NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI I CORPI DEI SISTEMI PLANETARI LA FASCIA DI ABITABILITA’ NEI SISTEMI PLANETARI ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 DAL DISCO PROTOPLANETARIO AI PLANETESIMI DAI PROTOPIANETI AI PIANETI GASSOSI E ROCCIOSI LA MIGRAZIONE DEI PIANETI CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Un è una regione dello spazio occupata da una stella e dagli astri (soprattutto pianeti) che gravitano intorno ad essa e nella quale la stella stessa esercita una attrazione gravitazionale predominante rispetto a quella delle altre stelle. In prima approssimazione i sistemi planetari sono composti da una o più stelle, pianeti e corpi minori. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 3 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Immanuel Kant Pierre Laplace de Il primo ad intuire che i sistemi planetari derivino da u gioco gravitazionale fu Immanuel Kant nel 1755, teoria avallata dopo 40 anni da Pierre de Laplace che la dimostrò anche scientificamente insieme a Lagrange. La teoria di Laplace non riusciva a giustificare la grande disparità di distribuzione del momento angolare esistente tra il Sole e i pianeti, con questi ultimi che ne detengono circa il 99%. Fu così messa da parte, per poi essere ripresa e affinata fino al modello di Viktor Safronov, chiamato Solar Nebular Disk Model (SNDM), e poi a quello di George Wetherill sull’accrescimento galoppante. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 4 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Senza scendere in dettagli, la conservazione del momento angolare è un fenomeno che possiamo sperimentare facilmente ipotizzando una pattinatrice su ghiaccio che effettua una piroetta: se la pattinatrice allarga le braccia aumenta la propria superficie in rotazione e la velocità di rotazione diminuisce, mentre se porta le braccia adese al corpo la sua velocità aumenta di nuovo perché diminuisce la superficie in rotazione. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 5 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Offset (anni) Evento 0 Stella in sequenza principale 500,000 Planetesimi e protopianeti 1,000,000 Formazione del primo gigante gassoso 2,000,000 Migrazione del primo gigante gassoso 10,000,000 Formazione degli altri giganti gassosi e migrazione 20,000,000 Formazione dei pianeti rocciosi 100,000,000 Riorganizzazione delle orbite planetarie 1,000,000,000 Sistema planetario stabile SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 6 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Abbiamo visto già nella sesta serata come nasce una stella: una nebulosa estesa, per ragioni prevalentemente di disturbo esterno unite a valori di massa e concentrazione in linea o quasi con la Legge di Jeans, inizia a collassare in più punti chiamati PROTOSTELLE. Nebulosa Carena della SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 7 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Da questa protostella, il resto è un gioco di masse: se la massa che collassa è abbastanza da accendere una fusione nucleare dell’idrogeno, allora nasce una nuova stella. Ma tutto il materiale che spiraleggia intorno alla protostella va a formare la stella? Albireo (beta Cigni) Rispetto allo schema di partenza, siamo al tempo zero. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 8 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Disco circumstellare intorno a una stella giovane in M42 La protostella ha NECESSITA’ di disperdere il momento angolare in eccesso nel momento in cui si comprime, quindi deve per forza esserci, fin dalle prime fasi, un disco di materia che gira intorno alla protostella, in grado di tenerne una quantità non indifferente: si tratta del DISCO CIRCUMSTELLARE. Il disco deriva dalla forza centrifuga impressa dall’aumento della velocità di rotazione della stella in contrazione. Visto che questo disco sta ancora acquisendo materiale, si parla di DISCO DI ACCRESCIMENTO. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 9 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Rappresentazione artistica dell’effetto del vento stellare Nel momento in cui la stella si forma, i suoi venti stellari iniziano a soffiare ad una velocità ed intensità tale che il disco circumstellare cessa di crescere per acquisizione di materia in collasso (termina la «fase» di disco di accrescimento) e perde gran parte del materiale della zona più interna, più facilmente raggiunto dal vento stellare. I dischi che restano raggiungono spesso diametri di 1000 U.A. e temperature che variano tra 100 K nelle zone più esterne a circa 1000 K nelle zone più interne. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 10 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Disco protoplanetario intorno a Beta Pictoris Quando la stella inizia la fase T-Tauri, il disco si raffredda e si schiaccia dando vita ai primi addensamenti di materiali nelle zone più interne, con granuli del diametro massimo di 1 micron. Questi addensamenti fanno si che abbia inizio il DISCO PROTOPLANETARIO. La turbolenza del interna al disco comporta un rimescolamento di materiale dall’esterno che fonde i granuli interni con quelli esterni, più ricchi di sostanze organiche, e spezza il disco in più «sottodischi» in grado di poter collassare. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 11 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Laddove il disco circumstellare superi (a quanto sembra) le 0,3 masse solari, i grumi riescono ad addensarsi ma molti restano estranei alla formazione dei pianeti maggiori, dando vita a corpi più piccoli che battezzeremo, in seguito, asteroidi e comete. Nel caso in cui la massa non riesca a dar vita a corpi consistenti, la radiazione stellare o altri fenomeni di fotoevaporazione spazzano via le polveri lasciando intorno alla stella soltanto detriti, o addirittura nulla. Dettaglio Carena della nebulosa SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 12 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 I grani maggiori di un millimetro sono più veloci del gas, che quindi li frena costringendoli ad un’orbita a spirale verso il centro del disco. I grani si riscaldano fino a un determinato punto in cui il ghiaccio che li riveste sublima. Questo punto è chiamato e segna la separazione tra i pianeti rocciosi e quelli di materiale volatile allo Lungo la linea della neve, i grani vengono avvolti da particelle di acqua e accelerano, il stato solido. che li rallenta nella caduta verso la stella. Il processo dà vita quindi a una sorta di intasamento di questa zona, aumentando le possibilità di collisione tra grani che si amalgamano raggiungendo dimensioni anche di qualche centimetro. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 13 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 I granuli continuano ad addensarsi sempre di più dando vita a quello che un giorno sarà un pianeta. A questo stadio, queste aggregazioni di materiale vengono dette . Un planetesimo è la «parte più piccola di un pianeta» derivante da aggregazione gravitazionale di granuli minori. Raggiunta la dimensione di un chilometro, questi planetesimi hanno iniziato ad attrarsi anche tra di loro: i più grandi sono rimasti a scapito dei più piccoli che sono stati inglobati oppure espulsi verso le zone più esterne del sistema planetario in formazione. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 14 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 : per un periodo compreso tra 10.000 e 100.000 anni i planetesimi continuano a crescere di dimensione con un tasso elevatissimo, dipendente da massa e raggio. Maggiore è un planetesimo e più rapidamente questo cresce di dimensione. Al termine del periodo, i corpi maggiori hanno ormai diametri superiori ai 1.000 chilometri e il processo rallenta perché anche questi corpi maggiori iniziano a disturbarsi gravitazionalmente. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 15 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 : negli strati più interni del Sistema Planetario in formazione restano poche centinaia di corpi grandi («oligarchi») che continuano ad accrescersi ad un tasso dipendente dalla massa in maniera inversa. Questi corpi sono separati da dischi di planetesimi, e continuano a fondersi con questi ultimi ma capita a volte che si fondano anche tra di loro. Ciò che resta è un centinaio di corpi delle dimensioni comprese tra quella della Luna e quella di Marte. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 16 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Si giunge così a questi corpi dominanti, chiamati . Alcuni planetesimi sono riusciti a sfuggire alle collisioni e possono essere catturati gravitazionalmente dai corpi più grandi, come ad esempio è accaduto alle lune di Marte, Phobos e Deimos. E’ chiaro che trovare e studiare questi corpi equivale a studiare la composizione di un sistema planetario durante le sue prime fasi di vita. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 17 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 : Oltre la Frost Line : I modelli non spiegano come si possano acquisire 10 Masse Terrestri a 5 UA di distanza e in 10 milioni di anni. Si tira in ballo la migrazione dei pianeti. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 18 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 (1) Entro la Frost Line si formano granuli di polvere rocciosa che poi danno vita a planetesimi rocciosi. (2) Accrescimento galoppante e crescita oligarchica portano a protopianeti con massa pari a circa 0,1 masse terrestri (come Marte) che iniziano a (3) perturbarsi vicendevolmente dando vita a orbite caotiche e alla fase del «Merger Stage». (4) Da questa fase i planetesimi minori vengono espulsi o collidono dando vita, entro 100 milioni di anni, a pianeti rocciosi di massa terrestre in numero da 2 a 5. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 19 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 : coinvolge i pianeti rocciosi all’interno della Frost Line e determina una perdita di momento angolare a vantaggio del disco residuo, quindi i pianeti si avvicinano alla stella madre. : coinvolge i pianeti gassosi, che aprono lacune nel disco in grado di arrestare la migrazione di tipo I. Il materiale del disco affluisce nelle lacune facendo perdere il momento angolare e quindi causando un avvicinamento dei pianeti e delle lacune. Spesso i pianeti entrano nella Frost Line, e da qui hanno origine gli «hot Jupiter». SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 20 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le migrazioni hanno determinato: 1. acquisizione di massa ulteriore da parte dei pianeti maggiori durante il passaggio vicino ad altri planetesimi e nelle altre zone del disco; 2. espulsione dal disco di alcuni planetesimi o protopianeti minori a causa della fionda gravitazionale; 3. Acquisizione di satelliti da parte dei pianeti maggiori; 4. Stabilizzazione del sistema SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – NASCITA DEI SISTEMI PLANETARI 21 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 PIANETI SATELLITI ASTEROIDI COMETE NANOPIANETI CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Stella/e, pianeti, corpi minori (nanopianeti, comete, asteroidi, satelliti, meteoroidi) SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – CORPI DEI SISTEMI PLANETARI 23 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 I pianeti sono corpi celesti, (1) orbitanti attorno ad una stella (senza esserlo essi stessi), (2) la cui massa è sufficiente a conferirgli una forma sferoidale e (3) la cui fascia orbitale è priva di eventuali corpi di dimensioni confrontabili o superiori. Definizione IAU 24/08/2006 che declassò Plutone da pianeta a pianeta nano Se orbitano intorno a stelle diverse dal sole sono detti esopianeti. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – CORPI DEI SISTEMI PLANETARI 24 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 L’orbita totalmente diversa rispetto agli altri otto pianeti ma soprattutto il fatto di incrociare l’orbita di Nettuno e di avere migliaia di altri oggetti simili a lui fece sì che Plutone venisse declassato a pianeta nano. Non senza polemiche americane… SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – CORPI DEI SISTEMI PLANETARI 25 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 I pianeti nani sono corpi celesti, orbitanti intorno ad una stella e caratterizzata da una massa sufficiente a conferir loro una forma sferoidale ma che, a differenza dei pianeti veri e propri, non sono stati in grado di ripulire la propria fascia orbitale da altri oggetti di dimensioni non trascurabili. I plutoidi, istituiti dalla UAI l’11 giugno 2008 e relativi al Sistema Solare, sono i pianeti nani la cui orbita è prevalentemente oltre l'orbita di Nettuno SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – CORPI DEI SISTEMI PLANETARI 26 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 I satelliti naturali sono i corpi celesti non stellari che orbitano intorno ad un altro corpo celeste che non sia una stella. Possono quindi anche essere galassie satellite, ma non ne parliamo in questa sede. : 1. Cattura gravitazionale 2. Impatti più o meno grandi Una curiosità: i satelliti mostrano molto spesso la stessa faccia al loro pianeta di origine a testimoniare una risonanza orbitale maturata nel tempo. Ci sono eccezioni rappresentate da moti totalmente caotici. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – CORPI DEI SISTEMI PLANETARI 27 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Un asteroide è un corpo roccioso di forma irregolare, non più grande di 1000 Km di diametro ma che in genere non supera i 100 Km di diametro. Il limite inferiore invece è indicato in poche decine di metri. 1. Gli asteroidi sono ciò che rimane dalla distruzione di un pianeta; 2. Sono pianeti mai formati: è la tesi più accreditata e proprio per questo studiare gli asteroidi vuol dire studiare gli oggetti più antichi di un sistema planetario. 1. CARBONACEI C; 2. SILICEI S; 3. METALLICI M SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – CORPI DEI SISTEMI PLANETARI 28 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le comete sono corpi di diametro variabile da qualche chilometro a decine di chilometri, formati da ghiaccio, silicati e grafite. Il ghiaccio è dovuto al fatto che occupano, generalmente, fasce lontanissime dalla stella centrale e di conseguenza molto fredde. Sono composte da un nucleo, una chioma (o coma) e da una coda apparente (o più code). Le comete si avvicinano, periodicamente o meno, alla stella centrale sublimando e Più numerosi sono i passaggi, e vicini, nei pressirilasciando della stella maggiore è il ghiaccio la efamosa e visibile coda. che sublima, quindi la fine delle comete è segnata dalla disgregazione in passaggi troppo ravvicinati alla stella oppure dall’esaurimento del ghiaccio da sublimare. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – CORPI DEI SISTEMI PLANETARI 29 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Un meteoroide è un corpo di dimensioni più o meno piccole, presente lungo l’orbita di un pianeta o comunque nel suo spazio gravitazionale. La maggior parte è formata da schegge di asteroidi oppure da resti di code cometarie che hanno attraversato il piano orbitale di uno o più pianeti. Secondo l'astronomia moderna, in pratica, un meteoroide è un frammento roccioso o metallico relativamente piccolo dei residui rimasti della condensazione della nebulosa da cui si formò il Sistema Solare. Le dimensioni, stabilite nel 1961 dall'Unione Astronomica Internazionale, sono comprese tra 10-9 e 107 Kg, in pratica tra un granello di sabbia ed un masso comune. Se il meteoroide entra nell’atmosfera di un pianeta dà vita ad una meteora e, se recuperato sulla superficie di un pianeta, ad un meteorite. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – CORPI DEI SISTEMI PLANETARI 30 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 DOVE CERCARE LA VITA CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Un ambiente abitabile è un luogo in cui la vita, come noi la conosciamo, può nascere e svilupparsi. Alcune condizioni essenziali sono: 1. Acqua e situazione superficiale; 2. Presenza di fonti di energia; 3. Protezione da radiazione ionizzante Alcune condizioni sono dovute alla stella, altre alle orbite planetarie, altre al sistema planetario in sé ed altre ancora al singolo pianeta. Il primo elemento da tenere in considerazionie è la , che dipende dalla radiazione ricevuta dalla stella e da quella ritenuta dal pianeta per effetto-serra, nonché dal calore interno del pianeta. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – LA FASCIA DI ABITABILITA’ 32 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Conosciamo il comportamento dell'acqua in superficie. Ora, se ipotizziamo un sistema planetario simile al nostro, con una stella comparabile al Sole, possiamo determinare facilmente il range di distanza che può avere un pianeta comparabile alla Terra per struttura e atmosfera affinché possa presentare acqua liquida, visto che sappiamo calcolare la temperatura superficiale del pianeta stesso. L'intervallo di distanze compreso tra la distanza minima e quella massima è chiamato (LWHZ - Liquid Water Habitable Zone). Ad influire sulle condizioni climatiche, e quindi sulla fondamentale temperatura superficiale, concorrono moltissimi parametri, soprattutto climatici, propri del pianeta, e propri della stella (temperatura, dimensione, ecc). SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – LA FASCIA DI ABITABILITA’ 33 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 La fascia di abitabilità dipende, astronomicamente, dalla stella-madre: 1. Temperatura: maggiore è la radiazione e maggiore è la distanza della fascia (al quadrato) 2. Dimensione: maggiore è il diametro stellare e maggiore è la distanza della fascia (lineare) La linea punteggiata indica una copertura nuvolosa dello 0% mentre quella tratteggiata indica una copertura del 100%. Le scritte in alto rappresentano la classe spettrale delle stelle ed il tempo di permanenza nella sequenza principale, espresso in miliardi di anni. Sull'asse orizzontale c'è la luminosità rispetto alla luminosità solare, mentre sull'asse verticale c'è la distanza rispetto alla distanza Terra-Sole. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – LA FASCIA DI ABITABILITA’ 34 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 La fascia di abitabilità dipende, astronomicamente, dal pianeta: 1. Atmosfera: da questa dipende la pressione per il mantenimento dell’acqua liquida e l’effetto-serra per la temperatura. 2. Massa e raggio: servono a trattenere l’atmosfera 3. Nucleo metallico fuso in rotazione: genera un campo magnetico che devia le particelle cariche dall’atmosfera e le indirizza ai poli.: 4. Oceani: servono a mitigare le escursioni climatiche; 5. Ghiacci: servono a riflettere parte della radiazione. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – LA FASCIA DI ABITABILITA’ 35 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 La fascia di abitabilità dipende, astronomicamente, dal pianeta: 1. Calore geotermico derivante da decadimento radioattivo 2. Calore geotermico derivante dalle forze mareali SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – LA FASCIA DI ABITABILITA’ 36 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Innanzitutto la stella deve essere stabile: se aumenta la radiazione incidente aumenta la temperatura, quindi l’evaporazione e l’effetto serra e il pianeta diventa incandescente. Se diminuisce la radiazione, invece, aumentano ghiacci e neve e quindi l’albedo: il pianeta riflette più luce e si raffredda sempre di più. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – LA FASCIA DI ABITABILITA’ 37 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Anche l’orbita planetaria dovrebbe ricadere completamente all’interno della fascia di abitabilità al fine di sviluppare una vita evoluta superficiale, visto che altrimenti ci sarebbero troppe variazioni di temperatura. Questo, secondo uno studio di settembre 2012, sembra invece non essere necessario per la vita sub-superficiale, che come sulla Terra potrebbe avere natura di vita estremofila. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – LA FASCIA DI ABITABILITA’ 38 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 METODI DI SCOPERTA DEGLI ESOPIANETI ALCUNI SISTEMI PLANETARI INTERESSANTI CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Al 5 ottobre: confermati 839 esopianeti suddivisi in 662 sistemi planetari dei quali 125 sono multipli (exoplanet.org) SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 40 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 I pianeti sono stati finora scoperti attraverso differenti tecniche, delle quali le principali sono: SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 41 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Fino al termine del 2008 nessun pianeta extra-solare era stato visto orbitare intorno alla sua stella. Il primo è stato Fomalhaut b, intorno alla giovanissima e brillantissima stella Fomalhaut nella costellazione del Pesce Australe. Gli esopianeti fotografati sono ben quattro a fine 2008: uno intorno a Fomalhaut e tre intorno alla stella HR8799 nella costellazione di Pegaso. Ad oggi sono ben 31! Immortalare pianeti intorno a una stella di classe A, brillantissima, è possibile solo per le grandi dimensioni del disco. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 42 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 La presenza di un pianeta nei paraggi della stella comporta la presenza di un campo gravitazionale che altera il movimento della stella stessa. L'analisi spettrografica della stella mostrerà, quindi, delle variazioni di effetto Doppler (o di redshift) che consentiranno la stima della massa del pianeta e del suo periodo orbitale. Effetti osservabili, però, saranno presenti soltanto in caso di pianeti giganti in orbita stretta. Se qualcuno osservasse il Sole da fuori il Sistema Solare ed il suo unico pianeta fosse Mercurio, di certo non si accorgerebbe di nulla. Con il metodo delle velocità radiali nel 1995 fu scoperto il primo esopianeta, 51 Pegasi. Gli esopianeti successivi sono stati trovati per la maggior parte con questo metodo. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 43 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Il metodo consiste nel misurare precisamente la posizione di una stella e nell'osservare quanto essa cambia nel tempo a causa dell'interazione gravitazionale con un oggetto compagno. Dato che il cambio di posizione è piccolissimo, soltanto recentemente (giugno 2009, con pubblicazione su The Astrophysical Journal di Luglio 2009) è stato possibile identificare tramite astrometria un pianeta extrasolare e per lungo tempo questo metodo è rimasto da parte. A differenza delle velocità radiali, in pratica, non si guarda lo spettro ma la posizione della stella rispetto alle altre. Il pianeta è stato scoperto in orbita intorno ad una stella nana ultrafredda, ha massa pari a 6,4 Mj (Jupiter Mass), con periodo orbitale di 0,744 anni intorno alla stella VB10 (van Biesbroeck 1944), vicina alla massa limite inferiore per una stella. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 44 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Se un pianeta passa davanti ad una stella ne oscura il disco per una frazione temporale che è pari al quadrato del rapporto tra i raggi dei due corpi celesti. In pratica si osserva la curva di luce della stella, e laddove questa sia più luminosa il calcolo è ancora più facile. Anche stavolta, ovviamente, i risultati migliori si hanno nei casi di pianeti giganti in orbita stretta. Il grande vantaggio è dato dal fatto che, studiando l'oscuramento del disco stellare, si riesce a capire anche il raggio del pianeta e l'inclinazione dell'orbita rispetto Il primo pianeta ad essere stato scoperto grazie al metodo dei transiti è stato, nel all'eclittica. 1999, HD209458. Una informazione in più: durante il transito è possibile anche capire la composizione chimica del pianeta visto che gli spettri si sommano. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 45 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 In determinate circostanze un pianeta di grandi dimensioni distorcerebbe il raggio di luce emesso da una stella (facendone aumentare quasi impercettibilmente la luminosità), ed in tal caso sarebbe possibile individuare più semplicemente anche i pianeti terrestri. Nella nostra Galassia è stimato che un evento del genere potrebbe verificarsi con una probabilità di uno su un milione per ciascuna stella, visto che occorre un allineamento perfetto tra stella, pianeta e In realtà di lenti gravitazionali, grazie agli Terra. strumenti oggi utilizzabili, ne sono state scoperte a migliaia ma non si ha la prova di una combinazione stella-pianeta, quindi ad oggi nessun esopianeta è stato scoperto con questo metodo. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 46 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 A volte, scoperto un pianeta, è possibile determinare la presenza di un altro pianeta che esercita un effetto gravitazionale sul primo. Se conosciamo il tempo di rivoluzione del primo, può accadere che a volte passi dopo e a volte passi prima rispetto a quanto preventivato, il che è dovuto alla presenza di un altro pianeta che a volte trattiene il primo pianeta (se si trova dietro) ed a volte lo accelera (se si trova davanti). In base a questi disturbi gravitazionali sono stati scoperti Nettuno, nel nostro sistema, ed un pianeta nella Lira nel 2011, ad esempio. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 47 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Pianeta Massa Periodo Semiasse Maggiore Eccentricità Discovery HD 114762 b 10.98 83.9151 0.353 0.3354 1989 PSR 1257 12 b 7e-05 25.262 0.19 — 1992 PSR 1257 12 c 0.013 66.5419 0.36 0.0186 1992 PSR 1257 12 d 0.012 98.2114 0.46 0.0252 1992 PSR B1620-26 b 2.5 36525.0 23.0 — 1994 SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 48 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 51 Pegasi è una nana gialla di tipo spettrale G2,5IV distante dica 48 anni luce da noi, nella costellazione di Pegaso. Raggio medio 1,3 raggi solari, massa 1,04 masse solari, temperatura 5,600 K e luminosità di circa 1,30 luminosità solari. Il pianeta 51 Pegasi b è stato il primo esopianeta scoperto intorno ad una stella simile al Sole, nel 1995, grazie al metodo delle velocità radiali. Distanza media dalla sua stella di 0,0527 UA, percorsa in circa 4,23 giorni. La massa è di circa 0,45 masse gioviane. Si tratta di un gioviano caldo. In base a questi disturbi gravitazionali sono stati scoperti Nettuno, nel nostro sistema, ed un pianeta nella Lira nel 2011, ad esempio. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 49 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 55 Cancri è una stella doppia di classe G8-V a 41 anni luce da noi, nel Cancro, accompagnata da una nana rossa. Presenta 5 pianeti gassosi, dei quali 55 Cancri f si trova in fascia di abitabilità. Pianeta Massa Periodo orbitale Sem. Maggiore Eccentricità Scoperta e 0.027 Mj 0,74 giorni 0.0156 UA 0.57 2004 b > 0,824 ± 0,007 MJ 14,65162 ± 0,0007 giorni 0,115 UA 0,014 1996 c > 0,169 ± 0,008 MJ 43,93 ± 0,021 giorni 0,240 UA 0,086 2002 f > 0,144 ± 0,04 MJ 260 ± 1,1 giorni 0,781 UA 0,2 2007 d >3,835 ± 0,08 MJ 5218 ± 230 giorni 5,77 UA 0,025 2002 SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 50 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Pianeta Tipo Massa Periodo orb. Sem. maggiore E Super Terra ≥1,7 M⊕ 3,14867 giorni 0,0284533 UA B Gig. Gassoso ≥15,65 M⊕ 5,36841 giorni 0,0406163 UA C Super Terra ≥5,36 M⊕ 12,9191 giorni 0,072993 UA g (tbc) Super Terra ≥3,1 M⊕ 36,562 giorni 0,14601 UA D Super Terra ≥5,6 M⊕ 66,87 giorni 0,21847 UA f (tbc) Super Terra ≥7 M⊕ 433 giorni 0,758 UA Nana rossa di classe M3 V a 20 anni luce da noi, nella Bilancia. SERATA n° 10 – I SISTEMI PLANETARI – ESOPIANETI E TECNICHE DI SCOPERTA 51 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 VIA LATTEA E SISTEMA SOLARE