Stress e infiammazione : nervo vago, il sistema antincendio veloce e

 TESINA “ BENESSERE E STILI DI VITA” STRESS E INFIAMMAZIONE : NERVO VAGO, IL SISTEMA ANTINCENDIO VELOCE E AUTOMATICO, COME ATTIVARLO CON I TRATTAMENTI OSTEOPATICI. Per meglio comprendere il concetto di stress, di cui tanto si parla , divenuto così alla ribalta e di moda negli ultimi 50 anni, in concomitanza probabilmente con il boom economico, avvenuto negli anni 60 del secolo scorso, dobbiamo capirne la sua origine anatomofisiologica. Partendo dalla centralina, l’encefalo, il sistema dello stress viene stimolato da neurotrasmettitori colinergici e serotoninergici e inibito da altri neurotrasmettitori : il GABA, le endorfine e i peptidi derivati dalla POMC. Con la foto si può capire meglio le varie parti anatomiche del nostro cervello deputate al sistema dello stress. Il sistema dello stress è organizzato in due sistemi; quello chimico e quello nervoso. Il sistema o braccio chimico, parte dall’ipotalamo che come si sa , è una zona cerebrale organizzata in nuclei. Dai neuroni dei nuclei paraventricolari ( che si trovano attorno al terzo ventricolo cerebrale) vengono liberati CRH ( ormone che rilascia la corticotropina) e AVP ( arginina­vasopressina ), queste sostanze al loro volta stimolano l’ipofisi a produrre ACTH ( ormone adrenocorticotropo o corticotropina ). L’ipofisi si trova nella sella turcica, all’altezza del seno sfenoidale. A differenza del CRH, l’ AVP , da sola non è un potente stimolatore ipofisario, ma lo diventa in sinergia appunto con il CRH. Il legame tra questi due è suggellato dal fatto che esiste una popolazione di neuroni, del gruppo dei parvocellulari, che produce le due molecole insieme: questi neuroni a “doppia produzione” si moltiplicano sotto stress , aumentando così l’entità dello stimolo verso l’ipofisi. Proseguendo il percorso, l’ACTH prodotto dall’ipofisi sollecita la corteccia delle surrenali a produrre cortisolo. In particolare nella corteccia delle surreni troviamo una zona della ‘fascicolata’ che si trova nel loro strato intermedio , appunto deputata a produrre tale ormone. Ricordiamo che le surrenali sono delle ghiandole e si poggiano con la loro base sul polo superiore dei reni. Descritto questo sistema chimico lo possiamo anche denominare asse ipotalamo­ipofisi­
surrene. Il braccio nervoso invece ha un’altra via così descritta: sempre partendo dai nuclei ipotalamici parvocellulari, troviamo una serie di fibre nervose che collegano , tramite a dei nuclei posti nella base del midollo spinale, l’ipotalamo con il ponte e la medulla. Il ponte fa parte del tronco dell’encefalo e crea appunto un ponte tra la parte mesencefalica del cervello e il midollo allungato o bulbo. La medulla o midollo allungato è il proseguimento del tronco dell’encefalo dopo il ponte, entrambi si trovano all’altezza del cervelletto: Queste strutture si possono riassumere in un’area chiamata LOCUS COERULEUS , che produce soprattutto noradrenalina. Interessante sapere che questo asse nervoso, il locus coeruleus e i nuclei parvocellulari ipotalamici, sono reciprocamente intrecciati, nel senso che i fasci di fibre entrano ed escono dalle due aree, quindi comunicano tra loro. Proseguendo quindi, dal locus coeruleus parte la segnalazione nervosa con il sistema nervoso simpatico che arriva direttamente alle surrenali, in questo caso nella parte interna detta midollare. Le surrenali a loro volta sarà stimolata a produrre una miscela di sostanze eccitanti : adrenalina, noradrenalina,e dopamina. Per semplificare le chiameremo catecolamine. La particolarità è che le surrenali, di queste sostanze eccitanti, ne produrrà in quantità variabile a seconda del segnale arrivatagli dal S.N.A. in ordine decrescente. Perché le surrenali riescono a produrre neurotrasmettitori? Perché al loro interno contengono una popolazione di cellule dette ‘ cromaffini’ che guarda caso hanno la stessa origine embriologica del tessuto nervoso. Ritornando all’ipotalamo, o meglio , sempre ai suoi nuclei paraventricolari, parte una innervazione che va verso il nucleo arcuato(il quale fa parte sempre del talamo, ed è deputato alla sensazione di fame ­
sazietà) il quale ha nel suo interno dei neuroni che producono una grossa molecola di recente scoperta, la POMC ( proopiomelanocortina ) , e dalla quale derivano diverse altre molecole molto importanti, come le endorfine che come sappiamo sono sostanze antidolorifiche. Riassumendo, il sistema dello stress ha due vie per essere attivato, quello chimico con l’asse ipotalamo­ipofisi­surrene, ed ha come esito finale la produzione di cortisolo, e quello nervoso con l’asse locus coeruleus­
sistema simpatico­midollare del surrene, ed ha come esito finale la liberazione delle catecolamine. Interessante sapere che l’asse ipotalamo­
ipofisi­surrene si autoregola con un sistema di feedback negativo, quando il livello di cortisolo che circola nel corpo è alto, questo viene letto sia dall’ipotalamo che dall’ipofisi tramite dei recettori specifici, che attivano così l’inibizione di tutto il sistema. Infatti quando tutto funziona perfettamente nel nostro corpo, è lo stesso stress e la sua produzione di mineralcorticoidi che fa scattare il suo opposto, dal cui equilibrio viene modulata la risposta infiammatoria. Se invece accade che abbiamo troppo cortisolo nel sangue che si protrae nel tempo, quindi la situazione stressante diventa cronica, questo inibisce la risposta infiammatoria dell’organismo ,mettendolo a repentaglio di minacce esterne come le malattie. Sappiamo che la produzione di cortisolo è estremamente efficace per far fronte nella fase acuta a minacce esterne e aggressioni , mettendo il nostro organismo nelle condizioni ottimali per reagire repentinamente a pericoli e ferite che verranno velocemente debellate. Ma se non si conclude la fase di pericolo dando la possibilità al nostro organismo di diminuire il quantitativo di cortisolo circolante, ecco che si viene ad instaurare una situazione di cronicità che invece di proteggere il nostro corpo lo rende vulnerabile, creando tossicità. Sappiamo bene che per molte ragioni dovute appunto al nostro stile di vita soprattutto cittadino, siamo bersagliati da agenti stressanti , di fatto il nostro organismo rimane in produzione cronica di cortisolo non riuscendo ad abbassarlo, in quanto il suo feedback , per così dire , si inceppa. Gli effetti degli ormoni dello stress sul nostro cervello sono oggetto di studio negli ultimi trent’anni proprio perché si è visto, sono strettamente collegati a malattie più o meno gravi che affliggono le nuove generazioni. Un’eccitazione cronica dell’asse dello stress è collegata per esempio alla depressione, all’anoressia nervosa, al disturbo di panico, al disturbo ossessivo­compulsivo : tutti quadri contrassegnati da uno stato d’ansia collegata con l’azione del CRH iperattivo (ricordiamo è l’ormone prodotto dai nuclei paraventricolari dell’ipotalamo che insieme ad altri stimolerà il cortisolo). Studi svolti negli anni ottanta e novanta da Bruce McEwen e Robert Sapolsky (neurobiologo con una formazione antropologica) hanno dimostrato che l’iperattivazione dell’asse dello stress con sovrapproduzione di cortisolo, danneggia direttamente il cervello, e precisamente l’ippocampo, causando deterioramento della memoria e della performance cognitiva in generale. Nel 1997 altri studi americani ,nello studio della neurogenesi, con la scienziata ,dott.ssa Elizabeth Goull, dimostrarono ampiamente che lo stress causa il blocco della produzione delle cellule staminali dell’ippocampo in giovani adulti. Ancora nel 98 uno studio guidato dalla dott.ssa Sonia Lupin, nel laboratorio di ricerca sullo stress, dimostrò che se lo stress si protrae più di 5 anni in uomini di buona salute più del 14% dell’ippocampo viene ridotto, in particolare nella sua capacità della memoria e delle facoltà cognitive. Successivamente la dott.ssa Lupin eseguì lo studio anche su un gruppo di anziani sottoposti sempre a stress prolungato, e riscontrò che il recupero con farmaci che sopprimono il cortisolo, era davvero scarso. Soltanto con il DHEA ( deidroepiandrosterone) si ottennero dei risultati davvero eccellenti. Il DHEA è un ormone androgeno prodotto dal nostro cervello e dalla corteccia delle surrenali, ed ha un effetto protettivo sull’ippocampo, ha un’azione di antistress in tutto l’organismo e stimola la neuro genesi. Ultimamente altri ricercatori come E. S. Elper e i suoi collaboratori nel 2004 ,nel Dipartimento di psichiatria dell’Università della California , hanno studiato circa 60 giovani donne sottoposte ad uno stress cronico di origine affettivo ( assistere il proprio figlio affetto da malattia cronica). Tutte le donne sono state sottoposte ad una raffinata e nutrita serie di indagini, sia sull’aspetto psicologico che biologico. Tutto questo ha portato a dei risultati, se vogliamo abbastanza intuibili ,ma ufficializzati appunto da serie ricerche e indagini mediche, rese poi ufficiali in tutto il mondo medico. Le giovani donne sottoposte a stress cronico , hanno dimostrato evidenti segni di invecchiamento precoce e livelli ossidativi molto alti, il tutto a discapito della loro immunità naturale, a dire, una minor capacità a reagire ad agenti patogeni ,quindi minor capacità di protezione della propria salute. Le strategie per un ritardo dell’invecchiamento da stress, come tutti noi sappiamo, sono: un ambiente salutare, una alimentazione corretta , una buona attività fisica, che produce per così dire lo stress buono, un giusto e sostanzioso recupero con il riposo e il sonno, ovviamente le emozioni positive ecc.. Ma abbiamo una ulteriore arma a nostro fianco, l’OSTEOPATIA, facente parte delle medicine integrate, di cui tanto si parla in questi anni, che non ha nessuna pretesa di sostituirsi a quella ufficiale, anzi vuole dare una mano nel suo piccolo, con tecniche naturali , manuali , senza farmaci o strumenti esterni, allo scopo di stimolare il corpo stesso a vincere situazioni acute e croniche di malessere, quando ancora ha energia e capacità per farlo. Sappiamo che è una scienza medica ormai riconosciuta in molti paesi evoluti in tutto il mondo, eppure con le sue tecniche ci riporta indietro nei secoli al ricordo di antichi guaritori che con mani sapienti toccavano il corpo malato, dandogli poi la capacità di guarire inspiegabilmente all’occhio del profano. Ebbene alcune tecniche osteopatiche stimolando il nervo vago danno la possibilità all’organismo di reagire allo stress cronico, in quanto il vago è un veloce e automatico sistema antincendio. Nel 2003 su ‘Circulation’ , una rivista dei cardiologi americani, un gruppo italiano, composto da fisiologi dell’Università di Modena e da farmacologi clinici dell’Università di Messina, ha pubblicato i risultati di un lavoro sperimentale con il quale dimostrano che la stimolazione del nervo vago, ha un potente effetto antinfiammatorio, misurato con la riduzione del TNF­alfa, una delle più importanti citochine infiammatorie. Il vago è una complessa via nervosa che lega il cervello agli organi interni: cuore, polmoni, fegato, milza, stomaco e intestino. Tutti questi organi comunicano con il cervello tramite una via detta afferente, e ricevono stimoli da esso tramite quella efferente. Fino a poco tempo fa si pensava che il vago fosse deputato all’equilibrio del nostro sistema neurovegetativo, in particolare alla sua funzione parasimpatica per contrastare l’eccessiva attività dell’ortosimpatico sul cuore e i vasi sanguigni. Ora invece si è visto che svolge anche una importante attività antinfiammatoria. Il meccanismo è il seguente: dall’area infiammata come per esempio una spalla, i macrofagi liberano sostanze infiammatorie, i TNF­alfa, che attivano il vago afferente, da qui il cervello fa partire la risposta efferente che libera acetilcolina che arrivata alla spalla viene recepita dai macrofagi, che al loro volta riducono la produzione di TNF­alfa e quindi si riduce l’infiammazione. Insieme a questo meccanismo nervoso diretto troviamo anche quello ormonale: l’attivazione del nervo vago comporta l’attivazione dell’asse dello stress, con aumento del cortisolo che come conseguenza porterà ad un ulteriore aumento antinfiammatorio. Questo meccanismo è automatico da parte del nostro corpo ed è anche molto veloce e specifico, nel senso che è in grado di andare a bersaglio sull’area infiammata ,in questo caso sulla spalla. Di conseguenza manipolare il nervo vago diventa un obbiettivo terapeutico. Il nervo vago ( detto anche decimo x) è il più lungo dei dodici nervi craniali ed ha la diffusione più estesa e una grande varietà di funzioni. La sua denominazione deriva dal termine ‘vagabondo’ proprio perche ancora si sta studiando la sua innumerevole funzione all’interno del nostro organismo; da quella sensoriale a quella motoria, nei tantissimi organi viscerali e somatici che innerva. La parte somato­sensoriale innerva il canale uditivo e i tegumenti dell’orecchio esterno posteriore. La parte viscero­sensoriale riceve delle afferenze dalla laringe, faringe, bronchi, polmoni,cuore,esofago,stomaco,colon intestino tenue,e sistema biliare. Infine la parte somato­motoria innerva la laringe, faringe e il palato. Il vago esce bilateralmente da bulbo postero laterale ( semplificando, sopra il forame magno, cioè la base del cranio dove nascono le vertebre, sopra c’è un forellino chiamato forame giugulare, dove esce il vago, è tra le ossa craniche dell’occipite e il temporale).In questo punto specifico, sulla base craniale occipitale, ci sono delle tecniche molto efficaci che spiegano perche’ otteniamo effetti benefici a distanza di tempo. Proseguendo in basso il ganglio vagale comunica con il nervo glossofaringeo, con il nervo accessorio ,i tronchi simpatici cervicali e le radici di C1 e C2 : anche in questo punto esistono varie tecniche osteopatiche molto efficaci sulle vertebre cervicali, sia strutturali ( trust della cervicale tipo chiropratici sull’osso vertebra) sia funzionali e fasciali ( tecniche estremamente più dolci ma ugualmente efficaci, sul muscolo ,i legamenti e la fascia). Proseguendo il vago si sposta verticalmente verso il basso attraverso il collo all’interno della guaina carotidea. Anche in questo punto esistono delle tecniche molto delicate e piacevoli sul collo per la manipolazione del vago che hanno effetti positivi sorprendenti sulla pressione sanguigna, sulla funzione cardiaca e sull’attività respiratoria .
Proseguendo il percorso, per semplificare , diciamo che scendendo esistono varie branche che si dividono, tra queste troviamo il vago sotto la prima costola, che si trova sopra la clavicola. In questo passaggio la parte destra si differisce da quella sinistra. ( Il nervo laringeo ricorrente destro esce dal n.vago dx mentre passa di fronte all’arteria sottoclavicolare, gira sotto e dietro l’arteria e poi scende lungo il lato destro della trachea e dell’esofago. La branca ricorrente sx proviene dal vago dopo il suo ingresso nel torace, proprio prima che passi sopra l’arco dell’aorta , gira sotto l’arco e sale lungo il lato sx della trachea e dell’esofago.) Il vago entra nel torace in maniera asimmetrica. A dx il vago entra nel torace dopo aver incrociato davanti l’arteria sottoclavicolare dx, scende dietro e al lato della trachea, passa dietro la vena anonima dx , la vena cava inferiore, il bronco principale dx, e si dirige verso l’esofago. A sinistra invece il vago dopo essere entrato nel torace , passa in avanti all’arco aortico, poi dietro e a sx della vena brachicefalica di sx , passa di fronte all’arteria sottoclavicolare, dietro la vena intercostale superiore sx , dietro il bronco principale sx in direzione anch’esso dell’esofago. Dopo aver passato polmoni e cuore ,il vago passa lo iato esofageo diaframmatico dividendosi in nervo vago anteriore e posteriore che precedentemente erano dx e sx. Anche in questa parte del corpo si sono messe a punto delle bellissime techiche osteopatiche che possono influenzare il diaframma e le sue cupole posteriori. Sotto il diaframma , all’interno dell’addome i due tronchi proseguono trasportando fibre motorie parasimpatiche e fibre viscero­sensoriali. Innervano lo stomaco, il piloro, il fegato, la cistifellea, i canali biliari,il pancreas e il duodeno. Per ogni organo ci sono delle tecniche complesse ed efficaci:
Infine la branca terminale del vago posteriore penetra nel plesso celiaco e contribuisce all’innervazione del reni, della milza dell’intestino tenue, e del colon, tra la sua origine nel quadrante dx inferiore dell’addome e l’angolo splenico del colon nel quadrante inferiore sx. Come si è detto, il sistema nervoso del nervo vago è molto complesso, ha svariate funzioni con numerosi organi bersaglio, e sotto l’aspetto osteopatico è inesatto separarlo dai sistemi del nervo glossofaringeo e accessorio, ma in medicina allopatica si frammenta tutto minuziosamente per poter studiare il tutto. Noi sappiamo e notiamo sul campo che gli effetti clinici di un disturbo relativo a questi tre sistemi nervosi craniali sono strettamente collegati. In altra sede si potrà approfondire anche del IX ( n. accessorio) e del X ( n. ipoglosso ) e di come si influenzano a vicenda con il VIII (n. vago) e di come si possono trattare osteopaticamente. Bibliografia: Psiconeuroendocrinoimmunologia i fondamenti scientifici delle relazioni corpo –mente. Le basi razionali della medicina integrata di Francesco Bottaccioli Terapia cranio‐sacrale Oltre la dura madre di John E. Upledger D.O. F.A.A.O. Prometheus atlante di anatomia di M.Schùnke, E. Schulte , U.Schumacher, M.Voll, e K.Wesker Manipolazioni craniali e viscerali di J.P.Barral e P.Mercier