lievi, come la manipolazione, o più intensi, come operazioni chirurgiche. Lo stesso effetto può essere riprodotto con un’iniezione d’ACTH oppure d’ormoni corticosteroidi. Il differente effetto in rapporto alla durata dell'azione dello stressori sulla risposta dei linfociti T e dei linfociti B é stato studiato da A. A. Monjan e M. I. Collector che hanno dimostrato uno schema bifasico di risposta della reattivitá immunitaria. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.62 STRESS E REAZIONI IMMUNITARIE Animale: TOPO Stressori: sonoro Effetto: riduzione della produzione d’interferone Animale: RATTO Stressori: manipolazione Effetto: inibizione della ricircolazione dei linfociti T Animale: TOPO Stressori: sonoro Effetto: schema bifasico di reattività (immunodepressione seguita da incremento) dei linfociti B e T Animale: TOPO Stressori: risposta d’evitamento Effetto: riduzione della velocità di rigetto di trapianti cutanei Animale: RATTO Stressori: isolamento o sovraffollamento Effetto: non effetti significativi alla risposta dei linfociti T alla PHA; riduzione della risposta specifica dei linfociti sensibilizzati Animale: TOPO Stressori: raggruppamento Effetto: riduzione della produzione d’anticorpi Animale: SCIMMIA Stressori: stimoli sonori e luminosi Effetto: riduzione e ritardo della formazione d’anticorpi Animale: RATTO Stressori: sovraffollamento Effetto: riduzione della risposta anticorpale primaria e secondaria, scomparsa dell'effetto 'booster' Animale: TOPO Stressori: centrifugazione ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.63 Effetto: riduzione della produzione d’anticorpi Stressori: raggruppamento Effetto: riduzione del titolo anticorpale In concomitanza con il primo periodo di stress (1-20 giorni) é stata rilevata una notevole iporeattivitá, fino alla immunosoppressione, che ha raggiunto il suo massimo livello tra il 4° e il 10° giorno; con il protrarsi dell'esposizione allo stimolo stressante, in un secondo periodo (a distanza di 20-40 giorni) é stato osservato un graduale e progressivo ripristino della reattività, che ha raggiunto dal 25° al 35° giorno un vero e proprio carattere di potenziamento delle risposte . Nei primi dieci giorni era presente una forte elevazione dei corticosteroidi plasmatici; successivamente, i livelli sono progressivamente tornati alla norma. Altri studi, infine, condotti sempre sull'animale da esperimento (ratto) hanno dimostrato un’immunodepressione cellulare in seguito all'esposizione a stressori quali l'isolamento o il sovraffollamento". In seguito a stress, possono dunque essere colpite sia le funzioni del sistema timodipendente, cioè del sistema cellulare T, sia le funzioni del sistema borsadipendente, o umorale; esse, inoltre, possono essere interessate ciascuna a più livelli delle proprie sequenze. Non si hanno dati precisi, per il momento, per stabilire quale sequenza sia in assoluto più suscettibile allo stress; come si é visto, molto dipende e varia secondo il tipo d’animali studiati, delle condizioni e del disegno dell'esperimento, del tipo di stressori, dei tempi d’esposizione. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.64 Fig.10.11 10.4.2.4.0.- Studi sull'uomo L'evidenza degli studi sperimentali sugli animali sembra provare che l'entità’ degli effetti reattività immunitaria può essere anche notevole fino ad una netta e marcata depressione. Nel caso dell'uomo, almeno per il momento, non sono disponibili numerose ricerche come gli animali. Le prime indagini compiute in vivo e la larga quantità di studi sui mediatori sembrano peraltro dimostrare la realtà dell’ipotesi secondo cui anche il sistema immunitario dell'uomo é particolarmente sensibile a stimoli stressanti emozionali. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.65 L'attuale carenza di studi sperimentali umani é in rapporto al fatto che gran parte delle conoscenze sul sistema immunitario si sono sviluppate solo di recente, e solo da pochi anni sono disponibili, per le ricerche sul rapporto tra stress e immunità, le conoscenze teoriche e le possibilità tecniche per progettare e realizzare esperimenti adeguati. Un altro problema é costituito dalle ovvie difficoltà che si incontrano nello studio e nel controllo delle innumerevoli variabili coinvolte nel rapporto tra stimoli stressanti, personalità, modificazioni endocrine e immunitarie, e possibilità di malattia. Oltre agli esperimenti in vitro sui linfociti umani, alcuni primi studi effettuati in vivo sull'uomo appoggiano l'ipotesi secondo la quale è probabile attendersi modificazioni immunitarie in rapporto a stimoli emozionali. Ad esempio, nel corso degli esperimenti del programma Skylab della NASA, é stata rilevata nel giorno dello splashdown (ammaraggio) una significativa depressione della formazione di rosette e della trasformazione linfocitaria da parte dei linfociti degli astronauti. Ma di maggiore interesse, perché in stretta relazione con gli aspetti della vita emozionale, sono i risultati di una ricerca che per la prima volta ha mostrato come uno stressori psicologico intenso produca alterazioni misurabili nella funzione immunitaria. Sono stati esaminati ventisei soggetti, fisicamente sani, che avevano subito di recente un evento tra i più fortemente stressanti, come la perdita del coniuge a causa d’incidenti o di malattia. Nel corso di questo studio prospettivo sono stati presi in esame, a distanza dall'evento, vari parametri immunologici. A distanza di sei settimane, é stata rilevata nel gruppo dei soggetti in lutto, rispetto ad un gruppo di controllo selezionato, una netta e statisticamente significativa alterazione funzionale dei linfociti T, non accompagnata da alterazione di tipo quantitativo. Vale la pena osservare che, in questa ricerca, i livelli plasmatici dei cosiddetti ormoni dello stress (cortisolo, GH, prolattina) erano nell'ambito della norma, suggerendo quindi un possibile effetto delle emozioni sul sistema immunitario non mediato dal sistema endocrino. Sono stati oggetto di ricerca, nell'uomo, anche altri aspetti dell'immunità nella prospettiva dei loro rapporti con stressori di tipo disturbante a scarsa componente ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.66 emozionale diretta. L'esposizione ad uno stressori sonoro d’elevata intensità si associa ad alterazioni significative nella produzione d’interferone, una proteina che é parte di una linea di difesa naturale per combattere le infezioni da virus negli animali superiori. In particolare, si assiste ad un aumento progressivo nella produzione d’interferone durante lo stress, che si protrae anche dopo la cessazione dello stimolo disturbante. Esperimenti condotti, sempre nell'uomo, con le medesime modalità hanno mostrato che l'esposizione allo stimolo stressante riduce la capacità fagocitaria dei leucociti, cosi come il numero dei polimorfonucleati e dei monociti circolanti, con ripristino delle condizioni di base solo dopo alcune ore dall'allontanamento dallo stimolo stressante. In questo caso, gli ormoni dello stress dosati (adrenalina, noradrenalina, cortisolo e tiroxina) risultano elevati, suggerendo la possibilità di una mediazione ormonale tra stressori e attività immunitaria d’alcuni elementi figurati del sangue. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.67 10.4.2.4.1.- Stress, sistema immunitario e malattie. Si é visto come la funzione del sistema immunitario sia quella di effettuare una sorveglianza nei confronti di sostanze estranee, dotate di possibile potere patogeno per l'organismo. Una depressione del sistema d’identificazione e d’intervento immunitario può permettere ad agenti batterici o virali di svilupparsi nell'organismo, provocando malattie infettive di varia natura. Una depressione immunitaria é stata anche ipotizzata come una delle possibili concause dei carcinomi e d’altri tumori (teoria della immunosorveglianza). Un’iperattività del sistema immunitario può invece condurre a reazioni immunitarie dirette contro gli stessi tessuti dell'organismo, identificati com’estranei e combattuti come tali (e questa sarebbe l'origine delle malattie autoimmuni). In altre malattie ancora (le cosiddette malattie allergiche) il sistema immunitario appare intervenire patogeneticamente a vari livelli condizionando sia l'insorgenza sia il decorso della malattia. In queste malattie, e molto probabilmente anche in altre non ancora sufficientemente studiate, le alterazioni del sistema immunitario assumono il significato di precursori della malattia stessa. Come tali, essi esercitano la loro azione in parallelo con altri precursori, e sono a loro volta influenzati da una serie di concause, il cui peso eziopatogenetico varia non solo da malattia a malattia, ma nell'uomo, soprattutto da soggetto a soggetto Lo stress, e la reazione emozionale ad esso associata, è solo una delle molte variabili in gioco, e benché l'evidenza clinica ne mostri in molti casi l'importanza decisiva, la loro importanza clinica é difficilmente quantificabile a livello sperimentale. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.68 Fig.10.12 (da Pancheri, 1993) 10.4.2.4.2.- Le malattie infettive ed il loro legame con gli stress Le malattie infettive sono il campo clinico-sperimentale dove è oggi disponibile il maggior numero di dati, e dove il rapporto tra stress e insorgenza della malattia è stato meglio dimostrato. In differenti specie animali, l'esposizione a stressori acuti e cronici è in grado di interferire con la resistenza biologica ad infezioni naturali e sperimentali, e di influire sul decorso della malattia: è, infatti, stata documentata, in topi sottoposti a varie situazioni di stress (da reazione d'evitamento, da shock-stress, da raggruppamento) rispetto ai gruppi di controllo un’aumentata suscettibilità all'Herpes simplex e ai Coxsachie B virus Nel caso di neoplasie indotte da agenti virali, lo stress può essere un fattore decisivo nel favorire la malattia, e ceppi d’animali geneticamente resistenti alla malattia perdono questa loro naturale resistenza in situazioni stressanti. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.69 Risultati analoghi sono stati riportati anche in studi condotti con altri agenti come il virus della stomatite vescicolare, con la Salmonella Typhimurium, e con l’Escherichia coli. Nella maggior parte di questi esperimenti è stata accertata una concomitante iperattività della corteccia surrenale. Non sono stati invece ottenuti risultati indicativi in indagini condotte con il virus dell'influenza. Anche altri stressori comunemente impiegati come l'isolamento, si sono mostrati efficaci nell'indurre elevazione dei tassi plasmatici di corticosterone e aumento delle percentuali di mortalità dopo infezione con virus dell'encefalomiocardite in confronto ai gruppi di controllo. Nel caso d’infezione con il virus della leucemia murina, lo stress cronico ha, al contrario, portato ad un certo aumento della sopravvivenza media rispetto al gruppo di controllo non stressato; questo fatto è forse da mettere in rapporto con l'effetto che gli elevati livelli plasmatici d’ormoni corticosurrenali hanno sulle cellule linfatiche neoplastiche poiché scompare negli animali privati del surrene. Anche stimoli di natura più strettamente emozionale sono in grado di interferire con le capacità biologiche di difesa. Quando per esempio dei topi vengono esposti ripetutamente ad un gatto, dietro la protezione di una lastra di vetro, per alcuni minuti al giorno, dopo un paio di settimane la capacità del loro organismo di difendersi da una nuova esposizione ad un agente infettivo (Hymenolepis nana) col quale già erano stati in contatto si presenta molto diminuita. Si osserva cioè una. depressione dell'immunità acquisita verso un determinato antigene; più precisamente, cioè é stato visto che mentre nel gruppo d’animali sottoposti a questo stressori i tassi di reinfezione erano del 50, in un altro gruppo, sottoposto ad uno stressori d’intensità minore, come la manipolazione, i tassi di reinfezione erano del 25. É stato anche interessante osservare che quanto più spesso e quanto più a lungo i topi venivano esposti al gatto, tanto maggiore era il loro rischio di ammalarsi, vale a dire tanto più risultava depressa la loro immunità acquisita. Si é visto in precedenza come anche nell'uomo l'esposizione ad uno stressori sonoro produca alterazioni sai nella produzione d’interferone sia a livello degli elementi figurati del sangue coinvolti nelle difese immunitarie. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.70 Questi dati possono, alla luce della sperimentazione animale esistente fornire una prima spiegazione a livello dei precursori della frequente osservazione clinica di un rapporto di causalità tra esposizione ad uno stressori emozionale e insorgenza di malattie infettive. II ruolo importante esercitato dal sistema immunitario nella genesi e nello sviluppo dei tumori é ampiamente dimostrato sia nell'animale sia nell'uomo. Dopo la prima dimostrazione di Gold e Freedman nel 1965 che i carcinomi del colon nell'uomo hanno antigeni specifici suscettibili di produrre nel paziente una reazione immunitaria, sono stati in seguito dimostrati antigeni in un gran numero di tumori umani in grado di produrre un’intensa immunità di tipo cellulare. Questi dati hanno suggerito la possibilità di esercitare un effetto terapeutico potenziando in maniera non specifica le difese immunitarie di tipo cellulare nei confronti degli antigeni tumorali. Non si hanno ancora, a livello clinico, conferme dell'efficacia di quest’approccio, mentre vari studi sperimentali condotti su animali sembrano confermare che una stimolazione specifica delle risposte immunitarie può essere utile per prevenire lo sviluppo d’alcuni tumori virali sperimentali negli animali. Questi dati sperimentali, accanto ai dati ottenuti dallo studio immunitario in vitro di linfociti prelevati da pazienti affetti da varie forme tumorali, hanno permesso di proporre un modello interpretativo dell'oncogenesi che, benché discusso, permette di collegare in modo logico i dati clinico-sperimentali oggi disponibili. In quest’ipotesi, lo sviluppo del tumore viene visto come una competizione tra proliferazione delle cellule tumorali e linfociti immuni destinati a neutralizzarle. II tumore si svilupperebbe quando la proliferazione delle cellule è troppo rapida rispetto ai linfociti immuni disponibili, oppure per un’immunosoppressione che riduce in modo abnorme il numero di linfociti immuni, oppure infine per l'intervento d’anticorpi prodotti dal tumore che neutralizzano l'attività difensiva dei linfociti. In questa prospettiva, la mutazione genetica che genera la cellula tumorale sarebbe un fenomeno normale che avviene comunemente nei tessuti dell'organismo; in condizioni normali, tuttavia, le difese immunitarie cellulari avrebbero ragione rapidamente delle cellule mutate mentre in condizioni d’immunosoppressione o per ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.71 altre ragioni le cellule tumorali prolifererebbero fino al raggiungimento di una massa critica non più controllabile anche in condizioni di normalità delle difese immunitarie. Benché sostenuto da dati clinici ricavati dall’immunosoppressione clinica nell'uomo e sperimentale nell'animale, questo modello é attualmente posto in discussione, almeno nella sua formulazione originale. Esso, tuttavia, appare oggi il più efficace per spiegare i possibili rapporti tra stress e insorgenza dei tumori, ampiamente dimostrati negli animali da esperimento, e sospettati a livello clinico in patologia tumorale umana. Gran parte degli studi sperimentali condotti sull'animale hanno indagato gli effetti di stressori, acuti o cronici, di varia natura sul decorso e lo sviluppo di tumori sperimentali. STRESS E TUMORI Animale: TOPO (suscettibile) Stressori: stress cronico Effetto: accelerato sviluppo di neoplasie indotte da virus polioma Animale:TOPO (resistente) Stressori:stress cronico Effetto:scomparsa della 'resistenzà genetica allo sviluppo di tumori da virus polioma Animale:TOPO Stressori:rottura dell'ordine sociale Effetto:aumento della frequenza di tumori mammari Animale:RATTO Stressori:shock-stress cronico Effetto:minore frequenza di tumori mammari DMBA-indotti Animale:RATTO Stressori:immobilizzazione, stressori sonoro, shock-stress ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.72 Effetto:inibizione della crescita di tumori trapiantati e di tumori indotti da DMBA Stressori:shock-stress cloropromazina stessi stressori + somministrazione di Effetto:scomparsa della inibizione della crescita di tumori negli animali stressati Animale:RATTO Stressori:nevrosi sperimentale Effetto:inibizione della crescita e dello sviluppo di tumori trapiantati e DMBA-indotti Animale:TOPO Stressori:shock elettrico (prima della inoculazione del virus Effetto:riduzione del diametro di sarcomi indotti dal virus Stressori:shock elettrico (dopo l’inoculazione del virus) Effetto:aumento del diametro dei sarcomi indotti da virus Animale:TOPO Stressori:stimoli ambientali di vario tipo Effetto:aumento dell'incidenza, a pari età, di tumori mammari spontanei negli animali stressati I dati ricavati da questi studi hanno dimostrato che stressori caratterizzati da una potenzialità di stimolo emozionale più o meno intensa (da stimoli di carattere psicosociale vero e proprio a semplici stimoli disturbanti) possono agire in varia misura sul decorso del tumore. Di particolare interesse é uno studio di Riley, effettuato nel 1975, che ha dimostrato come il rischio di carcinomi mammari spontanei nell'animale da esperimento fosse in stretto rapporto con la quantità di stress ambientale cui l'animale era sottoposto. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.73 In una situazione ambientale protetta dal punto di vista della presenza di stressori ambientali, l'incidenza di carcinoma per animali di pari età era del 7% mentre in una condizione d’intenso e protratto stress emozionale essa saliva al 92%. Nel campo della patologia tumorale umana esiste oggi un’estesa letteratura clinica che ha tentato, negli ultimi anni, di esplorare i rapporti intercorrenti tra stimolazioni emozionali, meccanismi di difesa, struttura della personalità e insorgenza di tumori maligni. Nel complesso i dati ottenuti sono contraddittori, anche se in alcuni casi vi é una significativa associazione tra incidenza di particolari categorie di stressori emozionali (perdita o lutto) e comparsa di manifestazioni neoplastiche. Va rilevata tuttavia, in tutti questi studi, l'intrinseca difficoltà metodologica di dover studiare soggetti nei quali la malattia ha usualmente raggiunto uno stadio clinicamente evidente, e quindi suscettibile di modificare tutta la situazione sperimentale. Sia i dati della ricerca clinica che i dati della ricerca animale tendono comunque a suggerire che l'azione degli stressori emozionali sulla genesi e sullo sviluppo dei tumori si esplichi soprattutto attraverso alterazioni dei meccanismi immunitari. Alla luce di quanto si é visto in precedenza sui mediatori endocrini dei rapporti tra stress e risposta immunitaria, i dati oggi disponibili suggeriscono una stimolante prospettiva alla ricerca, effettuata con studi prospettici e longitudinali in popolazioni umane sottoposte a rischio tumorale, sui rapporti tra stress, reazione endocrina, modificazioni immunitarie e insorgenza della malattia. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.74 10.4.3.0.- La ricerca degli eventi stressanti. Il Life Stress Events ed la Social Readjustment Rating Scale Una ricerca degli avvenimenti esistenziali stressanti nei loro rapporti con la malattia somatica richiede dunque in via preliminare la possibilità di identificare alcuni gruppi o categorie d’eventi particolarmente significativi, che possano essere descritti in modo standardizzato per impostare analisi statistiche su gruppi di pazienti. In secondo luogo, richiede la possibilità di una valutazione dell'impatto emozionale che l'avvenimento ha prodotto sui soggetti, ed infine richiede che tali variabili possano essere espresse in termini quantitativi per costruire profili temporali, calcolare correlazioni, stabilire relazioni di dipendenza come base per l'elaborazione di un modello interpretativo generale. Un approccio di questo tipo, definibile come statistico, non esclude naturalmente un'analisi clinica condotta sui singoli casi con metodi diversi, ma costituisce la necessaria premessa per ogni studio di tipo scientifico sull'argomento. Esso pone tuttavia alcuni importanti problemi di tipo metodologico. Una prima difficoltà é rappresentata dalla necessità di predisporre una lista standardizzata d’avvenimenti (Life Stress Events, LSE) che presumibilmente provocano un cambiamento nella vita di un individuo tale da produrre una reazione emozionale prolungata nel tempo. Necessariamente, gli avvenimenti di questo tipo devono essere abbastanza importanti da essere riconosciuti come tali dall'individuo; vengono pertanto esclusi i piccoli avvenimenti della vita quotidiana, familiare o lavorativa che non producono rilevanti variazioni nella vita e che non richiedono rilevanti sforzi d’adattamento alla nuova situazione. Un approccio di questo genere presenta molte limitazioni, poiché non tiene conto dell'effetto sommatorio di una serie di microstimolazioni croniche che possono condurre attraverso un lungo periodo a modificazioni fisiologiche stabili, e quindi alla malattia somatica. D'altra parte, la necessità di predisporre una lista standardizzata d’avvenimenti, tale da permettere il confronto di gruppi d’individui in studi retrospettivi o prospettivi, impone necessariamente una scelta, tra tutti gli avvenimenti possibili potenzialmente ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.75 nella vita di una persona, di quelli che probabilmente provocano le modificazioni psicobiologiche più nette, stabili e persistenti. Un secondo problema é rappresentato dal peso relativo di tali avvenimenti nel determinismo delle modificazioni biopsicologiche che possono condurre ad una malattia somatica. Dal punto di vista dell'intensità della stimolazione, la morte di una persona cara é ovviamente diversa da un cambiamento di residenza o da un mutamento d’attività lavorativa. II centro del problema é quindi quello di mettere a punto un sistema di misura degli stimoli che permetta di stabilire un coefficiente di potenzialità stressante per ognuno degli stimoli considerati. In realtà il peso di ognuno degli avvenimenti stimolo deve essere considerato da due punti di vista. II primo é di peso 'assolutò o 'socialé dell'avvenimento, il secondo é il suo peso 'relativò o 'individualé. II peso assoluto o sociale é il valore medio di stimolazione che viene stabilito, per tale evento, da una popolazione d’individui normali assimilabile per le sue caratteristiche generali al singolo soggetto che viene esaminato. II peso relativo o individuale é il valore di stimolazione che viene attribuito all'avvenimento dal particolare individuo preso in considerazione. Come discusso più volte in precedenza, infatti, ogni evento acquista un valore di stimolazione emozionale in dipendenza del suo significato per l'individuo sul quale esso agisce. II significato sociale può essere considerato come il valore medio del significato assegnato da ogni individuo a tale avvenimento, ma esso può venire modificato più o meno pesantemente quando si prende in considerazione la particolare costellazione biopsicologica del singolo individuo. il punto critico é l'attribuzione di significato in termini numerici, trattabili statisticamente. Un altro problema riguarda la sequenza temporale degli eventi stressanti che intervengono nella vita di un individuo, dove assume particolare importanza il loro addensarsi in alcuni periodi critici della vita. É da attendersi infatti che una sequenza assai ravvicinata d’eventi in un periodo ristretto comporti un effetto sommatoria assai più intenso di quanto non avvenga se i medesimi avvenimenti sono diluiti in un periodo di tempo più lungo. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.76 Pertanto, dopo l'identificazione degli eventi significativi e dopo la loro valutazione in termini d’impatto sull'individuo, sembra particolarmente importante una loro precisa localizzazione temporale. Un ultimo problema resta aperto: quello del valore eziologico degli avvenimenti stressanti e dei loro rapporti con la struttura di personalità dell'individuo. Se si prendono in considerazione gli eventi nella vita di una persona, si tende in genere a considerare tali eventi come casuali, quasi si trattasse d’eventi naturali nel cui determinismo l'individuo ha una parte del tutto secondaria. In realtà, ogni evento può essere almeno parzialmente considerato come determinato da alcuni comportamenti o da alcune motivazioni inconsce dell'individuo. Non solo, ma gli eventi precedenti possono predisporre l'individuo a provocare, consciamente o inconsciamente, eventi successivi, riducendo cosi grandemente il rigido determinismo con cui usualmente tali eventi tendono ad essere considerati. Talvolta, un evento può essere inconsciamente provocato da un individuo per scaricare una condizione d’ansia repressa tale da non poter più essere gestita adeguatamente; in questo caso, evidentemente, l'evento non rappresenta una modificazione dell'omeostasi, con successivo bisogno di riadattamento e relativi correlati fisiologici (potenziali precursori della malattia), ma una scarica liberatoria dell'ansia che può assumere un significato diametralmente opposto. II problema di mettere a punto una metodologia obiettiva di valutazione e di misura degli avvenimenti esistenziali stressanti in rapporto al loro significato eziopatogenetico si é rivelato pertanto estremamente complesso, ed ha stimolato un rilevante interesse sia a livello della ricerca psicologica che psicosomatica. Il lavoro sistematico di ricerca in questo campo è iniziato circa quindici anni fa e si é sviluppato attraverso due fasi successive. 1) Nella prima fase, partendo dal lavoro fondamentale di Holmes e Rahe si é cercato di mettere a punto uno strumento obiettivo per la valutazione del peso sociale degli eventi stressanti e di controllarne la validità attraverso una serie di studi clinici. 2) Nella seconda fase, iniziata in tempi più recenti, si é cercato di perfezionare il sistema di misura degli strumenti al fine di permettere una migliore previsione ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.77 dell'insorgenza di una malattia somatica sulla base del peso individuale degli eventi stressanti sperimentati dall'individuo. Sulla base dei dati ricavati da un preesistente questionario, e in seguito ad una serie di studi clinici eseguiti presso l'Università di Washington, R. Rahe e collaboratori nel 1964 hanno isolato una serie di 43 eventi che appaiono con apparente significativa frequenza prima dell'inizio di molte malattie somatiche. Un'analisi del contenuto di tali eventi ha mostrato com’essi, in misura maggiore o minore, provochino un cambiamento nelle precedenti condizioni esistenziali relativamente stabilite dell'individuo, e richiedano pertanto un riadattamento dell'individuo stesso alla mutata situazione esistenziale. Partendo da tale lista d’eventi, T. Holmes e R. Rahe nel 1967 misero a punto un sistema di 'pesì per gli eventi della lista originale che tenesse conto del diverso impatto potenziale di tali eventi e, quindi, del loro possibile diverso significato eziopatogenetico. II metodo seguito fu quello suggerito da Stevens" per ottenere una misura o 'peso sociale per ognuno degli eventi considerati. La lista dei 43 eventi originari fu somministrata a 400 soggetti normali, randomizzati per sesso, età, razza, religione, classe sociale e livello d’istruzione. Ad uno degli avvenimenti di questa lista (matrimonio) fu attribuito un valore fisso arbitrario pari a 500; i soggetti furono quindi invitati a dare un valore numerico superiore o inferiore a questo punto di riferimento in rapporto all'importanza che veniva attribuita a tutti gli altri avvenimenti della lista. I valori medi cosi ottenuti per ogni singolo item furono quindi normalizzati, e gli item furono successivamente riordinati in rapporto alla loro importanza decrescente. La scala cosi ottenuta fu denominata Social Readjustment Rating Scale (SRRS) e lo strumento da essa derivato per l'uso clinico fu denominato Schedule of Recent Experience (SRE). La SRE risulta pertanto costituita da un questionario di 43 item (successivamente ridotti a 42), che viene riempito dal paziente stesso, sulla base degli eventi che hanno interagito con la sua vita nel periodo precedente l'inizio della malattia (usualmente da sei mesi a tre anni). ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.78 Per il calcolo del profilo temporale dei Life Stress Events é stata messa a punto una formula per misurare i cosiddetti Life Change Units (LCU), vale a dire la quantità di cambiamenti avvenuti nella vita del paziente nell'unità di tempo: LCU f x SRR = T T dove LCU sono i Life Change Units, f la frequenza dell'evento, SRRS il peso dell'evento, T l'unità di tempo. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.79 THE SOCIAL READJUSTMENT RATING SCALE Ordine Evento Valore medio 1 morte del coniuge 100 2 divorzio 73 3 separazione dal coniuge 65 4 imprigionamento 63 5 morte di un parente stretto 63 6 incidente o malattia 53 7 matrimonio 50 8 licenziamento 47 9 riconciliazione matrimoniale 45 10 pensionamento 45 11 di salute di un membro della famiglia 44 12 gravidanza 40 13 problemi sessuali 39 14 acquisizione di un nuovo membro familiare 39 15 cambiamento negli affari 39 16 cambiamento nello stato economico 38 17 morte di un amico stretto 37 18 cambiamento d’attività lavorativa 36 19 variazione nei contrasti con il coniuge 35 20 ipoteca d’entità rilevante 31 21 ostacolo nel riscatto di un debito o di un’ipoteca 30 22 cambio di responsabilità sul lavoro 29 23 allontanamento da casa di un figlio 29 24 problemi con parenti acquisiti 29 25 notevole successo personale 28 26 inizio o fine del lavoro da parte del coniuge 26 27 inizio o fine della scuola 26 28 cambiamento nelle condizioni di vita 25 29 mutamento nelle abitudini personali 24 30 problemi con il capo sul lavoro 23 31 cambiamento negli orari o condizioni lavorative 20 32 cambiamento di residenza 20 33 cambiamento di scuola 20 34 cambiamento nelle attività del tempo libero 19 35 cambiamento nelle attività religiose 19 36 cambiamento nelle attività sociali 18 37 ipoteca o prestito d’entità non rilevante 17 cambiamento nelle abitudini del sonno 16 38 39 40 cambiamento nel numero delle riunioni familiari 15 cambiamento nelle abitudini alimentari 15 41 vacanze 13 42 Natale 12 43 lievi violazioni della legge 11 Da Holmes e Rahe (1967). ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.80 É noto da molto tempo che, in alcuni casi, l'inizio di una malattia somatica é preceduto da avvenimenti caratterizzati da particolare potenzialità stressante per l'individuo, ma solo negli ultimi anni il problema é stato sottoposto ad indagine sistematica con metodi obiettivi. Oggi, lo studio dei rapporti tra eventi stressanti e malattia é condotto con due strumenti principali, denominati rispettivamente SRE (Schedule of Recent Experience) e LES (Life Experience Survey). Entrambi gli strumenti sono costituiti da liste standardizzate d’avvenimenti esistenziali stressanti, ma la SRE attribuisce a ciascuno di tali avvenimenti un 'peso sociale o medio, mentre il LES valuta il 'peso individuale espresso dalla valutazione soggettiva dell'impatto dell'evento su ciascun individuo. Tali strumenti permettono di avere una valutazione quantitativa e distribuita nel tempo dello sforzo di riadattamento richiesto ad ogni soggetto in conseguenza dell'azione di vari eventi stressanti. Si é visto che l'inizio di molte malattie somatiche é preceduto da un aumento dei punteggi di stress esistenziale cosi calcolati. Infarto e malattie coronariche sono stati i settori più studiati, ma sono disponibili anche dati relativi a malattie respiratorie, malattie reumatiche, malattie gastrointestinali e disturbi psichiatrici. Sono anche disponibili alcuni dati relativi alle correlazioni positive tra punteggi d’eventi stressanti e generica tendenza ad ammalare, e dati che depongono per un possibile rapporto tra quantità d’eventi stressanti e attivazione catecolamminica. Ma i dati più significativi provengono dagli studi che tengono conto del vissuto soggettivo dell'avvenimento: é stato visto infatti che l'analisi contemporanea degli avvenimenti considerati come negativi e di quelli considerati come positivi nella vita del paziente permette una migliore discriminazione tra gruppi di malattie somatiche e psichiatriche. I fattori che condizionano la reattività psicobiologico individuale agli eventi esistenziali sono comunque molteplici; tra essi assumono particolare rilievo la reattività emozionale di base, il ricordo d’avvenimenti simili, le associazioni simboliche con altri eventi traumatizzanti pregressi e la rete dei rapporti interpersonali attuali. Le modificazioni biologico-comportamentali che si verificano nella attivazione emozionale hanno, nell'animale, un significato adattativo che migliora le ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.81 possibilità di sopravvivenza dell'individuo e della specie. II problema, nell'uomo, é tuttavia reso più complesso dalla relativa scarsità di situazioni che minaccino in via diretta la sopravvivenza individuale e dalla grande importanza che assumono invece gli stimoli psicosociali come fonte di stress. Nell'uomo, inoltre, i rapporti tra attivazione biologica e attivazione comportamentale possono essere facilmente alterati sia direttamente dalle interazioni sociali sia in via mediata attraverso l'apparato concettuale e cognitivo. Ci troviamo dunque di fronte al problema di interpretare il significato adattativo della reazione emozionale nell'uomo, e di comprendere il peso dei determinanti psicosociali nei meccanismi psicobiologici delle emozioni. Ciò assume un’importanza pratica particolare quando ci si pone il problema della malattia psicosomatica. Essa infatti appare come un prezzo che l'uomo deve pagare per la maggiore complessità della sua reazione emozionale in confronto a quella degli altri esseri viventi, e per l'importanza dominante dei rapporti sociali e interpersonali. Una migliore conoscenza dei determinanti della reazione di stress nell'uomo ci può dunque aiutare ad evitare di pagare questo prezzo, attraverso interventi a livello preventivo e terapeutico. Si é visto come l'organismo biologico modifichi transitoriamente il suo stato funzionale per meglio adattarsi a cambiamenti del mondo esterno che siano rapportabili alla conservazione della vita individuale o alla sopravvivenza della specie. Queste modificazioni somatiche rappresentano il supporto metabolico e fisiologico per un’attivazione comportamentale adattativa e, nell'uomo, si accompagnano a particolari vissuti soggettivi definiti com’emozionali. Sistema endocrino, sistema nervoso vegetativo, sistema immunitario e, sul versante comportamentale, sistema muscoloscheletrico e cerebrospinale agiscono in modo integrato per dare origine a schemi reattivi coordinati e complessi che permettono un migliore adattamento e una migliore sopravvivenza dell'individuo e della specie. Questi schemi integrati di reazione, che abbiamo definito in precedenza com’emozioni, sono caratterizzati da una complessità crescente nella scala dello ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.82 sviluppo filogenetico a mano a mano che aumentano le capacità d’apprendimento e di simbolizzazione, e parallelamente all'aumento delle loro possibilità d’attivazione da parte di stimoli di tipo psicosociale. Nell'uomo queste possibilità raggiungono il loro massimo livello, assieme alla possibilità di elaborare meccanismi di controllo e di gestione della reazione emozionale, socialmente indotti e determinati. Questa maggiore complessità aumenta le capacità d’adattamento e di difesa e permette un più efficace controllo delle stimolazioni esterne aumentando le possibilità di sopravvivenza dell'individuo e della specie ma, al tempo stesso, potenzia notevolmente la vulnerabilità del sistema di fronte a stimoli di varia natura. Le stesse capacità d’apprendimento, di concettualizzazione e di simbolizzazione derivate dallo sviluppo corticale dell'uomo e modulate dalla sua rete di rapporti sociali possono rappresentare anche una potente fonte di disturbo per il normale svolgersi della reazione emozionale. Una notevole massa di dati sperimentali e clinici tende oggi a dimostrare, infatti, che la genesi e il decorso di numerose malattie somatiche possono essere influenzati da modalità sbilanciate o atipiche di manifestazione o di gestione della reazione emozionale. In questa prospettiva, la potenzialità patogena non é insita nella reazione emozionale in quanto tale, ma nei suoi caratteri intrinseci d’espressione, a livello somatico o comportamentale. Questo modello interpretativo del fenomeno psicosomatico appare oggi utile non solo dal punto di vista puramente conoscitivo, ma principalmente dal punto di vista preventivo e terapeutico. Un intervento clinico, sia esso centrato sullo stimolo o sulla reazione deve infatti essere basato su un’adeguata conoscenza delle modalità fisiologiche di manifestazione delle emozioni e delle possibili alterazioni di queste ultime. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, abbiamo un’adeguata quantità d’informazioni circa le modalità di reazione emozionale di fronte a stimolazioni di natura acuta e critica, ma, almeno nell'uomo, sono ancora scarti i dati relativi alle situazioni di stimolazione cronica (stress cronico) e ai meccanismi che legano queste ultime alla genesi della malattia somatica. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.83 Un secondo punto ancora non completamente chiarito riguarda gli effetti delle modificazioni somatiche indotte dallo stress emozionale sulle strutture encefaliche che controllano il comportamento. Le diverse componenti della reazione emozionale interagiscono infatti tra loro attraverso complessi circuiti riverberanti che possono presentare alterazioni con significato patogeno a diversi livelli. Infine, e questo é forse oggi il compito più difficile della ricerca psicosomatica nell'uomo, resta da identificare il peso rispettivo dei determinanti genetici, dell'imprinting psicobiologico e dell'apprendimento nella genesi delle reazioni emozionali sbilanciate che possono condurre ad una malattia somatica. ________________________________________________________________ G.PERIN - AMBIENTE E SALUTE - 13/11/2004- RISCHIO /UOMO pg.84