APPROFONDIMENTO Come è fatto GLI STRUMENTI PROTAGONISTI Nella storia della musica occidentale degli ultimi secoli due sono gli strumenti che si sono affermati e per i quali i compositori hanno scritto moltissima musica: il violino e il pianoforte. Essi sono diventati nel tempo i principali strumenti solisti, ma anche i veri protagonisti della musica da camera e sinfonica. Il violino è lungo circa 60 cm ed è costituito da un manico liscio (cioè senza segni dei tasti) che si inserisce nella cassa armonica. Ha quattro corde comunemente di metallo accordate ad intervalli di quinta (Sol2, Re3, La3 e Mi4) e tese sopra un ponticello arcuato che ha due funzioni: quella di mantenere le corde in una posizione che permette all’archetto di toccarne una sola e quella di trasmettere le vibrazioni sonore alla cassa armonica che le amplifica. Le corde sono assicurate, in cima al manico, ai piroli inseriti nella cavigliera che solitamente termina con un ricciolo, e, sulla cassa, alla cordiera. IL VIOLINO Il violino è il più piccolo nella famiglia degli strumenti a corde ed ha l’estensione più acuta. Le partiture per violino utilizzano la chiave di Sol, detta per questo anche chiave di violino. Dall’epoca barocca, il violino è stato uno degli strumenti musicali più importanti: agile, emerge sugli altri strumenti e il suo virtuosismo (che ha rivali solo in quello del pianoforte) affascina il pubblico. Il repertorio per violino spazia dalla musica da camera a quella sinfonica, dalla musica da concerto alle sonate solistiche. Strumento estremamente duttile, trova spazio da sempre anche nella musica leggera e in quella popolare. Chi suona il violino è chiamato violinista, mentre chi costruisce e ripara gli strumenti a corde è definito liutaio. piroli voluta cavigliere sol re manico tavola armonica fasce mi la fasce tavola bottone fasce ponticello barra di sostegno anima tavola (faccia interna) fasce fondo APPROFONDIMENTO Generalmente, la cassa del violino è in abete rosso, leggero e resistente. La parte posteriore, le coste (cioè i fianchi), il manico, la paletta, il riccio e il ponticello sono in legno duro, di solito acero. La tastiera è in ebano. Il tipo di legno, il suo spessore, la sua stagionatura, la sua verniciatura e le sue proprietà fisiche influiscono grandemente sul suono prodotto dal violino. Esso viene generato tramite lo sfregamento sulle corde dei crini di cavallo tesi sull’archetto. Tali crini sono periodicamente trattati con pece o colofonio che li rendono ruvidi e quindi in grado di provocare l’attrito necessario a mettere in vibrazione le corde. Oltre che attraverso lo sfregamento delle corde con l’archetto, in particolari casi il violino può essere suonato anche pizzicando la corda con le dita della mano destra. I violini nell’orchestra e nella musica da camera I violini costituiscono una sezione fondamentale dell’orchestra sinfonica, e vengono normalmente suddivisi in due gruppi: primi e secondi violini. I compositori spesso assegnano la linea del canto (che è anche la parte tecnicamente più difficile) ai violini primi, mentre i violini secondi normalmente suonano una parte secondaria. Nel quartetto d’archi, al primo e al secondo violino sono affiancati viola e violoncello. Esiste infine una ricca letteratura per violino e altri strumenti (in particolare pianoforte) e per violino solo (ad esempio i Capricci di Paganini). Il violino nella musica popolare e leggera Oltre che in ambito classico, il violino è usato anche nella musica popolare e in quella leggera. Più raramente, nel rock e nel jazz che comunque hanno visto grandi virtuosi di questo strumento. I violini: storia di una famiglia di strumenti Oggi la musica occidentale ha ridotto a quattro gli strumenti ad arco (violino, viola, violoncello e contrabbasso), ma molti sono stati i loro progenitori. Nel Medioevo possiamo ricordare la lira (da non confondere con l’omonimo strumento a pizzico dell’antichità). In epoca rinascimentale troviamo invece la ‘viola’, termine generico che designava una grande famiglia di strumenti, diversi per dimensioni e sonorità, suddivisa in due grandi sottofamiglie: quella delle ‘viole da gamba’ (appoggiate a terra oppure strette fra le ginocchia), e quella delle ‘viole da braccio’ (tenute appunto sul braccio). Il violino è proprio la più piccola delle ‘viole da braccio’. Solo all’inizio del Seicento Gaspare Bertolotti Il laboratorio di un liutaio. APPROFONDIMENTO da Salò iniziò a costruire strumenti corrispondenti a quello moderno, con le quattro corde (invece di 5 o 6 come nelle viole antiche) e accordato per quinte. Il violino si perfezionò con la famiglia di liutai cremonesi Amati nel corso del Seicento, e poi con Stradivari e Guarneri all’inizio del Settecento. Eccellenti liutai operano anche oggi, ma gli strumenti antichi possiedono un fascino speciale, molto apprezzato dagli esecutori e il loro valore aumenta continuamente. Pertanto, gli esemplari migliori sono posseduti e custoditi gelosamente dai violinisti, oppure conservati in musei o collezioni. In ogni generazione poi, a partire dall’epoca di Corelli e Vivaldi, vi sono stati grandi violinisti: ricordiamo tra essi Paganini,Ysaye, Kreisler, Elman, Heifetz, Milstein e Ojstrach. GUIDA Un prezioso violino Guarneri (1698-1744). A L L’ ASCOLTO N Paganini: Ventiquattro capricci per violino solo: Capriccio n Nicolò Paganini fu primo grande virtuoso in senso moderno, strabiliante, in grado di stupire le folle con la sua bravura e con i sui effetti. Per questo divenne un vero e proprio mito. La musica per violino solo non era una novità e la parola ‘capriccio’ in epoca barocca indicava un esercizio per imparare un determinato modello tecnico o una pagina quasi improvvisata dove l’esecutore esprimeva la sua assoluta libertà. I Ventiquattro capricci (pubblicati da Paganini come op.1 nel 1830) sono un insieme di queste due concezioni, perché se nella sostanza affrontano in maniera assolutamente nuova e difficilissima tutti i problemi tecnici del violino all’inizio dell’Ottocento, all’ascolto si pongono come modelli di libertà esecutiva, quasi che la musica non sia scritta, ma esca come improvvisata dalle mani del virtuoso. In particolare l’ultimo è un tema con variazioni, cioè una composizione dove una melodia viene variata tante volte in maniera sempre più difficile. Noi ascoltiamo solo il tema che ha proprio un carattere libero e fantasioso. Accardo esegue queste battute con calma e rigore, quasi a volere sottolineare il contrasto con le successive variazioni. Perlman accentua invece il carattere libero e fantasioso di questa parte, mentre Midori, con animo tutto femminile, ne sottolinea il carattere espressivo. Salvatore Accardo Nato a Torino nel 1941, vince già giovanissimo i più prestigiosi concorsi internazionali e poi inizia una carriera che lo porta in Europa e in America. Non si dedica solo al concertismo solistico e alla musica da camera (di cui contribuisce al rinnovamento del repertorio chiedendo nuove opere ai compositori contemporanei), ma anche alla didattica, per potere tramandare ai giovani tutta la sua esperienza. Ha anche una attività di direttore d’orchestra. Il suo stile si distingue per il rigore, la perfezione e la classicità. Itzhak Perlman Isareliano, nato nel 1945, la poliomielite contratta a quattro anni non gli ha impedito di esprimere il suo talento col violino. APPROFONDIMENTO Un violino Stradivari (1644-1737). Si è perfezionato prima in Russia e poi negli Stati Uniti coi più grandi violinisti viventi; poi ha iniziato a esibirsi nelle sale da concerto più importanti, coi direttori più noti e nei pezzi più famosi del repertorio solistico e con orchestra. Il suo stile, accanto alla perfezione esprime una libertà e una fantasia che sembrano portare dentro di sé la carica dei grandi violinisti della tradizione romantica. Midori (Goto Mi Dori) Giovane violinista giapponese (è nata nel 1971) ha studiato nel suo paese e poi negli Stati Uniti. La sua carriera si è sviluppata rapidamente dal 1990, ed è ormai solista riconosciuta nel mondo. È anche laureata in psicologia e molto dedica della sua attività all’insegnamento ai bambini. Nel suo stile il virtuosismo è messo in secondo piano, quasi ‘dato per scontato’, mentre ciò che conta è l’espressività e la musica. RIFLETTIAMO INSIEME 1) Quali suoni producono le quattro corde del violino? ❑ Mi, La, Re e Sol. ❑ Sol, Re, La e Mi. ❑ Si, Mi, Sol e Re. ❑ Fa, Do, Sol e Re. 2) Come viene generato il suono in uno strumento ad arco? ❑ Attraverso il pizzicato delle dita dell’esecutore. ❑ Tramite lo sfregamento sulle corde dei crini di cavallo tesi sull’archetto. ❑ Pizzicando le corde per mezzo di un plettro. 3) Chi per primo iniziò a costruire strumenti corrispondenti a quelli moderni? ❑ Antonio Stradivari da Cremona. ❑ Giuseppe Guarneri detto del Gesù. ❑ Andrea Amati da Cremona. ❑ Gaspare Bertolotti da Salò. 4) Come veniva considerato Paganini nel suo tempo? ❑ Un bravo violinista. ❑ Un mediocre violinista. ❑ Un mito. ❑ Un ottimo compositore di musica per violino. 5) Chi dei tre esecutori risulta essere, secondo te, maggiormente espressivo? ❑ Accardo. ❑ Perlman. ❑ Midori. Vero o Falso? 1) Il violino è il più piccolo nella famiglia degli strumenti a corde. 2) Chi costruisce e ripara gli strumenti a corde è definito violinista. 3) Generalmente, la cassa del violino è in abete rosso, leggero e resistente. 4) I crini dell’arco sono periodicamente trattati con pece o colofonio. 5) In orchestra i violini vengono generalmente divisi in primi e secondi. 6) I violini moderni sono sempre migliori rispetto a quelli antichi. 7) Paganini fu il primo grande virtuoso in senso moderno. 8) I Capricci sono stati scritti da Paganini nei primi anni del Novecento. V F ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ APPROFONDIMENTO IL PIANOFORTE Le parti del pianoforte Il pianoforte è costituito da cinque parti principali: • la cassa (o tavola armonica) • la struttura portante ed il rivestimento esterno • il blocco tastiera/meccanica • la cordiera • i pedali Il pianoforte è uno strumento musicale in grado di produrre un suono grazie alla percussione delle corde per mezzo di martelletti azionati da una tastiera. Fa parte, quindi, dei cordofoni a corde percosse. Il nome L’origine della parola è italiana. Quando nacque, a inizio Settecento, lo strumento si chiamava “fortepiano”: e anche in questo caso il nome si riferisce alla possibilità dell’esecutore di determinare il volume del suono, cioè di suonare le note più o meno forte. Usando maggiore o minore forza sui tasti, il musicista può infatti aumentare la pressione sulle corde e determinare l’effetto che intende realizzare. L’esecutore di musica al pianoforte si chiama pianista. Uno splendido pianoforte a coda, costruito tra il 1820 e il 1830 dal tedesco Jakob Veimes (1767-1830). Come si vede, presenta parti decorative particolarmente accurate: quasi un’opera d’arte. APPROFONDIMENTO Come è fatto Vi sono due tipi di pianoforte, a coda e verticale, diversi nella forma della cassa e della meccanica: nel primo la cassa è orizzontale e a forma d’arpa, nel secondo è verticale, di forma rettangolare. Dotato di tastiera e di corde, il pianoforte è simile ai più antichi clavicordo e clavicembalo, da cui deriva, ma differisce nel meccanismo di produzione del suono. Nel pianoforte infatti, le corde vengono colpite da martelletti che subito rimbalzano indietro; in questo modo le corde vibrano liberamente, fino a quando il pianista non rilascia il tasto, provocando l’intervento dello smorzatore. I tasti sono 88: 52 bianchi e 36 neri (questi ultimi a gruppi di due o di tre, alternati comunque a tasti bianchi). Il Do è il tasto bianco situato prima di ogni successione di due tasti neri. I pedali sono leve poste sotto lo strumento in basso, al centro, e vengono azionati con i piedi. A seconda del costruttore e dell’epoca di costruzione, sono due o tre e hanno la funzione (quello di destra) di alterare il suono in vario modo, per legare i suoni grazie una sorta di alone timbrico e armonico, oppure (quello di sinistra, chiamato anche sordina) per ridurre il suono. Pianoforte del 1805. corde leggio per lo spartito tastiera pedali coda APPROFONDIMENTO Storia L’invenzione del pianoforte viene attribuita all’italiano Bartolomeo Cristofori, che nel 1711 volle creare un clavicembalo che avesse il suono controllabile dall’esecutore. Lo strumento inizialmente non ebbe molto successo in Italia ma venne ripreso in Germania da Silbermann, che ne costruì una copia esatta, sottoponendola a diversi musicisti, tra cui Bach. Nel corso dell’Ottocento il pianoforte si diffuse in tutta Europa. Divenne, insieme al violino, lo strumento preferito dai musicisti, che composero per esso moltissima musica. I grandi pianisti divennero presto vere e proprie star, applaudite e seguite con passione. Molti di essi, da Beethoven a Brahms, da Chopin a Liszt, furono anche straordinari compositori di musica per pianoforte. La diffusione dello strumento fu favorita anche dal suo uso ‘sociale’: il pianoforte era infatti presente in tutte le case nobili o altoborghesi, dove la musica veniva praticata dalle giovani come momento essenziale dell’educazione generale. Nell’insegnamento musicale si è affermato come lo strumento di base, dal quale poi passare a ogni altro. GUIDA A L L’ ASCOLTO F Chopin: Dodici studi op per pianoforte Studio n Lo studio è un esercizio attraverso il quale l’allievo può apprendere tutti i segreti della tecnica e dell’espressione musicale. Così anche Chopin, all’inizio della carriera, compone una raccolta di Studi (op. 10, nel 1830) per fornire agli interpreti gli strumenti tecnici più adatti ad eseguire le sue musiche. Ciascuno degli studi affronta, come nella migliore tradizione, un problema particolare della tecnica pianistica. Tuttavia essi superano il fine tecnico perché sono brani di grande livello musicale e artistico. Ne è un esempio lo Studio n. 3 che in particolare vuole abituare l’esecutore alla cantabilità. Tuttavia vediamo come tre interpreti, distanti nel tempo e di cultura differente, abbiano affrontato il problema dell’espressività. Se Cortot sottolinea la melodia, Backhaus predilige il rigore tecnico e ritmico, senza concedersi libertà e Pollini, assai più modernamente, lascia che la parte melodica emerga da sola mettendo invece in risalto tutte le parti che polifonicamente costituiscono l’accompagnamento. Alfred Cortot Pianista francese nato nel 1877 e morto nel 1962, aveva studiato con un allievo di Chopin e quindi poté avere di prima mano informazioni sullo stile del grande pianista polacco. Dopo avere vinto i più importanti concorsi internazionali cominciò ad interpretare Chopin, rivoluzionando completamente l’esecuzione di una musica che aveva risentito del gusto decadente. Egli invece ne riscoprì il valore eroico e la perfezione di scrittura. APPROFONDIMENTO Wilhelm Backhaus Nato nel 1884 e morto nel 1969, il suo repertorio spaziava da Bach al Novecento, con una particolare predilezione per gli autori tedeschi (soprattutto Beethoven) di cui propose una nuova visione musicale. Egli era infatti nemico degli eccessi del romanticismo che spesso facevano travisare il vero significato delle composizioni. Così anche in Chopin la sua esecuzione, pur orientata verso il sentimentalismo, non supera mai la moderazione espressiva. Maurizio Pollini Nato a Milano nel 1942, Pollini ha iniziato la propria carriera vincendo nel 1960 il celebre concorso internazionale “Chopin” di Varsavia. Il suo amore per la musica contemporanea (molti sono i compositori che scrivono musica per lui) influenza anche la sua interpretazione della musica del Polacco: Pollini è riuscito infatti a togliere dalla musica di Chopin le incrostazioni del tempo, mostrandone la modernità e facendone capire la grandezza. RIFLETTIAMO INSIEME 1) Quale forma presenta la cassa di un pianoforte a coda? ❑ La forma ad “elle”. ❑ La forma d’arpa. ❑ La forma di un’ala di uccello. ❑ La classica forma a pera. 2) Il pianoforte creato in Italia fu ripreso in un altro paese europeo. Quale? ❑ La Francia. ❑ La Russia. ❑ La Germania. ❑ L’Austria. 3) Quale funzione svolge il pianoforte nell’ambito dell’insegnamento musicale? ❑ È uno strumento di base. ❑ È propedeutico per tutti gli altri strumenti. ❑ Serve per l’accompagnamento del canto. ❑ È del tutto irrilevante. 4) In che cosa consiste l’originalità degli studi di Chopin? ❑ Sono composizioni molto lunghe ed elaborate. ❑ Superano il fine tecnico e raggiungono un grande livello musicale e artistico. ❑ Sono brani che presentano notevoli difficoltà tecniche. ❑ La forma utilizzata è del tutto nuova. 5) Secondo te, come risultano essere le interpretazioni dei tre artisti? ❑ Non sono molto differenti fra loro. ❑ Ciascun esecutore offre la sua versione, differente dalle altre due. ❑ Si sente che i brani sono perfettamente uguali. Vero o Falso? 1) Il pianoforte è un cordofono a corde percosse. 2) I tasti che formano la tastiera sono 188. 3) A inizio Settecento il pianoforte si chiamava “fortepiano”. 4) Il Do nel pianoforte è il tasto bianco situato prima di ogni successione di tre tasti neri. 5) L’invenzione del pianoforte è attribuita all’italiano Bartolomeo Cristofori. 6) Nel corso dell’Ottocento il pianoforte si diffuse in tutta Europa. 7) Gli Studi op. 10 sono stati composti da Chopin verso la fine della carriera. 8) Ciascuno degli Studi op. 10 affronta un problema particolare della tecnica pianistica. V F ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ APPROFONDIMENTO IL CLAVICEMBALO Le origini di quello che è considerato l’antenato del pianoforte si perdono nel Medioevo. Il clavicembalo è probabilmente stato inventato nel Trecento, in un periodo di grandi progressi nella costruzione meccanica artigianale, e dal punto di vista costruttivo è un’evoluzione del salterio, antico strumento a corde pizzicate. Nel clavicembalo le corde vengono pizzicate da un plettro: non si può quindi agire sulla quantità del suono come invece nel pianoforte. La diffusione dello strumento era enorme, tanto che nel Settecento non vi era casa nobiliare in cui non fosse presente. Era anche un bell’oggetto, di fattura preziosa, spesso ricco di straordinarie decorazioni. Il pianoforte però decretò la fine del clavicembalo: solo recentemente, grazie a un paziente lavoro di ricerca da parte di studiosi appassionati, che hanno restaurato i pochi esemplari antichi rimasti, è ripreso il suo uso per l’esecuzione della musica antica. Un superbo clavicembalo del XVIII secolo, riccamente decorato. Il clavicembalo era un ‘mobile’ presente in tutte le case dei ricchi nobili. La consuetudine della decorazione si conserva anche nei primi pianoforti. APPROFONDIMENTO La storia Il clavicembalo italiano più antico di cui si ha notizia è del 1521. I clavicembali italiani erano caratterizzati da corde poco tese e da un suono gradevole, adatto all’accompagnamento del canto o di altri strumenti. Una vera e propria rivoluzione nella costruzione del clavicembalo avvenne nelle Fiandre intorno al 1580, grazie al lavoro di Hans Ruckers e dei suoi discendenti, tra cui Johannes Couchet. I clavicembali dei Ruckers avevano corde più lunghe, più tese e una tavola acustica in legno di abete rosso. Queste modifiche diedero allo strumento una sonorità più potente e nobile rispetto a quella del clavicembalo italiano e furono utilizzate anche dai costruttori di clavicembali di altre nazioni (Francia e Germania). La figura mostra il sistema di corde del pianoforte a coda. RIFLETTIAMO INSIEME 1) Da quale altro strumento deriva probabilmente il clavicembalo? ❑ L’organo. ❑ Il clavicordo. ❑ L’arpa. ❑ Il salterio. 2) Nel Settecento spesso il clavicembalo era presente: ❑ nei Teatri pubblici; ❑ nelle case nobiliari; ❑ nelle chiese; ❑ nelle case popolari. 3) Attorno al 1580 avvenne una vera e propria rivoluzione nella costruzione del clavicembalo. Dove? ❑ Nei Paesi Baschi. ❑ In Italia. ❑ Nelle Fiandre. ❑ In Germania. Vero o Falso? 1) Il clavicembalo è probabilmente stato inventato nel Trecento. 2) Nel clavicembalo le corde vengono percosse da un plettro. 3) Il pianoforte decretò la fine del clavicembalo. 4) Il clavicembalo italiano più antico di cui si ha notizia è del 1721. 5) I clavicembali dei Ruckers avevano corde più corte rispetto a quelli tradizionali. V F ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ APPROFONDIMENTO L’ORGANO L’organo è uno strumento che presenta una o più tastiere (dette manuali), una pedaliera (vera e propria ‘tastiera per i piedi’ che serve a suonare le note di registro più grave) e un sistema di canne. Il suono viene prodotto dall’aria introdotta da un mantice in una (o più) canne, metalliche o di legno, di calibro e di lunghezza differente, ciascuna delle quali ha una determinata altezza e uno specifico timbro. Ad ogni canna, quindi, corrisponde una nota. Spesso imponente e di grandi dimensioni, l’organo è in grado di produrre una grande varietà di suoni, anche combinati tra di loro, grazie ai diversi registri che vengono associati alle tastiere e alla pedaliera. L’organo ha un posto di primo piano nella liturgia e, in generale, nella musica sacra. È quindi presente tradizionalmente nelle chiese, dove ancora oggi è possibile ascoltare in concerto la musica per questo strumento. collocare nella chiesa di San Cornelio a Compiègne. Iniziò allora la diffusione dell’organo nei luoghi di culto cristiani e il suo utilizzo nella liturgia. L’evoluzione dello strumento fu notevole: nel Trecento e nel Quattrocento troviamo già esemplari dotati di pedaliera, con una tastiera simile a quella moderna e registri distinti. L’aria era sospinta da un mantice azionato a mano da un ‘servente’. Tuttavia nelle varie zone d’Italia e d’Europa esistevano già significative differenze tra gli strumenti. In ambito profano si diffuse l’organo portativo (cioè che si può trasportare), di piccole dimensioni; l’esecutore suonava con la mano destra e contemporaneamente, con la mano sinistra, azionava il mantice. La meccanica e le parti dell’organo Chi suona l’organo si chiama organista. Il suono viene prodotto facendo passare dell’aria nelle canne, tramite un mantice (oggi azionato da un motore elettrico), un tempo azionato a mano. La storia Canne Si conoscono esempi di strumenti forniti di tastiera, canne e registri già nel mondo greco, romano e bizantino: allora l’aria era immessa nelle canne da un sistema di pressione ad acqua. Da qui il nome di “hydraulos” (organo idraulico). Nel 757 l’imperatore di Bisanzio, Costantino Copronimo, ne donò un esemplare al re di Francia Pipino il Breve, che lo fece Le canne, in metallo e più raramente in legno, sono raggruppate in serie e suddivise in due grandi famiglie: ‘ad anima’ che funzionano col principio del flauto dolce (cioè ad insufflazione diretta), e ‘ad ancia’ che funzionano invece col principio della fisarmonica (cioè l’aria fa vibrare una lamina che produce suono). Il materiale con cui la canna è costruita (come APPROFONDIMENTO Organo boemo del 1587. APPROFONDIMENTO abbiamo detto, legno o metallo) determina il timbro della nota, mentre la sua grandezza ne determina l’altezza. Tutto questo meccanismo (come gran parte del canneggio) non è visibile; ciò che si vede è infatti solo la parte più monumentale dell’organo, detta prospetto o facciata. Ogni organo presenta un suo proprio numero e tipo di registri (cioè file di canne di altezze, diametri e forme differenti) impiegati dall’organista per variare il suono, in parte secondo le indicazioni della partitura, in parte secondo la sua personale sensibilità. Consolle La consolle è tutto l’insieme di tastiera, pedali e tasti per azionare i vari registri direttamente accessibili sullo strumento da parte dell’organista. Oggi la trasmissione dei comandi dalla consolle allo strumento è così potente e sofisticata da permettere che essa sia anche a grande distanza (da una parte all’altra di una chiesa, ad esempio) dal meccanismo di produzione del suono, cioè dal canneggio. GUIDA A L L’ ASCOLTO J S Bach: Toccata e fuga BWV La Toccata e fuga BWV 565 (1708) è uno dei brani più noti e diffusi della storia della musica. La toccata era in epoca barocca un brano dagli effetti ricchi ed esuberanti; di solito era accoppiata a una fuga di struttura rigorosa, che conferiva serietà a tutta la composizione, e anche unità poiché spesso conteneva riferimenti tematici alla toccata. Anche la Toccata e fuga di Bach è costruita in questo modo. La Toccata è divisa in tre parti. L’inizio, di grande presa sull’ascoltatore, ha carattere improvvisativo e stile grandioso. La parte centrale, dopo un decrescendo impressionante, mette in gioco tutte le possibilità dello strumento, con effetti virtuosistici che spaziano sulle tastiere. La terza parte ripropone lo stile epico e conclude l’opera accentuando i contrasti e il cambio continuo delle indicazioni di velocità. La Fuga, di quasi 100 battute, è invece una rigorosa struttura la cui serietà fa risaltare ancora di più nel contrasto la fantasia di tutto l’insieme. Con questa pagina si sono cimentati gli organisti più famosi, ma proprio il suo carattere libero ha consentito a ciascuno di manifestare la propria individualità. Ascoltate, infatti, come il celebre inizio cambi proprio aspetto nelle mani di tre grandi. Richter è rigorosissimo e fedele al testo, Litaize quasi asettico e Koopman, secondo le idee della prassi esecutiva antica, assai fantasioso. Karl Richter Nato nel 1926 e morto nel 1981 in Germania, non fu solo un organista, ma anche un direttore d’orchestra. Studioso attento della musica barocca, il suo nome è però rimasto legato all’interpretazione della musica sacra (vocale e strumentale) di Bach, poiché le sue magistrali esecuzioni furono le prime in cui si eliminava ogni influsso romantico dalla musica del grande compositore. Toccata e fuga in re minore: l’inizio della Toccata. APPROFONDIMENTO Gaston Litaize Nato e morto in Francia (1909-1991) ha studiato con uno dei più prestigiosi organisti francesi e appartiene a una tradizione che considera l’organo non solo uno strumento ‘da chiesa’, ma anche uno strumento ‘da concerto’. Era cieco, ma ciò non gli ha impedito di svolgere una intensissima attività concertistica e didattica. Esperto di musica barocca e romantica porta nelle sue esecuzioni la grandiosità sonora dei grandi organi francesi. Ton Koopman Olandese, nato nel 1944, Koopman fa parte di un gruppo di esecutori dei Paesi Bassi che dagli anni Settanta del Novecento hanno rivoluzionato l’esecuzione della musica antica. Fino a quel momento la musica rinascimentale e barocca era eseguita con strumenti Il maestro Ton Koopman. moderni e secondo il gusto di oggi, invece gli ‘olandesi’ utilizzavano gli strumenti e la prassi esecutiva antica, riscoperta attraverso gli antichi trattati e dandoci quasi la possibilità di ascoltare il suono del passato. RIFLETTIAMO INSIEME 1) Grazie a quale elemento tecnico l’organo è in grado di produrre una grande varietà di suoni? ❑ Grazie alle numerose tastiere. ❑ Grazie ai diversi registri. ❑ Grazie alla pedaliera. ❑ Grazie ai manuali. 2) In quale genere musicale l’organo ha un posto di primo piano? ❑ Nella musica romantica. ❑ Nella musica profana. ❑ Nella musica sacra. ❑ Nella musica popolare. 3) Quale elemento della canna determina il timbro di una nota dell’organo? ❑ La lunghezza. ❑ Il materiale. ❑ Il diametro. ❑ Lo spessore. 4) La Toccata e fuga in re minore: ❑ è un brano per orchestra; ❑ è un brano per organo; ❑ è un brano per pianoforte; ❑ è un brano per quartetto. 5) Qual è la parte che conferisce serietà a tutta la composizione? ❑ La toccata. ❑ La fuga. 6) Dei tre interpreti chi esegue più liberamente la parte iniziale? ❑ Richter. ❑ Litaize. ❑ Koopman. Vero o Falso? 1) 2) 3) 4) 5) 6) V Chi suona l’organo si chiama organaro. ❑ L’organo portativo è di grandi dimensioni. ❑ Il suono dell’organo viene prodotto facendo passare dell’aria nelle canne tramite un mantice. ❑ Uno degli organi più antichi è l’hydraulos. ❑ Le canne dell’organo sono costruite in metallo e più raramente in legno. ❑ La Toccata e fuga in re minore è un brano di un musicista vecchio ed esperto. ❑ F ❑ ❑ ❑ ❑ ❑ ❑