Leggi l`Abstract - Fondazione Diritti Genetici

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ABSTRACT
Sotto diversi aspetti, la nostra civiltà moderna (occidentale) si basa sulla scienza. La scienza è
il fondamento su cui si è sviluppata la cultura materiale che ha profondamente trasformato il
nostro mondo ed è anche una delle fonti principali usate per legittimare argomentazioni di
carattere politico. È realtà ormai accettata che le questioni politiche legate alla scienza sono
complesse e più difficili da risolvere proprio a causa della loro natura. Pertanto anche il modo in
cui viene concepito il ruolo della scienza ha subito un processo di sviluppo e maturazione.
Quando al giorno d’oggi la scienza viene fatta scendere in campo in un contesto politico, siamo
consapevoli del fatto che gli elementi sono poco certi, i valori in discussione, la posta in gioco
alta e le decisioni urgenti… Alla luce di questa nuova comprensione ci è possibile identificare
diversi modelli concettuali che descrivono la relazione che intercorre tra scienza e processi
decisionali in ambito politico. Seguiamo qui l’evoluzione di tali modelli approfondendo la
comprensione dei processi d’utilizzo della scienza in ambito politico.
Il modello moderno (perfezione/perfettibilità).
Se dati di fatto scientifici (non problematici) vengono impiegati in dimostrazioni rigorose, il
risultato dovrebbe essere una politica corretta. In termini tradizionali si direbbe che la verità
implica il bene; in termini moderni, che la verità guida il potere. Quando si basa su verità
scientifiche, il potere esercitato è reale. Non esistono limiti al controllo che l’uomo può esercitare
sul proprio ambiente e non vi sono limiti al progresso morale e materiale dell’umanità. Questa è
la visione «tecnocratica» classica che dipende da un’ipotesi di perfezione/perfettibilità della
scienza, sia dal lato teorico sia dal lato pratico.
Modello di precauzione (informazione non certa e non conclusiva).
Nei processi politici reali si scopre che i fatti scientifici non sono di per sé totalmente certi e
neppure conclusivi per la formulazione di una politica. Non è possibile ipotizzare l’avanzamento
automatico del progresso e il controllo dell’ambiente può venir meno, con conseguenze talora
patologiche. E sebbene tutti gli attori riconoscano la verità/validità della scienza in generale,
ciascuno solleva obiezioni a informazioni particolari con le quali è in disaccordo. Questa
imperfezione della scienza produce un elemento normativo aggiuntivo nelle decisioni politiche,
vale a dire la «precauzione», che svolge la funzione sia di proteggere sia di legittimare le
decisioni stesse.
Modello di circoscrizione (scelta arbitraria e possibile abuso).
In assenza di fatti conclusivi, l’informazione scientifica diventa uno dei tanti elementi che
concorrono allo svolgimento di un processo politico e svolge la funzione di elemento
comprobante all’interno delle argomentazioni. Il dibattito, si sa, è necessario, poiché le varie
parti in causa hanno ognuna prospettive e valori diversi che plasmano le rispettive
argomentazioni. Per di più, tutti i processi di questo tipo riguardano questioni complesse dai
molteplici aspetti (cause, effetti, prevenzione, rimedi ecc.), ciascuna con una propria
descrizione teorica della realtà. Non esistono «dati di fatto» semplici, capaci di risolvere tutte le
questioni inerenti a queste fasi e a questi aspetti. Ecco quindi la circoscrizione del problema
scientifico pertinente da sottoporre a un esame. Persino la scelta dell’ambito scientifico a cui
tale problema appartiene diventa una decisione politica preliminare e viene inclusa nel dibattito
in corso tra coloro che sono toccati dalla questione. I vari rami della scienza gareggiano come
parti in causa e chi riuscirà ad «accaparrarsi» il problema, darà il principale contributo,
godendo, di rimando, dei maggiori benefici. Non essendoci alcuna base scientifica conclusiva
nella scelta dei confini di circoscrizione, la scelta è, in certa misura, arbitraria (o di carattere
sociale).
Modello di demarcazione (possibile abuso della scienza).
Le informazioni e le indicazioni di carattere scientifico, utilizzate nel definire una politica, sono
formulate da persone impiegate presso istituti che perseguono obiettivi propri. L’esperienza
insegna che in un simile contesto i contenuti offerti possono essere influenzati dalla selezione e
dall’impostazione particolare di dati e conclusioni. Nonostante vengano usati termini scientifici,
la neutralità e oggettività dei dati non è garantita. In questi casi può verificarsi un abuso della
scienza che viene utilizzata per corroborare il processo di formulazione di una politica. È
pertanto necessario che gli istituti (e i singoli individui) che forniscono i contenuti scientifici
siano tenuti rigorosamente separati dagli organi ove tali contenuti vengono impiegati onde
evitare che la politica interferisca con la scienza mettendone a repentaglio l’integrità. Tale
approccio garantisce altresì che la responsabilità delle decisioni politiche rimanga di chi formula
gli indirizzi politici e non venga inopportunamente trasferita agli scienziati. Impedisce inoltre che
gli scienziati usino la propria autorità o la propria posizione per sanzionare illegittimamente le
proprie vedute, avanzando rivendicazioni di parte nel corso di dibattiti su questioni politiche di
natura controversa. Ciò nondimeno una separazione eccessiva potrebbe portare a una
situazione in cui le istituzioni scientifiche si limitano a perseguire i propri obiettivi interni,
togliendo al proprio operato qualsiasi utilità nella formulazione di indirizzi politici. Tracciare la
giusta linea di demarcazione tra scienza e politica è quindi uno dei compiti urgenti del processo
di governo.
Modello di partecipazione estesa
In presenza di questo riconosciuto uso imperfetto della scienza per la formulazione di indirizzi
politici, diventa ancor più difficile sostenere di essere gli unici detentori di un’esperienza
accreditata, capace di fornire informazioni e pareri scientifici. La scienza (termine con cui si
indica l’attività di tecnici esperti) viene inclusa come una parte della «conoscenze pertinenti»
presentate come prove all’interno di un processo più ampio. L’ideale della rigorosa
dimostrazione scientifica viene sostituito da quello del dialogo pubblico, condotto alla luce del
sole. I cittadini, in qualità di membri di una più ampia comunità di eguali, diventano essi stessi
creatori e critici in un processo di produzione della conoscenza. Il loro contributo non deve
essere sdegnosamente catalogato come conoscenza locale, pratica, etica o spirituale. Viene
invece accettata una pluralità di prospettive legittime e coordinate (assieme ai relativi impegni e
ambiti di riferimento basati sui valori in cui credono le parti coinvolte). I cittadini sono capaci di
valutare la forza e la pertinenza delle prove scientifiche. Tutte le correnti si avvicinano al dialogo
pronte ad imparare; in caso contrario il processo si tinge di ipocrisia. Grazie alla coproduzione
della conoscenza, i membri della più ampia comunità di eguali creano un patrimonio di
esperienza di stampo democratico.
Conclusioni
Come si può vedere, gli ultimi quattro modelli costituiscono un’evoluzione del modello moderno
iniziale, che presume la perfezione della scienza nel processo di formulazione degli indirizzi
politici. Le prime espressioni di tutto questo si ebbero in dibattiti tenuti all’inizio degli anni 70,
quando si iniziò a mettere in discussione il progresso. Nell’ultimo decennio del secolo scorso la
questione si è imposta all’attenzione specialmente in ambito politico, culminando, nel 1992,
nella dichiarazione del principio di precauzione di Rio. I tre modelli di imperfezione
(precauzione, circoscrizione, demarcazione) possono essere visti come una scala di
progressiva gravità, nella quale vengono contemplati lacunosità, uso scorretto e abuso.
Ciascuno di questi modelli si prefigge di risolvere un tipo particolare di anomalia. I tre modelli,
nella vita reale, possono rivelarsi complementari o entrare in conflitto tra loro. Tuttavia, in
ciascun caso permane il desiderio che tra scienza e politica si mantenga un legame diretto e
non soggetto a mediazione. Nei modelli successivi vediamo che a) la politica viene modificata
dalla precauzione, b) i problemi vengono circoscritti dalle parti in causa o c) gli scienziati
vengono protetti dalle interferenze politiche. Ciò che sostanzialmente fa il modello moderno,
comunque, non cambia: la (voglia di) verità degli esperti guida il (bisogno di) potere dei politici.
Il modello finale, che contempla l’ampliamento della partecipazione, comporta un cambiamento
nei processi di governo. Tradurlo in realtà è una delle grandi sfide dei nostri tempi; senza di
esso, infatti, non sarà possibile mantenere «il consenso di chi è governato» in quelle questioni
politiche che sono legate alla scienza.
** Questa presentazione esprime le opinioni dell’autore e non rappresenta necessariamente le
posizioni della Commissione Europea
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