Le specie mediterranee presentano diversi ritmi fenologici Specie sclerofille sempreverdi (es. Arbutus unedo L., Phillyrea spp., Pistacia lentiscus L., Ruscus aculeatus L.) che limitano la loro attività di accrescimento a un breve periodo che precede quello in cui aumenta l'aridità. Arbutus unedo L. Pistacia lentiscus L. Phillyrea angustifolia L. Ruscus aculeatus L. Un modello simile al precedente riguarda quelle specie (Erica arborea L., Quercus ilex L., Smilax aspera L.) che cessano di produrre nuove foglie e rami durante la stagione più secca e riprendono l'attività vegetativa dopo le prime piogge. Quercus ilex L. Erica arborea L. Smilax aspera L. Specie decidue nel periodo arido (per es., Calicotome villosa (Poir.) Link) la cui strategia per evitare l'aridità si basa su due periodi vegetativi interrotti da una fase senza foglie. Specie semidecidue (es. Cistus monspeliensis L.), con foglie di tipo mesofitico, che adottano una strategia intermedia con accrescimenti durante le stagioni aride e fredde. Le piante e gli incendi nell’ambiente mediterraneo Nelle regioni a clima mediterraneo gli incendi sono frequenti. La loro intensità e pericolosità aumenta in relazione all’aumento di arbusti, specialmente se presentano terpeni ed altre sostanze aromatiche. Per es., i cisti, non graditi dal bestiame, formano popolazioni numerose che possono essere facile preda del fuoco. La macchia mediterranea fitta, costituita da un elevato numero di specie e non frammentata, offre una buona protezione del suolo e si ricostituisce bene dopo il passaggio del fuoco. Macchia mediterranea sui monti Peloritani La capacità di sopravvivere agli incendi è una caratteristica fondamentale per le piante mediterranee. Due sono i meccanismi di sopravvivenza •la capacità di alcune specie di ricostituire la parte aerea, anche grazie alle riserve rimaste nella zona ipogea non danneggiata dall'incendio •la germinazione dei semi che si trovano nel terreno, favorita dalle alte temperature Questi due modelli permettono il veloce recupero delle comunità vegetali, purché gli incendi non siano molto frequenti ed intensi. In tali casi si rischia l’esaurimento delle riserve di semi presenti nel terreno. Incendi frequenti, ma di bassa intensità sembrano favorire la germinazione dei semi e, quindi, il ripristino della copertura vegetale. La rigenerazione da polloni è caratteristica di Arbutus unedo L., Erica arborea L., Myrtus communis L., Pistacia lentiscus L., Rhamnus alaternus L., Smilax aspera L., Spartium junceum L. e del genere Quercus. Myrtus communis L. Spartium junceum L. Rhamnus alatermus L. Il fuoco favorisce la germinazione con il calore, il fumo, le ceneri, le bruciature dei tegumenti seminali, la liberazione di sostanze volatili o, indirettamente, tramite l’alterazione delle condizioni ambientali. Le specie con adattamenti agli incendi sono dette pirofite Si distinguono •pirofite passive: mostrano adattamenti che consentono di evitare o ridurre i danni da fuoco: •pirofite attive: mostrano meccanismi che facilitano il rinnovo del soprassuolo. Adattamenti delle pirofite passive •Cortecce spesse •Crescita veloce in altezza •Inserzione alta della chioma e autopotatura •Apparato radicale profondo e fittonante •Scarsa infiammabilità delle foglie •Rapida decomposizione delle foglie •Tegumento del seme spesso •Le pirofite attive si distinguono in: •pirofite attive vegetative: dopo gli incendi si rigenerano per polloni, spesso radicali (es. generi Erica e Arbutus); •pirofite attive generative: dopo il fuoco si possono rinnovare in massa per seme (es. Pinus halepensis, P. pinaster, numerose specie del genere Cistus, Thymus capitatus e altre). Adattamenti delle pirofite attive •Riproduzione vegetativa (con utilizzo delle sostanze rese disponibili grazie agli apparati radicali già ben sviluppati) •Seme leggero con ala ampia •Specie eliofile •Coni che si aprono solo ad alte temperature •Rottura del tegumento e interruzione della dormienza Nelle piante mediterranee, fortemente aromatiche, sono molto diffusi i terpenoidi. Il terreno, per la caduta delle foglie, si arricchisce di tali sostanze, che inibiscono la germinazione dei semi. Gli incendi distruggono tali sostanze inibitrici, rendendo possibile l’insediamento di terofite, a cui segue la colonizzazione di arbusti aromatici, che rendono l’ambiente avverso all’insediamento di altre entità. Da notare che l’effetto inibitore dei terpenoidi sulla germinazione si estende anche ai semi delle piante che li hanno prodotti. Per ripristinare le condizioni adatte ad un rinnovo della vegetazione sono, quindi, fondamentali gli incendi. Il fuoco come fattore ecologico •Rimozione strato della lettiera che favorisce insediamento semenzali e rende disponibili elementi •Crea ambiente luminoso favorevole alla rinnovazione di alcune specie •Rimuove periodicamente la massa di combustibile per evitare eventi catastrofici •Ostacola in parte le successioni ecologiche