Roberto Weitnauer Giugno 2006 www.kalidoxa.com 8 pagine, 7 immagini Diritti riservati Il tiro a effetto nel calcio Il tiro a effetto nel calcio consiste nell’imprimere col piede al pallone un moto rotatorio, oltre che un forte impulso di traslazione. In questo modo la traiettoria della sfera di cuoio può incurvarsi nell’aria, scavalcando ostacoli come una barriera e sorprendendo le aspettative del portiere. La spiegazione di questo effetto rimanda all’effetto Magnus che, a sua volta, si appella alle leggi fondamentali della meccanica dei fluidi. Questi principi sono alla base del fenomeno della portanza. Come dimenticare le reti segnate da Maradona su calcio di punizione? Questi riusciva a imprimere al pallone una traiettoria curvilinea che scavalcava ogni barriera e sorprendeva il portiere. I suoi tiri a effetto erano un mirabile incontro di sport, arte e fisica. In questo breve articolo è però solo di quest’ultima che possiamo occuparci. Assodata l’abilità del “Pibe”, cerchiamo di capire come un oggetto che si muova in aria a seguito di un impulso possa seguire un percorso inarcato. Diego Armando Maradona, il giocatore argentino detto “el pibe de oro” per la sua abilità col pallone. Qui è ritratto in un incontro di beneficenza del 2005. Sono passati alla storia i suoi tiri a effetto, capaci d’imprimere al pallone traiettorie incurvate che sorprendevano i portieri. http://www.raisport.rai.it/RaiSport/pub/static/86400/20051110BocaMaradona7.jpg 1/ Torniamo con la memoria agli anni scolastici e rinfreschiamo il principio d’inerzia: un corpo non sottoposto a forze mantiene il suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme. È quanto succede ad esempio agli oggetti che traslano a velocità costante nello spazio siderale lontano dai campi gravitazionali. In molti film di fantascienza capita di vedere corpi che si perdono nelle vastità cosmiche seguendo una linea retta, mentre volteggiano come girandole. Ma il calcio si gioca sulla Terra dove la rotazione del pallone su sé stesso provoca effetti caratteristici. Qui le forze ci sono, eccome: gravità e attrito con l’aria. La legge d’inerzia non trova quindi piena applicazione. È in particolare l’aria a consentire il tiro a effetto. S’essa non ci fosse le traiettorie dei gravi lanciati sarebbero delle perfette parabole. Così, poiché la gravità agisce solo verticalmente, se osservassimo un ipotetico campo di calcio lunare dall’alto potremmo avere l’impressione che il movimento di un pallone calciato sia rettilineo e avvenga a velocità costante. L’aria presente sul nostro pianeta rallenta il moto e schiaccia i percorsi: le traiettorie dei corpi lanciati non sono più paraboliche. Per spiegare il tiro a effetto non basta però tenere conto di questi fattori; occorre considerare la rotazione del pallone. Supponiamo allora di osservare dall’alto un pallone che trasli in avanti. Qualcuno potrebbe aspetterebbe ch’esso deviasse nel verso opposto rispetto al suo senso di rotazione. Così, una rotazione oraria dovrebbe spostare il pallone a sinistra, poiché l’aria soffia sul lato sinistro in modo discorde rispetto alla superficie, frenando maggiormente la sfera di cuoio da quella parte. Le cose vanno invece diversamente e la traiettoria piega a destra. Per capire il perché dobbiamo appellarci al cosiddetto “effetto Magnus”. Heinrich Gustav Magnus, scienziato tedesco, lo analizzò nel 1852 (non proprio per primo). Heinrich Gustav Magnus (1802-1870), fisico e chimico tedesco, studiò tra le altre cose gli effetti aerodinamici. http://www.sil.si.edu/digitalcollections/hst/scientific-identity/fullsize/SIL14-M001-04a.jpg 2/ Semplificando, l’effetto Magnus può interpretarsi nei termini di una legge fluidodinamica fondamentale. Insieme ad altri fattori, essa è alla base del fenomeno della portanza aerodinamica, oggi ampiamente studiata in vari settori, come nell’ingegneria aeronautica e nella progettazione delle auto di formula 1. La legge in questione è stata stabilita per la prima volta in un lavoro sulla meccanica dei fluidi compiuto nel XVIII secolo dallo svizzero Daniel Bernoulli. Possiamo dire ch’essa è in sostanza una forma del principio di conservazione dell’energia (o prima legge della termodinamica), valida per i fluidi che si trovino in determinate condizioni. Nella relazione di Bernoulli l’energia contenuta in una piccola massa locale di fluido in movimento risulta data da un termine che si riferisce alla quota dov’essa scorre (energia potenziale dipendente dal campo gravitazionale), da un termine relativo alla velocità di spostamento (energia cinetica della massa) e da un termine legato alla pressione (lavoro compiuto dalle forze di superficie per spostare la massa di fluido). La legge di Bernoulli è applicabile se il fluido non genera vortici, se non è viscoso né comprimibile e se il suo moto non cambia nel tempo. In queste condizioni, più o meno imperanti in una vasta gamma di casistiche, non c’è dissipazione per attrito interno e l’energia si conserva nel fluido, componendosi dei tre suddetti termini. Pertanto, a parità di quota, dove un fluido bernoulliano perde velocità esso deve acquisire pressione e, viceversa, dove la pressione cresce diminuisce la velocità di flusso. Daniel Bernoulli (1700-1782), medico, fisico e matematico svizzero. Lavorò col celebre Eulero e discende da una prestigiosa famiglia basilese di scienziati. Il teorema fondamentale della meccanica dei fluidi è centrale nella scienza e porta il suo nome. http://www.mathematik.ch/mathematiker/DaBernoulli.jpg 3/ Termine cinetico: ρ(v2/2) Equazione di Bernoulli: P + ρ(v2/2) + ρgh = cost. P: pressione del fluido ρ: densità del fluido v: velocità del fluido g: accelerazione gravitazionale h: quota altimetrica Termine pressorio: P Il carico totale del fluido è costante: Termine di quota: ρgh Rappresentazione grafica dell’equazione di Bernoulli. L’altezza totale delle colonne esprime il carico (energetico) totale che il fluido bernoulliano si trova ad avere lungo la sua linea di flusso. La colonna più a destra illustra una condizione tale per cui il fluido, posto a una certa quota, si trova a perdere pressione e, di conseguenza, a guadagnare velocità di scorrimento. Questo capita, ad esempio, s’esso incontra una strettoia (rastremata, che non genera vortici), come indicato nella figura. In tal caso si parla anche di “effetto Venturi”. Grafica dell’autore. Prendiamo l’ala di un aeroplano e osserviamola in sezione. La sua parte superiore segue un profilo più lungo rispetto alla porzione inferiore; come dire che sopra essa è bombata e sotto risulta più piatta. Questo significa che i filetti d’aria che la lambiscono senza generare turbolenze scorrono più veloci sopra di essa che non sotto di essa. La ragione è presto spiegata. Quando l’ala si sposta essa separa il flusso (relativo) dell’aria in due porzioni laminari. Possiamo pensare che quella che scorre sopra, dovendo battere un tragitto più lungo, formi dei vuoti o dei cali pressori verso la coda dell’ala. Ma questo squilibrio è virtuale, dato che viene subito compensato. Infatti, qualunque accenno alla formazione di un vuoto ha come conseguenza immediata il risucchio di aria dalle zone circostanti. A essere coinvolta è proprio l’aria che lambisce l’aria sopra l’ala, quella che già scorre verso la coda. In sostanza, accade che il deflusso sopra l’ala subisca una spinta e quindi venga accelerato verso 4/ la coda a una velocità superiore di quella che contraddistingue l’aria sotto l’ala che segue un percorso più breve. Così, anche se il tragitto sopra l’ala è più lungo di quello sotto l’ala, le due correnti laminari si ricongiungono in coda dopo uno stesso intervallo di tempo, senza generare squilibri. A questo punto entra in ballo la legge di Bernoulli. Poiché nel flusso inferiore la velocità è più bassa rispetto al flusso superiore la pressione sotto l’ala deve essere più grande di quella sopra l’ala. La differenza tra le due pressioni, esercitata sulla superficie dell’ala, genera una risultante diretta dal basso verso l’alto che è nota come portanza e che regge il velivolo in aria. Nelle auto da corsa l’ala viene montata capovolta, in modo da ottenere una spinta verticale verso il suolo che aumenta la tenuta dei pneumatici ad alte velocità. Un altro esempio spiccio della legge di Bernoulli è il caso familiare del fumo delle sigarette che esce dall’abitacolo di un’auto in corsa: la pressione dell’aria ferma all’interno è maggiore di quella esterna dove si hanno correnti relative veloci. Velocità maggiore Pressione minore Velocità minore Pressione maggiore Portanza Principio della portanza. Il flusso superiore è più veloce, ma esercita minore pressione di quello inferiore: la differenza genera la portanza sull’ala. La spiegazione è solo sommaria (si veda anche la parte finale dell’articolo). Grafica dell’autore. La condizione per i tiri a effetto di Maradona è del tutto similare a quanto qui discusso: il citato effetto Magnus implica la generazione di una portanza. Come l’ala di un aeroplano, anche il pallone attraversa in velocità l’aria e ne divide due correnti. A differenza dell’ala, il pallone ruota però su sé stesso, a seguito di un calcio ben assestato sul fianco. È proprio tale rotazione a generare un effetto di portanza che altrimenti la forma simmetrica del pallone non sarebbe in grado di garantire. Il punto è che la rotazione del pallone trascina con sé l’aria circostante, ponendone in circolazione una serie di strati concentrici. Poiché, oltre a ruotare, il pallone si 5/ sposta nello spazio, un flusso d’aria uniforme si combina con i moti concentrici. Dove le correnti sono concordi la velocità dell’aria aumenta, mentre diminuisce dove esse si contrastano. L’aria da un lato del nostro pallone è dunque rallentata, mentre quella sull’altro lato scorre più velocemente. Ebbene, sul primo lato la pressione deve essere maggiore che sul secondo (Bernoulli). Ecco allora che ne deriva una portanza e la sfera viene sospinta continuamente da una parte. Effetto Magnus. Nella porzione superiore del pallone i filetti d’aria trascinati dal moto rotatorio si scontrano con quelli dovuti allo spostamento. Il flusso risultante che lambisce la sfera è quindi più lento e la pressione è maggiore. La differenza di pressione sui due lati genera una portanza che continua a spingere il pallone perpendicolarmente alla sua inerzia, imprimendogli una traiettoria curvilinea, ciò che corrisponde al tiro a effetto. Grafica dell’autore. Pallone tratto da: http://www.te.astro.it/osservatorio/personale/dolci/pallone.gif Per chi volesse approfondire appena un po’ il discorso qualche nota conclusiva è doverosa. Come si accennava, le condizioni di applicabilità della legge di Bernoulli non corrispondono proprio a quelle reali che interessano il pallone da calcio. In particolare, l’energia dell’unità di massa di fluido che circonda il pallone non si conserva come avviene nel caso ideale bernoulliano. Così, il pallone che penetra l’aria cede alla stessa parte della propria energia la quale viene a sua volta convertita in vortici e, infine, in calore. Questa circostanza modifica l’entità delle pressioni agenti su un oggetto lambito da una corrente rispetto alla valutazione che si può ricavare con il principio energetico appena mostrato. Se però tale principio da solo non può esaustivamente spiegare la portanza che sorregge un velivolo con ali orientate secondo diversi angoli d’attacco (ciò che corrisponde a un fenomeno nell’insieme piuttosto complesso), esso può rendere conto 6/ della spinta trasversale subita da una palla da gioco che ruoti mentre avanza. In altre parole, quanto qui esposto spiega il tiro a effetto, sia pure con una certa approssimazione dovuta alle semplificazioni e idealizzazioni introdotte. Volendo tuttavia essere più precisi, è possibile tirare in ballo un altro fenomeno aerodinamico, anch’esso peraltro coinvolto nella formazione della portanza in campo aeronautico. Quest’ultimo è causato dalla deflessione subita dalla corrente d’aria che lambisce la palla rotante. Dobbiamo dunque aggiungere questo nuovo fattore al principio di Bernoulli appena descritto? Non proprio. I due aspetti aerodinamici non sono infatti del tutto indipendenti. Possiamo anche affermare ch’essi costituiscono almeno in parte un modo diverso di guardare alla faccenda. Si consideri da questo punto di vista che la porzione d’aria che nella trattazione appena descritta appare più veloce (rispetto al centro del pallone) è in realtà rallentata rispetto alla superficie rotante del pallone. Dov’essa invece è stata descritta come rallentata si muove più celermente rispetto alla superficie del pallone. Perché questo è importante? Perché il fluido si stacca dal profilo del pallone. Nella fattispecie, una corrente relativa (turbolenta) più rapida si stacca prima dal profilo della sfera di una (sempre turbolenta) meno veloce. Accade insomma che i punti di distacco ai due lati del pallone non siano simmetrici e ciò provoca appunto una deflessione dei flussi d’aria. A questo punto bisogna capire perché la deflessione può ingenerare una spinta sulla palla da gioco. Questo è presto detto se pensiamo al principio di azione e reazione di Newton. In sostanza, poiché la corrente viene deviata da un lato (azione), la sfera subisce una forza (reazione) dalla parte opposta. Semplicemente questo. Ma quel “semplicemente” va inserito in un contesto generale in cui l’aspetto bernoulliano e quello relativo alla deflessione se la giocano anche con la formazione di vortici alle spalle del pallone. Una trattazione completa di tutti questi aspetti esula dagli intenti di questo articolo divulgativo. Qui possiamo limitarci a considerare che la legge di Bernoulli spiega approssimativamente l’effetto Magnus con un bilancio energetico, mentre il principio newtoniano lo illustra con considerazioni dinamiche altrettanto approssimative. Né uno né l’altro riferimento possono rappresentare rigorosamente la realtà dei fatti. Ma lo possono fare in modo qualitativamente accettabile se li si interpreta come due fattori che in parte rappresentano i due lati di una stessa medaglia, in parte possono agire congiuntamente e in parte possono scavalcarsi. Quando si verifichi una situazione piuttosto che l’altra dipende dal particolare tipo di pallone e dal movimento che questo segue nell’aria. S’intuisce insomma che il reale regime aerodinamico che s’instaura intorno al pallone provoca fenomeni fisici sfaccettati e non facilmente calcolabili. Quanto qui illustrato offre comunque un’idea della fisica che governa la traiettoria aerea del pallone. Probabilmente, Maradona non conosceva queste implicazioni, ma il suo piede certamente sì. 7/ Il tiro a effetto può spiegarsi anche mediante ill principio di azione e reazione. L’aria viene deflessa lateralmente dal pallone rotante. Per reazione il pallone si sposta nella direzione opposta, tracciando così una traiettoria aerea incurvata. Grafica dell’autore. Nota inserita ex post (luglio 2010): L’articolo pubblicato su Kalidoxa “Le bizzarre traiettorie del pallone Jabulani” riporta altri aspetti inerenti l’aerodinamica del pallone da calcio. Sono contenute anche considerazioni sulla deflessione della scia nel tiro a effetto. Nota inserita ex post (giugno 2011): Chi volesse saperne di più sull’aerodinamica del pallone può studiare il libro a carattere divulgativo “Mai dire effetto – Capire la sorprendente aerodinamica del pallone” edito da GiveMeAChance: http://www.givemeachance.it/autori/roberto-weitnauer/GMC-Roberto-WeitnauerMai-Dire-Effetto.php 8/