Verità / 4 - Guardate che nessuno come la chiesa cattolica ha mai difeso la ragione! Provate a leggere fides et ratio di giovanni paolo II. La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. E Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso Questa missione (di cercare la verità), da una parte, rende la comunità credente partecipe dello sforzo comune che l'umanità compie per raggiungere la verità; (2) dall'altra, la obbliga a farsi carico dell'annuncio delle certezze acquisite, pur nella consapevolezza che ogni verità raggiunta è sempre solo una tappa verso quella piena verità che si manifesterà nella rivelazione ultima di Dio La chiesa e il papa fanno l’elogio della ragione! Affermano (a differenza del mondo postmoderno che oggi ha profonda sfiducia nella ragione e crede che essa non possa più arrivare a cogliere la verità, vedi su: il nichilismo) che essa PUO’ arrivare alla verità, anzi è l’organo con cui l’uomo arriva alla verità, per cui è l’organo fondamentale. Però afferma che la verità e la realtà sono più grandi della ragione; afferma che la ragione è usata bene quando accoglie la realtà che è fuori dal nostro cervello, ed è usata male quando vuole creare la realtà (e quindi la deforma). Fides et ratio: I positivi risultati raggiunti non devono, tuttavia, indurre a trascurare il fatto che quella stessa ragione, intenta ad indagare in maniera unilaterale sull'uomo come soggetto, sembra aver dimenticato che questi è pur sempre chiamato ad indirizzarsi verso una verità che lo trascende. Senza il riferimento ad essa, ciascuno resta in balia dell'arbitrio e la sua condizione di persona finisce per essere valutata con criteri pragmatici basati essenzialmente sul dato sperimentale, nell'errata convinzione che tutto deve essere dominato dalla tecnica. E così accaduto che, invece di esprimere al meglio la tensione verso la verità, la ragione sotto il peso di tanto sapere si è curvata su se stessa diventando, giorno dopo giorno, incapace di sollevare lo sguardo verso l'alto per osare di raggiungere la verità dell'essere. La filosofia moderna, dimenticando di orientare la sua indagine sull'essere, ha concentrato la propria ricerca sulla conoscenza umana. Ne sono derivate varie forme di agnosticismo e di relativismo, che hanno portato la ricerca filosofica a smarrirsi nelle sabbie mobili di un generale scetticismo. Di recente, poi, hanno assunto rilievo diverse dottrine che tendono a svalutare perfino quelle verità che l'uomo era certo di aver raggiunte. La legittima pluralità di posizioni ha ceduto il posto ad un indifferenziato pluralismo, fondato sull'assunto che tutte le posizioni si equivalgono: è questo uno dei sintomi più diffusi della sfiducia nella verità che è dato verificare nel contesto contemporaneo. In questo orizzonte, tutto è ridotto a opinione. Con falsa modestia ci si accontenta di verità parziali e provvisorie, senza più tentare di porre domande radicali sul senso e sul fondamento ultimo della vita umana, personale e sociale. Si nota, insomma, una diffusa diffidenza verso gli asserti globali e assoluti, soprattutto da parte di chi ritiene che la verità sia il risultato del consenso e non dell'adeguamento dell'intelletto alla realtà oggettiva. la Chiesa intende riaffermare la necessità della riflessione sulla verità. La ragione resta sempre l’organo che può condurci alla verità. (Oggi il postmoderno è scettico nei confronti della ragione proprio perché nella fase precedente dell’illuminismo essa era stata esaltata al punto di farne la fonte dell’ essere della realtà. Quando l’uomo ha capito che non è così ora è sfiduciato nei confronti della ragione: la “fine della metafisica”. Invece la chiesa è ancora molto molto positiva e guarda sempre di buon occhio anzi ottimo la ragione come l’organo che può condurci alla verità, non creata, però, ma accolta): La fede, dunque, non teme la ragione, ma la ricerca e in essa confida. Come la grazia suppone la natura e la porta a compimento, così la fede suppone e perfeziona la ragione. Quest'ultima, illuminata dalla fede, viene liberata dalle fragilità e dai limiti derivanti dalla disobbedienza del peccato e trova la forza necessaria per elevarsi alla conoscenza del mistero di Dio. La fede, infatti, è in qualche modo « esercizio del pensiero »; la ragione dell'uomo non si annulla né si avvilisce dando l'assenso ai contenuti di fede; questi sono in ogni caso raggiunti con scelta libera e consapevole. (fides et ratio 43) Però la verità si raggiunge solamente credendo in essa, non verificandola, l’uomo deve crederci liberamente. Di fatto noi crediamo a tante cose anche senza accorgerci, viviamo di fede. 31. L'uomo non è fatto per vivere solo. Egli nasce e cresce in una famiglia, per inserirsi più tardi con il suo lavoro nella società. Fin dalla nascita, quindi, si trova immerso in varie tradizioni, dalle quali riceve non soltanto il linguaggio e la formazione culturale, ma anche molteplici verità a cui, quasi istintivamente, crede. La crescita e la maturazione personale, comunque, implicano che queste stesse verità possano essere messe in dubbio e vagliate attraverso la peculiare attività critica del pensiero. Ciò non toglie che, dopo questo passaggio, quelle stesse verità siano « ricuperate » sulla base dell'esperienza che se ne è fatta, o in forza del ragionamento successivo. Nonostante questo, nella vita di un uomo le verità semplicemente credute rimangono molto più numerose di quelle che egli acquisisce mediante la personale verifica. L'uomo, essere che cerca la verità, è dunque anche colui che vive di credenza (aggiungo io che credenza è da intendersi in senso positivo, credere ci fa vivere se no non potremmo vivere, di fatto viviamo credendo) « Ma anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere una vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio, che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero ». - C’è anche un limite alla verità che possiamo raggiungere ora. La verità totale sarà raggiunta solamente nella contemplazione di Dio. Qui siamo sempre in cammino il che non significa però che siamo tutti uguali o che tutto è uguale: c’è infatti chi è più vicino alla verità e chi meno: fides et ratio 83: voglio rivendicare la capacità che l'uomo possiede di conoscere questa dimensione trascendente e metafisica in modo vero e certo, benché imperfetto ed analogico.