Stagione
2016-17
Le schede
DUSE 30 settembre – 9 ottobre
L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA di Luigi Pirandello
DUSE 24 gennaio – 29 gennaio
ALICE UNDERGROUND di Bruni e Frongia da Lewis Carroll
CORTE 18 ottobre – 6 novembre
LA CUCINA di Arnold Wesker
CORTE 31 gennaio – 5 febbraio
IL PREZZO di Arthur Miller
DUSE 19 ottobre – 6 novembre
IL BORGHESE GENTILUOMO di Molière
DUSE 31 gennaio - 5 febbraio
ENIGMA di Stefano Massini
CORTE 8 novembre – 13 novembre
IL BERRETTO A SONAGLI di Luigi Pirandello
DUSE 7 febbraio – 12 febbraio
TERAPIA DI GRUPPO di Christopher Durang
DUSE 15 novembre – 27 novembre
LA DODICESIMA NOTTE di William Shakespeare
DUSE 15 febbraio – 19 febbraio
UNA DELLE ULTIME SERE DI CARNOVALE di Carlo Goldoni
CORTE 22 novembre – 27 novembre
DIECI PICCOLI INDIANI di Agatha Christie
CORTE 28 febbraio – 19 marzo
IL GABBIANO di Anton Cechov
CORTE 29 novembre – 4 dicembre
NUMERO PRIMO di Gianfranco Bettin e Marco Paolini
DUSE 28 febbraio – 5 marzo
IL CASELLANTE di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
DUSE 29 novembre – 4 dicembre
FAUST’S BOX di Andrea Liberovici
CORTE 21 marzo – 26 marzo
GIULIO CESARE di William Shakespeare
CORTE 13 dicembre – 18 dicembre
EDIPO di Sofocle
DUSE 21 marzo – 9 aprile
L’ISOLA DEGLI SCHIAVI di Pierre de Marivaux
DUSE 13 dicembre – 18 dicembre
IL RAGAZZO CHE AMAVA GLI ALBERI di Pino Petruzzelli
CORTE 29 marzo – 2 aprile
SLAVA’S SNOWSHOW di Slava Polunin
CORTE 27 dicembre – 5 gennaio
I MANEZZI PE MAJÂ NA FIGGIA di Niccolò Bacigalupo
CORTE 4 aprile – 9 aprile
UNA CASA DI BAMBOLA di Henrik Ibsen
CORTE 10 gennaio – 15 gennaio
QUEI DUE di Charles Dyer
Fuori abbonamento
CORTE 18 aprile – 23 aprile
BILLY BUDD marinaio di F. Gambineri e S. Baldacci da Melville
DUSE 11 gennaio – 15 gennaio
LEI DUNQUE CAPIRà di Claudio Magris
DUSE 19 aprile – 30 aprile
MARATONA SUQ Butterfly Bazar - Mama Africa - Madri clandestine
CORTE 17 gennaio – 22 gennaio
MACBETH di William Shakespeare
CORTE 25 aprile – 30 aprile
PLAY STRINDBERG di Friedrich Dürrenmatt
DUSE 18 gennaio – 22 gennaio
LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO di Claudio Fava
CORTE 3 maggio – 7 maggio
VANGELO di Pippo Delbono
CORTE 24 gennaio – 29 gennaio
NON TI PAGO di Eduardo De Filippo
CORTE 11 maggio – 14 maggio
ACOUSTIC NIGHT 17 di Beppe Gambetta
Gentili Professori e carissimi Studenti, eccoci alla vigilia della nuova stagione del Teatro Stabile di Genova, un traguardo atteso, come ogni anno “sudato”,
frutto di cambiamenti ma anche di importanti punti certi del nostro essere “teatro pubblico”: i nostri spettatori, il rapporto con la Città, i nostri attori e in
particolar modo la scuola e i suoi ragazzi. Guardare a nuovi e giovani pubblici, attraverso una sempre maggiore varietà di titoli e di modalità di racconto del
nostro lavoro, è infatti una delle missioni di questo nuovo corso e a tale proposito è davvero un grande piacere presentarvi le nuove Schede Scuola che come
sapete dedichiamo a voi e al vostro percorso di studi che ci auguriamo incroci sempre di più il magnifico mondo del teatro. Anche quest’anno troverete per
ogni titolo del cartellone una scheda di approfondimento con suggerimenti di lettura, visione e ascolto che pensiamo possano essere un utile strumento
didattico durante l’anno scolastico. Tutto ciò è reso possibile ancora una volta dal concreto sostegno di Coop Liguria e dal riconoscimento del Comune di
Genova e della Regione Liguria.
Un’ultima cosa infine: il prossimo ottobre, nella settimana fra il 17 e il 22, festeggeremo 65 anni di attività artistica, un traguardo assai importante per noi
e per la nostra Città che vorremmo festeggiare insieme a tutti coloro che hanno reso grande questa storia a cominciare dal nostro pubblico più giovane.
Nell’ottobre del 1951 ha infatti inizio la nostra grande avventura, protagonista di pagine importanti della cultura teatrale nazionale che, fin da allora, colloca il
Teatro Stabile di Genova in una posizione di assoluto rilievo artistico riconosciuto dalla scena italiana e internazionale. Proveremo quindi a raccontare questa
lunga storia e questo importante presente attraverso un fitto calendario di incontri ed eventi che spero vi vedranno protagonisti insieme ai vostri studenti.
A tutti voi, cari Professori e Studenti, l’augurio di un buonissimo anno scolastico in compagnia del nostro Teatro. Angelo Pastore
FACILITAZIONI PER I GIOVANI E LE SCUOLE
Abbonamento Giovani a 5 spettacoli a € 45
5 spettacoli a scelta su tutto il cartellone.
Riservato ai giovani fino a 26 anni compiuti.
Abbonamento + Giovani a € 80
10 spettacoli di cui 2 a scelta tra
le seguenti produzioni del Teatro Stabile:
La cucina, Il borghese gentiluomo,
Il gabbiano, L’isola degli schiavi.
Riservato ai giovani
fino a 26 anni compiuti.
Carta scuola a € 90
riservata esclusivamente alle scuole in
accordo con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico
10 spettacoli a scelta tra tutti quelli del
cartellone a posto unico utilizzabile anche
su un solo spettacolo: si può utilizzare come
gli abbonamenti classici (1 tagliando=1
spettacolo) oppure come un carnet (più
tagliandi sullo stesso spettacolo).
Gruppi di 15 Studenti
Lo studente che fa parte di un gruppo,
formato dall’Insegnante in accordo
con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico,
ha diritto di assistere ai singoli
spettacoli al prezzo speciale di € 10.
Per l’Insegnante accompagnatore
del gruppo è previsto l’ingresso gratuito.
Opportunità per gli universitari
Lo studente universitario che fa parte di
un gruppo di almeno 10 colleghi ha diritto
di accedere ai singoli spettacoli al prezzo
speciale di € 10. Per l’organizzatore del
gruppo è previsto l’ingresso gratuito.
Visite a teatro
In accordo con l’Ufficio Rapporti con il
Pubblico, è possibile organizzare per studenti
e docenti la visita guidata al palcoscenico,
compatibilmente con la disponibilità tecnica
degli allestimenti in programma.
Abbonamento 6 all’Università
Vale per 6 spettacoli ed è riservato agli
studenti universitari e costa € 45.
Librerie convenzionate per l’acquisto
dell’Abbonamento Giovani
Bozzi Via Cairoli 2
Il Libraccio piazza Rossetti 2r
Libri e foto Via Balbi 119r
Medica Frasconi Corso Gastaldi 193r
Carta Campus
Carnet per 12 spettacoli, riservato agli
studenti universitari (utilizzabile anche
su un solo spettacolo). Costa € 120.
Biglietto giovani
Il giovane fino a 26 anni compiuti può
acquistare un biglietto individuale a € 12
valido per tutte le repliche e per tutti
gli spettacoli.
Per gli Insegnanti
Abbonamento libero ridotto per
Insegnanti - possibilità di utilizzo
del bonus insegnanti chiedendo
in biglietteria al momento dell’acquisto
il rilascio della ricevuta.
Laboratori di teatro nelle scuole
Con l’aiuto di attori e registi, gli studenti
e gli insegnanti potranno analizzare
dall’interno le forme espressive
della “drammaturgia” e della scena.
Docenti: Sandro Baldacci e Mauro Pirovano.
Informazioni e acquisti:
Ufficio Rapporti con il Pubblico
Rapporti con le Scuole
Alessandra Balestra
tel. 010 5342.302
[email protected]
Università e Associazioni
Giulia Sanguineti
tel. 010 5342.306
[email protected]
Davide Frino
tel. 010 5342.304
[email protected]
Duse | dal 30 settembre al 9 ottobre
L’uomo
dal fiore in bocca
di Luigi Pirandello
regia Gabriele Lavia
Un testo breve e fulminante sul tema della morte (il “fiore in bocca”)
che il protagonista si porta addosso; ma l'atto unico è anche una nuova riflessione
sugli argomenti sempre cari a Pirandello: l'incomunicabilità tra gli esseri umani,
l'uso della maschera e la relatività del reale.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Don Giovanni
Mozart
Biutiful (2010) Alejandro González Iñárritu
Biografia del figlio cambiato (2000)
Andrea Camilleri
La forza del destino
Giuseppe Verdi
Amour (2012) Michael Haneke
La vita è sogno (1635)
Pedro Calderón de la Barca
Billy Budd
Benjamin Britten
Tramonto (1939) Edmund Goulding
Natale in casa Cupiello (1931)
Eduardo De Filippo
Il testo
Lo spettacolo ribadisce l’interesse che Gabriele Lavia ha dedicato
negli ultimi anni al teatro pirandelliano: Tutto per bene, La trappola, Sei personaggi in cerca
d’autore. Tratto dalla novella La morte addosso, L’uomo dal fiore in bocca è un atto unico rappresentato per la prima volta nel 1922. Il testo è un colloquio fra un uomo che sa di avere solo
poco tempo da vivere e uno come tanti: l’Avventore. Sovente spiato nei suoi movimenti dalla
moglie, il protagonista è un uomo gravemente malato e questa sua situazione lo spinge a indagare nel mistero della vita e a tentare di penetrarne l’essenza. Per chi, come lui, sa che la morte
è vicina, tutti i particolari e le cose, pur insignificanti agli occhi altrui, assumono un valore e una
collocazione diversa. L’altro personaggio è un cliente del caffè della stazione, dove si svolge
tutta la scena; un uomo qualsiasi, che la monotonia e la banalità della vita quotidiana hanno
reso scialbo, piatto e vuoto a tal punto che il dialogo tra lui e il protagonista finisce col diventare
un monologo, soprattutto quando quest’ultimo gli rivela il suo terribile segreto.
Lo spettacolo
«Un uomo “un po’ strano”, un uomo “pacifico”
e una donna come “un’ombra che passa in lontananza” sono i tre protagonisti del capolavoro
di Pirandello L’uomo dal fiore in bocca. Nel 1922 Anton Giulio Bragaglia chiese a Pirandello di
scrivergli qualcosa per il Teatro Sperimentale degli Indipendenti. Pirandello riprese integralmente il testo della sua novella Caffè Notturno, scritta nel 1918, pubblicata, poi, col titolo
La morte addosso nelle Novelle per un anno. Il titolo della novella trasformata in testo per il
teatro diventò L’uomo dal fiore in bocca, ed è il più breve di tutta l’opera di Pirandello. Forse
l’opera più folgorante. Un capolavoro. Nello spettacolo, il breve atto unico è stato interpolato
con “pezzi” di novelle che affrontano il tema (fatale per Pirandello) del rapporto tormentato tra
marito e moglie che viene visto col distacco di un’ironia che rende i personaggi vicinissimi a noi.
Così questa “donna che passa da lontano”, e che forse è il simbolo - lei - di quella “morte” che
l’uomo si porta appresso “come un’ombra”, diviene, in questa “drammaturgia”, la protagonista
invisibile dei “guai” grandi e piccoli ma pur sempre “inguaribili” dei due protagonisti. Ma può
l’uomo rinunciare alla donna, che è la sua malattia mortale?». Gabriele Lavia
L’autore
Luigi Pirandello (1867-1936) è il maggior drammaturgo italiano
del Novecento, insignito nel 1934 del premio Nobel per la letteratura. Oltre alle sue commedie
e ai suoi drammi, dove spiccano titoli come Sei personaggi in cerca d’autore e L’uomo la bestia
e la virtù la sua produzione varia ed articolata, spazia dalle novelle ai racconti brevi, sia in dialetto siciliano che in lingua.
produzione
Teatro Stabile di Genova
Teatro Stabile della Toscana
interpreti
Gabriele Lavia
Michele Demaria
Barbara Alesse
scene
Alessandro Camera
costumi
Laboratorio di costumi
e scene del Teatro
della Pergola
musiche
Giordano Corapi
luci
Michelangelo Vitullo
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 18 ottobre al 6 novembre
La cucina
di Arnold Wesker
regia Valerio Binasco
Una giornata di lavoro nella cucina di un grande ristorante londinese.
Ai fornelli e in sala cuochi e cameriere di diversa origine etnica.
Razzismo e lotta di classe, amore e odio, avidità, sesso e paura.
Wesker insegna a ridere di un’umanità per la quale “tutto il mondo è una cucina”.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
La società dei magnaccioni (1962)
Armandino Bosco (Gabriella Ferri)
Il pranzo di Babette (1987)
Gabriel Axel
La scienza in cucina e l’arte
di mangiar bene (1891) Pellegrino Artusi
Ma che bontà (1977)
Enrico Riccardi (Mina)
La grande abbuffata (1973) Marco Ferreri
La cucina del buon gusto (2012)
S. Agnello Hornby, M. Rosario Lazzati
A cimma Fabrizio De Andrè - Ivano Fossati
Sapori e dissapori (2007) Scott Hicks
L’uovo alla Kok (2002)
Aldo Buzzi
Il testo
Rappresentata per la prima volta nel 1957, quando il londinese Arnold Wesker (1932-2016) aveva venticinque anni, La cucina (The Kitchen) è una commedia
corale, con tanti attori che interagiscono sullo sfondo della cucina di un grande ristorante di
Londra. Cuochi e cameriere, i lavapiatti e il proprietario, anche un vagabondo alla ricerca di
un po’ di cibo. L’azione si svolge nell’arco di una giornata e nella commedia più che la qualità
del cibo contano gli esseri umani chiamati a cucinarli e a servirli: uomini e donne di diverse
provenienze etniche e geografiche. Sono loro i portatori di sentimenti e di comportamenti contrastanti: amore e odio, avidità e sesso, litigate furibonde e risse, anche piccoli furti quotidiani.
La lotta del più forte contro i più deboli chiama in causa il razzismo e la lotta di classe, l’avidità
e la paura, la violenza e il ricordo della guerra da poco finita. Una situazione, quella messa in
scena da La cucina, che evoca il dramma sociale, ma che già allora Wesker dimostrava di saper
padroneggiare con assoluta maestria, sorridendo e sovente anche facendo sanamente ridere
delle disgrazie umane.
Lo spettacolo
Il cast della Cucina è composto interamente
da attori (giovani, meno giovani, e giovanissimi) provenienti dalla Scuola di Recitazione dello
Stabile di Genova, Valerio Binasco compreso, il quale a proposito della commedia di Wesker
annota: «La cucina è una commedia scritta per farvi vedere dei cuochi al lavoro, e per mostrarvi
quanto è duro e feroce il loro lavoro, eppure quanto è bello. Mentre vedremo all’opera i cuochi
e le cameriere riusciremo anche a sapere qualcosa delle loro vite. Seguiremo una o due storie
d’amore. Conosceremo le speranze e i fallimenti di molti. Vedremo da vicino la violenza che
nasce dalla convivenza forzata di persone straniere. Vedremo come vengono preparati i piatti
in un grande ristorante “commerciale”, e forse smetteremo di fidarci di quel che dicono i menù.
Vedremo come l’Europa (ovvero il Mondo) del primo dopoguerra sia così simile al nostro tempo.
E vedremo come l’idea che ha guidato quel giorno del 1958 l’ispirazione di Wesker, ovvero fare
del teatro un megafono per parlare del tema politicamente più rilevante della società dell’epoca: il socialismo, se sfrondata dai suoi orpelli retorici e dalle sue mode culturali, riveli di essere
nel suo profondo un’idea più alta, e più poetica. Un’idea di fratellanza».
L’autore
Recentemente scomparso all’età di 84 anni, Wesker è stato indubbiamente uno degli autori protagonisti del teatro inglese del secondo ‘900. Un drammaturgo outsider, un operaio stakanovista della scrittura, capace di creare 44 testi per la scena in
50 anni di attività. Figlio di emigranti ebrei, fu in gioventù apprendista mobiliere, bracciante,
aiutante libraio, e persino cuoco pasticcere. Proprio un’attività del genere trovò riscontri in alcuni suoi lavori drammatici, fra cui La cucina, la sua commedia più rappresentata.
produzione
Teatro Stabile di Genova
versione italiana
Alessandra Serra
interpreti
Massimo Cagnina
Andrea Di Casa
Elena Gigliotti
Elisabetta Mazzullo
Aldo Ottobrino
Nicola Pannelli
Francesca Agostini
Emmanuele Aita
Gennaro Apicella
Lucio De Francesco
Giulio Della Monica
Alex Perotto
Aleph Viola
con la partecipazione di
Franco Ravera
e con A. Bannò,
G. De Domenico, N. Esposito,
G. Faggiano, I. Giacobbe,
M. Limonta, G. Mezza,
D. Paciello, B. Ricci, K. Tavani
scene
Guido Fiorato
costumi
Sandra Cardini
musiche
Arturo Annecchino
luci
Pasquale Mari
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 19 ottobre al 6 novembre
Il borghese
gentiluomo
di Molière
regia Filippo Dini
Opera dal divertimento travolgente e dal ritmo serrato, Il borghese gentiluomo si snoda
intorno alla figura, sempre comicissima, del ricco borghese che vorrebbe farsi
gentiluomo e per questo si circonda di “maestri” che lo sfruttano, trascurando moglie
e figlia, le quali non accettano di condividere la sua ossessione per i titoli nobiliari.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Il borghese gentiluomo (1919)
Suite Strauss
Un borghese piccolo piccolo (1977)
Mario Monicelli
Un borghese piccolo piccolo (1976)
Vincenzo Cerami
Vecchia piccola borghesia (1966)
Carlo Lolli
Il boom (1963)
Vittorio De Sica
Gli indifferenti (1929)
Alberto Moravia
I borghesi (1971)
Giorgio Gaber
Il sorpasso (1962)
Dino Risi
I piccoli borghesi (1856)
Honoré de Balzac
Il testo
Scritta e rappresentata per la prima volta nel 1670, Il borghese gentiluomo fa parte di un gruppo di commedie-balletto che Molière propose come divertimenti di
Corte, dedicandole a Luigi XIV che nel febbraio 1669 gli aveva finalmente accordato di rappresentare pubblicamente Tartufo. Come gli accade sovente di fare, Molière, intreccia elementi
che provengono dalla tradizione classica (greca e latina) con la satira della società del suo
tempo. Se la prima componente è chiaramente presente nella vicenda famigliare della figlia di
Monsieur Jourdain, Lucille, che (con l’approvazione della madre) ama ricambiata il borghese
Cléonte, ma è osteggiata dal padre che per lei invece vorrebbe un matrimonio nobile al fine di
entrare a far parte del mondo dell’aristocrazia di cui è scioccamente infatuato; il “côté” satirico-sociale trionfa soprattutto nella prima parte, dedicata alle esilaranti lezioni dei sedicenti
maestri di Monsieur Jourdain, e nella finta cerimonia finale, nella quale i parenti coinvolgono il
protagonista, facendogli credere che il figlio del Gran Turco voglia sposare sua figlia e insignirlo
di un immaginario titolo nobiliare.
Lo spettacolo
«Monsieur Jourdain è un personaggio insieme
ridicolo e commovente, divertente e contraddittorio, un uomo a metà tra la più antica tradizione
del teatro comico e la più crudele volgarità del nostro quotidiano. Jourdain incarna contemporaneamente un’irresistibile tensione al miglioramento di se stesso e il più becero degli arricchiti, negando continuamente nei fatti ciò che a parole chiama “fame di cultura”, lordandola
di orgogliosa ignoranza e arrogante tracotanza. Attorno a lui bazzicano nella sua casa figuri
loschissimi che desiderano soltanto derubarlo o truffarlo, coppie di nobili annoiati e scrocconi,
giovani che vogliono sposarsi solo per sopravvivere alla noia e una moglie che lo detesta, e
che vorrebbe restare nell’immobilità della propria mediocrità, nell’agio ozioso del raggiunto
benessere. Molière riesce così in un’impresa titanica: ridere del suo contemporaneo Monsieur
Jourdain è ridere di noi spettatori, del nostro tempo, della nostra epoca folle e misera, consegnandoci un teatro apparentemente basso, ridicolo ed esilarante, ma al tempo stesso violento
e crudele, “un teatro” come diceva Cesare Garboli “che derideva e deformava la realtà senza
mai detestarla”». Filippo Dini
L’autore
Considerato il più grande autore di commedie di tutto il teatro
occidentale, Jean Baptiste Poquelin detto Molière (1622-1673), è stato per anni attore e drammaturgo di Corte per il Sovrano Luigi XIV. La sua scrittura così brillante e poco convenzionale
per gli schemi dell’epoca, è sempre innervata da un’ironia beffarda e da una critica feroce
verso la morale della società a lui contemporanea ed in questo, Il borghese gentiluomo non fa
eccezione.
produzione
Teatro Stabile di Genova
Teatro Due
versione italiana
Cesare Garboli
interpreti
Valeria Angelozzi
Sara Bertelà
Filippo Dini
Ilaria Falini
Davide Lorino
Orietta Notari
Roberto Serpi
Antonio Zavatteri
Ivan Zerbinati
scene e costumi
Laura Benzi
musiche
Arturo Annecchino
luci
Pasquale Mari
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dall’ 8 novembre al 13 novembre
Il berretto
a sonagli
di Luigi Pirandello
regia Sebastiano Lo Monaco
Lo scrivano Ciampa è uno dei personaggi più tipici del teatro pirandelliano:
colui che si difende dai propri problemi esistenziali indossando agli occhi degli altri
una maschera. Così accade, appunto, in questo testo “siciliano” che parla di corna
e del faticoso desiderio di tranquillità sociale.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Otello (1887)
Giuseppe Verdi
Adulterio all’italiana (1966)
Pasquale Festa Campanile
Madame Bovary (1856)
Gustave Flaubert
Cavalleria rusticana (1890)
Pietro Mascagni
Divorzio all’italiana (1961) Pietro Germi
La filosofia del cornuto
Totò
Signora Lia (1971)
Claudio Baglioni
L’ultimo bacio (2001) Gabriele Muccino
Le paesane (1894)
Luigi Capuana
Il testo
Quando viene riferito alla signora Beatrice Fiorica che il marito la
tradisce con la giovane moglie dello scrivano Ciampa, ella si accende di furiosa gelosia e decide di sorprendere i due amanti. Con un pretesto, manda Ciampa a Palermo: lo scrivano le
raccomanda la moglie e le affida addirittura le chiavi di casa, che Beatrice consegna alla polizia
affinché sorprenda i fedifraghi. Anche se l’adulterio non viene constatato, lo scandalo scoppia
comunque, e Ciampa diventa lo zimbello di tutti. Da tempo sapeva che la moglie gli era infedele, ma ora che la cosa è stata resa pubblica, per il bene suo e degli altri, a Ciampa non restano
che due alternative: o uccidere i due infedeli e lavare così l’onta al suo onore di marito; oppure
convincere tutti, e innanzitutto l’interessata, che l’atto di gelosia della signora Beatrice è stato
solo la manifestazione di un profondo squilibrio mentale.
Lo spettacolo
Scritto da Luigi Pirandello (1867-1936) prendendo spunto da alcune sue novelle, Il berretto a sonagli compie 100 anni, a contare dalla prima versione in siciliano di Angelo Musco. Quella Sicilia oggi non c’è più e anche il delitto d’onore è stato cancellato dalla modernità; ma i protagonisti della commedia (tutti usciti dalla scena
della vita reale) esistono ancora, perché filtrati dallo sguardo disilluso sull’umanità dell’autore.
Pirandello ha definito il suo Berretto a sonagli «una commedia nata e non scritta». «Su questo
pensiero dello scrittore siciliano - dice Sebastiano Lo Monaco - ho costruito la mia regia. Tutti
gli attori in questo spettacolo hanno cercato di essere personaggi vivi e veri, più di noi che
respiriamo, alternando pianto e riso durante tutto lo svolgimento del dramma. Il personaggio
di Ciampa, apparentemente grottesco, è in realtà straziante, ma soprattutto è il più moderno
degli eroi pirandelliani. Il Berretto è la storia di un uomo giovane, poco più di quarant’anni, che
tradito dalla moglie accetta la condanna e la pena di spartire l’amore della propria donna con
un altro uomo, pur di non perderla. Un tema drammatico e attuale che si voglia o no! E anche
l’età fa dello scrivano Ciampa, un personaggio di grande forza drammatica, un uomo eroico
e pieno di umanità, di una umanità silenziosa e astuta che gli dà la forza di difendere la sua
infelicità coniugale, contro la società ridicola del proprio tempo».
L’autore
Luigi Pirandello scrive Il berretto a sonagli ispirandosi alle tematiche già toccate in due sue novelle: La verità e Certi obblighi, entrambe del 1912. La commedia
(in dialetto siciliano) debutta nel 1917 a Roma: l’anno seguente l’autore ne scrive la versione
in lingua italiana che viene qui messa in scena. Il berretto a sonagli è una delle opere paradigmatiche del pensiero di Pirandello: al suo centro c’è l’individuo che con fatica si è costruito
una dignità sociale, celando la propria meschinità dietro una “maschera”, ed ora è chiamato a
difendersi dallo sguardo dei benpensanti.
produzione
Sicilia Teatro
in collaborazione con
Festival
La Versiliana - Pietrasanta
Teatro
Luigi Pirandello - Agrigento
interpreti
Sebastiano Lo Monaco
Maria Rosaria Carli
Clelia Piscitello
Viviana Larice
Lina Bernardi
Rosario Petix
Claudio Mazzenga
Maria Laura Caselli
scene
Keiko Shiraishi
costumi
Cristina Da Rold
musiche
Mario Incudine
luci
Nevio Cavina
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 15 novembre al 27 novembre
La
dodicesima
notte
di William Shakespeare
regia Marco Sciaccaluga
Comicità travolgente e inaspettati intrecci amorosi sulle spiagge
di un’immaginaria Illiria, dove l’arrivo in abito maschile della giovane sopravvissuta
ad un naufragio, in cerca del fratello gemello, scatena inedite
passioni e gelosie furiose.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Kashmir (1975)
Led Zeppelin
La 12ª notte (1996)
Trevor Nunn
William Shakespeare tutte le opere
Bompiani
Romeo & Giuliet (1980)
Dire Straits
Shakespeare a colazione (1987)
Bruce Robinson
I menecmi
Plauto
Desolation Row (1965)
Bob Dylan
Shakespeare in Love (1998) John Madden
Lo scheletro nell’armadio W. Somerset Maugham
Il testo
Messa in scena nella scorsa stagione come Esercitazione affidata ai
dieci giovani attori del Master della Scuola di Recitazione, lo spettacolo viene ora proposto in
cartellone, sempre con la regia di Marco Sciaccaluga, come uno spettacolo compiuto e rivolto
a un pubblico di tutte le età. Ambientata da Shakespeare in una immaginaria Illiria, La dodicesima notte (nota anche come La notte dell’Epifania) si apre con il duca Orsino chiuso nelle
proprie sofferenze amorose per Olivia, la quale vive isolata dal lutto per la morte del fratello. Ma
l’arrivo della naufraga Viola, in cerca del proprio fratello gemello, Sebastian, e travestita in abito
maschile, scuote la rigidità dei comportamenti sia di Orsino sia di Olivia, dando vita a un mondo
dove trionfano le passioni umane, animate dalla comicità dei cortigiani Malvolio, Sir Toby e Sir
Andrew e osservate con disincanto dal clown Feste.
Lo spettacolo
Annota il regista Marco Sciaccaluga: «Lavorare
con i giovani è sempre un’occasione per provare a reimparare qualcosa. Del resto, l’insegnamento è sempre un’occasione per apprendere qualcosa. Quando si cerca di instaurare un
rapporto di natura pedagogica è un grave errore partire pensando di avere un patrimonio di conoscenza con cui indottrinare qualcuno. L’insegnamento si basa sempre su uno scambio. Solo
così s’impara a non smettere mai di pensare che il teatro sia una cosa necessaria. I giovani con
la loro voglia e con la loro fede mi seducono. E lavorare con loro su Shakespeare, dentro a uno
stile da teatro povero, mi ha dimostrato ancora una volta che la povertà di mezzi, lungi dall’essere una prigione, è una terra di stimoli creativi». E la critica ben riconosce l’esito del suo lavoro: «Una protagonista travestita da ragazzo, una storia di amore e d’intreccio a cui si mescola
una storia secondaria, buffoni ciarlieri, personaggi accuratamente distribuiti in coppie, fuochi
d’artificio verbali intermittenti, astuzie, inganni e dappertutto musica: diretti con successo da
Marco Sciaccaluga, in un teatro gremito anche di ragazzi interessati e divertiti, i giovani attori
di La dodicesima notte hanno volto in gioco brillante molte belle sfumature del testo scespiriano» (“La Repubblica”). «Un allestimento dall’esito felice, nel quale l’assenza di scenografie e in
pratica di costumi, ha imposto una bella serie di trovate registiche e ha lasciato in primo piano
la recitazione caratterizzata da un grande affiatamento» (“Il Secolo XIX”).
L’autore
Nato nel 1564 e morto nel 1616 (quest’anno ricorre il 500° anniversario della scomparsa) a Stratford on Avon, William Shakespeare è la pagina più luminosa del periodo d’oro del teatro nell’Inghilterra elisabettiana. Anche se tutt’ora viene messa in
dubbio la sua stessa esistenza, al suo talentuoso ingegno si attribuiscono una quarantina di
testi fra cui spiccano pietre miliari del teatro di tutti i tempi come Otello, Romeo e Giulietta, La
tempesta, Giulio Cesare e La dodicesima notte.
produzione
Teatro Stabile di Genova
versione italiana
Anna Laura Messeri
interpreti
Giovanni Annaloro
Mario Cangiano
Marco De Gaudio
Roxana Doran
Daniela Duchi
Michele Maccaroni
Sarah Paone
Francesco Russo
Roberto Serpi
Emanuele Vito
consulenza per i costumi
Guido Fiorato
luci
Fausto Perri
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 22 novembre al 27 novembre
Dieci piccoli
indiani...e non rimase nessuno
di Agatha Christie regia Ricard Reguant
Scritto nel 1936 e adattato per il teatro nel 1943, Dieci piccoli indiani
(E non ne rimase nessuno) è considerato da molti, ancora oggi, il capolavoro
di Agatha Christie. Un “giallo” dalla perfetta struttura narrativa,
capace di tenere sino all’ultimo con il fiato sospeso il lettore/spettatore.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
La suspense del giallo nelle musiche
di Ennio Morricone:
Dieci piccoli indiani (1965)
George Pollock
Il mastino dei Baskerville (1902)
Arthur Conan Doyle
Indagine tratto da Indagine su un cittadino
al di sopra di ogni sospetto
Il segreto di Agatha Christie (1979) Michael Apted
La spia che venne dal freddo (1963)
John Le Carré
Corsa sui tetti tratto da L’uccello
dalle piume di cristallo
La regola del gioco (1939) Jean Renoir
Il nome della rosa (1980)
Umberto Eco
Paura e aggressione tratto da Gionata nera
per l’ariete
Gosford Park (2001)
Robert Altman
o
Il testo
La storia è nota. Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, dieci persone sconosciute sono state invitate, per vari motivi, su una bellissima isola deserta. Arrivati
nelle camere, trovano affissa agli specchi una filastrocca, Dieci piccoli indiani, in cui si raccolta
come muoiono, uno dopo l’altro, tutti i dieci protagonisti. Una serie di omicidi misteriosi infonde
il terrore nei sopravvissuti, i quali iniziano ad accusarsi a vicenda sino ad arrivare alla conclusione che l’assassino si nasconde tra di loro.
Lo spettacolo
Rappresentato a Broadway nel 1943, lo spettacolo vi rimase in scena per 426 repliche. L’opera teatrale differisce dal romanzo nel finale, in
quanto, la Christie, non volendo dare al pubblico un finale considerato troppo drammatico per
quegli anni, decise di cambiarlo con un lieto fine, che oggi risulta un po’ deludente e frettoloso.
Per questo motivo, in accordo con la Agatha Christie limited, questa versione diretta dallo spagnolo Ricard Reguant recupera il finale originale, caratterizzato da uno svolgimento mozzafiato,
di cui gli autori dello spettacolo si dicono certi che incontrerà i favori del pubblico e renderà giustizia ad un adattamento operato dalla stessa Christie. Come scrive Reguant nelle note di regia,
di uno spettacolo che, nella versione spagnola, ha già trionfato a Barcellona: «Questa nuova
versione teatrale si adatta ai tempi e all’estetica del momento facendo godere il pubblico nella
ricerca dell’enigma preparato dalla signora Agatha; questi dieci “piccoli indiani” bloccati nell’isola sono vittime o assassini? Questa è la stessa domanda che la scrittrice pone a se stessa
mostrando al pubblico il lato nascosto di una classe borghese e aristocratica mischiate insieme
in un’unica arena, rivelando le proprie carenze facendoli confrontare e sbranarsi per la sopravvivenza fino a diventare esseri volgari e ordinari. Sembra quasi una vendetta della stessa Christie verso la classe dirigente nella società inglese in cui la scrittrice vive agiatamente e dalla
quale vuole evadere costringendosi a diventare lei stessa la carnefice verso i suoi personaggi».
L’autore
Figlia di padre statunitense e madre britannica, dopo aver tentato
col canto lirico, con deludenti risultati, Agatha Christie rivela il suo precoce talento per la scrittura e, nel giro di pochi anni, diventa un’autrice di best sellers mondiali. Dieci piccoli indiani,
da molti considerato il suo capolavoro, viene pubblicato in Gran Bretagna nel 1939 ed è a
tutt’oggi, con 110 milioni di copie, il libro giallo più venduto di sempre.
produzione
Ginevra srl e 8P Management
in collaborazione con
Festival Teatrale
di Borgio Verezzi
versione italiana
Edoardo Erba
progetto artistico
Gianluca Ramazzotti
Ricard Reguant
interpreti (in ordine di entrata)
Giulia Morgani
Pierluigi Corallo
Caterina Misasi
Pietro Bontempo
Leonardo Sbragia
Mattia Sbragia
Ivana Monti
Alarico Salaroli
Luciano Virgilio
Carlo Simoni
scene
Alessandro Chiti
costumi
Adele Bargilli
luci
Stefano Lattavo
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 29 novembre al 4 dicembre
Numero
Primo
Studio per un nuovo Album
di Gianfranco Bettin e Marco Paolini
regia Marco Paolini
Sul filo della memoria, Paolini recupera il protagonista dei suoi Album,
“biografia collettiva” degli ultimi trent’anni, e racconta di un padre
e di un figlio in viaggio nel Nord Est italiano, tra le nevrosi della modernità,
l’invadenza della tecnologia e alcuni scenari fantascientifici.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Futura (1980)La prima neve (2013)
Andrea Segre
Lucio Dalla
Gli Album di Marco Paolini
Marco Paolini
Portaverta (2013)
Lorenzo Monguzzi
Big Fish (2003)
Tim Burton
Storie di certi italiani Vol. I-II
Marco Paolini
The Future (1992)
Leonard Cohen
The Road (2009)
John Hillcoat
Quanto vale un uomo (2016)
Andrea Camilleri
Il testo
Con Numero Primo, Marco Paolini apre una nuova stagione degli Album, ai quali ha affidato tra il 1987 e il 2003 alcuni dei suoi primi spettacoli in cui coniugava
sul palcoscenico l’autobiografia e il ritratto generazionale. Più ancora di ieri, quando gli Album
raccontavano soprattutto storie d’iniziazione, questo nuovo spettacolo dell’età matura tende
però a parlare in modo diretto di oggi, della realtà attuale, drammaticamente “alle prese con
una pervasiva rivoluzione tecnologica”. Numero Primo racconta di un futuro probabile, fatto di
cose, di bestie e di umani rimescolati insieme come si fa con le carte prima di giocare. Il titolo
fa riferimento al soprannome del protagonista, figlio di Ettore e di madre incerta, protagonista
di una storia ambientata in un prossimo futuro e per questo confinante con la fantascienza. Esiste una tradizione di fantascienza in letteratura e nel cinema, ma a teatro non è molto diffusa.
Marco Paolini e Gianfranco Bettin, coautori di questo lavoro, sono partiti da alcune domande, di
cui la prima è: «Qual è il rapporto di ciascuno di noi con l’evoluzione delle tecnologie?».
produzione
Jolefilm
interprete
Marco Paolini
Lo spettacolo
Numero Primo, giunge a Genova dopo una lunga serie di anteprime nel corso delle quali, come al suo solito, Paolini ha messo a punto, a contatto diretto con il pubblico, una precisa struttura narrativa, in cui all’attore-autore monologante tocca il compito di rendere credibili cose possibili domani, ma che oggi appaiono inverosimili.
L’orizzonte temporale immaginato riguarda i prossimi 5000 giorni e solo pensando a quanto il
mondo delle cose sia cambiato nei 5000 giorni appena trascorsi risulta quantomeno necessario guardare al futuro con il beneficio del dubbio rispetto a ciò che oggi è ancora inverosimile.
A proposito di Numero Primo il sessantenne Marco Paolini ha annotato: «Ho un’età in cui non
sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi di immaginare il futuro,
così farò un Album con nuovi personaggi. Parlerò della mia generazione alle prese con una
pervasiva rivoluzione tecnologica. Parlerò dell’attrazione e della diffidenza verso di essa, del
riaffiorare del lavoro manuale come resistenza al digitale. Parlerò di biologia e altri linguaggi,
ma lo farò seguendo il filo di una storia più lunga che forse racconterò a puntate come ho fatto
con i primi Album».
Gli autori
Gianfranco Bettin, sociologo e politico (è presidente della Municipalità di Marghera), è coautore dei testi dello spettacolo.
Marco Paolini, attore, regista e drammaturgo, dai primi anni Novanta si dedica con crescente
seguito al cosiddetto teatro civile ed oggi è considerato uno dei migliori interpreti del teatro di
narrazione. Fra i suoi grandi successi: Il racconto del Vajont, Parlamento chimico, Il sergente.
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
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Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 29 novembre al 4 dicembre
Faust’s
Box
musiche, testo e regia
Andrea Liberovici
A transdisciplinary journey
Il mito di Faust rivisitato, attraverso un “viaggio transdisciplinare”, da un’opera
da camera contemporanea affidata alla voce di una cantante di colore cresciuta
alla scuola di Bob Wilson. Il sogno di felicità del protagonista di Goethe,
ora condannato alla ricerca della propria voce.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Scene dal “Faust” di Goethe (1844-1853)
Robert Schumann
Faust (2011)
Aleksandr Sokurov
Faust (1808)
J. Wolfgang Goethe
Sinfonia N°8 - “Sinfonia dei mille”
(1906-1907) Gustav Mahler
Il dottor Faust (1967)
Richard Burton - Nevill Coghill
Faust. Un travestimento (1985)
Edoardo Sanguineti
Faust (1859)
Charles Gounod
Il fantasma del palcoscenico (1974)
Brian De Palma
La tragica storia del Dottor Faust
Christopher Marlowe
Il testo
Il Faust, come Goethe stesso l’ha definito, è un’opera “incommensurabile”, al centro della quale c’è l’uomo. Faust appunto: un uomo che nel suo continuo interrogare se stesso, interroga di fatto anche tutta l’umanità contemporanea. Le grandi rivoluzioni
della modernità e della tecnologia hanno certamente mutato in meglio le condizioni di vita, ma
per paradosso hanno prodotto una società d’individui soli. Il racconto di Faust’s Box inizia da
questa condizione. Un essere vivente, solo, continuamente sollecitato da un presente oscuro
ma di assordante e prepotente “luminosità”, compie il suo “viaggio immobile” con se stesso e
attraverso se stesso… davanti a un grande specchio. Faust’s Box è un’opera da camera contemporanea, una tragedia/commedia dell’ego e dell’immaginazione perché ogni cambiamento
sociale gli è precluso dalla solitudine e l’unica mutazione possibile è quella del suo sguardo:
da se stesso, molto faustianamente, agli altri. Mutazione che diventa esplicita alla fine, quando
Faust vedrà il pubblico oltre al suo riflesso, e capirà.
Lo spettacolo
Organizzato in tredici scene - nel corso delle
quali si aprono, uno dopo l’altro, i cassetti della memoria (l’infanzia, l’amore, il solipsismo, il
potere, il denaro, ecc.) e delle illusioni di potervi trovare finalmente la felicità - lo spettacolo
ha come protagonista la cantante statunitense Helga Davis (già nota al pubblico genovese
per essere stata, sempre per la regia di Liberovici, l’interprete di Operetta in nero) e per la
sua collaborazione con Philipp Glass e con il regista Robert Wilson, che qui presta la propria
voce all’ombra di Faust. A proposito dello spettacolo già presentato con enorme successo a
Poitiers, Andrea Liberovici annota: «Goethe ha scritto che le scene del suo Faust sono come un
elenco di “ballate popolari” chiuse in se stesse e grazie a questa suggestione ho immaginato
una struttura, per questo viaggio, suddivisa in 13 scene/movimenti musicali. 13 è la somma
delle lettere che compongono i due nomi di Faust e di Mephisto, perché il nostro personaggio è
entrambi. Ogni scena/movimento affronta un tema della sua memoria: l’amore, la giovinezza,
il tempo, la felicità, la solitudine ecc. Una sorta di monologo interiore ma “sonoro” amplificato
e udibile. Accompagnato e evocato dallo straordinario ensemble francese “Ars Nova ensemble
instrumental” diretto da Philippe Nahon abituato alla commistione fra musica e teatro anche
perché direttore, per molti anni, di tutti i lavori musicali di Peter Brook».
L’autore
Figlio d’arte, Andrea Liberovici studia composizione nei conservatori di Venezia e Torino e recitazione presso la Scuola del Teatro Stabile di Genova. Fin da
giovanissimo, scrive musiche di scena per importanti compagnie di teatro di prosa. Come compositore, performer e regista, fonda assieme a Edoardo Sanguineti e Ottavia Fusco, la compagnia Teatro del Suono. I suoi spettacoli vengono rappresentati nelle maggiori città italiane ed
europee.
produzione
Teatro Stabile di Genova
Ars Nova ensemble instrumental
Teatro del Suono
TAP Théâtre Auditorium
de Poitiers
con il sostegno di La Spedidam
interpreti
Helga Davis, Faust / Mephisto
Philippe Nahon,
direttore d’orchestra
Ars Nova ensemble instrumental:
Éric Lamberger clarinetto
Isabelle Cornélis
e Elisa Humanes percussioni
Catherine Jacquet violino
Alain Tresallet viola
Isabelle Veyrier violoncello
Tanguy Menez contrabbasso
Robert Wilson narratore
nell’ombra
Ennio Ranaboldo ghost writer
Controluce Teatro d’ombre
ombre in video
luci e video
Jérôme Deschamps
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COMUNE DI GENOVA
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Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 13 dicembre al 18 dicembre
Edipo
Edipo Re - Edipo a Colono
di Sofocle
regia Andrea Baracco e Glauco Mauri
Dittico dedicato al mito di Edipo che ha avuto in Sofocle il suo primo grande cantore.
Due spettacoli in uno per raccontare la storia dell’uomo alla ricerca della conoscenza:
dai giovanili trionfi alla scoperta dell’atavica colpa, dalla scelta della cecità
al tormentato esilio senile.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Edipo a Colono
Gioachino Rossini
Edipo Re (1967)
Pier Paolo Pasolini
Edipo Re
Sofocle
Oedipus Rex (1927)
Igor Stravinskij
Oedipus Rex (1957)
Tyrone Guthrie e Abraham Polonsky
Edipo a Colono
Sofocle
Edipo Re (1920)
Ruggero Leoncavallo
Edipo Re (1910)
Giuseppe De Liguoro
Antigone
Sofocle
Il testo
La tragedia di Edipo s’inserisce nel cosiddetto “ciclo tebano”. In Edipo
Re, rappresentato tra il 430 e il 420 a.C., Sofocle (496-406 a.C.) narra la vicenda di un giovane
re, carismatico ed amato, che nel breve volgere di un solo giorno viene a conoscere l’orrenda
verità del suo passato (senza saperlo, ha ucciso il proprio padre e ha generato figli con la
propria madre) e per questo sceglie di accecarsi; mentre in Edipo a Colono, rappresentato postumo nel 401 a.C., racconta l’esilio volontario di Edipo e come egli, ormai vecchio e mendico,
ottenga ospitalità, con le figlie Antigone e Ismene, dal re di Atene, Teseo, alla cui corte viene
coinvolto suo malgrado nella tragedia delle lotte tra i propri discendenti (Eteocle e Polinice),
trovando infine pace solo nella volontà degli dèi.
Lo spettacolo
A distanza di vent’anni, Glauco Mauri e Roberto
Sturno tornano a mettere in scena i due capolavori di Sofocle, per analizzare più compiutamente il mito immortale di Edipo. Con nuovi compagni di viaggio e in un nuovo spazio scenografico,
la messa in scena è affidata a due diversi registi: il giovane Andrea Baracco per Edipo Re interpretato da Sturno, mentre Glauco Mauri riserva per sé la messa in scena e l’interpretazione di
Edipo a Colono. Due generazioni a confronto, nel segno della collaborazione e della continuità,
pensando al futuro del teatro. Puntualizza Glauco Mauri: «Edipo re ed Edipo a Colono sono due
capolavori fondamentali nella storia dell’uomo, per gli interrogativi che pongono alla mente e
per la ricchezza di umanità e di poesia che ci donano. La storia di Edipo è la storia dell’Uomo,
perché racchiude in sé tutta la storia del suo vivere, alla ricerca della verità. Alla fine del suo
lungo cammino Edipo comprende se stesso, la luce e le tenebre che sono dentro di lui, ma afferma anche il diritto alla libera responsabilità del suo agire. Edipo è pronto ad accettare tutto
quello che deve accadere ed è pronto a essere distrutto purché sia fatta luce. Solo nell’interrogarci comincia la dignità di essere uomini. È questo che Sofocle con la sua opera immortale
dice a tutti noi. Convinti che il Teatro sia un’arte che può e deve servire “all’arte del vivere”
affrontiamo queste due opere classiche per trovare nelle radici del nostro passato il nutrimento
per comprendere il nostro futuro. In un oggi così arido di umanità e di poesia questo è il nostro
impegno e il nostro desiderio».
L’autore
Nato nel 496 a.C. in un sobborgo di Atene, Sofocle scrisse secondo la tradizione, oltre cento tragedie di cui solo sette ci sono pervenute, fra cui Antigone, Elettra
e Edipo. Nell’Atene classica, insieme ad Eschilo e ad Euripide fu uno dei grande innovatori del
teatro sotto ogni punto di vista: dalla struttura della tragedia a quella del coro, al perfezionamento delle scenografie.
produzione
Compagnia Mauri Sturno
Teatro della Toscana
versione italiana
Dario Del Corno
interpreti
Glauco Mauri
Roberto Sturno
Ivan Alovisio
Elena Arvigo
Laura Garofoli
Mauro Mandolini
Roberto Manzi
Giuliano Scarpinato
scene e costumi
Marta Crisolini Malatesta
musiche
Germano Mazzocchetti
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse |
dal 13 dicembre
al 18 dicembre
Il ragazzo
che amava
gli alberi
testo e regia
Pino Petruzzelli
Il mondo della scuola come lente d’ingrandimento sul presente e sul passato.
Il rapporto tra un professore e il suo alunno di una media inferiore.
Racconto in forma di monologo di un giovane che arriva da lontano
e che, grazie al suo mentore, trova nei libri se stesso e la propria storia.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Il professore (2009)
Renato Zero
L’attimo fuggente (1989)
Peter Weir
Diario di scuola (2008)
Daniel Pennac
Pane e coraggio (2003)
Ivano Fossati
Lettere dal Sahara (2005) Vittorio De Seta
L’ora di lezione (2014)
Massimo Recalcati
Il paese dei balocchi (1992)
Edoardo Bennato
Chiedo asilo (1979) Marco Ferreri
O capitano! Mio capitano! (1865)
Walt Whitman
Fuocoammare (2016) Gianfranco Rosi
Il testo
Nella scuola media “Falcone/Borsellino” c’è un ragazzo. Uno. Ce ne
sono tanti, ma uno solo si chiama Rachid. Di lui non si sa niente, finché un professore non si
mette in ascolto e scopre qualcosa in più di quel ragazzo, del suo sorriso, della sua patria, della
sua terra. Il professore scopre la famiglia di Rachid: padre e fratello. Scopre che Rachid non ha
neanche sedici anni e la mattina, prima delle lezioni, lavora al mercato del pesce e poi a scuola
dorme. Scopre che Rachid è amico di Arzeni, il migliore studente della classe. E soprattutto,
durante una gita scolastica, scopre la passione di Rachid per gli alberi. Rachid si immerge nei
boschi e abbraccia gli alberi. E li tiene stretti. Il professore scopre che Rachid ama gli alberi.
Rachid vuole diventare un albero dalle radici ben piantate nel terreno. Rachid è legato alla terra
perché nella vita gli è venuta a mancare. La terra che lo ha partorito non c’è più e ora c’è solo
erranza. E allora non rimane che il sogno di quella terra. Un sogno che è stato salvezza, quando
in mare, senza una barca, nel buio di quella notte maledetta, raggiunse una qualche riva di una
qualche altra terra. Questo ora il professore sa, eppure…
produzione
Teatro Stabile di Genova
interprete
Pino Petruzzelli
voce di Rachid
Giacomo Petruzzelli
video
Marco Di Gerlando
Ludovica Gibelli
luci
Francesco Ziello
Lo spettacolo
«Rachid, l’immigrato, vaga, erra per le strade
delle nostre città. Il suo vagare è abitato da ricordi. Ricordi di una terra rovente, di deserto, di
pietre e di radici bruciate. Ricordi che sono ricerca di un’infanzia forse idealizzata, ma certo
rubata, strappata “dalle infantili bugie occidentali”. Il ragazzo che amava gli alberi è questo:
terra strappata alla terra, figlio strappato alla madre. Un itinerario interiore attraverso il mito
del deserto che ci lascia soli davanti a noi stessi spazzando via l’inutile e il superfluo in un
cammino per sottrazione. In cammino è Rachid, ma in cammino è anche il suo professore che,
attraversando il mistero del tradimento di un ideale, rivela tutta la fragilità delle nostre certezze
quotidiane. Camminando in questo deserto, in questa terra d’esilio, è possibile perdersi ma
anche ritrovarsi». Pino Petruzzelli
L’autore
Pino Petruzzelli, nato a Brindisi, è un attore, regista ed autore.
Dopo gli studi presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma e le
esperienze come autore, fonda con Paola Piacentini il Centro Teatro Ipotesi, che si occupa di
temi legati al rispetto e alla conoscenza delle culture. Dal 2000 è direttore artistico del Festival
Teatrale Tigullio a teatro a Santa Margherita Ligure. Come attore ha lavorato con Andrea Camilleri, Lorenzo Salveti, Tonino Conte, Aldo Trionfo.
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COMUNE DI GENOVA
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Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 27 dicembre al 5 gennaio
Ipemanezzi
majâ na figgia
I maneggi per maritare una figliola
di Niccolò Bacigalupo
omaggio a Gilberto Govi
regia Jurij Ferrini
Nuovo sguardo per la rivisitazione, in occasione
del 50° anniversario della morte, di uno dei
maggiori successi del teatro di Gilberto Govi
(e di sua moglie Rina), che racconta i bisticci
di due non più giovani coniugi, alle prese
con la ricerca di un buon partito
per la loro unica figlia.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Ma se ghe penso (1925)
Mario Cappello
Pranzo di nozze (1956) Richard Brooks
Lui, Govi (1981)
Petrucci, Viazzi, Leoni
Crêuza de mä (1984)
Fabrizio De André
Che tempi Che tempi! (1948)
Giorgio Bianchi
Il teatro di Govi
S. Bassano
Chi guarda Genova (1988)
Ivano Fossati
Come sposare una figlia (1958)
Vincente Minnelli
La maschera e il volto. Il teatro in italia
Francesco Bruni
Il testo
La commedia originale fu scritta dal poeta e drammaturgo genovese
Niccolò Bacigalupo, ma venne poi “riadattata” con molta libertà da Gilberto Govi, il quale la
portò al successo già negli anni Venti del Novecento. Il protagonista è il signor Steva (diminutivo
genovese di Stefano), un maturo sensale, vessato dalla moglie volitiva ed autoritaria e con una
figlia da maritare, per la quale sembra esserci lo spasimante ideale nel Signor Riccardo, figlio
di un senatore, che si ritrova in concorrenza con Cesarino, altro pretendente che però non pare
abbia le carte in regola per giungere trionfante al traguardo. Per maritare la ragazza si fanno
carte false, i pretendenti vanno e vengono in una girandola di situazioni da risata. La signora
Giggia (moglie del protagonista), concentrato di perfidia e di malignità, si prefigge a tutti i costi
di accasarla con il benestante signor Riccardo. Oltre che alla celebre interpretazione di Govi, il
grande successo di questa pièce deve molto anche a sua moglie Rina Govi – moglie nella vita
come, in questo caso, sul palcoscenico – nel ruolo di “la Giggia”, la padrona di casa, tiranna
e maneggiona, che vessa di continuo il povero marito per ottenere i suoi scopi e in particolare
lanciare la scalata sociale della famiglia tramite un matrimonio d’interesse per la loro unica
figlia. La trama è molto semplice, ma quando la commedia fu scritta, a cavallo tra ‘800 e ‘900,
aveva in più, rispetto ad oggi, il valore di raccontare in modo nuovo, non solo il divertente archetipo della moglie autoritaria e dittatoriale dentro le mura domestiche, ma anche la forza
dirompente di un personaggio femminile capace di mettere in discussione una società ancora
fortemente patriarcale.
produzione
Teatro Stabile di Genova
Progetto U.R.T.
in collaborazione con
Festival Teatrale
di Borgio Verezzi
interpreti
Jurij Ferrini
Orietta Notari
Matteo Alì
Claudia Benzi
Fabrizio Careddu
Arianna Comes
Stefano Moretti
Rebecca Rossetti
Angelo Tronca
scene e costumi
Laura Benzi
luci
Marco Giorcelli
Lo spettacolo
Come ricorda il regista e interprete Jurij Ferrini,
questo nuovo allestimento di I manezzi pe majâ na figgia (I maneggi per maritare una figliola)
nasce in occasione del 50° anniversario della scomparsa del grande attore genovese, Gilberto
Govi, avvenuta nel 1966. E poi aggiunge: «Riproporre il teatro di Gilberto Govi non era impresa
semplice due anni fa quando misi in scena Colpi di timone, come non lo è oggi. Ma il successo
conseguito mi spinge a portare avanti questo coraggioso progetto. Perché coraggioso? Perché
il passaggio è davvero molto stretto; infatti se da un lato non esiste una tradizione da “tradire”,
dall’altra parte il talento di questo grande primo attore caratterista, costituisce giocoforza un
confronto tanto inevitabile quanto da evitare. Insomma è proprio una specie di trappola. Ma
ogni limite che sembra insuperabile affascina e sprona alla sfida».
L’autore
Niccolò Bacigalupo, nato a Genova nel 1837, a diciotto anni entrò alle dipendenze del Comune di Genova, di cui divenne tesoriere nel 1878. Appassionato
cultore di lingue classiche con una profonda conoscenza delle maggiori opere greche e latine,
nonchè attore filodrammatico, organizzatore di riviste e animatore di salotti letterari, fu una
delle figure più note della società letteraria di fine Ottocento. Le sue commedie vennero portate
al successo da Gilberto Govi e Rina Gaioni. Morì a Genova il 7 giugno 1904.
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COMUNE DI GENOVA
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Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 10 gennaio al 15 gennaio
Quei due
di Charles Dyer
regia Roberto Valerio
Charlie e Henry vivono insieme da trent’anni. Situazioni comiche e litigi di coppia,
per due anziani barbieri nella periferia di Londra. Una commedia per attori capaci
di divertirsi. Negli anni Sessanta, la quotidiana vita sentimentale
degli omosessuali non era certo facile.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Lei (1979)Quei due (1969)
Gianna Nannini
Stanley Donen
Camere separate (1989)
Pier Vittorio Tondelli
Eva - Eva (2002)
Subsonica
Angeli da un’ala soltanto (2004)
Sciltian Gastaldi
Le fate ignoranti (2001)
Ferzan Özpetek
I Want to Break Free (1984) Festa per il compleanno del caro amico
Queen
Harold (1970) William Friedkin
Il vizietto (1978)
Édouard Molinaro
Le mani sull’amore (2009)
Sandro Lombardi
Il testo
Charlie (Massimo Dapporto) è in attesa dell’arrivo della figlia che non
vede da trent’anni, cioè da quando ha divorziato dalla prima moglie e ha iniziato a vivere con
Henry (Tullio Solenghi). Anche Henry non vede l’ora di conoscere la ragazza, ma Charlie non
vuole presentarlo alla figlia - non subito almeno - visto che la giovane è all’oscuro della relazione del padre. Henry, infastidito, ricorda a Charlie di avergli dato una casa dove vivere e un
mestiere. Charlie replica che, se non lo avesse sedotto, avrebbe avuto la possibilità di dedicarsi
alla sua carriera d’attore invece di ridursi a fare come lui il barbiere in un negozio di periferia. A
complicare ulteriormente le cose, e ad aumentare i battibecchi tra i due, giunge una lettera di
convocazione in tribunale: la colpa di Charlie è di essersi vestito da donna in un locale e aver
lanciato sguardi ammiccanti verso un giovane poliziotto. Dopo una serie di piccoli/grandi colpi
di scena, sempre in bilico tra la farsa e la tragedia, arriva il giorno dell’udienza in tribunale.
Charlie vi si avvia rifiutando la compagnia di Henry che potrebbe danneggiarlo. Poi comprende
che la sua vicinanza gli è indispensabile e lo chiama, a gran voce, accanto a sé…
produzione
Star Dust Show Productions
Lo spettacolo
musiche
Brentmont
Scritto nel 1966 da Charles Dyer, Quei due (in
originale Staircase) è una commedia autobiografica che fu messa in scena la prima volta dalla Royal Shakespeare Company con Paul Scofield e Patrick Magee protagonisti. Quasi subito
fu tradotto anche in italiano per un fortunato spettacolo del quale furono protagonisti Paolo
Stoppa e Renzo Ricci. Il successo della commedia fu tale che anche il cinema se ne interessò
realizzando nel 1969 un film che, diretto da Stanley Donen, uscì anche in Italia con il titolo,
appunto, di Quei due, per l’interpretazione di Richard Burton e Rex Harrison. Dieci anni prima
di Il vizietto, erano quelli i tempi in cui travestirsi in pubblico da donna poteva ancora costare
due anni di galera, ma la vita di una coppia omosessuale non era in fin dei conti, ieri come oggi,
molto diversa da quella delle altre: compromessi, abitudine, voglia di libertà, paura di restare
soli. Quella di Henry è una vita simile a quella di tante donne che restano aggrappate a degli
uomini bugiardi e traditori. Come non provare tenerezza e rabbia per queste vittime dell’amore
e della solitudine?
L’autore
Nato nel 1928, Charles Dyer ha debuttato a Londra come attore-autore con la commedia Who on Earth? nel luglio del 1951 e da allora, le sue commedie
sono state rappresentate ininterrottamente in molte lingue. Ha interpretato oltre duecento ruoli
in teatro, ed ha lavorato anche per il cinema.
adattamento
Massimo Dapporto
interpreti
Massimo Dapporto
Tullio Solenghi
scene
Massimo Bellando Randone
costumi
Moris Verdiani
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dall’ 11 gennaio al 15 gennaio
Lei
dunque
capirà
di Claudio Magris
regia Daniela Ardini
Novello Orfeo, l’uomo amato in gioventù ottiene che la protagonista possa uscire
dalla strana “Casa di riposo” in cui vive; ma proprio per amore lei lo induce
“con voce ferma” a voltarsi, sebbene ciò comporti il suo ritorno
nel vuoto dell’aldilà. Una metafora della ricerca della verità.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
Orfeo ed Euridice (1762)
Christoph Willibald Gluck
Orfeo (1950)Metamorfosi
Jean Cocteau
Ovidio
Orfeo (2000)Al di là dei sogni (1998) Carmen Consoli
Vincent Ward
LEGGERE
L’uomo invaso (1986)
Gesualdo Bufalino
Euridice (1993)Orfeo negro (1959) Dialoghi con Leucò (1947)
Roberto Vecchioni
Marcel Camus
Cesare Pavese
Il testo
Scritto nel 2006 dal triestino Claudio Magris (1939), Lei dunque capirà è un monologo che rivisita il mito di Orfeo, trasportandolo nella contemporaneità. Tra
realismo e metafora, la narratrice racconta i tentativi fatti dall’amato per portarla fuori dalla
“Casa di riposo”, diretta da un invisibile Presidente: evocazione del Dio cristiano secondo la
fede popolare. Come ad Orfeo nell’Ade, questo Presidente concede all’amato della narratrice
(un poeta e cantautore, un artista) di condurre la donna fuori dalla “Casa”, a patto che non si
volti a guardarla prima di essere uscito all’aperto. La donna è convinta che l’uomo sia sceso
a prenderla non solo per amore di lei, ma per cantare ai contemporanei la verità che i morti
conoscono più dei vivi. Sapendo che questo non è vero, al fine di evitargli una delusione, la novella Euridice decide pertanto di costringere l’amato a voltarsi. Così il suo poeta la perde e lei,
dispiaciuta ma serena, ripiomba nel vuoto dell’immensa e metaforica “Casa di riposo”.
Lo spettacolo
«Tra i pezzi scritti da Claudio Magris per il teatro, Lei dunque capirà è quello più denso, profondo, struggente. Scritto in forma di monologo,
evoca molti altri personaggi, raffigurando una vita e delle passioni che la protagonista ha vissuto fino in fondo ma che intende lasciarsi alle spalle, anche quando ha l’occasione di tornare
ancora a viverle. Lei è una moderna Euridice, ammorbata e infine vinta dal veleno, costretta a
lasciare il suo unico, assoluto amore. Orfeo non si dà pace finché non ottiene dal “Presidente”
il ritorno della sua donna da un luogo da cui nessuno è mai tornato. Il racconto del possibile
ritorno di Euridice alla luce, e alla vita, finisce qui con un capovolgimento della favola quale da
millenni è narrata. L’amore di lei per il suo Poeta, reduce da un “vuoto” compositivo e impaziente di riavere, con lei, inedite e profonde verità di quel mondo dal quale nessuno mai è tornato,
arriva al punto da contraddire l’ordine dato, chiamarlo a voce alta, far sì che lui si volti perdendola per sempre: Euridice ma anche Alcesti, che sacrifica la propria vita per salvare in qualche
modo quella di lui, che non avrebbe retto davanti alla sconsolante verità che l’aldilà non è che
una copia sbiadita, insignificante della vita che crediamo reale. L’Amore è possibile, la ricerca
della Verità non lo è». Margherita Rubino
L’autore
Germanista e critico, nasce a Trieste nel 1939. Finissimo letterato, di vastissima e straordinaria cultura, è uno dei più profondi saggisti contemporanei. Ha
contribuito con numerosi studi a diffondere in Italia la conoscenza della cultura mitteleuropea
e della letteratura del “mito asburgico”. È professore emerito alla Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università di Trieste. Ha tradotto opere di Ibsen, Kleist e Schnitzler. Collabora con il “Corriere della Sera”. Il suo ultimo libro, pubblicato con Garzanti nel 2015 è Non luogo a procedere.
produzione
Lunaria Teatro
drammaturgia
Margherita Rubino
interprete
Elisabetta Pozzi
scene
Giorgio Panni
Giacomo Rigalza
costumi
Elisabetta Zinelli
musiche
Daniele D’Angelo
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 17 gennaio al 22 gennaio
Macbeth
di William Shakespeare
regia Luca De Fusco
Ascesa e rovina di Macbeth, il guerriero scozzese che volle farsi re.
L’ermetica seduzione delle profetiche streghe e la sanguinaria ambizione
di Lady Macbeth. Una via al potere lastricata di efferati omicidi
e di laceranti sensi di colpa per una tragedia dell’immaginazione.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Macbeth (1847)
Giuseppe Verdi
Il trono di sangue (1957)
Akira Kurosawa
Il potere (1997)
Pierangelo Bertoli
Macbeth (1971)
Roman Polanski
La soglia dell’invisibile. Percorsi
del Macbeth: Shakespeare, Verdi, Welles
(2005) Fabio Vittorini
People Have the Power (1988)
Patti Smith e Fred Smith
Macbeth (2015)
Justin Kurzel
1984 (1949)
George Orwell
L’urlo e il furore (1929)
William Faulkner
Il testo
Realizzato in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte di William Shakespeare, lo spettacolo propone il nuovo allestimento di uno dei suoi testi elisabettiani più teatralmente perfetti per coerenza e consequenzialità della struttura drammaturgica.
Scritta tra il 1605 e il 1608, la tragedia di Macbeth racconta la vicenda del vassallo di re Duncan
di Scozia, il quale, divorato dall’ambizione e dalla brama di potere, instillatagli dalla profezia di
tre streghe, insieme alla moglie, progetta e porta a compimento il regicidio per salire al trono. Ne
conseguono altri omicidi e tormentosi sensi di colpa, che fanno di questa tragedia fosca e cruenta, abitata da personaggi complessi e ambigui, una delle opere di Shakespeare più studiata e
rappresentata, sia per il suo valore intrinseco, sia per la sua coinvolgente attualità.
Lo spettacolo
«Questa edizione del Macbeth – dichiara il regista Luca De Fusco – si pone come ideale prosecuzione del lavoro già avviato con Antonio
e Cleopatra e Orestea, due spettacoli che si sono fortemente connotati nel senso della sperimentazione e della contaminazione tra linguaggi. Anche in questo caso il teatro si mescola
con le installazioni video instaurando uno stretto rapporto tra teatro, musica e danza. La logica
visuale asseconda la natura fantastica del testo che vede i suoi momenti fondamentali (apparizione delle streghe, visione del pugnale, fantasma di Banquo, apparizione dei Re, delirio
del sonnambulismo di Lady Macbeth) tutti fortemente contrassegnati dal tema del sogno, del
delirio, insomma dell’irreale. L’ambientazione non colloca l’allestimento in una precisa epoca ma in una dimensione atemporale sospesa tra Medioevo, atmosfere da cinema anni ‘40,
con uno sguardo al futuro. Partendo dagli studi di Bloom e Freud ho cercato di attraversare il
testo ponendomi delle domande sull’origine del male. Un grande tema, che nel Macbeth si
può intendere in modo immanente (come ovviamente sostiene Freud) ma che sopporta anche
una interpretazione trascendente, visto che le streghe non sono solo il frutto della fantasia di
Macbeth e la loro apparizione trasforma un uomo fatto di latte, come dice Lady Macbeth, in
una bestia feroce».
L’autore
William Shakespeare (1564-1616), drammaturgo e poeta appartenente all’epoca elisabettiana, attore e impresario, perfetto conoscitore dei ritmi e delle esigenze della rappresentazione, è universalmente considerato lo scrittore più importante della
letteratura teatrale del mondo occidentale. Macbeth è tra i drammi più conosciuti. Composto
fra il 1605 e il 1608, frequentemente rappresentato e riadattato nel corso dei secoli, è divenuto archetipo della brama di potere e dei suoi pericoli.
produzione
Teatro Stabile di Napoli
Teatro Stabile di Catania
Napoli Teatro Festival Italia
versione italiana
Gianni Garrera
interpreti
Luca Lazzareschi
Gaia Aprea
Fabio Cocifoglia
Paolo Cresta
Francesca De Nicolais
Claudio Di Palma
Luca Iervolino
Gianluca Musiu
Alessandra Pacifico Griffini
Giacinto Palmarini
Alfonso Postiglione
Federica Sandrini
Paolo Serra
Enzo Turrin
scene
Marta Crisolini Malatesta
costumi
Zaira de Vincentiis
musiche
Ran Bagno
coreografie
Noa Wertheim
luci
Gigi Saccomandi
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 18 gennaio al 22 gennaio
La pazza
della porta
accanto
di Claudio Fava
regia Alessandro Gassmann
Un omaggio ad Alda Merini, “la poetessa dei Navigli”, donna dalla straordinaria
parabola artistica e umana, i cui versi sono sottesi da una forte componente mistica.
Ma anche un testo di denuncia civile contro il trattamento nei manicomi
italiani prima del 1978, data della riforma Basaglia.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Parsifal (1882)Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975)
Miloš Forman
Richard Wagner
Questo viaggio chiamavamo amore (2015)
Laura Pariani
Ti regalerò una rosa (2007)
Simone Cristicchi
La pecora nera (2010)
Ascanio Celestini
Sono nata il 21 a primavera (2005)
Alda Merini
Canzone per Alda Merini (1999)
Roberto Vecchioni
Si può fare (2008) Veronika decide di morire (1998)
Giulio Manfredonia
Paulo Coelho
Il testo
L’appassionata storia d’amore tra Alda Merini (1931-2009), poetessa
complessa e dal carattere malinconico, e un giovane paziente dell’ospedale psichiatrico in cui
anche lei era ricoverata. Caratterizzata da una scrittura vibrante e asciutta, la drammaturgia di
Claudio Fava scorre senza interruzione, lasciando che le citazioni dei versi originali della Merini
diventino materia incandescente e viva di un’esistenza duramente provata, e nello stesso tempo siano testimonianza di un’autentica genialità poetica. La pazza della porta accanto sonda
gli abissi di una mente abitata da fantasmi, racconta il suo rapporto con i compagni di degenza,
ma dà anche forma teatrale alla sua nostalgia per la famiglia e per le figlie, rivela il suo senso
profondo della maternità, la fede religiosa, la capacità di resistere alla cattività forzata del manicomio, l’aspirazione profonda alla libertà del corpo e della mente.
Lo spettacolo
«Conoscevo Claudio Fava, la sua storia, la sua
sensibilità, il suo impegno politico e sociale; conoscevo la storia del padre Giuseppe, vittima
della mafia, una delle piaghe più dilanianti del nostro paese», annota Alessandro Gassmann,
qui in veste solo di regista: «Conoscevo anche Alda Merini, la drammaticità della sua esistenza;
anch’io, come tanti, mi sono emozionato e commosso nel sentirla leggere i suoi appassionati
versi. Dopo aver letto il testo di Claudio, ritratto giovanile, intimo e struggente della grande poetessa, ho avvertito immediatamente la necessità, direi l’urgenza, di metterlo in scena. Un testo
che si sviluppa all’interno di un ospedale psichiatrico e che ripercorre la drammatica esperienza della Merini. Erano gli anni in cui la parola “depressione” non si conosceva e chi soffriva
di questa malattia veniva definito pazzo. Erano anche gli anni in cui negli ospedali psichiatrici
praticavano l’elettroshock e i bagni nell’acqua gelata. È in questa particolare dimensione alienante che la protagonista si trova a condividere le giornate con le altre malate alle quali offre
spontaneamente i suoi versi, ma soprattutto è il luogo dove nasce un’appassionante storia
d’amore fra lei e un giovane paziente».
L’autore
Claudio Fava, uomo politico, giornalista e scrittore (Catania,
1957). Laureato in giurisprudenza, alla morte del padre Giuseppe Fava, ucciso da Cosa Nostra
nel 1984, ha assunto la direzione de “I Siciliani”, giornale antimafia. Ha lavorato per il “Corriere
della Sera”, ”L’Unità”, “L’Espresso”, “L’Europeo” e la Rai, sia in Italia che come inviato speciale
dall’estero su numerosi fronti di pace e di guerra. È vicepresidente della Commissione antimafia.
produzione
Teatro Stabile di Catania
Teatro Stabile dell’Umbria
ideazione scenica
Alessandro Gassmann
con la collaborazione di
Alessandro Chiti
interpreti
Anna Foglietta
Angelo Tosto
Alessandra Costanzo
Sabrina Knaflitz
Liborio Natali
Olga Rossi
Cecilia Di Giuli
Stefania Ugomari Di Blas
Giorgia Boscarino
Gaia Lo Vecchio
costumi
Mariano Tufano
musiche originali
Pivio & Aldo De Scalzi
videografie
Marco Schiavoni
disegno luci
Marco Palmieri
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 24 gennaio al 29 gennaio
Non ti pago
di Eduardo De Filippo
regia Luca De Filippo
Clamorosa vincita al lotto con numeri ricevuti in sogno dal padre altrui
ed esilaranti manifestazioni d’invidia del “derubato”. Una travolgente farsa
dal retrogusto tragicomico, con personaggi ambigui e surreali
che fanno ridere perché incapaci di distinguere il sogno dalla realtà.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Cabala (2015)Non ti pago! (1942) Carlo Ludovico Bragaglia
Leopoldo Mastelloni
Cantata dei giorni pari (1959)
Eduardo De Filippo
Ah l’amore che fa fa (1911)L’oro di Napoli (1954) Ernesto Murolo
Vittorio De Sica
Cantata dei giorni dispari I-II (1975)
Eduardo De Filippo
O sole mio (1898)
Eduardo Di Capua
Il giocatore (1866)
Fëdor Dostoevskij
A che servono questi quattrini? (1942) Esodo Pratelli
Il testo
Scritta da Eduardo De Filippo nel 1940, Non ti pago è una commedia
che si colloca a cavallo tra la Cantata dei giorni dispari, nella cui raccolta l’autore la volle inserita fino al 1971, e la Cantata dei giorni pari, dove da quest’anno in poi venne classificata con
maggiore rispetto della cronologia e dell’argomento. È comunque con questa commedia che i
fratelli Eduardo e Peppino De Filippo, i quali ancora facevano Compagnia insieme, cominciarono a essere presi in considerazione anche dalla critica, concordando sempre più con quello che
poco tempo dopo ebbe occasione di scrivere Ennio Flaiano: «Senza esagerare ci si accorge che
sono più vicini loro alla letteratura di quanto non lo siano molti autori d’oggi al teatro». L’assunto
narrativo coniuga la farsa e la tragedia. Ferdinando Quagliuolo, che ha ereditato la gestione di
un banco “lotto” dopo la morte del padre, è anche un accanito giocatore, nonostante la sua
eccezionale sfortuna. Un suo impiegato, Mario Bertolini, al contrario inanella vincite su vincite,
suscitando la feroce invidia del datore di lavoro. Con la complicità della madre Concetta, Mario
fa la corte a Stella, la figlia di Ferdinando. Un giorno Mario annuncia che grazie ai numeri ricevuti in sogno dal padre di Ferdinando ha vinto una ricca quaterna. La cosa manda su tutte le
furie Ferdinando, il quale, sostenendo che il destinatario di quel sogno era in realtà lui, si rifiuta
di pagare la vincita. Data questa situazione di partenza, la commedia procede poi secondo gli
schemi della farsa, con Ferdinando che dapprima cerca di rivolgersi alla legge degli uomini
tramite un avvocato e di Dio con l’aiuto del parroco, poi prova estorcere a Mario una formale
rinuncia alla vincita e quindi non esita a far precipitare la situazione nella tragedia a mano
armata. Ma, infine, il lieto fine trionfa, anche se lascia un retrogusto amaro.
Lo spettacolo
produzione
Compagnia di Teatro
di Luca De Filippo
interpreti (in ordine
di apparizione)
Carolina Rosi
Viola Forestiero
Nicola Di Pinto
Federica Altamura
Andrea Cioffi
Gianfelice Imparato
Massimo De Matteo
Carmen Annibale
Paola Fulciniti
Gianni Cannavacciuolo
Giovanni Allocca
scene
Gianmaurizio Fercioni
costumi
Silvia Polidori
musiche
Nicola Piovani
È questo l’ultimo spettacolo diretto e interpretato da Luca De Filippo, il cui ruolo sulla scena è oggi assunto da Gianfelice Imparato. Così luci
Stefano Stacchini
ne ha scritto la critica: «Una cosa viva, piena di humour, di charme che sa divertire il pubblico
anche grazie a un gruppo di attori affiatati, con i tempi perfetti che questo testo eduardiano
richiede» (“L’Unità”). «Un autentico gioiellino: un delicatissimo equilibrio fra il piacere di divertire
e la voglia di raccontare, tra gioco e amaro sarcasmo» (“La Repubblica”). «Una bella compagnia
di attori che ben giocano con i loro personaggi, per uno spettacolo che fa assaporare la vivacità
e la vitalità della nostra tradizione» (“Il Corriere della Sera”).
SOCI ISTITUZIONALI
L’autore
Eduardo De Filippo, autore teatrale, attore e regista (Napoli, 1900
- Roma, 1984). Tra le figure più eminenti del teatro italiano del Novecento, per la sua abilità
di autore e la sensibilità di interprete che faceva perno su una raffinata tecnica espressiva.
Dapprima in parallelo con l’esperienza teatrale svolta con i fratelli, in seguito con compagnie
proprie, si impose dapprima sulla scena teatrale italiana e in seguito su quella internazionale.
Nel 1954 inaugurò a Napoli il Teatro San Ferdinando, distrutto dalla guerra e ricostruito a sue
spese per far rivivere le tradizioni del teatro partenopeo.
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 24 gennaio al 29 gennaio
Alice
Underground
testo e regia Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
da Lewis Carroll
Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie e di Alice dietro lo specchio
rivisitate nel segno di un teatro che mescola la prosa con il disegno animato.
Quattro attori per quasi trenta personaggi ideati da Lewis Carroll,
in uno spettacolo che sa rivolgersi a tutti: grandi e piccoli.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
White Rabbit
Jefferson Airplane
Alice nel Paese delle Meraviglie (1951)
C. Geronimi, H. Luske e W. Jackson
Le avventure di Alice nel paese delle
meraviglie (1865) Lewis Carroll
You Know Me (2010)
Robbie Williams
Alice in Wonderland (2010) Tim Burton
Sono stata Alice (2010)
Melanie Benjamin
Alice (1973)
Francesco De Gregori
Alice Through the Looking Glass (2016)
James Bobin
The White Rabbit (1981)
Joe R. Lansdale
Il testo
Alice Underground è un cartoon teatrale realizzato con più di trecento
disegni, dipinti uno a uno ad acquerello e quindi animati in un flusso continuo di proiezioni,
nelle quali gli attori in carne e ossa si perdono per poi ritrovare la dimensione del sogno e
dell’infanzia. Il palcoscenico diventa così una scatola magica dove è possibile contestare il
senso delle parole, inscenare assurdi indovinelli, mettere in dubbio le proprie certezze. Accanto
ad Alice, interpretata da Elena Russo, tre attori danno corpo e voce agli altri personaggi, trasformandosi senza tregua e interpretando dal vivo canzoni che prendono a prestito le note dei Roxy
Music, dei Pink Floyd, dei Beatles, dei Rolling Stones. Perché, come suggerisce la Duchessa:
«Chi semina suoni raccoglie senso». Il titolo dello spettacolo ricalca quello della prima stesura del capolavoro di Lewis Carroll (scritta e illustrata a mano dall’autore per la piccola Alice
Liddell), a sottolineare che si tratta di un viaggio sottoterra, nei territori misteriosi del sogno e
dell’inconscio, alle radici dell’individuo e della collettività.
Lo spettacolo
«Uno spettacolo di lussureggiante inventiva,
colorato, accattivante, fantasioso, raffinato, che permette alla fantasia di volare. Ferdinando
Bruni ha disegnato Alice e il suo mondo in molti acquerelli. Frongia li ha poi trasferiti sul computer dando vita a una vivace proiezione continua sulle tre pareti bianche che delimitano lo
spazio scenico, munite di alcuni buchi e sportelli in modo che gli attori, sporgendosi con un
arto o con la sola testa, vengono catturati dalle immagini proiettate e diventano giganteschi,
oppure piccolissimi. L’illusione è perfetta» (Corriere della Sera). «Insetti esotici, alberi mai visti,
animali sconosciuti, fra i quali un gatto del tutto speciale dalla risata sardonica a tutto denti, un
mondo sotterraneo - underground appunto - dove tutto è possibile, fanno da sfondo alla scena
vera e propria... È sorprendente quello che i tre bravissimi attori che affiancano Alice riescono
a inventarsi interpretando personaggi diversi, mutando voce, gestualità e costumi con una velocità che non dimentica mai la grazia» (L’Unità). «Divertente, sorprendente, esilarante. Un’ora
e mezzo di puro piacere visivo, di sorpresa continua, di suspence reiterata. L’adattamento dal
testo originale è ottimo e fa ridere molto; anche gli attori si divertono un sacco. Alla fine, battimani scroscianti» (La Stampa).
L’autore
Scrittore inglese, Lewis Carroll - pseudonimo di Charles Lutwidge
Dodgson - nasce in Inghilterra il 27 gennaio 1832 e muore nel 1898. Studia a Rugby e a Oxford,
nel Christ Church College, dove rimane sino al 1881 come lettore di matematica pura, disciplina alla quale dedicherà numerosi trattati. È celebre soprattutto per i due romanzi Le avventure
di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, opere che
sono state apprezzate da una straordinaria varietà di lettori, dai bambini ai grandi scienziati e
pensatori.
produzione
Teatro dell’Elfo
interpreti
Elena Russo Arman
Ida Marinelli
Umberto Petranca
Matteo De Mojana
suono e programmazione video
Giuseppe Marzoli
direzione
e arrangiamento delle canzoni
Matteo De Mojana
luci
Nando Frigerio
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 31 gennaio al 5 febbraio
Il prezzo
di Arthur Miller
regia Massimo Popolizio
Sedici anni dopo la crisi del ’29, due fratelli si ritrovano per sgomberare
la casa del padre e, per valutare “il prezzo” degli oggetti accumulati,
ricorrono alla consulenza di un vecchio broker. Tra autobiografia
e partecipazione emotiva, uno spettacolo che parla della realtà odierna.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Blowin’ in the Wind (1962)
Bob Dylan
Furore (1940)
John Ford
Il lupo di Wall Street (2007)
Jordan Belfort
This Land is Your Land (1940)
Woody Guthrie
Non si uccidono così anche i cavalli?
(1969) Sydney Pollack
Lehman Trilogy (2014)
Stefano Massini
The Ghost of Tom Joad (1995)
Bruce Springsteen
Wall Street (1987)
Oliver Stone
Furore (1939)
John Steinbeck
The Wolf of Wall Street (2013)
Martin Scorsese
Il testo
Figli di un padre che ha subito drammaticamente la grande crisi
economica del 1929, due fratelli si incontrano alcuni anni dopo la sua morte per sgomberare
la casa in cui sono accumulati i mobili e gli oggetti raccolti dal padre nel corso della sua vita
e che sta per essere demolita. Per valutare il valore di questi oggetti e stabilirne “il prezzo”, i
due fratelli decidono di chiedere la consulenza di un anziano agente immobiliare. Data questa
situazione di partenza, Arthur Miller la coniuga con spietata lucidità e amara compassione in
tutte le sue varianti, offrendo agli attori dialoghi caratterizzati da una grande partecipazione
umana per le inevitabili incomprensioni e le menzogne che la paura della perdita improvvisa
del benessere possono esercitare su chi si dibatte nella crisi. Lo spettacolo tesse così una
situazione dalla quale, soprattutto in virtù della recitazione degli interpreti, traspaiono tutti i
timori e tutte le incertezze dei giorni nostri.
Lo spettacolo
produzione
Compagnia Umberto Orsini
versione italiana
Masolino d’Amico
interpreti
Umberto Orsini
Massimo Popolizio
Alvia Reale
Elia Schilton
scena
Maurizio Balò
Scritta da Arthur Miller, la commedia debuttò
a Broadway nel 1968, con grande successo di pubblico e di critica, due anni dopo la morte del
padre di Miller, Isidore, del quale in Il prezzo traspaiono ricordi autobiografici, come testimonia
il traduttore Masolino d’Amico: «Il defunto papà dei due fratelli della commedia, proprio come
Isidore, era stato ricco e poi li aveva delusi mettendoli improvvisamente davanti alla prospettiva
di un futuro molto meno roseo di quello che aveva loro promesso. Adolescenti al momento della catastrofe, i fratelli l’avevano affrontata ciascuno a suo modo, imboccando strade diverse.
Oggi, riuniti da una necessità banale ma imprescindibile, i fratelli si ritrovano faccia a faccia, e
nel confronto ciascuno è costretto suo malgrado a fare i conti col proprio passato, e a domandarsi se abbia fatto bene a seguire la strada che ha seguito. Quella dell’autogratificazione comporta ora, forse, dei rimorsi; quella del sacrificio, il sospetto che questo sia stato inutile. Come
al solito, Miller, non dà risposte. Però ha un messaggio, tramite l’unico personaggio esterno,
ossia il trafficante venuto a fare una stima del mobilio. Questo personaggio (intrepretato ora da
Umberto Orsini, ndr) è la vera grande invenzione della commedia, un vecchissimo ebreo che ha
attraversato mille peripezie, che è caduto e si è rialzato mille volte nella sua lunga esistenza,
e che adesso guarda le schermaglie e i rancori dei due fratelli dall’alto dell’antica saggezza di
chi ha accettato che nella vita, in fondo, conta una cosa sola, e questa è non arrendersi mai».
costumi
Gianluca Sbicca
L’autore
SOCI ISTITUZIONALI
Drammaturgo fondamentale per la storia del Novecento, Arthur
Miller nasce a Manhattan (New York) il 17 ottobre 1915 da famiglia ebrea benestante. Dopo la
crisi del 1929 deve affrontare le difficoltà e lavorare per mantenersi e frequentare la scuola di
giornalismo dell’Università del Michigan. Non tarda a scoprire la vocazione del teatro, nel quale
esordisce a soli ventuno anni. Raggiunge grandissimo successo con testi come Morte di un
commesso viaggiatore, Erano tutti miei figli, Uno sguardo dal ponte.
luci
Pasquale Mari
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 31 gennaio al 5 febbraio
Enigma
di Stefano Massini
regia Silvano Piccardi
Niente significa mai una cosa sola
Dalla penombra di un grigio
appartamento emergono le figure
di un uomo e una donna, inzuppati
dalla pioggia battente.
Sono i protagonisti di una storia
ambientata nella Berlino
post-unificazione, dove lo sgretolarsi
del muro non ha cancellato le tracce
di un opprimente passato.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Alexander Platz (1978) Franco Battiato
Good Bye, Lenin! (2003) Wolfgang Becker
Arrivederci a Belino Est (2015)
Roberto Molinterni
Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo
di Berlino (1981) Uli Edel
Non si può dividere il cielo (2009)
Gianluca Falanga
After Berlin (1982) Neil Young
Another Brick in the Wall (1979)
Pink Floyd
Concerto of Freedom Beethoven Sinfonia
n°9 (Natale 1982)
diretto da Leonard Bernstein
Il cielo sopra Berlino (1987) Il cielo diviso (1963)
Wim Wenders
Christa Wolf
Germania anno zero (1948)
Roberto Rossellini
Il testo
Enigma è un dialogo fra due soli personaggi, un uomo e una donna
di tarda età, colti in una serata autunnale di Berlino. C’è stato un incidente stradale, di cui la
donna è rimasta vittima. L’uomo l’ha soccorsa portandola nel proprio vicino appartamento. Qui
inizia fra i due la conversazione stentata che può crearsi fra due sconosciuti, ma lentamente
qualcosa di enigmatico inizia ad emergere dal passato che è dietro l’angolo. Il testo è diviso in
segmenti di durata diversa, da quelli di pochi secondi a quelli di cinque minuti. Ed è come un
puzzle di cui lo spettatore deve ricomporre continuamente i pezzi.
Lo spettacolo
La chiave di lettura di Enigma, scritto nel 2009
da Stefano Massini, sta nel sottotitolo: “Niente significa mai una cosa sola”. Una certezza però
il testo ce la fornisce: ci troviamo a Berlino circa vent’anni dopo quel fatidico 9 novembre 1989,
in cui il Governo della DDR decretò la soppressione del divieto, per i suoi cittadini, di passare
liberamente dall’altra parte del “muro” che fino ad allora aveva diviso in due la città. Ed ecco
che, caduto il muro, vite, esperienze, certezze, lutti e speranze, si frantumano, si incontrano, si
mischiano... Un’altra certezza, sta nel luogo in cui si svolge l’azione scenica: un grande spazio
unico comprensivo di cucina, letto, divano, tavolo e quant’altro può definire un posto “casa”.
Qui hanno fine le certezze. Non perché quanto accade tra i due personaggi (Hilder, il padrone
di casa e Ingrid, la donna cui presta soccorso) abbia in sé alcunché di bizzarro, ma perché ogni
elemento reale, ogni dato di conoscenza, che da un quadro a quello successivo si concretizza
in scena, si rivela poi “altro” da ciò che pareva essere. Decifrare di volta in volta il senso della
vicenda, sia personale che collettiva, è il compito a cui l’autore chiama i personaggi stessi ma,
attraverso la suspense del gioco teatrale, anche e soprattutto il pubblico. La posta in gioco è
quella di penetrare il più grande degli enigmi: quello della Storia stessa. «La messinscena –
annota Silvano Piccardi – si attiene a un principio di semplicità ed essenzialità che consenta
soprattutto l’emergere delle figure dei personaggi e di quanto rovesciano in palcoscenico del
proprio vissuto, con la mente, col cuore, con lo smarrimento che li accompagna. Diversi, opposti i loro destini, eppure accomunati dalla condivisione di un mondo che, come dice Massini nel
prologo, nel dissolvere le vite degli uomini nel “nuovo”, gli lascia sempre addosso “il cadavere
di chi erano prima”».
L’autore
Stefano Massini è una delle voci più riconosciute tra i nuovi autori
del teatro italiano. Dopo gli studi classici, si avvicina al teatro come assistente ospite di Luca
Ronconi al Piccolo Teatro di Milano. È tuttavia nel 2005 che decolla la sua attività di drammaturgo, vincendo all’unanimità con L’odore assordante del bianco il Premio Pier Vittorio Tondelli,
massimo riconoscimento per la scrittura teatrale in Italia. Da lì è un susseguirsi di allestimenti
teatrali in tutta Italia per vari suoi testi. Suoi ultimi successi: 7 minuti e Lehman Trilogy.
produzione
Arca Azzurra Teatro
Ottavia Piccolo
interpreti
Ottavia Piccolo
Silvano Piccardi
scene
Pierluigi Piantanida
musiche originali
Mario Arcari
luci
Marco Messeri
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 7 febbraio al 12 febbraio
Terapia
di gruppo
di Christopher Durang
regia Stefano Messina
Girandola di coppie nel carosello della vita. Psicanalisti logorroici
e pazienti dall’incerto orientamento sessuale. Isterismi e ripicche,
pulsioni irrefrenabili, insoddisfazioni e scenate. Una commedia piena di vita,
dalla quale Robert Altman nel 1987 ricavò un film di successo.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
Così fan tutte (1790) Terapia di gruppo (1987) Robert Altman
Wolfgang Amadeus Mozart
Mariti e mogli (1992) Woody Allen
Il triangolo (1978)
La strana coppia (1968) Gene Saks
Renato Zero
Pensiero stupendo (1978)
Patty Pravo
Harry, ti presento Sally (1989)
Rob Reiner
LEGGERE
Nudi e crudi (2001)
Alan Bennett
Piccoli suicidi tra amici (1990)
Arto Paasilinna
Il diario di Bridget Jones (1995) Helen Fielding
Il testo
Prudence, una giovane donna disinibita, letto un annuncio matrimoniale su di una rivista, si reca in un ristorante per il primo incontro con Bruce, bizzarro tipo, per
giunta bisex dichiarato e deciso a lasciare l’omosessuale Bob. Bruce e Prudence sono ambedue sotto terapia presso due psicanalisti, aventi studi contigui. Di Prudence si occupa il dottor
Stuart, di Bruce la dottoressa Charlotte: due professionisti assai stravaganti e faciloni (i quali,
nel corso delle sedute, piantano ad ora fissa i rispettivi pazienti - in genere assillati da problemi
sessuali - per amoreggiare rapidamente in una stanzetta che hanno in uso comune). I due
medici, la giovane coppia, la superprotettiva Zizì, madre di Bob e cliente anch’essa di Stuart,
nonché lo stesso Bob e Andrew, altro omosessuale e figlio di Charlotte, si ritrovano tutti nello
stesso ristorante. Tutto questo tra isterismi e ripicche, pulsioni sessuali a volte irrefrenabili,
una logorrea contagiosa dei due terapeuti come dei rispettivi clienti, frenesie, insoddisfazioni
e scenate. Alla fine, Bob si consolerà con Andrew (vivissima la gioia di mamma Zizì, ben lieta
di “conservare il suo Bob” piuttosto che vederlo inguaiato con una donna); gli pseudo-professionisti continueranno ad esercitarsi su clienti nevrotici, ma, superate le esperienze personali,
tenteranno infine di metter su famiglia.
produzione
Attori & Tecnici
versione italiana
Giovanni Lombardo Radice
interpreti
Annalisa Di Nola
Stefano Messina
Carlo Lizzani
Marco Simeoli
Vittoria Carpia
scene
Alessandro Chiti
Lo spettacolo
Terapia di gruppo è una commedia cinica e divertente che, attraverso i suoi personaggi complessi e irrisolti, racconta la nevrosi della società
contemporanea e le piccole e grandi contraddizioni della vita quotidiana e del nostro rapporto
con noi stessi e con gli altri. Gli Attori & Tecnici mettono in scena uno spettacolo nel quale riecheggiano temi da sempre cari al cinema di Woody Allen, suggerendo infine a tutti gli amanti
del teatro, uomini e donne, che solo il gruppo, il vivere insieme, può migliorare l’esistenza
dell’individuo e soddisfarne bisogni, sia biologici sia psicologici; anche perché servirsi dell’umorismo rimane sempre uno dei migliori antidoti ai mali del mondo.
L’autore
Christopher Durang, drammaturgo americano (classe 1949), è
noto per le sue commedie oltraggiose e spesso assurde. Nato a Montclair nel New Jersey,
frequenta scuole cattoliche e si laurea in letteratura inglese ad Harvard e poi in sceneggiatura
presso la Yale School of Drama. Le sue commedie sono state rappresentate ripetutamente
negli Stati Uniti, dove spiccano produzioni importanti a Broadway e Off-Broadway. Ha recitato
sia in teatro che al cinema.
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 15 febbraio al 19 febbraio
Una delle
ultime sere
di Carnovale
di Carlo Goldoni
regia Beppe Navello
L’ultima commedia rappresentata da Carlo Goldoni prima della sua definitiva
partenza per Parigi. Malinconia dell’addio a Venezia e riflessioni sul mondo
che sta cambiando. Un’opera corale dalla potente capacità di comunicazione comica.
Una commedia intrisa di profonda umanità.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Festa di Carnevale Sinf. N°4
Wolfgang Amadeus Mozart
Notte di Carnevale (1935)
John Cromwell
Il divorzio (1800)
Vittorio Alfieri
Sinfonia per un addio Rondò veneziano
Anonimo veneziano (1970)
Enrico Maria Salerno
Il trionfo del dio denaro (1728)
Pierre de Marivaux
Poi Venezia si sveglia
Charles Aznavour
Il film “Carlo Goldoni - Venezia
Gran Teatro del Mondo” (2009)
Alessandro Bettero
I due gemelli veneziani (1750)
Carlo Goldoni
Il testo
Disgustato dalle difficoltà di lavorare a Venezia, il disegnatore di stoffe
Anzoletto ha deciso di portare in Moscovia la propria creatività e l’annuncio viene dato nella casa-laboratorio del tessitore Zamaria, suo futuro suocero. Per festeggiare una delle ultime sere
di carnevale, tutti si ritrovano insieme nella casa di Zamaria. Gli artigiani giungono a piccoli
gruppi, mostrandosi come varianti di un gruppo sociale reso unito dalla stima e dalla fiducia
nel loro mestiere. La comunità dei tessitori e dei rivenditori di stoffe pregiate, alcune delle
quali stanno appese alle pareti della sala, discutono, amoreggiano, giocano un’esilarante partita alla meneghella e, mentre mangiano di gusto, combinano matrimoni a lungo rimandati e
pensano al loro futuro commerciale, consapevoli di far parte di una medesima famiglia, unita
nel momento del bisogno. Quel campionario di umanità rivela, così, un confronto acceso tra la
prontezza della solidarietà femminile e il senso di responsabilità maschile. Dice Goldoni nella
premessa alla commedia di aver voluto raccontare una “metafora” autobiografica: in procinto
di partire per la Francia, nel 1762, per sfuggire alle invidie e alle critiche che la sua riforma teatrale suscitava, per cui Una delle ultime sere di Carnovale può anche essere letto stabilendo
questi paralllismi: Anzoletto = Goldoni e Zamaria = il suo impresario, Domenica, figlia di Zamaria = la commedia riformata e Madame Gatteau = la comédie italienne, ecc.
Lo spettacolo
«Una delle ultime sere di Carnovale costituisce
la terza tappa di un’ideale trilogia civile che, dopo l’Alfieri di Il divorzio e il Marivaux de Il Trionfo
del Dio Denaro, attraverso i toni sarcastici e irriverenti della commedia utopistica settecentesca, ha l’ambizione probabilmente ingenua “di proporre umili pause di riflessione civile a un
paese troppo affannosamente confuso nella propria contemporaneità”. È il momento di un’altra perdurante ragione di ansia collettiva, che dopo tre secoli riappare puntuale nel dibattito
pubblico italiano: quello dei giovani costretti dall’indifferenza del mondo dei padri, a portare
altrove, lontano, la loro voglia di lavorare per il futuro. I titoli giornalistici si sprecano, svariando
in formule stereotipate quali “la fuga dei cervelli” o “la ricerca in esilio” o altro ancora. E dunque, nessuno meglio di una compagnia di giovani attori come quella che abbiamo cresciuto in
questi anni a TPE, che si è affermata in numerose prove di ardua difficoltà, potrebbe portare in
scena un tema di così bruciante attualità». Beppe Navello
L’autore
Una delle ultime sere di Carnovale è una commedia in tre atti di
Carlo Goldoni (1707-1793). Fu rappresentata il 16 febbraio 1762, al Teatro San Luca di Venezia, a coronamento della stagione teatrale che aveva visto Le baruffe chiozzotte e I rusteghi. È
un’opera che non manca di autobiografismo, anzi dall’autore stesso è definita nei Mémoires
come una commedia d’allegoria “che ha bisogno di una spiegazione”. Questa commedia simboleggia il suo congedo dalla scena veneziana verso la Comédie Italienne di Parigi.
produzione
Teatro Piemonte Europa
interpreti
Daria Pascal Attolini
Diego Casalis
Marcella Favilla
Eleni Molos
Maria Alberta Navello
Giuseppe Nitti
Alberto Onofrietti
Andrea Romero
Matteo Romoli
e altri attori della
compagnia stabile di TPE
scene
Francesco Fassone
musiche
Germano Mazzocchetti
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 28 febbraio al 19 marzo
Il gabbiano
di Anton Cechov
regia Marco Sciaccaluga
Riflessione su Arte e Vita. Un classico del teatro moderno, capace di parlare
con linguaggio attuale a tutte le generazioni: ai giovani vittime del loro dolore
esistenziale e agli adulti che stentano ad accettare il trascorrere degli anni.
Ritratto “dal vivo” di un’umanità autentica e vera.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Sinfonia n°1
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Il gabbiano (1977)
Marco Bellocchio
I racconti
Anton Cechov
Il gabbiano
Negramaro
Il gabbiano (1968) Sidney Lumet
Amleto (1603)
William Shakespeare
La grande Pasqua russa (Ouverture)
Nicolaij Rimsky-Korsakov
Tre sorelle (1970)
Laurence Olivier
La vita di Cechov (1939)
Irène Némirovsky
Il testo
È uno dei testi teatrali più noti e rappresentati di sempre; i personaggi
della giovane Nina e del tormentato Konstantin, di Irina Arkadina, sua madre celebre attrice e
amante dello scrittore Trigorin, sono stati portati sul palcoscenico in tutto il mondo dai maggiori
attori di teatro e messi in scena dai più celebri registi. Il tema di un’umanità delusa dall’inutilità
della vita ritornerà in tutti i successivi lavori teatrali di Cechov. Il titolo dell’opera viene da un accostamento simbolico: quello fra l’ignara felicità di un gabbiano che, volando sulle acque di un lago,
viene stroncata dall’oziosa indifferenza di un cacciatore, e la sorte di una fanciulla, Nina, che
sulle rive dello stesso lago si innamora di Trigorin, il quale senza cattiveria, anzi cedendo a una
sorta di fatalità, approfitta della sua femminile smania di aprire le ali, la porta via con sé a fare
l’attrice, la rende madre di un bimbo che però muore, e la lascia infine tornare a casa distrutta.
Qui c’è un altro uomo che l’ama da molto tempo, il giovane Konstantin, anche lui scrittore, che sogna l’arte e la gloria. Ma la madre di lui, Arkadina, disprezza l’inconsistenza delle liriche fantasie
che egli va componendo e l’amata Nina non vuol saperne di lui. Scritto nel 1895 e rappresentato
a Pietroburgo l’anno successivo, Il gabbiano fece dapprima registrare un insuccesso clamoroso,
ma quando nel 1898 Stanislavskij e Dančenko rimisero in scena questo testo al loro Teatro d’Arte
di Mosca fu subito un trionfo che aprì la via all’affermazione di Anton Cechov quale uno dei padri
del teatro moderno.
produzione
Teatro Stabile di Genova
Lo spettacolo
musiche
Andrea Nicolini
«Guardando il vostro teatro, bisogna essere dei
mostri di virtù per amare, compatire, aiutare a vivere queste nullità, questi sacchi di trippa che
siamo… Vedete, a me pare che trattiate gli uomini con il gelo del demonio!». Con folgorante sintesi, così scriveva Maksim Gorkij a Cechov, dopo aver assistito ad una rappresentazione di Zio
Vanja. A me pare che stia proprio lì l’essenza del genio di Cechov: la feroce denuncia del nostro
nulla, coniugata in una continua altalena di ridicolo e patetico, diventa uno stringente invito a
compatire, ad amare questi esseri inutili che siamo. Il palcoscenico di Cechov è la forma più
gentile, condivisa, pietosa di spietatezza. Il suo “Teatro della Crudeltà” è il più “umano” che io
conosca». Marco Sciaccaluga
L’autore
Anton Cechov (1860 - 1904), nonostante le umili origini della sua
famiglia, si laurea in medicina e durante la vita svolge la professione medica. Fin dalla giovinezza però, la sua passione per la scrittura lo spinge a comporre dei brevi racconti. È però
fra il 1887 e il 1904 che si rivela al mondo il suo straordinario talento drammaturgico, con
la creazione di alcuni dei testi più importanti del teatro moderno: atti unici quali Domanda di
matrimonio e Il tabacco fa male e drammi lunghi quali Ivanov, Zio Vanja, Il giardino dei ciliegi e
appunto Il gabbiano, scritto nel 1895.
versione italiana
Danilo Macrì
interpreti
Roberto Alinghieri
Alice Arcuri
Eva Cambiale
Giovanni Franzoni
Andrea Nicolini
Elisabetta Pozzi
Tommaso Ragno
Francesco Sferrazza Papa
Mariangeles Torres
Federico Vanni
scene e costumi
Catherine Rankl
luci
Marco D’Andrea
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 28 febbraio al 5 marzo
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
regia Giuseppe Dipasquale
Tra Storia (gli ultimi anni del fascismo)
e Mitologia (le Metamorfosi),
la favola amara scritta pochi anni fa
da Andrea Camilleri rivive
in uno spettacolo che coniuga
recitazione e musica. La storia
di un casellante e di sua moglie
sullo sfondo della guerra
e dello sbarco degli alleati.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Cavalleria rusticana (1890)
Pietro Mascagni
La terra trema (1948) Luchino Visconti
La Sicilia, il suo cuore - Favole della
dittatura (1950) Leonardo Sciascia
I vespri siciliani (1855)
Giuseppe Verdi
Stromboli (Terra di Dio) (1950) Roberto Rossellini
La Mennullara (2002)
Simonetta Agnello Hornby
Strade parallele (aria siciliana)
Franco Battiato, Giuni Russo
Porte aperte (1990)
Gianni Amelio
Pagine scelte di Luigi Pirandello (2007)
Andrea Camilleri
Il testo
Pubblicato da Andrea Camilleri nel 2008, Il casellante è un romanzo
nel quale l’autore siciliano attinge ancora una volta alla tradizione mitologica della cultura classica greca, raccontando la metamorfosi incompiuta di un uomo la cui moglie vuole trasformarsi
in un albero. L’azione si svolge negli anni di guerra, quando in Italia c’era ancora il fascismo.
Reso invalido da un incidente sul lavoro, Nino Zarcuto fa il casellante sulla linea ferroviaria che
congiunge Vigata a Castelvetrano: una stipendio sicuro, una piccola casa e un orticello. Ecco le
condizioni per offrire un futuro a Minica, la donna che sposa e che dopo tanti tentativi andati
a vuoto rimane finalmente incinta. Il lavoro è poco e c’è tempo per andare ogni tanto in paese,
dove Nino, appassionato di mandolino, può anche dilettarsi con l’amico Totò in qualche serenata improvvisata. Ma la guerra si avvicina. Lo sbarco alleato è imminente e i soldati arrivano
per costruire un bunker lungo la costa. I notabili fascisti si fanno sempre più sfrontati e, poiché
a loro non va a genio la musica di Nino, lo mettono in prigione. In sua assenza, Minica viene
aggredita e violentata, perde il bambino, la memoria, la ragione. Chi è stato? Uno dei militari di
passaggio, o un compaesano che ha approfittato della sua assenza? Nino arriverà alla verità
e alla vendetta, ma non riacquisterà la pace, perché Minica ha perduto il senno. Vuole essere
piantata come un albero, e come un albero generare: il suo corpo comincia a trasformarsi. I
capelli diventano fronde, le braccia flessibili rami, i piedi radici. Il corpo si ricopre di corteccia.
Intanto, con lo sbarco degli americani, i bombardamenti si susseguono. Solo da questa devastazione Minica, novella Dafne, riesce a trovare la forza e le risorse per ricominciare a vivere.
Lo spettacolo
«Andrea Camilleri si avvicina al genere fantastico con la volontà di descrivere certi paesaggi evitando le modalità di una rappresentazione naturalistica. Per fare ciò ricorre alla sua infanzia, ai ricordi e alla fantasia. Tutto questo conduce
al rapporto uomo-natura e al legame che li unisce a una Sicilia ricca di superstizioni, leggende,
miti, ma anche a terra travagliata dall’arretratezza economica, dalla guerra, dall’avvento del
fascismo. Ed è da tutto questo che, nello spettacolo interpretato da Moni Ovadia, dalla fiaba
nasce la struttura narrativa del “melologo”, nella quale si fondono, in una atmosfera insieme
realistica e fantastica, la recitazione e la musica.
L’autore
Andrea Camilleri, scrittore di origine siciliana, nasce a Porto Empedocle nel 1925. Sceneggiatore, autore e regista con un passato in Rai, è noto in tutto il mondo
per i suoi libri gialli con protagonista il commissario Montalbano. Ne Il casellante, pubblicato
nel 2008, Camilleri si fa attrarre dal mito della cultura greca e latina, trasfuso poi in quella
siciliana, inerente alle vicende degli uomini e delle loro tentate metamorfosi.
promozione
Promo Music
Teatro Carcano
Comune di Caltanissetta
interpreti
Moni Ovadia
Valeria Contadino
Mario Incudine
Sergio Seminara
Giampaolo Romania
e con i musicisti
Antonio Vasta
Antonio Putzu
scene
Giuseppe Dipasquale
costumi
Elisa Savi
musiche originali
Mario Incudine
con la collaborazione
di Antonio Vasta
luci
Gianni Grasso
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 21 marzo al 26 marzo
Giulio Cesare
di William Shakespeare
regia Alex Rigola
Il più noto dei drammi che Shakespeare ha dedicato alla storia dell’Antica Roma.
Giulio Cesare racconta gli avvenimenti che vanno dall’uccisione di Cesare (44 a.C.)
alla morte di Cassio e Bruto a Filippi (42 a.C.), ponendo l’accento sul tema
sempre attuale del rapporto tra etica e politica.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Giulio Cesare (1936)
Gian Francesco Malipiero
Giulio Cesare (1953) Joseph L. Mankiewicz
Giulio Cesare: il dittatore democratico
(1999) Luciano Canfora
Giulio Cesare (1724)
Friedrich Händel
Cesare deve morire (2012) Paolo e Vittorio Taviani
Gli affari del signor Giulio Cesare (1956)
Bertolt Brecht
Norma (1831)
Vincenzo Bellini
Le idi di marzo (2011) George Clooney
Idi di marzo (2008)
Valerio Massimo Manfredi
Il testo
William Shakespeare (1564 - 1616) scrisse il Giulio Cesare nel 1599,
attingendo agli eventi narrati da Plutarco. E la domanda essenziale del dramma proviene proprio da quell’antica fonte: che spazio ha l’etica in politica? Due personaggi così diversi quali
Bruto e Cassio, mossi da intenzioni che possono essere anche opposte, arrivano a credere che
l’assassinio del leader sia l’unica via percorribile per conservare la Repubblica Romana. Per
questo organizzano la congiura e nel 44 a.C. uccidono Cesare in Senato. Ma dopo il delitto?
Che cosa costruiranno una volta messo a segno il loro piano di distruzione? La verità è che gli
assassini di Cesare non hanno un programma preciso, non hanno un progetto. Hanno sconvolto Roma e introdotto cambiamenti che rischiano di stravolgere pericolosamente la morale comune, eppure non hanno nulla da offrire in cambio. E proprio per questo finiranno con essere
sconfitti a Filippi da Ottaviano e Marco Antonio.
Lo spettacolo
Giulio Cesare è un dramma che parla di sentimenti eterni, presenti da sempre nell’animo umano. Fra i tanti quello che spicca maggiormente
è il fascino del potere per il potere. Un tarlo che muove gli animi dei protagonisti, finendo per
travolgere tutto e tutti. Annota Giampaolo Savorelli, direttore artistico dell’Estate Teatrale Veronese dove lo spettacolo ha debuttato il 6 luglio scorso: «Gli interpreti dell’edizione italiana
son stati scelti mediante audizioni dal regista spagnolo, il quale ha anticipato che il suo Giulio
Cesare sarà uno spettacolo molto originale, anticonvenzionale, moderno, ma anche rispettoso
del testo shakespeariano, perché ci saranno dei tagli, ma non vedremo una rilettura». Nome di
spicco della scena teatrale europea e direttore della sezione teatro alla Biennale di Venezia, lo
spagnolo Alex Rigola firma la sua prima regia in lingua italiana, riprendendo quella realizzata
per il Teatro Lliure di Barcellona nel 2003. Un dramma epico, intenso ed appassionante, che
vede in scena un cast di tredici attori, tra cui Michele Riondino (nel ruolo di Marco Antonio),
artista che si muove agevolmente tra teatro, cinema d’autore e televisione.
L’autore
Da sempre uno dei testi teatrali più noti per quel suo proporsi
come un compendio di “vite” illustri, il Giulio Cesare apre la fase shakespeariana delle tragedie
dell’ordine e del capovolgimento dei valori costituiti. Scritta e rappresentata per la prima volta
nel 1599, questa tragedia riverbera emblematicamente la crisi generale dell’universo e dell’uomo che la cultura occidentale aveva ereditato dal mondo classico.
produzione
Teatro Stabile del Veneto
versione italiana
Sergio Perosa
adattamento
Alex Rigola
interpreti
Michele Riondino
Maria Grazia Madruzzato
Stefano Scandaletti
Michele Maccagno
Silvia Costa
Margherita Mannino
Eleonora Panizzo
Pietro Quadrino
Riccardo Gamba
Raquel Gualtero
Beatrice Fedi
Andrea Fagarazzi
spazio scenico
Max Glaenzel
spazio sonoro
Nao Albet
costumi
Silvia Delagneau
illuminazione
Carlos Marquerie
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 21 marzo al 9 aprile
L’isola degli
schiavi
di Pierre de Marivaux regia Irina Brook
Un Marivaux d’annata. Quattro naufraghi sull’isola dove servi e padroni
hanno l’obbligo di scambiarsi ruolo e vestito prima di ritornare nel mondo,
redenti da rancore e da arroganza. La dialettica dei rapporti di classe
prima di Hegel e di Marx, in una commedia gestita con allegria.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
La libertà (1972)
Giorgio Gaber
Lincoln (2012)
Steven Spielberg
L’Utopia (1516)
Tommaso Moro
Get up, Stand up (1973)
Bob Marley
Una poltrona per due (1983)
John Landis
La capanna dello Zio Tom (1852)
Harriet Beecher Stowe
Un giorno di regno (1840)
Giuseppe Verdi
Radici (serie televisiva, 1977)
Marvin J. Chomsky, John Erman, David
Greene, Gilbert Moses con Olivia Cole,
LeVar Burton, Ben Vereen, Louis Gossett jr
Il Contratto sociale (1762)
Jean-Jacques Rousseau
Il testo
Quattro sopravvissuti ad un naufragio approdano sull’Isola degli
Schiavi. Il saggio governatore dell’isola, Trivellino, espone loro la legge “di redenzione” che
vige sull’isola, così nominata perché un tempo abitata da schiavi fuggiti dalle angherie dei loro
padroni: i padroni e i servi dovranno scambiarsi i ruoli, i primi per pentirsi della propria superbia
ed arroganza, e i secondi per liberarsi del rancore che nutrono verso i padroni. Solo dopo la
“redenzione”, ognuno riprenderà il proprio ruolo e tutti potranno far ritorno nel vecchio mondo.
Servi e padroni si scambiano anche gli abiti e i nomi. Il processo di redenzione inizia con i racconti che gli ex-servi fanno a Trivellino della vita dei loro ex-padroni, vita fatta di piaceri, di ozi e
di cattiverie nei confronti dei loro servi. Quando Trivellino esce di scena, gli ex-servi cominciano
a tiranneggiare i loro ex-padroni e a fare avances alle loro donne, sfogando così tutta la loro
rabbia repressa. Poco alla volta, però, l’acrimonia ha fine, dando origine a un nuovo rapporto
padrone-servo, basato sul reciproco rispetto ed affetto e non regolato dalle rigide convenzioni
sociali. Pace è fatta e il ritorno a casa è assicurato. Ma…
produzione
Teatro Stabile di Genova
Théâtre National de Nice
versione italiana
Carlo Repetti
interpreti
5 attori da definire
scene
Noëlle Ginefri
Lo spettacolo
Con questo spettacolo, assume forma concreta
l’annunciata collaborazione tra il Teatro Stabile di Genova e Irina Brook, che da un paio di anni
dirige il Théâtre National de Nice. La scelta del primo spettacolo da realizzare come suo debutto alla regia in lingua italiana è caduta su un classico del teatro francese del Settecento: L’isola
degli schiavi di Pierre de Marivaux, rappresentato per la prima volta nel 1725 alla Comédie
Italienne, a proposito del quale il grande attore e regista francese Louis Jouvet ha scritto: «Il
procedimento tipico di Marivaux consiste nell’utilizzazione della finzione come strumento dimostrativo. E di questa finzione il teatro è il luogo per eccellenza. Il suo è teatro puro: teatro d’astrazione e di dimostrazione, esso costituisce la più alta espressione della convenzione teatrale. Il teatro di Marivaux impone all’attore di spersonalizzarsi, di esistere in una vita superiore; e
questa sorta di disumanizzazione lo rende simile al primo di tutti gli attori: la marionetta; senza
però perdere nulla in sensibilità, perché è la lucidità che rende crudele il teatro di Marivaux. Da
tutta la sua opera, infatti, spira una profonda tenerezza per l’umanità».
L’autore
Pierre de Marivaux (1688-1763) autore di numerosi testi per la
Comédie Française e la Comédie Italienne di Parigi, è considerato il più importante commediografo di Francia del XVIII secolo. Nelle sue commedie fornisce una misura nuova e originale al
teatro del Settecento, sostituendo alla rappresentazione dei caratteri, l’analisi dei sentimenti
ed una, per quanto accennata, indagine psicologica, integrando in questo modo la drammaturgia di Molière con titoli come Le false confidenze e La scoperta dell’amore.
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 29 marzo al 2 aprile
Slava's
Snowshow
creato e messo in scena da Slava Polunin
regia Viktor Kramer, Slava Polunin
Uno spettacolo che da più di vent’anni porta dapprima nelle strade
della Russia e poi sui palcoscenici teatrali di tutto il mondo la fantasia
e il trionfo della gioia di vivere: anche un pizzico di nostalgia.
Neve, lacrime e coinvolgimento emotivi del pubblico di tutte le età.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
La strada (1954) Nino Rota
La strada (1954)
Federico Fellini
Entrata dei gladiatori (1897)
Julius Fučík
Il circo (The Circus) (1928)
Charlie Chaplin
Storia del circo. Dagli acrobati egizi
al Cirque du Soleil (2008)
Raffaele De Ritis
Il carrozzone (1979)
Renato Zero
Dumbo - L’elefante volante (1941)
Walt Disney
Stella e il circo (2012)
Riccardo Fellini, Ruggero Marino
Il mio circo (2008)
Xavier Deneux
Il testo
Slava’s Snowshow è una commedia apparentemente senza trama,
ma nel racconto scenico si intrecciano tante piccole fiabe che vivono nelle espressioni di numerosi ed eccentrici personaggi: molti dei quali interpretati da Slava Polunin, il grande clown
russo nato nel 1950 e attualmente direttore artistico del più antico e grande Circo della Russia,
il Bolshoi Saint Petersburg State Circus. Personaggi teatrali simili a poeti silenziosi, soffusi di
malinconia e di gioia di vivere, che rotolano gigantesche palle di neve e invitano il pubblico degli
adulti e dei bambini a giocare con grandi palloni gonfiati d’aria, in un clima che evoca le favole,
suscita lacrime e risate, fa sognare un mondo lontano dagli affanni quotidiani.
Lo spettacolo
produzione
SLAVA
Gwenael Allan
scenografia
Viktor Plotnikov
Slava Polunin
design costumi e effetti
speciali
Slava Polunin
«Quello che faccio dal 1993 (anno in cui dalla suono
fusione dei suoi numeri precedenti nacque Slava’s Snowshow, che allora s’intitolava Yellow, Roman Dubinnikov
ndr), dice Slava Polunin, è un teatro rituale magico e festoso costruito sulla base delle im- Slava Polunin
magini e dei movimenti, sui giochi e sulle fantasie, che sono le creazioni comuni al pubblico
e alla gente di teatro; un teatro che nasce inesorabilmente dai sogni e dalle fiabe; un teatro
ricco di speranze e sogni, di desideri e di nostalgie, di mancanze e disillusioni; un teatro in
continuo mutamento che si nutre dell’improvvisazione spontanea nel rispetto scrupoloso della
tradizione; un teatro che si colloca nel filone della sintesi multi-sfaccettata contemporanea, al
confine tra vita e arte; un teatro che crea un’unione epica intimistica tra tragedia e commedia,
assurdità e spontaneità, crudeltà e tenerezza; un teatro che sfugge a qualsiasi definizione,
all’interpretazione unica delle sue azioni e da qualsiasi tentativo di limitazione della sua libertà;
un teatro che vuole portare il clown nel XXI secolo continuando a incantare le famiglie di tutto il
mondo». E di questo incanto si trova eco in tutta la stampa internazionale: «Slava’s Snowshow
rappresenta per il mondo dei clown quello che il Cirque du Soleil rappresenta per il circo…»
(“Variety”). «Uno dei momenti più teatrali che abbia mai avuto modo di vivere» (“The Guardian”).
«Improvvisamente il pubblico si sente giovane, innocente e trasportato via con piacere» (“Daily
Mail”). «Un capolavoro assolutamente unico e imperdibile…» (“The Independent”). «Questa è
pura magia… davvero una serata d’incanto» (“The Express”). «Slava Polunin può tranquillamente essere definito il migliore clown del mondo. Ma anche il più grande mago del mondo.
Spettacolare e bellissimo!» (“Variety Weekly”).
L’autore
Slava Polunin nasce in una piccola città russa e trascorre tutta
la sua infanzia in un mondo incontaminato, che lo ha aiutato a sviluppare le sue capacità di
inventare cose e storie nuove. A 17 anni si trasferisce a San Pietroburgo dove si iscrive ad una
scuola di mimo. Grazie all’influenza di grandi artisti come Chaplin, Marcel Marceau e al suo innato talento, Slava e la sua Compagnia – fondata nel 1979 – danno una nuova valenza al ruolo
del clown, che dal mondo circense viene portato dapprima nelle strade e successivamente nei
più grandi teatri del mondo.
Si consiglia lo spettacolo a bambini di età superiore agli 8 anni.
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 4 aprile al 9 aprile
Una casa
di bambola
di Henrik Ibsen
regia Andrée Ruth Shammah
Nuova e inedita lettura del dramma
di Ibsen più volte letto come inno
alla liberazione della donna dal
patriarcato. E se Nora non fosse
la vittima in quella “casa
di bambola”, ma fosse lei a
condurre il gioco, obbligando
il marito a interpretare i diversi
ruoli maschili della commedia?
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
La fanciulla del West (1910)
Giacomo Puccini
Casa di bambola (1973) Joseph Losey
Il secondo sesso (1949)
Simone de Beauvoir
Boris Godunov (1825)
Modest PetrovičMusorgskij
Casa di bambola (1973)
Patrick Garland
Le tre ghinee (1938)
Virginia Woolf
Quello che le donne non dicono (1987)
Enrico Ruggeri
Revolutionary Road (2008)
Sam Mendes
La Rivendicazione dei diritti della donna
(1792) Mary Wollstonecraft
Il testo
Scritto da Henrik Ibsen durante il suo soggiorno ad Amalfi e rappresentato la prima volta a Copenaghen il 21 dicembre 1879, Casa di bambola è un dramma
famigliare che è stato quasi sempre interpretato come una feroce e liberatoria critica dei tradizionali ruoli tra uomo e donna nell’ambito del matrimonio, non solo ottocentesco. Lo stesso
Ibsen scrisse nei suoi primi appunti per la commedia: «Ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di
coscienze: una, in un uomo e un’altra, completamente differente, in una donna. L’una non può
comprendere l’altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli
uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo». Da qui, la tradizionale lettura essenzialmente femminista di un testo che si conclude con un liberatorio sbattere di porte e l’interpretazione quale eroina del futuro di un personaggio per scrivere il quale Ibsen sembra si sia ispirato
a una scrittrice sua amica, Laura Kieler, protagonista di un celebre scandalo dell’epoca, molto
simile alla vicenda narrata dal drammaturgo norvegese. Come annotò nel 1900 James Joyce
a proposito di Casa di bambola: «L’opera drammatica di Ibsen non polarizza l’attenzione sull’azione o sugli avvenimenti. Persino i personaggi, per quanto perfetti, non sono l’essenza delle
sue opere. Quello che per lui conta è il nudo dramma. È questo che attrae innanzitutto la nostra
attenzione. Come base di tutte le sue opere, Ibsen ha scelto la vita di personaggi comuni nella
loro verità senza compromessi».
Lo spettacolo
Rovesciando il tradizionale punto di vista sul
dramma di Ibsen, la regista Andrée Ruth Shammah e il protagonista Filippo Timi invitano lo
spettatore a partire da questa domanda: «E se Nora non stesse dicendo la verità quando afferma di essere sempre stata trattata come una bambola?». Partendo da questo dubbio e lasciandosi trasportare dalla complessità della trama, la regista e l’interprete di tutti i ruoli maschili
giungono alla conclusione che lungi dall’essere lei la vittima, è Nora che regge i fili della vita
coniugale e che manipola il marito Torvald, obbligandolo, appunto, a interpretare ruoli diversi.
Il risultato è che l’intreccio così si complica e si trasforma in una specie di thriller, sortendo uno
spettacolo intrigante come un giallo, fatto di sentimenti e passioni, truffe e calcoli interessati,
inganni, utopie e rese dei conti, di cui ci si serve soprattutto come pretesto per coinvolgere lo
spettatore in un viaggio nei rapporti tra i diversi e sofisticati ruoli maschili e femminili che popolano il testo ibseniano.
L’autore
Il norvegese Henrik Ibsen (1828-1906) è oggi considerato un imprescindibile punto di riferimento per la comprensione del dramma moderno. Autore, soprattutto nell’ultimo decennio dell’Ottocento, di forti drammi capaci di coniugare l’attenzione per la
psicologia dei personaggi con l’impegno sociale e ideologico nei confronti delle contraddizioni
del proprio tempo, Ibsen ha consegnato al Novecento una serie di testi che non hanno mai
perso d’attualità. Oltre a Casa di bambola vanno ricordati Spettri, Un nemico del popolo, La
donna del mare, Hedda Gabler.
produzione
Teatro Franco Parenti
Teatro della Toscana
versione italiana e adattamento
Andrée Ruth Shammah
interpreti
Filippo Timi
Marina Rocco
con la partecipazione di
Mariella Valentini
e con Andrea Soffiantini
Marco De Bella
Angelica Gavinelli
Elena Orsini
Paola Senatore
spazio scenico
Gian Maurizio Fercioni
elementi scenici
Barbara Petrecca
costumi
Fabio Zambernardi
in collaborazione con
Lawrence Steele
musiche
Michele Tadini
luci
Gigi Saccomandi
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Duse | dal 19 aprile al 30 aprile
Maratona Suq
Prima le donne... e le bambine
Maratona in tre spettacoli diversi
riproposti dalla Compagnia del Suq
e uniti insieme dall’attenzione per il tema
della femminilità di etnie diverse,
ma anche dalla coniugazione di un teatro
che intreccia narrazione e musica,
l’impegno civile e i valori della solidarietà.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Fuocoammare (2016)
Gianfranco Rosi
Biko (1980) Peter Gabriel
Pinocchio nero (2005)
Marco Baliani
Mandela: Long Walk to Freedom (2013)
Justin Chadwick
Ordinary love (2013)
U2
Confessioni di un trafficante di uomini
Andrea Di Nicola - Giampaolo Musumeci
Bianco e Nero (2008)
Cristina Comencini
Pata pata (1989)
Miriam Makeba
Non dirmi che hai paura (2014)
Giuseppe Catozzella
produzione Chance Eventi - Suq Genova
Butterfly Bazar (19-20-21 aprile)
di Carla Peirolero da Viaggi
e avventure di una Lady Vittoriana
di Margareth Fountaine
con Carla Peirolero e Orchestra
Bailam - Franco Minelli chitarra
Julyo Fortunato fisarmonica
Roberto Piga violino
Tommaso Rolando contrabbasso
Edmondo Romano fiati
Luciano Ventriglia percussioni
regia Enrico Campanati
scene Luca Antonucci
Mama Africa (25-26 aprile)
di Valerio Corzani e Carla Peirolero
ispirato al libro La storia di Miriam
Makeba di Nomsa Mwamuka
con Carla Peirolero
e con Roberta Alloisio canto
Mariangela Bettanini canto
Esmeralda Sciascia canto
Fabio Vernizzi pianoforte
Marco Fadda percussioni
Dieynaba Kouyate danza
regia Enrico Campanati
e Carla Peirolero
Madri clandestine (28-29-30 aprile)
di Emilia Marasco
con Carla Peirolero
e il Coro multietnico: Mirna Kassis
Yukari Kobayashi, Adesuwa Ogiamien
Laura Parodi, Tatiana Zakharova
regia Antonio Zavatteri
direzione coro Laura Parodi
scene e costumi Laura Benzi
Il testo
Teatro musicale, civile, contemporaneo, con attenzione alle tematiche del dialogo tra culture, capaci di toccare il cuore dello spettatore con innesti
nell’attualità e sguardi in un passato da non dimenticare. Al centro della “maratona” coniugata al femminile sono le donne. Donne di tutte le latitudini: dall’avventuriera inglese
cacciatrice di farfalle di fine Ottocento protagonista di Buttefly Bazar, alla Mama Africa
bandiera della lotta contro l’apartheid in Sud Africa, per arrivare alle Madri clandestine,
cioè alla maternità negata e offesa, ma anche a quella aperta alla speranza di un futuro
diverso, di un nuovo domani simboleggiato dalla bimba nata su un barcone di migranti.
Lo spettacolo
Prima le donne… e le bambine è il sottotitolo comune che la Compagnia del Suq ha scelto di dare ai suoi tre spettacoli ospitati
dal Teatro Stabile di Genova nel corso di una “maratona” teatrale che comprende otto
recite complessive. Il primo (Butterfly Bazar) è ispirato alla vita di una eccentrica entomologa inglese, Margareth Fountaine (1862-1940), che a testimonianza della sua lunga
vita di viaggiatrice ha lasciato dodici volumi di diari e ventiduemila esemplari di farfalle.
Il secondo (Mama Africa) è un omaggio a Miriam Makeba (1932-2008) che intreccia
narrazione e musica per raccontare la vita dell’artista africana simbolo della lotta contro
il razzismo, morta sul “campo” nel novembre del 2008. Mentre il terzo (Madri clandestine) affronta il tema della maternità, seguendo il filo della solidarietà femminile che
attraversa culture e latitudini differenti. Le tre pièces vengono riproposte nella Stagione
di ospitalità 2016/2017 del Teatro Stabile di Genova che negli ultimi anni ha ospitato,
coprodotto o - nel caso di Café Jerusalem - anche prodotto alcuni spettacoli della Compagnia del Suq. Una Compagnia che insieme al Festival, giunto alla 18esima edizione,
ha saputo in questi anni conquistare tanti riconoscimenti tra cui quello di “best practice”
d’Europa per il dialogo tra culture e il patrocinio UNESCO, oltre all’affetto di un pubblico
vasto (oltre 70.000 le presenze al Suq Festival 2015), che volentieri si lascia coinvolgere
anche a teatro.
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 25 aprile al 30 aprile
Play
Strindberg
di Friedrich Dürrenmatt regia Franco Però
Undici round sul ring della vita coniugale. Lo svizzero Dürrenmatt rilegge Danza macabra
di Strindberg e gioca sul tema della famiglia con tutte le armi che gli sono proprie,
il sarcasmo, l’ironia che trascolora nel grottesco, il gusto del comico, ma anche
la violenza del linguaggio.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Totentanz (Danza della morte)
(1834-1859) Franz Liszt
La guerra dei Roses (1989) Danny De Vito
Danza macabra (1900)
August Strindberg
Danza macabra (1865)
Saint Saëns
Scene da un matrimonio (1973) Ingmar Bergman
Chi ha paura di Virginia Woolf? (1962)
Edward Albee
La morte e la fanciulla (1824)
Franz Schubert
Gone Girl (L’amore bugiardo, 2014)
David Fincher
Matrimonio e morale (1929)
Bertrand Russell
Il testo
Play Strindberg nasce al Teatro di Basilea nel 1969 e la commedia
fu scritta da Friedrich Dürrenmatt, che a quel tempo faceva parte della direzione del teatro,
proprio perché – pur affascinato dalle possibilità interpretative che Strindberg aveva ideato per
gli attori di Danza macabra – era profondamente insoddisfatto delle traduzioni e degli adattamenti esistenti. Così Dürrenmatt affronta egli stesso quella materia: e il risultato si rivela molto
più di un adattamento. Rimangono i tre protagonisti del testo strindberghiano – il capitano, la
moglie e il cugino/amante – ma l’azione si svolge ora sotto le luci glaciali di un ring, in undici
round intervallati dai gong. Dürrenmatt, autore più volte rivisitato dal Teatro Stabile di Genova,
si impone come uno dei maggiori interpreti della cultura moderna, che tratteggia e analizza
nelle sue opere con sguardo rigoroso e razionalmente scettico, incline al paradosso e anche
alla polemica. L’arma del grottesco, del sarcasmo virtuosisticamente manipolato gli serve per
smascherare con un sorriso l’ipocrisia del suo tempo. Forte della lezione dell’espressionismo,
nonché di una personale maestria nell’uso del linguaggio e delle strutture drammaturgiche
affascina con una scrittura forte ed essenziale, allusiva e dal respiro universale.
produzione
Teatro Stabile del
Friuli Venezia Giulia
Artisti Riuniti
Mittelfest 2016
versione italiana
Luciano Codignola
interpreti
Maria Paiato
Franco Castellano
Maurizio Donadoni
scene
Antonio Fiorentino
Lo spettacolo
costumi
Andrea Viotti
L’autore
SOCI ISTITUZIONALI
«Il risultato dell’adattamento di Dürrenmatt –
commentava il traduttore Luciano Codignola – è un’opera drammatica unitaria, serrata, densa,
coerente sul piano stilistico, perfettamente sviluppata come costruzione e di una modernità
stupefacente. Al regista e agli interpreti Dürrenmatt ha fornito un pezzo di bravura, una struttura aperta dove possa esercitarsi il virtuosismo degli interpreti. Da questo testo, apparentemente così scarno, si può trarre uno spettacolo da togliere il fiato, qualcosa che in questi ultimi
tempi s’era avuta solo con Chi ha paura di Virginia Woolf». E il regista Franco Però aggiunge: «Il
riso e il pugno allo stomaco, il sorriso e l’amarezza si alternano continuamente su questo palcoscenico-ring, riportando davanti agli occhi dello spettatore gli angoli più nascosti di quel nucleo,
amato od odiato, fondamentale – almeno fino ad oggi… – delle nostre società: la famiglia».
Fra i maggiori drammaturghi del Novecento, figlio di un pastore
protestante, Friedrich Dürrenmatt nasce nel 1921 a Konolfingen, nell’Emmental, e muore nel
1990 a Neuchâtel, dove ha vissuto per 38 anni. Dürrenmatt deve la sua fama internazionale
alle opere teatrali La visita della vecchia signora (1956) e I fisici (1962) e agli adattamenti cinematografici di suoi romanzi gialli, come Il giudice e il suo boia (1952) o La promessa (1958).
Conosciuto anche per i suoi saggi filosofici, le opere autobiografiche dell’ultimo periodo di vita
e l’opera pittorica, realizzata parallelamente all’attività letteraria.
musiche
Antonio Di Pofi
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Corte | dal 3 maggio al 7 maggio
Vangelo
testo e regia Pippo Delbono
Tra prosa, musica e danza, il Vangelo rivisitato da uno degli attuali protagonisti
della scena teatrale internazionale. Autobiografia e sperimentazione, memoria
storico-civile ed esplorazione di esperienze personali.
Uno spettacolo corale che si nutre della ricerca del nuovo.
Approfondimenti
ASCOLTARE
VEDERE
LEGGERE
Salomé (1905)
Richard Strauss
Il Vangelo secondo Matteo (1964)
Pier Paolo Pasolini
Racconti di giugno (2008)
Pippo Delbono
Cristo sul Monte degli Ulivi (Op. 85)
(1802) Ludwig van Beethoven
La passione di Cristo (2004)
Mel Gibson
Il Vangelo secondo Gesù Cristo (1991)
José Saramago
Jesus Christ Superstar (1973)
Andrew Lloyd Webber
L’ultima tentazione di Cristo (1988)
Martin Scorsese
I vangeli apocrifi (1969)
Marcello Craveri
Gesù di Nazareth (1977)
Franco Zeffirelli
produzione
Emilia Romagna Teatro
Hrvatsko Narodno Kazaliste - Zagabria
La via scenica di Pippo Delbono trae linfa dalle esperienze Compagnia Pippo Delbono
da lui compiute con l’Odin Teatret e con Pina Bausch, e dallo studio delle discipline
orientali, ma la sua tensione vera consiste nell’invenzione di un personale teatro che interpreti
Gianluca Ballarè
si nutre dell’ascolto reciproco, dell’improvvisazione, dell’esplorazione di esperienze Bobò
personali. In questo contesto “sperimentale”, Delbono inserisce testi talvolta molto Margherita Clemente
noti che vi ritrovano così nuova origine. La parola si avvale della compresenza della Pippo Delbono
danza, risuonando nel suo silenzio, nel suo gesto muto; la danza a sua volta misura Ilaria Distante
lo spazio e accende il ritmo che lo attraversa. Nascono così drammaturgie fisiche, Simone Goggiano
Mario Intruglio
dove a scrivere sono “corpi senza menzogna” e dove i codici della danza e del teatro Nelson Lariccia
s’innestano senza irrigidirsi mai. Funzione fondamentale negli spettacoli di Delbono è Gianni Parenti
giocata dalla musica, che con la sua presa totalizzante toglie lo spettatore dal proprio Alma Prica
piano di realtà, per portarlo in un nuovo stadio percettivo. Teatrante di fama interna- Pepe Robledo
zionale, Pippo Delbono da molti anni abita la scena come luogo di ricerca, lavorando Grazia Spinella
Nina Violic
costantemente negli spazi che si vengono a creare tra pubblico e personale, tra au- Safi Zakria
tobiografia e storia. Vangelo segna un nuovo passo in questo percorso. Lo spettacolo Mirta Zecevic
nasce a Zagabria da un lavoro corale, come opera contemporanea, ma si nutre anche con la partecipazione
della memoria di chi ha attraversato una delle guerre più feroci degli ultimi decenni, nel film dei rifugiati
del centro di accoglienza
una guerra che ha cambiato la storia, i luoghi e i confini dei paesi balcanici.
PIAM di Asti
Il testo
Lo spettacolo
«Qualche giorno prima di morire - ricorda Pippo Delbono - mia madre, fervente cattolica, mi ha detto: “Perché, Pippo, non
fai uno spettacolo sul Vangelo? Così dai un messaggio d’amore. C’è n’è così tanto
bisogno di questi tempi”. E io ho pensato subito alle recite che facevo da piccolo nella
parrocchia, dove interpretavo Gesù bambino coi riccioli biondi, innamorato anch’io
come lei di quel mondo di preti, di chiese, di incensi, di rappresentazioni teatrali. Il
Vangelo mi intriga. Contiene messaggi che mi sembrano importanti. Semplici, ma allo
stesso tempo rivoluzionari. Possiamo sostituire alla parola “Dio” la parola “Universo”.
Di fatto parliamo di qualcosa di più grande di noi, di qualcosa che ha un senso di spiritualità. Ma siamo come viaggiatori sperduti che cercano di capire qualche cosa, senza riuscirci. In particolare fraintendiamo la morte, e quello che viene dopo la morte».
L’autore
Pippo Delbono, autore, attore e regista, nasce a Varazze
nel 1959. Inizia la sua formazione nel teatro di tradizione, ma poi, in Danimarca, si
dedica allo studio dei principi del teatro orientale, attraverso un rigoroso lavoro sul
corpo e sulla voce. In Germania, poi, è invitato da Pina Bausch a seguire il suo lavoro.
Nei primi anni Ottanta fonda la Compagnia Pippo Delbono, con la quale realizza quasi
tutti i suoi spettacoli. Da diversi anni indaga anche sul linguaggio cinematografico.
Ha pubblicato numerosi libri oltre ad articoli su diversi giornali quali “Liberazione” e
l’”Humanité” e attualmente su “Il Venerdì” di “Repubblica”.
immagini e film
Pippo Delbono
musiche originali digitali
per orchestra e coro polifonico
Enzo Avitabile
scene
Claude Santerre
costumi
Antonella Cannarozzi
disegno luci
Fabio Sajiz
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA
Teatro della Corte | dal 18 al 23 aprile. Fuori abbonamento
Billy Budd marinaio
di Fabrizio Gambineri e Sandro Baldacci dal romanzo di Herman Melville
Produzione: Associazione Culturale Teatro Necessario Onlus
Compagnia teatrale: Scatenati
Regia: Sandro Baldacci
Interpreti: gli attori detenuti della Casa Circondariale di Marassi
Scene e costumi: Elisa Gandelli - Musica: Bruno Coli - Luci: Clivio Cangemi - Direzione tecnica: Fuoriscena
Con il sostegno di: Amministrazione Penitenziaria, Regione Liguria, Comune di Genova, Compagnia di San Paolo,
Fondazione Carige, Otto per mille Chiesa Valdese, Mibact, I.I.S. Vittorio Emanuele II - Ruffini
I riverberi di quelle voci rabbiose e disperate, caratterizzate dalle mille sfumature di cui è capace la pazzia, non si sono ancora spenti nei corridoi
del Padiglione 40 che già gli “Scatenati” sono pronti a riproporsi sotto la nuova veste di marinai, quasi a voler rendere reale quel loro viaggio immaginario che avevano improvvisato nella camerata dell’Ospedale Psichiatrico. Ma anche in questo caso c’è qualcosa che non va: la maggior parte
di loro sono stati imbarcati con la forza, siamo nel pieno di una guerra: la Rivoluzione francese ha appena nove anni, Wolfgang Amadeus Mozart è
morto da appena sette… e uno dei marinai si chiama Billy Budd. Gabbiere di parrocchetto, bello, “solare”, si direbbe oggi, candido, gentile, ingenuo,
entusiasta… la persona ideale per generare invidia in un più anziano superiore che decide di eliminarlo facendo circolare voci false e tendenziose
sul suo conto, tacciandolo di fomentare un ammutinamento. Il capitano convoca Billy che, nell’udire tali e tante infamie, perde l’uso della parola
e atterra il calunniatore con un solo poderoso colpo in mezzo alla fronte, uccidendolo. Il capitano è un ottimo uomo, prigioniero di pessime leggi,
e la storia, suo malgrado, non avrà quello che si chiama un lieto fine, ma finirà comunque con una inaspettata catarsi. Billy Budd, dunque. Ultima
fatica di Herman Melville, scritto nel 1891 ma rimasto ignoto ed inedito fino al 1924, parabola, discorso in forma di racconto. Perché questa scelta? Forse perché nella storia della Compagnia la nave è una costante metafora del luogo circoscritto e al tempo stesso un simbolo di libertà; forse
perché questa storia tutta al maschile, dove si formano gruppi e dove si mescolano caratteri diversi, può anche essere ricca di spunti comici, ma
soprattutto perché tutta la storia (quasi in risposta a Benjamin Britten) può trasmettere ed evocare sensazioni e situazioni attraverso il ritmo e la
melodia. La musica è sicuramente il linguaggio più adatto per raccontare la paura, la tristezza, la rabbia, il bene e il male, il dolore e la gioia; e solo
lei può spingersi fino al soprannaturale.
Teatro della Corte | venerdì 18 novembre. Fuori programma
IL TESTIMONE una storia vera di trattativa stato - mafia
di Mario Almerighi e Fabrizio Coniglio
Produzione: Tangram Teatro
Regia e interpretazione: Bebo Storti e Fabrizio Coniglio Lo spettacolo racconta un episodio lontano e dimenticato dalla memoria collettiva: quello dell’assassinio del magistrato Giacomo Ciaccio
Montalto, impegnato nell’indagare i rapporti fra mafia di Trapani e narcotrafficanti. Un pezzo di storia contemporanea, tratteggiata seguendo
oggettivamente i fatti che si verificarono prima e dopo l’assassinio. Un uomo colto, appassionato di letteratura e di musica, amante della
libertà, innamorato del mare, fa il magistrato. Lo ispira una grande insofferenza per l’ingiustizia ed un profondo amore per chi la subisce.
Giacomo Ciaccio Montalto è il primo magistrato che si impegna contro la mafia del trapanese, legata a filo doppio con quella americana. è
solo, più che solo a Trapani, ma ha un amico lontano che vive a Roma, un giudice di nome Mario Almerighi con cui si confida: la mafia ha
anche contatti dentro al Tribunale di Trapani. Il 25 gennaio del 1983 Ciaccio Montalto viene barbaramente assassinato mentre da solo sta
per scendere dalla sua auto, davanti a casa sua a Val D’Erice. Nel 1993 Andreotti è messo sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Venti anni dopo la morte di Giacomo Ciaccio Montalto, Mario Almerighi decide di testimoniare su quanto a sua conoscenza al
processo Andreotti: sente di doverlo a Giacomo per il suo coraggio, per la loro amicizia, per la verità.
Teatro della Corte | venerdì 28 ottobre, ore 9.30
TEATRO E LEGALITÀ La legalità spiegata ai ragazzi
collaborazione fra Comune di Genova, Città Metropolitana, Movimento Agende Rosse Falcone Borsellino,
Comunità Ebraica di Genova, Liceo D’Oria e Teatro Stabile di Genova
“Gli uomini passano le idee restano.
Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”
Giovanni Falcone
L’Assessorato alle Scuole del Comune di Genova, la Città Metropolitana insieme al Movimento Agende Rosse “Falcone-Borsellino”
promuovono al Teatro della Corte un incontro - lezione di civiltà dedicato agli studenti delle scuole superiori. Salvatore Borsellino,
fondatore del Movimento Agende Rosse, insieme ad autorevoli protagonisti della quotidiana lotta contro la criminalità, si alterneranno
sul palcoscenico della Corte per portare ai ragazzi testimonianze ed esempi concreti su ciò che significa davvero combattere l’illegalità
e il crimine, quali siano gli strumenti più appropriati per coltivare una cultura della legalità, premessa indispensabile per la costruzione
di una società giusta. In questo percorso si inserisce anche il teatro attraverso il progetto del Liceo D’oria, insignito recentemente della
medaglia del Presidente della Repubblica per la sua attenzione ai temi della legalità, che durante il prossimo anno scolastico propone
la realizzazione di Il governo di Verre dal testo di Mario Prosperi e Renzo Giovampietro, liberamente tratto dalle Verrine di Cicerone:
uno spettacolo che coniuga lo studio e l’approfondimento della cultura classica con l’educazione alla cittadinanza attiva e mostra
l’attualità dei classici anche sui temi della legalità. Lo spettacolo messo in scena da Enrico Campanati con la collaborazione del
Teatro Stabile di Genova, prima di approdare al Festival di Siracusa, sotto l’egida del Comune e Città Metropolitana, verrà presentato
in anteprima a Genova nella primavera del 2017.
Concorso “Scrivere per il teatro”
promosso dal Liceo Classico Linguistico Colombo e dall’Associazione Amici del Liceo Colombo
con la collaborazione di Teatro Stabile di Genova
Sarà dedicato alla memoria del professor Andrea Bianchi il concorso letterario Scrivere per il teatro, riservato agli allievi del Liceo
e agli ex alunni under 30, promosso nel prossimo anno scolastico dal Liceo Classico e Linguistico Colombo e dall’Associazione Amici
del Liceo Colombo, in collaborazione con il Teatro Stabile di Genova. Scuola, Associazione, familiari, ex studenti e amici hanno scelto
di dedicare il concorso ad Andrea Bianchi, docente di Lettere al Liceo Colombo dal 2007, distaccato nell’anno scolastico 2014-2015
presso l’Università La Sorbona a Parigi per un dottorato di ricerca, scomparso a 46 anni nel novembre 2015. Proprio il teatro era una
delle tante passioni che in aula e fuori dall’aula, con le sue straordinarie doti didattiche e umane, sapeva trasmettere ai suoi studenti.
Ai partecipanti si richiederà la stesura di un testo teatrale costituito da un atto unico a tema libero, diviso in varie scene con un massimo di 4 personaggi: la lunghezza del testo potrà variare da un minimo di 5 cartelle ad un massimo di 12.
La presentazione del concorso avverrà il pomeriggio di venerdì 7 ottobre 2016 alle ore 16 presso l’aula magna del Liceo Colombo
e la premiazione sarà il giorno sabato 15 aprile alle ore 16 nel Foyer del Teatro della Corte. La giuria sarà composta da Marco
Sciaccaluga, regista e consulente artistico del Teatro Stabile; Enrico Campanati, attore e regista del Teatro Stabile e da sempre
insegnante e regista del gruppo teatrale della scuola “I Sognattori”; da Enrico Bado, Preside del Liceo; Marco Martin, docente di
Lettere del Liceo; Patrizia Serra, docente di Lettere del Liceo e responsabile del gruppo teatrale del Liceo “I Sognattori”; Roberta
Ruggia Barabino, Presidente della Giunta dell’Associazione Amici del Liceo, e da un rappresentante del gruppo dei famigliari e
amici del professor Andrea Bianchi. I tre vincitori dei due concorsi riceveranno come premi buoni libro e abbonamenti al Teatro per
la stagione 2017-2018 in oltre i due elaborati vincitori saranno rappresentati dai ragazzi della Scuola di Recitazione dello Stabile
durante la cerimonia di premiazione.
ATTIVITÀ CULTURALI Grandi Parole
“IL TEATRO E IL MARE” Dai Greci a Gilberto Govi. Ingresso libero
Ritornano le Grandi Parole con un ciclo di incontri a cura di Angelo Pastore e Marco Salotti.
Gli incontri si svolgeranno al Teatro Duse e al Teatro della Corte alle ore 18 secondo il seguente programma:
lunedì 10 ottobre, Teatro Duse Racconti e naufragi nel teatro greco
con Luciano Canfora e Giorgio Ieranò, letture di Elisabetta Pozzi
lunedì 24 ottobre, Teatro della Corte Shakespeare e La tempesta
con Masolino d’Amico e Giuliana Manganelli, letture di Franco Branciaroli
lunedì 31 ottobre, Teatro della Corte Ospiti dal mare sulla scena antica
con Moni Ovadia e Margherita Rubino, letture di Lucia Lavia
lunedì 7 novembre, Teatro della Corte Ibsen, La donna del mare
con Giulio Giorello e Gianna Schelotto, letture di Lunetta Savino
lunedì 14 novembre, Teatro della Corte “Il porto di casa mia”. Govi e il mar ligure
con Vito Molinari e Marco Salotti, letture di Aldo Ottobrino
ARTE E ARTISTI NEL FOYER
Anche nel 2016/2017, il Teatro Stabile di Genova ha in preparazione nel foyer del Teatro della Corte una serie di incontri
e di manifestazioni capaci di rispondere alle aspettative di un pubblico tradizionalmente molto differenziato per età, per
aspettative culturali, per predilezioni artistiche. Queste le attività già programmate:
Incontri con i protagonisti del palcoscenico
I pensieri delle parole
Il Paganini allo Stabile “parole di note… prima dello spettacolo”
Il Teatro Stabile di Genova per ricordare Brecht
Novecento in Liguria: “Cinque dialoghi tra arte e letteratura”
CONOSCERE IL TEATRO
Il Teatro Stabile di Genova dedica ogni stagione una particolare attenzione all’attività didattica finalizzata a offrire agli spettatori,
e soprattutto ai giovani, gli strumenti culturali e tecnici idonei a saper fruire dell’esperienza teatrale con piena consapevolezza
critica ed emotiva. A tale scopo organizza Seminari per studenti e insegnanti e favorisce gli Incontri Università - Teatro con
protagonisti attori, registi e collaboratori artistici di spettacoli presenti nel cartellone dello Stabile.
Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura | Proposte educative 2016 - 2017
LABORATORI E VISITE GUIDATE
In occasione delle grandi mostre di Palazzo Ducale – Andy Warhol. Pop society (21 ottobre - 26 febbraio 2017), Elliott
Erwitt. Kolor (febbraio - giugno 2017), Modigliani (15 marzo - 16 luglio 2017) – i Servizi Educativi e Culturali propongono
un ricco programma di attività artistiche, musicali, letterarie e creative dedicate alle scuole di ogni ordine e grado. Oltre ai
laboratori, visite guidate anche in lingua e la possibilità di unire ai percorsi in mostra la visita in città e a Palazzo Ducale,
alla Torre e alle Carceri. A queste proposte si affianca una selezione di atelier più apprezzati delle passate stagioni. Inoltre,
laboratori e percorsi dedicati alla storia, alla architettura e all’archeologia di Palazzo Ducale pensati per le scuole di ogni
ordine e grado.
se la scuola non va a Palazzo… il Palazzo va a scuola
Alcuni dei laboratori pensati per le classi, possono essere effettuati anche a domicilio presso le sedi delle scuole, secondo
modalità da concordare.
FORMAZIONE
Numerose e diversificate le proposte di formazione dedicate a insegnanti, atelieristi, educatori e genitori per presentare nuove
metodologie didattiche e suggerire approcci originali e interdisciplinari. Grandi incontri, visite guidate, corsi di formazione e
seminari didattici relativi non solo alle mostre in programma, ma a temi educativi di grande respiro.
BAMBINI E FAMIGLIE A PALAZZO DUCALE
Nel week-end da ottobre a maggio: SABATI PER LE FAMIGLIE (età 5-11 anni), tutti i sabati alle ore 16, attività di laboratorio,
letture, musica, spettacoli | NELLA STANZA DELLE STORIE (1-3 e 3-5 anni), racconti in musica per i più piccoli.
In settimana: PLAYING ART IN ENGLISH (6-11 anni), laboratori creativi condotti interamente in lingua inglese | E QUESTA
LA CHIAMI ARTE (4 anni +), nonni e nipoti si avvicinano all’arte contemporanea condividendo un momento di creatività |
MANO (11 anni +), laboratorio in collaborazione con IIT.
In occasione di rassegne ed altri eventi della Fondazione sono previsti EVENTI SPECIALI dedicati ai bambini e alle loro
famiglie.
KIDS IN THE CITY
Nell’atrio di Palazzo Ducale uno spazio dedicato a bambini e famiglie. Da ottobre un ricco programma di attività in collaborazione
con diverse realtà culturali cittadine.
Programma a cura dei Servizi Educativi e Culturali di Palazzo Ducale
Per informazioni: www.palazzoducale.genova.it - [email protected] - tel. 010 8171644-46
CONTEMPORANEAMENTE
Il Teatro Stabile di Genova e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura proseguono nell'accordo di collaborazione intitolato Contemporaneamente, che prevede lo scambio informativo dei programmi delle due
Istituzioni e che permette agli Abbonati dello Stabile di accedere con lo sconto a tutte le mostre del Ducale
ad eccezione di quelle organizzate da soggetti terzi.