L’ETA’ MODERNA / Francesco L’ETA’ Benigno. MODERNA . (Cap. I / X). By Rot. 1 (Cap. I / X). di Francesco Benigno. 1. Il sogno dell’impero, la realtà di monarchie e repubbliche. L’analisi delle vicende storiche dell’Europa all’inizio della prima età moderna non può prescindere da una attenta valutazione dei principali attori politici e dai quadri di riferimento ideali in cui si muovono. Occorre partire dal ruolo dell’impero e dall’idea della monarchia universale per comprendere una situazione politico/territoriale complessa. All’inizio del XVI secolo, Carlo V d’Asburgo, in seguito a varie eredità, riunisce sotto di se un enorme insieme di possedimenti ( domini d’Asburgo – attuale Austria -, Franca Contea, Paesi Bassi, Castiglia, Aragona, regno di Sicilia Napoli e Sardegna, gran parte dell’attuale Germania e Boemia), sembra quindi realizzarsi la rinascita del Sacro Romano Impero in cui l’imperatore rappresentava un onnipotente esecutore della volontà divina in terra. Già nei secoli precedenti l’impero romano era stato considerato un modello da imitare; Carlo Magno, con l’appoggio di Leone III, tra il’VIII e IX secolo, aveva tentato di far rinasce quell’antica istituzione universale. Carlo V , quale nuovo Carlo Magno, possiede teoricamente risorse economiche e forze in grado di far rinascere quel progetto, ma ben presto la complessità politica europea dimostra che quel sogno è irrealizzabile. Alla morte di Carlo V il regno viene diviso fra il figlio; a Filippo II: Castiglia ed Aragona, al fratello Ferdinando: Austria, Boemia ed Ungheria. E con questa divisione muore il progetto di un unico impero cristiano europeo. 1.1 Le nuove monarchie… All’inizio dell’età moderna le monarchie dispiegano la loro autorità su territori di ampie dimensioni attraverso strutture burocratiche incaricate del controllo della vita civile e religiosa, dell’amministrazione della giustizia e della riscossione delle tasse. Precedentemente i sovrani erano visti come severi detentori della virtù della giustizia che, a somiglianza di Dio, punivano e premiavano raddrizzando torti e ricompensando meriti, unica autorità terrena in grado di riportare un’armonia sociale. Tra i Quattro e Cinquecento i sovrani aumentano le loro capacità di controllo di vasti possedimenti territoriali con conseguante aumento della capacità di prelievo fiscale. Con queste maggiori entrate le corone riescono a finanziare apparati burocratici stabili e soprattutto eserciti e flotte sempre più potenti. Questo accresciuto potere dei sovrani permetterà loro di liberarsi di ogni struttura di potere che li minacci; si pensi ai feudatari che erano abituati a considerarsi «quasi pari al re» , o alle città autonome che si autogovernavano e pretendevano una sostanziale indipendenza. Il secondo effetto della crescita del potere del re fu quello di considerare la propria sovranità come direttamente voluta da Dio e quindi non riconoscendo più alcun potere temporale come superiore al suo, né la teorica supremazia imperiale, né quella spirituale del papato. I sovrani pretesero un ruolo decisivo nella nomina di vescovi e abati, sino a giungere alla separazione dalla Chiesa di Roma – Riforma. Protestante.Inoltre l’irrobustimento delle monarchie si legano con il primo formarsi di identità protonazionale contribuendo alla nascita e sviluppo di tradizioni/costumi comuni. Lo storico svizzero Jacob Burckhardt afferma che i processi di accentramento politico delle «nuove» monarchie hanno le loro radici nella cultura rinascimentale. Nel novecento agli storici la creazione di un entità superiore quale la monarchia è parsa il presupposto necessario per l’affermarsi di un progressivo principio di tendenziale uguaglianza dei sudditi. 1 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 2 Tuttavia, in tempi più recenti si è affermato che le varie esperienze monarchiche europee – a parte la Francia – non hanno portato ad un superamento dei particolarismi amministrativi, culturale e politici in quanto i vari sovrani si limitarono ad accumulare vari possedimenti e territori senza portare ad un’effettiva fusione delle varie unità politiche, giuridiche ed amministrative. Lo storico inglese J. Elliott parla a questo proposito di «monarchie composite» . La prima e più importante monarchia sulla scena europea è quella di Francia, erede del regno franco e retta dalla monarchia dei Valois che nella lunga guerra contro l’Inghilterra – guerra dei Cent’anni 1337/1453 - riuscì a cementare l’unità del regno nella difesa dalle pretese di dominio inglese. Il re Luigi XI di Valois (1451/83) proseguirà questo processo di aggregazione annettendo al regno di Francia le regioni dell’Angiò e della Provenza. Infine suo figlio, Carlo VIII (1483/98) completerà questo processo di espansione sposando Anna di Bretagna, erede di quel territorio. Questo processo di aggregazione e sostenuto da un rafforzamento dell’esercito, dall’imposizione di nuove tasse, da un crescente controllo sulla Chiesa francese e dalla creazione di una amministrazione e di apparati giudiziari stabili ed efficienti. I successori di Carlo VIII, nella prima metà del 1500, si trovarono ad operare in un contesto internazionale mutato dovendo agire per limitare la potenza degli Asburgo. In Inghilterra, dopo la sconfitta nella guerra dei Cent’anni, vi furono una serie di conflitti intestini fra le casate contrapposte degli York e dei Lancaster che si contendeva il diritto alla successione al trono inglese,- guerra delle Due Rose 1455/85. Soltanto con Enrico VII, (1485/1509) erede dei Lancaster e marito di Anna di York, la monarchia inglese ritrova la sua capacità di azione politica riorganizzando il sistema fiscale, istituendo un tribunale di diretta dipendenza regia, e favorendo con una potente flotta militare, una notevole espansione commerciale e marina. Successivamente Enrico VIII (1509/47) separerà la Chiesa d’Inghilterra da Roma, dando vita alla Chiesa anglicana, posta sotto lo stretto controllo della corona. In Portogallo, la dinastia degli Avis, tra i Quattro e Cinquecento, darà il via all’esplorazione, per scopi commerciali, della costa atlantica africana creando basi lungo le coste e sviluppando una rete marittima di scambi Europa/Africa. Gli altri stati iberici, a seguito del matrimonio di Ferdinando II d’Aragona con Isabella di Castiglia, si uniscono mantenendo però leggi ed istituzioni distinte. Ferdinando ed Isabella (i re cattolici) creano un potente esercito comune per condurre a termine il processo di riconquista della Castiglia meridionale ancora sotto i dominio arabo/mussulmano. Dopo la conquista di Granada -1492- i re cattolici si trovano a governare una popolazione composta anche da ebrei e mussulmani. Grazie alla creazione nel 1478 di uno speciale tribunale ecclesiastico – Inquisizione spagnola riusciranno ad imporre, con la forza, l’uniformità religiosa cristiana. Nel 1492 vengono espulsi gli ebrei, poi si cerca di convertire al cattolicesimo la popolazione di fede mussulmana. Si giunge sino all’idea razzista della cosiddetta purezza di sangue cristiana dall’assenza di antenati di religione ebraica e mussulmana Solo dopo l’acquisizione del regno di Navarra si incomincia a parlare di Spagna. 1.2 … e le «vecchie» realtà. La crescita delle «nuove» monarchie – Francia/Inghilterra/Spagna – avviene in un continente caratterizzato da un minor tasso di innovazione istituzionale, una variegata galassia composta da regni, principati indipendenti, città autonome, repubbliche. L’universo delle organizzazioni statali appare frammentato e multiforme, una realtà sfrangiata e complessa, un puzzle. In questo periodo la Germania, formalmente sotto la sovranità del Sacro romano impero, si presenta come una confederazione di entità territoriali e politiche diverse: piccole città Stato affiancate da grandi principati laici ed ecclesiastici. 2 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 3 Due le principali differenze tra l’impero e le «nuove» monarchie: - il carattere elettivo e non ereditario del titolo imperiale – l’imperatore viene eletto – - l’esistenza in tutto il territorio dell’impero di poteri autonomi, solo formalmente soggetti all’autorità imperiale, ma in sostanza svincolati dal suo potere. Di fatto l’imperatore è sempre più una entità formale con limitati poteri reali. Ma la forza del «nuovo» modello regio si fa sentire anche nelle terre dell’impero. La carica imperiale da elettivo diventa quasi - ereditaria ; dal 1438 l’imperatore vien eletto fra i membri di una sola dinastia: Asburgo. Questo, unito ad una accorta politica di alleanze matrimoniali, creano un forte blocco territoriale nell’Europa centro-orientale capace di arginare l’impero ottomano ad oriente ed il peso politico/economico della repubblica di Venezia. Ma anche i sovrani della Russia pretendono di essere i legittimi eredi dell’impero romano affermando che la loro sovranità deriva dall’impero romano d’Oriente, sopravvissuto a lungo dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente – 476 - . A Costantinopoli, ribattezzata Istanbul si sono insediati sultani ottomani che governano sul mediterraneo orientale e sui Balcani; l’impero ottomano è di fede mussulmana, ma tollera sudditi di religioni diversa. Però sia l’impero ottomano, sia quello russo, hanno grande difficoltà a governare grandi estensioni territoriali molto diversificate, istituzioni e tradizioni differenti, lingue, culture e fedi religiose diverse. Molti regni, nell’Europa orientale e settentrionale, continuano a mantenere caratteristiche diverse dalle «nuove monarchie». In Polonia la monarchie non riesce a divenire ereditaria, rimanendo elettiva e quindi più debole e condizionata. Molti signori europei, alla guida di Stati medio/piccoli, non possono manco fregiarsi del titolo di re. In Italia vi sono una varietà di entità politiche diverse: città indipendenti che si reggono in forma di repubbliche eredi dei liberi comuni medievali. Le più importanti repubbliche sono: Venezia che ha costruito un ampio impero commerciale e si è espansa territorialmente in parte del Veneto, della Lombardia e del Friuli; Firenze che aveva dato vita ad uno Stato di dimensioni regionali. Genova che aveva creato una serie di basi commerciali sparse nel mediterraneo. In Svizzera i cantoni – piccole repubbliche – si sono unite in una confederazione -1499 – che si occupa essenzialmente della politica estera comune. Però la repubblica viene considerata una forma di governo adatta solo a comunità cittadine o Stati di piccole dimensioni in quando esempio di democrazia diretta difficilmente applicabile in governi di grandi Stati. 1.3 Le guerre d’Italia. Dal 1494 al 1554, l’Italia divenne un vero e proprio campo di battaglia dimostrando quanto fosse più potente ed attuale il modello delle «nuove monarchie» rispetto alle precedenti istituzioni statali. Questo momento è stato definito come lo sciagurato periodo del dominio straniero, della perdita della cosiddetta «libertà d’Italia». In realtà queste possono essere considerate le prime vere guerre europee perché l’Italia non era solo una delle nazioni più colte e ricche dell’epoca, ma era anche la sede della massima autorità spirituale del mondo cristiano: il papa. Chi avesse dominato la penisola avrebbe di conseguenza avuto l’egemonia sull’intero continente. Alla fine del Quattrocento l’Italia risulta divisa in numerosi stati medio/piccoli, incapaci di assoggettarne altri, ma capaci di opporsi ad essere assorbiti dagli altri. -Il ducato di Savoia, la repubblica di Genova, il ducato di Milano, la repubblica di Venezia, la signoria di Firenze, lo Stato della Chiesa, il Regno di Napoli. Con la pace di Lodi (1454) i maggiori stati della penisola aveva siglato un accordo che mirava al rispetto del principio di equilibrio, dello status quo esistente. Nondimeno nel 1494, il re di Francia, Carlo VIII, scende in Italia con l’intento di acquisire il regno di Napoli che egli rivendica in quanto erede della estinta casata degli Angiò. 3 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 4 Nel 1495 Napoli viene occupata senza che vi sia alcuna resistenza contro il potente esercito francese, successivamente il pontefice Alessandro VI promuove un’alleanza antifrancese Venezia/Milano/Imperatore/Re cattolici- che costringe Carlo VIII a ritirarsi. La spedizione francese evidenza comunque l’instabilità e debolezza della realtà italiana dovuti ai contrasti fra i potentati locali accentuata anche dallo spregiudicato papa Alessandro VI il quale mira ad istituire nella Stato della Chiesa una vera e propria dinastia a favore del figlio Cesare. A Firenze intanto dopo la morte di Lorenzo il Magnifico, il potere dei Medici viene rovesciato da una rivolta di impronta repubblicana. Successivamente Girolamo Savonarola, predicando un ritorno allo spirito del vangelo e alla purificazione dai peccati della Chiesa corrotta, riesce ad influenzare il governo repubblicano della città spingendola ad allearsi con la Francia. Alessandro VI scomunica Savonarola che privo di appoggi viene condannato al rogo nel 1498. In un secondo tempo, nel 1512, le forze ispanopontifice travolgono la repubblica fiorentina e ristabiliscono la signoria dei Medici. Nel 1499, il nuovo re di Francia, Luigi XII, si accorda con Ferdinando il Cattolico per spartirsi il Regno di Napoli; ma poi scoppia di nuovo la guerra fra i due che viene vinta dagli spagnoli. Intanto il papa Giulio II tenta di salvaguardare il potere temporale della Santa Sede minacciato dalla repubblica di Venezia in Romagna; dapprima con l’imperatore Massimiliano e Ferdinando il Cattolico da vita alla lega di Cambrai, ma poi con la cosiddetta Lega Santa costituisce una alleanza per scacciare i francesi dell’Italia. Nel 1513 Luigi XII è costretto ad abbandonare la penisola. Nel 1515, il nuovo re francese, Francesco I, torna in Italia per conquistare Milano; con il trattato di Noyon, Milano viene assegnato alla Francia e Napoli alla Spagna. Nel 1521 Carlo d’Asburgo, divenuto imperatore con il nome d Carlo V, muove nuovamente guerra alla Francia sconfiggendola nella battaglia di Pavia, 1525, il re francese, Francesco I, rinuncia ad ogni pretesa sull’Italia. A questo punto papa Clemente VII (1523/34) opera un rovesciamento delle alleanze e da vita ad una lega anti ispanica con Francia/Venezia/Milano /Genova/Firenze. L’esercito di Carlo V torna in Italia e riesce ad occupare Roma; i suoi mercenari tedeschi -lanzichenecchi- saccheggiano la città eterna. L’orrore e lo sconcerto per il sacco di Roma alimenta ansie apocalittiche e di fatto suggella l’egemonia spagnola sull’Italia. Ma il conflitto franco-asburgico per il controllo della penisola non è ancora concluso – nuove campagne militari nel 1535-37 e 1542/44. – solo nel 1559 i francesi vengono definitivamente espulsi dall’Italia che finisce sotto l’egemonia politica spagnola. 1.4 Il sogno infranto. Solo nel 1530, con la trionfale incoronazione da parte di Clemente VII, Carlo V, eletto imperatore nel 1519, ottiene il decisivo riconoscimento del suo ruolo solo grazie alla potenza dei suoi eserciti temuti in tutta Europa. Egli era riuscito a farsi nominare elargendo ai grandi elettori una somma maggiore di quella di Francesco. Ma governare su così vasti ed eterogenei territori risulta un’impresa molto ardua. In Spagna la sua ascesa suscita timori e resistenze e viene contrastata sino a dar vita ad una divisione politica che degenera in una guerra civile vinta però dai lealisti. A questo punto Carlo V sembra in grado di dar vita ad un impero europeo che si richiami al modello della Roma imperiale e all’impero carolingio medioevale. Tuttavia diversi fattori minano alla base questo sogno. - Il primo: l’espansionismo ottomano nel mediterraneo che grazie all’abile ed intraprendente sultano Solimano II porta le truppe mussulmane all’assedio di Vienna 1529, e a conquistare Rodi nel 1522. Le truppe di Carlo V, pur ottenendo significative vittorie contro gli ottomani e contro i corsari arabi loro alleati, non riescono mai a raggiungere successi decisivi. Di fatto Solimano II non viene mai definitivamente sconfitto. - Il secondo: le continue guerre contro la Francia, il vero bastione contro cui si infrange il sogno di egemonia continentale degli Asburgo. - il terzo: la nascita a la diffusione della Riforma protestante in Germania che da vita ad una dura conflittualità religiosa e politica in ampi territori del suo impero. 4 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 5 Anche l’ipotesi di proseguire nel suo progetto - instaurare un ordine imperiale europeo –affidando al proprio figlio, Filippo, unico erede, l’insieme dei propri domini, viene osteggiata da suo fratello Ferdinando che pretende la successione. Il regno viene diviso fra il figlio; a Filippo II: Castiglia ed Aragona, Paesi Bassi, domini italiani; mentre al fratello Ferdinando: Austria, Boemia ed Ungheria. E con questa divisione muore il progetto di un unico impero europeo. 2 Ordini, ceti e forme della rappresentanza politica. Alle soglie dell’età moderna, nell’Europa cristiana l’universo naturale è ritenuto essere preordinato e predisposto da Dio per la salvezza dell’uomo. L’universo è un insieme che funziona entro un disegno divino, di conseguenza la società deve essere organizzata gerarchicamente in parti che disposte in un preciso ruolo creano l’equilibrio dell’insieme. Vi sono tre gruppi chiaramente distinti: - gli oratores, quelli che pregano, il clero; - i bellatores, quelli che combattono, i guerrieri; - i laboratores, quelli che lavorano, tutti gli altri. Queste tre funzioni sociali sono complementari e gerarchicamente il ruolo principale spetta al clero i cui membri vengono selezionati tra i membri degli altri ordini. La funzione del clero – garantire alla comunità la benevolenza divina – è considerata la più importante, di conseguenza gli ecclesiastici devono godere degli onori sociali principali. Il clero è perciò nella società europea di antico regime il primo ordine o primo stato. Siccome il clero – il primo stato - gestisce istituzioni educative, sanitarie ed assistenziali, consiglia e guidi le coscienze di politici e sovrani, si troverà presente nelle principali nelle istituzioni politiche rappresentative dei vari ceti. Anche i guerrieri svolgono una funzione vitale, quella di proteggere, mediante le armi, le vite ed i beni di tutti. Pure i guerrieri devono essere mantenuti ed anche ad essi vanno riservati particolari onori. Diversamente dal clero, i guerrieri sono un gruppo sociale che si riproduce e quindi perpetua i propri beni e privilegi. Esiste quindi una barriera, non invalicabile ma tangibile, tra loro e gli altri. 2.1 Nobili. Anche la nobiltà affianca ben presto all’originale proprio ruolo militare, compiti di direzione politico/amministrativa. Si tratta di una delega da parte del sovrano di funzioni di governo ai vari feudatari. Tale delega finisce per diventare perpetua ed il potere del sovrano si riduce di molto perché i vari feudi si trasmettono in via ereditaria e l’eventualità di confisca del feudo dal parte del sovrano è molto remota. Si afferma nell’universo mobiliare una scala gerarchica: principi/duchi/marchesi/conti. Di fatto l’universo nobiliare non è mai stato completamente a disposizione del potere del re. I re possono concede titoli o crearne dei nuovi, mai i vari nobili rivendicano una discendenza comune con il re dagli antichi conquistatori barbari – il sovrano è solo un primus inter pares -. Si è tanto più nobili quanto più la discendenza è antica ed acclarata; contemporaneamente nasce non soltanto dalla concessione, ma anche dall’esercizio concreto del potere signorile e questo spesso sfugge al potere del re. L’ordine nobiliare nella società europea occidentale non è stato un gruppo sociale chiuso ed impermeabile. Nobili si nasce, ma lo si può anche diventare sia attraverso il servizio della corona in alte cariche politiche/amministrative o in campo militare, sia attraverso la ricchezza – a partire dal XVI secolo i sovrani (per bisogni finanziari) incominciano a vendere massicciamente titoli nobiliari e onorificenze. 5 L’ETA’ MODERNA / Francesco 2.2 Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 6 Le corporazioni. Ogni città d’antico regime europea è popolata da una quantità di gruppi definiti rispetto al lavoro che svolgono; centrale è il ruolo sociale ed economico delle corporazioni, che vengono anche definite arti/collegi/compagnie,. Gli artigiani ed i mercanti dello stesso settore produttivo si uniscono per difendere i rispettivi interessi ed impedire che qualcuno di essi diventi troppo ricco e potente a danno degli altri. Le corporazioni mirano ad acquisire anche il monopolio nei diversi ambiti manifatturieri e commerciali controllando i rispettivi settori di attività. Esistono arti maggiori, maggior prestigio economico/sociale, arti minori, lavori più umili. Dal XIV secolo si incrina il meccanismo tradizionale di ricambio, l’accesso alla corporazioni diventa più rigido. La struttura interna delle associazioni è gerarchica: all’apice i maestri che eleggono i capi della corporazione i quali fissano le regole; il rispetto delle norme può essere verificato mediante ispezioni. Le corporazioni sono spesso affiancate da organizzazioni religiose laiche: le confraternite; e da società di mutuo soccorso che gestiscono un fondo comune destinato ai momenti di bisogno dei vari membri. Col passare degli anni le corporazioni acquistano sempre più un notevole grado di controllo sulle attività produttive delle varie regioni europee riuscendo ad influenzare le autorità cittadine: possono assumere la tutelare l’ordine pubblico, ma anche destabilizzare. In sostanza le corporazioni organizzano una parte importante dello spazio sociale dei non nobili e dei non ecclesiastici. 2.3 Una società di ceti e privilegi. Funzione religiosa: potere religioso – il papa – Funzione militare: potere politico – il sovrano: imperatore o re -. Il cosi detto Terzo Stato - la maggioranza della popolazione; accumunata dalla funzione lavoratrice – si differenzia a secondo del ceto di appartenenza. Dai meno prestigiosi, ordine crescente: artigiani (suddivisi in corporazioni); titolari di professioni (avvocati, medici,notai); titolari di uffici pubblici; infine mercanti. Solo attraverso l’appartenenza ad uno di questi gruppi, che gode di riconoscimento politico, un individuo può avere una voce pubblica ed essere tutelato. Una società in cui la legge non è uguale per tutti, ma è diversa a seconda dell’appartenenza ad un determinato ceto, che gode di determinati privilegi. Il clero e la nobiltà sono considerati i grandi i ceti privilegiati per eccellenza. Vi sono privilegi giurisdizionali: diritto di essere giudicati con particolari e specifiche modalità da tribunali speciali; privilegi economici: non pagare certe imposte e godere di particolari beni. I privilegi contribuiscono a determinare il rango di un gruppo sociale, ovvero la posizione sociale in rapporto con gli altri gruppi. La conflittualità dell’antico regime è originata dalla tendenza dei vari ceti a difendere la propria posizione e le proprie preminenze. Nell’ordine nobiliare, forte del proprio ruolo militare, le questioni di precedenza sfocia spesso in duelli perché i nobili si sentono obbligati a difendere il loro status – noblesse oblige : l’essere nobili obbligaIl processo di inflazione dei ranghi nobiliari, dovuto alla vendita dei titoli da parte dei sovrani, a partire dal XVI secolo, portò ad una distinzione tra antica e nuova nobiltà. Questa funzione di distinzione dai folti ranghi della nobiltà minore viene svolta dagli antichi ordini militari e cavallereschi. I più prestigiosi e antichi: Ordine di San Giovanni di Gerusalemme (XII sec) che stabilitosi a Malta diventa Ordine di Malta; Ordine di Toson d’oro (1430); ordini casigliani: Santiago, Calatrava, Alcantare. Quelli nuovi: Ordine di Santo Stefano (1562); Ordine San Maurizio e Lazzaro (1572). 6 L’ETA’ MODERNA / Francesco 2.4 Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 7 Le forme di rappresentanza politica. In questa società che pensa a se stessa come parte di un ordine dato, immutabile in quanto divino, un individuo partecipa alla vita politica non quanto tale, come persona, ma in quanto parte di un ordine o ceto. La società politica nasce perciò dalla composizione di questi corpi sociali funzionalmente legati l’uno all’altro in modo da comporre un organismo unitario. Il re è affiancato da un’assemblea dei rappresentati del regno; non è una assemblea elettiva, ma composta da rappresentati di ciascun ordine. Il sovrano decide sulle più importanti questioni – pace/guerra/imposizioni tasse – dopo aver ascoltato il parere dei rappresentanti degli ordini del regno. Queste assemblee si chiamano palamenti. Parlamento inglese: - Camera dei Lord – Camera alta – composta da nobiltà e clero. - Camera dei Comuni: i rappresentati sono abitanti delle città e terre non infeudate. In Francia e Paesi Bassi questa assemblea, riunita molto di rado, si chiama «Stati Generali»; questo perché è composta dai tre Stati che rappresentano i tre ordini sociali. In Spagna questa assemblea si chiama Cortes. Queste assemblee non sono permanenti, ma periodiche e in genere si riuniscono solo all’occorrenza: per richieste o rimostranze dei vari rappresentanti o per approvare nuovi tributi per il re. In cambio della approvazione di nuove imposte i rappresentanti chiedono al sovrano un contraccambio. Spesso queste procedure comportano un defaticante lavorio di mediazione che fa si che le sedute parlamentari si prolunghino anche per mesi. Viste queste difficoltà di gestione il re tende a convocarle solo in caso di necessità. 2.5 I due carpi del re. Durante le assemblee il sovrano usa stare seduto sul trono per sottolineare la sua superiorità in quanto designato da Dio a governare il regno. Anche in assenza del re, il trono rimane, vuoto, a legittimare il proprio potere superiore, che essendo legato a Dio, può giustamente essere tramandato ai suoi successori. Di fatto il re è l’incarnazione della respublica, ; cioè l’incarnazione della cosa pubblica. L’innalzamento sacrale della monarchia regnante ha lo scopo preciso di allontanare lo spettro della monarchia elettiva – un re eletto da rappresentanti di nobili e magnati -; il sistema elettivo esisteva solo per l’imperatore e per il papa. Il regno del sovrano viene inteso come parte di una missione affidatagli direttamente da Dio, e la sua sovranità è ammantata da tratti soprannaturali: credenza che i re guarivano con tocco della mano Teoria della monarchia sacrale: sdoppiamento della figura del sovrano, ad imitazione delle due nature di Cristo,: - una figura umana: corpo fisico e mortale del re; - una figura spirituale: corpo immateriale ed immortale che cinge tutto il suo regno. Questo secondo corpo abbraccia e raccoglie, con continuità, in se la comunità politica 3 La scoperta dell’America e gli imperi coloniali 3.1 Commerci extraeuropei, rotte atlantiche e tecniche della navigazione. Nel corso del XV secolo l’intensificarsi dei traffici marittimi - navigazione di tipo costiero favorisce lo sviluppo di alcune città iberiche affacciate sull’oceano atlantico: Cadice, Lisbona. Mentre dalla penisola iberica e dalla Francia si raggiunge Londra, Bruges ed Anversa. Barcellona diventa un importante snodo commerciale del mediterraneo; anche Genova e Venezia percorrono rotte costiere atlantiche. Già da anni i navigatori genovesi e catalani hanno cercato di circumnavigare l’Africa per sottrarsi ai controlli dei veneziani ed alle tensioni politiche fra i regni mussulmani. 7 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 8 I mercanti arabi dell’Africa settentrionale gestiscono il commercio dell’oro dalle miniere del Senegal e del Niger verso l’Europa. Tra il 1346e 1341 navigatori genovesi al servizio della corona portoghese scoprono le Canarie. Di rivelante importanza sono sia lo sviluppo delle tecniche navali, - per affrontare le onde dell’atlantico occorrono navi più grosse e con un sistema di vele più complesso-; sia degli strumenti di navigazione – la bussola per individuare il nord e l’astrolabio per misurare, attraverso triangolazioni e calcoli, in cui si trovano le navi la latitudine. Anche la cartografia - partendo da mappe rudimentali e poco attendibili- si sviluppa notevolmente. 3.2 Alla conquista dell’oriente: il Portogallo fra il Quattro e Cinquecento In Portogallo, nella seconda metà del Trecento, la dinastia degli Aviz favorisce l’ascesa dei ceti mercantili a danno dell’aristocrazia feudale. Il principe Enrico il Navigatore investe molto in attività marittime commerciali e esplorative. Nel 1415 i portoghesi occupano Ceuta, in Africa settentrionale, di fronte a Gibilterra. Vengono poi colonizzate le isole di Madera, Azzorre e Porto Santo. Successivamente le navi portoghesi si spingono più a sud approdando alle isole di Capo Verde, Sierra Leone e nel golfo di Guinea, fondando nuove basi commerciali costiere. Queste esperienze nautiche e geografiche permetteranno a Bartolomeo Diaz (1487) di doppiare il Capo di Buona Speranza. Nel 1497 Vasco de Gama, raggiunge l’India. Ma i commercio delle mercanzie indiane rimane comunque problematico a causa del monopolio che i mercanti arabo/mussulmani continuano ad esercitare sulle regione. Per imporre i loro commerci e fondare basi commerciali, i portoghesi finiscono con l’entrare in guerra con i sovrani locali riuscendo a controllare le rotte commerciali. Il sultanato d’Egitto cerca di tutelare gli interessi dei mercanti arabi ma negli scontri militari i portoghesi riescono a sconfiggerlo arrivando ad imporre un monopolio delle spezie che vengono da essi vendute a prezzi inferiori. Con l’importante porto di Malacca i portoghesi si affacciano sul Mar della Cina insediandosi a Macao (1557). Nel 1570 la corona portoghese fonda la Casa da India che gestisce in monopolio ogni commercio tra Asia ed Europa. Ma nel 1520, l’alleanza di Venezia con il nascente impero ottomano, riesce infine a forzare il monopoli dei portoghesi. 3.3 Scoperta e sfruttamento delle risorse del Nuovo Mondo. Mentre le navi portoghesi costeggiano l’Africa, la regina Isabella di Castiglia finanzia la spedizione di Colombo per arrivare in Cina navigando verso occidente. Il 12 ottobre 1492 le navi spagnole approdano all’isola di San Salvador, credendo di essere giunti a Cipango (Giappone) ne prendendo possesso in nome della regina spagnola Tra la corona portoghese quella casigliana sorse il problema della delimitazione dei rispettivi diritti. Nel 1493, papa Alessandro VI stabilisce una linea di demarcazione, poi rinegoziata nel 1494, che porta ad una spartizione dei territori scoperti. Solo con Amerigo Vespucci ( 1501) prende corpo l’idea che le terre scoperte da Colombo sia un vero e proprio Nuovo Mondo. Nel 1519 Magellano, dopo due anni di navigazione, riesce nell’impresa di circumnavigare per la prima volta il mondo. Intanto nelle terre scoperte da Colombo inizia un disumano sfruttamento delle popolazioni indigene - per la brama dell’oro – che porterà ad una progressiva estinzione delle popolazioni autoctone ed al successivo sviluppo del commercio degli schiavi, tale commercio raggiungerà le dimensioni di una vera e propria tratta nel XVIII sec. Nel Nuovo Mondo gli europei entreranno in contatto con popolazioni diverse e diversamente sviluppate ed organizzate ma nessuna capace di resistere a conquistatori Vengono annientati l’impero azteco in Messico e quello Inca in Perù che inizialmente non si oppongono a questi nuovi venuti credendoli portatori di una nuova vita. 8 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 9 Gli europei annientano le popolazioni indigene non solo grazie alle armi da fuoco ed all’uso dei cavalli che solo loro possedevano, ma anche perché tali popolazioni sono prive di difese immunitarie alle nuove malattie arrivate dall’Europa. La colonizzazione del Brasile da parte dei portoghesi inizierà solo dopo il 1530; dapprima la corona portoghese istituisce feudi concessi all’aristocrazia lusitana; solo successivamente decide di riacquistare il controllo diretto con un governatore generale. 3.4 La nascita della società coloniale americana. Prima conseguenza della conquista è la distruzione dell’universo religioso e culturale delle popolazioni americane. La distruzione dei templi e delle divinità locali operata dai conquistatori comporta non solo l’azzeramento delle credenze religiose, ma anche un vero e proprio trauma psicologico per la perdita dei tradizionali punti di riferimento religiosi, culturale e mentali. Successivamente sarà la Chiesa ad estirpare le loro credenze tradizionali imponendo i valori religiosi e culturali degli europei. Nella cosi detta lotta all’idolatria i primi missionari si comportano con uno zelo fanatico dagli esiti disastrosi: stravolgimento dei valori e della mentalità indigena. A fronte di religiosi che giustificano i massacri degli indigeni vi è pero chi, come Bartolome de las Casas, primo sacerdote ordinato in America, che conduce una battaglia a favore dei diritti umani degli indios e contro il loro sfruttamento. Ma le denuncie di Casas rimangono inascoltate perché cozzano contro i cospicui interessi economici dei conquistatori. Superata la fase di esplorazione ha inizio il consolidamento della corona castigliana; gli indios vengono raggruppati con forza in villaggi e si procede alla vendita dei loro terreni ai nuovi coloni. Il lavoro forzato degli indigeni viene utilizzato nelle fattorie dove si alleva bestiame e si coltiva banane, tabacco, caffè, canna da zucchero. Il pagamento delle tasse, basato prima in prestazioni di lavoro o fornitura di prodotti, viene forzatamente monetizzato, obbligando gli indios ad adeguarsi. I conquistadores cercano di dar vita in America a forme di organizzazione del territorio secondo gli schemi della loro terra di origine; si organizzano città e villaggi e si istituiscono municipi che assumono notevoli poteri. La monarchia castigliana cerca di ottenere un certo controllo della vita coloniale istituendo l’istituto giuridico dell’encomienda de indios –affidamento degli indios-. Con l’encomienda il sovrano affida a ciascun colono un certo numero di indios ai quali insegnare la fede cattolica. Gli indios sono tenuti a prestare il proprio lavoro – obbligatorio e non retribuito nelle terre e nelle miniere degli encomenderos che di fatto diventano i loro padroni. Gli encomenderos sono obbligati a fornire alla corona castigliana il proprio servizio militare. Nascono però tensioni fra la società coloniale ed il sovrano poiché quest’ultimo teme la nascita di una aristocrazia nel Nuovo Mondo, nel quale l’autorità regia è debole. La corona non possiede gli strumenti per controllare quei lontani possedimenti e quelle terre sono di fatto sotto il controllo dei conquistadores e dei loro discendenti. Carlo V e Filippo II cercano di ridimensionare il potere degli encomenderos, ma solo il tracollo demografico delle popolazioni indigene riuscirà ad erodere tale potere. La corona castigliana istituisce a Siviglia, porto sull’Atlantico che diviene il maggior snodo economico/finanziario per i commerci col Nuovo Mondo, un ufficio regio che ha il monopolio dell’organizzazione dei traffici commerciali con le colonie, e provvede ad esigere le imposte sulle merci in partenza e in arrivo dall’America. La corona non solo stabilisce i prezzi e le quantità delle merci inviate in America, ma anche i prezzi delle derrate che da essa provengono ricavandone enormi profitti. Le navi che viaggiano fra il Vecchio ed il nuovo Mondo – per ridurre i rischi legati alla pirateria inglese e francese - si riuniscono in convogli scortati da vascelli da guerra. Dall’Europa partono farina, olio, vino, armi, utensili, tessuti e strumenti nautici, mentre dall’America arrivano oro, perle, zucchero, legnami pregiati e cuoio. 9 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 10 Successivamente la tipologia delle merci cambia perché le Colonie sono sempre più indipendenti per derrate e merci normali, mentre, grazie alla loro crescente ricchezza, richiedono tessuti di lusso, vini e alimentari pregiati, calzature, orologi e quando le manifatture castigliane non sono in grado di far fronte alla domanda di tali merci si rivolgono a mercanti portoghesi, francesi e inglesi che violano il monopolio castigliano ricevendo in pagamento argento. 4. Umanesimo e Rinascimento. 4.1 Lo studio dei classici e la filologia. Umanesimo e rinascimento possono essere considerati momenti successivi di un medesimo processo culturale che nasce e si sviluppa in Italia fra il Tre e Quattrocento e che assume dimensioni europee nel secolo successivo. Umanesimo: movimento intellettuale caratterizzato da un atteggiamento nuovo nei confronti del mondo antico, cioè della Grecia e di Roma. Il poeta Francesco Petrarca (1304/74) invita allo studio ed analisi dei testi latini. Nelle biblioteche monastiche in tutt’Europa si riscoprono opere di autori dell’antichità da tempo dimenticati. Si cerca anche di restituire purezza al latino. Altro aspetto essenziale dell’umanesimo è il ritorno della cultura della Grecia antica in Europa; autori come Aristotele vengono studiati in greco e non in traduzioni latine. Nel 1438/42, a Ferrara si tiene un concilio per superare lo scisma fra la chiesa Cattolica e quella Ortodossa, questo da modo a molti studiosi greci di stabilirsi in Italia contribuendo alla diffusione della conoscenza del greco antico. Lorenzo Valla (1405/57) da uno studio filologico – uso di diverse espressioni linguistiche – del documento che tradizionalmente segna la nascita dello Stato della Chiesa – cessione di Roma e del Lazio fatta dall’imperatore Costantino a papa Silvestro I (315/314)- dimostra che si tratta di un falso redatto successivamente. Erasmo da Rotterdam (1466/1536), rilevante figure nelle cultura umanistica europea, si impegna a conciliare le istanze della fede con il rigore intellettuale. Si dedica ad elaborare una edizione critica del testo greco del Nuovo Testamento, con traduzione latina a fronte. 4.2 La nascita e la diffusione di un mezzo rivoluzionario: la stampa. L’invenzione della stampa a caratteri mobili ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione e circolazione delle idee umanistiche e rinascimentale in tutta Europa. Precedentemente i testi erano realizzati a mano da amanuensi, trascritti da copisti, prima su pergamena e poi su carta. Dapprima la diffusione in Europa di cartiere e poi l’invenzione dei caratteri mobili, tradizionalmente attribuita a Gutenberg (1400/68), consenti di abbassare notevolmente il prezzo dei libri favorendone la diffusione. Fra il 1445 e 1455, a Magonza, sono stampati il Messale e la Bibbia di Gutenberg. In Italia le prime tipografie nascono a Venezia, Roma, Subiaco, Foligno; in poche ore vengono stampati testi che prima richiedevano la fatica di mesi di lavoro. «La fioritura della cultura alto-rinascimentale nell’Italia del Cinquecento dovette molto ai primi stampatori.». L’editore veneziano A. Manunzio (1447/1516) ebbe una notevole importanza nella diffusione in Europa dei classici: Aristotele, Aristofane, Erodoto, Platone, Virginio, Orazio, Ovidio Giovenale. 10 L’ETA’ MODERNA / Francesco 4.3 Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 11 Tra fortuna ed eccellenza: come cambiano le figure di intellettuali e artisti. La riflessione dei testi antichi porta ad elaborare una visione diversa del mondo. Nel medioevo, la centralità della figura di Dio aveva portato all’ideale ascetico, alla vita contemplativa, alla rinuncia dei beni, al distacco dalle passioni. L’esempio dei classici sottolineava invece l’importanza dell’individuo e delle sue azioni nel mondo per il raggiungimento della gloria. La cultura umanistica elabora un nuovo ideale; mettendo in risalto la dimensione pubblica, politica e sociale dell’individuo. L’uomo con il contatto dei propri simili, svolgendo le sue attività politiche/militari/ culturali, sviluppa le qualità della propria natura, diventa artefice del proprio destino. Leonardo da Vinci (1452/1519) – pittore/scultore/architetto/ingegnere/scrittore - uno dei maggiori protagonisti dell’epoca rinascimentale, è l’esempio di questo nuovo ideale. Egli nutre grande fiducia nelle capacità dell’uomo ed è spinto da una curiosità insaziabile verso ogni aspetto della realtà che lo circonda; per lui l’uomo deve perseguire la conoscenza attraverso l’osservazione diretta della natura. Nel mondo rinascimentale l’artista conquista rispetto e prestigio all’interno della società. Precedentemente, il professare un’arte manuale era considerato avvilente. A partire dal XVI secolo si afferma il concetto che l’artista debba lavorare in solitudine seguendo la propria espirazione, il suo lavoro assume un alto valore intellettuale. Ai giovani promettenti apprendisti, oltre ai rudimenti dell’arte a cui vuole dedicarsi, viene impartita una educazione umanistica e liberale. Agli artisti serve anche maggior qualificazione per realizzare le grandi opere desiderate. Grande esempi di artisti rinascimentali:- Filippo Brunelleschi (1377/1446) , - architetto, ingegnere, scultore; --Michelangelo Buonarroti (1475/1564) – pittore, scultore,architetto, ingegnere, poeta. 4.4 La politica come scienza: Machiavelli e Guicciardini. Il quadro politico del rinascimento italiano è caratterizza da notevoli tensioni e conflitti; grande il contrasto tra valori politici dell’antichità e realtà contemporanea. Nicolò Machiavelli (1469/1527), medita sugli scritti storici dell’antichità classica riflettendo sulle modalità che consentono ai governati di conquistare e conservare uno Stato. Fondamentale è lo studio del passato perché può fornire soluzioni ai problemi che si presentano. Tutte le forme di Stato vanno incontro a processi di trasformazione decadimento; Monarchia/Tirannia Aristocrazia/Oligarchia -Democrazia/Demagogia. Il Principe (1513: per giungere al potere si deve essere furbi come una volpe e spietato come un leone; per Machiavelli esemplare è la figura di Cesare Borgia, figlio di Alessandro VI, che dopo essersi ricavato, con astuzia e spietatezza, un’ampia signoria territoriale, non riesce a consolidarla alla morte del padre Alessandro VI. Anche Francesco Guicciardini elabora le sue opere –I Ricordi e Storia d’italia - partendo da esperienze personali ed esaminando le azioni dei governanti coetanei. 4.5 L’arte del vivere. I centri di cultura Rinascimentale sono le corti principesche: Visconti/Sforza a Milano, Este a Ferrara, Gonzaga a Mantova, Medici a Firenze, Montefeltro a Urbino. Diversi pontefici sono i committenti delle opere d’arte del, XV e XVI secolo. La figura umana a cui aspirare per ottenere i favori dei vari signori è il cortigiano. Il Cortigiano, libro di successo di Baldassarre Castiglione suggerisce agli uomini di lettere il modo di comportarsi alla corte di un principe, ed agli aristocratici che frequentano le corti l’esempio ideale dei comportamenti da tenere in pubblico. Galateo, libro di Giovanni Della Casa dello stesso periodo, detta le buone maniere. 11 L’ETA’ MODERNA / Francesco 4.5 Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 12 La natura ed i «saperi occulti». Nella visione cristiano medioevale la natura è semplicemente la raffigurazione della potenza e della volontà di Dio da ammirare nella sue bellezza, mentre gli eventi straordinari – terremoti, siccità, inondazioni – sono i segno dell’ira di Dio. Con l’Umanesimo la natura viene vista come soggetto relativamente autonomo, dotato di proprie regole da studiare ed indagare e questo avviene dopo la riscoperta di testi filosofici e scientifici classici. Però, gli stessi intellettuali dediti alla riscoperta della cultura classica a volte visti quali figure precorritrici delle novità scientifiche seicentesche, sono anche affascinati da dottrine e idee occulte ed esoteriche quali la magia, l’alchimia - virtù magiche, terapeutiche, spirituali -,. Figure quali Paracelso (1493/1541), Cardano (1501/76), Della Porta (1535/1615) sono chiari esempi della singolare mescolanza di cultura e magia - alchemica ed interessi scientifici. Anche la qabbalah – dottrina mistica ebraica interessa e Pico della Mirandola – notevole figura intellettuale dell’epoca – giunge a parlare di vera e di falsa astrologia. Queste teorie si scontrano spesso con la rigida posizione della Chiesa. 5. Solo la grazia salva: la Riforma protestante. Durante la prima metà del XVI secolo si diffondono in Europa idee cristiane sulla religione e sulla vita diverse da quelle insegnate dalla Chiesa cattolica. Già precedentemente la Chiesa aveva dovuto affrontare sostenitori di idee contrarie a quelle ufficiali, ma aveva bollato queste persone come eretici, che dopo essere state definite nemici della fede venivano di norma sterminati con la forza. Le nuove idee cristiane sottolineano che l’insegnamento di Cristo propone un’etica della donazione e del sacrificio molto lontana dalla pratica della Chiesa interessata all’accumulazione di beni materiali e di potere. Nasce il richiamo ad una riforma della Chiesa per farla ritornare alla spiritualità tipica delle origini. Erasmo da Rotterdam, con suo testo: L’elogio della pazzia (1509), critica la ricchezza smodata della Chiesa ed i potere temporale del pontefice. Nonostante questa sua aspra critica del papato, Erasmo rimase cattolico. Quando nel 1517, Martin Lutero (1483/1546), diffonde 95 tesi teologiche sospette di eresia nessuno della Curia si allarma particolarmente perche si ritiene di poter farlo ravvedere, o farlo condannare dalla Santa Inquisizione 5.1 Le 95 tesi che sconvolsero il mondo. Ma le tesi diffuse da Lutero, in breve tempo, sconvolgono il mondo cattolico distruggendo per sempre l’unità della Chiesa. Le sue idee porteranno ad una profonda spaccatura fra Chiesa cattolica e protestanti. La riflessione teologica di Lutero confronta il messaggio di Cristo con il sapere ufficiale tramandato dalla tradizione ecclesiale. Egli asserisce che nelle Sacre Scritture viene affermato che l’unica salvezza per l’uomo discende dalla grazia di Dio che dona al singolo la vita eterna, stando alle Sacre scritture la Chiesa non svolge alcun ruolo ed il papa non è nominato. Per Lutero l’opera di mediazione tra l’uomo e Dio che la Chiesa pretende di esercitare è del tutto inutile, se non addirittura dannosa. Il tradizionale insegnamento cattolico affermava che solo attraverso la Chiesa potevano veder accompagnata la loro anima verso il Paradiso, il più delle volte dopo un lento passaggio in Purgatorio dove i peccati venivano scontati ed annullati. Il Purgatorio era considerato una prigione provvisoria per ridurre la pena bisognava, non solo svolgere opere di carità, ma anche fare offerte in denaro alla Chiesa. 12 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 13 I Papi incominciarono a vendere indulgenze per annullare i propri peccati ed ottenere uno sconto di pena per i defunti. Nel 1517, Leone X, per rastrellare ancora più denaro, bandisce un’indulgenza plenaria, ed il tutto assume i tratti di una vera e propria compravendita. La posizione luterana che solo la grazia salva porta ad affermare che solo la fede autentica sottrae l’uomo alla schiavitù del peccato originale; le indulgenze sono quindi un’impostura: esse significano spacciare un credito che non si possiede e fare mercimonio di un bene divino, la grazia. La critica radicale di Lutero mette in discussione il ruolo stesso della Chiesa, è una vera è propria rivoluzione nella Chiesa. 5.2 Nascita del movimento protestante. Grazie alla stampa gli scritti di Lutero hanno una sorprendente circolazione in Germania. La straordinari diffusione delle idee luterane evidenzia il fatto che esse interpretano bisogni largamente diffusi nella società del tempo, un desiderio di critica ed esigenze di mutamento rispetto all’ordinamento sociale ed ecclesiale. Vi è una profonda necessità di rinnovamento degli ordinamenti ecclesiali, inoltre il rapporto diretto fra Dio e l’uomo, proprio della teologia luterana, è un passo importante verso una religiosità popolare più comprensibile, meno magico/misterica. In secondo luogo alcuni sovrani trovano nelle idee luterane la possibilità di ridurre l’influenza della Chiesa non solo in campo religioso, ma anche politico e mirano, attraverso il controllo delle strutture ecclesiastiche , ad impadronirsi degli ingenti beni della Chiesa. Infine le dottrine di Lutero appaiono a molti come lo strumento per ottenere maggiore libertà per tutti. Egli, dichiarando che solo la Sacra Scrittura è l’unica autorità legittima a cui il cristiano deve fare riferimento nella sfera religiosa, nega qualunque valore al ruolo sacro del sacerdozio e del papato. Nel 1518, Lutero viene citato a comparire a Roma per essere processato, ma viene difeso dal principe di Sassonia, Federico il Saggio (1486/1525). Nel 1520, il papa Leone X condanna esplicitamente la dottrina di Lutero. Lutero prosegue con la sua predicazione asserendo che ogni cristiano è chiamato ad un rapporto diretto con Dio e conseguentemente tutti i fedeli possono amministrare i sacramenti e predicare la parola di divina. Gli unici sacramenti riconosciuti da Lutero sono il battesimo e l’eucarestia. Siccome egli continua a attaccare l’autorità del papa, l’avidità della Chiesa e la sua ingerenza nel potere terreno viene scomunicato quale eretico. Ma le sue idee si diffondono, con grande successo in tutta la Germania. L’imperatore Carlo V si adopera per raggiungere un compromesso fra la Santa Sede e Lutero, il quale però si rifiuta di rinnegare la propria dottrina e trova rifugio presso Federico il Saggio che continua a sostenerlo. Lutero traduce in tedesco il Nuovo Testamento con l’intento di renderne disponibile a tutti la lettura. Questo suo lavoro ottiene una straordinaria diffusione ed accoglienza in tutta la Germania. In molte città i fedeli esigono l’applicazione della Riforma non esitando a ricorrere all’uso della forza contro chi si oppone. Principi a governati aderiscono alla riforma luterana incamerando e vendendo i beni della Chiesa. I numerosi violenti disordini – condannati dallo stesso Lutero vengono duramente repressi. Anche nelle campagne esplodono numerose rivolte dei contadi che, in nome del vangelo, invocano la comunanza dei beni e la ridistribuzione del potere su base egualitaria. Le agitazioni si diffondono in tutta la Germania, in Svizzera e Tirolo; ancora Lutero condanna questi tumulti -stroncati nel sangue- preoccupato che il suo pensiero sia travisato 13 L’ETA’ MODERNA / Francesco 5.3 Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 14 Dai tentativi di conciliazione al conflitto. Grazie alla presa di distanze delle interpretazioni radicali del suo pensiero Lutero mantiene la solida alleanza con i principi tedeschi, mentre si va strutturando una vera e propria Chiesa luterana. L’imperatore Carlo V, contemporaneamente impegnato nella guerra con la Francia e con l’impero ottomano, tenta ripetutamente la mediazione. Ma il suo tentativo fallisce e si chiude la fase del dialogo per ritrovare l’unità; quattordici città rifiutano di sottomettersi all’imperatore e stilano un documento di «protesta», - da qui il nome di «protestanti» - . I principi protestanti si riuniscono in una lega della di Smalcalda, che, nonostante sia sconfitta dall’esercito imperiale, ottiene, nella pace di Augusta (1555), il riconoscimento dell’esistenza della confessione luterana nel loro territori. Viene sancito il principio: «cuius regio eius religio» ; i sudditi devono praticare la religione scelta dal proprio sovrano, o emigrare. 5.4 Protestantesimi. La diffusione dello spirito protestante nella Svizzera e Alsazia porta alla nascita di forme di organizzazione confessionali diverse. A Zurigo gli anabattisti che sostengono il battesimo come scelta adulta e consapevole. A Basilea prima e poi a Ginevra opera il riformatore Giovanni Calvino che accentua l’idea della predestinazione: solo il Signore conosce quali anime saranno salvate, però gli uomini sono chiamati ad operare con zelo nella società in quanto verranno giudicati in base al buon esito delle loro azioni. I calvinisti non tollerano il dibattito delle loro idee e si chiudono nel recinto delle proprie certezze teologiche, i dissenzienti sono espulsi e condannati al rogo. Accade così che le Chiese riformate riproducano l’intolleranza contro la quale avevano originariamente protestato. In tutta Europa centro-settentrionale la diffusione del movimento protestante procede con grande rapidità; i luterani in Svezia, Danimarca, Norvegia, Islanda; i calvinisti in Francia –vengono chiamati ugonotti - , nei Paesi Bassi, in Polonia, in Italia, in alcune valli piemontesi, si fondono con i valdesi - seguaci di Valdo di Lione (1140/1207) già perseguitati. - 5.5 L’anglicanesimo. Inizialmente il sovrano d’Inghilterra si schiera apertamente contro le idee luterane e viene insignito dal papa Leone X del titolo di defensor fidei. Ma ben presto Enrico VIII avverte l’importanza dell’occasione che la diffusione delle idee protestanti gli offre: ridurre l’influenza del papato sulla politica e sulla società inglese. Nel caso specifico dell’annullamento del matrimonio di Enrico VIII con Caterina d’Aragona, di fatto il papa controllava la politica dinastica. Vista l’atteggiamento attendista sulla sua richiesta di divorzio da parte di Clemente VII, il sovrano inglese ne approfitta per spezzare il legame di sudditanza spirituale alla Chiesa romana. Nel 1534 con l’Atto di supremazia, egli si proclama unico e supremo capo della Chiesa d’Inghilterra affidando all’arcivescovo di Canterbury il governo degli affari ecclesiastici. Mentre viene introdotta la Bibbia in inglese, il re procede ad incamerare e vendere le ingenti proprietà degli ordini religiosi della Chiesa Romana rimpinguando le sue casse e dando vita ad un ceto di piccoli/medi nobili proprietari terrieri. Il movimento protestante diffusosi in Europa a partire da istanze dal basso, si afferma in uno dei più importanti regni del continente sulla base di una decisione presa dall’alto, dal sovrano, per ragioni politiche ed economiche. La sfera religiosa diventa un ambito aperto allo scontro politico. 14 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 15 6. La frontiera mediterranea e l’impero ottomano. 6.1 L’impero ottomano. Alla metà del Cinquecento la grande espansione ottomana nel mediterraneo, cominciata nel 1453 con la conquista di Costantinopoli, può dirsi conclusa. Grazie a Maometto II, Bayezid II e Solimano il Magnifico il dominio dei sultani si estende dal Marocco alla Persia. L’impero ottomano è una potenza sia territorialmente, sia politicamente. La società cristiana guarda con paura alla potenza del sultano di Istanbul ed ai corsari nord-africani, suoi tributari, autori di scorrerie sulle coste italiane/iberiche. Alla base della potenza ottomana vi è una efficace organizzazione amministrativa e militare; a capo di un impero vastissimo ed abitato da popolazioni diverse, unite sola dalla fede mussulmana, vi è il sultano che ha un potere assoluto. Il Gran Consiglio – il governo – è presieduto dal gran visir, - scelto personalmente dal sultano-, e composto da funzionari che dirigono i singolo settori del governo e controllano i governatori delle varie provincie. Nell’esercito spiccano, oltre ad una potente flotta, anche i giannizzeri, speciali corpi di fanteria fedeli in modo assoluto al sultano. La religione ufficiale è quella mussulmana-sunnita; la base del diritto è costituita dal Corano, il mufti di Istanbul , la più alta autorità religiosa. Nondimeno nell’impero vige una grande tolleranza religiosa. Pur avendo trasformato diverse chiese in moschee, i mussulmani non hanno interesse a far convertire chi professa una fede diversa, ne intendo cancellare le diversità - lingua, tradizioni – delle varie popolazioni che essi governano. La popolazione è divisa in due gruppi; una costituita da chi è al servizio del sultano: militari, autorità civili e religiose esentati dalle imposte; l’altra dai contadini, artigiani, mercanti che sono obbligati al pagare le tasse. 6.2 La monarchia cattolica di Filippo II. Con la morte di Carlo V, i suo impero è diviso fra il fratello, Ferdinando, a cui vanno, oltre la Boemia e l’Ungheria, i territori dell’area austriaca; ed il figlio Filippo II: Castiglia, Aragona, Paesi Bassi, Contea Franca, Stato di Milano, regno di Napoli e quello di Sicilia. Gli unici elementi comuni della monarchia composita di Filippo sono la sua persona e la religione cattolica Prioritaria è la lotta all’eresia protestante che è portata avanti dal tribunale dell’Inquisizione spagnola (1478) – un inquisitore generale, affiancato da un consiglio, di fatto controlla le coscienze e il comportamento dei sudditi. L’inquisizione spagnola opera in modo crudele e la sua estensione in Italia viene duramente osteggiata dalle autorità locali. Nel 1516, Filippo II stabilisce la sua corte a Madrid da dove comanda i suoi territori con grande circospezione - rey prudente -. Alla penisola italiana egli assegna il ruolo di suo bastione nello scacchiere mediterraneo. In Italia continuano ad esistere numerosi piccoli stati che conservano una propria autonomia: Repubbliche di Genova e di Venezia, ducati di Savoia, di Mantova, di Parma Piacenza, di Modena, Stato Vaticano. – L’Italia si presenta come una sorta di sistema di Stati che riconoscono il loro legittimo sovrano in Filippo II, ma che conservano una propria autonomia istituzionale e sociale. 6.3 L’azione di Filippo II nel Mediterraneo. A partire dal 1560 Filippo II cerca di fermare l’espansione dei mussulmani nel Mediterraneo sferrando un attacco contro la pirateria araba dell’Africa del nord, l’esito di questa sua azione militare è però limitato nel tempo. Nel 1571, l’impero ottomano si annette l’isola di Cipro, possedimento della repubblica veneziana e importante snodo commerciale e strategico. La Santa Sede vede nell’avanzata ottomana una minaccia mortale all’esistenza stessa della religione cattolica e papa Pio V si fa promotore di una crociata contro «il pericolo turco» . 15 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 16 Inizialmente, Filippo II, impegnato a sedare una rivolta nelle Fiandre ed una vera e propria insurrezione dei moriscos, - discendenti delle popolazioni di fede mussulmana costretti a convertirsi al cristianesimo -, nei territori di Granada, appare renitente all’appello del papa. Solo nel 1571 prende vita la Lega Santa a cui aderiscono: Filippo II, le repubbliche di Venezia e di Genova, i ducati di Savoia e di Toscana, Malta, ma non la Francia. 6.3 Guerra e guerriglia: le grandi battaglie e le piccole scorrerie. Il 7 ottobre 1571, a Lepanto, la flotta cattolica ottiene una importante vittoria contro quella ottomana; ma questa vittoria non viene sfruttata perche la Lega Santa si dissolve a causa di dissensi tra Venezia e la Spagna, che hanno diversi interessi strategici. Venezia conclude una pace separata con gli ottomani per garantirsi la sicurezza dei propri commerci, le forze asburgiche concentrano i propri sforzi sulla riconquista di Tunisi. L’evento di Lepanto non costituisce l’evento epocale propagandato dal mondo cattolico, - come già era successo con la vittoria dei franchi sugli arabi a Poitiers nel VIII secolo,- . la perdita della flotta fu un duro colpo per gli ottomani, ma l’esaurimento del conflitto nel Mediteranno fu essenzialmente dovuto al riaccendersi della guerra fra impero ottomano e la Persia. Filippo II e Selim III siglano una tregua (1581) perché entrambi sono costretti a spostare i loro eserciti su altri teatri bellici. Il mediterraneo torna ad essere il mare dei commerci; che continuano però ad essere minacciati da una pirateria endemica sia da parte dei saraceni ai danni delle navi cristiane, sia anche da parte dell’ordine di Malta e di Santo Stefano che giustificano le loro azioni come risposta agli attacchi subiti. Da entrambe le parti, oltre ad impossessarsi delle merci, i vincitori riducono i vinti in schiavi che utilizzano sulle loro galere. 7. La Chiesa in armi: l’Europa delle Controriforma. 7.1 Il Concilio di Trento. Una delle vie per risolvere il problema protestante sarebbe stata la convocazione di un concilio ecumenico, la riunione straordinaria di tutti i vescovi eletti dalle singole comunità, l’unica istanza in grado di porre rimedio alla frattura della cristianità. Ma né Leone X, né Clemente VII, nonostante la richiesta di Carlo V, si muovono in questa direzione, soprattutto per la decisa opposizione degli ambienti curiali, preoccupati di essere i primi bersagli delle istanze riformatrici. Solo papa Paolo III convoca il concilio, prima a Mantova, poi a Trento (1544). La vicinanza di Trento ai paesi di lingua tedesca costituisce un segnale di apertura verso il mondo protestante. Con il concilio il Papa vuole imporre l’autorità della Chiesa ed intraprendere la lotta contro gli eretici; l’ imperatore punta ad una soluzione di compromesso che gli consenta di salvaguardare la sua autorità in Germania. Ma vi è anche chi spera in una vera ricucitura della frattura della Chiesa. A causa delle complicata situazione politica, il Concilio si svolge senza continuità, lentamente. Il concilio si apre sotto lo stretto controllo del Papa che, in contrasto con Carlo V, è contrario a qualunque concessione ai protestanti. A causa di guerre tra il Papa e l’imperatore il concilio viene più volte sospeso; di fatto la maggioranza dell’’episcopato italiano non vuole rinunciare ai propri privilegi tradizionali legati alla carica di vescovi che permette grandi entrate e carriere politiche. Sul piano dottrinale sono riconfermati: i sette sacramenti, l’esistenza del Purgatorio, il culto dei santi e delle reliquie, la capacità della Chiesa di ridurre le pene ultraterrene tramite le indulgenze. In seguito viene diffuso un nuovo catechismo che, con una ristrutturazione delle Chiesa stessa, avvia una sorta di ricristallizzazione del mondo cattolico che si chiude in difesa delle proprie idee. La struttura della Chiesa viene ricondotta strettamente sotto il controllo dell’autorità papale. 16 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 17 Alla sua conclusione il concilio di Trento si dimostrerà essere stato un’assise esclusivamente cattolica volta a riformare per rafforzare le strutture della Chiesa di Roma. Questa imponente reazione della Chiesa cattolica alla Riforma protestante, denominata Controriforma, influirà enormemente sulla fisionomia dell’Europa nei secoli successivi. 7.2 Apparati e pratiche repressivi Con una bolla papale, nel 1542, Paolo III riorganizza il tribunale dell’inquisizione, istituzione medievale, per la lotta all’eresia in tutta la cristianità. Una vera e propria rete di tribunali per la repressione dell’eresia ed il controllo dei comportamenti opera in tutta l’Italia ed eccezione della Sardegna e della Sicilia sottoposte all’inquisizione spagnola; viene edificato un solido impianto istituzionale poliziesco e giudiziario che decide in materia di fede. Nel mirino dell’inquisizione entrano anche le persone che, seppur cattoliche, sono disponibili ad un dialogo coi protestanti. Anche Ignazio di Loyola, prima che la Compagnia di Gesù divenga uno dei più potenti strumenti della Chiesa, finisce sotto inchiesta da parte dell’Inquisizione. Di norma vengono raccolte denuncie anonime e si opera nell’assoluto segreto, si usano violenze psicologiche e fisiche contro che è considerato eretico. Nei primi decenni si opera con estrema spietatezza contro singoli individui o intere comunità – la comunità valdese della Calabria viene completamente sterminata (1561). Per controllare e reprimere la circolazione delle idee viene istituito l’Indice dei libri proibiti : dove finiscono anche libri di Erasmo da Rotterdam; mentre Galileo Galilei viere processato e costretto all’abiura per aver aderito alla teoria eliocentrica copernicana – la terra rotonda gira attorno al sole-. Tommaso Campanella, filosofo, incarcerato per molti anni e Giordano Bruno condannato al rogo. La censura e l’azione violenta dell’inquisizione hanno un effetto depressivo sulla vita intellettuale, vengono anche colpite tutte le pratiche, le idee, e le feste che si rifanno a riti di origine pagane. 7.3 L’attuazione dei decreti tridentini e i nuovi Ordini religiosi. L’applicazione delle riforme tridentine incontra all’interno delle varie nazioni europee notevoli resistenze perché tende a mutare comportamenti e pratiche ben radicate nelle società cattoliche europee che devono subire un crescente rafforzamento del potere della Chiesa. Anche i sovrani temono la crescente ingerenza del papato nelle Chiese locali dovuto alle rigide normative tridentine applicate come un vero e proprio strumento di affermazione del potere pontificio a scapito di quello dei vescovi locali. Una nuova generazione di vescovi, sostenuti dai papi, inizia a modellare la vita religiosa delle diocesi sulla base dei decreti della Controriforma. Carlo Borromeo incarna un nuovo modello di vescovo, rigido sostenitore dell’ortodossia, fermo interprete dei dettami tridentini; egli però si scontra con il potere politico che governa Milano. Già nel corso del Medioevo, gli Ordini religiosi mendicanti – domenicani, francescani, carmelitani, agostiniani – sono venuti sostituendosi ad un clero secolare ignorante ed impreparato. Essi rappresentano, grazie un’imponente rete di conventi, una presenza molto radicata soprattutto in virtù delle opere caritatevoli ed esistenziali che svolgono a favore delle popolazioni locali. La Compagnia di Gesù – i gesuiti – fondata dal nobile spagnolo Ignazio di Loyola, è il più importante tra i nuovi Ordini; la forte struttura gerarchica e l’elevato livello di istruzione fanno dei gesuiti il più importante Ordine missionario nelle nuove terre dell’America Latina e Estremo Oriente. 17 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 18 8. Cristianesimo lacerato: l’età delle guerre di religione. 8.1 La monarchia cattolica di Filippo II tra religione ed egemonia. All’indomani del Concilio di Trento la riscossa della Chiesa cattolica si manifesta in uno scenario di grandi tensioni politiche e religiose. La Chiesa può contare sulle armi degli Asburgo, sia di Spagna che di Austria. A differenza del padre Carlo V, che aveva tenuto distinta la causa della riunificazione della fede cattolica da quella della egemonia degli Asburgo, Filippo II si erge come difensore della vera fede. Egli pensa, come già era avvenuto in Castiglia, liberata dai mussulmani nei secoli precedenti , di difendere la cristianità dalla minaccia ottomana e di riportare alla vera fede l’Europa caduta nell’eresia. Il suo programma prevede: - ricongiungere l’Inghilterra al mondo cattolico superando lo scisma anglicano; - sostenere il ramo degli Asburgo d’Austria sia contro gli ottomani, sia contro i principi protestanti; - finanziare in Francia un partito ultracattolico che si opponga agli ugonotti (calvinisti). Il tutto arrivando a controllare la Santa Sede influenzandone le scelte mediante l’elezione di papi favorevoli alla politica spagnola. Filippo II dispone della maggior potenza militare del tempo e di ingenti risorse economiche provenienti dalle colonie americane; inoltre riesce ad impossessarsi del trono del Portogallo (1581) rimasto senza altri eredi legittimi. Però contro il successo delle sue strategie agiscono forze potenti: - l’insostenibilità degli enormi costi militari contro gli ottomani unito al voler finanziare la lotta al protestantesimo; - la difficoltà di unificare le forze cattoliche contro obbiettivi comuni; - la lotta al calvinismo, molto più combattivo ed agguerrito del luteranesimo, che si propaga nei Paesi Bassi . 8.2 L’Inghilterra di Elisabetta. Alla morte di Enrico VIII l’Inghilterra entra in una crisi di successione dinastica che è anche una crisi religiosa. Nel 1553, sale al trono Maria Tudor, la moglie che Enrico aveva ripudiato per sposare Anna Bolena. Ma questa regina cattolica, che l’anno dopo sposerà Filippo II, suscita la reazione da parte degli anglicani i quali, appoggiati dai puritani –di fede calvinista-, vorrebbero sul trono, la figlia di Enrico e di Anna Bolena. La regina chiude la sorellastra nella torre di Londra e Cerca di rintrodurre il cattolicesimo con una violenta repressione -verrà detta Maria la SanguinariaAlla sua morte (1558) i cattolici puntano sulla regina di scozia, Maria Stuart, cugina di Enrico VIII, sostenendo l’illegittimità del matrimonio da cui era nata Elisabetta, sostenuta dagli anglicani. Il parlamento inglese risolve la successione a favore di Elisabetta. L’Irlanda rimane cattolica. Elisabetta, in campo religioso, cerca di mediare tra le ancora vaste fasce di rito cattolico della popolazione e le posizioni più radicali dei puritani/calvinisti che mirano ad indebolire la sua autorità Intanto Maria Stuart, scacciata dalla Scozia da una rivolta puritana, viene incarcerata a Londra. Sul piano politico, la regina favorisce i commerci attraverso lo sviluppo della marineria e della flotta militare; cresce l’ostilità nei confronti della potenza spagnola; si sviluppa la guerra di corsa. -Sir Francis Drake, pratica una fiorente/sistematica azione di pirateria ai danni dei galeoni spagnoliL’Inghilterra diventa campione dell’antispagnolismo e dell’anticattolicesimo finanziando ogni movimento di rivolta contro la monarchia di Filippo II, come nei Paesi Bassi. Quando nel 1587 Elisabetta fa decapitare Maria di Stuart, Filippo II decide di invadere l’Inghilterra ed invia la sua grande flotta -Invincibile Armata- che però, in parte distrutta da una burrasca, viene poi battuta dalle navi inglesi ed olandesi. A questo punto i cattolici inglesi diventano sempre più una minoranza mal sopportata, ad eccezione dell’Irlanda, dove rimangono ancora maggioranza. 18 L’ETA’ MODERNA / Francesco 8.3 Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 19 Le guerre di religione in Francia. Dopo essere stata estromessa dalla corona asburgica dall’Italia (1559), la Francia entra in una grave crisi politica. Dopo la morte di Enrico II, la corona viene retta dalla vedova Caterina de’ Medici per conto dei figlio: Francesco II (1559/60) e poi Carlo IX (1560/74). Il principale problema di Caterina è la diffusione dei calvinisti/ugonotti che si concentrano in alcune città del sud –Lione/La Rochelle- ed in aree del Centro/Nord dove raccolgono adesioni fra artigiani, professionisti e nobiltà come i Borbone. I protestanti cercano di sostituire la regina con Luigi I Borbone principe di Condé; Caterina non si schiera mai completamente a favore delle due parti in contesa -cattolici/ugonotti- nel tentativo di difendere l’autorità della sua corona sempre più debole. Nel 1567, la contesa sfocia in una vera guerra civile che si concluderà con l’ammissione al Consiglio di Stato di una dei capi ugonotti, Gaspard de Cologny. Ma la crescente influenza di Cologny spinge Caterina ad cercare di farlo uccidere e poi ad eliminare in un sol colpo lo stato maggiore della nobiltà ugonotta -notte di San Bartolomeo/23 agosto-; nei giorni seguenti i cattolici intransigenti uccidono nelle varie provincie più di 12.000 ugonotti dando inizio alla fase più violenta della guerra civile religiosa con un’estrema radicalizzazione dello scontro. La Lega cattolica, vero e proprio partito politico/religioso, inizia un lungo e sanguinoso scontro contro i Borbone perché pretendendo entrambi di designare il successore alla corona. Dopo alterne vicende, nel 1593 sale al trono Enrico di Borbone che, di fronte ad un paese profondamente spaccato ed in guerra con la Spagna, finisce per rinnegare il calvinismo e di aderire al cristianesimo. Anche il papa Clemente VIII, concede il perdono ad Enrico IV. «Parigi val bene una messa.» . Gli ugonotti ottengono comunque libertà di coscienza e di culto in luoghi prestabiliti. Conclusa la lunga fase di lotte religiose Enrico IV può dedicarsi a ripristinare la sua autorità e a risanare le disastrose finanze della Francia; ma nonostante il suo buon operato a favore del suo paese egli rimane, per gli oltranzisti cattolici, un eretico convertitosi per ragioni opportunistiche e verrà assassinato nel 1610 da un estremista cattolico. 8.4 Monarcomachi e «politiques». Durante il periodo delle guerre di religione due sovrani francesi vengono assassinati. Una pratica estrema di lotta politica dovuta alla contrapposizione della spaccatura tra cattolici e protestanti. Cade l’idea della sacralità dei sovrani considerati come rappresentati di Dio in terra, anzi un sovrano nemico della vera fede viene ritenuto un pericolo e può essere combattuto ed ucciso. Si afferma il tema della liceità dell’uccisione di un sovrano eretico; dottrine «monarcomache» . Si tratta del recupero della teoria politica greco romana della tirannia: la monarchia tende naturalmente a degenerare in regime tirannico; Cesare finisce per trasformarsi in Nerone. I primi ad elaborare queste idee sono gli ugonotti francesi; si deve obbedienza al sovrano solo se è un re di grazia e di giustizia. Egli deve mettere d’accordo le diverse parti del suo regno, ma se si schiera con una delle parti, cessa di essere re e diventa un tiranno a cui non si deve obbedienza. Successivamente queste tesi vengono teorizzate da entrambi le parti in lotta, cattolici/protestanti. Queste idee minano il fondamento sacro dell’autorità regia, il ruolo di rappresentate di Cristo. Conseguentemente, in Francia, si elabora un teoria politica che consente di sottrarre l’autorità sovrana allo scontro religioso; i portatori di queste idee vengono definiti politiques . Loro sostengono un rafforzamento dell’autorità regia e della concessione di una certa libertà di culto come unico rimedio alla divisione religiosa. Nel 1576, Jean Bodin sostiene la sovranità unitaria, indivisibile e perpetua dello Stato, conseguentemente al principe detentore della sovranità spetta la pienezza del potere legislativo senza alcun vincolo. Si apre così la strada alla teorizzazione del potere «assoluto» del re; non è ammesso il diritto di resistenza, ne di reazione contro i sovrani. La radicalizzazione promossa dallo scontro religioso tende a spingere sia il papa, che i capi delle sette protestanti a pretendere di intervenire nelle questioni religiose degli Stati. -Santa Sede contro repub. di Venezia: problema del patrimonio ecclesiastico nel territorio della repubblica veneziana.19 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 20 9. La rivolta dei Paesi Bassi e la nascita delle Province Unite. 9.1 Un’area fiorente tra crescita e crisi. Prima dell’ascesa di Carlo al trono i Paesi Bassi sono terre fiorenti e popolate; una agricoltura ricca si accompagna ad un florido artigianato tessile. Il fulcro della ricchezza risiede nelle Fiandre e Anversa importante piazza commerciale e finanziaria. Dopo l’Italia, i Paesi Bassi sono un centro nevralgico dello sviluppo europeo non solo economica, ma anche culturale: -pittura fiamminga e realistica –Rembrandt, Bruegel; pensatori e teologi quali Erasmo da Rotterdam L’inserimento nella monarchia di Carlo V giova grandemente ai Paesi Bassi; sviluppo delle industrie tessili di Liegi e di Bruges, Borsa commerciale e finanziari di Anversa. Però a partire dalle seconda metà del Cinquecento cresce la concorrenza inglese sia nel tessile, sia nei commerci internazionali; pure gli olandesi aumentano la concorrenza dei traffici marini. Anche su piano politico sorgono difficoltà perché ogni provincia ha proprie leggi e ordinamenti. Ulteriore elemento di tensione è dato dai problemi religiosi perché la normativa contro i protestanti era stata inasprita e la persecuzione contro i luterani e gli anabattisti era stata brutale. 9.2 Le ragioni del conflitto con la Spagna. Negli anni sessanta il calvinismo penetra in questi territori facendo breccia nei settori artigianali, fra i mercanti e gli uomini d’affari delle città. Contemporaneamente la guerra commerciale con l’Inghilterra crea sacche di disoccupazione e di malcontento popolare. Anche le relazioni tra la corte di Filippo II e l’aristocrazia locale, che chiede una diminuzione delle imposte, diventano critiche. Infine, Filippo II rifiuta di mitigare la repressione dell’eresia calvinista. La crisi esplode. 9.3 Repressione e rivolta. Nel 1565 l’opposizione alla politica religiosa della corona si fa intensa. Un gruppo della nobiltà minore chiede l’espulsione dai Paesi Bassi dell’Inquisizione e di rivedere la politica religiosa. Margherita di Parma, governatrice in nome dell’imperatore, cede e con un editto invita le autorità ad una minor rigidità ad attuare la repressione, con conseguente aumento dei calvinisti. Le tensioni sociali si fa preoccupante; i calvinisti attaccano le chiese cattoliche. Alla corte spagnole prevale la linea dura dei falchi che chiedono l’invio di un esercito guidato dal duca d’Alba per una dura repressione. Il duca d’Alba agendo duramente proprio contro la classe dirigente locale alla quale si appoggiava Margherita per ottenere il consenso al proprio governo; Margherita si dimette ed il duca diventa il governatore generale. Il governo di Alba è rimasto tristemente famoso per la violenza della repressione: vengono eseguite oltre mille sentenze capitali, molte anche fra la nobiltà locale. Inoltre per il mantenimento del suo esercito il duca impone nuove tasse che fa crescere l’opposizione. Si giunge alla ribellione aperta motivata con il diritto alla resistenza al sovrano che compie azioni tiranniche. Guglielmo d’Orange, detto il Taciturno, costituisce un punto di contatto tra calvinisti olandesi e ugonotti francesi, diventando poi il punto di riferimento di una rivoluzione condotta in nome della difesa della libertà costituzionale e religiosa. 9.4 La nascita delle Provincie Unite. L’incapacità del duca di Alba a sconfiggere i ribelli, «i pezzenti del mare», spinge Filippo II a sostituirlo. Il successore pone fine alla politica del terrore e cerca un accordo con le province ribelli. Si ripropone il grave problema del finanziamento della guerra; nel 1575, mentre Filippo II dichiara bancarotta, muore i nuovo governatore dei Paesi Bassi a cui segue l’ammutinamento dell’esercito che compie saccheggi ed eccessi di ogni tipo contro la popolazione. 20 L’ETA’ MODERNA / Francesco Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 21 I dirigenti delle provincie leali prendono in mano la situazione e avviano trattative con le province ribelli d’Olanda e con il principe di Orange per espellere le truppe straniere e congelare la questione religiosa. - Gand 1576Filippo II invia come governatore il fratellastro Giovanni d’Austria, vincitore di Lepanto, il quale in cambio del ritiro delle truppe e del rispetto delle leggi delle province, ottiene i riconoscimento della propria autorità e il ripristino del cattolicesimo come religione ufficiale. Ovviamente le provincie a maggioranza calvinista, Olanda e Zelanda, reagiscono e riprende la guerra: esplodono rivolte guidate dai calvinisti che si uniscono sotto Guglielmo d’Orange. Le province cattoliche offrono il posto di governatore al nipote di Filippo II, Mattia d’Asburgo. ma anche questa soluzione fallisce. I Paesi Bassi sono ormai divisi in due aree: quelle delle Provincie Unite ribelli, a egemonia olandese e calvinista; la seconda, quelle delle provincie lealiste, vallone e cattoliche. Le provincie ribelli dichiarano Filippo II spergiuro e tiranno, e cercano un nuovo sovrano nel fratello del re di Francia, duca d’Angiò, che però non si dimostra all’altezza. Alla morte del principe d’Orange, assassinato da un fanatico cattolico, il vuoto di potere viene occupato dal conte di Leicester, fiduciario di Elisabetta d’Inghilterra con cui esisteva un’alleanza antispagnola. Alla fine gli stati generali delle provincie ribelli decidono di evocare a se la piena sovranità proclamandosi autorità suprema della nuova entità statale delle Province Unite. (1589). 9.5 La stabilizzazione della repubblica delle Province Unite. Negli anni successivi, nelle Province Unite prende una forma più definita il regime di tipo repubblicano con un’ampia assemblea in cui ogni provincia gode di un solo voto. Si afferma l’egemonia dell’Olanda, la provincia più ricca e popolosa; alla famiglia Orange viene riconosciuto il comando dell’esercito; e per motivi commerciali viene siglata una tregua con la corona spagnola. Nei primi anni del Seicento si ripresentano gli scontri fra i fautori di una versione più tollerante della fede calvinista e i sostenitori intransigenti del riformatore di Ginevra; nonostante questo le Province Unite riescono a trovare una sostanziale stabilità sino al 1612 quando scade l’armistizio con la Spagna. Riprende una lunga fase di guerra; le Province Unite colpiscono la monarchia cattolica nei possedimenti coloniali e nei suoi interessi commerciali. Si giunge infine al trattato di Munster in cui la corona spagnola rinuncia alle sue pretese di sovranità sulle Province Unite. -1648- 10. Economia e finanze nel secolo dei genovesi. 10.1 Crescita della popolazione e della produzione agricola. Nei primi decenni del XVI secolo si registra in Europa una crescita della popolazione; la crescita è diversa da regione a regione. Aumenta anche la popolazione urbana grazie all’afflusso di persone dalle campagne; grande sviluppo di Londra, Siviglia, Lisbona,Palermo, Napoli, Milano,Venezia. Alla base delle crescita demografica vi è sia la flessione della mortalità dovuta ed infezioni e altre malattie, sia l’aumento della natalità dovuto ad fatto che le persone tendono a sposarsi più giovani. L’aumento della popolazione comporta un notevole aumento della domanda di derrate alimentari ed una conseguente crescita dei prezzi dei prodotti agricoli; in Francia il prezzo grano cresce di 6 volte In Europa si arriva ad una «cerealizzazione» dell’agricoltura. Vengono bonificate varie zone in Francia, Inghilterra, Paesi Bassi, in Italia regioni del Veneto da parte delle Repubblica di Venezia e del Polesine del duca di Ferrara; la Sicilia diventa il vero e proprio granaio d’Europa. Ma nel 1590 una nuova carestia, causata da un peggioramento del clima, si abbatte sull’Europa. 21 L’ETA’ MODERNA / Francesco 10.2 Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 22 La produzione manifatturiera. Anche la produzione manifatturiera si espande sia nel settore tessile, Castiglia a Segovia e Toledo, sia nella metallurgia per la produzione del ferro –Inghilterra/Svezia - e dell’allume usato per tingere li tessuti – viene scoperta una importante miniera a Tolfa nello Stato della Chiesa-. In Italia notevole sviluppo nel settore laniero, a Bergamo, Venezia, Firenze; e nel settore serico, la produzione nello Stato di Milano, e nelle manifatture seriche di Genova, Bologna, Mantova. I tessuti di produzione italiana sono di alta qualità e non temono la concorrenza di quelli di lana. 10.3 Il ruolo degli scambi a lungo raggio. Il mediterraneo resta il cuore dei commerci cinquecenteschi; grano, manufatti tessili e metallici, spezie, transitano dai porti di Venezia e Genova. Venezia rimane lo snodo più importante nord/sud. Tuttavia crescono di importanza anche i porti della Castiglia e dei Paesi Bassi; -soprattutto Anversa Incomincia a farsi sentire l’importanza delle colonie americane per esportazione/importazioni. Purtroppo la rivolta dei Paesi Bassi contro la corona spagnola finirà col danneggiare Anversa. 10.4 Le finanze dei sovrani e delle repubbliche. In tutta Europa, dalla metà del XV secolo si registra un aumento della pressione fiscale dovuta: -sia alla crescita dei prezzi, necessità di adeguare le entrate all’inflazione; - sia alla voce principale della spesa pubblica: la guerra; nuovi armamenti, introduzioni delle armi da fuoco, aumento del numero degli eserciti con conseguente necessità di pagare, armare ed equipaggiare molti mercenari. I governi incrementano la tassazione straordinaria pur incontrando notevoli resistenza da parte della popolazione e dei ceti privilegiati, vi sono difficoltà anche nel riuscire ad accertare la vera ricchezza I governi -monarchici o repubblicani- appaltano le riscossione delle imposte a compagnie bancarie. Contemporaneamente i sovrani ricorrono all’indebitamento a breve; i banchieri senesi e fiorentini sono specializzati nel trasferire il denaro nelle regioni scelte dai clienti. Gli interessi sono elevati. In Germania e nelle Fiandre nasce il debito consolidato: emissione di titoli pubblici con rendita fissa – 7/10%- sottoscritto da mercanti, imprenditori, enti ecclesiastici, aristocratici; gli interessi provengono da tasse le quali gravano sulle spalle dei ceti umili che vivono di salari. In Italia, Genova, Venezia, Firenze sono i primi comuni ad istituzionalizzare questo debito pubblico La corona di Castiglia, Carlo V e suo figlio Filippo II, ricorrono massicciamente a gruppi bancari tedeschi/genovesi/portoghesi- che forniscono denaro ai suoi eserciti nei luoghi desiderati. Vista l’enorme somma raggiunta -8 milioni di ducati- dal debito della sua corona, nel 1557, Filippo II converte in modo forzoso il debito in titoli pubblici al 5%; a causa della crescita continua del debito questa operazione verrà più volte ripetuta sino ad arrivare alla sospensione dei pagamenti Anche in Francia l’indebitamento della corona è in continuo aumento e viene finanziato con titoli pubblici i cui interessi gravano sul gettito delle imposte sui consumi. Ma anche in Francia si finisce col consolidare il debito, sospendere i pagamenti e Enrico IV -1599- cancella d’autorità i debiti. Solo lo Stato della Chiesa, caso atipico, pur consolidando il suo debito, riesce a mantenere la fiducia degli investitori continuando a pagare regolarmente gli interessi. Altro modo per finanziare le loro esigenze usato dai sovrani è la vendita di incarichi militari, amministrativi e finanziari al miglior offerente; l’acquirente ottiene la remunerazione e i diritti legati a quell’incarico. In Francia, nel 1604, sotto Enrico IV, queste vendite crescono sempre più e nel caso di uffici tradizionalmente appannaggio di nobili, l’acquisto conferisce anche titolo di nobiltà. Questo tipo di nobiltà –noblesse de robe- rimane distinta dalla nobiltà militare o di spada. 22 L’ETA’ MODERNA / Francesco 10.5 Benigno. (Cap. I / X). By Rot. 23 Il commercio del denaro. La venalità degli uffici, l’attività creditizie con prestiti ai monarchi, e gli appalti delle imposte ottenuti in cambio, consentono a molti finanzieri di acquistare feudi e titoli nobiliari. I finanzieri, grazie alla credibilità e capacità, raccolgono denaro liquido da molti soggetti, e poi lo trasferiscono laddove sia richiesto. Con un accordo, chi versa una determinata somma di denaro ad un banchiere ottiene l’impegno –lettera di cambio- a farsi pagare tale somma nella moneta della località straniera da lui indicata da parte di un altro banchiere. In questo modo si evita il trasporto materiale del denaro contante lungo itinerari allora assai pericolosi in tutta Europa. Sin dal Quattrocento grandi compagnie bancarie – i Medici a Firenze, i Fugger ad Augusta – hanno creato una rete di agenzie in tutt’Europa. Grazie a Fugger Carlo d’Asburgo riesce a «comprarsi» il titolo di Sacro Romano Imperatore -1519-. Le lettere di cambio dei vari banchieri vengono scambiate in apposite fiere quali quella di Lione prima, poi di Genova –dove operano i banchieri Centurione, Pallavicino, Grimaldi – che danno vita anche la fiera di Besancon in Francia. Successivamente però il ruolo dei banchieri genovesi diminuisce per la loro esposizione nei confronti delle corone sempre più indebitate ed a rischio di insolvenza. 10.6 La questione dei prezzi. L’afflusso di metalli preziosi americani nella seconda metà del Cinquecento è un fatto rilevante per la storia dell’economia europea. Dapprima si tratta di oro, poi a partire dal 1570, soprattutto di argento che viene estratto in ricchi giacimenti del Perù e del Messico. Dalla Castiglia l’oro e l’argento americano defluiscono verso altre aree dell’europea per poter importare manufatti da inviare nelle colonie e per finanziare la politica e gli eserciti di Carlo V e dei suoi successori. Alla grande diffusione dell’argento americano in Europa viene attribuito il deprezzamento della moneta e l’aumento dei prezzi soprattutto del grano e altri cereali; una «rivoluzione dei prezzi». Ma una più attenta analisi mette in evidenza che la tendenza inflazionistica in Europa era già in atto prima della scoperta dell’America ed era da ricondurre alla crescita demografica che aumentava la richiesta di derrate agricole. L’afflusso di metalli preziosi accentuò solo la crescita dell’inflazione. Sono soprattutto i salariati a subire gli effetti più pesanti degli aumenti dei prezzi; braccianti agricoli, operai manifatturieri ed edili. Sono colpiti anche i proprietari fondiari che hanno stipulato contratti di enfiteusi, affitto perpetuo o a lunghissima scadenza, non potendo rinegoziare i canoni. Ad essere avvantaggiati sono i commercianti e gli imprenditori manifatturieri i quali posso contare su una notevole disponibilità di manodopera a basso costo, e contemporaneamente possono aumentare i prezzi di merci e prodotti che essi vendono. Anche i proprietari fondiari che hanno affittato le loro terre con contratti a breve scadenza possono aumentare gli affitti ad ogni scadenza. 23