Saaremaa von Semasko
GENTILDONNA
(DI FORTUNA)
SI DIVENTA
Traduzione di Mariana Eugenia Califano
La Linea
Indice
Essere gentildonna oggi
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Estremi rimedi per i bruti incontri
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Donna al volante…
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Un viaggio di piacere
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Dica trentatré, dica perepepé
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We Can Do It!
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Cibo per l’anima
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Essere gentildonna oggi
Donne non si nasce, lo si diventa. Nessun destino
biologico, psichico, economico definisce l’aspetto che riveste in
seno alla società la femmina dell’uomo; è l’insieme della storia
e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra
il maschio e il castrato che chiamiamo donna.
Simone de Beauvoir
gentildònna s.f. [comp. di gentile1 e donna] – Donna di alta condizione sociale e di nobili costumi: è
una vera g.; ha maniere da g.
Ma, vocabolario a parte,
che cos’è una gentildonna
oggi? Se decidessimo di voler
dare una definizione più dettagliata al termine, ne scopriremmo delle belle, perché, tagliando, cucendo e mescolando, di
questo strano esemplare – a
metà strada tra maschio e castrato – avremmo per le mani un curioso ritratto.
La gentildonna sembrerebbe appartenere a una
stirpe ben precisa, di solito “buona”, perché in quanto “gentile” è di nascita nobile. Dovrebbe essere ricca
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di doti spirituali e capace di sentimenti elevati, cioè
di trattare gli altri con garbo, affabilità e cortesia. In
quanto donna, poi, è doppiamente “gentile”: per i
suoi lineamenti fini e il fisico delicato, infatti, l’aggettivo è stato esteso all’intero genere. Eppure, nell’uso
odierno, l’espressione “gentil sesso” viene intesa in
forma ironica o scherzosa.
Per donna si intende l’individuo di sesso femminile che ha raggiunto la maturità anatomica – insomma
quel che si dice una donna adulta – che
si contrappone all’uomo per certe doti
come sensibilità e intuito. Il termine serve anche per caratterizzare certi oggetti, come le “scarpe da donna”, un vero
must per entrambi i sessi, basti pensare
a feticisti e travestiti. La donna rappresenta l’intera componente femminile
della società ed è riuscita – udite udite –
ad avere dei diritti, a emanciparsi dando
vita a movimenti di liberazione; anche
se ciò non impedisce che qualcuno ne
faccia la “sua” donna, cioè la sua compagna o moglie.
Togliendo invece l’aggettivo possessivo, può
essere “di casa”, pronta a occuparsi delle faccende
domestiche e, perché no, ad accudire la famiglia,
quella famiglia che per antonomasia (e per simpatia)
chiama la persona di servizio – pensate un po’ – “la
donna”. La stessa che a teatro può essere “prima”,
anche se lontano dal palcoscenico “primadonna” può
indicare pure un maschietto, cioè chiunque sia bisognoso di attenzioni non solo del pubblico. E al circo
può essere “cannone”, sì, insomma, di proporzioni e
peso eccezionali, un numero di attrazione.
Essere gentildonna oggi
Ma non è finita: la donna può essere “di mondo”,
frequentando ambienti di cui conosce i codici, i pregi e i difetti, può essere “pubblica”, “di strada”, “da
marciapiede”, “di malaffare”, “di mala vita” e ancora,
stando all’uso che si faceva della parola nel XIII e
XIV secolo, e che se ne fa tutt’oggi in certi ambienti
specializzati, signora, padrona e dominatrice – un
vero e proprio rovesciamento delle implicazioni di
“gentil sesso”? –, tuttavia “Madonna” (lett. “mia signora”) è l’appellativo per la Vergine. E “donna” è
un titolo che anteposto al nome fa di chi lo porta una
nobildonna, nonostante in certi posti sia usato anche
per chi è di umile condizione.
Non bisogna scordarsi, infine, che la donna può
pure essere di cuori, quadri, fiori e picche oppure
avere ampie possibilità di movimento (e non solo
sulla scacchiera): essere cioè l’elemento fondamentale per condurre il gioco.
Vi siete ritrovate in questa descrizione contraddittoria? Be’, magari per certi aspetti sì, se si aggiunge, si toglie, si modifica… Forse no. In ogni caso,
servitevi di questo piccolo sussidiario per imparare
un paio di cosette che potrebbero aiutarvi nella vita
quotidiana, perché anche gentil-donna non si nasce,
la si diventa.
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Estremi rimedi per i bruti
incontri
The “No Means No” Campaign
La violenza è semplice;
le alternative alla violenza sono complesse.
Friedrich Hacker
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Da Pentesilea (regina delle amazzoni uccisa da Achille
a Troia) a Boadicea (la sovrana degli Iceni che guidò la più
grande rivolta anti-romana), da
Fu Hao (sacerdotessa e generalessa cinese) ad Artemisia I
di Caria (che regnò sulla Ionia
e combatté al fianco di Serse)
e alle sorelle Trung (eroine nazionali vietnamite che a capo
dei loro eserciti riuscirono a
respingere le invasioni cinesi
per tre anni consecutivi), la storia ci dimostra che il
gentil sesso è capace non solo di difendersi, ma anche
di grandi gesta. E come dimenticare Zenobia, Yodit
di Etiopia, Matilde di Canossa, Sichelgaita, Tamara
di Georgia o la ben più nota Giovanna d’Arco? Tutte
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queste signore, perlopiù trascurate dalla versione ufficiale (nonché “maschile”) della Storia, hanno rivelato capacità eccezionali.
Rinviando le polemiche a sedi più consone,
ora il nostro proposito non è volervi trasformare in
guerriere capaci di lasciare il segno, bensì, più banalmente, insegnarvi a garantire la vostra sicurezza. L’indipendenza e l’autonomia richiedono alcune
precauzioni, in primis saper badare a voi stesse. Se
vi piace tornare a casa di notte senza aver bisogno di
essere riaccompagnate, viaggiare da sole o esplorare
luoghi remoti senza una guida, dovete fare i conti
con l’eventualità di subire un’aggressione. E non c’è
bisogno che aspettiate di essere spedite a rischiare la
pelle per un reportage a Ciudad Juárez, la città con il
maggior indice di violenza sulle donne, per prendere
alcuni accorgimenti e familiarizzare con poche ma
valide tecniche di autodifesa che possano togliervi
dai guai nei momenti di difficoltà; anche perché, in
quell’inferno, in ogni caso non basterebbero a farvi
riportare a casa la pellaccia sana e salva. E poi le
probabilità che veniate assalite fuori dall’ufficio da
un ladruncolo da strapazzo che vuole a tutti i costi il
vostro portafoglio sono molto più alte.
Quando si affronta il tema delle aggressioni e
dell’autodifesa bisogna tener presente una serie di
fattori che riguardano la vostra persona, l’ambiente
in cui vi trovate e l’aggressore stesso. Siete emotivamente in grado di reagire per difendervi? Avete
consapevolezza dei vostri limiti? Vi trovate in un luogo familiare? Parlate la lingua e avete dimestichezza
con le usanze del posto? E, per caso, conoscete l’aggressore?
Estremi rimedi per i bruti incontri
Riconoscere la situazione e il posto in cui vi trovate e agire con un po’ di sale in zucca vi aiuterà a
ridurre le possibilità di subire una violenza, ma non a
eliminarle del tutto. Una preparazione fisica e psicologica, o un corso di arti marziali, potrebbero incrementare le vostre chance di difendervi nel modo adeguato,
ma dovete sapere che non vi garantiscono di uscire
incolumi da uno scontro con un malintenzionato.
Le statistiche sostengono che molti aggressori
spesso rinunciano a portare a termine un atto criminoso quando incontrano una resistenza inattesa,
perciò affrontare il molestatore occasionale con una
reazione decisa – verbale o fisica – potrebbe distoglierlo dal suo proposito. Ma purtroppo può capitare
di imbattersi in persone violente, alterate da alcol o
sostanze stupefacenti, armate, che di certo non si faranno intimorire per così poco. Molti individui non
hanno nulla da perdere e sono abituati alla violenza
e, in questi casi, l’unica via di scampo è la fuga, sempre che sia possibile.
In questo contesto, non possiamo tralasciare di
parlare della cosiddetta “violenza domestica”, perché
i numeri parlano chiaro: solo il 30% delle aggressioni a sfondo sessuale avviene a opera di sconosciuti,
mentre nel 70% dei casi le donne subiscono violenza
dai loro mariti, fidanzati, parenti, datori e colleghi
di lavoro. La questione diventa allora molto delicata,
perché subentra un’ulteriore serie di considerazioni
che variano di caso in caso. Semmai doveste affrontare problemi del genere, il nostro consiglio è quello
di rivolgervi ai centri di assistenza specializzati, perché conoscere le tecniche di autodifesa vi servirà a
poco, mentre un valido sostegno psicologico, emoti-
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vo e legale diventeranno senza alcun dubbio un aiuto indispensabile.
Il primo ostacolo che una donna deve superare
per potersi difendere – sia da uno sconosciuto sia
da una persona della sua cerchia di conoscenti – è
dentro di lei. I fattori che limitano la capacità di reagire di una donna derivano dall’educazione, dalle
convenzioni sociali, dall’assoggettamento psicologico
a determinati stereotipi, dal carattere, dal
timore, dalla vergogna. Per questo motivo a una qualsiasi
autodifesa pratica si
deve affiancare una
sorta di allenamento psicologico che
vi permetta di avere
maggiore consapevolezza di voi stesse
e delle dinamiche di
genere socialmente determinate.
È necessario premettere che non vogliamo assolutamente alimentare false sicurezze, perché affrontare un molestatore comporta sempre dei rischi
e la miglior difesa è la prevenzione, cioè l’adozione
di misure, comportamenti e insegnamenti utili a ridurre il rischio di venire coinvolte in aggressioni o
situazioni violente. In pratica, saper riconoscere gli
aspetti rituali e comunicativi che le precedono, le
tipologie di aggressori, gli ambienti e le situazioni
più propizie. Vediamo allora di iniziare a inquadrare
questi aspetti.
TIPOLOGIA
ESEMPI
Aggressioni che derivano da circostanze fortuite
•
•
•
•
Aggressioni commesse con un preciso intento criminoso
•
•
•
•
Alterchi nel traffico congestionato o al parcheggio
Liti in famiglia, di vicinato o con
sconosciuti
Incontri in luoghi isolati o bui
Incontri con persone alterate
da alcol o stupefacenti
Rapine
Rapimenti
Stupri
Violenze di gruppo
Altrettanto importante è capire che tipo di persona vi trovate davanti.
Saper riconoscere le diverse tipologie di aggressori vi aiuterà a individuare il comportamento corretto da mettere in pratica per sottrarvi a un pericolo
incombente o arginarne le conseguenze.
TIPOLOGIA
CARATTERISTICHE
Individui di indole pacifica
In queste persone l’aggressività si manifesta in
modo occasionale, generalmente a seguito di
una provocazione o di stati emotivi transitori,
come quelli provocati da un violento alterco o
dall’esasperazione per una pessima giornata. Le
loro reazioni non sono premeditate.
Avete presente Michael Douglas in Un giorno di
ordinaria follia di Joel Schumacher? Ecco, proprio
così.
Estremi rimedi per i bruti incontri
Innanzitutto potremmo suddividere le aggressioni in due tipologie: quelle che derivano da un caso
fortuito, come una lite per un parcheggio che degenera in scontro, e quelle commesse da un individuo
che ha un preciso intento criminoso come per esempio uno stupratore.
Di seguito trovate alcuni esempi.
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