All review_BACH OFF BEAT - Crocevia di Suoni Records

Titolo CD: “Bach Off Beat”
Arrangiatori/Interpreti: Omar Zoboli - Massimo Colombo
Musicisti: Sergio Del Mastro, Yael Zamir, Ferdinando Faraò
Etichetta: Crocevia di suoni records (release Gennaio 2012)
recensioni:
Corriere della sera – E. Gir. – marzo 2012
Non c’è nulla di strano o di nuovo nel prendere i pezzi di J. S. Bach e arrangiarli
in ogni modo possibile, perchè la musica del Sommo, dato l’altissimo grado di
assolutezza e astrazione, si presta al gioco come quella di nessun altro
compositore al mondo. Tra l’altro il quintetto che si rende artefice dell’operazione
(Omar Zoboli all’oboe, Massimo Colombo al piano, Yael Zamir alla voce e al
corno inglese, Sergio Del Mastro ai clarinetti e Ferdinando Faraò alle
percussioni) trasforma in chiave jazz alcune Sonate senza scardinarne l’impianto
armonico. Fin qui tutto bene, i musicisti sono bravi e il sound è divertente. Ma la
parte più interessante e originale del cd sono i tre pezzi che Zoboli e Colombo
scrivono ispirandosi a Bach solo alla lontana. Ma con un felice estro.
A proposito di Jazz – Gerlando Gatto – gennaio 2012
Si fanno sempre più frequenti le commistioni tra jazz e musica colta e occorre
sottolineare come oramai questo tipo di operazione sia supportato da una ben
definita progettualità e da una approfondita conoscenza di ambedue le materie
trattate. Questo album non sfugge alla regola ché anzi ci presenta un gruppo di
tutto rispetto composto sia da jazzisti sia da musicisti provenienti dall’area colta,
in grado di ben eseguire le partiture bachiane. In realtà qui ci si rivolge ad un
aspetto precipuo della vastissima produzione di Bach, vale a dire il “Trio
Sonatas” per organo cioè la II in do minore BWV 526, la I in mi bemolle maggiore
BWV 525 e la VI in sol maggiore BWV 530. Il gruppo, come si accennava, è
misto: Omar Zoboli (oboe, corno inglese, sax soprano) è solista avvezzo a
frequentare la musica da camera, quella contemporanea e quella barocca; anche
la vocalist e solista di corno inglese Yael Zamir e il clarinettista Sergio Delmastro
appartengono più o meno allo stesso ambiente; viceversa Massimo Colombo,
(pianista di vaglia e valido arrangiatore) e Ferdinando Faraò (batterista e
compositore) sono due fra i più acclamati solisti della scena jazzistica nazionale;
ebbene il connubio è perfettamente riuscito e le improvvisazioni di Colombo si
legano perfettamente con quelle dei compagni d’avventura dando all’album
un’assoluta coerenza di fondo. Obiettivo particolarmente difficile da raggiungere
in quanto non ci si è limitati ad arrangiare le composizioni di Bach ma intorno e
dentro le stesse sono state inserite, come le definiscono gli stessi musicisti, delle
“brevi pause di riflessione improvvisata” che se mal concepite avrebbero
rischiato di rovinare il tutto.
Music zoom – Vittorio Lo Conte - gennaio 2012
I dischi crossover fra classica e jazz non sono più una novità e sia Bach che
Chopin sono stati proposti in versione swinganti. Chi è ad esempio che non si
ricorda le famose incisioni del pianista francese Jaques Loussier? Massimo
Colombo ha da sempre apprezzato la musica di Bach, nonostante sia un
appassionato jazzista, e quindi non si è lasciato scappare l´occasione, una volta
che c´erano insieme i musicisti giusti, di partecipare ad un album dedicato alla
musica del grande compositore tedesco fatta con leggerezza, mettendoci dentro
una batteria ed un poco di improvvisazione. Una soluzione divertente che poco
ha a che fare con quello che altri jazzisti hanno già fatto, e cioè il rendere la
musica antica compatibile con lo swing afroamericano. L´ideatore del progetto è
stato Omar Zoboli all´oboe, corno inglese e sax soprano, gli altri partecipanti
sono Yael Zamir al corno inglese ed alla voce, Sergio Delmastro ai clarinetti e
Ferdinando Faraò alla batteria, tutti musicisti, tranne il batterista, ovviamente, a
loro agio con il mondo della musica classica fatto di orchestre ed ensemble da
camera. In mezzo ai brani di Bach, eseguiti in trio, ci sono due brani
stilisticamente diversi dalla musica barocca: Agra Off Beat di Zoboli e So Sad Off
Beat di Colombo. La musica di Bach funziona resa anche in questo modo,
senza organo e con un pianoforte che sta sulle sue.
Fuori tono – Luca Pavanel - blog il Giornale – gennaio 2012
Qualche volta è pericoloso prendere la “musica forte” dei giganti, come ama
definirla ultimamente il musicologo Quirino Principe, e passarla nel filtro della
cosiddetta modernità e le sue multiforme proposte. Vedi Bach, non di rado rivisto
e corretto, riproposto. E pazienza se a volte gli esiti sono risultati modesti o
discutibili; è capitatato anche se i propositi al principio erano buoni.
Non è il caso dell’operazione targata Zoboli-Colombo-Zamir-Delmastro-Faraò.
Del resto non poteva essere diversamente, visto il livello dei musicisti in campo.
Se l’intenziore era quella di sottolineare/esaltare l’eterna “attualità” dei
compositore di Eisenach, missione compiuta: lo dimostrano sia le generali scelte
interpretative sia gli interventi pianistici di Massimo Colombo all’insegna
dell’invenzione improvvisativa.
Non è un mistero che Johann Sebastian allo strumento fu anche un grandissimo
improvvisatore; e probabilmente, si fa centro a pensare che molta della sua
musica sia nata proprio nel corso delle sue innumerevoli immaginazioni
estemporanee. Che ancora oggi sono materia di riflessione e danno lo spunto
per imitazioni, variazioni e ri-visitazioni personali.
L’incisione di Colombo & Co. ha un altro pregio – che i cultori bachiani integralisti
e gli amanti dei circoli esclusivi forse potrebbero considerare una leggera pecca
(se ne faranno una ragione…) -: può piacere a più di un pubblico; sia a quello
degli appassionati di Classica sia ai cultori del jazz: i primi potranno scoprire quel
che si può fare di diverso con materiale pregiato di secoli fa; i secondi,
apprezzando la polifonia di stampo europeo, scoprire (o ri-cordarsi) che la storia
dell’improvvisazione ha radici assai lontane, anche nella scrittura del
kapellmeister di Lipsia.
Libertà – Fabrizio Tassi – febbraio 2012
Lasciamo perdere le domande oziose, tipo “Chissà se a Bach piacerebbe?”.
Piace a noi contemporanei, e a questo dovrebbe bastare (e comunque, si,
sarebbe piaciuto anche a Bach, se avesse avuto l’opportunità di conoscere
Benny Goodman, Dizzy Gillespie, John Coltrane…). Stiamo parlando dell’ultimo
progetto firmato Massimo Colombo, noto pianista e compositore non solo jazz
(che insegna al Conservatorio “Giuseppe Verdi di Milano e al CPM Music
Institute di Milano), conosciuto dalle nostre parti anche per la preziosa
collaborazione con l’Arcipelago nell’ideazione del “Bià Jazz Festival”. Bach off
Beat ci riguarda anche perchè tra i suoi protagonisti c’è Sergio Del Mastro,
direttore dell’Accademia Musicale dell’Annunciata, oltre che ottimo clarinettista e
docente a Lugano. Altro nome eccellente, oltre che ideatore dell’impresa, è Omar
Zoboli, strumentista italiano tra i più conosciuti al mondo, oboista, grande
interprete di musica barocca, acclamato sia per i suoi concerti che per le incisioni
discografiche. Ha collaborato anche Yael Zamir che vive a Tel Aviv ma suona in
diverse orchestre tedesche. Un misto di musicisti classici e jazz per un cd che
reinterpreta le Trio Sonatas di Bach BWV 525, 526, 530). Zoboli e Colombo
hanno costruito arrangiamenti raffinati e spensierati che a volte sono ludici-ironici
e altre sono “pensiero sul pensiero”, una forma musicale costruita sull’altra (o
meglio, dentro, insieme all’altra), alternati a spazi di riflessione-improvvisazione
molto personali. Massimo Colombo, che suona Bach da quando ha 9 anni e che
ama il maestro tedesco più di ogni altro, ha realizzato questo disco come fosse
un gesto di riconoscenza e devozione. Sentimenti testimoniati dal suo pianoforte,
con la consueta intelligenza ed eleganza. Da ascoltare.
Eco di Bergamo – Renato Magni – febbraio 2012
Un quintetto animato dal pianista Massimo Colombo e dal fiatista Omar Zoboli
interpreta gli arrangiamenti di tre Trio Sonate di Bach (BWV 525, 526, 530),
aggiungendo, a commento di ogni partitura bachiana, un brano a firma degli
stessi Colombo e Zoboli. Ottimo esempio della sempre più necessaria
ridefinizione dell’interazione tra compositore, esecutore e improvvisatore.