Delegazione di Trieste
IL PALAZZO ECONOMO A TRIESTE
Il Palazzo Economo fu eretto nel tardo Ottocento al fine di costituire la dimora urbana della
famiglia Economo di Trieste. Il Cavalier Giovanni Andrea Economo intende dotarsi di un
palazzo moderno adatto alla conduzione della propria attività commerciale ma anche
caratterizzato da un’eleganza che rappresenti il proprio status sociale. L’edificio sorge in
posizione nevralgica rispetto allo sviluppo urbanistico della Trieste del 1880.
Il progettista riserva agli uffici il primo piano, affidandosi ad una scelta alquanto originale,
collocando il piano nobile al secondo adattando di conseguenza gli ambienti e le decorazioni
secondo un criterio inconsueto per il 19° secolo e paragonabile forse alle case “a fondaco“
veneziane. La ricchezza e la varietà estetica degli interni si possono ricostruire attraverso le
vecchie fotografie che testimoniano quale fosse l’aspetto originale degli interni.
LA COLLOCAZIONE DEL PALAZZO
L’ubicazione del Palazzo Economo è all’ingresso del nucleo commerciale di Trieste: il
Borgo Teresiano, che, assieme ai borghi Giuseppino e Franceschino è probabilmente la parte
storica più elegante della città di Trieste. Questi rioni prendono il nome dai rispettivi imperatori
austriaci sotto il cui dominio videro la propria costruzione, promozione e pianificazione.
È nei borghi di costruzione ottocentesca che le famiglie di commerciato più ricche stabiliscono i
propri palazzi; dotati spesso di magazzini al pianterreno, essi non sono distanti dai moli delle
Rive a cui attraccano i velieri.
La piazza della Libertà, ex piazza del Macello sita alla periferia della città, diventa raccordo
principale della città settecentesca allorquando le nuove attività portuali si evolvono. All’epoca
della costruzione del palazzo Economo però il sistema dei trasporti commerciali ha subito un
mutamento: la costruzione della ferrovia e del porto nuovo sposta il centro dell’ attività oltre il
molo IV: sorgono nuovi magazzini e nuove strutture di attracco e scarico per le merci. Piazza
della Libertà diventa l’ ingresso spettacolare alla città per chi esce dalla stazione della Südbahn
trova ad accoglierlo una piazza estesa fino al mare, palazzi fastosamente decorati ed un
giardino.
A questo successo concorse anche l'iniziativa di una folta schiera di trafficanti provenienti da
nazionalità, culture, razze e religioni diverse che abbandonarono «le capitali, le Città, ed i Porti
di mare, ne' quali erano nati e stabiliti, per fissare il novello loro domicilio in questo porto
franco».
Il complesso portuale della città di Trieste comincia la sua ripresa verso il 1880, grazie alla
politica austriaca di espansione commerciale ad oriente. Il vero e proprio decollo dell’economia
portuale si ha nei primi anni del 1900 dove il valore delle merci transitate assume valori del
70% del commercio Austriaco.
LE GRANDI DINASTIE: LA GRECIA DEGLI ECONOMO
Gli Economo, originari di Salonicco, provenienti del porto franco di Traila alle foci del Danubio,
i fratelli Jean Andrea e Demetrio Andrea Economo nel 1872 trasferiscono a Trieste il centro dei
loro affari, facendo del porto adriatico il capolinea di sbarco delle derrate di grano russo che le
loro navi caricano nel Mar Nero. Una volta stabiliti a Trieste investono il loro capitale in una
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serie di iniziative industriali, del tessile alla chimica, non trascurando le imprese finanziarie ed
assicurative della città.
Sudditi ottomani fino al 1903, in costanti rapporti d’affari con l’area Danubiana-Balcanica, di
origini ebraiche ma convertiti al cristianesimo ortodosso, imparentati per via di matrimonio con
altre famiglie della comunità greca (Demetrio sposa nel 1905 Eugenia Ralli di Londra) e anche
con la comunità cattolica austriaca (Leonida sposa la principessa Wilhelmina von WindischGraetz), gli Economo sono parte di quel mondo del commercio e della finanza
internazionale, cosmopolita per raggio di interessi e per mentalità, politicamente
conservatore per necessità e convenzione, che ben rappresenta la particolare temperie di
società e di cultura nata intorno al grande porto di Trieste nell’anteguerra.
Giovanni Andrea Economo, il costruttore del Palazzo, aveva due figli: Jean Andrea e
Demetrio Andrea che allo scoppio della guerra vengono richiamati alle armi, Jean morirà sul
fronte orientale, mentre Demetrio presta servizio presso lo stato maggiore della quinta Armata
con il grado di tenente della milizia territoriale. Demetrio siederà con continuità dal 1902 al
1929 nel consiglio d’amministrazione della Banca Commerciale triestina.
Trent’anni dopo il loro arrivo, il palazzo fatto costruire da Giovanni Andrea nella piazza della
stazione ferroviaria e il titolo di Baroni di San Serff ottenuto nel 1904 ne consacravano la
raggiunta preminenza sociale.
ARCH. GIOVANNI SCALMANINI (1830-1905). NOTIZIE BIOGRAFICHE
Figlio di un capomastro muratore svizzero-ticinese, era nato a Trieste nel 1830.
Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, sotto l’insegnamento di Pietro Selvatico,
nel 1856 lo Scamanini ritorna da Venezia e inizia l’ attività a Trieste. Lo Scalmanini
contribuisce, assieme a Giovanni Berlam, più vecchio ma similmente formatosi a Venezia, all’
edificazione della chiesa Evangelica.
Nel 1860 costruisce Casa Rusconi in Piazza della Borsa e casa Schwartz in via Udine.
Successivamente trascorre 40 anni occupandosi di riduzioni, ripitture e restauri. Partecipa
inoltre alla costruzione del Politeama Rossetti e del palazzo Panfili in concomitanza con altri. È
sua la paternità di palazzo Kallister in piazza della Libertà.
Dopo palazzo Economo lo Scalmanini non fece più lavori degni di nota, ma si limitò alla
costruzione di tettoie, a ridipinture di facciate ed a lavori di poco conto per la compagnia di
assicurazione RAS. Egli fa parte della Società degli Ingegneri e degli Architetti di Trieste
(costituita nel 1878) ricoprendo cariche importanti; non si sposa in quanto oberato di lavoro né
si riferiscono amicizie.
Muore a Trieste nell’ abitazione di via Lazzaretto vecchio 23 il 2 ottobre 1905.
LA PROGETTAZIONE DEL PALAZZO
Per Palazzo Economo furono redatti tre progetti, tutti firmati dallo Scalmanini:
- il primo 15 dicembre 1884, totalmente diversa da quanto è stato realizzato: esso mostra
una facciata a tre piani, imponente, simile al palazzo Kallister per l’evidenziazione della parte
centrale e la cura dei dettagli, ma con degli Erker laterali aperti a balcone. (Progetto di un
edificio da erigersi…)
- Il secondo progetto è del 20 giugno 1885: L’edificio presenta due torrette laterali ed è
formato da pian terreno, mezzanino e piano nobile. È a bugnato rustico e liscio, con varie
decorazioni di derivazione greca.
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- il terzo e definitivo progetto è del 19 luglio 1887 e non si differenziano molto dal secondo.
La facciata è più raffinata, con maggiori decorazioni, con le torrette più slanciate e aperte da
balconi retti da colonne con capitello ionico greco. In pianta comunque gli edifici sono
praticamente identici nelle tre redazioni. (Nuovo edificio costruito… probabile un condono
edilizio per i leggeri cambiamenti rispetto al secondo progetto). Con questo progetto si adegua
allo stile neogreco dell’attigua stazione ferroviaria, vero fulcro della piazza.
DESCRIZIONE
È interessante analizzare il palazzo così come eretto. L’edificio, a tre piani, è costituito da un
corpo centrale con un portale nel mezzo e un balcone al piano nobile compreso nell’ampiezza
di tre finestre e due corpi laterali, quasi due torrette a pianta quadrata, rialzate di un altro
piano con coronamento a cuspide.
Sorge isolato, presentando la sua facciata principale sulla piazza Libertà e le due facciate
laterali su due vie leggermente in salita. Una decorazione a bugnato, in pietra di Aurisina,
caratterizza il piano terra e il primo piano di tutto l’edificio, le cui finestre e i portali sulle due
vie laterali sono sovrastate da un timpano lineare sporgente, ornato nella parte superiore con
tre palmette che rincorrono anche sul cornicione.
Particolarmente interessanti si presentano i due corpi laterali, nel piano nobile, dove due
colonnine ioniche scanalate sorreggono la trabeazione dell’unica finestra, leggermente
rientrante,con balcone sporgente; nelle due facciate laterali si ripete lo stesso motivo, ma
leggermente mutato, poiché, al posto delle colonne, vi sono delle paraste sempre di ordine
ionico scanalate che affiancano la finestra rientrante. Sul retro dell’edificio, recintato da un alto
muro, si trova un piccolo giardino, che risulta rialzato rispetto al piano terra del palazzo,
corrispondente al piano di transitabilità della via retrostante.
Le colonne dei balconi presentano i capitelli simili a quelli del portico nord dell’Eretteo.
Notevole è l’interno. Dal piccolo atrio fiancheggiato da pilastri (quasi copie delle ante del
portico nord dell’Eretteo) si giunge ad un atrio quadrato, fiancheggiato da uguali pilastri e retto
da quattro colonne in marmo bianco. I capitelli di tipo angolare, profilati in oro, sono copie
fedeli di quelli del portico nord dell’Eretteo. Le colonne reggono un soffitto a travature e
incassamenti riccamente e accuratamente decorati. A sinistra si accede alla scala principale,
altro capolavoro neogreco.
Sopra la porta che immette nel nuovo laboratorio di restauro è visibile la scritta, in greco
moderno e incisa nel marmo, che dice: La casa di Giovanni A. Economo fu costruita da
Giovanni Scalmanini architetto 1887.
All’entrata dello scalone una massima incisa su una lastra marmorea retta da due belle
mensole dice: Nulla di ciò che è bello e buono / gli dei danno agli uomini / senza fatica e senza
cura.
Le rampe sono sorrette da binati di colonne, al primo livello ioniche, al secondo corinzie. Alle
pareti, pilastri decorati riccamente e pitture policrome, quasi pompeiane nella loro delicatezza
Lo scalone accede solamente al secondo piano, il piano nobile dove abitava la famiglia. A
destra dell’atrio sale una scala, con ascensore (del 1908), che porta al primo (appartamenti in
affitto) e al secondo piano. In fondo al cortile una scala di servizio a chiocciola, a pianta
elittica, porta ai tre piani, primo, secondo e soffitta, ove c’erano le abitazioni della servitù.
IL “SALONE PIEMONTESE”
Di particolare interesse è il “salone piemontese“ (m 11,85 x 6,20) posto nella sala maggiore
del piano nobile. Detto salone, acquistato dagli Economo subito dopo la prima guerra mondiale
da un antiquario piemontese, proveniva dal palazzo dei marchesi San Tommaso di Torino
(demolito con altri palazzi per far posto a via Pietro Micca) e secondo una tradizione non
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confermata dovrebbe essere appartenuto al castello Racconigi. e sistemato negli Anni Venti nel
salone del secondo piano del loro palazzo a Trieste. Tutte queste notizie non sono state
confermate dagli studi più recenti, e quindi è probabile che il Salone sia il risultato in linea con
il gusto di “riallestimenti d’epoca” con elementi di provenienze verosimilmente diverse.
Da confronti si può datare agli anni quaranta del settecento, passaggio da Juvarra a Benedetto
Alfieri.
È costituito da un rivestimento parietale a ricche ed elegantissime boiseries dorate e da lastre
di specchio coeve, eseguite probabilmente su disegno dell’architetto torinese Benedetto Alfieri,
influenzato da evidenti motivi juvarriani.
Completano la decorazione otto sovrapporte su tela ad olio raffiguranti soggetti biblici e
mitologici, e nello specifico:
♦
sulla parete d’entrata:
Rebecca al pozzo di Corrado, Giaquinto (Molfetta 1703- Napoli 1766)
Adorazione del vitello d’oro, di Corrado Giaquinto (Molfetta 1703- Napoli 1766)
Rinaldo e Armida, (copia da) Giovanni Battista Gaulli (Genova 1639 – Roma 1709)
Telemaco e Calipso (?), ambito di Corrado Giaquinto (Molfetta 1703- Napoli 1766) non
pare essere stilisticamente in diretta connessione con nessuna degli altri dipinti
Il Concilio degli dei, ambito di Sebastiano Conca (Gaeta 1680-1764)
Enea davanti a Didone, ambito di Sebastiano Conca (Gaeta 1680-1764)
♦
Sulla parete con finestre: le uniche a sviluppo verticale, forse facevano parte di un
ciclo più grande dedicato a grandi donne della storia
La vestale Tuccia, Sebastiano Conca (Gaeta 1680-1764)
Antonio e Cleopatra, Sebastiano Conca (Gaeta 1680-1764)
- un ritratto di Carlo Emanuele III, riferibile a Maria Giovanna Clementi detta la Clementina,
dal confronto con un dipinto a figura intera nella Galleria Sabauda di Torino sopra l’elegante
caminetto in marmo sagomato e scolpito;
- un ritratto di dama , di pittore franco-fiammingo del primo quarto del XVIII sec. (somiglianze
con ritratti di Cristina Luisa di Baviera, prima moglie di Carlo Emanuele III, sposata nel 1722);
- un dipinto copri-caminetto con Scena di caccia con veduta del castello di Moncalieri
accostabile ai modi di Scipione Cignaroli (Torino, 1767-1841);
- un soffitto eseguito nella seconda metà del XIX con Allegoria della Pace e della Nobiltà,
ispirato ai modi di Giambattista Tiepolo, copia con qualche variante di un dipinto non più
esistente, già in Palazzo Zenobio a Venezia.
IL “CICLO DEL PROGRESSO” dal Caffè alla Stazione di Trieste
Gli otto dipinti del Ciclo del Progresso furono dipinti nel 1897 per il "Caffè alla Stazione",
ambiente poi ristrutturato nel 1955. Furono acquistati nel 1979 dalla Cassa di Risparmio di
Trieste che li concede in comodato alla Soprintendenza.
Le due grandi tele raffiguranti L'industria e Il commercio, sono state dipinte da EUGENIO
SCOMPARINI (1845-1913) Nato a Trieste da genitori veneti, lo Scomparini, dopo un alunnato
presso l'Accademia di Venezia, lavora prevalentemente a Trieste, diventando uno dei
protagonisti della vita artistica locale e maestro di numerosi pittori giuliani. Guarda
stilisticamente al Tiepolo, ma si ispira anche ai contemporanei Fortuny e Makart.
Queste opere, in cui egli descrive l'avanzare del Progresso in toni gloriosi, quasi mitici, sono
affiancate, come nella sede originaria, da altre raffigurazioni allegoriche, tutte risalenti al
1897: La Meccanica e La Storia di ANTONIO LONZA (Trieste, 1846 – 1918), L'Elettricità, e La
Geografia di GIUSEPPE BARISON (Trieste, 1853 – 1931), La Navigazione di GUIDO GRIMANI
(Trieste, 1871 – 1933) e I Trasporti di GIUSEPPE POGNA (Trieste, 1845 – 1907).
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PROVVEDIMENTI DI TUTELA
Il primo decreto di vincolo è del 12 febbraio 1935 al Barone Demetrio Economo secondo la
prima lette di tutela del 20.6.1909.
Poi con la legge 1089 del 1939 fu confermato il vincolo con notifica del 2 luglio 1953 alla
vedova del Barone Demetrio, la baronessa Eugenia Ralli e sua figlia baronessa Nora. Nel 1960
ci fu il Decreto del Giudice Tavolate.
Poi con decreto del 9 aprile 1967 fu vincolato il Salone Piemontese, notificato ai tre proprietari:
- conte Giovanni Traumansdorff, abitante in Austria
- contessa Eleonora Traumansdorff in Kinsky, residente a Vienna
- contessa Monica Traumansdorff in Didisheim, residente in Belgio
Il 18 settembre 1974 il Demanio dello Stato acquista il Palazzo dalla Regione, che lo aveva
acquistato dagli eredi (i tre nipoti) della Baronessa Nora Economo (nipoti), morta nel 1960,
senza marito o figli.
Bibliografia:
Maria Walcher: L'architettura a Trieste dalla fine del Settecento agli inizi del Novecento, Udine
1967, ed. Del Bianco, Università degli studi di Trieste. Facoltà di magistero. Nuova serie ; 4
Laura Tull Zucca: Architettura neoclassica a Trieste, 1974
E. Lozzi: L’architetto Giovanni Scalmanini e l’Ecclettismo a Trieste, Tesi di laurea, Facoltà di
Magistero, Università di Trieste, a.a. 1980-81, rel. prof. M. Walcher
Laura Ruaro Loseri: Guida di Trieste : la città nella storia nella cultura e nell'arte / 1. ed.,
Trieste 1985, ed. Lint
Foscarina Staffieri: Theophilus Hansen e il neogreco a Trieste, in “Arte in Friuli. Arte a Trieste”,
periodico di studi e ricerche dell’Istituto di Storia dell’arte della Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università di Trieste, vol. 9 anno 1986
Ettore Generini: Trieste antica e moderna descrizione ed origine dei nomi delle sue vie,androne
e piazze, prefazione di Carlo Schiffrer e aggiunta di indice analitico, Trieste 1988, ed. Italo
Svevo
Spiridione P. Nicolaidi: La presenza greca a Trieste, Trieste 1990, ed. Fachin
Gino Pavan: La Galleria Nazionale d’Arte antica di Trieste. Palazzo Economo, in “Archeografo
Triestino” edito dalla Società di Minerva, serie IV, vol. LI, 1991, pagg. 470-472
M. Walcher: Alcune precisazioni sul Neogreco a Trieste : il problema di Palazzo Economo in
“Archeografo Triestino”, edito dalla Società di Minerva, serie IV, vol. LIV, 1994, pagg. 91-104
La Galleria nazionale d'arte antica di Trieste : dipinti e disegni, a cura di Fabrizio
Magani,Cinisello Balsamo, 2001, Silvana ed.
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