Farmacia news | novembre 2016 8 CHE FARE CON I FARMACI MANCANTI? di Pierluigi Altea Per contrastare il fenomeno dei farmaci non disponibili, una complicazione causata dal commercio parallelo che consente a farmacisti e grossisti di vendere all’estero le medicina destinate al mercato italiano, la filiera del farmaco ha aderito a un protocollo ad hoc per affrontare la questione, d’interesse europeo Farmaci indisponibili un problema non solo italiano P Segue dalla prima rima di affrontare il problema dei farmaci non disponibili, è bene fare una precisazione: con questo termine s’intende indicare quei farmaci in commercio, prodotti secondo il fabbisogno italiano, ma di fatto mancanti, da non confondere con i farmaci «carenti», cioè quelli che l’industria, per svariate ragioni, non produce più o produce in quantità insufficiente al fabbisogno, di qui la loro assenza sul mercato. Una distinzione doverosa dato che l’Aifa ha il polso della situazione sui farmaci carenti, ma non su quelli non disponibili perché troppo suscettibili alle variazioni del mercato. A pagare il prezzo di questo fenomeno sono i pazienti, ma anche la farmacia stessa che non riuscendo a soddisfare le richieste dei cittadini perde credibilità, anche agli occhi delle istituzioni. Per questa ragione il problema deve essere affrontato e risolto con il contributo di tutti i soggetti coinvolti, ma anche con l’impiego dei moderni strumenti informatici e di comunicazione che in questo frangente potrebbero dare un contributo rilevante. Gli effetti distorti del libero mercato I farmaci difficili da reperire in farmacia sono di due tipi. «L’Aifa pubblica l’elenco dei farmaci che l’industria segnala come [email protected] 8 prodotti momentaneamente mancanti per problemi di produzione», spiega Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte, «ma il vero dilemma riguarda i farmaci cosiddetti contingentati, cioè quelli che l’industria teoricamente mette a disposizione in quantità sufficiente a coprire il fabbisogno del Servizio sanitario nazionale, ma solo in teoria, perché essendo farmaci oggetto di esportazione, di fatto la quota nazionale risulta insufficiente». Il problema è stato generato dal cosiddetto commercio parallelo. «Sia alcuni grossisti, sia i farmacisti che hanno sfruttato l’opportunità di acquisire la licenza di grossisti, in virtù del decreto legislativo 219/2006», spiega Mana, «hanno colto questa opportunità, perché esportare certi farmaci in determinati Paesi risulta economicamente conveniente». La destinazione prevalente è il Nord Europa, dove questi farmaci sono più costosi, a partire dalla Germania dove è proprio il sistema sanitario a invogliare le farmacie a importare i farmaci dall’estero, perché meno cari di quelli nazionali. «I farmaci in questione sono una cinquantina, difficili da reperire, ma anche da tener sotto controllo», dice Mana, «perché ogni grossista ha la propria lista di farmaci non disponibili. L’industria cerca di tappare le falle mandando i prodotti un po’ qui, un po’ là, a macchia di leopardo per cui quello che magari è mancante in Piemonte, è disponibile in Sicilia e viceversa. Il farmacista, dal canto suo, avendo più Il commercio parallelo, il “peccato originale” Il problema dei farmaci non disponibili è figlio di un principio cardine del mercato moderno, ossia la libera circolazione delle merci, in particolare all’interno dei Paesi dell’Unione Europea. Principio che consente anche all’Italia, in quanto Paese membro dell’UE, di importare ed esportare medicinali per ragioni di necessità o di mera convenienza economica. È proprio questo il caso che spinge grossisti e farmacie autorizzate (in virtù del decreto legislativo 209/2006) a vendere quei farmaci che alcuni Paesi esteri, sempre per necessità o convenienza, richiedono. Rinunciare a questo principio sarebbe sbagliato, ma anche ingiusto farne pagare le conseguenze ai cittadini che del libero mercato dovrebbero avvantaggiarsi, anziché esserne penalizzati. grossisti, cerca di tenersi rifornito, ma non sempre ce la fa, sebbene qualcosa riesca ad acquistare anche direttamente dall’industria che, però, invia solo pochi pezzi per volta. Così, spesso il cittadino è obbligato a cercare il farmaco in diverse farmacie, con gravi disagi». Una situazione dunque difficile che non fa bene neppure al mondo della farmacia, né tanto meno allo Stato che, secondo Mana, prima di promulgare le norme sul commercio parallelo, avrebbe dovuto prevederne le conseguenze. «Certo», ammette il presidente di Federfarma Piemonte, «se fosse possibile avere un prezzo unico in tutta Europa, il problema non ci sarebbe, ma a oggi ogni governo contratta con le industrie un prezzo adeguato I FARMACI PIÙ SEGNALATI Nella classifica dei farmaci maggiormente segnalati a Cittadinanzattiva, dall’inizio di quest’anno a oggi, compaiono: al primo posto un medicinale per il sistema cardiocircolatorio (principio attivo: propafenone cloridrato), al secondo e al quarto posto due farmaci per la cura dell’epilessia (principi attivi: levetiracetaml e lacosamide), mentre al terzo posto si posiziona un medicamento per la cura del morbo di Parkinson (popinirolo cloridrato). 04/11/16 10:56 Questione grave, ma sotto controllo Secondo Andrea Cicconetti, segretario di Federfarma Roma, da tempo impegnato nel trovare una soluzione al problema, il fenomeno dell’indisponibilità dei farmaci soggetti all’esportazione parallela in realtà è diminuito in questi ultimi mesi. «Da un anno e mezzo a questa parte», spiega Cicconetti, «cioè da quando la Regione Lazio, insieme all’Aifa, ha attivato un monitoraggio stretto, cui sono seguiti controlli sul rispetto della normativa, le cose sono migliorate. Federfarma Lazio ha fatto in modo che i dati inviati fossero realmente visionati dalla pubblica amministrazione competente e, fermo restando che l’attività di grossista intermedio e di export parallelo è assolutamente legale, ha controllato che chi facesse questo tipo di attività avesse i requisiti necessari: ciò ha portato a scoprire delle irregolarità, tanto che il fenomeno si è ridimensionato». Al momento non ci sono particolari criticità, se non casi limitati a farmaci di una specifica azienda, fa sapere Cicconetti che tuttavia non sottovaluta il problema. «Abbiamo verificato che i controlli sul rispetto della normativa», dice, «aiutano a ridurre In Europa si studia una soluzione comune Mentre in Italia, per contrastare il fenomeno, l’accordo siglato dalle principali organizzazioni della filiera del farmaco (Federfarma, Farmindustria, Assogenerici, Adf, Federfarma Servizi, Asso-Ram), dal ministero della Salute e dall’Aifa sta trovando ampi consensi tra le Regioni (Regione Lazio, Lombardia, ma anche Friuli Venezia Giulia, Veneto il fenomeno che tuttavia resta legato alle leggi di mercato. Se in Italia un farmaco costa uno e in Germania tre è naturale che ci sia la tendenza a esportare il prodotto per la plusvalenza: per eliminare il fenomeno, dovrebbe esserci il prezzo unico europeo, ma questa è pura utopia. Poi ci sono stati casi anche diversi, dove si è verificato che effettivamente un dato farmaco non era disponibile, non per effetto dell’export parallelo, però, ma per una maggiore richiesta inaspettata sul mercato». e Umbria l’hanno già sottoscritto), in Europa è allo studio una piattaforma “Web-based” che, se gestita e certificata dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, potrebbe consentire di avere finalmente una visione d’insieme del problema carenza e indisponibilità dei farmaci, così da poterlo affrontare con i giusti strumenti e risolverlo. Le proposte di Cittadinanzattiva «Quello dei farmaci non disponibili è uno dei problemi rilevati dai cittadini», fa sapere Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, «portato all’attenzione delle nostre 330 sezioni presenti su tutto il territorio nazionale. È un problema in crescita che inizia ad avere una rilevanza piuttosto importante, come emerge analizzando il nostro ultimo rapporto Pit salute. Nel capitolo dedicato ai farmaci, la Andrea Cicconetti Tonino Aceti voce «farmaci indisponibili» occupa il secondo posto per numerosità di segnalazioni (26,6% sul totale delle segnalazioni riferite al tema «farmaci»). I farmaci più segnalati sono quelli destinati al sistema cardiovascolare, ma anche quelli per la cura dell’epilessia o del morbo di Parkinson. «Come valuto le iniziative messe in campo dall’Aifa? Positivamente», dice Aceti, «perché tracciano una strada, tuttavia, a nostro avviso, bisognerebbe fare di più, prevedere norme più stringenti affinché la disponibilità dei farmaci venga garantita, non solo nei modi corretti, ma anche nei giusti tempi, perché il cittadino ha la necessità di risolvere il problema nell’immediatezza». Anche i moderni strumenti di comunicazione potrebbero venire in aiuto, l’importante è che le soluzioni, sottolinea Aceti, siano condivise con le istituzioni e le associazioni dei cittadini, che garantiscano i diritti inalienabile e siano messe al servizi di tutti. «Non dimentichiamo, però», aggiunge il coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato, «che il problema dell’indisponibilità dei farmaci è presente anche nelle farmacie ospedaliere: in passato abbiamo avuto casi riguardanti alcuni farmaci oncologici». Cosa suggerisce Cittadinanzattiva? «Si dovrebbe realizzare un magazzino virtuale, costituito dalla messa in rete delle scorte presenti nelle singole farmacie ospedaliere», spiega Aceti, «così che qualunque farmacia possa vedere dove è presente quel dato farmaco mancante e recuperarlo velocemente: l’idea di un unico magazzino, seppur virtuale, potrebbe essere utilizzato anche dalle farmacie territoriali. Questa sarebbe un’infrastruttura utile a risolvere il problema o perlomeno a dare una risposta più celere rispetto a quelle trovate sino a oggi, insieme all’altra ipotesi, quella di contrattare con le aziende farmaceutiche e il Ssn la possibilità di prevedere scorte per i farmaci più a rischio di indisponibilità». n 9 Farmacia news | novembre 2016 ed è là dove ci sono differenze eclatanti a innescarsi il mercato parallelo». Secondo Mana, l’accordo sottoscritto dalla filiera del farmaco, per sensibilizzare tutti gli attori coinvolti, non servirà a molto. «Ci vorrebbe qualcosa di diverso, una legge che vietasse alla farmacia che ha acquistato un farmaco di poterlo poi vendere in veste di grossista, così il problema sarebbe risolto. Mercato e farmaco sono due realtà diverse che andrebbero tenute ben distinte, perché la salute è un bene primario garantito dalla Costituzione. In virtù del principio di libero mercato, non possiamo accettare che il paziente sia privato di un farmaco di cui ha necessità: bisogna invece garantirgli il prodotto, ma perché questo avvenga la legge deve fare in modo che il medicinale sia disponibile, non bastano i consigli o le raccomandazioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA Un passo avanti Giancarlo Esperti, direttore di Federfarma Servizi, spiega più nei dettagli il documento d’intesa siglato per monitorare il fenomeno. Un accordo che, anche se non risolutivo, è da considerare una conquista rilevante Il protocollo d’intesa siglato dai principali attori della filiera del farmaco, per contrastare il fenomeno dei farmaci non disponibili, è frutto di un lavoro iniziato un anno e mezzo fa e culminato in questo documento, che non è certo la soluzione al problema, dice Giancarlo Esperti, direttore di Federfarma Servizi, ma rappresenta comunque una conquista rilevante. Dottor Esperti, qual è il punto saliente di questo documento? Riguarda il distributore intermedio, il serbatoio attraverso il quale la farmacia si rifornisce e dove l’industria immette il farmaco: il decreto legislativo 219/2006 (che autorizza anche la farmacia che ne faccia richiesta e ne che abbia le caratteristiche a diventare grossista) stabilisce che questo soggetto ha l’obbligo di tenere in magazzino almeno il 90% dei farmaci autorizzati, principio che abbiamo ribadito nel protocollo come elemento caratterizzante. Questo dovrebbe garantire la pre- [email protected] 9 Giancarlo Esperti senza di tutte le specialità in commercio in tutte le farmacie d’Italia. La dinamica di mercato internazionale di libera circolazione delle merci, compreso il farmaco, permette il parallel trade che condiziona molto la presenza del farmaco sul territorio, con fenomeni distorsivi dovuti alle forti accelerazioni delle attività di import ed export che possono manifestarsi, per questo ci siamo preoccupati di garantire la disponi- bilità del farmaco. In seguito alla ratifica del protocollo è stato creato un gruppo di lavoro con l’obiettivo, sottoscritto da ciascuno secondo le proprie competenze, di monitorare il fenomeno delle indisponibilità. Il gruppo di lavoro sta subendo un’implementazione con l’ingresso di diverse regioni italiane e con una proposta nata dal sottoscritto e da Federfarma servizi: chiedere di fare entrare nel gruppo l’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, a maggior garanzia di tutti. Eppure c’è chi è scettico sugli effetti che potrà avere l’accordo... L’accordo tende a far sì che tutti gli attori della filiera del farmaco si assumano le proprie responsabilità perché si raggiunga in maniera prioritaria l’obiettivo prefissato, cioè che il bisogno del farmaco sia soddisfatto prima in ambito nazionale. Certo, l’accordo non può essere risolutivo, oltretutto il protocollo d’intesa è stato concepito in coerenza con le norme vigenti, cioè non è un tavolo legislativo. Poi, la filiera e noi per primi come Federfarma servizi, stiamo sollecitando l’uscita del decreto ministeriale sulle «Buone norme della distribuzione del farmaco» che dovrebbe essere in attuazione alla direttiva CEE e che è molto più stringente: controllando tutti i momenti della distribuzione sulla qualità, si alzerebbero dei paletti ancora più rigidi rispetto al processo di tracciabilità del farmaco. Tornando al protocollo, nessuno può pensare che l’accordo raggiunto sia risolutivo del problema, se l’Europa applicasse il prezzo unico all’interno della comunità europea questo problema non ci sarebbe più, ma è utopico anche solo pensarlo. Come potrebbe contribuire allora la farmacia alla gestione del problema? Innanzitutto, avendo ben chiara la differenza tra carenza e indisponibilità e di conseguenza effettuando le giuste segnalazioni. La farmacia sta studiando un meccanismo di comunicazione che attraverso dei tabulati messi a disposizione dall’Aifa segnali subito l’indisponibilità di un prodotto, in modo che Federfarma abbia un quadro preciso della situazione. Il paziente può sperare nella collaborazione della rete delle farmacie? Certamente sì, in particolare un grosso contributo può venire dalle farmacie in rete e da quelle aderenti alle cooperative. Certo, più in generale dovremmo essere noi distributori intermedi a cercare, a monte della farmacia, di ottimizzare i nostri magazzini e risolvere il problema. Stiamo provando a fare un passo avanti per attenuare il fenomeno, ma fintanto che ci sarà una differenza così alta di prezzo tra paesi della comunità europea, il problema ci sarà sempre, a meno che non si lavori sul dual price, ma questo è un altro discorso. 04/11/16 10:56