L’ATMOSFERA L’atmosfera è composta prevalentemente da azoto(77%) ed ossigeno (21%), il rimanente è costituito da gas come argon ed elio, mentre in quantità variabile sono presenti l’anidride carbonica ed il vapore d’acqua. Lo spessore complessivo è difficile da stimare, comunque supera i 500km dalla superficie terrestre. Quanto alla sua struttura verticale la si può idealmente suddividere in quattro strati sovrapposti: troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera. Struttura e funzioni dell’atmosfera La troposfera è lo strato più vicino alla Terra, dalla quale si estende per circa 11-12km in altezza, ed in cui si verificano i moti convettivi prodotti dal riscaldamento differenziato da parte del sole e si formano le nubi e le piogge. La sua temperatura diminuisce con l’altezza giungendo a –53°C in prossimità del suo limite superiore. Un piccolo strato al limite con quello superiore prende il nome di tropopausa. La stratosfera si estende fino a 80km ed è la sede dell’ozonosfera, tra i 15 ed i 60km, dove si verifica la formazione di ozono per azione dei raggi ultravioletti sull’ossigeno. Lo strato di ozono, che ha la sua massima concentrazione a 25km di altezza, blocca così quella porzione di raggi ultravioletti a minor lunghezza d’onda (<300 nm) che sarebbero molto dannosi per la vita sulla terra. (Link a sito su Stratosfera) Nella stratosfera si trova pure lo strato di inversione, situato fra i 40 e gli 80 km, così detto perchè la temperatura aumenta con l’altezza raggiungendo 80°C a 60-70km per poi diminuire rapidamente ed arrivare nuovamente a temperature molto basse (-65°C). Lo strato di inversione impedisce alle correnti di convezione che risalgono dalla troposfera di salire ulteriormente, al di sotto le correnti si sviluppano in senso orizzontale ed in questa zona si trovano le correnti a getto, con velocità di centinaia di chilometri l’ora, sfruttate per il volo dagli aerei supersonici. Sopra lo strato di inversione la ionizzazione provocata dai raggi solari determina la decomposizione del vapore acqueo in radicali i (H*) ed (OH*) e viene detto strato ossidrilico. Oltre i 100km si sviluppa la mesosfera, in cui hanno luogo i fenomeni di ionizzazione per interazione dell’atmosfera rarefatta con i raggi solari ed i raggi cosmici. Fino a circa 150km di altezza l’atmosfera è ancora sufficientemente densa da far incendiare le meteore che vi arrivano ed ostacolare il volo libero dei satelliti. Nello strato compreso fra i 90 ed i 350km di altezza si ha la riflessione delle onde fino a 15m e la diffrazione di quelle medie e corte, che rendono possibili le trasmissioni a distanza sulla terra. In questo strato si verificano anche le aurore boreali ed australi, frutto del flusso di elettroni, lanciati dal Sole in corrispondenza di protuberanze o di macchie, che incontrano l’atmosfera ed il cui percorso è influenzato dalla magnetosfera. (Link a sito su Campo magnetico terrestre e altre notizie sulla Terra) Struttura e funzioni della magnetosfera La termosfera si sviluppa oltre i 500km di altezza ed è costituita da atmosfera ionizzata estremamente rarefatta. E’ piuttosto difficile stabilire un confine fra l’atmosfera e lo spazio, comunque si considerano i 1000km il limite di presenza dell’atmosfera terrestre. I venti ed i fenomeni meteorologici si sviluppano nella troposfera. La differenza di temperatura alle diverse latitudini e nei vari periodo dell’anno, come pure in funzione della natura della superficie irradiata, genera differenze di pressione fra punti diversi, perché l’aria ha densità crescente col diminuire della temperatura, Anche il contenuto di vapore acqueo influisce sulla densità dell’aria che diminuisce all’aumentare dell’umidità. Si ha perciò la formazione di aree con pressione superiore ad altre e lo spostamento di masse d’aria che produce i venti e che tende a riequilibrare queste differenze, muovendosi dalle zone di altra pressione al suolo verso le zone di bassa pressione al suolo con una velocità direttamente proporzionale alla differenza di pressione fra le due aree e alla loro distanza. L’influenza della rotazione terrestre fa sì che le masse d’aria si muovano circolando, nell’emisfero nord, in senso orario in uscita dalle zone di alta pressione entrando con una circolazione antioraria nelle zone di bassa pressione e viceversa nell’emisfero Sud. Bilancio della radiazione del sistema terra-atmosfera riassorbite dall’atmosfera, particolarmente dall’anidride carbonica, dal vapore d’acqua e dalle goccioline delle nubi. L’atmosfera a sua volta riemette energia verso lo spazio e l’intensità della radiazione riemessa non varia granché con la latitudine. La quantità media giornaliera di radiazione che arriva alla terra diminuisce andando dall’Equatore verso i Poli perché le basse latitudini ricevono una discreta quantità di radiazione tutto l’anno, mentre alle altre latitudini l’angolazione crescente con cui arrivano i raggi solari come pure il lungo periodo di buio invernale fanno arrivare in media una quantità piuttosto bassa. La terra oltre a ricevere radiazioni a piccola lunghezza d’onda, ne riemette a sua volta (link a sito su Temperatura della Terra) di lunghezza d’onda maggiore e queste ultime vengono in gran parte Il fatto che le basse latitudini non si surriscaldino oltre un certo limite, nonostante ricevano più radiazioni, e le alte latitudini non gelino eccessivamente è dovuto allo scambio di calore che si verifica fra le basse e le alte latitudini attraverso il sistema dei venti nell’atmosfera e delle correnti nell’oceano. Non è semplice stabilire se questo trasporto di energia sia dovuto più all’atmosfera o all’oceano; allo stato attuale delle conoscenze si ritiene che l’oceano abbia una parte maggiore negli scambi per le latitudini comprese fra i tropici, mentre l’atmosfera giochi un ruolo più importante alle latitudini maggiori. Il sistema dei venti ridistribuisce il calore in parte per advezione delle masse di aria calda nelle regioni più fredde e viceversa, in parte per trasferimento di calore specifico che viene accumulato quando l’acqua viene trasformata in vapore e viene rilasciato quando il vapore d’acqua condensa in un ambiente più freddo. Bilancio radiativo della terra e l’azione esercitata dall’Atmosfera Il sistema dei venti Se la superficie terrestre fosse interamente coperta dall’acqua la distribuzione dei venti e delle aree di alta e bassa pressione sarebbe molto regolare, ma la presenza di terre emerse altera significativamente questo quadro teorico. Nella parte più bassa della troposfera la pressione è bassa lungo l’Equatore, quindi l’aria converge e poi si innalza. A circa 30°N e 30°S l’aria, che innalzandosi si è raffreddata, scende creando una zona di alta pressione alla superficie della terra. C’è quindi un gradiente di pressione decrescente dai tropici, dov’è la zona di alte pressioni, verso l’Equatore, sede di basse pressioni. Si formano così gli Alisei, che spirano da Sud-Est e da Nord-Est e non semplicemente da Nord e da Sud verso l’Equatore, per l’azione della forza di Coriolis. Gli Alisei fanno parte della circolazione atmosferica secondo il modello della circolazione di Hadley o delle cellule di Hadley. Schematicamente le cellule di Hadley si riferirebbero ad una circolazione Nord-Sud, che si sviluppa ortogonalmente alla superficie terrestre, ma per l’azione della forza di Coriolis il percorso diviene simile ad una spirale. Il movimento intorno ai centri di pressione bassa, sia nell’emisfero settentrionale (in senso antiorario) sia in quello meridionale (in senso orario) è detto ciclone o depressione, la circolazione intorno ai centri di alta pressione viene detta anticiclone ed avviene in senso orario nell’emisfero nord ed in senso antiorario nell’emisfero sud. Lo scambio di calore tra Poli ed Equatore avviene attraverso questi vortici che si formano al limite (fronte polare) tra la zona dei venti occidentali e quella dei venti orientali polari. Le traiettorie seguite da cicloni ed anticicloni alle medie latitudini sono determinate dalla traiettoria della corrente a getto che nella parte alta della troposfera scorre intorno alla Terra lungo il limite polare dei venti occidentali, traiettoria caratterizzata da ampie ondulazioni (onde di Rossby) generalmente in un numero fra tre e sei. Trasporto di calore verso i poli tramite l’atmosfera Il calore viene trasportato verso i poli sia direttamente sia indirettamente. Il movimento generale nella troposfera superiore è diretto verso i poli. In prossimità della superficie terrestre, l’aria si muove verso l’Equatore riscaldandosi mentre passa su oceani e continenti, e innalzandosi e spostandosi verso i poli porta con sé il calore acquisito. Qualsiasi meccanismo di trasferimento di calore dalla superficie terrestre all’atmosfera contribuirà a questo trasporto di calore verso i poli. Le cellule di Hadley, di cui gli Alisei sono un’espressione, possono essere viste semplicemente come cellule di convezione, che nelle parti superiori trasportano il calore verso i poli. In un modello semplice dell’atmosfera il trasporto potrebbe essere rappresentato da un’unica cellula di Hadley estesa dall’Equatore ai Poli, ma in realtà l’azione della forza di Coriolis, dovuta alla rotazione terrestre, rende applicabile il modello della cella di Hadley solo in prossimità dell’Equatore, mentre spostandosi verso i Poli si accentua la tendenza alo schiacciamento della cella (cellula di Ferrel) formando vortici, cioè quei centri di alta e bassa pressione che vengono osservati alle latitudini medie. A queste latitudini la circolazione delle cellule è in prevalenza quasi orizzontale, oppure obliqua rispetto alla disposizione pressoché verticale che si osserva alle basse latitudini. Variazioni stagionali dell’ITCZ Il sistema dei venti dei due emisferi converge nella Zona di convergenza Intertropicale (ITCZ), che è associata con la zona di maggior temperatura superficiale. Teoricamente questa zona dovrebbe coincidere con l’Equatore, ma a causa della variazione stagionale e della presenza e distribuzione delle terre emerse, subisce degli spostamenti e delle distorsioni verso nord durante l’estate boreale e verso sud durante l’estate australe. La presenza di terre emerse determina altre alterazioni dello schema teorico della circolazione atmosferica e questo particolarmente per la massa euroasiatica. Durante l’inverno boreale i venti spirano dall’interno verso l’esterno, perché le masse terrestri si raffreddano più rapidamente degli oceani circostanti e raffreddano l’aria sovrastante determinando una zona di divergenza, cioè di alte pressioni. Nell’estate boreale accade l’inverso, le masse continentali si riscaldano più velocemente dell’oceano, l’aria sovrastante si riscalda innalzandosi e determinando un’area di bassa pressione ed i venti soffiano dal mare verso l’interno del continente. Quest’effetto è più evidente per l’Oceano Indiano dove questi venti stagionali prendono il nome di monsoni. Variazione stagionale del regime dei monsoni I movimenti verticali dell’atmosfera, che sono estremamente importanti per gli scambi all’interfaccia aria-acqua marina, sono influenzati dal grado di convezione turbolenta dell’atmosfera ovvero dalla stabilità della colonna d’aria, determinata dalla distribuzione della densità verticale. La densità dell’aria dipende dalla sua pressione e dalla sua temperatura e quindi la stabilità verticale è determinata dalla variazione della temperatura con l’altezza. Ma l’aria è un fluido compressibile e la sua temperatura può aumentare anche per compressione o diminuire per espansione; se questi fenomeni avvengono senza scambi di calore con l’esterno della massa d’aria vengono detti adiabatici. Quando l’aria si innalza la pressione atmosferica su di essa diminuisce e l’aria si espande diventando meno densa, nel contempo subisce una diminuzione di temperatura, dovuta all’espansione adiabatica, che aumenta la sua densità. La combinazione dei due effetti determina se e quanto l’aria continuerà ad innalzarsi e quindi la turbolenza della massa d’aria. Un’altra componente influente nel comportamento della massa d’aria è il contenuto di vapore acqueo, non tanto per la variazione di densità che determina quanto per il calore latente che possiede. Rispetto ad una massa d’aria secca una umida potrà compensare, attraverso la condensazione del vapore d’acqua che contiene e liberazione del corrispondente calore latente, il raffreddamento adiabatico subito con l’innalzamento. Link a sito su L'acqua nell'atmosfera Questi fenomeni possono essere rafforzati da venti forti che soffino sulla superficie del mare, in questo caso la convezione viene detta forzata perché dovuta in maggior misura alla turbolenza determinata dal vento che non alla instabilità della colonna d’aria. Sulla maggior parte degli oceani, specialmente durante l’inverno, la variazione di temperatura con l’altezza nell’atmosfera e il contenuto di vapore acqueo rendono instabile la colonna d’aria che viene sottoposta a fenomeni convettivi. Un esempio di questa situazione si trova nella zona di influenza degli Alisei che, col loro movimento ascensionale, provocano la formazione di nuvole in forma torreggiante (cumuli), particolarmente evidenti lungo la Zona di Convergenza Intertropicale. Questa caratteristica rende visualizzabile l’ITCZ nelle immagini da satellite. La convezione determinata dagli alisei si estende ancora più in alto dei cumuli, che subiscono una limitazione alla loro espansione dall’inversione termica, cioè un innalzamento della temperatura con l’altezza, che incontrano risalendo lungo la colonna d'aria. Questa circolazione forzata distribuisce il calore attraverso la troposfera alle latitudini basse. Interazione atmosfera-oceano La temperatura della superficie del mare influenza la circolazione atmosferica, ad esempio la posizione dell’ITCZ generalmente corrisponde alla zona della superficie marina che ha la temperatura più alta. Un esempio di questa forte interazione è dato dallo sviluppo di intense formazioni cicloniche (link a sito su Cicloni), dette uragani o tifoni, che si generano solo sopra gli oceani, da cui la difficoltà di studiare le condizioni atmosferiche associate con la loro formazione. D’altra parte attraverso questi fenomeni si ha un notevole trasporto di calore dalle basse latitudini a quelle più alte. Da quanto si conosce attualmente, questi fenomeni possono nascere da piccoli centri di bassa pressione, quali quelli che si possono formare da piccoli vortici associati all’ITCZ, o da aree a bassa pressione che si formano longitudinalmente rispetto alla direzione degli Alisei e si muovono con essi da est formando delle ondulazioni nella distribuzione delle isobare, da cui il nome di onde orientali. Queste ondulazioni associate agli Alisei sono molto comuni nella parte occidentale dei vasti bacini oceanici, tra i 5° ed i 20°N. Si verificano essenzialmente al termine dell’estate, probabilmente perché in quest’epoca l’inversione termica dovuta agli Alisei si indebolisce a causa dell’incremento di temperatura della superficie del mare. Non tutte le onde orientali danno origine a forti cicloni, comunque apportano piogge intense in aree che si mantengono secche finché non si verificano queste perturbazioni nel campo barico degli Alisei. I cicloni tropicali si caratterizzano nella loro struttura per la disposizione delle isobare strette in cerchio attorno ad un nucleo di pressione molto bassa (circa 950mbar in genere). Il gradiente molto intenso vicino al centro del ciclone provoca un rapido afflusso spiraleggiante dell’aria verso il nucleo con venti che raggiungono in 100-200km/h. Il centro o occhio del ciclone è un’area con venti leggeri e poche nubi, ma intorno ad esso si verifica una violenta convezione verso l’altro di aria calda ed umida. L’energia che alimenta il ciclone proviene dal rilascio di notevoli quantità di calore latente di evaporazione col condensarsi del vapore d’acqua nella colonna d’aria in rapido innalzamento ed il verificarsi di piogge intense. Aumenta così il flusso di aria calda che si innalza intorno alla regione centrale del ciclone rafforzando l’anticiclone che si forma nell’alta troposfera e contribuendo così al suo mantenimento. In effetti i cicloni tropicali si generano solo sulle aree più calde della superficie oceanica e la temperatura critica di 27-29°C della superficie marina sembra essere quella necessaria per la formazione delle ondulazioni di bassa pressione o dei cicloni. Si ritiene che il maggior contenuto di umidità alle temperature più alte possa produrre l’effetto, descritto in precedenza, che alimenta i cicloni, anche se non si escludono altre componenti al momento sconosciute. L’area geografica in cui si verificano uragani e tifoni dipende dalla posizione reale dell’ITCZ, che generalmente è spostata verso l’emisfero settentrionale ed anche durante l’estate australe non si sposta oltre i 5°Sud. Inoltre nei pressi dell’Equatore, fra i 5°N ed 5°S, la forza di Coriolis è trascurabile e quindi scarsa la possibilità di formare spirali cicloniche, da qui la maggiore frequenza nell’emisfero boreale e sempre oltre i 5°N o i 5°S dell’Equatore. Anche la maggior frequenza nelle zone occidentali piuttosto che in quelle orientali degli oceani sembra associata alla distribuzione delle temperature più elevate della superficie marina. Difatti le anomalie di distribuzione delle temperature che compaiono durante il fenomeno del Nino estendono l’area degli uragani e dei tifoni in funzione della maggiore estensione verso est della superficie marina a maggior temperatura. A loro volta i cicloni causano in corrispondenza della loro traiettoria di passaggio sulla superficie oceanica fenomeni di upwelling, La forte depressione che è il cuore del ciclone, provoca in corrispondenza l’innalzamento della superficie marina rispetto alle acque circostanti e quindi una divergenza per cui vengono richiamate acque profonde (circa 100m) in superficie in sostituzione di quelle che scorrono verso l’esterno mescolandosi con le acque superficiali. Si rileva perciò in corrispondenza del centro del ciclone un’area della superficie marina in cui la temperatura è mediamente inferiore di 5°C rispetto alle acque circostanti. Lo studio delle traiettorie dei cicloni durante la loro vita (in media una settimana) ha mostrato che vanno dall’Equatore verso i Poli e che rapidamente decadono raggiungendo la terra perché non più alimentati dal meccanismo descritto in precedenza. (Link a sito su Remote sensing)