1.1 Storia dell`immigrazione femminile in Italia.

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA
FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DEL SERVIZIO SOCIALE
CATTEDRA DI
SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI
“La visione della maternità nelle donne immigrate e i suoi effetti
socio-culturali”
RELATORE:
Chiar.mo Prof. Domenico CARZO
CANDIDATO
Grazia GIANNETTO
Matricola: 377120
Anno Accademico 2010 – 2011
INDICE
INTRODUZIONE
3
CAPITOLO 1. IMMIGRAZIONE FEMMINILE IN ITALIA
15
1.1 Storia dell’immigrazione femminile in Italia.
1.2 La normativa.
21
1.3 Le reti etniche tra solidarietà e reciprocità.
33
CAPITOLO 2. DONNE STRANIERE E MATERNITA’
2.1 L’identità femminile: trasformazioni e ricostruzione.
37
2.2 Gli effetti psicologici sociali e culturali della maternità nelle donne migranti.
42
2.3 Il rapporto con i servizi.
59
CAPITOLO 3. LA DONNA STRANIERA TRA STERILITA’ ,GRAVIDANZA
E MUTAMENTI LEGATI AL GENERE.
3.1 La sterilità.
70
3.2 Il gruppo femminile.
82
3.3 Modificazioni dei ruoli di genere.
89
CAPITOLO 4. PROGETTO “CRESCERE INSIEME”
4.1 Introduzione al progetto.
97
4.2 Analisi dei bisogni.
99
4.3 Descrizione del progetto Crescere Insieme
101
CONCLUSIONE
114
BIBLIOGRAFIA
121
Grazia Giannetto
Pag. 2
INTRODUZIONE
L’immigrazione femminile in Italia è un fenomeno recente
che coinvolge un numero sempre maggiore di donne e
richiede alla società italiana una continua capacità di
innovazione
in
ambito
educativo,
socio-sanitario
e
abitativo.
Nel primo capitolo tratterò il tema dell’immigrazione
femminile italiana in maniera generale, rifacendomi ai
percorsi storici e alle condizioni sociali che hanno
caratterizzato tale fenomeno. Richiamerò l’importanza delle
reti etniche e le forme di reciprocità ad esse inerenti, per
spiegare
i
motivi
dell’aumento
progressivo
della
popolazione straniera nel nostro paese, considerando il
fattore della reciprocità etnica come lo strumento di
integrazione più importante dello straniero una volta
Grazia Giannetto
Pag. 3
arrivato nel territorio italiano. Inoltre farò riferimento alla
leggi in materia di immigrazione accennando le tappe
storiche che hanno dato vita all’attuale normativa.
In tutto il territorio italiano si può evincere una notevole
presenza di extra-comunitari di varie nazionalità e di madri
straniere molto giovani. Infatti un neonato su cinque in
Italia è figlio di una madre straniera.
Secondo l'Istat, nel 2010 oltre 104 mila nascite (18,8% del
totale), sono attribuibili a madri straniere, di cui il 4,8% con
partner italiano e il restante 14% con un partner straniero. Il
contributo alla natalità delle madri di cittadinanza straniera
si fa sempre più importante. A tal proposito ho voluto
dedicare il secondo capitolo alle madri e donne straniere in
maternità, e più in particolare ho voluto spiegare quelli che
Grazia Giannetto
Pag. 4
sono gli effetti psicologici sociali e culturali della maternità
nelle donne migranti.
A una maggiore presenza e a un più profondo radicamento
della popolazione straniera sul territorio corrisponde,
proporzionalmente, una maggior percentuale di nati da
madre straniera. Da un’attenta analisi dell’età delle
partorienti si evince: una maggiore precocità tra le donne
straniere. Infatti più della metà di queste, ovvero il 55,2%
ha meno di 30 anni ed il 38,8% tra i trenta e trentanove
anni. Da tale fenomeno culturale scaturiscono situazioni di
bisogno, che vedono come protagoniste madri di età
compresa tra i 14 e i 24 anni. Infatti la madre straniera
appartenente a questa fascia di età è tagliata fuori da ogni
attività lavorativa e formativa importante per il suo futuro.
Grazia Giannetto
Pag. 5
Il fenomeno di emarginazione da maternità precoce della
donna straniera è dovuto, anche e soprattutto, all’assenza di
un progetto d’intervento capace di fornire sostegno socioeconomico
e
sostegno
all’infanzia,
di
promuovere
l’istruzione e di migliorare la qualità della vita di queste
donne. La difficoltà di conciliare maternità e attività extrafamiliari porta dunque all’indebolimento del processo di
integrazione delle madri straniere. Inoltre è fondamentale
aggiungere che la maternità è un evento sociale
culturalmente determinato: le modalità con cui una donna
vive e gestisce la nascita dei propri figli dipendono
strettamente dal contesto sociale e culturale d’origine.
Quando un evento tanto importante, non solo nella vita
della madre ma di tutto il suo gruppo familiare, avviene in
un contesto estraneo, sono necessarie delle strategie di
Grazia Giannetto
Pag. 6
trasformazione delle proprie abitudini e d’adattamento al
nuovo ambiente. A tal proposito nel secondo capitolo ho
voluto delineare i processi di trasformazione e ricostruzione
dell’identità della donna in relazione all’arrivo in un
contesto socio-culturale nuovo, con tradizioni diverse, e
soprattutto, con modi diverse di vivere la gravidanza e la
maternità.
Questi
processi,
però,
non
comportano
necessariamente l’abbandono delle proprie conoscenze e
consuetudini a vantaggio di quelle diffuse nel paese
d’immigrazione.
Spesso
le
donne
immigrate
elaborano
forme
di
comportamento “a metà”, che permettono loro di mantenere
un legame con il proprio paese di origine, ma anche di
inserirsi nella società di arrivo. In questo modo,
l’immigrazione mette la società italiana a confronto con
Grazia Giannetto
Pag. 7
nuovi modi di vivere la gravidanza, il parto e i primi mesi
di vita del neonato e con nuovi modi di rapportarsi ai
servizi socio-sanitari e educativi. Il rapporto della donna
straniera con i servizi di sostenimento sanitario psicologico
e sociale è uno degli argomenti che tratterò ampiamente nel
secondo capitolo.
Inoltre in base alle leggi di tutela della maternità, le donne
immigrate, come le italiane, hanno maggiori garanzie
rispetto agli uomini. Pertanto, possiamo affermare che, per
le
suddette
ragioni,
le
donne
sono
più
visibili,
interloquiscono ed interagiscono con i servizi e gli operatori
sociali e sanitari, compreso il mondo della scuola in cui
inseriscono i propri figli. Si osserveranno quindi alcuni dati
generali relativi alla migrazione femminile in Italia e più in
dettaglio si faranno delle analisi su alcuni indicatori di
Grazia Giannetto
Pag. 8
salute riproduttiva (gravidanze, parti, interruzioni volontarie
di gravidanza, contraccezione, accesso ai servizi sociosanitari), messi a confronto con quelli della popolazione
femminile italiana. Una ricerca retrospettiva negli ospedali
messinesi
condotta
dall’Osservatorio
epidemiologico
siciliano, conferma queste problematiche e i punti salienti
della ricerca risultano essere:
 la più giovane età delle madri straniere rispetto alle
residenti (il 28,5% di madri di età inferiore ai 20 anni
tra le nomadi, il 5,8% tra le europee e lo 0,8% tra le
messinesi);
 un maggior numero di donne con più di 3 figli (14,6%
contro 2,6% delle residenti);
 maggiore l’incidenza di basso peso alla nascita (sotto i
2.500 gr.) in tutti i gruppi etnici con punte più elevate
Grazia Giannetto
Pag. 9
tra le nomadi (19,5%), tra le donne provenienti
dall’Estremo Oriente (11,8%) e dall’Africa Centrale
(10,7%); tra le residenti l’incidenza è del 5,2%.
Anche la mortalità nel primo anno di vita è più alta tra i
bambini figli di donne straniere rispetto alle donne
messinesi: 21,9 su 1000 nati vivi per i figli di donne
provenienti dall’Africa centrale, 20,8 per i neonati di madre
nomade, 19,7 per il Nord Africa e Medio Oriente. Il tasso
relativo ai figli delle residenti è di 8,3.
A tal proposito ho ritenuto importante tenere conto non solo
della gravidanza e degli effetti che questo produce sulla
condizione psico-sociale della donna, ma anche della
sterilità. Quest’ultimo fenomeno, di per sé drammatico,
produce effetti ancora più gravi quando la donna è costretta
a vivere tale condizione sola e sradicata dal suo entourage
Grazia Giannetto
Pag. 10
familiare. Inoltre per alcune popolazioni (soprattutto quelle
africane) l’impossibilità di avere figli per motivi di salute
sembra essere la peggiore catastrofe. Ciò comporta
l’isolamento della donna o la sottomissione della stessa al
marito. L’argomento della sterilità verrà ampiamente
trattato nel terzo capitolo, all’interno del quale sottolineerò
le differenze di genere che caratterizzano la popolazione
immigrata e italiana in età contemporanea, e l’importanza
del gruppo femminile come sostegno della donna durante il
periodo pre-partum e post-partum.
Nel quarto capitolo ho ritenuto importante descrivere
l’ideologia di un progetto che ho realizzato durante il
tirocinio formativo del III° anno, denominato “CRESCERE
INSIEME”, che preveda una rete di interventi di
Grazia Giannetto
Pag. 11
prevenzione, di sostegno e di reintegrazione, volti ad
ostacolare e/o rimuovere nuove situazioni di bisogno.
Vorrei da subito distinguere tre termini, che spesso nel
linguaggio comune vengono fusi e confusi: popolazione
emigrata, migrante e immigrata. La differenza tra
popolazione emigrata e immigrata è chiara e si riferisce
all’uscita di un individuo da un paese e all’entrata di
quest’ultimo in un altro. L'immigrazione è il trasferimento
permanente o temporaneo di gruppi di persone in un paese
diverso da quello di origine; dal punto di vista del luogo di
destinazione il fenomeno prende il nome di immigrazione,
da quello di origine si parla di emigrazione. Maggiore
attenzione richiede invece la parola migrante e le
modificazioni che nei tempi l’hanno caratterizzata. La
parola migrante è attestata già dall’Ottocento nella sua
Grazia Giannetto
Pag. 12
funzione di participio presente del verbo migrare, quindi
con il significato di 'chi si trasferisce momentaneamente o
stabilmente dal suo paese d'origine'.
Il migrante è una persona che si è spostata da un paese
diverso da quello di residenza abituale e che vive in quel
paese da più di un anno (M. Ambrosini 2003)1.
Altri studiosi, invece, arrivano a indicare con il termine
“migranti” tutti coloro che lasciano il loro paese d’origine e
si muovono alla ricerca di migliori condizioni di vita e ha
sostituito progressivamente i più comuni emigrante e
immigrato. E’ chiaro che la distinzione non è mai così
netta, perché un migrante può stabilirsi in un luogo e
diventare immigrato, e un immigrato modificare i suoi
progetti e tornare ad essere migrante.
1
Per un approfondimento sul tema si rimanda a Sociologia delle migrazioni di M.
Ambrosini (2003).
Grazia Giannetto
Pag. 13
Tuttavia anche il termine immigrato rischia, col tempo, di
risultare inadeguato per persone stabilitesi in un luogo da
anni, poiché eternizza un evento che si è svolto in un giorno
o poco più. Ambrosini definisce le migrazioni come
processi e sistemi di relazione, ma soprattutto come
costruzioni
sociali
complesse.
L’autore
individua
all’interno del processo migratorio tre attori principali: la
società di provenienza, i migranti attuali e potenziali, e le
società riceventi. Cercherò di utilizzare questi termini nelle
loro giuste accezioni, evitando di attribuire alle persone
status differenti dal loro per semplice generalizzazione.
Grazia Giannetto
Pag. 14
CAPITOLO 1
“IMMIGRAZIONE FEMMINILE IN ITALIA”
1.1 Storia dell’immigrazione femminile in Italia.
A partire dagli anni ’70 due elementi di novità hanno
caratterizzato i fenomeni migratori in Italia, e cioè, il
mutato ruolo del nostro paese, che da terra di emigrazione,
è diventata terra di immigrazione, ed il diverso ruolo delle
donne che si rivela ben più attivo di quanto non sia stato
nelle emigrazioni di inizio secolo.2 Diversamente dal
passato, infatti, le donne non emigrano dai loro paesi perché
“trainate” dai loro uomini, ma si presentono protagoniste di
progetti migratori autonomi, entrando per diritto nella
struttura del mercato del lavoro e acquisendo una relativa
autonomia di comportamenti.
2
Sul modello storico italiano di immigrazione cfr. Maurizio Ambrosini (2003).
Grazia Giannetto
Pag. 15
Fin dai primi inizi del Novecento il fattore femminile è
stato determinante per il percorso migratorio in Italia, sia
perché i flussi femminili sono stati ben più consistenti di
quelli effettivamente riconosciuti, sia perché il grande
successo dell’emigrazione maschile dipese in gran parte
dalle mogli “che aspettano” . La forte domanda di
domestiche e collaboratrici familiari da parte della
popolazione italiana ha provocato nel nostro Paese un
fenomeno molto particolare, ovvero, l’arrivo di donne sole.
A flussi prettamente maschili, come per esempio quello
proveniente dal Marocco, si affiancavano dunque flussi
esclusivamente femminili con identici obiettivi di carattere
economico-occupazionale.
Tra i primi “immigrati” in Italia una parte consistente era
costituita da donne giunte all’inizio degli anni ‘60
Grazia Giannetto
Pag. 16
dall’Eritrea e dalla Somalia, spesso al seguito di famiglie
italiane di ex-coloni rientrate in Italia. Ma l’immigrazione
femminile dall’Africa orientale non è stata che la prima: ad
essa sono seguiti numerosi arrivi dal Salvador e dalle
Filippine, poi, tra la metà degli anni ‘70 e l’inizio degli anni
‘80, dal Perù e dall’Ecuador e solo di recente, dopo il 1989,
dai paesi dell’Est europeo. Per tutti gli anni ‘70 e ‘80
l’immigrazione femminile rimane però nascosta, sia
nell’ambito delle statistiche demografiche sia per ciò che
riguarda la visibilità sociale, da quella maschile, sempre e
comunque più numerosa e più legata ad occupazioni
“pubbliche” che non i lavori all’interno delle case. Verso la
metà degli anni ‘80 le “donne pioniere” cominciano a dare
spazio
anche
ad
una
vita
familiare
ed
affettiva,
abbandonando il lavoro a tempo pieno e soprattutto
Grazia Giannetto
Pag. 17
rendendosi indipendenti a livello abitativo. La loro visibilità
cresce sempre più ed esse cominciano a manifestare la loro
presenza e le loro necessità, fino a quel momento ignorate
dalla società italiana (Tognetti Bordogna, 1991)3.
In questo primo ventennio (anni ‘70-‘90), dunque, una
quota, anche se limitata, della popolazione immigrata sul
territorio italiano è costituita da donne, e si tratta di una
quota che tenderà sempre più ad aumentare.
Infatti, lo sguardo della società italiana adesso sarà rivolto
su un fenomeno nuovo e che sembra destinato a durare a
lungo.
La presenza di famiglie con figli va a toccare e a modificare
ogni ambito della società.
3
Donne dal mondo. Strategie migratorie al femminile, Edizioni Angelo Guerini
Associati, Milano, 1991a, pp. 97-116
Grazia Giannetto
Pag. 18
L’Italia, soprattutto a causa della sua posizione geografica è
stata per alcuni anni caratterizzata dalla transitorietà delle
migrazioni, fungendo da trampolino dal sud del mondo
verso gli altri paesi europei spesso privilegiati dai migranti
per questioni linguistiche4.
Con le immigrazioni legate ad occupazioni stabili, ma
soprattutto con le immigrazioni familiari, invece, il suo
ruolo si sta lentamente trasformando e questo presuppone
un nuovo approccio al fenomeno migratorio da parte della
società e delle istituzioni. Una permanenza temporanea non
presuppone per forza un’integrazione con la società di
arrivo; questa diventa invece una necessità per i progetti di
lungo periodo.
4
Per un’analisi della situazione migratoria in Italia si rimanda a Macioti M.I. e
Pugliese E. (2002), L’esperienza migratoria. Immigrati e rifugiati in Italia, BariRoma, Laterza.
Grazia Giannetto
Pag. 19
Spesso,
inoltre,
progetti
migratori
temporanei
si
trasformano (per vari motivi che vanno da quelli economici
a quelli di salute) in percorsi di insediamento stabile. Le
caratteristiche della popolazione immigrata in Italia sono
dunque decisamente mutate in questi quarant’anni e la
presenza femminile è diventata più numerosa, ma
soprattutto è diventata più varia, sia per ciò che riguarda le
aree di provenienza, sia per ciò che riguarda la modalità di
inserimento.
Le
donne
provenienti
dai
paesi
dell’Est
europeo
costituiscono il gruppo femminile più numeroso in assoluto,
e Polonia ed Ucraina compaiono i paesi a più alta incidenza
di popolazione femminile. L’inizio dell’ immigrazione
femminile in Italia è caratterizzato dai primi arrivi di donne
etiopi, eritree, capoverdiane, e sudamericane giunte grazie
Grazia Giannetto
Pag. 20
alla mediazione della Chiesa. Lo sbocco naturale di queste
donne è stato quello delle collaborazioni familiari, che
attribuì loro lo status symbol della “collaboratrice
domestica”. Infatti, tuttora, nonostante comincino a
profilarsi nuove possibilità di inserimento nel settore dei
servizi, la quasi totalità delle donne immigrate in Italia
lavora come colf o badante.
1.2 La normativa in materia di immigrazione
Per comprendere meglio quale sia stata l’evoluzione del
fenomeno migratorio in Italia, vorrei fare un breve excursus
riguardo alla normativa che regola i flussi immigratori e
alle modificazioni che essa ha subito nel corso degli anni.
Negli anni ‘70, quando comincia a manifestarsi il fenomeno
dell’immigrazione, le norme che regolano l’ingresso e il
Grazia Giannetto
Pag. 21
soggiorno dei cittadini stranieri risalgono al 1931, anno in
cui è stato redatto il Testo unico di leggi di pubblica
sicurezza.
La prima vera e propria legge riguardante i lavoratori
stranieri è la legge n°943 del 1986 che prevede la parità
assoluta di trattamento e la piena uguaglianza dei diritti tra
cittadini e stranieri. La parità comporta anche la garanzia
del diritto all’uso dei servizi sociali e sanitari, al
mantenimento
dell’identità
culturale
e
all’istruzione.
Tramite questa legge si è provveduto inoltre a regolarizzare
tutti i cittadini stranieri presenti in Italia al momento
dell’entrata in vigore della stessa.
Con la legge n°39 del 1990, o legge Martelli,
si
introducono norme sull’ingresso e il soggiorno in Italia per
motivi non solo di lavoro, ma anche di studio, di famiglia o
Grazia Giannetto
Pag. 22
di cure mediche. Cominciano così i ricongiungimenti
familiari, che tanta importanza assumeranno negli anni
successivi
nel
modificare
le
caratteristiche
socio-
demografiche della popolazione straniera presente in Italia.
La legge regolamenta i rilasci, i rinnovi e le revoche dei
permessi di soggiorno e decreta l’adesione dell’Italia alla
Convenzione di Ginevra del 1951 riguardo allo status di
rifugiato. Negli anni successivi vengono attuati vari
interventi legislativi che non vanno però a modificare, se
non in piccola parte, la legge n°39. Manca però ancora una
normativa complessa che regoli la condizione giuridica
dello straniero in Italia. Così, nel marzo 1998, è presentato
al
parlamento
un
disegno
di
legge
che
regoli
l’immigrazione; questo disegno diventerà poi la legge n°40,
detta anche “Turco-Napolitano”. Tale legge prevede la
Grazia Giannetto
Pag. 23
riunificazione della normativa sull’immigrazione in un
Testo unico. Nel 1998 nasce così il Testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero in Italia che riunisce
le disposizioni contenute nella legge 40/1998, nel Testo
Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza 773/1931, nella
legge 943/1986 sui lavoratori extracomunitari e nella legge
335/1995 sulla Riforma del sistema previdenziale. Credo
sia importante esaminare il Testo unico perché l’attuale
legge in materia d’immigrazione, la legge n°189, detta
anche legge Bossi-Fini, ne è solo una modificazione (anche
se gli articoli modificati sono molto rilevanti). Solo
conoscendo negli aspetti fondamentali il primo si potrà
comprendere la normativa vigente. Innanzitutto è definito
straniero qualsiasi cittadino di paesi non appartenenti
Grazia Giannetto
Pag. 24
all’Unione Europea e l’apolide, ossia la persona che nessun
paese riconosce come proprio cittadino. A tutti gli stranieri,
regolari e non, sono costituzionalmente riconosciuti i diritti
della persona umana, ma tutti i restanti diritti e doveri sono,
nel Testo Unico, rivolti esclusivamente agli stranieri
regolarmente soggiornanti. Il permesso di ingresso in Italia
del cittadino straniero è condizionato al possesso di un
passaporto e di un visto di ingresso, rilasciato secondo
l’Accordo di Schengen. In ogni caso per l’ottenimento del
visto bisogna dimostrare la disponibilità di mezzi di
sussistenza per il periodo di soggiorno in Italia. Il permesso
di soggiorno è invece il documento che attesta la regolarità
della presenza in Italia di un cittadino straniero. Esistono
varie tipologie di permessi di soggiorno, che possono essere
rilasciati per turismo, per studio, per lavoro subordinato e
Grazia Giannetto
Pag. 25
per lavoro autonomo, per inserimento lavorativo, per cure
mediche e per motivi familiari. Ogni permesso di soggiorno
ha una durata specifica che va da un minimo di tre mesi, per
turismo o affari, ad un massimo di tre anni per lavoro
dipendente o autonomo e per motivi familiari. Il permesso
può essere poi rinnovato per una durata non superiore al
doppio di quella stabilita al momento del rilascio. Il rilascio
o il rinnovo del permesso di soggiorno può essere rifiutato
in mancanza dei requisiti per l’ingresso e il soggiorno in
Italia. In tale caso il cittadino straniero ha quindici giorni di
tempo per presentarsi alla frontiera e lasciare il territorio
italiano. Esistono poi casi particolari che permettono il
rilascio del permesso di soggiorno o il suo rinnovo anche in
mancanza dei requisiti normali.
Grazia Giannetto
Pag. 26
Essendo il permesso di soggiorno solo temporaneo, esso
può essere sostituito con la carta di soggiorno, che è un
documento a tempo indeterminato. La carta di soggiorno
può essere richiesta da un cittadino straniero per sé, per il
coniuge (anche non lavorante) e per i figli minori
conviventi se ha un permesso di soggiorno regolare da
almeno cinque anni, se tale permesso consente un numero
indeterminato di rinnovi e se possiede un reddito sufficiente
per il sostentamento proprio e dei familiari. Date queste
basi, vorrei soffermarmi solo su due aspetti della normativa
riguardante l’immigrazione, ossia quelli più utili ai fini di
questa ricerca: la regolamentazione dei ricongiungimenti
familiari e dell’assistenza sanitaria.
Il diritto a riacquistare e mantenere le proprie relazioni
familiari è stato dichiarato diritto soggettivo dalla Corte
Grazia Giannetto
Pag. 27
Costituzionale; per questo l’ingresso per ricongiungimento
familiare non rientra nelle quote annuali di ingresso
stabilite dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Il
ricongiungimento può essere richiesto da un cittadino
straniero titolare di carta o permesso di soggiorno non
inferiore a un anno per motivi di lavoro (ma non
stagionale), per studio, per asilo o per motivi religiosi.
L’ingresso è concesso al coniuge (non legalmente
separato), ai figli minori a carico, sia di un solo coniuge sia
nati fuori dal matrimonio, purché non coniugati o
legalmente separati, ai minori adottati o affidati, ai genitori
a carico e ai parenti entro il terzo grado a carico, inabili al
lavoro. Chi presenta la domanda di ricongiungimento deve
dimostrare di avere un reddito annuo derivante da fonte
lecita pari almeno all’importo annuo dell’assegno sociale,
Grazia Giannetto
Pag. 28
cifra
che
aumenta
all’aumentare
dei
familiari
da
ricongiungere. Bisogna inoltre dimostrare la disponibilità di
un alloggio che abbia determinati requisiti di idoneità
igienico - sanitaria.
Una volta verificati i requisiti le autorità consolari italiane
all’estero acquisiscono tutta la documentazione che provi i
rapporti di parentela, matrimonio, minore età o inabilità al
lavoro. Dopo ciò viene rilasciato il visto di ingresso per
ricongiungimento familiare ai familiari del richiedente. Una
volta entrato in Italia per motivi familiari il cittadino
straniero deve richiedere il permesso di soggiorno entro
otto giorni dall’ingresso. Il soggiorno per motivi familiari
può essere inoltre richiesto da chi, essendo regolarmente
soggiornante da almeno un anno, contrae matrimonio in
Grazia Giannetto
Pag. 29
Italia con un cittadino italiano, comunitario e straniero (se
in possesso dei requisiti).
Il permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare ha
la stessa durata del permesso di soggiorno del familiare che
ha chiesto il ricongiungimento ed è rinnovabile insieme a
tale permesso. Con questo permesso si può svolgere un
lavoro autonomo o subordinato e poi richiedere un nuovo
permesso per l’attività svolta. Sono consentiti inoltre
l’accesso al Servizio Sanitario Nazionale, l’iscrizione a
corsi di studio e di formazione professionale e l’accesso ai
servizi assistenziali. Per ciò che riguarda l’assistenza
sanitaria tutti i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti
devono obbligatoriamente essere iscritti al Servizio
sanitario nazionale, a parità di trattamento con il cittadino
Grazia Giannetto
Pag. 30
italiano sia per il pagamento dei contributi sia per
l’assistenza sanitaria erogata.
Al cittadino straniero presente in Italia in posizione
irregolare è garantito solo il diritto alle cure ambulatoriali e
ospedaliere urgenti per malattie e infortuni. Alla donna
straniera irregolare è garantita la tutela sociale della
gravidanza e della maternità a parità di trattamento con la
donna italiana. Per tutta la durata della gravidanza e per i
primi sei mesi dalla nascita del bambino, la donna e il
marito convivente entrano infatti automaticamente in
possesso di un permesso di soggiorno per cure mediche
della durata dettata dalle prescrizioni mediche.
Grazie alla Convenzione dei diritti del fanciullo è garantita
la tutela della salute dei minori, gratuitamente se i soggetti
sono privi di risorse economiche.
Grazia Giannetto
Pag. 31
La legge n°189 del 30 luglio 2002 ha modificato alcune
parti molto importanti del Testo unico sull’immigrazione:
in quanto segue illustrerò solo quelle che interessano le
parti del Testo trattate sopra.
Riguardo al permesso di soggiorno la modifica più
importante concerne la sua durata: il rinnovo permette un
nuovo permesso di una durata non superiore a quella
stabilita
inizialmente.
L’ottenimento
della
carta
di
soggiorno è subordinata al fatto di essere soggiornanti sul
territorio italiano da sei (e non più cinque) anni.
La nuova legge limita le categorie di familiari per i quali si
può chiedere il ricongiungimento ai soli figli minori e al
coniuge. Inoltre è eliminata la possibilità di ricongiungere i
parenti entro il terzo grado a carico, inabili al lavoro. E’
stata però aggiunta la possibilità di ricongiungere figli
Grazia Giannetto
Pag. 32
anche maggiorenni nel caso non possano oggettivamente
provvedere al proprio sostentamento a causa dello stato di
salute che comporti invalidità totale.
Per
ciò
che
riguarda
invece
la
regolamentazione
dell’accesso all’assistenza sanitaria la legge Bossi-Fini non
ha comportato modificazioni, e resta perciò valido quanto
stabilito dal Testo unico sull’immigrazione.
1.3 Le reti etniche tra solidarietà e reciprocità.
Già nel 1994 Waldinger affermava: “in Italia si sono
formate comunità occupazionali a base etnica, in cui la
provenienza
e
l’occupazione
tendono
a
legarsi
strettamente.” Ciò avviene perché ricorrendo alla nota
concettualizzazione di Granovetter, i legami forti per gli
immigrati sono preponderanti, mentre i legami deboli che
Grazia Giannetto
Pag. 33
potrebbero
aiutare
a
raggiungere
altre
destinazioni
occupazionali sono assai tenui5. Il capitale sociale posto a
loro disposizione da reticoli familiare, è utile per trovare
lavoro all’interno delle loro nicchie colonizzate dal gruppo
di appartenenza, ma inservibile per uscire dai confini
professionali riservati agli immigrati. A tal proposito
bisogna distinguere il capitale sociale di solidarietà dal
capitale sociale di reciprocità. Il primo che si acquisisce
all’interno della comunità di appartenenza, e che produce
mutuo sostegno, è abbastanza cospicuo, mentre il secondo ,
derivante dai rapporti che si formano al di fuori del gruppo
di appartenenza e utile per perseguire la mobilità sociale, è
carente (Pizzorno 1999)6.
5
Per l’approfondimento di questo concetto rimando a Granovetter M. (1997), La forza
dei legami deboli e altri saggi.
6
Circa il concetto di capitale sociale rimando a Pizzorno A. (1999), “Perché si paga il
benzinaio. Nota per una teoria del capitale sociale”, in Stato e Mercato, n. 57.
Grazia Giannetto
Pag. 34
Per queste ragioni le reti etniche sono una combinazione di
fragilità e di forza.
Le funzioni svolte dalle reti etniche sono diverse e tutte
rivolte verso un sostegno reciproco dei soggetti che ne
fanno parte. Si percepisce così la necessità del mondo
straniero di stringersi attorno a dei confini ben delimitati
per difendersi dall’indifferenza di una società che non gli
permette di crescere.
Le reti etniche agiscono: nell’ambito dell’accoglienza
logistica dei nuovi arrivati; nell’area della ricerca del lavoro
in seguito a processi di sponsorizzazione e specializzazione
etnica in determinati ambiti occupazionali7; e nell’ambito di
procedure burocratiche ed esigenze quotidiane che gli
immigrati affrontano, nel paese d’arrivo;
7
Per un approfondimento sull’argomento cito La discriminazione nel mercato del
lavoro, Zanfrini L. (2000)
Grazia Giannetto
Pag. 35
infine, le reti etniche svolgono una funzione di sostegno
emotivo e psicologico, sono il suolo del supporto amicale e
della socializzazione. Per questa via aiutano a reggere lo
stress della lontananza da casa, della solitudine, della
difficoltà a comunicare (Maurizio Ambrosini 2003)8.
Una volta spiegate le funzioni delle reti etniche all’interno
della società italiana la mia analisi si vuole soffermare
sull’inserimento delle donne immigrate, non solo in termini
lavorativi, ma anche e soprattutto in termini di acquisizione
della cittadinanza non tanto intesa in senso formale, ma
sostanziale, vale a dire come possibilità di vedere
soddisfatti i propri bisogni-diritti.
Per l’analisi delle funzioni delle reti etniche, si vedano tra gli altri: Ambrosini
(1999), “Percorsi migratori tra reti etniche, istituzioni e mercato del lavoro” di La
Rosa e Zanfrini (2003).
8
Grazia Giannetto
Pag. 36
CAPITOLO2
“DONNE STRANIERE E MATERNITA’.”
2.1 L’identità femminile: tradizione e modernità.
Ogni persona che migra da un paese ad un altro deve
elaborare un processo di cambiamento che le permetta di
sostenere il conflitto della partenza e l’impatto con la
società
di
arrivo.
Si
tratta
di
un
processo
di
disorganizzazione e successiva riorganizzazione della
propria identità. La sua importanza e difficoltà variano a
seconda delle persone e dei diversi contesti di partenza e di
arrivo. E’ tuttavia dimostrato che in alcuni casi lo stress
psicologico dovuto all’abbandono del mondo noto e
all’interiorizzazione forzata di valori altri possano portare a
conseguenze patologiche, sia di tipo fisico sia psichico.
Grazia Giannetto
Pag. 37
Come si è già sottolineato, per le donne ad una
trasformazione dell’identità soggettiva si lega anche la
trasformazione del ruolo nella società e della diversa
percezione della femminilità nel nuovo contesto sociale. Le
donne immigrate devono quindi sviluppare delle forme di
comportamento nuove, che non sono né quelle del paese di
origine né quelle del paese di arrivo. Devono riuscire a
reinterpretare il loro ruolo femminile e il loro ruolo nella
famiglia cercando di coniugare i due modelli e di farli
convivere.
Le tensioni e le contraddizioni legate a questo processo di
cambiamento sono molte: l’aspirazione è di mantenere allo
stesso tempo la propria identità di donna, l’identità
nazionale e al tempo stesso conseguire un certo grado di
Grazia Giannetto
Pag. 38
emancipazione. Identità e desideri che possono entrare in
conflitto tra loro.
In diversi studi sulle migrazioni femminili9, la maggior
parte delle considerazioni riguardo all’esperienza di vita
delle donne immigrate è descritta in termini di tradizione e
modernità. Ciò comporta che alcune donne siano mostrate
come reticenti al cambiamento, legate alle loro tradizioni;
altre, invece, come maggiormente attratte dalla nuova vita
moderna, attrazione che le condurrebbe ad abbandonare in
toto la tradizione.
Si tratta di una categorizzazione che non solo si trova negli
studi sull’argomento, ma che fa parte anche del sentire
comune riguardo alle donne straniere.
9
Per un’analisi consiglio Le mani invisibili. La vita e il lavoro delle donne immigrate,
Ediesse Edizioni, 1994
Grazia Giannetto
Pag. 39
Il processo attuato in questa situazione è di negoziazione, di
continua mediazione tra un modello e l’altro. Non esiste un
conflitto reale tra tradizione e integrazione proprio perché
le donne si pongono come naturali mediatrici di possibili
conflitti. Spesso riescono a modificare la tradizione senza
perderla, ma facendola convivere con nuovi modelli di
comportamento e nuovi ruoli assunti nel paese di
immigrazione. Questa funzione di mediazione è svolta a più
livelli: come moglie, nel tentativo di accedere ad
un’autonomia necessaria per la donna ma nuova e
potenzialmente pericolosa per l’uomo; come madre
nell’educazione dei figli e nella loro cura, che quasi sempre
trae ispirazione da modelli diversi che riescono tuttavia a
convivere10.
10
Maternità, Schaffer,H.R. (1997)
Grazia Giannetto
Pag. 40
Questo processo di continua mediazione avviene dunque
proprio nella quotidianità, dove le donne immigrate si
adoperano per essere donne, mogli, madri in un contesto
nuovo. La scoperta di una nuova vita quotidiana è
necessaria perché è alla base di qualsiasi successivo
inserimento in ambito lavorativo o sociale.
Per una buona parte di queste donne, soprattutto se giunte
nel paese di accoglienza con la famiglia, il luogo della
nuova esistenza è privato; i valori dominanti che cercano di
mantenere sono legati alla casa, al corpo (nutrirsi,
abbigliarsi, curarsi, ecc.) e ai bambini.
Grazia Giannetto
Pag. 41
2.2 Gli effetti psicologici sociali e culturali della
maternità nelle donne migranti.
L'evoluzione sociale ha fatto sì che quelle componenti
specifiche della donna che riguardano la sfera istintiva, oggi
vengano sacrificate a favore della razionalizzazione che
l'avvicinano maggiormente al mondo maschile, al fine di
ottenere
una
maggiore
integrazione
socio-culturale.
L'ambito in cui queste componenti vengono conservate è
quello relativo alla funzione femminile della riproduzione.
Questa realtà, spesso pone la donna di fronte a un conflitto
che deriva dal contrasto tra natura e cultura. Che cosa
significa? Significa che la gravidanza e il parto per poter
raggiungere il proprio scopo, costringono la donna a
regredire al servizio del corpo, questo però contrasta con il
processo evolutivo dell'individuo.
Grazia Giannetto
Pag. 42
Fin dal momento del concepimento si verificano nella
donna una serie di cambiamenti non solo esterni, ma
soprattutto interni11.
È a questo riguardo che la gravidanza può essere
considerata oltre che una " fase di sviluppo", anche
un'esperienza di "crisi". La crisi alla quale ci si riferisce
riguarda la prima gravidanza, in quanto dopo aver
dimostrato a sé e agli altri la capacità di dare alla luce un
bambino, questa capacità viene inclusa nella struttura di
personalità.
11
“Il parto: un evento biosociale” in AA.VV., Le culture del parto, Feltrinelli,
Milano, 1985, pp. 3-12
Grazia Giannetto
Pag. 43
Lo stato di confusione che a volte si prova durante la
gravidanza, la riattivazione di dinamiche e fantasie che
sono appartenute a fasi precedenti del proprio sviluppo, una
quota di "patologia fisiologica" sono tratti che accomunano,
anche se con caratteristiche diverse, la gravidanza
all'adolescenza.
Durante la pubertà l'adolescente si trova a confrontarsi con
le proprie pulsioni, che a volte si presentano con una certa
intensità e violenza, e rielaborare i conflitti ad esse
connessi, per integrare le nuove esigenze psichiche e
biologiche alla struttura di personalità. Questo processo
trasformativo è accompagnato da una sorta di confusione
relativa alla propria identità, che si deve riassestare e deve
trovare un maggior senso di stabilità che determina
l'impronta sulla quale l'individuo si baserà per affrontare le
Grazia Giannetto
Pag. 44
successive trasformazioni evolutive della vita. Il corpo che
muta e di conseguenza anche il proprio ruolo provoca
spesso una marcata instabilità emotiva. È questo il periodo
in cui l'emotività e l'inconscio prendono il sopravvento,
dando luogo a una sorta di "malessere fisiologico" che
precede
l'acquisizione
di
un
nuovo
equilibrio.
È
contemporaneamente una "fase evolutiva" e una "crisi
mutativa" che impone una riorganizzazione delle esperienze
precedenti.
Qualcosa di simile accade anche durante i primi mesi di
gravidanza, quando la donna deve mettere in relazione le
fantasie con la realtà del feto che cresce in lei (se prima era
un desiderio, una fantasia avere un figlio, ora è una realtà).
Divenire madre presuppone un adeguamento della propria
identità nel passaggio dal ruolo di figlia a quello di
Grazia Giannetto
Pag. 45
genitore. Questo processo, che inizia con la gravidanza e
prosegue con la maternità, necessita di un riassestamento di
tutte le componenti psichiche che si sono sviluppate durante
le esperienze precedenti e che hanno caratterizzato la storia
della donna. Per questo motivo la gravidanza viene definita
da molti autori come un momento di crisi e confusione, in
quanto la donna si trova a dover affrontare continui
aggiustamenti che coinvolgono l'intera personalità, al fine
di poter costruire un'immagine stabile di sé come madre,
che prevede la capacità di strutturare uno spazio interno per
il bambino e per la relazione con lui. È un processo che
richiede l'integrazione di una nuova immagine di sé,
attraverso nuove identificazioni, in particolare con la
propria madre12.
12
Maternità, Schaffer, H.R. (1997)
Grazia Giannetto
Pag. 46
Divenire
madre
comporta
innanzitutto
confrontarsi
emotivamente con la propria madre, a volte ponendosi nei
suoi confronti in competizione per arrivare a prenderne il
posto.
La maternità sancisce la fine del ruolo esclusivo di figlia
che diviene contemporaneamente genitore e figlia. Ciò può
suscitare angosce di perdita, piuttosto che sentimenti di
colpa connessi al desiderio di sostituirsi alla propria madre
spodestandola, quindi simbolicamente uccidendola. Non
dimentichiamo che l'attitudine materna, che è rappresentata
dalla capacità di dare e di rendersi disponibile verso l'altro,
dipende anche dal rapporto che si è avuto nell'infanzia con
la propria madre e dalla sua disponibilità nei propri
confronti.
Grazia Giannetto
Pag. 47
Durante i mesi di gestazione, soprattutto dal momento in
cui si avvertono i primi movimenti fetali, è altrettanto
importante l'identificazione con il feto e, successivamente
con il neonato al fine di sviluppare la capacità di accogliere
il bambino attraverso una progressiva ridistribuzione degli
investimenti oggettuali e narcisistici.
Ciò comporta una trasformazione del desiderio narcisistico
di essere amata che subisce una metamorfosi, cioè viene
trasferito dal "proprio Io" al "figlio". Questo permette la
distinzione tra il desiderio di maternità e il desiderio di
gravidanza. In quest'ultimo, a differenza del primo, dove
prevale l'investimento sul bambino, vediamo manifestarsi
soprattutto il bisogno narcisistico di provare a sé stessa che
il proprio corpo funziona come quello della madre.
Grazia Giannetto
Pag. 48
Vivere questo mutamento psicologico al di fuori del proprio
entourage familiare e sociale significa, per le donne
migranti, scontrarsi con una nuova visione della maternità,
che è propria dei paesi occidentali, e che si propone, il più
delle volte, di sostituirsi a quella proveniente da culture
differenti. Se l’esperienza della maternità segna il destino di
tutte le donne a qualsiasi latitudine si trovino, per le
migranti costituisce un evento ancor più cruciale in quanto
coinvolge non solo il loro esser donne, ma anche il loro
essere migranti13. La maternità evidenzia la condizione di
fragilità, isolamento ed estraneità delle straniere rispetto al
paese di arrivo.
13
Favaro G., “Diventare madri nella migrazione”, in Marginalità e società n°28,
Milano,1994, pp. 87-110
Grazia Giannetto
Pag. 49
Infatti se da un lato è forte il desiderio di ancoraggio agli
schemi sociali propri della società occidentali, dall’altro
l’essere madre richiama il desiderio di rifugiarsi dentro la
cultura di origine, per difendersi da quelle pratiche sociali
occidentali diverse che vanno in contrasto con quelle della
cultura tradizionale.
Quindi la donna migrante in gravidanza o con uno o più
bambini piccoli, è costretta a vivere prevalentemente due
condizioni: la condizione di ancoraggio, per la necessità di
mettersi in contatto con la rete dei servizi socio-sanitari e
scolastici, e attraverso di essi con medici, insegnanti, madri
e altri bambini; e quella del confronto tra la propria realtà
d’origine (in merito ai significati e alle pratiche della
maternità, al valore e alle modalità della trasmissione
culturale) e quella di destinazione. Quest’ultimo è un
Grazia Giannetto
Pag. 50
processo che avviene di continuo durante il periodo prenatale e post-natale e provoca una riformulazione del
progetto migratorio, se questo era di breve o media durata,
visto che il processo di socializzazione e scolarizzazione
del bambino non può essere interrotto bruscamente con il
ritorno in patria.
Le prime divergenze culturali che le donne riscontrano
riguardano il processo della medicalizzazione della
gravidanza e del parto14. Se per alcune diventa motivo di
rassicurazione (come nella maggior numero delle donne
migranti), per altre costituisce motivo ulteriore di
apprensione.
14
Cravero A., Il rapporto tra medico italiano e paziente straniero, L’Harmattan Italia,
Torino, 2000
Grazia Giannetto
Pag. 51
In Etiopia, nonostante vi sia la possibilità per le donne di
sottoporsi a visite mediche durante la gravidanza, spesso e
volentieri si partorisce in casa con l’aiuto di una awalat in
italiano grande mamma, ovvero una levatrice, che si reca
nell’abitazione della donna per aiutarla durante il parto.
Se avessi partorito in Nigeria sarei stata come una regina
(Bebi)15.
Nei paesi africani è molto diffusa la pratica di cospargere
d’olii, Sali e spezie il corpo della donna 20 giorni prima e
20 giorni dopo la nascita del bambino. Durante questi 40
giorni la donna viene preservata da qualsiasi lavoro, anche
il meno faticoso.
15
Voci di donne migranti (2011), pag. 259, Claudia Carabini, Daniela De rosa,
Cristina Zaremba.
Grazia Giannetto
Pag. 52
A differenza della donna-madre italiana che subito dopo
una settimana da parto si attiva conciliando il tempo
dedicato alle cure del bambino e quello dedicato ai lavori
domestici. In Nigeria, come in Egitto e in tutti i paesi
africani la donna, dopo il parto, deve riposare per ben due
mesi in un posto speciale dell’abitazione, fatto proprio per
lei. Le altre donne del villaggio si mobiliteranno per non far
mancar cibo e assistenza alla madre e al figlio. Una stretta e
solida rete di solidarietà che avvicina la donna ad una
visione più naturale della maternità e meno medicalizzata.
Per molte donne africane ancora molto legate alla cultura di
origine il parto cesareo è solo un modo per velocizzare i
tempi e smontare il decorso naturale della gravidanza.
Mentre per le donne africane meno legate alle pratiche
tradizionali, forse perché emigrate in Italia da piccole o
Grazia Giannetto
Pag. 53
durante il periodo adolescenziale, il parto cesareo risulte un
metodo preventivo contro complicazioni legate al parto.
Quest’ultime si sono infatti, ben ancorate agli schemi
culturali della società occidentale integrando le proprie idee
con quelle occidentalizzate.
Le donne peruviane invece fanno notare delle differenze
radicali relative al rapporto medico paziente. Per queste
l’ambiente freddo che si respira negli ospedali italiani, non
aiuta né le donne né i medici durante il parto. Le prime si
sentono sole e abbandonate, gli ultimi vengono sempre più
considerati, dalle prime, incompetenti professionalmente.
Al mio paese fanno funzionare la testa anche se dicono che
siamo del Terzo Mondo. Là i dottori con i pazienti hanno
un contatto molto umano16.
16
Voci di donne migranti (2011), pag. 262, Claudia Carabini, Daniela De rosa,
Cristina Zaremba.
Grazia Giannetto
Pag. 54
Anche le filippine fanno cenno alla pratica del riposo della
puerpera. Nel loro paese ha la durata di un mese e non
differisce molto da quella africana.
Proprio perché espressione della cultura e strumento di
trasmissione culturale, le pratiche di cura che si rivolgono
alla coppia madre-bambino e al bambino in quanto tale
sono molto diverse in relazione alla cultura di riferimento in
un
dato
momento
storico,
nonché
in
connessione
all’articolazione in subculture propria di ogni società
stratificata (habitat urbano o rurale, élite di potere o classi
povere, osservanti religiosi o laici ecc.).
Gli etnopediatri classificano le pratiche di cura in due
diverse tipologie: ad <<alto contatto>> e a <<basso contatto>>.
Nel primo caso i bambini beneficiano di un contatto
continuo con il corpo della madre o della donna (sorella,
Grazia Giannetto
Pag. 55
zia, nonna, ecc.) che ha cura di loro; nel secondo caso il
contatto avviene in relazione a determinate funzioni
(allattamento, coccole ecc.). Il primo modello è detto anche
“contatto prossimale” ed è tipico delle società preindustriali. Questo implica la tecnica del baby-carrying
(portare addosso il bambino) che consente una continua
comunicazione tattile con la madre.
È anche la tecnica tipica delle donne africane, come quelle
ghanesi, le quali per tre mesi portano in braccio il bambino,
dopo lo legano dietro le spalle con un telo grande e lo
portano in giro.
A tal proposito Barbara Rogoff (2003)16 sottolinea che i
fanciulli appartenenti a culture simili a quella ghanese,
16
La natura culturale dello sviluppo (2003) Barbara Rogoff.
Grazia Giannetto
Pag. 56
acquisiscono in tempi maggiormente brevi la percezione del
mondo esterno.
Infatti, già dopo i 3 mesi, alternano il rapporto faccia a
faccia con la madre con quello che imparano ad intrattenere
con l’ambiente sociale.
Il modello a basso contatto o “contatto distale” implica
invece una separazione fisica tra madre e bambino, e un
contatto quasi esclusivamente visivo e verbale. Ciò avviene
nei casi in cui il bambino si trova sdraiato in una cullacarrozzina e la madre si limita a guardarlo e a parlargli.
Nello Sri Lanka l’allattamento dura anche fino ai 3 anni
alternando il latte naturale con il Mellin, e poi piano piano
la madre inserisce nell’alimentazione del figlio frutta e
verdura.
Grazia Giannetto
Pag. 57
Certamente la migrazione e la lontananza limitano le
possibilità di trasmissione dei saperi e delle tradizioni da
una generazione alla successiva, portando alla loro perdita o
ad una loro trasformazione. Non va dimenticato che molte
tradizioni, una volta trasformatesi, verranno trasmesse alle
successive generazioni dando luogo a nuove forme
culturali. L'aspetto determinante per la maggior parte delle
donne è lo scarso adattamento a forme relazionali e sociali
differenti da quelle vissute nel proprio paese.
Ciò che più viene a mancare nel vivere la maternità è stata
la presenza di un contesto familiare e sociale intenso e
sempre presente. Si tratta di forme di socialità che queste
persone stanno tentando di ricreare nel luogo dove hanno
deciso di vivere anche se non sempre il contesto locale
(leggi, spazi, tempi di vita) lo permette.
Grazia Giannetto
Pag. 58
Queste nuove forme relazionali, se trasmesse alle
generazioni successive, potrebbero entrare a far parte di una
nuova società italiana.
2.3Il rapporto con i servizi.
Per una descrizione dettagliata del rapporto che le donne
immigrate intrattengono con i servizi socio-sanitari
messinesi, ho ritenuto utile riportare l’intervista che ho
sottoposto alla dott.ssa Alfonsa Pizzo, Ginecologa del
reparto di ostetricia del Policlinico di Messina, in occasione
del decimo anniversario dell’ambulatorio dedicato alle
donne straniere.
“Le pazienti sono quelle donne pazienti, che pazientano
dietro la porta di un ambulatorio. Il personale sanitario
Grazia Giannetto
Pag. 59
dell’ambulatorio è costituito da donne, due dottoresse, che
possono percepire meglio i disturbi delle pazienti.”17
Le parole della dott.ssa Pizzo ci aiutano a comprendere lo
spirito sul quale regge il lavoro dell’equipe medica da più
di 10 anni. L’ambulatorio è aperto ogni mercoledì mattina,
l’accesso è libero a tutte, e non sono previste visite per
appuntamenti.
L’ambulatorio opera in relazione con altre associazioni
quali: l’Associazione 7000 di Volontariato e l’Associazione
“Per te donna”. La prima gestisce un centro di consulenza
familiare rivolto a famiglie straniere multiproblematiche, la
seconda è nata nel 2002 per offrire sostegno psicologico
17
Jordan B., “L’autodiagnosi precoce in gravidanza: un’indagine sulla competenza
non professionale” in Cacciari C., Pizzini F., La donna paziente. Modelli di
interazione in ostetricia e ginecologia, ed. Unicopli, Milano, 1985a pp. 175-208
Grazia Giannetto
Pag. 60
alle donne operate di tumore (in particolare: carcinoma alla
mammella e carcinoma alla cervice uterina), e per
promuovere e diffondere la cultura della prevenzione per
una diagnosi precoce.
Tale cooperazione è nata i seguito alla realizzazione, da
parte dell’Associazione 7000, del progetto “Mille Mondi
Per Crescere”. Il progetto sostiene situazioni a rischio di
emarginazione e disagio relazionale con particolare
riferimento al sostegno del rapporto madre-bambino.
Rivolto alle donne straniere di recente immigrazione con
difficoltà d’integrazione: esso mira a sostenere, in
particolare, le gestanti , accompagnandole lungo il periodo
di gravidanza e il primo anno di vita del nascituro.
La dott.ssa Pizzo ha intrapreso, durante questi lunghi dieci
anni di esperienza all’interno di un ambulatorio, un lavoro
Grazia Giannetto
Pag. 61
di analisi dello stato di salute delle donne straniere, del
rapporto che esse hanno con i servizi, del loro modo di
gestire la gravidanza e dell’approccio con il nuovo modo di
vedere quest’ultima all’interno del contesto socio-sanitario
italiano, e più in particolare messinese.
Dalle sue analisi si evince che le differenze culturali
incidono pesantemente anche sulla frequenza di sottoporsi a
visite mediche durante il periodo pre-natale. Le cingalesi,
ad esempio, provengono da un paese in cui il livello di
istruzione delle donne è più o meno alto, di conseguenza
hanno l’abitudine di sottoporsi a continue visite ostetriche
(Pap-Test; funzionalità tiroidea: ormoni; ecografie ecc.).
Il 51% delle donne straniere hanno inoltre espresso il loro
consenso nei confronti del parto cesareo, poiché secondo
loro è un modo efficace per prevenire le complicazioni
Grazia Giannetto
Pag. 62
legate al parto. La categoria etnica che presenta un numero
maggiore di donne che si sottopongono al taglio cesareo è
quella
delle
filippine,
a
causa
della
particolare
conformazione genetica delle ossa del bacino. Inoltre le
straniere tendono a partorire precocemente poiché la
maggior parte di esse, assunte in nero e sottoposte spesso a
continui ricatti e pressioni da parte del datore di lavoro,
lavorano anche durante la gravidanza fino a quando, spiega
la dott.ssa Pizzo, non si rompono le membrane, partorendo
prima del previsto e mettendo in rischio la salute loro e del
bambino. Tra il 2006 e il 2010 sono stati eseguiti 465 PapTest su donne straniere prevenendo alcuni casi di malattia
dovuta al tumore al collo dell’utero. Quest’ultimo però
risulta essere meno presente nelle straniere rispetto alle
donne messinesi. Tale differenza è dovuta soprattutto a
Grazia Giannetto
Pag. 63
variabili comportamentali legate ai costumi (più monigerati
nelle straniere rispetto alle italiane) e a stili di vita
totalmente differenti. Una categoria a rischio è quella delle
prostitute. La promiscuità sessuale, infatti, aumenta la e
probabilità di comparsa del tumore all’utero, ed è una delle
maggiori cause di trasmissione delle malattie infettive
(epatite B, C), e del virus dell’AIDS (HIV).
A tal proposito, in collaborazione con le associazioni sopra
citate, l’ambulatorio si propone di svolgere interventi di
prevenzione primaria e secondaria quali: la vaccinazione,
per prevenire il carcinoma all’utero e l’epatite B (tutte
malattie sessualmente trasmissibili); l’educazione sanitaria
volta alla promozione di comportamenti positivi come l’uso
del preservativo durante i rapporti sessuali, e l’azione di
sottoporsi a continue visite mediche (mammografia,
Grazia Giannetto
Pag. 64
ecografia, pap-test, funzionalità tiroidea ecc.) almeno una
volta l’anno dopo i 30 anni, e una volta ogni sei mesi per le
donne dai 40 in su.
Per mezzo del progetto “Mille Mondi Per Crescere” si è
portata avanti una campagna di educazione sessuale svolta
sia all’interno del consultorio familiare dell’Associazione
7000 di volontariato, sia all’interno dell’ambulatorio del
Policlinico di Messina, coordinato dalla dott.ssa Pizzo. La
campagna ha come obiettivo la riduzione del numero di
aborti (particolarmente più elevato nelle donne straniere
rispetto alle messinesi, e italiane in generale), e un aumento
di gravidanze serene e responsabili. L’educazione all’uso
dei contraccettivi, se per molte religioni, come per la
religione Cattolica Cristiana, viene vista come strumento
artificiale di controllo delle nascite, dal punto di vista
Grazia Giannetto
Pag. 65
medico è un ottimo mezzo per evitare gravidanze
indesiderate. Infatti molte donne straniere sono meno
informate riguardo alla contraccezione e usano l’aborto
come metodo contraccettivo. L’elevato numero di aborti
nelle donne straniere è dovuto anche e soprattutto ai ricatti
lavorativi che subiscono dai datori nel momento in cui
questi vengono a conoscenza dello stato interessante della
donna. Di conseguenza scelgono di interrompere la
gravidanza, una scelta obbligata, non libera e consapevole.
Molte altre scelgono di abortire perché vivono nella paura
di essere lasciate sole dal compagno e dalla famiglia in
virtù di principi religiosi e schemi sociali appartenenti alla
loro terra d’origine.
La dott.ssa Pizzo ha rilevato durante questi anni solo
pochissimi
Grazia Giannetto
casi
di
donne
cinesi
che
si
recano
Pag. 66
all’ambulatorio, finendo per considerare la comunità cinese
come una “comunità chiusa”.
La mia esperienza come tirocinante assistente sociale
all’interno del centro di consulenza familiare18 dell’
Associazione 7000 di Volontariato, mi ha portato a
conoscere in particolare tre diverse etnie (marocchina,
rumena e srilankese), e tre modi differenti di guardare al
rapporto tra utente e servizi socio-assistenziali da parte
delle tre donne straniere.
Le donne marocchine presentano un ruolo più attivo
all’interno della società e un alto livello di autonomia e di
gestione del rapporto con i servizi sanitari, sociali e
scolastici.
18
Madoni P., “Nuova utenza immigrata: un’occasione per ripensare i rapporto tra
Consultorio Familiare e territorio”, intervento al Convegno Donne e famiglie
immigrate, integrazione e nuovi modelli di assistenza, Milano, 30 maggio 2001
Grazia Giannetto
Pag. 67
Ma presentano, tuttavia un enorme livello di riservatezza a
causa del quale è difficile instaurare un rapporto di fiducia e
collaborazione. Questo può ottenersi solo dopo anni di
continui confronti e colloqui. Come esse anche le donne
rumene riescono autonomamente a far fronte alle loro
condizioni di bisogno, ma a differenza delle prime sono
pronte a collaborare, anche a causa della mentalità molto
più aperta.
La comunità srilankese invece è totalmente affacciata al
confronto, all’integrazione, e presenta una struttura e una
rete di servizi interna solida e capillare. Addirittura negli
anni si è andata a formare una catena di solidarietà, interna
alla comunità, nei confronti delle famiglie e delle donne
srilankesi meno fortunate, prevedendo l’erogazione di
interventi di sostegno familiare come la borsa alimentare, e
Grazia Giannetto
Pag. 68
di sostegno all’infanzia come la distribuzione di pannolini,
latte in polvere e omogenizzati.
Tuttavia, il consultorio resta, per le donne immigrate, un
luogo a cui rivolgersi in situazioni di emergenza, una sorta
di pronto soccorso per sole donne: contraccezione,
gravidanza e interruzione volontaria di gravidanza sono le
motivazioni principali che determinano l’accesso.
A tal proposito le donne srilankesi si presentano sempre
meno allo sportello di un consultorio familiare, poiché la
loro radicata integrazione gli permette di giostrarsi in
maniera autonoma all’interno della comunità messinese.
I servizi materno-infantili messinesi sono stati, in generale,
valutati molto positivamente dalle donne intervistate dalla
dott.ssa A. Pizzo. Le gravidanze sono state seguite nei
consultori familiari e negli ospedali più prossimi ai luoghi
Grazia Giannetto
Pag. 69
di domicilio. Nessuna ha mostrato di avere avuto problemi
ad orientarsi all'interno del sistema sanitario italiano e, anzi,
quasi tutte sono state soddisfatte dell'assistenza che è stata
loro fornita.
Un'altra caratteristica del sistema sanitario italiano che
colpisce positivamente è l'accesso libero e gratuito durante
tutto il decorso della gravidanza anche a persone prive del
permesso di soggiorno. Per legge la maternità darebbe
diritto anche ad un permesso di soggiorno per madre e
figlio fino al compimento del sesto mese del bambino anche
se non sempre questo è possibile a causa di altri problemi,
per lo più legati all’abitazione. Spesso le case sono
sovraffollate, oppure affittate senza un contratto legale e le
donne hanno paura a dichiarare in questura il proprio
Grazia Giannetto
Pag. 70
domicilio che è necessario per l’ottenimento del permesso
di soggiorno.
Grazia Giannetto
Pag. 71
3°CAPITOLO
“LA
DONNA
GRAVIDANZA
STRANIERA
E
TRA
MUTAMENTI
STERILITA’,
LEGATI
AL
GENERE.”
3.1 Sterilità.
Direttamente legata all’importanza della maternità c’è la
questione della sterilità, che comporta l’impossibilità, per
alcune donne, di conseguire l’obiettivo fondamentale di
divenire madri. L’immagine che emerge è quella di un
dramma non solo individuale, ma collettivo, che tocca non
soltanto la vita della donna, ma anche quella di tutta la sua
famiglia.
Héritier (2000) nota che le credenze di cui la sterilità è
oggetto dipendono in ogni gruppo umano da quell'insieme
Grazia Giannetto
Pag. 72
strutturato di rappresentazioni, credenze e simboli che ogni
gruppo possiede. Il discorso sulle cause della sterilità
esprime un forte legame tra il mondo naturale, il corpo
individuale e la società ed è allo stesso tempo, come il
discorso sulla maternità, un elemento rivelatore di una
cultura.19
Per persone che, come le donne straniere, vedono nella
maternità non solo la più grande gioia della vita, ma anche
e soprattutto il miglior modo per acquisire considerazione e
attenzione dagli altri, l’impossibilità di avere figli per
motivi di salute sembra essere la peggiore catastrofe.
Questo può portare ad una cattiva considerazione da parte
degli altri membri della famiglia, in particolare della
famiglia del marito, e alla perdita della loro stima e fiducia.
19
Francoise Héritier, Maschile e femminile. Il pensiero della differenza, Laterza, Bari 2000
Grazia Giannetto
Pag. 73
Le sanzioni possono rivelarsi anche molto dure da
accettare, perché per una donna che non riesce a mettere al
mondo un figlio diventa difficile continuare a vivere nella
sua famiglia o farsene una nuova.
“E se tu non puoi avere bambini per qualche motivo tuo
marito prende un'altra moglie per avere bambini. E’ che
diventa difficile anche trovare un altro marito. Se sai che
non puoi avere bambini è difficile che qualcuno ti sposi.”
[Maritou, Senegal]20
Le rivelazioni sottolineano l’esistenza di meccanismi
sociali che assicurano ad un uomo la sua discendenza e
permettono la continuità della famiglia, e quindi del
20
Voci di donne migranti (2011), pag. 255, Claudia Carabini, Daniela De rosa,
Cristina Zaremba.
Grazia Giannetto
Pag. 74
gruppo. Essi consentono, inoltre, di compensare e
misconoscere la sterilità maschile. Tali meccanismi, d’altra
parte, variano da società a società e si fondano,
normalmente, sulla possibilità di separazione tra paternità
biologica e paternità sociale. Un uomo che, biologicamente,
non può avere una discendenza, può ottenerla tramite
l'acquisizione di un figlio altrui (Héritier, 2000).
Sima, proveniente dal Cameroun, descrive un meccanismo,
utilizzato all’interno del suo gruppo di appartenenza
(Betis), creato appositamente per evitare ad un uomo il
matrimonio con una donna che non può avere figli e
permettere ad un uomo che non può avere figli di acquisire
una discendenza tramite il matrimonio con una donna che
già ne ha:
Grazia Giannetto
Pag. 75
“No perché da noi i figli si fanno anche molto prima del
matrimonio, proprio per dare prova che si è fertili, perché
in Africa la discendenza è fondamentale. Giù ci si sposa in
funzione della riproduzione, quindi quasi sempre i
matrimoni celebrati sono con i figli già cresciuti, perché
l'uomo prima di compiere un passo del genere deve essere
sicuro di avere una donna fertile. Infatti da noi la
convivenza è essenziale, mai due si sono sposati che
vivevano ancora coi genitori. E se poi non ci si sposa i figli
restano con la mamma, e diventeranno i figli di suo marito
se poi si sposerà con un altro.”
[Sima, Cameroun]21
21
Voci di donne migranti (2011), pag. 256, Claudia Carabini, Daniela De rosa,
Cristina Zaremba.
Grazia Giannetto
Pag. 76
Si tratta di una forma di regolazione del matrimonio che fa
in modo che esso non possa esistere in mancanza di prole.
La donna sterile resta così, inevitabilmente, nubile per tutta
la vita, magari tentando alcune convivenze ma senza mai
contrarre matrimonio.
Secondo la Héritier il rifiuto di riconoscere l'esistenza della
sterilità maschile si ritrova in quasi tutti i gruppi umani
perché, mentre la fertilità della donna è segnata da un inizio
e da una fine evidenti, quella dell'uomo non è così
direttamente osservabile. Ogni società ha tratto le
medesime conclusioni dalla semplice osservazione della
natura
umana,
creandone
però
simbologie
e
rappresentazioni differenti. Solo una persona ha descritto
come la ricerca di soluzioni per curare la sterilità sia svolta
Grazia Giannetto
Pag. 77
contemporaneamente dall’uomo e dalla donna, poiché
entrambi potrebbero esserne responsabili.
Un aspetto importante della questione della sterilità
riguarda la ricerca di soluzioni e cure. Alla ricerca di una
cura si passa dall'uso di amuleti, erbe e gris-gris al tentativo
di trovare una causa tramite esami medici, comportamenti
che potrebbero sembrare poco compatibili all'interno di un
medesimo percorso di cura. Questo perché ogni gruppo
sociale tenta di trovare una soluzione per la sterilità che sia
possibile all’interno della sua visione e rappresentazione del
mondo. Dove però un gruppo è entrato o è tuttora in
contatto con un altro le forme create dagli uni e dagli altri
come palliativi alla sterilità si fondono, poiché cambia la
forma ma non la sostanza. E’ caratteristica comune a molti
gruppi l’esistenza di dispositivi atti a preservarne
Grazia Giannetto
Pag. 78
l’esistenza: la medicina occidentale può essere inclusa in
tali meccanismi. Inoltre, nella maggioranza dei gruppi
umani il legame sociale (e dunque la filiazione sociale)
vince sul legame biologico, a condizione che il modo in cui
si instaura tale legame sia approvato dalla società stessa.
Nelle società italiane l’esempio migliore per questo è la
pratica dell'adozione: un figlio adottato ha la stessa valenza
di un figlio naturale, proprio perché il legame sociale
diviene preminente rispetto a quello biologico (Héritier,
2000).
Non stupisce il fatto che dispositivi legati alla medicina
occidentale e dispositivi legati alla medicina tradizionale
siano utilizzati contemporaneamente, poiché, benché in
modi diversi, entrambi tentano di rispondere alla medesima
Grazia Giannetto
Pag. 79
necessità: trovare il nodo cruciale che non permette la
nascita di un figlio e tentare di risolverlo.
Trovare una soluzione sembra essere davvero fondamentale
anche perché il fatto di non riuscire ad avere figli, anche
dopo breve tempo dal matrimonio o dall’inizio della
convivenza, sembra coinvolgere non solo la donna e suo
marito ma anche le due famiglie e, in certi casi, altre
persone che si potrebbero collocare nella sfera degli amici o
dei vicini. Il ruolo da essi giocato non è semplicemente
quello di osservatori, ma di coprotagonisti della vicenda su
un piano quasi paritario con la donna e suo marito. Le
modalità della partecipazione variano molto, a seconda dei
paesi e del modo in cui, in essi, si affronta e si percepisce
l’evento della nascita, ma anche nella forma più riservata
essa si sente in maniera forte e chiara. Ciò mi permette di
Grazia Giannetto
Pag. 80
fare due osservazioni: la prima è l’esistenza di un forte
controllo sociale della “comunità” sull’individuo. Un
problema biologico, strettamente legato al corpo di uno o,
al limite, due individui, diviene argomento di discussione e
di preoccupazione per tutto il gruppo a cui essi
appartengono. Il corpo dell’individuo22 è parte della
comunità, e da essa viene controllato e gestito, in maniera
che porti ad essa beneficio. Tale beneficio è un nuovo
membro del gruppo che ne aumenta la grandezza e dunque
la forza e ne permette così la sopravvivenza. I meccanismi e
le strategie di ogni gruppo etnico sono volte a combattere la
sterilità e/o la mortalità perinatale, non sarebbero dunque
indice di un desiderio individuale di genitorialità, ma di un
desiderio-bisogno collettivo di sopravvivenza.
22
Per un maggiore approfondimento del ruolo del corpo della donna a livello sociale
propongo Martin E., The woman in the Body, Open University Press, Buckingham,
1993
Grazia Giannetto
Pag. 81
La seconda riguarda l’esistenza di un legame estremamente
stretto tra vita individuale e vita sociale. Raramente le
donne straniere fatto riferimento soltanto a se stesse, ai
propri vissuti o ai propri desideri. La partecipazione di
sorelle, madri, mariti, amici, è sempre menzionata e gioca
un ruolo spesso fondamentale.
3.2 Il gruppo femminile.
Le modalità di concettualizzazione e gestione della nascita
hanno, proprio perché si tratta di un evento bio-sociale23,
legami molto stretti con la definizione di femminilità e con
il ruolo che le donne in quanto procreatrici assumono
all’interno di una società. Tali legami sono di dipendenza e
influenza reciproca:
23
Oakley A., “Il parto: un evento biosociale” in AA.VV., Le culture del parto,
Feltrinelli, Milano, 1985, pp. 3-12
Grazia Giannetto
Pag. 82
il fatto che la gestione della nascita sia o meno lasciata nelle
mani delle donne dipende dalla loro posizione nella società
e dalla divisione dei ruoli di genere. La nascita inoltre può
essere pensata come un evento naturale, che le donne sanno
gestire perché riguarda il loro corpo, o come un evento
straordinario da curare e controllare con altri mezzi.
Spesso le donne riscontrano, rispetto al ruolo femminile
nella gestione della maternità, delle differenze tra la loro
società di origine e la società italiana. E’ importante, però,
ricordare che la percezione di una differenza può dipendere
dal fatto di trovarsi lontane dal contesto familiare; il ricordo
dei ruoli di aiuto e assistenza assunti da persone
affettivamente
importanti
può
essere
distorto
dalla
lontananza nel tempo e nello spazio. Tuttavia l’esistenza di
tali differenze nella gestione della maternità potrebbe essere
Grazia Giannetto
Pag. 83
indicativa di un legame tra la gestione pratica del parto e un
più ampio ordine sociale e quindi le istituzioni che esistono
in una società e che variano al variare di essa.
La prima osservazione riguarda la famiglia allargata in
confronto a quella nucleare. Si tratta di una differenza, tra
società africane e società italiana, che viene notata da quasi
tutte le donne provenienti da paesi dell’Africa, e che
sembrano trovare nella società italiana una forte mancanza
di relazioni familiari e di solidarietà.
L’analisi della società italiana che si estrae da queste
concezioni,
tuttavia,
pare
dipendere
non
tanto
da
un’osservazione della realtà oggettiva, quanto dal loro
vissuto di donne immigrate spesso da sole o, al più, con la
famiglia ristretta. Nella società italiana forse non è così
Grazia Giannetto
Pag. 84
diffusa la condizione di solitudine per le neo madri poiché
esse hanno normalmente accanto a sé i propri familiari.
La percezione di una tale differenza
forse dipende più
semplicemente dal fatto di vivere in una condizione
particolare (quella di immigrazione) in cui la famiglia in
senso lato è forzatamente lontana, e soprattutto in cui la
figura materna può essere mitizzata a causa della
lontananza. Sicuramente il passaggio che è avvenuto nella
nostra società, da una tipologia di istituzione e di
convivenza familiare ampia alla famiglia nucleare, ha
influito enormemente sia sulle condizioni di vita in generale
sia sulla tipologia di assistenza che viene fornita ad una
donna in gravidanza e dopo la nascita del bambino. Con la
medicalizzazione del parto ad essa è stata data una forma
più impersonale, ma allo stesso tempo ad uguali condizioni
Grazia Giannetto
Pag. 85
per tutte le donne (Ranisio, 1996)24. Il tipo di assistenza
(intesa non solo in senso fisico, ma anche in senso
psicologico e morale) esistente può dunque dire molto
sull’organizzazione di una società e sulle caratteristiche che
essa assume rispetto ai rapporti tra gli individui. Le donne
straniere parlando di maternità mettono subito l’accento
sull’importanza dell’aspetto sociale. Questo forse dipende
dal fatto che in Italia molte di loro abbiano sofferto
particolarmente la solitudine, forse dal fatto che i contesti in
cui sono vissute gli abbiano trasmesso l’uguale importanza
dei due aspetti della nascita.
Tale percezione dipende anche dal fatto che le persone
“esperte” della nascita non appartengono ad una categoria
ristretta di persone,
24
Ranisio G., Venire al mondo. Credenze, pratiche e rituali del parto, Meltemi
Editore, Roma, 1996
Grazia Giannetto
Pag. 86
come può essere una categoria professionale, ma sono, in
generale, tutte le donne che hanno già avuto figli. Non
sempre l’intero percorso della nascita, dalla gravidanza ai
primi mesi del bambino, è seguito esclusivamente dalle
parenti appartenenti al sesso femminile. Dalle parole delle
donne straniere tuttavia affiora l’idea di un “sapere
femminile”25, che persiste nonostante la medicina e che
influenza notevolmente il modo di agire della futura (o neo)
madre.
Ciò che qui preme sottolineare è l’importanza della
presenza di un gruppo di donne che fa da punto di
riferimento per ogni esigenza e che spesso si sostituisce alla
mamma nella cura del bambino. Il ruolo assunto dagli
uomini e in particolare dal marito è passivo.
25
Sbisà M., “Parlando di parto. Vissuti e saperi nei discorsi delle donne”, in Sbisà
M., Come sapere il parto. Storia, scenari, linguaggi, Rosenberg & Sellier, Torino,
1992, pp.185-237
Grazia Giannetto
Pag. 87
Vi è una totale assenza della parte maschile della famiglia
nella gestione pratica della maternità; la mamma e il
neonato sono presi in carico dalle altre donne, anche perché
gli uomini sono esclusi dalle conoscenze necessarie, che si
tramandano di donna in donna. Questa esclusione degli
uomini dalla scena del parto è strettamente legata al
contesto dei paesi di origine. Altre posizioni emergono
quando si affronta l’argomento della maternità in Italia,
dove, almeno dal punto di vista delle donne, l’uomo assume
un diverso ruolo nella nascita e nella crescita dei bambini.
Tuttavia, il fatto che le donne abbiano il potere di decisione
su tutto ciò che riguarda questo momento della vita è molto
significativo, perché dà loro un ruolo fondamentale
all’interno della società. Esso è spesso considerato meno
appariscente di quello maschile, poiché è maschile il punto
Grazia Giannetto
Pag. 88
di vista da cui si osserva la divisione dei ruoli all’interno
della società, ma forse è, nella sostanza, altrettanto
importante.
3.3 Modificazioni dei ruoli di genere
La prime modificazioni toccano i ruoli di genere. Le
migrazioni hanno contribuito in modo sostanziale ai
processi di mutamento che si possono dividere in tre
gruppi:
- Trasformazioni nei paesi di emigrazione
- Trasformazioni soggettive nei paesi di immigrazione
- Trasformazioni nelle società di arrivo
I numerosi spostamenti individuali, se sommati tra loro,
creano enormi trasformazioni collettive anche nei paesi di
emigrazione. L'enfasi posta sull'immigrazione nel nostro
Grazia Giannetto
Pag. 89
paese ci fa spesso dimenticare che probabilmente il
maggior cambiamento si è prodotto prima della partenza.
L’antropologa mostra due fattori importanti che incidono
direttamente sull’emigrazione femminile: l’aumento di
autonomia delle donne e l’aggravamento delle crisi
economiche, climatiche o sociali.
Nel primo elemento rientrano le modificazioni che si stanno
verificando per ciò che riguarda le relazioni coniugali e
familiari, l’accesso delle donne alla formazione, alla
politica, al lavoro26. Non bisogna pensare, infatti, che le
società di emigrazione siano statiche, senza processi sociali
di cambiamento in atto. Si tratta, invece, per lo più, di
società dove processi e trasformazioni di ordine storico,
26
Grasso M., Donne senza confini, L’Harmattan Italia, Torino, 1994
Grazia Giannetto
Pag. 90
geo-politico e sociale si stanno verificando da sempre, ma
ultimamente, forse, con maggiore rapidità. Soprattutto si
tratta di paesi e persone che sono, ormai da secoli, legati ai
paesi europei da rapporti di forza e di subordinazione. Tali
contatti
e
legami
hanno
chiaramente
determinato
trasformazioni importanti ad ogni livello della vita e delle
istituzioni sociali.
I cambiamenti coinvolgono anche i ruoli di genere e
l’identità della donna che vanno lentamente trasformandosi,
con ritmi diversi a seconda dei contesti.
Il secondo gruppo di fattori potrebbe definirsi almeno in
parte come la conseguenza di questi trasformazioni. In
Africa,
in
particolare
dopo
il
raggiungimento
dell’indipendenza, molti paesi si sono trovati in situazioni
di crisi che hanno assunto un carattere strutturale. Si tratta
Grazia Giannetto
Pag. 91
di contesti molto diversi tra loro, che non è possibile
analizzare qui; tuttavia l’impoverimento, la mancanza di
lavoro e di sostentamento e i conflitti permanenti hanno
sicuramente un ruolo importante tra le cause delle
emigrazioni (Ramírez 2000)27. Per ciò che concerne
l’autonomia della donna, l’accettazione delle migrazioni
individuali femminili è indizio di un grande mutamento,
perché fino a poco tempo fa i movimenti migratori delle
donne erano determinati solo da circostanze familiari e
coniugali. L’emigrazione di una donna sola è indice di una
forte emancipazione, poiché può rappresentare, in alcuni
casi e in determinati contesti, una scelta non tradizionale. Il
fatto che una donna sola scelga di emigrare comporta,
ancora in molti casi, una rottura con la famiglia e con la
27
Ramírez Á., “Las fronteras del Mediterráneo: las mujeres marroquíes, las
migraciones y el matrimonio”, Barcelona, 2000, pp. 181-198
Grazia Giannetto
Pag. 92
tradizione; è una scelta che va contro la “normalità” ma che
deriva da cambiamenti in atto, che permettono almeno di
immaginare la possibilità della partenza.
Dal momento in cui in un gruppo (famiglia, villaggio,
società) una o più donne sceglieranno questa via, essa
entrerà a far parte dell’insieme delle possibilità di vita tra
cui scegliere per le altre. Nasce così una catena di
trasformazioni causate dalla partenza anche di un solo
membro del gruppo, a cui poi normalmente seguono altri (a
formare la nota catena migratoria), che a loro volta
inseriscono tra le possibili scelte di vita quella dello
spostamento in un altro paese. Il rientro, anche se
temporaneo, delle persone precedentemente emigrate, ha
due effetti sostanziali sulla società di partenza: da una parte
stimola gli altri a partire, dall’altra chi rientra porta con sé
Grazia Giannetto
Pag. 93
nuove forme culturali, che vanno così a modificare
ulteriormente la realtà socio-culturale di origine. Da queste
nuove forme socio-culturali nasceranno poi nuovi stimoli
alla partenza, perché si sentirà la società di immigrazione
come più vicina alla propria.
Anche l’emigrazione maschile ha forti conseguenze sulla
struttura della società. Si pensi solo agli effetti sulla
struttura familiare: in mancanza delle figure adulte
maschili, i più giovani e le donne acquisiscono ruoli più
importanti per il sostentamento della comunità. Gli uomini
si limitano ad inviare il denaro guadagnato all’estero e le
donne si occupano della gestione di tutto il resto. Al
momento del ritorno o del ricongiungimento la divisione
del lavoro e della conduzione familiare non sarà più la
stessa; andranno allora cercati nuovi modi di convivenza.
Grazia Giannetto
Pag. 94
Il secondo gruppo di trasformazioni consiste nelle
modificazioni attuate dalle persone per adattarsi ai nuovi
contesti di vita. I cambiamenti nei ruoli familiari e di genere
sono fondamentali anche per capire come si strutturano le
famiglie nel paese di immigrazione. Esse possono essere
distinte tra famiglie ricongiunte e famiglie formatesi nel
paese di immigrazione.
La creazione di un nucleo familiare nel paese di
immigrazione è forse invece più semplice perché coinvolge
due persone che hanno già iniziato questo processo di
riassestamento identitario singolarmente.
In molti casi la donna deve acquisire una diversa forma di
autonomia, che non consisterà più solo nel controllo della
casa e di tutto ciò che le è legato, ma in un insieme di
relazioni e di occupazioni esterne alle mura domestiche.
Grazia Giannetto
Pag. 95
L’autonomia economica da queste ricavate, le porrà in una
posizione di maggior forza nei confronti del marito con il
quale si verrà a creare una relazione differente.
Grazia Giannetto
Pag. 96
4° CAPITOLO
PROGETTO “CRESCERE INSIEME”
4.1 Introduzione al progetto
Alla luce di quanto riportato sopra trovo che sia utile per
una studentessa di Scienze del Servizio Sociale tentare di
risponder attraverso un progetto, ai bisogni delle utenti o di
orientarle verso il luogo più adatto per soddisfare le loro
esigenze.
Un esempio di ciò sono i casi di gravidanza in condizioni di
forte disagio abitativo, che ostacolano lo svolgimento della
gravidanza
e
dove
non
ci
sono
le
condizioni
igienicosanitarie necessarie per la crescita di un neonato. In
questi casi, ove vi sia richiesta della paziente, l’assistente
sociale e la psicologa lavorano congiuntamente per trovare
Grazia Giannetto
Pag. 97
una sistemazione per la futura mamma e per il bambino in
una comunità di accoglienza che sia idonea alle esigenze
della donna.
Si nota dunque l’importanza e l’attenzione che sono date a
considerare come fonte di salute e di benessere maternoinfantile non la pura e semplice assenza di malattia o di
disturbi fisici, ma una più generale condizione di vita che
permetta tranquillità e serenità nell’affrontare il momento
del parto e lo svezzamento. L’assistenza alla nascita non si
percepisce come mera assistenza medica allo svolgimento
fisiologico della gravidanza ma come un dispiegamento di
forze e di competenze diverse per creare per la donna ed il
bambino che deve nascere una situazione abitativa,
familiare e psicologica positiva, nonostante la lontananza
dal proprio ambiente familiare
Grazia Giannetto
Pag. 98
L’attività di tirocinio formativo del III anno che ho svolto
presso l’Associazione 7000 di volontariato, sita in Via
Monsignor Grano n°2, zona Provinciale, per una durata
complessiva di 200 ore effettive, mi ha consentito di
relazionarmi con la categoria sociale dello straniero e con i
problemi e i fenomeni ad essa inerenti.
L’esperienza formativa del III anno prevedeva una
maggiore autonomia del tirocinante nello svolgimento di
alcune
delle
funzioni
proprie
della
professione,
l’acquisizione di abilità e competenze organizzative e
l’utilizzo di strumenti, quali il colloquio e la visita
domiciliare, necessari per lo studio su uno o più casi.
L’Associazione 7000 ha in atto un progetto che prevede
sostegno e supporto a madri straniere, denominato “1000
mondi per crescere”, e pertanto ho potuto approcciare con
Grazia Giannetto
Pag. 99
tale tipologia di utenza e mi sono occupata in particolare di
tre casi: una donna marocchina di 19 anni già madre e che
richiedeva
di
essere
supportata
in
un
eventuale
reinserimento scolastico; una famiglia Srilankese con una
bambina appena nata che si trova in situazione di forte
disagio economico e sociale; una famiglia rumena,
composta da padre madre e 5 figli, in gravi condizioni
economiche e sociali.
Grazie alla mia attività sul campo ho potuto trarre gli
elementi necessari per l’elaborazione di un progetto
(previsto dal tirocinio formativo) a favore delle madri
straniere, denominandolo, appunto, Crescere Insieme.
4.2 Analisi dei bisogni
L’Associazione 7000 sita in Via Monsignor Grano a
Messina, è inserita nel contesto sociale messinese della
Grazia Giannetto
Pag. 100
zona di Provinciale, dove si può evincere una notevole
presenza di extra-comunitari di varie nazionalità e di madri
straniere molto giovani. Naturalmente i “cittadini stranieri”
hanno difficoltà totalmente diverse rispetto a quelle che
possono avere i cittadini italiani, quali possono essere la
lingua, l’integrazione, la conoscenza della normativa
nazionale e regionale, e in particolare difficoltà inerenti
l’accesso ai servizi. Questi disagi costituiscono un peso
maggiore per le donne straniere in gravidanza, le quali sono
costrette a sottomettere i propri valori, le proprie credenze,
le proprie abitudini e i propri comportamenti, a valori,
abitudini e modi di vedere la maternità nuovi e appartenenti
al contesto sociale in cui si inseriscono.
Inoltre, data la maggiore presenza nelle straniere di madri
“giovani” aventi un’età inferiore a 25 anni, la società
Grazia Giannetto
Pag. 101
italiana, e in particolare quella messinese, deve far fronte a
questioni quali: la dispersione scolastica (poiché vi è un
numero consistente di ragazze madri), l’emarginazione
sociale (le donne vengono tagliate fuori dal loro entourage
familiare e da qualsiasi attività di tipo sociale), e
la
disoccupazione. A tal proposito è importante la messa a
punto di un progetto che preveda una rete di interventi di
prevenzione, oltre che di sostegno, volti ad ostacolare
nuove situazioni di bisogno.
4.3 Descrizione del progetto Crescere Insieme
Il progetto nasce con lo scopo di promuovere e mantenere
l’integrazione sociale, scolastica e lavorativa delle madri
straniere in età compresa tra i 14 e i 24 anni. È un progetto
creato con lo scopo di realizzare un coordinamento tra vita
sociale e vita familiare delle madri straniere. Nasce inoltre
Grazia Giannetto
Pag. 102
dall’esigenza di prevenire situazioni di bisogno che
scaturiscono dal fenomeno di emarginazione da maternità
precoce della donna straniera.
Il progetto si articola in 3 fasi: prevenzione, sostegno e
reintegrazione. Ogni fase prevede diverse modalità
d’intervento ed è volta alla realizzazione di determinati
obiettivi.
Nella fase della prevenzione il progetto svilupperà una
campagna di informazione volta alla riduzione del numero
di aborti, per un progressivo aumento di gravidanze
responsabili e consapevoli. Si : all’uso dei contraccettivi,
per evitare gravidanze indesiderate, a continue visite
mediche durante la gestazione, e a comportamenti positivi e
prudenti, per una gravidanza serena e responsabile.
Grazia Giannetto
Pag. 103
Nella fase di sostegno le figure professionali coinvolte
provvederanno a mettere in atto un sistema organizzato
d’interventi assistenziali (progetto individualizzato), volto a
sostenere la madre straniera sia durante la gestazione, sia
dopo la nascita del bambino. Tale fase prevede la
cooperazione tra utente e figure professionali, ed è volta
alla cura della madre e del nascituro.
Uno dei primi problemi che le donne incontrano rispetto
alla gravidanza, al parto e alla cura dei figli, è il profondo
senso di isolamento: infatti, sradicate dal loro entourage
familiare e amicale, dai loro riferimenti culturali relativi
alla maternità, le donne straniere si ritrovano spesso sole ed
emarginate. La fase di reintegrazione della madre straniera
nell’ambiente sociale e familiare, si propone di predisporre
interventi che possano permettere alla donna di poter
Grazia Giannetto
Pag. 104
dedicarsi al meglio non solo alla vita familiare ma anche a
quella sociale. Ricordiamo, inoltre, che è alta la percentuale
di madri straniere con età inferiore a 20 anni, e molte di
esse non hanno ancora finito gli studi. Per queste ultime, la
fase di reintegrazione è necessaria per potere proseguire
con la scuola e
per potere socializzare con l’ambiente
scolastico in questione.
L’utente sarà informata, inoltre, dell’importanza di
sottoporsi a continue visite mediche per valutare il proprio
stato di salute e quello del bambino, e se vi è la necessità
sarà accompagnata presso l’ambulatorio stesso.
Le donne immigrate saranno assistite non solo nelle attività
familiari, ma anche in quelle extra-familiari, per facilitare la
loro integrazione all’interno della cultura e della vita
sociale del nostro paese.
Grazia Giannetto
Pag. 105
Finalità
Limitare la dispersione scolastica e l’abbandono degli studi,
causato
da
gravidanze
inaspettate
in
età
precoce,
specialmente nelle donne straniere, garantendo una
maggiore informazione ed educazione sessuale all’interno
delle scuole e supportando le madri straniere nella
conciliazione tra attività familiari e attività di studio.
Destinatari e modalità di accesso
Donne straniere di età compresa tra i 14 e i 24 anni in stato
di gravidanza o con un figlio che abbia fino ai 2 anni di età,
che abbiano volontà di continuare gli studi.
In seguito ad un colloquio con l’assistente sociale e la
psicologa, saranno concordati con l’utente i giorni di visita
domiciliare che saranno effettuati dapprima dall’assistente
sociale accompagnata da 2 operatori e poi dai soli operatori.
Grazia Giannetto
Pag. 106
Altre destinatarie del servizio sono le ragazze straniere
attraverso la collaborazione con le scuole, che verranno
informate,
attraverso una
campagna di informazione
riguardante l’educazione sessuale volta ad una sessualità
responsabile.
Obiettivi:
•
coordinamento tra vita sociale e vita familiare delle
ragazzi madri;
•
diminuire la dispersione scolastica in seguito a
gravidanze indesiderate;
•
eliminare lo stato di isolamento proprio del periodo
pre-natale e post-natale;
•
favorire lo sviluppo socio-relazionale;
•
favorire l’autonomia;
•
facilitare l’accesso ai servizi territoriali;
Grazia Giannetto
Pag. 107
•
aumento di gravidanze responsabili e consapevoli.
Strategie:
•
supporto nel disbrigo pratiche
•
accompagnamento per visite mediche;
•
assistenza domiciliare;
•
sostegno genitoriale;
•
assistenza infantile;
•
assistenza socio-psicopedagogica;
•
coinvolgimento delle madri straniere
nell’organizzazione di feste a tema;
•
partecipazione in attività di tipo sociale;
•
incremento della campagna informativa ed educazione
sessuale.
Grazia Giannetto
Pag. 108
Metodologia
Per garantire una maggiore integrazione della madre
straniera all’interno della cultura e della vita sociale del
nostro paese, è necessaria l’adozione del modello psicosociale. Tale modello garantisce l’autodeterminazione
dell’individuo, che con il supporto dell’assistente sociale e
altre figure professionali, riuscirà autonomamente a trovare
una via per uscire dalla propria condizione di disagio
sociale.
Le
strategie
del
coinvolgimento
nell’organizzazione di feste a tema e della partecipazione
verso qualsiasi attività di tipo sociale, nascono proprio dai
principi che tale modello mostra.
Figure Professionali coinvolte:
•
L’Assistente Sociale che ha il compito di mediare tra
utente e istituzioni.
Grazia Giannetto
Pag. 109
•
La
pedagogista
avrà
il
compito
coordinare
e
programmare percorsi educativi, monitorando e valutando il
lavoro svolto.
•
La psicologa avrà il compito di fornire un supporto
psicologico attraverso colloqui.
•
L’Educatore per il supporto scolastico e genitoriale, ma
anche per il supporto educativo nei confronti del minore.
•
Gli operatori e i volontari forniranno assistenza
domiciliare, infantile e di accompagnamento.
Strumenti:
•
colloqui di servizio sociale,
•
consulenza pedagogica
•
colloqui psicologici;
•
riunioni d’équipe;
•
visite domiciliari;
Grazia Giannetto
Pag. 110
•
progetti individualizzati;
•
accompagnamento e trasporto;
•
Schede rilevazione dati,
•
cartelle utenti,
•
Materiale informativo;
•
Materiale didattico;
•
Materiale informatico.
Tempi
Il progetto prevede di seguire l’utente per un massimo di tre
anni, concludendo gli interventi circa al compimento del II
anno di età del bambino/a, e si articolerà nei seguenti tempi:
Un anno volto al sostegno della madre nel periodo pre-parto
(accompagnamento presso visite mediche, assistenza socio
psicopedagogica e domiciliare, supporto scolastico);
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Dal 1° giorno di vita fino al 2° anno di vita sarà garantito
sostegno durante il periodo post-parto (accompagnamento
presso visite mediche e disbrigo pratiche, assistenza sociopsicopedagogica, domiciliare e infantile, coinvolgimento
della madre in attività di tipo sociale);
L’unica parte del progetto che non prevede tempi di
conclusione è la fase preventiva, che si svilupperà in una
continua campagna di informazione.
Valutazione
La valutazione verrà effettuata dai professionisti in riunioni
di équipe dove l’analisi in itinere degli obiettivi raggiunti e
di quelli ancora non raggiunti, permetterà di perfezionare e
modificare in itinere l’andamento del progetto, attraverso la
modifica delle strategie di intervento adottate.
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Inoltre per una valutazione finale complessiva del progetto
sarà utilizzata in sintesi la tabella seguente:
AZIONI
OBIETTIVI
STRUMENTI
Campagna
informativa
Aumentare il
grado di
sessualità
responsabile
Materiale
informativo
CRITERI E
PARAMETRI
Grado di
completezza delle
informazioni
questionari
Grado di
soddisfazione
Livello di
partecipazione
Sostegno
genitoriale
Favorire
l’integrazione
sociale e la
conciliazione tra
attività familiari e
attività di studio
Progetti
individualizzati
Grado di
soddisfazione
Colloqui sociopedagogici
Livello di
integrazione
Grado di
efficienza delle
attività svolte nel
quotidiano
Favorire
l’integrazione
all’interno della
comunità
INDICATORI
N° di gravidanze
interrotte e
N° di gravidanze
indesiderate in
donne straniere
con età compresa
tra i 14 e 24 anni
N° studenti
coinvolti
N° incontri
effettuati
N° di attività di
tipo sociale svolte
dall’utente
N° e qualità delle
relazioni sociali
N° di colloqui
effettuati
Grado di
autonomia e
responsabilità
dell’utente
Grado di fiducia e
collaborazione
con gli operatori
sociali
Assistenza
infantile
Garantire
un’assistenza
infantile continua
Progetti
individualizzati
Grado di
soddisfazione
Interventi
Pedagogici
Grado di fiducia e N° di visite
collaborazione
effettuate
con gli operatori
sociali
N° di minori
Materiale
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N° di prestazioni
effettuate
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educativo e
ludico, giochi
didattici.
Realizzazione di
attività di tipo
sociale
Garantire una
maggiore
integrazione
sociale e culturale
della donna
assistiti
N° e qualità delle
relazioni sociali
Materiale
informativo
Grado di
soddisfazione
N° di attività
svolte
Scenografia,
microfoni,
costumi, copioni
(per attività
teatrali).
Livello di
partecipazione
N° di partecipanti
Grado di
efficienza delle
capacità di
Tradizioni e piatti integrazione
tipici proposti
raggiunte
dall’utente
straniero (per
cene a tema)
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CONCLUSIONI
Pensare alla condizione della donna straniera in Italia, e in
particolare all’interno di ogni nostro contesto cittadino,
significa volgere lo sguardo al futuro. Se pensiamo che il
51% degli stranieri in Italia sono donne e 15 nascite su 100
avvenute nel nostro paese sono scrivibili a madri straniere
che spesso non sanno dove e a chi rivolgersi appare ancora
più evidente che le strutture sanitarie del nostro Paese
debbano essere pronte a rispondere ai bisogni di questa
fascia di persone, colmandone le fragilità e le paure,
lavorando alla corretta integrazione di esse a tutti i livelli
della società civile nel pieno rispetto delle loro diversità
culturali e religiose.
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Oltre il 51% della popolazione immigrata in Italia sono
donne – ha spiegato Salvatore Geraci, Direttore Area Sanità
CARITAS - una presenza eterogenea per provenienza e per
progetto migratorio. E queste donne sono una popolazione
generalmente sana ma resa fragile da una serie di fattori di
rischio legati al loro inserimento sociale, all’accessibilità ai
servizi, ai processi di integrazione ed inserimento ancora
incerti e vischiosi e sempre più diversificati in ambito
territoriale, a dinamiche familiari transnazionali non
adeguatamente gestite. Eppure queste donne contribuiscono
notevolmente al presente del nostro paese (sono quasi il
45% dei lavoratori stranieri, ma il 51% dei nuovi assunti;
gestiscono di fatto parte significativa del welfare) e stanno
costruendo il nostro futuro (94.000 nascite da madri
straniere nel 2009, erano meno di 30.000 10 anni fa): i
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minori stranieri sono il 22% dell’intera popolazione non
italiana. Sicurezza, integrazione, crescita sociale ed
economica,
non
possono
che
coniugarsi
con
la
valorizzazione di questa presenza capillare e spesso
silenziosa, ed anche la sanità deve fare la sua parte con
processi inclusivi e di reale empowerment.
Per quel che riguarda lo straniero, esso è inserito ai margini
della società in seguito a stereotipi e pregiudizi che lo
etichettano, spesso, come stupratore, assassino, ladro ecc..,
ma l’esperienza mi insegna che un uomo e una donna
straniera sono fonte di ricchezza, perché rappresentano il
nuovo, l’altro, quello che noi non siamo, e che in alcuni
casi dovremmo imparare ad essere. Forse abbiamo paura
proprio della diversità che loro presentano ai nostri occhi, e
forse è proprio tale paura che ci spinge ad emarginarli.
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Il mio modestissimo pensiero vuole rivolgersi ad un mondo
nuovo, che anche se oggi è caratterizzato da ambiguità,
contraddizioni, negazioni, e da una staticità sociale, in
futuro potrebbe rappresentare fonte di ricchezza etica e
sociale.
Tante altre cose dovrebbero cambiare. A cominciare dalla
mentalità ancora diffusa negli italiani, di considerare le
donne immigrate solo come una categoria caratterizzata da
un ritardo sociale ben notevole. Senza considerare che
alcune di loro sono laureate. Queste infatti non trovando
prospettive occupazionali nel loro paese vengono qui, per
poi essere posizionate ai margini della società, ed
etichettate come colf, badanti, accompagnatrici, prostitute
ecc..
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Spesso la presenza straniera viene considerata una delle
maggiori cause della disoccupazione giovanile in Italia, in
quanto, secondo alcuni, gli immigrati sfilerebbero posti
lavorativi agli italiani. Ma ciò che non è facile pensare è
l’abbandono dei settori lavorativi occupati dagli stranieri da
parte proprio degli italiani, orientati sempre più verso il
lavoro pubblico.
È di fondamentale importanza la realizzazione di un
sistema vigile di interventi che possano assicurare la
pacifica convivenza tra i cittadini di diverse nazionalità.
Sarà positiva inoltre la collaborazione tra gli attori sociali
del terzo settore per lo sviluppo di programmi preventivi,
educativi e linguistici per promuovere e mantenere
l’integrazione sociale e lavorativa delle donne immigrate,
perno centrale delle famiglie straniere. Investire si di esse
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significa investire sul futuro. Un investimento che non potrà
essere altro che fruttifero.
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