DIDATTICA ATTIVA - Approfondimento Le biotecnologie Negli ultimi anni la biotecnologia si è imposta all’attenzione dell’opinione pubblica. Sono nate industrie, sono stati istituiti corsi di laurea e si è assistito a un rapido sviluppo di tecniche e protocolli sperimentali, che utilizzano organismi viventi o loro componenti in processi produttivi. Tutto questo improvviso interesse ha fatto nascere l’idea che la biotecnologia sia un prodotto recente dell’ingegno umano. Niente di più sbagliato. Senza esserne consapevole, l’uomo si è comportato da biotecnologo da almeno diecimila anni. Gli organismi geneticamente modificati sono molto utilizzati nel campo agroalimentare, in particolare nel miglioramento genetico delle piante coltivate. Le tecniche di ingegneria genetica sono infatti più facili da applicare nel caso delle piante rispetto agli animali. Oggi le piante transgeniche sono prodotte, commercializzate e consumate in gran parte del mondo, specialmente negli Stati Uniti. Le principali coltivazioni OGM riguardano piante di mais, di soia e di cotone. Le modificazioni genetiche introdotte artificialmente servono a rendere le piante più resistenti ai parassiti e agli erbicidi oppure a migliorare la capacità di sopravvivenza in condizioni avverse o ad aumentare il loro potere nutrizionale. Un altro settore molto importante di impiego degli organismi transgenici è quello delle biotecnologie farmaceutiche. Grazie all’ingegneria genetica possono essere prodotti a basso costo farmaci difficilmente ricavabili con metodi tradizionali. Nel 1981 è stato commercializzato il primo farmaco ottenuto da organismi transgenici: l’insulina. Per le persone affette da diabete l’insulina, che è un ormone proteico, è un farmaco vitale. Con l’ingegneria genetica è stato geneticamente modificato un comune batterio presente nel nostro intestino, l’Escherichia coli, in cui sono stati introdotti i geni responsabili della costruzione dell’insulina. Si sono potute produrre così quantità ingenti dell’ormone, che risulta perfettamente identico a quello prodotto nel pancreas umano. Nel passato l’insulina veniva estratta attraverso lunghi, laboriosi e costosi processi dai tessuti di animali da allevamento, come i suini. Col termine biotecnologia si intende il complesso delle applicazioni che coinvolgono organismi, sistemi o processi biologici nella produzione di beni e servizi in campo agroalimentare e in vari settori industriali. Nella storia delle civiltà umane le prime applicazioni delle biotecnologie hanno riguardato il campo alimentare. La birra, il vino e il formaggio si ottengono attraverso processi fermentativi che avvengono ad opera di microrganismi, come lieviti e batteri. Nelle pratiche agricole del passato i coltivatori si limitavano a scegliere per la semina gli esemplari più produttivi. Analogamente, gli allevatori facevano incrociare tra loro gli individui che possedevano le caratteristiche migliori. In Mesopotamia già intorno all’8000 a.C. si eseguivano incroci mirati di animali domestici. Con le moderne biotecnologie, oggi è diventato possibile intervenire sugli organismi al fine di modificarne direttamente le caratteristiche genetiche. Si può ottenere così una discendenza di organismi tutti con nuovi caratteri favorevoli, cioè un clone di organismi geneticamente identici. Questo traguardo è stato raggiunto applicando le più recenti conoscenze di biologia molecolare e facendo ricorso all’ingegneria genetica. L’ingegneria genetica riguarda le tecniche che, sulla base di progetti mirati al raggiungimento di precise finalità, permettono di modificare il DNA in modo da ottenere un DNA ricombinante, cioè una molecola ottenuta dalla congiunzione di molecole di DNA provenienti da organismi diversi. Gli organismi le cui caratteristiche genetiche sono determinate da molecole di DNA ricombinante sono detti organismi transgenici (figura 1). Questi organismi, nel cui genoma sono stati inseriti geni prelevati da altre specie, sono anche conosciuti come OGM, che sta per organismi geneticamente modificati. figura 1 In una cellula uovo di topo viene introdotto materiale genetico rielaborato con tecniche di ingegneria genetica. Le cellule uovo che hanno tratti di DNA ricombinante si sviluppano in organismi transgenici, che possono presentare nuove caratteristiche genetiche. Gli organismi geneticamente modificati sono organismi in cui è stata introdotta una modificazione genetica tramite tecniche di ingegneria genetica. 1 Mario Rippa - La chimica di Rippa - secondo biennio - Italo Bovolenta editore - 2012 DIDATTICA ATTIVA - Materiali integrativi La tecnologia che porta alla elaborazione del DNA ricombinante può essere accostata a una serie di operazioni di «taglia e incolla» (figura 2). Le principali fasi della produzione di un DNA ricombinante, per esempio quello che contiene un gene per la proteina X, sono: dal batterio. Una volta tagliato il plasmide con gli stessi enzimi di restrizione usati per estrarre il gene, si sfrutta l’azione di specifici enzimi, i DNA ligasi, che svolgono il ruolo di «colla». Grazie all’azione dei DNA ligasi, il gene viene inserito nel plasmide e si ottiene la molecola di DNA ricombinante; • inserimento del plasmide, il vettore costituito da DNA ricombinante, nel cromosoma della cellula batterica. La cellula, raggiunte certe dimensioni, duplica il proprio cromosoma, contenente anche il gene inserito, e poi si divide per formare due cellule identiche. Le successive ripetute e innumerevoli duplicazioni e divisioni generano un clone di cellule tutte uguali, con lo stesso DNA ricombinante; quando i geni introdotti iniziano a esprimere le loro informazioni genetiche, tutte le numerosissime cellule transgeniche producono la proteina X. • isolamento ed estrazione del gene che produce la proteina X, utilizzando particolari enzimi detti enzimi di restrizione. Gli enzimi di restrizione sono «forbici biologiche»: tagliano il DNA in corrispondenza di particolari sequenze di basi azotate e possono separare così i frammenti con il gene di interesse; • inserimento del gene di interesse in una molecola che serve da vettore. Nei batteri i principali vettori per trasportare frammenti di DNA sono i plasmidi, particolari e piccole molecole di DNA, usate solo in casi eccezionali Siti di restrizione Vettore plasmidico Molecola di DNA contenente il frammento da clonare Cromosoma batterico Azione dell’enzima di restrizione Le cellule di Escherichia coli che non hanno incorporato il plasmide non sopravvivono Le cellule di Escherichia coli trasformate sopravvivono Replicazione autonoma dei plasmidi Azione dell’enzima DNA ligasi Plasmide ricombinante I plasmidi ricombinanti sono aggiunti a una coltura di Escherichia coli. Una percentuale molto piccola di batteri effettua la trasformazione e incorpora il plasmide ricombinante. In seguito è aggiunto alla coltura un antibiotico. Replicazione delle cellule figura 2 Un frammento di DNA da clonare è inserito in un plasmide mediante un enzima di restrizione scelto in modo che i siti di restrizione siano presenti tanto nel plasmide quanto nel frammento di DNA. L’azione della DNA ligasi consente poi di ottenere una molecola ricombinante. Alcune cellule batteriche possono portare al proprio interno i plasmidi transgenici posti nel terreno di coltura. Per selezionare le poche cellule trasformate, i plasmidi ricombinanti contengono un gene che fornisce resistenza a un particolare antibiotico. Quando l’antibiotico è aggiunto al terreno di coltura, solo le cellule trasformate sopravvivono e danno origine a un clone di cellule contenente il DNA ricombinante. Colonie di cellule ognuna contenente copie dello stesso plasmide ricombinante 2 Mario Rippa - La chimica di Rippa - secondo biennio - Italo Bovolenta editore - 2012