UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DEL SERVIZIO SOCIALE CATTEDRA DI SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI “La visione della maternità nelle donne immigrate e i suoi effetti socio-culturali” RELATORE: Chiar.mo Prof. Domenico CARZO CANDIDATO Grazia GIANNETTO Matricola: 377120 Anno Accademico 2010 – 2011 INDICE INTRODUZIONE 3 CAPITOLO 1. IMMIGRAZIONE FEMMINILE IN ITALIA 15 1.1 Storia dell’immigrazione femminile in Italia. 1.2 La normativa. 21 1.3 Le reti etniche tra solidarietà e reciprocità. 33 CAPITOLO 2. DONNE STRANIERE E MATERNITA’ 2.1 L’identità femminile: trasformazioni e ricostruzione. 37 2.2 Gli effetti psicologici sociali e culturali della maternità nelle donne migranti. 42 2.3 Il rapporto con i servizi. 59 CAPITOLO 3. LA DONNA STRANIERA TRA STERILITA’ ,GRAVIDANZA E MUTAMENTI LEGATI AL GENERE. 3.1 La sterilità. 70 3.2 Il gruppo femminile. 82 3.3 Modificazioni dei ruoli di genere. 89 CAPITOLO 4. PROGETTO “CRESCERE INSIEME” 4.1 Introduzione al progetto. 97 4.2 Analisi dei bisogni. 99 4.3 Descrizione del progetto Crescere Insieme 101 CONCLUSIONE 114 BIBLIOGRAFIA 121 Grazia Giannetto Pag. 2 INTRODUZIONE L’immigrazione femminile in Italia è un fenomeno recente che coinvolge un numero sempre maggiore di donne e richiede alla società italiana una continua capacità di innovazione in ambito educativo, socio-sanitario e abitativo. Nel primo capitolo tratterò il tema dell’immigrazione femminile italiana in maniera generale, rifacendomi ai percorsi storici e alle condizioni sociali che hanno caratterizzato tale fenomeno. Richiamerò l’importanza delle reti etniche e le forme di reciprocità ad esse inerenti, per spiegare i motivi dell’aumento progressivo della popolazione straniera nel nostro paese, considerando il fattore della reciprocità etnica come lo strumento di integrazione più importante dello straniero una volta Grazia Giannetto Pag. 3 arrivato nel territorio italiano. Inoltre farò riferimento alla leggi in materia di immigrazione accennando le tappe storiche che hanno dato vita all’attuale normativa. In tutto il territorio italiano si può evincere una notevole presenza di extra-comunitari di varie nazionalità e di madri straniere molto giovani. Infatti un neonato su cinque in Italia è figlio di una madre straniera. Secondo l'Istat, nel 2010 oltre 104 mila nascite (18,8% del totale), sono attribuibili a madri straniere, di cui il 4,8% con partner italiano e il restante 14% con un partner straniero. Il contributo alla natalità delle madri di cittadinanza straniera si fa sempre più importante. A tal proposito ho voluto dedicare il secondo capitolo alle madri e donne straniere in maternità, e più in particolare ho voluto spiegare quelli che Grazia Giannetto Pag. 4 sono gli effetti psicologici sociali e culturali della maternità nelle donne migranti. A una maggiore presenza e a un più profondo radicamento della popolazione straniera sul territorio corrisponde, proporzionalmente, una maggior percentuale di nati da madre straniera. Da un’attenta analisi dell’età delle partorienti si evince: una maggiore precocità tra le donne straniere. Infatti più della metà di queste, ovvero il 55,2% ha meno di 30 anni ed il 38,8% tra i trenta e trentanove anni. Da tale fenomeno culturale scaturiscono situazioni di bisogno, che vedono come protagoniste madri di età compresa tra i 14 e i 24 anni. Infatti la madre straniera appartenente a questa fascia di età è tagliata fuori da ogni attività lavorativa e formativa importante per il suo futuro. Grazia Giannetto Pag. 5 Il fenomeno di emarginazione da maternità precoce della donna straniera è dovuto, anche e soprattutto, all’assenza di un progetto d’intervento capace di fornire sostegno socioeconomico e sostegno all’infanzia, di promuovere l’istruzione e di migliorare la qualità della vita di queste donne. La difficoltà di conciliare maternità e attività extrafamiliari porta dunque all’indebolimento del processo di integrazione delle madri straniere. Inoltre è fondamentale aggiungere che la maternità è un evento sociale culturalmente determinato: le modalità con cui una donna vive e gestisce la nascita dei propri figli dipendono strettamente dal contesto sociale e culturale d’origine. Quando un evento tanto importante, non solo nella vita della madre ma di tutto il suo gruppo familiare, avviene in un contesto estraneo, sono necessarie delle strategie di Grazia Giannetto Pag. 6 trasformazione delle proprie abitudini e d’adattamento al nuovo ambiente. A tal proposito nel secondo capitolo ho voluto delineare i processi di trasformazione e ricostruzione dell’identità della donna in relazione all’arrivo in un contesto socio-culturale nuovo, con tradizioni diverse, e soprattutto, con modi diverse di vivere la gravidanza e la maternità. Questi processi, però, non comportano necessariamente l’abbandono delle proprie conoscenze e consuetudini a vantaggio di quelle diffuse nel paese d’immigrazione. Spesso le donne immigrate elaborano forme di comportamento “a metà”, che permettono loro di mantenere un legame con il proprio paese di origine, ma anche di inserirsi nella società di arrivo. In questo modo, l’immigrazione mette la società italiana a confronto con Grazia Giannetto Pag. 7 nuovi modi di vivere la gravidanza, il parto e i primi mesi di vita del neonato e con nuovi modi di rapportarsi ai servizi socio-sanitari e educativi. Il rapporto della donna straniera con i servizi di sostenimento sanitario psicologico e sociale è uno degli argomenti che tratterò ampiamente nel secondo capitolo. Inoltre in base alle leggi di tutela della maternità, le donne immigrate, come le italiane, hanno maggiori garanzie rispetto agli uomini. Pertanto, possiamo affermare che, per le suddette ragioni, le donne sono più visibili, interloquiscono ed interagiscono con i servizi e gli operatori sociali e sanitari, compreso il mondo della scuola in cui inseriscono i propri figli. Si osserveranno quindi alcuni dati generali relativi alla migrazione femminile in Italia e più in dettaglio si faranno delle analisi su alcuni indicatori di Grazia Giannetto Pag. 8 salute riproduttiva (gravidanze, parti, interruzioni volontarie di gravidanza, contraccezione, accesso ai servizi sociosanitari), messi a confronto con quelli della popolazione femminile italiana. Una ricerca retrospettiva negli ospedali messinesi condotta dall’Osservatorio epidemiologico siciliano, conferma queste problematiche e i punti salienti della ricerca risultano essere: la più giovane età delle madri straniere rispetto alle residenti (il 28,5% di madri di età inferiore ai 20 anni tra le nomadi, il 5,8% tra le europee e lo 0,8% tra le messinesi); un maggior numero di donne con più di 3 figli (14,6% contro 2,6% delle residenti); maggiore l’incidenza di basso peso alla nascita (sotto i 2.500 gr.) in tutti i gruppi etnici con punte più elevate Grazia Giannetto Pag. 9 tra le nomadi (19,5%), tra le donne provenienti dall’Estremo Oriente (11,8%) e dall’Africa Centrale (10,7%); tra le residenti l’incidenza è del 5,2%. Anche la mortalità nel primo anno di vita è più alta tra i bambini figli di donne straniere rispetto alle donne messinesi: 21,9 su 1000 nati vivi per i figli di donne provenienti dall’Africa centrale, 20,8 per i neonati di madre nomade, 19,7 per il Nord Africa e Medio Oriente. Il tasso relativo ai figli delle residenti è di 8,3. A tal proposito ho ritenuto importante tenere conto non solo della gravidanza e degli effetti che questo produce sulla condizione psico-sociale della donna, ma anche della sterilità. Quest’ultimo fenomeno, di per sé drammatico, produce effetti ancora più gravi quando la donna è costretta a vivere tale condizione sola e sradicata dal suo entourage Grazia Giannetto Pag. 10 familiare. Inoltre per alcune popolazioni (soprattutto quelle africane) l’impossibilità di avere figli per motivi di salute sembra essere la peggiore catastrofe. Ciò comporta l’isolamento della donna o la sottomissione della stessa al marito. L’argomento della sterilità verrà ampiamente trattato nel terzo capitolo, all’interno del quale sottolineerò le differenze di genere che caratterizzano la popolazione immigrata e italiana in età contemporanea, e l’importanza del gruppo femminile come sostegno della donna durante il periodo pre-partum e post-partum. Nel quarto capitolo ho ritenuto importante descrivere l’ideologia di un progetto che ho realizzato durante il tirocinio formativo del III° anno, denominato “CRESCERE INSIEME”, che preveda una rete di interventi di Grazia Giannetto Pag. 11 prevenzione, di sostegno e di reintegrazione, volti ad ostacolare e/o rimuovere nuove situazioni di bisogno. Vorrei da subito distinguere tre termini, che spesso nel linguaggio comune vengono fusi e confusi: popolazione emigrata, migrante e immigrata. La differenza tra popolazione emigrata e immigrata è chiara e si riferisce all’uscita di un individuo da un paese e all’entrata di quest’ultimo in un altro. L'immigrazione è il trasferimento permanente o temporaneo di gruppi di persone in un paese diverso da quello di origine; dal punto di vista del luogo di destinazione il fenomeno prende il nome di immigrazione, da quello di origine si parla di emigrazione. Maggiore attenzione richiede invece la parola migrante e le modificazioni che nei tempi l’hanno caratterizzata. La parola migrante è attestata già dall’Ottocento nella sua Grazia Giannetto Pag. 12 funzione di participio presente del verbo migrare, quindi con il significato di 'chi si trasferisce momentaneamente o stabilmente dal suo paese d'origine'. Il migrante è una persona che si è spostata da un paese diverso da quello di residenza abituale e che vive in quel paese da più di un anno (M. Ambrosini 2003)1. Altri studiosi, invece, arrivano a indicare con il termine “migranti” tutti coloro che lasciano il loro paese d’origine e si muovono alla ricerca di migliori condizioni di vita e ha sostituito progressivamente i più comuni emigrante e immigrato. E’ chiaro che la distinzione non è mai così netta, perché un migrante può stabilirsi in un luogo e diventare immigrato, e un immigrato modificare i suoi progetti e tornare ad essere migrante. 1 Per un approfondimento sul tema si rimanda a Sociologia delle migrazioni di M. Ambrosini (2003). Grazia Giannetto Pag. 13 Tuttavia anche il termine immigrato rischia, col tempo, di risultare inadeguato per persone stabilitesi in un luogo da anni, poiché eternizza un evento che si è svolto in un giorno o poco più. Ambrosini definisce le migrazioni come processi e sistemi di relazione, ma soprattutto come costruzioni sociali complesse. L’autore individua all’interno del processo migratorio tre attori principali: la società di provenienza, i migranti attuali e potenziali, e le società riceventi. Cercherò di utilizzare questi termini nelle loro giuste accezioni, evitando di attribuire alle persone status differenti dal loro per semplice generalizzazione. Grazia Giannetto Pag. 14 CAPITOLO 1 “IMMIGRAZIONE FEMMINILE IN ITALIA” 1.1 Storia dell’immigrazione femminile in Italia. A partire dagli anni ’70 due elementi di novità hanno caratterizzato i fenomeni migratori in Italia, e cioè, il mutato ruolo del nostro paese, che da terra di emigrazione, è diventata terra di immigrazione, ed il diverso ruolo delle donne che si rivela ben più attivo di quanto non sia stato nelle emigrazioni di inizio secolo.2 Diversamente dal passato, infatti, le donne non emigrano dai loro paesi perché “trainate” dai loro uomini, ma si presentono protagoniste di progetti migratori autonomi, entrando per diritto nella struttura del mercato del lavoro e acquisendo una relativa autonomia di comportamenti. 2 Sul modello storico italiano di immigrazione cfr. Maurizio Ambrosini (2003). Grazia Giannetto Pag. 15 Fin dai primi inizi del Novecento il fattore femminile è stato determinante per il percorso migratorio in Italia, sia perché i flussi femminili sono stati ben più consistenti di quelli effettivamente riconosciuti, sia perché il grande successo dell’emigrazione maschile dipese in gran parte dalle mogli “che aspettano” . La forte domanda di domestiche e collaboratrici familiari da parte della popolazione italiana ha provocato nel nostro Paese un fenomeno molto particolare, ovvero, l’arrivo di donne sole. A flussi prettamente maschili, come per esempio quello proveniente dal Marocco, si affiancavano dunque flussi esclusivamente femminili con identici obiettivi di carattere economico-occupazionale. Tra i primi “immigrati” in Italia una parte consistente era costituita da donne giunte all’inizio degli anni ‘60 Grazia Giannetto Pag. 16 dall’Eritrea e dalla Somalia, spesso al seguito di famiglie italiane di ex-coloni rientrate in Italia. Ma l’immigrazione femminile dall’Africa orientale non è stata che la prima: ad essa sono seguiti numerosi arrivi dal Salvador e dalle Filippine, poi, tra la metà degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80, dal Perù e dall’Ecuador e solo di recente, dopo il 1989, dai paesi dell’Est europeo. Per tutti gli anni ‘70 e ‘80 l’immigrazione femminile rimane però nascosta, sia nell’ambito delle statistiche demografiche sia per ciò che riguarda la visibilità sociale, da quella maschile, sempre e comunque più numerosa e più legata ad occupazioni “pubbliche” che non i lavori all’interno delle case. Verso la metà degli anni ‘80 le “donne pioniere” cominciano a dare spazio anche ad una vita familiare ed affettiva, abbandonando il lavoro a tempo pieno e soprattutto Grazia Giannetto Pag. 17 rendendosi indipendenti a livello abitativo. La loro visibilità cresce sempre più ed esse cominciano a manifestare la loro presenza e le loro necessità, fino a quel momento ignorate dalla società italiana (Tognetti Bordogna, 1991)3. In questo primo ventennio (anni ‘70-‘90), dunque, una quota, anche se limitata, della popolazione immigrata sul territorio italiano è costituita da donne, e si tratta di una quota che tenderà sempre più ad aumentare. Infatti, lo sguardo della società italiana adesso sarà rivolto su un fenomeno nuovo e che sembra destinato a durare a lungo. La presenza di famiglie con figli va a toccare e a modificare ogni ambito della società. 3 Donne dal mondo. Strategie migratorie al femminile, Edizioni Angelo Guerini Associati, Milano, 1991a, pp. 97-116 Grazia Giannetto Pag. 18 L’Italia, soprattutto a causa della sua posizione geografica è stata per alcuni anni caratterizzata dalla transitorietà delle migrazioni, fungendo da trampolino dal sud del mondo verso gli altri paesi europei spesso privilegiati dai migranti per questioni linguistiche4. Con le immigrazioni legate ad occupazioni stabili, ma soprattutto con le immigrazioni familiari, invece, il suo ruolo si sta lentamente trasformando e questo presuppone un nuovo approccio al fenomeno migratorio da parte della società e delle istituzioni. Una permanenza temporanea non presuppone per forza un’integrazione con la società di arrivo; questa diventa invece una necessità per i progetti di lungo periodo. 4 Per un’analisi della situazione migratoria in Italia si rimanda a Macioti M.I. e Pugliese E. (2002), L’esperienza migratoria. Immigrati e rifugiati in Italia, BariRoma, Laterza. Grazia Giannetto Pag. 19 Spesso, inoltre, progetti migratori temporanei si trasformano (per vari motivi che vanno da quelli economici a quelli di salute) in percorsi di insediamento stabile. Le caratteristiche della popolazione immigrata in Italia sono dunque decisamente mutate in questi quarant’anni e la presenza femminile è diventata più numerosa, ma soprattutto è diventata più varia, sia per ciò che riguarda le aree di provenienza, sia per ciò che riguarda la modalità di inserimento. Le donne provenienti dai paesi dell’Est europeo costituiscono il gruppo femminile più numeroso in assoluto, e Polonia ed Ucraina compaiono i paesi a più alta incidenza di popolazione femminile. L’inizio dell’ immigrazione femminile in Italia è caratterizzato dai primi arrivi di donne etiopi, eritree, capoverdiane, e sudamericane giunte grazie Grazia Giannetto Pag. 20 alla mediazione della Chiesa. Lo sbocco naturale di queste donne è stato quello delle collaborazioni familiari, che attribuì loro lo status symbol della “collaboratrice domestica”. Infatti, tuttora, nonostante comincino a profilarsi nuove possibilità di inserimento nel settore dei servizi, la quasi totalità delle donne immigrate in Italia lavora come colf o badante. 1.2 La normativa in materia di immigrazione Per comprendere meglio quale sia stata l’evoluzione del fenomeno migratorio in Italia, vorrei fare un breve excursus riguardo alla normativa che regola i flussi immigratori e alle modificazioni che essa ha subito nel corso degli anni. Negli anni ‘70, quando comincia a manifestarsi il fenomeno dell’immigrazione, le norme che regolano l’ingresso e il Grazia Giannetto Pag. 21 soggiorno dei cittadini stranieri risalgono al 1931, anno in cui è stato redatto il Testo unico di leggi di pubblica sicurezza. La prima vera e propria legge riguardante i lavoratori stranieri è la legge n°943 del 1986 che prevede la parità assoluta di trattamento e la piena uguaglianza dei diritti tra cittadini e stranieri. La parità comporta anche la garanzia del diritto all’uso dei servizi sociali e sanitari, al mantenimento dell’identità culturale e all’istruzione. Tramite questa legge si è provveduto inoltre a regolarizzare tutti i cittadini stranieri presenti in Italia al momento dell’entrata in vigore della stessa. Con la legge n°39 del 1990, o legge Martelli, si introducono norme sull’ingresso e il soggiorno in Italia per motivi non solo di lavoro, ma anche di studio, di famiglia o Grazia Giannetto Pag. 22 di cure mediche. Cominciano così i ricongiungimenti familiari, che tanta importanza assumeranno negli anni successivi nel modificare le caratteristiche socio- demografiche della popolazione straniera presente in Italia. La legge regolamenta i rilasci, i rinnovi e le revoche dei permessi di soggiorno e decreta l’adesione dell’Italia alla Convenzione di Ginevra del 1951 riguardo allo status di rifugiato. Negli anni successivi vengono attuati vari interventi legislativi che non vanno però a modificare, se non in piccola parte, la legge n°39. Manca però ancora una normativa complessa che regoli la condizione giuridica dello straniero in Italia. Così, nel marzo 1998, è presentato al parlamento un disegno di legge che regoli l’immigrazione; questo disegno diventerà poi la legge n°40, detta anche “Turco-Napolitano”. Tale legge prevede la Grazia Giannetto Pag. 23 riunificazione della normativa sull’immigrazione in un Testo unico. Nel 1998 nasce così il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero in Italia che riunisce le disposizioni contenute nella legge 40/1998, nel Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza 773/1931, nella legge 943/1986 sui lavoratori extracomunitari e nella legge 335/1995 sulla Riforma del sistema previdenziale. Credo sia importante esaminare il Testo unico perché l’attuale legge in materia d’immigrazione, la legge n°189, detta anche legge Bossi-Fini, ne è solo una modificazione (anche se gli articoli modificati sono molto rilevanti). Solo conoscendo negli aspetti fondamentali il primo si potrà comprendere la normativa vigente. Innanzitutto è definito straniero qualsiasi cittadino di paesi non appartenenti Grazia Giannetto Pag. 24 all’Unione Europea e l’apolide, ossia la persona che nessun paese riconosce come proprio cittadino. A tutti gli stranieri, regolari e non, sono costituzionalmente riconosciuti i diritti della persona umana, ma tutti i restanti diritti e doveri sono, nel Testo Unico, rivolti esclusivamente agli stranieri regolarmente soggiornanti. Il permesso di ingresso in Italia del cittadino straniero è condizionato al possesso di un passaporto e di un visto di ingresso, rilasciato secondo l’Accordo di Schengen. In ogni caso per l’ottenimento del visto bisogna dimostrare la disponibilità di mezzi di sussistenza per il periodo di soggiorno in Italia. Il permesso di soggiorno è invece il documento che attesta la regolarità della presenza in Italia di un cittadino straniero. Esistono varie tipologie di permessi di soggiorno, che possono essere rilasciati per turismo, per studio, per lavoro subordinato e Grazia Giannetto Pag. 25 per lavoro autonomo, per inserimento lavorativo, per cure mediche e per motivi familiari. Ogni permesso di soggiorno ha una durata specifica che va da un minimo di tre mesi, per turismo o affari, ad un massimo di tre anni per lavoro dipendente o autonomo e per motivi familiari. Il permesso può essere poi rinnovato per una durata non superiore al doppio di quella stabilita al momento del rilascio. Il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno può essere rifiutato in mancanza dei requisiti per l’ingresso e il soggiorno in Italia. In tale caso il cittadino straniero ha quindici giorni di tempo per presentarsi alla frontiera e lasciare il territorio italiano. Esistono poi casi particolari che permettono il rilascio del permesso di soggiorno o il suo rinnovo anche in mancanza dei requisiti normali. Grazia Giannetto Pag. 26 Essendo il permesso di soggiorno solo temporaneo, esso può essere sostituito con la carta di soggiorno, che è un documento a tempo indeterminato. La carta di soggiorno può essere richiesta da un cittadino straniero per sé, per il coniuge (anche non lavorante) e per i figli minori conviventi se ha un permesso di soggiorno regolare da almeno cinque anni, se tale permesso consente un numero indeterminato di rinnovi e se possiede un reddito sufficiente per il sostentamento proprio e dei familiari. Date queste basi, vorrei soffermarmi solo su due aspetti della normativa riguardante l’immigrazione, ossia quelli più utili ai fini di questa ricerca: la regolamentazione dei ricongiungimenti familiari e dell’assistenza sanitaria. Il diritto a riacquistare e mantenere le proprie relazioni familiari è stato dichiarato diritto soggettivo dalla Corte Grazia Giannetto Pag. 27 Costituzionale; per questo l’ingresso per ricongiungimento familiare non rientra nelle quote annuali di ingresso stabilite dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Il ricongiungimento può essere richiesto da un cittadino straniero titolare di carta o permesso di soggiorno non inferiore a un anno per motivi di lavoro (ma non stagionale), per studio, per asilo o per motivi religiosi. L’ingresso è concesso al coniuge (non legalmente separato), ai figli minori a carico, sia di un solo coniuge sia nati fuori dal matrimonio, purché non coniugati o legalmente separati, ai minori adottati o affidati, ai genitori a carico e ai parenti entro il terzo grado a carico, inabili al lavoro. Chi presenta la domanda di ricongiungimento deve dimostrare di avere un reddito annuo derivante da fonte lecita pari almeno all’importo annuo dell’assegno sociale, Grazia Giannetto Pag. 28 cifra che aumenta all’aumentare dei familiari da ricongiungere. Bisogna inoltre dimostrare la disponibilità di un alloggio che abbia determinati requisiti di idoneità igienico - sanitaria. Una volta verificati i requisiti le autorità consolari italiane all’estero acquisiscono tutta la documentazione che provi i rapporti di parentela, matrimonio, minore età o inabilità al lavoro. Dopo ciò viene rilasciato il visto di ingresso per ricongiungimento familiare ai familiari del richiedente. Una volta entrato in Italia per motivi familiari il cittadino straniero deve richiedere il permesso di soggiorno entro otto giorni dall’ingresso. Il soggiorno per motivi familiari può essere inoltre richiesto da chi, essendo regolarmente soggiornante da almeno un anno, contrae matrimonio in Grazia Giannetto Pag. 29 Italia con un cittadino italiano, comunitario e straniero (se in possesso dei requisiti). Il permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare ha la stessa durata del permesso di soggiorno del familiare che ha chiesto il ricongiungimento ed è rinnovabile insieme a tale permesso. Con questo permesso si può svolgere un lavoro autonomo o subordinato e poi richiedere un nuovo permesso per l’attività svolta. Sono consentiti inoltre l’accesso al Servizio Sanitario Nazionale, l’iscrizione a corsi di studio e di formazione professionale e l’accesso ai servizi assistenziali. Per ciò che riguarda l’assistenza sanitaria tutti i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti devono obbligatoriamente essere iscritti al Servizio sanitario nazionale, a parità di trattamento con il cittadino Grazia Giannetto Pag. 30 italiano sia per il pagamento dei contributi sia per l’assistenza sanitaria erogata. Al cittadino straniero presente in Italia in posizione irregolare è garantito solo il diritto alle cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti per malattie e infortuni. Alla donna straniera irregolare è garantita la tutela sociale della gravidanza e della maternità a parità di trattamento con la donna italiana. Per tutta la durata della gravidanza e per i primi sei mesi dalla nascita del bambino, la donna e il marito convivente entrano infatti automaticamente in possesso di un permesso di soggiorno per cure mediche della durata dettata dalle prescrizioni mediche. Grazie alla Convenzione dei diritti del fanciullo è garantita la tutela della salute dei minori, gratuitamente se i soggetti sono privi di risorse economiche. Grazia Giannetto Pag. 31 La legge n°189 del 30 luglio 2002 ha modificato alcune parti molto importanti del Testo unico sull’immigrazione: in quanto segue illustrerò solo quelle che interessano le parti del Testo trattate sopra. Riguardo al permesso di soggiorno la modifica più importante concerne la sua durata: il rinnovo permette un nuovo permesso di una durata non superiore a quella stabilita inizialmente. L’ottenimento della carta di soggiorno è subordinata al fatto di essere soggiornanti sul territorio italiano da sei (e non più cinque) anni. La nuova legge limita le categorie di familiari per i quali si può chiedere il ricongiungimento ai soli figli minori e al coniuge. Inoltre è eliminata la possibilità di ricongiungere i parenti entro il terzo grado a carico, inabili al lavoro. E’ stata però aggiunta la possibilità di ricongiungere figli Grazia Giannetto Pag. 32 anche maggiorenni nel caso non possano oggettivamente provvedere al proprio sostentamento a causa dello stato di salute che comporti invalidità totale. Per ciò che riguarda invece la regolamentazione dell’accesso all’assistenza sanitaria la legge Bossi-Fini non ha comportato modificazioni, e resta perciò valido quanto stabilito dal Testo unico sull’immigrazione. 1.3 Le reti etniche tra solidarietà e reciprocità. Già nel 1994 Waldinger affermava: “in Italia si sono formate comunità occupazionali a base etnica, in cui la provenienza e l’occupazione tendono a legarsi strettamente.” Ciò avviene perché ricorrendo alla nota concettualizzazione di Granovetter, i legami forti per gli immigrati sono preponderanti, mentre i legami deboli che Grazia Giannetto Pag. 33 potrebbero aiutare a raggiungere altre destinazioni occupazionali sono assai tenui5. Il capitale sociale posto a loro disposizione da reticoli familiare, è utile per trovare lavoro all’interno delle loro nicchie colonizzate dal gruppo di appartenenza, ma inservibile per uscire dai confini professionali riservati agli immigrati. A tal proposito bisogna distinguere il capitale sociale di solidarietà dal capitale sociale di reciprocità. Il primo che si acquisisce all’interno della comunità di appartenenza, e che produce mutuo sostegno, è abbastanza cospicuo, mentre il secondo , derivante dai rapporti che si formano al di fuori del gruppo di appartenenza e utile per perseguire la mobilità sociale, è carente (Pizzorno 1999)6. 5 Per l’approfondimento di questo concetto rimando a Granovetter M. (1997), La forza dei legami deboli e altri saggi. 6 Circa il concetto di capitale sociale rimando a Pizzorno A. (1999), “Perché si paga il benzinaio. Nota per una teoria del capitale sociale”, in Stato e Mercato, n. 57. Grazia Giannetto Pag. 34 Per queste ragioni le reti etniche sono una combinazione di fragilità e di forza. Le funzioni svolte dalle reti etniche sono diverse e tutte rivolte verso un sostegno reciproco dei soggetti che ne fanno parte. Si percepisce così la necessità del mondo straniero di stringersi attorno a dei confini ben delimitati per difendersi dall’indifferenza di una società che non gli permette di crescere. Le reti etniche agiscono: nell’ambito dell’accoglienza logistica dei nuovi arrivati; nell’area della ricerca del lavoro in seguito a processi di sponsorizzazione e specializzazione etnica in determinati ambiti occupazionali7; e nell’ambito di procedure burocratiche ed esigenze quotidiane che gli immigrati affrontano, nel paese d’arrivo; 7 Per un approfondimento sull’argomento cito La discriminazione nel mercato del lavoro, Zanfrini L. (2000) Grazia Giannetto Pag. 35 infine, le reti etniche svolgono una funzione di sostegno emotivo e psicologico, sono il suolo del supporto amicale e della socializzazione. Per questa via aiutano a reggere lo stress della lontananza da casa, della solitudine, della difficoltà a comunicare (Maurizio Ambrosini 2003)8. Una volta spiegate le funzioni delle reti etniche all’interno della società italiana la mia analisi si vuole soffermare sull’inserimento delle donne immigrate, non solo in termini lavorativi, ma anche e soprattutto in termini di acquisizione della cittadinanza non tanto intesa in senso formale, ma sostanziale, vale a dire come possibilità di vedere soddisfatti i propri bisogni-diritti. Per l’analisi delle funzioni delle reti etniche, si vedano tra gli altri: Ambrosini (1999), “Percorsi migratori tra reti etniche, istituzioni e mercato del lavoro” di La Rosa e Zanfrini (2003). 8 Grazia Giannetto Pag. 36 CAPITOLO2 “DONNE STRANIERE E MATERNITA’.” 2.1 L’identità femminile: tradizione e modernità. Ogni persona che migra da un paese ad un altro deve elaborare un processo di cambiamento che le permetta di sostenere il conflitto della partenza e l’impatto con la società di arrivo. Si tratta di un processo di disorganizzazione e successiva riorganizzazione della propria identità. La sua importanza e difficoltà variano a seconda delle persone e dei diversi contesti di partenza e di arrivo. E’ tuttavia dimostrato che in alcuni casi lo stress psicologico dovuto all’abbandono del mondo noto e all’interiorizzazione forzata di valori altri possano portare a conseguenze patologiche, sia di tipo fisico sia psichico. Grazia Giannetto Pag. 37 Come si è già sottolineato, per le donne ad una trasformazione dell’identità soggettiva si lega anche la trasformazione del ruolo nella società e della diversa percezione della femminilità nel nuovo contesto sociale. Le donne immigrate devono quindi sviluppare delle forme di comportamento nuove, che non sono né quelle del paese di origine né quelle del paese di arrivo. Devono riuscire a reinterpretare il loro ruolo femminile e il loro ruolo nella famiglia cercando di coniugare i due modelli e di farli convivere. Le tensioni e le contraddizioni legate a questo processo di cambiamento sono molte: l’aspirazione è di mantenere allo stesso tempo la propria identità di donna, l’identità nazionale e al tempo stesso conseguire un certo grado di Grazia Giannetto Pag. 38 emancipazione. Identità e desideri che possono entrare in conflitto tra loro. In diversi studi sulle migrazioni femminili9, la maggior parte delle considerazioni riguardo all’esperienza di vita delle donne immigrate è descritta in termini di tradizione e modernità. Ciò comporta che alcune donne siano mostrate come reticenti al cambiamento, legate alle loro tradizioni; altre, invece, come maggiormente attratte dalla nuova vita moderna, attrazione che le condurrebbe ad abbandonare in toto la tradizione. Si tratta di una categorizzazione che non solo si trova negli studi sull’argomento, ma che fa parte anche del sentire comune riguardo alle donne straniere. 9 Per un’analisi consiglio Le mani invisibili. La vita e il lavoro delle donne immigrate, Ediesse Edizioni, 1994 Grazia Giannetto Pag. 39 Il processo attuato in questa situazione è di negoziazione, di continua mediazione tra un modello e l’altro. Non esiste un conflitto reale tra tradizione e integrazione proprio perché le donne si pongono come naturali mediatrici di possibili conflitti. Spesso riescono a modificare la tradizione senza perderla, ma facendola convivere con nuovi modelli di comportamento e nuovi ruoli assunti nel paese di immigrazione. Questa funzione di mediazione è svolta a più livelli: come moglie, nel tentativo di accedere ad un’autonomia necessaria per la donna ma nuova e potenzialmente pericolosa per l’uomo; come madre nell’educazione dei figli e nella loro cura, che quasi sempre trae ispirazione da modelli diversi che riescono tuttavia a convivere10. 10 Maternità, Schaffer,H.R. (1997) Grazia Giannetto Pag. 40 Questo processo di continua mediazione avviene dunque proprio nella quotidianità, dove le donne immigrate si adoperano per essere donne, mogli, madri in un contesto nuovo. La scoperta di una nuova vita quotidiana è necessaria perché è alla base di qualsiasi successivo inserimento in ambito lavorativo o sociale. Per una buona parte di queste donne, soprattutto se giunte nel paese di accoglienza con la famiglia, il luogo della nuova esistenza è privato; i valori dominanti che cercano di mantenere sono legati alla casa, al corpo (nutrirsi, abbigliarsi, curarsi, ecc.) e ai bambini. Grazia Giannetto Pag. 41 2.2 Gli effetti psicologici sociali e culturali della maternità nelle donne migranti. L'evoluzione sociale ha fatto sì che quelle componenti specifiche della donna che riguardano la sfera istintiva, oggi vengano sacrificate a favore della razionalizzazione che l'avvicinano maggiormente al mondo maschile, al fine di ottenere una maggiore integrazione socio-culturale. L'ambito in cui queste componenti vengono conservate è quello relativo alla funzione femminile della riproduzione. Questa realtà, spesso pone la donna di fronte a un conflitto che deriva dal contrasto tra natura e cultura. Che cosa significa? Significa che la gravidanza e il parto per poter raggiungere il proprio scopo, costringono la donna a regredire al servizio del corpo, questo però contrasta con il processo evolutivo dell'individuo. Grazia Giannetto Pag. 42 Fin dal momento del concepimento si verificano nella donna una serie di cambiamenti non solo esterni, ma soprattutto interni11. È a questo riguardo che la gravidanza può essere considerata oltre che una " fase di sviluppo", anche un'esperienza di "crisi". La crisi alla quale ci si riferisce riguarda la prima gravidanza, in quanto dopo aver dimostrato a sé e agli altri la capacità di dare alla luce un bambino, questa capacità viene inclusa nella struttura di personalità. 11 “Il parto: un evento biosociale” in AA.VV., Le culture del parto, Feltrinelli, Milano, 1985, pp. 3-12 Grazia Giannetto Pag. 43 Lo stato di confusione che a volte si prova durante la gravidanza, la riattivazione di dinamiche e fantasie che sono appartenute a fasi precedenti del proprio sviluppo, una quota di "patologia fisiologica" sono tratti che accomunano, anche se con caratteristiche diverse, la gravidanza all'adolescenza. Durante la pubertà l'adolescente si trova a confrontarsi con le proprie pulsioni, che a volte si presentano con una certa intensità e violenza, e rielaborare i conflitti ad esse connessi, per integrare le nuove esigenze psichiche e biologiche alla struttura di personalità. Questo processo trasformativo è accompagnato da una sorta di confusione relativa alla propria identità, che si deve riassestare e deve trovare un maggior senso di stabilità che determina l'impronta sulla quale l'individuo si baserà per affrontare le Grazia Giannetto Pag. 44 successive trasformazioni evolutive della vita. Il corpo che muta e di conseguenza anche il proprio ruolo provoca spesso una marcata instabilità emotiva. È questo il periodo in cui l'emotività e l'inconscio prendono il sopravvento, dando luogo a una sorta di "malessere fisiologico" che precede l'acquisizione di un nuovo equilibrio. È contemporaneamente una "fase evolutiva" e una "crisi mutativa" che impone una riorganizzazione delle esperienze precedenti. Qualcosa di simile accade anche durante i primi mesi di gravidanza, quando la donna deve mettere in relazione le fantasie con la realtà del feto che cresce in lei (se prima era un desiderio, una fantasia avere un figlio, ora è una realtà). Divenire madre presuppone un adeguamento della propria identità nel passaggio dal ruolo di figlia a quello di Grazia Giannetto Pag. 45 genitore. Questo processo, che inizia con la gravidanza e prosegue con la maternità, necessita di un riassestamento di tutte le componenti psichiche che si sono sviluppate durante le esperienze precedenti e che hanno caratterizzato la storia della donna. Per questo motivo la gravidanza viene definita da molti autori come un momento di crisi e confusione, in quanto la donna si trova a dover affrontare continui aggiustamenti che coinvolgono l'intera personalità, al fine di poter costruire un'immagine stabile di sé come madre, che prevede la capacità di strutturare uno spazio interno per il bambino e per la relazione con lui. È un processo che richiede l'integrazione di una nuova immagine di sé, attraverso nuove identificazioni, in particolare con la propria madre12. 12 Maternità, Schaffer, H.R. (1997) Grazia Giannetto Pag. 46 Divenire madre comporta innanzitutto confrontarsi emotivamente con la propria madre, a volte ponendosi nei suoi confronti in competizione per arrivare a prenderne il posto. La maternità sancisce la fine del ruolo esclusivo di figlia che diviene contemporaneamente genitore e figlia. Ciò può suscitare angosce di perdita, piuttosto che sentimenti di colpa connessi al desiderio di sostituirsi alla propria madre spodestandola, quindi simbolicamente uccidendola. Non dimentichiamo che l'attitudine materna, che è rappresentata dalla capacità di dare e di rendersi disponibile verso l'altro, dipende anche dal rapporto che si è avuto nell'infanzia con la propria madre e dalla sua disponibilità nei propri confronti. Grazia Giannetto Pag. 47 Durante i mesi di gestazione, soprattutto dal momento in cui si avvertono i primi movimenti fetali, è altrettanto importante l'identificazione con il feto e, successivamente con il neonato al fine di sviluppare la capacità di accogliere il bambino attraverso una progressiva ridistribuzione degli investimenti oggettuali e narcisistici. Ciò comporta una trasformazione del desiderio narcisistico di essere amata che subisce una metamorfosi, cioè viene trasferito dal "proprio Io" al "figlio". Questo permette la distinzione tra il desiderio di maternità e il desiderio di gravidanza. In quest'ultimo, a differenza del primo, dove prevale l'investimento sul bambino, vediamo manifestarsi soprattutto il bisogno narcisistico di provare a sé stessa che il proprio corpo funziona come quello della madre. Grazia Giannetto Pag. 48 Vivere questo mutamento psicologico al di fuori del proprio entourage familiare e sociale significa, per le donne migranti, scontrarsi con una nuova visione della maternità, che è propria dei paesi occidentali, e che si propone, il più delle volte, di sostituirsi a quella proveniente da culture differenti. Se l’esperienza della maternità segna il destino di tutte le donne a qualsiasi latitudine si trovino, per le migranti costituisce un evento ancor più cruciale in quanto coinvolge non solo il loro esser donne, ma anche il loro essere migranti13. La maternità evidenzia la condizione di fragilità, isolamento ed estraneità delle straniere rispetto al paese di arrivo. 13 Favaro G., “Diventare madri nella migrazione”, in Marginalità e società n°28, Milano,1994, pp. 87-110 Grazia Giannetto Pag. 49 Infatti se da un lato è forte il desiderio di ancoraggio agli schemi sociali propri della società occidentali, dall’altro l’essere madre richiama il desiderio di rifugiarsi dentro la cultura di origine, per difendersi da quelle pratiche sociali occidentali diverse che vanno in contrasto con quelle della cultura tradizionale. Quindi la donna migrante in gravidanza o con uno o più bambini piccoli, è costretta a vivere prevalentemente due condizioni: la condizione di ancoraggio, per la necessità di mettersi in contatto con la rete dei servizi socio-sanitari e scolastici, e attraverso di essi con medici, insegnanti, madri e altri bambini; e quella del confronto tra la propria realtà d’origine (in merito ai significati e alle pratiche della maternità, al valore e alle modalità della trasmissione culturale) e quella di destinazione. Quest’ultimo è un Grazia Giannetto Pag. 50 processo che avviene di continuo durante il periodo prenatale e post-natale e provoca una riformulazione del progetto migratorio, se questo era di breve o media durata, visto che il processo di socializzazione e scolarizzazione del bambino non può essere interrotto bruscamente con il ritorno in patria. Le prime divergenze culturali che le donne riscontrano riguardano il processo della medicalizzazione della gravidanza e del parto14. Se per alcune diventa motivo di rassicurazione (come nella maggior numero delle donne migranti), per altre costituisce motivo ulteriore di apprensione. 14 Cravero A., Il rapporto tra medico italiano e paziente straniero, L’Harmattan Italia, Torino, 2000 Grazia Giannetto Pag. 51 In Etiopia, nonostante vi sia la possibilità per le donne di sottoporsi a visite mediche durante la gravidanza, spesso e volentieri si partorisce in casa con l’aiuto di una awalat in italiano grande mamma, ovvero una levatrice, che si reca nell’abitazione della donna per aiutarla durante il parto. Se avessi partorito in Nigeria sarei stata come una regina (Bebi)15. Nei paesi africani è molto diffusa la pratica di cospargere d’olii, Sali e spezie il corpo della donna 20 giorni prima e 20 giorni dopo la nascita del bambino. Durante questi 40 giorni la donna viene preservata da qualsiasi lavoro, anche il meno faticoso. 15 Voci di donne migranti (2011), pag. 259, Claudia Carabini, Daniela De rosa, Cristina Zaremba. Grazia Giannetto Pag. 52 A differenza della donna-madre italiana che subito dopo una settimana da parto si attiva conciliando il tempo dedicato alle cure del bambino e quello dedicato ai lavori domestici. In Nigeria, come in Egitto e in tutti i paesi africani la donna, dopo il parto, deve riposare per ben due mesi in un posto speciale dell’abitazione, fatto proprio per lei. Le altre donne del villaggio si mobiliteranno per non far mancar cibo e assistenza alla madre e al figlio. Una stretta e solida rete di solidarietà che avvicina la donna ad una visione più naturale della maternità e meno medicalizzata. Per molte donne africane ancora molto legate alla cultura di origine il parto cesareo è solo un modo per velocizzare i tempi e smontare il decorso naturale della gravidanza. Mentre per le donne africane meno legate alle pratiche tradizionali, forse perché emigrate in Italia da piccole o Grazia Giannetto Pag. 53 durante il periodo adolescenziale, il parto cesareo risulte un metodo preventivo contro complicazioni legate al parto. Quest’ultime si sono infatti, ben ancorate agli schemi culturali della società occidentale integrando le proprie idee con quelle occidentalizzate. Le donne peruviane invece fanno notare delle differenze radicali relative al rapporto medico paziente. Per queste l’ambiente freddo che si respira negli ospedali italiani, non aiuta né le donne né i medici durante il parto. Le prime si sentono sole e abbandonate, gli ultimi vengono sempre più considerati, dalle prime, incompetenti professionalmente. Al mio paese fanno funzionare la testa anche se dicono che siamo del Terzo Mondo. Là i dottori con i pazienti hanno un contatto molto umano16. 16 Voci di donne migranti (2011), pag. 262, Claudia Carabini, Daniela De rosa, Cristina Zaremba. Grazia Giannetto Pag. 54 Anche le filippine fanno cenno alla pratica del riposo della puerpera. Nel loro paese ha la durata di un mese e non differisce molto da quella africana. Proprio perché espressione della cultura e strumento di trasmissione culturale, le pratiche di cura che si rivolgono alla coppia madre-bambino e al bambino in quanto tale sono molto diverse in relazione alla cultura di riferimento in un dato momento storico, nonché in connessione all’articolazione in subculture propria di ogni società stratificata (habitat urbano o rurale, élite di potere o classi povere, osservanti religiosi o laici ecc.). Gli etnopediatri classificano le pratiche di cura in due diverse tipologie: ad <<alto contatto>> e a <<basso contatto>>. Nel primo caso i bambini beneficiano di un contatto continuo con il corpo della madre o della donna (sorella, Grazia Giannetto Pag. 55 zia, nonna, ecc.) che ha cura di loro; nel secondo caso il contatto avviene in relazione a determinate funzioni (allattamento, coccole ecc.). Il primo modello è detto anche “contatto prossimale” ed è tipico delle società preindustriali. Questo implica la tecnica del baby-carrying (portare addosso il bambino) che consente una continua comunicazione tattile con la madre. È anche la tecnica tipica delle donne africane, come quelle ghanesi, le quali per tre mesi portano in braccio il bambino, dopo lo legano dietro le spalle con un telo grande e lo portano in giro. A tal proposito Barbara Rogoff (2003)16 sottolinea che i fanciulli appartenenti a culture simili a quella ghanese, 16 La natura culturale dello sviluppo (2003) Barbara Rogoff. Grazia Giannetto Pag. 56 acquisiscono in tempi maggiormente brevi la percezione del mondo esterno. Infatti, già dopo i 3 mesi, alternano il rapporto faccia a faccia con la madre con quello che imparano ad intrattenere con l’ambiente sociale. Il modello a basso contatto o “contatto distale” implica invece una separazione fisica tra madre e bambino, e un contatto quasi esclusivamente visivo e verbale. Ciò avviene nei casi in cui il bambino si trova sdraiato in una cullacarrozzina e la madre si limita a guardarlo e a parlargli. Nello Sri Lanka l’allattamento dura anche fino ai 3 anni alternando il latte naturale con il Mellin, e poi piano piano la madre inserisce nell’alimentazione del figlio frutta e verdura. Grazia Giannetto Pag. 57 Certamente la migrazione e la lontananza limitano le possibilità di trasmissione dei saperi e delle tradizioni da una generazione alla successiva, portando alla loro perdita o ad una loro trasformazione. Non va dimenticato che molte tradizioni, una volta trasformatesi, verranno trasmesse alle successive generazioni dando luogo a nuove forme culturali. L'aspetto determinante per la maggior parte delle donne è lo scarso adattamento a forme relazionali e sociali differenti da quelle vissute nel proprio paese. Ciò che più viene a mancare nel vivere la maternità è stata la presenza di un contesto familiare e sociale intenso e sempre presente. Si tratta di forme di socialità che queste persone stanno tentando di ricreare nel luogo dove hanno deciso di vivere anche se non sempre il contesto locale (leggi, spazi, tempi di vita) lo permette. Grazia Giannetto Pag. 58 Queste nuove forme relazionali, se trasmesse alle generazioni successive, potrebbero entrare a far parte di una nuova società italiana. 2.3Il rapporto con i servizi. Per una descrizione dettagliata del rapporto che le donne immigrate intrattengono con i servizi socio-sanitari messinesi, ho ritenuto utile riportare l’intervista che ho sottoposto alla dott.ssa Alfonsa Pizzo, Ginecologa del reparto di ostetricia del Policlinico di Messina, in occasione del decimo anniversario dell’ambulatorio dedicato alle donne straniere. “Le pazienti sono quelle donne pazienti, che pazientano dietro la porta di un ambulatorio. Il personale sanitario Grazia Giannetto Pag. 59 dell’ambulatorio è costituito da donne, due dottoresse, che possono percepire meglio i disturbi delle pazienti.”17 Le parole della dott.ssa Pizzo ci aiutano a comprendere lo spirito sul quale regge il lavoro dell’equipe medica da più di 10 anni. L’ambulatorio è aperto ogni mercoledì mattina, l’accesso è libero a tutte, e non sono previste visite per appuntamenti. L’ambulatorio opera in relazione con altre associazioni quali: l’Associazione 7000 di Volontariato e l’Associazione “Per te donna”. La prima gestisce un centro di consulenza familiare rivolto a famiglie straniere multiproblematiche, la seconda è nata nel 2002 per offrire sostegno psicologico 17 Jordan B., “L’autodiagnosi precoce in gravidanza: un’indagine sulla competenza non professionale” in Cacciari C., Pizzini F., La donna paziente. Modelli di interazione in ostetricia e ginecologia, ed. Unicopli, Milano, 1985a pp. 175-208 Grazia Giannetto Pag. 60 alle donne operate di tumore (in particolare: carcinoma alla mammella e carcinoma alla cervice uterina), e per promuovere e diffondere la cultura della prevenzione per una diagnosi precoce. Tale cooperazione è nata i seguito alla realizzazione, da parte dell’Associazione 7000, del progetto “Mille Mondi Per Crescere”. Il progetto sostiene situazioni a rischio di emarginazione e disagio relazionale con particolare riferimento al sostegno del rapporto madre-bambino. Rivolto alle donne straniere di recente immigrazione con difficoltà d’integrazione: esso mira a sostenere, in particolare, le gestanti , accompagnandole lungo il periodo di gravidanza e il primo anno di vita del nascituro. La dott.ssa Pizzo ha intrapreso, durante questi lunghi dieci anni di esperienza all’interno di un ambulatorio, un lavoro Grazia Giannetto Pag. 61 di analisi dello stato di salute delle donne straniere, del rapporto che esse hanno con i servizi, del loro modo di gestire la gravidanza e dell’approccio con il nuovo modo di vedere quest’ultima all’interno del contesto socio-sanitario italiano, e più in particolare messinese. Dalle sue analisi si evince che le differenze culturali incidono pesantemente anche sulla frequenza di sottoporsi a visite mediche durante il periodo pre-natale. Le cingalesi, ad esempio, provengono da un paese in cui il livello di istruzione delle donne è più o meno alto, di conseguenza hanno l’abitudine di sottoporsi a continue visite ostetriche (Pap-Test; funzionalità tiroidea: ormoni; ecografie ecc.). Il 51% delle donne straniere hanno inoltre espresso il loro consenso nei confronti del parto cesareo, poiché secondo loro è un modo efficace per prevenire le complicazioni Grazia Giannetto Pag. 62 legate al parto. La categoria etnica che presenta un numero maggiore di donne che si sottopongono al taglio cesareo è quella delle filippine, a causa della particolare conformazione genetica delle ossa del bacino. Inoltre le straniere tendono a partorire precocemente poiché la maggior parte di esse, assunte in nero e sottoposte spesso a continui ricatti e pressioni da parte del datore di lavoro, lavorano anche durante la gravidanza fino a quando, spiega la dott.ssa Pizzo, non si rompono le membrane, partorendo prima del previsto e mettendo in rischio la salute loro e del bambino. Tra il 2006 e il 2010 sono stati eseguiti 465 PapTest su donne straniere prevenendo alcuni casi di malattia dovuta al tumore al collo dell’utero. Quest’ultimo però risulta essere meno presente nelle straniere rispetto alle donne messinesi. Tale differenza è dovuta soprattutto a Grazia Giannetto Pag. 63 variabili comportamentali legate ai costumi (più monigerati nelle straniere rispetto alle italiane) e a stili di vita totalmente differenti. Una categoria a rischio è quella delle prostitute. La promiscuità sessuale, infatti, aumenta la e probabilità di comparsa del tumore all’utero, ed è una delle maggiori cause di trasmissione delle malattie infettive (epatite B, C), e del virus dell’AIDS (HIV). A tal proposito, in collaborazione con le associazioni sopra citate, l’ambulatorio si propone di svolgere interventi di prevenzione primaria e secondaria quali: la vaccinazione, per prevenire il carcinoma all’utero e l’epatite B (tutte malattie sessualmente trasmissibili); l’educazione sanitaria volta alla promozione di comportamenti positivi come l’uso del preservativo durante i rapporti sessuali, e l’azione di sottoporsi a continue visite mediche (mammografia, Grazia Giannetto Pag. 64 ecografia, pap-test, funzionalità tiroidea ecc.) almeno una volta l’anno dopo i 30 anni, e una volta ogni sei mesi per le donne dai 40 in su. Per mezzo del progetto “Mille Mondi Per Crescere” si è portata avanti una campagna di educazione sessuale svolta sia all’interno del consultorio familiare dell’Associazione 7000 di volontariato, sia all’interno dell’ambulatorio del Policlinico di Messina, coordinato dalla dott.ssa Pizzo. La campagna ha come obiettivo la riduzione del numero di aborti (particolarmente più elevato nelle donne straniere rispetto alle messinesi, e italiane in generale), e un aumento di gravidanze serene e responsabili. L’educazione all’uso dei contraccettivi, se per molte religioni, come per la religione Cattolica Cristiana, viene vista come strumento artificiale di controllo delle nascite, dal punto di vista Grazia Giannetto Pag. 65 medico è un ottimo mezzo per evitare gravidanze indesiderate. Infatti molte donne straniere sono meno informate riguardo alla contraccezione e usano l’aborto come metodo contraccettivo. L’elevato numero di aborti nelle donne straniere è dovuto anche e soprattutto ai ricatti lavorativi che subiscono dai datori nel momento in cui questi vengono a conoscenza dello stato interessante della donna. Di conseguenza scelgono di interrompere la gravidanza, una scelta obbligata, non libera e consapevole. Molte altre scelgono di abortire perché vivono nella paura di essere lasciate sole dal compagno e dalla famiglia in virtù di principi religiosi e schemi sociali appartenenti alla loro terra d’origine. La dott.ssa Pizzo ha rilevato durante questi anni solo pochissimi Grazia Giannetto casi di donne cinesi che si recano Pag. 66 all’ambulatorio, finendo per considerare la comunità cinese come una “comunità chiusa”. La mia esperienza come tirocinante assistente sociale all’interno del centro di consulenza familiare18 dell’ Associazione 7000 di Volontariato, mi ha portato a conoscere in particolare tre diverse etnie (marocchina, rumena e srilankese), e tre modi differenti di guardare al rapporto tra utente e servizi socio-assistenziali da parte delle tre donne straniere. Le donne marocchine presentano un ruolo più attivo all’interno della società e un alto livello di autonomia e di gestione del rapporto con i servizi sanitari, sociali e scolastici. 18 Madoni P., “Nuova utenza immigrata: un’occasione per ripensare i rapporto tra Consultorio Familiare e territorio”, intervento al Convegno Donne e famiglie immigrate, integrazione e nuovi modelli di assistenza, Milano, 30 maggio 2001 Grazia Giannetto Pag. 67 Ma presentano, tuttavia un enorme livello di riservatezza a causa del quale è difficile instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione. Questo può ottenersi solo dopo anni di continui confronti e colloqui. Come esse anche le donne rumene riescono autonomamente a far fronte alle loro condizioni di bisogno, ma a differenza delle prime sono pronte a collaborare, anche a causa della mentalità molto più aperta. La comunità srilankese invece è totalmente affacciata al confronto, all’integrazione, e presenta una struttura e una rete di servizi interna solida e capillare. Addirittura negli anni si è andata a formare una catena di solidarietà, interna alla comunità, nei confronti delle famiglie e delle donne srilankesi meno fortunate, prevedendo l’erogazione di interventi di sostegno familiare come la borsa alimentare, e Grazia Giannetto Pag. 68 di sostegno all’infanzia come la distribuzione di pannolini, latte in polvere e omogenizzati. Tuttavia, il consultorio resta, per le donne immigrate, un luogo a cui rivolgersi in situazioni di emergenza, una sorta di pronto soccorso per sole donne: contraccezione, gravidanza e interruzione volontaria di gravidanza sono le motivazioni principali che determinano l’accesso. A tal proposito le donne srilankesi si presentano sempre meno allo sportello di un consultorio familiare, poiché la loro radicata integrazione gli permette di giostrarsi in maniera autonoma all’interno della comunità messinese. I servizi materno-infantili messinesi sono stati, in generale, valutati molto positivamente dalle donne intervistate dalla dott.ssa A. Pizzo. Le gravidanze sono state seguite nei consultori familiari e negli ospedali più prossimi ai luoghi Grazia Giannetto Pag. 69 di domicilio. Nessuna ha mostrato di avere avuto problemi ad orientarsi all'interno del sistema sanitario italiano e, anzi, quasi tutte sono state soddisfatte dell'assistenza che è stata loro fornita. Un'altra caratteristica del sistema sanitario italiano che colpisce positivamente è l'accesso libero e gratuito durante tutto il decorso della gravidanza anche a persone prive del permesso di soggiorno. Per legge la maternità darebbe diritto anche ad un permesso di soggiorno per madre e figlio fino al compimento del sesto mese del bambino anche se non sempre questo è possibile a causa di altri problemi, per lo più legati all’abitazione. Spesso le case sono sovraffollate, oppure affittate senza un contratto legale e le donne hanno paura a dichiarare in questura il proprio Grazia Giannetto Pag. 70 domicilio che è necessario per l’ottenimento del permesso di soggiorno. Grazia Giannetto Pag. 71 3°CAPITOLO “LA DONNA GRAVIDANZA STRANIERA E TRA MUTAMENTI STERILITA’, LEGATI AL GENERE.” 3.1 Sterilità. Direttamente legata all’importanza della maternità c’è la questione della sterilità, che comporta l’impossibilità, per alcune donne, di conseguire l’obiettivo fondamentale di divenire madri. L’immagine che emerge è quella di un dramma non solo individuale, ma collettivo, che tocca non soltanto la vita della donna, ma anche quella di tutta la sua famiglia. Héritier (2000) nota che le credenze di cui la sterilità è oggetto dipendono in ogni gruppo umano da quell'insieme Grazia Giannetto Pag. 72 strutturato di rappresentazioni, credenze e simboli che ogni gruppo possiede. Il discorso sulle cause della sterilità esprime un forte legame tra il mondo naturale, il corpo individuale e la società ed è allo stesso tempo, come il discorso sulla maternità, un elemento rivelatore di una cultura.19 Per persone che, come le donne straniere, vedono nella maternità non solo la più grande gioia della vita, ma anche e soprattutto il miglior modo per acquisire considerazione e attenzione dagli altri, l’impossibilità di avere figli per motivi di salute sembra essere la peggiore catastrofe. Questo può portare ad una cattiva considerazione da parte degli altri membri della famiglia, in particolare della famiglia del marito, e alla perdita della loro stima e fiducia. 19 Francoise Héritier, Maschile e femminile. Il pensiero della differenza, Laterza, Bari 2000 Grazia Giannetto Pag. 73 Le sanzioni possono rivelarsi anche molto dure da accettare, perché per una donna che non riesce a mettere al mondo un figlio diventa difficile continuare a vivere nella sua famiglia o farsene una nuova. “E se tu non puoi avere bambini per qualche motivo tuo marito prende un'altra moglie per avere bambini. E’ che diventa difficile anche trovare un altro marito. Se sai che non puoi avere bambini è difficile che qualcuno ti sposi.” [Maritou, Senegal]20 Le rivelazioni sottolineano l’esistenza di meccanismi sociali che assicurano ad un uomo la sua discendenza e permettono la continuità della famiglia, e quindi del 20 Voci di donne migranti (2011), pag. 255, Claudia Carabini, Daniela De rosa, Cristina Zaremba. Grazia Giannetto Pag. 74 gruppo. Essi consentono, inoltre, di compensare e misconoscere la sterilità maschile. Tali meccanismi, d’altra parte, variano da società a società e si fondano, normalmente, sulla possibilità di separazione tra paternità biologica e paternità sociale. Un uomo che, biologicamente, non può avere una discendenza, può ottenerla tramite l'acquisizione di un figlio altrui (Héritier, 2000). Sima, proveniente dal Cameroun, descrive un meccanismo, utilizzato all’interno del suo gruppo di appartenenza (Betis), creato appositamente per evitare ad un uomo il matrimonio con una donna che non può avere figli e permettere ad un uomo che non può avere figli di acquisire una discendenza tramite il matrimonio con una donna che già ne ha: Grazia Giannetto Pag. 75 “No perché da noi i figli si fanno anche molto prima del matrimonio, proprio per dare prova che si è fertili, perché in Africa la discendenza è fondamentale. Giù ci si sposa in funzione della riproduzione, quindi quasi sempre i matrimoni celebrati sono con i figli già cresciuti, perché l'uomo prima di compiere un passo del genere deve essere sicuro di avere una donna fertile. Infatti da noi la convivenza è essenziale, mai due si sono sposati che vivevano ancora coi genitori. E se poi non ci si sposa i figli restano con la mamma, e diventeranno i figli di suo marito se poi si sposerà con un altro.” [Sima, Cameroun]21 21 Voci di donne migranti (2011), pag. 256, Claudia Carabini, Daniela De rosa, Cristina Zaremba. Grazia Giannetto Pag. 76 Si tratta di una forma di regolazione del matrimonio che fa in modo che esso non possa esistere in mancanza di prole. La donna sterile resta così, inevitabilmente, nubile per tutta la vita, magari tentando alcune convivenze ma senza mai contrarre matrimonio. Secondo la Héritier il rifiuto di riconoscere l'esistenza della sterilità maschile si ritrova in quasi tutti i gruppi umani perché, mentre la fertilità della donna è segnata da un inizio e da una fine evidenti, quella dell'uomo non è così direttamente osservabile. Ogni società ha tratto le medesime conclusioni dalla semplice osservazione della natura umana, creandone però simbologie e rappresentazioni differenti. Solo una persona ha descritto come la ricerca di soluzioni per curare la sterilità sia svolta Grazia Giannetto Pag. 77 contemporaneamente dall’uomo e dalla donna, poiché entrambi potrebbero esserne responsabili. Un aspetto importante della questione della sterilità riguarda la ricerca di soluzioni e cure. Alla ricerca di una cura si passa dall'uso di amuleti, erbe e gris-gris al tentativo di trovare una causa tramite esami medici, comportamenti che potrebbero sembrare poco compatibili all'interno di un medesimo percorso di cura. Questo perché ogni gruppo sociale tenta di trovare una soluzione per la sterilità che sia possibile all’interno della sua visione e rappresentazione del mondo. Dove però un gruppo è entrato o è tuttora in contatto con un altro le forme create dagli uni e dagli altri come palliativi alla sterilità si fondono, poiché cambia la forma ma non la sostanza. E’ caratteristica comune a molti gruppi l’esistenza di dispositivi atti a preservarne Grazia Giannetto Pag. 78 l’esistenza: la medicina occidentale può essere inclusa in tali meccanismi. Inoltre, nella maggioranza dei gruppi umani il legame sociale (e dunque la filiazione sociale) vince sul legame biologico, a condizione che il modo in cui si instaura tale legame sia approvato dalla società stessa. Nelle società italiane l’esempio migliore per questo è la pratica dell'adozione: un figlio adottato ha la stessa valenza di un figlio naturale, proprio perché il legame sociale diviene preminente rispetto a quello biologico (Héritier, 2000). Non stupisce il fatto che dispositivi legati alla medicina occidentale e dispositivi legati alla medicina tradizionale siano utilizzati contemporaneamente, poiché, benché in modi diversi, entrambi tentano di rispondere alla medesima Grazia Giannetto Pag. 79 necessità: trovare il nodo cruciale che non permette la nascita di un figlio e tentare di risolverlo. Trovare una soluzione sembra essere davvero fondamentale anche perché il fatto di non riuscire ad avere figli, anche dopo breve tempo dal matrimonio o dall’inizio della convivenza, sembra coinvolgere non solo la donna e suo marito ma anche le due famiglie e, in certi casi, altre persone che si potrebbero collocare nella sfera degli amici o dei vicini. Il ruolo da essi giocato non è semplicemente quello di osservatori, ma di coprotagonisti della vicenda su un piano quasi paritario con la donna e suo marito. Le modalità della partecipazione variano molto, a seconda dei paesi e del modo in cui, in essi, si affronta e si percepisce l’evento della nascita, ma anche nella forma più riservata essa si sente in maniera forte e chiara. Ciò mi permette di Grazia Giannetto Pag. 80 fare due osservazioni: la prima è l’esistenza di un forte controllo sociale della “comunità” sull’individuo. Un problema biologico, strettamente legato al corpo di uno o, al limite, due individui, diviene argomento di discussione e di preoccupazione per tutto il gruppo a cui essi appartengono. Il corpo dell’individuo22 è parte della comunità, e da essa viene controllato e gestito, in maniera che porti ad essa beneficio. Tale beneficio è un nuovo membro del gruppo che ne aumenta la grandezza e dunque la forza e ne permette così la sopravvivenza. I meccanismi e le strategie di ogni gruppo etnico sono volte a combattere la sterilità e/o la mortalità perinatale, non sarebbero dunque indice di un desiderio individuale di genitorialità, ma di un desiderio-bisogno collettivo di sopravvivenza. 22 Per un maggiore approfondimento del ruolo del corpo della donna a livello sociale propongo Martin E., The woman in the Body, Open University Press, Buckingham, 1993 Grazia Giannetto Pag. 81 La seconda riguarda l’esistenza di un legame estremamente stretto tra vita individuale e vita sociale. Raramente le donne straniere fatto riferimento soltanto a se stesse, ai propri vissuti o ai propri desideri. La partecipazione di sorelle, madri, mariti, amici, è sempre menzionata e gioca un ruolo spesso fondamentale. 3.2 Il gruppo femminile. Le modalità di concettualizzazione e gestione della nascita hanno, proprio perché si tratta di un evento bio-sociale23, legami molto stretti con la definizione di femminilità e con il ruolo che le donne in quanto procreatrici assumono all’interno di una società. Tali legami sono di dipendenza e influenza reciproca: 23 Oakley A., “Il parto: un evento biosociale” in AA.VV., Le culture del parto, Feltrinelli, Milano, 1985, pp. 3-12 Grazia Giannetto Pag. 82 il fatto che la gestione della nascita sia o meno lasciata nelle mani delle donne dipende dalla loro posizione nella società e dalla divisione dei ruoli di genere. La nascita inoltre può essere pensata come un evento naturale, che le donne sanno gestire perché riguarda il loro corpo, o come un evento straordinario da curare e controllare con altri mezzi. Spesso le donne riscontrano, rispetto al ruolo femminile nella gestione della maternità, delle differenze tra la loro società di origine e la società italiana. E’ importante, però, ricordare che la percezione di una differenza può dipendere dal fatto di trovarsi lontane dal contesto familiare; il ricordo dei ruoli di aiuto e assistenza assunti da persone affettivamente importanti può essere distorto dalla lontananza nel tempo e nello spazio. Tuttavia l’esistenza di tali differenze nella gestione della maternità potrebbe essere Grazia Giannetto Pag. 83 indicativa di un legame tra la gestione pratica del parto e un più ampio ordine sociale e quindi le istituzioni che esistono in una società e che variano al variare di essa. La prima osservazione riguarda la famiglia allargata in confronto a quella nucleare. Si tratta di una differenza, tra società africane e società italiana, che viene notata da quasi tutte le donne provenienti da paesi dell’Africa, e che sembrano trovare nella società italiana una forte mancanza di relazioni familiari e di solidarietà. L’analisi della società italiana che si estrae da queste concezioni, tuttavia, pare dipendere non tanto da un’osservazione della realtà oggettiva, quanto dal loro vissuto di donne immigrate spesso da sole o, al più, con la famiglia ristretta. Nella società italiana forse non è così Grazia Giannetto Pag. 84 diffusa la condizione di solitudine per le neo madri poiché esse hanno normalmente accanto a sé i propri familiari. La percezione di una tale differenza forse dipende più semplicemente dal fatto di vivere in una condizione particolare (quella di immigrazione) in cui la famiglia in senso lato è forzatamente lontana, e soprattutto in cui la figura materna può essere mitizzata a causa della lontananza. Sicuramente il passaggio che è avvenuto nella nostra società, da una tipologia di istituzione e di convivenza familiare ampia alla famiglia nucleare, ha influito enormemente sia sulle condizioni di vita in generale sia sulla tipologia di assistenza che viene fornita ad una donna in gravidanza e dopo la nascita del bambino. Con la medicalizzazione del parto ad essa è stata data una forma più impersonale, ma allo stesso tempo ad uguali condizioni Grazia Giannetto Pag. 85 per tutte le donne (Ranisio, 1996)24. Il tipo di assistenza (intesa non solo in senso fisico, ma anche in senso psicologico e morale) esistente può dunque dire molto sull’organizzazione di una società e sulle caratteristiche che essa assume rispetto ai rapporti tra gli individui. Le donne straniere parlando di maternità mettono subito l’accento sull’importanza dell’aspetto sociale. Questo forse dipende dal fatto che in Italia molte di loro abbiano sofferto particolarmente la solitudine, forse dal fatto che i contesti in cui sono vissute gli abbiano trasmesso l’uguale importanza dei due aspetti della nascita. Tale percezione dipende anche dal fatto che le persone “esperte” della nascita non appartengono ad una categoria ristretta di persone, 24 Ranisio G., Venire al mondo. Credenze, pratiche e rituali del parto, Meltemi Editore, Roma, 1996 Grazia Giannetto Pag. 86 come può essere una categoria professionale, ma sono, in generale, tutte le donne che hanno già avuto figli. Non sempre l’intero percorso della nascita, dalla gravidanza ai primi mesi del bambino, è seguito esclusivamente dalle parenti appartenenti al sesso femminile. Dalle parole delle donne straniere tuttavia affiora l’idea di un “sapere femminile”25, che persiste nonostante la medicina e che influenza notevolmente il modo di agire della futura (o neo) madre. Ciò che qui preme sottolineare è l’importanza della presenza di un gruppo di donne che fa da punto di riferimento per ogni esigenza e che spesso si sostituisce alla mamma nella cura del bambino. Il ruolo assunto dagli uomini e in particolare dal marito è passivo. 25 Sbisà M., “Parlando di parto. Vissuti e saperi nei discorsi delle donne”, in Sbisà M., Come sapere il parto. Storia, scenari, linguaggi, Rosenberg & Sellier, Torino, 1992, pp.185-237 Grazia Giannetto Pag. 87 Vi è una totale assenza della parte maschile della famiglia nella gestione pratica della maternità; la mamma e il neonato sono presi in carico dalle altre donne, anche perché gli uomini sono esclusi dalle conoscenze necessarie, che si tramandano di donna in donna. Questa esclusione degli uomini dalla scena del parto è strettamente legata al contesto dei paesi di origine. Altre posizioni emergono quando si affronta l’argomento della maternità in Italia, dove, almeno dal punto di vista delle donne, l’uomo assume un diverso ruolo nella nascita e nella crescita dei bambini. Tuttavia, il fatto che le donne abbiano il potere di decisione su tutto ciò che riguarda questo momento della vita è molto significativo, perché dà loro un ruolo fondamentale all’interno della società. Esso è spesso considerato meno appariscente di quello maschile, poiché è maschile il punto Grazia Giannetto Pag. 88 di vista da cui si osserva la divisione dei ruoli all’interno della società, ma forse è, nella sostanza, altrettanto importante. 3.3 Modificazioni dei ruoli di genere La prime modificazioni toccano i ruoli di genere. Le migrazioni hanno contribuito in modo sostanziale ai processi di mutamento che si possono dividere in tre gruppi: - Trasformazioni nei paesi di emigrazione - Trasformazioni soggettive nei paesi di immigrazione - Trasformazioni nelle società di arrivo I numerosi spostamenti individuali, se sommati tra loro, creano enormi trasformazioni collettive anche nei paesi di emigrazione. L'enfasi posta sull'immigrazione nel nostro Grazia Giannetto Pag. 89 paese ci fa spesso dimenticare che probabilmente il maggior cambiamento si è prodotto prima della partenza. L’antropologa mostra due fattori importanti che incidono direttamente sull’emigrazione femminile: l’aumento di autonomia delle donne e l’aggravamento delle crisi economiche, climatiche o sociali. Nel primo elemento rientrano le modificazioni che si stanno verificando per ciò che riguarda le relazioni coniugali e familiari, l’accesso delle donne alla formazione, alla politica, al lavoro26. Non bisogna pensare, infatti, che le società di emigrazione siano statiche, senza processi sociali di cambiamento in atto. Si tratta, invece, per lo più, di società dove processi e trasformazioni di ordine storico, 26 Grasso M., Donne senza confini, L’Harmattan Italia, Torino, 1994 Grazia Giannetto Pag. 90 geo-politico e sociale si stanno verificando da sempre, ma ultimamente, forse, con maggiore rapidità. Soprattutto si tratta di paesi e persone che sono, ormai da secoli, legati ai paesi europei da rapporti di forza e di subordinazione. Tali contatti e legami hanno chiaramente determinato trasformazioni importanti ad ogni livello della vita e delle istituzioni sociali. I cambiamenti coinvolgono anche i ruoli di genere e l’identità della donna che vanno lentamente trasformandosi, con ritmi diversi a seconda dei contesti. Il secondo gruppo di fattori potrebbe definirsi almeno in parte come la conseguenza di questi trasformazioni. In Africa, in particolare dopo il raggiungimento dell’indipendenza, molti paesi si sono trovati in situazioni di crisi che hanno assunto un carattere strutturale. Si tratta Grazia Giannetto Pag. 91 di contesti molto diversi tra loro, che non è possibile analizzare qui; tuttavia l’impoverimento, la mancanza di lavoro e di sostentamento e i conflitti permanenti hanno sicuramente un ruolo importante tra le cause delle emigrazioni (Ramírez 2000)27. Per ciò che concerne l’autonomia della donna, l’accettazione delle migrazioni individuali femminili è indizio di un grande mutamento, perché fino a poco tempo fa i movimenti migratori delle donne erano determinati solo da circostanze familiari e coniugali. L’emigrazione di una donna sola è indice di una forte emancipazione, poiché può rappresentare, in alcuni casi e in determinati contesti, una scelta non tradizionale. Il fatto che una donna sola scelga di emigrare comporta, ancora in molti casi, una rottura con la famiglia e con la 27 Ramírez Á., “Las fronteras del Mediterráneo: las mujeres marroquíes, las migraciones y el matrimonio”, Barcelona, 2000, pp. 181-198 Grazia Giannetto Pag. 92 tradizione; è una scelta che va contro la “normalità” ma che deriva da cambiamenti in atto, che permettono almeno di immaginare la possibilità della partenza. Dal momento in cui in un gruppo (famiglia, villaggio, società) una o più donne sceglieranno questa via, essa entrerà a far parte dell’insieme delle possibilità di vita tra cui scegliere per le altre. Nasce così una catena di trasformazioni causate dalla partenza anche di un solo membro del gruppo, a cui poi normalmente seguono altri (a formare la nota catena migratoria), che a loro volta inseriscono tra le possibili scelte di vita quella dello spostamento in un altro paese. Il rientro, anche se temporaneo, delle persone precedentemente emigrate, ha due effetti sostanziali sulla società di partenza: da una parte stimola gli altri a partire, dall’altra chi rientra porta con sé Grazia Giannetto Pag. 93 nuove forme culturali, che vanno così a modificare ulteriormente la realtà socio-culturale di origine. Da queste nuove forme socio-culturali nasceranno poi nuovi stimoli alla partenza, perché si sentirà la società di immigrazione come più vicina alla propria. Anche l’emigrazione maschile ha forti conseguenze sulla struttura della società. Si pensi solo agli effetti sulla struttura familiare: in mancanza delle figure adulte maschili, i più giovani e le donne acquisiscono ruoli più importanti per il sostentamento della comunità. Gli uomini si limitano ad inviare il denaro guadagnato all’estero e le donne si occupano della gestione di tutto il resto. Al momento del ritorno o del ricongiungimento la divisione del lavoro e della conduzione familiare non sarà più la stessa; andranno allora cercati nuovi modi di convivenza. Grazia Giannetto Pag. 94 Il secondo gruppo di trasformazioni consiste nelle modificazioni attuate dalle persone per adattarsi ai nuovi contesti di vita. I cambiamenti nei ruoli familiari e di genere sono fondamentali anche per capire come si strutturano le famiglie nel paese di immigrazione. Esse possono essere distinte tra famiglie ricongiunte e famiglie formatesi nel paese di immigrazione. La creazione di un nucleo familiare nel paese di immigrazione è forse invece più semplice perché coinvolge due persone che hanno già iniziato questo processo di riassestamento identitario singolarmente. In molti casi la donna deve acquisire una diversa forma di autonomia, che non consisterà più solo nel controllo della casa e di tutto ciò che le è legato, ma in un insieme di relazioni e di occupazioni esterne alle mura domestiche. Grazia Giannetto Pag. 95 L’autonomia economica da queste ricavate, le porrà in una posizione di maggior forza nei confronti del marito con il quale si verrà a creare una relazione differente. Grazia Giannetto Pag. 96 4° CAPITOLO PROGETTO “CRESCERE INSIEME” 4.1 Introduzione al progetto Alla luce di quanto riportato sopra trovo che sia utile per una studentessa di Scienze del Servizio Sociale tentare di risponder attraverso un progetto, ai bisogni delle utenti o di orientarle verso il luogo più adatto per soddisfare le loro esigenze. Un esempio di ciò sono i casi di gravidanza in condizioni di forte disagio abitativo, che ostacolano lo svolgimento della gravidanza e dove non ci sono le condizioni igienicosanitarie necessarie per la crescita di un neonato. In questi casi, ove vi sia richiesta della paziente, l’assistente sociale e la psicologa lavorano congiuntamente per trovare Grazia Giannetto Pag. 97 una sistemazione per la futura mamma e per il bambino in una comunità di accoglienza che sia idonea alle esigenze della donna. Si nota dunque l’importanza e l’attenzione che sono date a considerare come fonte di salute e di benessere maternoinfantile non la pura e semplice assenza di malattia o di disturbi fisici, ma una più generale condizione di vita che permetta tranquillità e serenità nell’affrontare il momento del parto e lo svezzamento. L’assistenza alla nascita non si percepisce come mera assistenza medica allo svolgimento fisiologico della gravidanza ma come un dispiegamento di forze e di competenze diverse per creare per la donna ed il bambino che deve nascere una situazione abitativa, familiare e psicologica positiva, nonostante la lontananza dal proprio ambiente familiare Grazia Giannetto Pag. 98 L’attività di tirocinio formativo del III anno che ho svolto presso l’Associazione 7000 di volontariato, sita in Via Monsignor Grano n°2, zona Provinciale, per una durata complessiva di 200 ore effettive, mi ha consentito di relazionarmi con la categoria sociale dello straniero e con i problemi e i fenomeni ad essa inerenti. L’esperienza formativa del III anno prevedeva una maggiore autonomia del tirocinante nello svolgimento di alcune delle funzioni proprie della professione, l’acquisizione di abilità e competenze organizzative e l’utilizzo di strumenti, quali il colloquio e la visita domiciliare, necessari per lo studio su uno o più casi. L’Associazione 7000 ha in atto un progetto che prevede sostegno e supporto a madri straniere, denominato “1000 mondi per crescere”, e pertanto ho potuto approcciare con Grazia Giannetto Pag. 99 tale tipologia di utenza e mi sono occupata in particolare di tre casi: una donna marocchina di 19 anni già madre e che richiedeva di essere supportata in un eventuale reinserimento scolastico; una famiglia Srilankese con una bambina appena nata che si trova in situazione di forte disagio economico e sociale; una famiglia rumena, composta da padre madre e 5 figli, in gravi condizioni economiche e sociali. Grazie alla mia attività sul campo ho potuto trarre gli elementi necessari per l’elaborazione di un progetto (previsto dal tirocinio formativo) a favore delle madri straniere, denominandolo, appunto, Crescere Insieme. 4.2 Analisi dei bisogni L’Associazione 7000 sita in Via Monsignor Grano a Messina, è inserita nel contesto sociale messinese della Grazia Giannetto Pag. 100 zona di Provinciale, dove si può evincere una notevole presenza di extra-comunitari di varie nazionalità e di madri straniere molto giovani. Naturalmente i “cittadini stranieri” hanno difficoltà totalmente diverse rispetto a quelle che possono avere i cittadini italiani, quali possono essere la lingua, l’integrazione, la conoscenza della normativa nazionale e regionale, e in particolare difficoltà inerenti l’accesso ai servizi. Questi disagi costituiscono un peso maggiore per le donne straniere in gravidanza, le quali sono costrette a sottomettere i propri valori, le proprie credenze, le proprie abitudini e i propri comportamenti, a valori, abitudini e modi di vedere la maternità nuovi e appartenenti al contesto sociale in cui si inseriscono. Inoltre, data la maggiore presenza nelle straniere di madri “giovani” aventi un’età inferiore a 25 anni, la società Grazia Giannetto Pag. 101 italiana, e in particolare quella messinese, deve far fronte a questioni quali: la dispersione scolastica (poiché vi è un numero consistente di ragazze madri), l’emarginazione sociale (le donne vengono tagliate fuori dal loro entourage familiare e da qualsiasi attività di tipo sociale), e la disoccupazione. A tal proposito è importante la messa a punto di un progetto che preveda una rete di interventi di prevenzione, oltre che di sostegno, volti ad ostacolare nuove situazioni di bisogno. 4.3 Descrizione del progetto Crescere Insieme Il progetto nasce con lo scopo di promuovere e mantenere l’integrazione sociale, scolastica e lavorativa delle madri straniere in età compresa tra i 14 e i 24 anni. È un progetto creato con lo scopo di realizzare un coordinamento tra vita sociale e vita familiare delle madri straniere. Nasce inoltre Grazia Giannetto Pag. 102 dall’esigenza di prevenire situazioni di bisogno che scaturiscono dal fenomeno di emarginazione da maternità precoce della donna straniera. Il progetto si articola in 3 fasi: prevenzione, sostegno e reintegrazione. Ogni fase prevede diverse modalità d’intervento ed è volta alla realizzazione di determinati obiettivi. Nella fase della prevenzione il progetto svilupperà una campagna di informazione volta alla riduzione del numero di aborti, per un progressivo aumento di gravidanze responsabili e consapevoli. Si : all’uso dei contraccettivi, per evitare gravidanze indesiderate, a continue visite mediche durante la gestazione, e a comportamenti positivi e prudenti, per una gravidanza serena e responsabile. Grazia Giannetto Pag. 103 Nella fase di sostegno le figure professionali coinvolte provvederanno a mettere in atto un sistema organizzato d’interventi assistenziali (progetto individualizzato), volto a sostenere la madre straniera sia durante la gestazione, sia dopo la nascita del bambino. Tale fase prevede la cooperazione tra utente e figure professionali, ed è volta alla cura della madre e del nascituro. Uno dei primi problemi che le donne incontrano rispetto alla gravidanza, al parto e alla cura dei figli, è il profondo senso di isolamento: infatti, sradicate dal loro entourage familiare e amicale, dai loro riferimenti culturali relativi alla maternità, le donne straniere si ritrovano spesso sole ed emarginate. La fase di reintegrazione della madre straniera nell’ambiente sociale e familiare, si propone di predisporre interventi che possano permettere alla donna di poter Grazia Giannetto Pag. 104 dedicarsi al meglio non solo alla vita familiare ma anche a quella sociale. Ricordiamo, inoltre, che è alta la percentuale di madri straniere con età inferiore a 20 anni, e molte di esse non hanno ancora finito gli studi. Per queste ultime, la fase di reintegrazione è necessaria per potere proseguire con la scuola e per potere socializzare con l’ambiente scolastico in questione. L’utente sarà informata, inoltre, dell’importanza di sottoporsi a continue visite mediche per valutare il proprio stato di salute e quello del bambino, e se vi è la necessità sarà accompagnata presso l’ambulatorio stesso. Le donne immigrate saranno assistite non solo nelle attività familiari, ma anche in quelle extra-familiari, per facilitare la loro integrazione all’interno della cultura e della vita sociale del nostro paese. Grazia Giannetto Pag. 105 Finalità Limitare la dispersione scolastica e l’abbandono degli studi, causato da gravidanze inaspettate in età precoce, specialmente nelle donne straniere, garantendo una maggiore informazione ed educazione sessuale all’interno delle scuole e supportando le madri straniere nella conciliazione tra attività familiari e attività di studio. Destinatari e modalità di accesso Donne straniere di età compresa tra i 14 e i 24 anni in stato di gravidanza o con un figlio che abbia fino ai 2 anni di età, che abbiano volontà di continuare gli studi. In seguito ad un colloquio con l’assistente sociale e la psicologa, saranno concordati con l’utente i giorni di visita domiciliare che saranno effettuati dapprima dall’assistente sociale accompagnata da 2 operatori e poi dai soli operatori. Grazia Giannetto Pag. 106 Altre destinatarie del servizio sono le ragazze straniere attraverso la collaborazione con le scuole, che verranno informate, attraverso una campagna di informazione riguardante l’educazione sessuale volta ad una sessualità responsabile. Obiettivi: • coordinamento tra vita sociale e vita familiare delle ragazzi madri; • diminuire la dispersione scolastica in seguito a gravidanze indesiderate; • eliminare lo stato di isolamento proprio del periodo pre-natale e post-natale; • favorire lo sviluppo socio-relazionale; • favorire l’autonomia; • facilitare l’accesso ai servizi territoriali; Grazia Giannetto Pag. 107 • aumento di gravidanze responsabili e consapevoli. Strategie: • supporto nel disbrigo pratiche • accompagnamento per visite mediche; • assistenza domiciliare; • sostegno genitoriale; • assistenza infantile; • assistenza socio-psicopedagogica; • coinvolgimento delle madri straniere nell’organizzazione di feste a tema; • partecipazione in attività di tipo sociale; • incremento della campagna informativa ed educazione sessuale. Grazia Giannetto Pag. 108 Metodologia Per garantire una maggiore integrazione della madre straniera all’interno della cultura e della vita sociale del nostro paese, è necessaria l’adozione del modello psicosociale. Tale modello garantisce l’autodeterminazione dell’individuo, che con il supporto dell’assistente sociale e altre figure professionali, riuscirà autonomamente a trovare una via per uscire dalla propria condizione di disagio sociale. Le strategie del coinvolgimento nell’organizzazione di feste a tema e della partecipazione verso qualsiasi attività di tipo sociale, nascono proprio dai principi che tale modello mostra. Figure Professionali coinvolte: • L’Assistente Sociale che ha il compito di mediare tra utente e istituzioni. Grazia Giannetto Pag. 109 • La pedagogista avrà il compito coordinare e programmare percorsi educativi, monitorando e valutando il lavoro svolto. • La psicologa avrà il compito di fornire un supporto psicologico attraverso colloqui. • L’Educatore per il supporto scolastico e genitoriale, ma anche per il supporto educativo nei confronti del minore. • Gli operatori e i volontari forniranno assistenza domiciliare, infantile e di accompagnamento. Strumenti: • colloqui di servizio sociale, • consulenza pedagogica • colloqui psicologici; • riunioni d’équipe; • visite domiciliari; Grazia Giannetto Pag. 110 • progetti individualizzati; • accompagnamento e trasporto; • Schede rilevazione dati, • cartelle utenti, • Materiale informativo; • Materiale didattico; • Materiale informatico. Tempi Il progetto prevede di seguire l’utente per un massimo di tre anni, concludendo gli interventi circa al compimento del II anno di età del bambino/a, e si articolerà nei seguenti tempi: Un anno volto al sostegno della madre nel periodo pre-parto (accompagnamento presso visite mediche, assistenza socio psicopedagogica e domiciliare, supporto scolastico); Grazia Giannetto Pag. 111 Dal 1° giorno di vita fino al 2° anno di vita sarà garantito sostegno durante il periodo post-parto (accompagnamento presso visite mediche e disbrigo pratiche, assistenza sociopsicopedagogica, domiciliare e infantile, coinvolgimento della madre in attività di tipo sociale); L’unica parte del progetto che non prevede tempi di conclusione è la fase preventiva, che si svilupperà in una continua campagna di informazione. Valutazione La valutazione verrà effettuata dai professionisti in riunioni di équipe dove l’analisi in itinere degli obiettivi raggiunti e di quelli ancora non raggiunti, permetterà di perfezionare e modificare in itinere l’andamento del progetto, attraverso la modifica delle strategie di intervento adottate. Grazia Giannetto Pag. 112 Inoltre per una valutazione finale complessiva del progetto sarà utilizzata in sintesi la tabella seguente: AZIONI OBIETTIVI STRUMENTI Campagna informativa Aumentare il grado di sessualità responsabile Materiale informativo CRITERI E PARAMETRI Grado di completezza delle informazioni questionari Grado di soddisfazione Livello di partecipazione Sostegno genitoriale Favorire l’integrazione sociale e la conciliazione tra attività familiari e attività di studio Progetti individualizzati Grado di soddisfazione Colloqui sociopedagogici Livello di integrazione Grado di efficienza delle attività svolte nel quotidiano Favorire l’integrazione all’interno della comunità INDICATORI N° di gravidanze interrotte e N° di gravidanze indesiderate in donne straniere con età compresa tra i 14 e 24 anni N° studenti coinvolti N° incontri effettuati N° di attività di tipo sociale svolte dall’utente N° e qualità delle relazioni sociali N° di colloqui effettuati Grado di autonomia e responsabilità dell’utente Grado di fiducia e collaborazione con gli operatori sociali Assistenza infantile Garantire un’assistenza infantile continua Progetti individualizzati Grado di soddisfazione Interventi Pedagogici Grado di fiducia e N° di visite collaborazione effettuate con gli operatori sociali N° di minori Materiale Grazia Giannetto N° di prestazioni effettuate Pag. 113 educativo e ludico, giochi didattici. Realizzazione di attività di tipo sociale Garantire una maggiore integrazione sociale e culturale della donna assistiti N° e qualità delle relazioni sociali Materiale informativo Grado di soddisfazione N° di attività svolte Scenografia, microfoni, costumi, copioni (per attività teatrali). Livello di partecipazione N° di partecipanti Grado di efficienza delle capacità di Tradizioni e piatti integrazione tipici proposti raggiunte dall’utente straniero (per cene a tema) Grazia Giannetto Pag. 114 CONCLUSIONI Pensare alla condizione della donna straniera in Italia, e in particolare all’interno di ogni nostro contesto cittadino, significa volgere lo sguardo al futuro. Se pensiamo che il 51% degli stranieri in Italia sono donne e 15 nascite su 100 avvenute nel nostro paese sono scrivibili a madri straniere che spesso non sanno dove e a chi rivolgersi appare ancora più evidente che le strutture sanitarie del nostro Paese debbano essere pronte a rispondere ai bisogni di questa fascia di persone, colmandone le fragilità e le paure, lavorando alla corretta integrazione di esse a tutti i livelli della società civile nel pieno rispetto delle loro diversità culturali e religiose. Grazia Giannetto Pag. 115 Oltre il 51% della popolazione immigrata in Italia sono donne – ha spiegato Salvatore Geraci, Direttore Area Sanità CARITAS - una presenza eterogenea per provenienza e per progetto migratorio. E queste donne sono una popolazione generalmente sana ma resa fragile da una serie di fattori di rischio legati al loro inserimento sociale, all’accessibilità ai servizi, ai processi di integrazione ed inserimento ancora incerti e vischiosi e sempre più diversificati in ambito territoriale, a dinamiche familiari transnazionali non adeguatamente gestite. Eppure queste donne contribuiscono notevolmente al presente del nostro paese (sono quasi il 45% dei lavoratori stranieri, ma il 51% dei nuovi assunti; gestiscono di fatto parte significativa del welfare) e stanno costruendo il nostro futuro (94.000 nascite da madri straniere nel 2009, erano meno di 30.000 10 anni fa): i Grazia Giannetto Pag. 116 minori stranieri sono il 22% dell’intera popolazione non italiana. Sicurezza, integrazione, crescita sociale ed economica, non possono che coniugarsi con la valorizzazione di questa presenza capillare e spesso silenziosa, ed anche la sanità deve fare la sua parte con processi inclusivi e di reale empowerment. Per quel che riguarda lo straniero, esso è inserito ai margini della società in seguito a stereotipi e pregiudizi che lo etichettano, spesso, come stupratore, assassino, ladro ecc.., ma l’esperienza mi insegna che un uomo e una donna straniera sono fonte di ricchezza, perché rappresentano il nuovo, l’altro, quello che noi non siamo, e che in alcuni casi dovremmo imparare ad essere. Forse abbiamo paura proprio della diversità che loro presentano ai nostri occhi, e forse è proprio tale paura che ci spinge ad emarginarli. Grazia Giannetto Pag. 117 Il mio modestissimo pensiero vuole rivolgersi ad un mondo nuovo, che anche se oggi è caratterizzato da ambiguità, contraddizioni, negazioni, e da una staticità sociale, in futuro potrebbe rappresentare fonte di ricchezza etica e sociale. Tante altre cose dovrebbero cambiare. A cominciare dalla mentalità ancora diffusa negli italiani, di considerare le donne immigrate solo come una categoria caratterizzata da un ritardo sociale ben notevole. Senza considerare che alcune di loro sono laureate. Queste infatti non trovando prospettive occupazionali nel loro paese vengono qui, per poi essere posizionate ai margini della società, ed etichettate come colf, badanti, accompagnatrici, prostitute ecc.. Grazia Giannetto Pag. 118 Spesso la presenza straniera viene considerata una delle maggiori cause della disoccupazione giovanile in Italia, in quanto, secondo alcuni, gli immigrati sfilerebbero posti lavorativi agli italiani. Ma ciò che non è facile pensare è l’abbandono dei settori lavorativi occupati dagli stranieri da parte proprio degli italiani, orientati sempre più verso il lavoro pubblico. È di fondamentale importanza la realizzazione di un sistema vigile di interventi che possano assicurare la pacifica convivenza tra i cittadini di diverse nazionalità. Sarà positiva inoltre la collaborazione tra gli attori sociali del terzo settore per lo sviluppo di programmi preventivi, educativi e linguistici per promuovere e mantenere l’integrazione sociale e lavorativa delle donne immigrate, perno centrale delle famiglie straniere. Investire si di esse Grazia Giannetto Pag. 119 significa investire sul futuro. Un investimento che non potrà essere altro che fruttifero. Grazia Giannetto Pag. 120 BIBLIOGRAFIA “Voci di donne migranti” a cura di Claudia Carabini, Dina De Rosa, Cristina Zaremba. 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