N.6 – Giugno 2014 genetico, dove il singolo gene è parte di una rete costituita dall’insieme degli altri geni e delle altre molecole (gli RNA e le proteine). Questo sistema, inoltre, appare in costante equilibrio con l’ambiente. Per esemplificare si può usare un modello. Il DNA può essere paragonato ad una biblioteca in cui ogni singolo libro rappresenta un gene. Il DNA di una qualunque cellula umana è costituito da 30.000 geni, perciò secondo questo modello il corredo genetico umano può essere visualizzato come una biblioteca contenente 30.000 libri (un libro = un gene). GENE, GENETICA, EPIGENETICA, OGM di P.S.P. A che punto è la ricerca sui geni, le terapie genetiche, gli organismi geneticamente modificati ? Quanto è importante per ogni individuo portare l’attenzione a tematiche di questo genere ? Sempre più spesso questi argomenti irrompono nella vita quotidiana di ogni individuo, obbligandolo a delle scelte di cui si ignorano le possibili conseguenze nel tempo. Ciascuno di noi può essere chiamato a prendere posizione ed esprimere preferenze, pro o contro, terapie genetiche, colture OGM nel territorio in cui vive, proposte di acquisto di test genetici capaci di prevedere la comparsa di malattie di cui è inconsapevole portatore sano. Per cui, ogni elemento di conoscenza in più sull’argomento può risultare un utile contributo alla riflessione personale e generale. Ancora oggi sembra prevalere l’idea del DNA quale “responsabile unico” dello stato di salute o di patologie corporee, ereditate con precise e immutabili caratteristiche dai genitori, che possono essere modificate solo attraverso una “sostituzione” dei geni ereditati o “innesto” di geni nuovi. Questo intervento vale per la riparazione e sostituzione dei geni malati dell’essere umano, così come per la modifica di organismi, animali e vegetali, al fine di “migliorare” la natura. Al punto in cui è giunta la ricerca (v. nota) dovrebbe essere evidente il livello di complessità del “sistema” Una biblioteca per funzionare ha bisogno degli addetti che catalogano i libri, li ripongono sugli scaffali, puliscono e restaurano i libri periodicamente, sostituiscono i libri spariti o danneggiati, tengono aggiornata la contabilità e la catalogazione, e così via. Gli impiegati in questo modello corrispondono all’RNA non codificante. Gli utenti che si recano quotidianamente in biblioteca e prendono in prestito i libri per leggerne le istruzioni e applicarle in pratica, rappresentano gli RNA che codificano per le proteine; queste ultime sono rappresentate dagli oggetti realizzati e prodotti dagli utenti a partire dalle istruzioni e progetti riportati nei libri presi in prestito. Nella biblioteca “modello”, perché tutto funzioni, risultano necessari sia i libri che gli operatori e gli utenti; analogamente, nella realtà microscopica della cellula, il DNA ha un valore e può funzionare solo in presenza di proteine ed RNA. Una biblioteca con 30.000 libri ma senza alcun impiegato e non aperta agli utenti non ha alcuna utilità e non sopravvive a lungo. L’importanza di ogni singolo elemento e delle infinite correlazioni tra i vari elementi del sistema è evidente. Il settore della genetica ed epigenetica darà in futuro frutti concreti, ma al momento i ricercatori stanno muovendo i primi passi. Cosa succede se un gene estraneo viene introdotto nel “sistema” di una cellula? Al momento, questa è una delle tante domande a cui nessuno sembra poter dare risposte certe. N.6 – Giugno 2014 Un Organismo Geneticamente Modificato (in sigla OGM) è un essere vivente (pianta o animale, escluso l’uomo) a cui è stato modificato il DNA, tramite la biotecnologia. Al momento solo alcune piante transgeniche, (mais, soia, colza e cotone), sono state finora autorizzate e commercializzate; in Italia, nessuna di queste piante geneticamente modificate viene coltivata a fini commerciali. Esistono però diversi altri organismi sottoposti a sperimentazione genetica, sia piante che animali. Questo settore biotecnologico è in continua espansione e si sta sviluppando su più livelli, nella ricerca sulle piante si possono ricordare tra gli altri obiettivi, la produzione di biocombustibili, di fibre vegetali più resistenti, una maggiore velocità di crescita, una maggiore resistenza a climi estremi e ai parassiti al fine di evitare o ridurre l’uso di pesticidi, e molto altro ancora. La risposta dell’organismo alla introduzione nella dieta di piante o animali transgenici non risulta essere prevedibile; i dati a disposizione sono discordanti. Quasi sempre le pubblicazioni scientifiche favorevolmente orientate verso gli OGM in agricoltura, tendono a porre l’accento su alcuni dettagli tecnici positivi, come i vantaggi della resa produttiva, il ridotto uso di sostanze chimiche come insetticidi e fungicidi e simili; viene però trascurata o minimizzata la questione della reazione nel vivente che deve assimilare dei geni diversi dal solito. Anche il database della letteratura scientifica biomedica del National Center for Biotechnology Information (PubMed.gov), con oltre 23 milioni di articoli, contiene relativamente poche pubblicazioni sull’argomento degli OGM e gli effetti sulla salute umana. Ad oggi (giugno 2014) cliccando su tale sito per una ricerca generica (ad esempio riportando come termini di ricerca: genetically modified organisms) si apre una lista di oltre 40.000 articoli, se però si restringe il campo di ricerca inserendo un filtro, ad esempio aggiungendo il termine “human” (o simili) per limitare la ricerca ai soli articoli riguardanti l’essere umano, il numero delle ricerche si riduce drasticamente. Comunque gli studi correlati all’essere umano sono costituiti in gran parte da ricerche riguardanti opinioni ed emozioni che i cittadini/consumatori hanno verso questi prodotti biotecnologici, oppure trattano dei vantaggi per la pianta transgenica contro i diversi parassiti, una quota di studi riguardano le metodiche per l’individuazione o l’analisi dei geni modificati, infine vi sono esperimenti sui vari animali di laboratorio, sulla resistenza ai parassiti dei pesci transgenici in acquacolture, e così via. Molto poche le ricerche riguardanti gli esseri umani che consumano prodotti OGM e in genere focalizzate sul controverso argomento delle allergie e infiammazioni. Potrebbe risultare dirimente uno studio internazionale, condotto sia da enti pubblici che da gruppi privati, su un campione significativo di popolazione che consuma abitualmente OGM messo in confronto con un gruppo altrettanto numeroso ed omogeneo per età e condizione socioeconomica che però non ingerisce organismi transgenici; tale studio dovrebbe avere una durata sufficientemente lunga (un periodo di dieci o quindici anni, necessario a evidenziare patologie croniche e a sviluppo lento) in modo da escludere o confermare i sospetti e le paure correlate al consumo degli OGM. Ma uno studio così costoso e lungo dovrebbe essere ripetuto per i vari prodotti OGM correlati, direttamente o indirettamente, alla nutrizione umana. Perché questi costituiscono un caso a sé stante dal punto di vista genetico e della possibile reazione di chi lo assimila. Nel sito dell’organizzazione mondiale della sanità viene precisato a proposito degli OGM, che gli studi sulla loro sicurezza in genere sono basati sulla tossicità diretta del prodotto, l’allergenicità, le proprietà tossiche o nutritive del singolo specifico componente, la stabilità del gene inserito, gli effetti nutrizionali associati alla modifica genetica, gli effetti imprevisti che potrebbero derivare dall’inserimento del gene. Il documento si focalizza solo su tre problemi principali: l’allergenicità, il trasferimento di geni alle cellule corporee o batteri della flora intestinale, l’inquinamento genetico ambientale a causa del trasferimento dei geni dalla pianta GM alle colture convenzionali o specie naturali correlate (outcrossing). Sull’allergenicità il giudizio è sintetico e rassicurante (“No allergic effects have been found relative to GM foods currently on the market”). Sul trasferimento di materiale genetico, si ritiene che la probabilità di trasferimento sia bassa e gli esperti FAO/WHO hanno incoraggiato l’uso di geni senza antibiotico resistenza. A proposito dei frammenti di DNA estraneo provenienti dalla dieta, bisogna ricordare quanto assicurano i ricercatori: solo una minima quantità di DNA può resistere al processo digestivo, e non sembrano esserci prove che il suo passaggio attraverso la mucosa gastrointestinale abbia N.6 – Giugno 2014 portato ad un suo innesto stabile nel DNA di chi lo ha ingerito o nel DNA dei batteri della flora intestinale. Il problema non si esaurisce in questi termini. L’introduzione di un singolo gene, non induce solo la produzione della proteina desiderata, si verifica un riverbero di azioni ad effetto domino sull’assetto generale della cellula ricevente, analogamente ad un sassolino lanciato in una bacinella d’acqua. Anche se l’OCSE nel 1993 ha stabilito una “sostanziale equivalenza” tra i prodotti OGM e non-OGM, ci si rende conto alla luce di lavori recenti, quanto sia modificato l’assetto dell’intera cellula che ha ricevuto un gene estraneo. In sintesi, le posizioni tra gli enti sanitari preposti al controllo sulla sicurezza, le aziende produttrici di OGM ed i singoli cittadini consumatori, sembrano rimanere distanti. Poche sembrano al momento le soluzioni possibili volte ad evitare che gli interessi contrapposti possano collidere e scontrarsi tra loro. Difficilmente i consumatori accettano il punto di vista delle multinazionali, le quali hanno come obiettivo il profitto, anche se ricorrono persino ad argomenti filantropici per convincere l’opinione pubblica. Note: 1) La genetica studia il materiale ereditario che si trova nella cellula. L’oggetto principale dello studio è la molecola del DNA, la sua struttura, il suo funzionamento, le informazioni che contiene e trasmette alla cellula, al corpo di un individuo ed ai suoi discendenti. L’informazione contenuta nel DNA (acido desossiribonucleico) viene trasferita alla molecola dell’RNA (acido ribonucleico) che a sua volta serve come istruzione per costruire nuove proteine. La singola cellula, gli organi, il corpo intero risultano costituiti fondamentalmente dalle proteine, costruite e disposte secondo le indicazioni del nostro personale DNA. A motivo di tali informazioni si ereditano i caratteri psicofisici dei genitori e avi ma anche i difetti e predisposizioni alle malattie. Negli ultimi anni, la conoscenza del patrimonio genetico si è notevolmente arricchita grazie a ricerche scientifiche come il “Progetto Genoma” , che ha permesso di individuare circa 20.000 – 25.000 geni nell’essere umano, oppure a gruppi di ricerca come quello di ENCODE (Encyclopedia of DNA Elements) il cui obiettivo è quello di chiarire il funzionamento dei geni. Oggi si sa che la maggioranza del DNA non codifica delle proteine e quindi la sua funzione rimane in gran parte ancora da chiarire. Nel recente passato è stato coniato il termine di Junk DNA, tradotto impropriamente come DNA “spazzatura”. La ricerca attuale pone le basi per nuove domande ed evidenzia i limiti correlati agli studi precedenti; diventa importante capire la collaborazione esistente tra le varie parti del DNA, anche tra porzioni molto distanti tra loro, ed il collegamento tra DNA e le altre parti della cellula, costituendo nel loro insieme un unico sistema. Confrontando il numero totale dei geni dell’essere umano con quelli di altri organismi (compresi gli esseri più semplici e piccoli) non sembrano esserci grandi differenze; tra le varie specie animali lungo la scala evolutiva cambia invece la quantità di Junk DNA che sembra aumentare con la complessità dell’essere vivente. Adesso su un punto vi è chiarezza: il cosiddetto DNA spazzatura non è inattivo, anzi sembra svolgere delle Il singolo coltivatore che intravede un possibile maggior guadagno, sostenuto dal tecnico ideologicamente schierato, combatte la sua eroica battaglia contro gli attivisti idealisti e preoccupati che vigilano costantemente nell’interesse generale. Nel frattempo il mercato avanza inesorabile verso una maggiore unificazione delle regole e dei controlli tra Europa e America, suscitando non pochi timori, anche se il documento del Partenariato Transatlantico su Commercio e Investimenti si mostra rassicurante sulla questione degli OGM (“gli USA non costringeranno l’UE ad accettare le proprie norme”). Che fare? L’invito è a non distrarsi troppo da argomenti come questi, apparentemente lontani dalla quotidianità. Oggi sono disponibili numerose risorse in rete o in libreria, adatte a coltivare e mantenere un pensiero critico e indipendente, necessario per future scelte consapevoli. attività importanti, come ad esempio quella di funzionare da “interruttore”, in grado di accendere o spegnere un gene. Tra le funzioni di questa parte di DNA vi è quella di produrre un altro tipo di RNA che non codifica per le proteine ed è quindi definito RNA non codificante (ncRNA). Questa massa di molecole di RNA sembra avere la funzione di regolare e modulare, sia il DNA che le proteine e l’altro RNA, quello che permette la sintesi di queste ultime. In una prima fase di studio queste scoperte sono apparse come scollegate tra loro; successivamente si è consolidata l’opinione (non condivisa da tutti i ricercatori) che questo RNA non codificante, potesse funzionare come una sorta di apparato di sicurezza retroattivo nei confronti dello stesso DNA da cui ha avuto origine; una probabile barriera contro un eventuale DNA estraneo proveniente dall’ambiente esterno. Oltre all’RNA non codificante esistono comunque altre molecole che trasferiscono informazioni retroattivamente verso il DNA, modificando il funzionamento di quest’ultimo. Ad esempio varie proteine funzionano come segnali per l’avvio dell’attività del DNA (enzimi e fattori di N.6 – Giugno 2014 trascrizione); senza questi segnali chimici di avvio il gene appare conosciuti, può intervenire permettendo o inibendo l’espressione di una sostanza inerte. questa informazione. In pratica, questo significa che alcuni alimenti o Vari enzimi intervengono ai livelli successivi di sintesi delle proteine farmaci possono modificare il funzionamento del DNA, costituendo una da parte del DNA. Da un unico gene possono essere prodotte ulteriore possibilità terapeutica (terapia epigenetica) che affianca diverse proteine grazie all’uso parziale e alternato delle terapie più radicali in cui il gene malfunzionante viene eliminato o informazioni contenute nelle varie porzioni del filamento unico di sostituito (terapia genetica). Questo implica anche un’altra RNA (in questo caso si tratta dell’RNA messaggero che permette la conseguenza: l’introduzione di nuove sostanze nell’ambiente deve sintesi delle proteine). In pratica, questo è possibile attraverso le essere valutata anche dal punto di vista della possibile modifica del varie combinazioni di porzioni di RNA selezionate per la funzionamento del DNA; il riferimento è qui ai pesticidi, alle droghe e traduzione (“splicing alternativo”). ai farmaci, agli OGM. S I diversi meccanismi che intervengono sulla attività dei geni, cioè del DNA, costituiscono l’oggetto di studio dell’Epigenetica, una Per eventuali approfondimenti: branca della genetica che attraversa una fase di rapido sviluppo. Il Progetto ENCODE : termine Epigenetica, indica quelle variazioni ereditabili della - genome.ucsc.edu/ENCODE/ espressione genica ottenuta senza la modifica della catena del DNA. Epigenetica : I geni sono sequenze di basi lungo una catena di DNA, lunga circa - “L’epigenetica?”; pagina italiana di epigenome.eu/it/1,1,0 due metri, che appare avvolta attorno a delle proteine (gli Istoni). - F. Bottaccioli “Epigenetica e PsicoNeuroEndocrinoImmunologia” Ogni cellula presenta il proprio DNA compattato in modo diverso (Ed. edra). permettendo l’attivazione di alcuni geni e silenziandone altri. In un OGM : singolo individuo è presente lo stesso DNA all’interno delle cellule - “OGM in generale” nel sito salute.gov.it che lo costituiscono, ma mentre una cellula del fegato renderà - Salute24.ilsole24ore.com/tags/1424-ogm disponibili i geni utili a tale organo, vengono mantenuti silenziati i - minerva.unito.it ). geni necessari ad altri organi come il cuore, la pelle e così via). - //prevenzione.ulss20.verona.it/ogm_rischi.html Motivo per cui una dieta ricca di un aminoacido come la metionina - PubMed.gov (database NCBI) può aumentare la metilazione del DNA con possibili conseguenze - who.int/foodsafety/publications/biotech/20questions/en/ sul decorso di alcune malattie psichiatriche. Viceversa - greenreport.it/news/agricoltura/differenze-alimenti-ogm-e- l’introduzione di sostanze che favoriscano l’acetilazione degli istoni non/#prettyPhoto possono migliorarne i sintomi. Diverse molecole presenti in - greenreport.it/news/agricoltura/agricoltura-le-biotecnologie-in- alimenti presentano delle capacità di modulazione di questi aiuto-dei- meccanismi. Le modifiche epigenetiche si possono “ereditare” da piccoli-produttori/ una generazione all’altra, anche se non è stata modificata la - Ec.europa.eu/trade/plicy/in-focus/ttip/questions-and- struttura del DNA (attraverso cioè la perdita o l’alterazione di answers/index_it.htm porzioni del DNA). Le ricerche epigenetiche hanno portato la biologia oltre il “Dogma centrale”, secondo cui l’informazione del DNA procedeva in un solo senso (dal DNA alle proteine). Un punto appare sempre più evidente: l’informazione del DNA può essere modulata da un sistema che risente delle vicende personali a forte impronta emotiva, delle abitudini come la dieta o la pratica di attività sportiva, dell’uso di droghe o dell’esercizio mentale. Il DNA contiene delle potenziali informazioni ma da solo conta poco nell’economia della cellula; l’influenza dell’ambiente, attraverso innumerevoli meccanismi cellulari ancora solo parzialmente