il violino - Edizioni Alice

annuncio pubblicitario
APPROFONDIMENTO
Come è fatto
GLI STRUMENTI
PROTAGONISTI
Nella storia della musica occidentale degli
ultimi secoli due sono gli strumenti che si
sono affermati e per i quali i compositori
hanno scritto moltissima musica: il violino e
il pianoforte.
Essi sono diventati nel tempo i principali
strumenti solisti, ma anche i veri protagonisti
della musica da camera e sinfonica.
Il violino è lungo circa 60 cm ed è costituito
da un manico liscio (cioè senza segni dei
tasti) che si inserisce nella cassa armonica.
Ha quattro corde comunemente di metallo
accordate ad intervalli di quinta (Sol2, Re3,
La3 e Mi4) e tese sopra un ponticello arcuato
che ha due funzioni: quella di mantenere le
corde in una posizione che permette all’archetto di toccarne una sola e quella di trasmettere le vibrazioni sonore alla cassa armonica che le amplifica. Le corde sono assicurate, in cima al manico, ai piroli inseriti nella
cavigliera che solitamente termina con un ricciolo, e, sulla cassa, alla cordiera.
IL VIOLINO
Il violino è il più piccolo nella
famiglia degli strumenti a
corde ed ha l’estensione più
acuta. Le partiture per violino
utilizzano la chiave di Sol,
detta per questo anche chiave
di violino.
Dall’epoca barocca, il violino è
stato uno degli strumenti musicali più importanti: agile,
emerge sugli altri strumenti e il
suo virtuosismo (che ha rivali
solo in quello del pianoforte)
affascina il pubblico.
Il repertorio per violino spazia
dalla musica da camera a quella sinfonica, dalla musica da
concerto alle sonate solistiche.
Strumento estremamente duttile, trova spazio da sempre
anche nella musica leggera e in
quella popolare.
Chi suona il violino è chiamato violinista, mentre chi
costruisce e ripara gli strumenti a corde è definito
liutaio.
piroli
voluta
cavigliere
sol
re
manico
tavola
armonica
fasce
mi
la
fasce
tavola
bottone
fasce
ponticello
barra di sostegno
anima
tavola
(faccia
interna)
fasce
fondo
APPROFONDIMENTO
Generalmente, la cassa del violino è in abete
rosso, leggero e resistente. La parte posteriore, le coste (cioè i fianchi), il manico, la paletta, il riccio e il ponticello sono in legno duro,
di solito acero.
La tastiera è in ebano. Il tipo di legno, il suo
spessore, la sua stagionatura, la sua verniciatura e le sue proprietà fisiche influiscono
grandemente sul suono prodotto dal violino.
Esso viene generato tramite lo sfregamento
sulle corde dei crini di cavallo tesi sull’archetto. Tali crini sono periodicamente trattati con
pece o colofonio che li rendono ruvidi e quindi in grado di provocare l’attrito necessario a
mettere in vibrazione le corde. Oltre che
attraverso lo sfregamento delle corde con l’archetto, in particolari casi il violino può essere
suonato anche pizzicando la corda con le dita
della mano destra.
I violini
nell’orchestra e nella
musica da camera
I violini costituiscono una sezione fondamentale dell’orchestra sinfonica, e
vengono normalmente suddivisi in due
gruppi: primi e secondi violini.
I compositori spesso assegnano la
linea del canto (che è anche la parte
tecnicamente più difficile) ai violini
primi, mentre i violini secondi normalmente suonano una parte secondaria.
Nel quartetto d’archi, al primo e al
secondo violino sono affiancati viola e
violoncello.
Esiste infine una ricca letteratura per
violino e altri strumenti (in particolare
pianoforte) e per violino solo (ad
esempio i Capricci di Paganini).
Il violino nella musica
popolare e leggera
Oltre che in ambito classico, il violino è
usato anche nella musica popolare e in
quella leggera. Più raramente, nel rock
e nel jazz che comunque hanno visto
grandi virtuosi di questo strumento.
I violini: storia di una
famiglia di strumenti
Oggi la musica occidentale ha ridotto a quattro gli strumenti ad arco (violino, viola, violoncello e contrabbasso), ma molti sono stati i
loro progenitori.
Nel Medioevo possiamo ricordare la lira (da
non confondere con l’omonimo strumento a
pizzico dell’antichità). In epoca rinascimentale
troviamo invece la ‘viola’, termine generico che
designava una grande famiglia di strumenti,
diversi per dimensioni e sonorità, suddivisa in
due grandi sottofamiglie: quella delle ‘viole da
gamba’ (appoggiate a terra oppure strette fra le
ginocchia), e quella delle ‘viole da braccio’
(tenute appunto sul braccio). Il violino è proprio la più piccola delle ‘viole da braccio’.
Solo all’inizio del Seicento Gaspare Bertolotti
Il laboratorio di un liutaio.
APPROFONDIMENTO
da Salò iniziò a costruire strumenti corrispondenti a quello moderno, con le quattro
corde (invece di 5 o 6 come nelle viole antiche) e accordato per quinte.
Il violino si perfezionò con la famiglia di liutai cremonesi Amati nel corso del Seicento, e
poi con Stradivari e Guarneri all’inizio del
Settecento. Eccellenti liutai operano anche
oggi, ma gli strumenti antichi possiedono un
fascino speciale, molto apprezzato dagli esecutori e il loro valore aumenta continuamente. Pertanto, gli esemplari migliori sono posseduti e custoditi gelosamente dai violinisti,
oppure conservati in musei o collezioni.
In ogni generazione poi, a partire dall’epoca
di Corelli e Vivaldi, vi sono stati grandi violinisti: ricordiamo tra essi Paganini,Ysaye,
Kreisler, Elman, Heifetz, Milstein e Ojstrach.
GUIDA
Un prezioso violino Guarneri (1698-1744).
A L L’ ASCOLTO
N Paganini:
Ventiquattro capricci
per violino solo:
Capriccio n Nicolò Paganini fu primo grande virtuoso in
senso moderno, strabiliante, in grado di stupire le folle con la sua bravura e con i sui effetti. Per questo divenne un vero e proprio mito.
La musica per violino solo non era una novità
e la parola ‘capriccio’ in epoca barocca indicava un esercizio per imparare un determinato
modello tecnico o una pagina quasi improvvisata dove l’esecutore esprimeva la sua assoluta libertà. I Ventiquattro capricci (pubblicati
da Paganini come op.1 nel 1830) sono un
insieme di queste due concezioni, perché se
nella sostanza affrontano in maniera assolutamente nuova e difficilissima tutti i problemi
tecnici del violino all’inizio dell’Ottocento,
all’ascolto si pongono come modelli di libertà
esecutiva, quasi che la musica non sia scritta,
ma esca come improvvisata dalle mani del
virtuoso. In particolare l’ultimo è un tema con
variazioni, cioè una composizione dove una
melodia viene variata tante volte in maniera
sempre più difficile. Noi ascoltiamo solo il
tema che ha proprio un carattere libero e fantasioso. Accardo esegue queste battute con
calma e rigore, quasi a volere sottolineare il
contrasto con le successive variazioni.
Perlman accentua invece il carattere libero e
fantasioso di questa parte, mentre Midori,
con animo tutto femminile, ne sottolinea il
carattere espressivo.
Salvatore Accardo
Nato a Torino nel 1941, vince già giovanissimo i più prestigiosi concorsi internazionali e
poi inizia una carriera che lo porta in Europa
e in America. Non si dedica solo al concertismo solistico e alla musica da camera (di cui
contribuisce al rinnovamento del repertorio
chiedendo nuove opere ai compositori contemporanei), ma anche alla didattica, per
potere tramandare ai giovani tutta la sua
esperienza. Ha anche una attività di direttore
d’orchestra. Il suo stile si distingue per il rigore, la perfezione e la classicità.
Itzhak Perlman
Isareliano, nato nel 1945, la poliomielite contratta a quattro anni non gli ha impedito di
esprimere il suo talento col violino.
APPROFONDIMENTO
Un violino Stradivari (1644-1737).
Si è perfezionato prima in Russia e poi negli
Stati Uniti coi più grandi violinisti viventi; poi
ha iniziato a esibirsi nelle sale da concerto
più importanti, coi direttori più noti e nei
pezzi più famosi del repertorio solistico e con
orchestra. Il suo stile, accanto alla perfezione
esprime una libertà e una fantasia che sembrano portare dentro di sé la carica dei grandi
violinisti della tradizione romantica.
Midori (Goto Mi Dori)
Giovane violinista giapponese (è nata nel
1971) ha studiato nel suo paese e poi negli
Stati Uniti. La sua carriera si è sviluppata
rapidamente dal 1990, ed è ormai solista riconosciuta nel mondo. È anche laureata in psicologia e molto dedica della sua attività all’insegnamento ai bambini. Nel suo stile il virtuosismo è messo in secondo piano, quasi ‘dato
per scontato’, mentre ciò che conta è l’espressività e la musica.
RIFLETTIAMO INSIEME
1) Quali suoni producono le quattro corde
del violino?
❑ Mi, La, Re e Sol.
❑ Sol, Re, La e Mi.
❑ Si, Mi, Sol e Re.
❑ Fa, Do, Sol e Re.
2) Come viene generato il suono in uno
strumento ad arco?
❑ Attraverso il pizzicato delle dita dell’esecutore.
❑ Tramite lo sfregamento sulle corde dei crini di
cavallo tesi sull’archetto.
❑ Pizzicando le corde per mezzo di un plettro.
3) Chi per primo iniziò a costruire strumenti
corrispondenti a quelli moderni?
❑ Antonio Stradivari da Cremona.
❑ Giuseppe Guarneri detto del Gesù.
❑ Andrea Amati da Cremona.
❑ Gaspare Bertolotti da Salò.
4) Come veniva considerato Paganini nel suo
tempo?
❑ Un bravo violinista.
❑ Un mediocre violinista.
❑ Un mito.
❑ Un ottimo compositore di musica per violino.
5) Chi dei tre esecutori risulta essere,
secondo te, maggiormente espressivo?
❑ Accardo.
❑ Perlman.
❑ Midori.
Vero o Falso?
1) Il violino è il più piccolo nella
famiglia degli strumenti a corde.
2) Chi costruisce e ripara gli strumenti
a corde è definito violinista.
3) Generalmente, la cassa del violino
è in abete rosso, leggero e resistente.
4) I crini dell’arco sono periodicamente
trattati con pece o colofonio.
5) In orchestra i violini vengono generalmente divisi in primi e secondi.
6) I violini moderni sono sempre
migliori rispetto a quelli antichi.
7) Paganini fu il primo grande virtuoso
in senso moderno.
8) I Capricci sono stati scritti da Paganini
nei primi anni del Novecento.
V
F
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
APPROFONDIMENTO
IL PIANOFORTE
Le parti del pianoforte
Il pianoforte è costituito da cinque parti principali:
• la cassa (o tavola armonica)
• la struttura portante ed il rivestimento esterno
• il blocco tastiera/meccanica
• la cordiera
• i pedali
Il pianoforte è uno strumento musicale in
grado di produrre un suono grazie alla percussione delle corde per mezzo di martelletti
azionati da una tastiera. Fa parte, quindi, dei
cordofoni a corde percosse.
Il nome
L’origine della parola è italiana. Quando nacque, a inizio Settecento, lo strumento si chiamava “fortepiano”: e anche in questo caso il
nome si riferisce alla possibilità dell’esecutore
di determinare il volume del suono, cioè di
suonare le note più o meno forte. Usando
maggiore o minore forza sui tasti, il musicista
può infatti aumentare la pressione sulle corde
e determinare l’effetto che intende realizzare.
L’esecutore di musica al pianoforte si chiama
pianista.
Uno splendido pianoforte a coda, costruito tra il 1820 e il 1830 dal tedesco Jakob Veimes (1767-1830). Come si
vede, presenta parti decorative particolarmente accurate: quasi un’opera d’arte.
APPROFONDIMENTO
Come è fatto
Vi sono due tipi di pianoforte, a coda e verticale, diversi nella forma della cassa e della
meccanica: nel primo la cassa è orizzontale e
a forma d’arpa, nel secondo è verticale, di
forma rettangolare.
Dotato di tastiera e di corde, il pianoforte è
simile ai più antichi clavicordo e clavicembalo, da cui deriva, ma differisce nel meccanismo di produzione del suono. Nel pianoforte
infatti, le corde vengono colpite da martelletti
che subito rimbalzano indietro; in questo
modo le corde vibrano liberamente, fino a
quando il pianista non rilascia il tasto, provocando l’intervento dello smorzatore.
I tasti sono 88: 52 bianchi e 36 neri (questi
ultimi a gruppi di due o di tre, alternati
comunque a tasti bianchi).
Il Do è il tasto bianco situato prima di ogni
successione di due tasti neri.
I pedali sono leve poste sotto lo strumento in
basso, al centro, e vengono azionati con i
piedi. A seconda del costruttore e dell’epoca
di costruzione, sono due o tre e hanno la funzione (quello di destra) di alterare il suono in
vario modo, per legare i suoni grazie una
sorta di alone timbrico e armonico, oppure
(quello di sinistra, chiamato anche sordina)
per ridurre il suono.
Pianoforte del 1805.
corde
leggio per lo spartito
tastiera
pedali
coda
APPROFONDIMENTO
Storia
L’invenzione del pianoforte viene attribuita
all’italiano Bartolomeo Cristofori, che nel
1711 volle creare un clavicembalo che avesse
il suono controllabile dall’esecutore. Lo strumento inizialmente non ebbe molto successo
in Italia ma venne ripreso in Germania
da Silbermann, che ne costruì una
copia esatta, sottoponendola a
diversi musicisti, tra cui Bach.
Nel corso dell’Ottocento il pianoforte si diffuse in tutta Europa.
Divenne, insieme al violino, lo
strumento preferito dai musicisti,
che composero per esso moltissima
musica. I grandi pianisti divennero
presto vere e proprie star, applaudite e seguite con passione. Molti di
essi, da Beethoven a Brahms, da
Chopin a Liszt, furono anche straordinari compositori di musica per pianoforte.
La diffusione dello strumento fu favorita anche dal suo uso ‘sociale’: il pianoforte era infatti presente in tutte le case
nobili o altoborghesi, dove la musica veniva
praticata dalle giovani come momento essenziale dell’educazione generale.
Nell’insegnamento musicale si è affermato
come lo strumento di base, dal quale poi passare a ogni altro.
GUIDA
A L L’ ASCOLTO
F Chopin:
Dodici studi op per pianoforte
Studio n Lo studio è un esercizio attraverso il quale
l’allievo può apprendere tutti i segreti della
tecnica e dell’espressione musicale. Così
anche Chopin, all’inizio della carriera, compone una raccolta di Studi (op. 10, nel 1830) per
fornire agli interpreti gli strumenti tecnici più
adatti ad eseguire le sue musiche.
Ciascuno degli
studi affronta, come
nella migliore tradizione, un problema particolare della tecnica pianistica. Tuttavia essi
superano il fine tecnico
perché sono brani di
grande livello musicale e
artistico. Ne è un esempio
lo Studio n. 3 che in particolare vuole abituare l’esecutore alla cantabilità.
Tuttavia vediamo come tre interpreti, distanti
nel tempo e di cultura differente, abbiano
affrontato il problema dell’espressività. Se
Cortot sottolinea la melodia, Backhaus predilige il rigore tecnico e ritmico, senza concedersi
libertà e Pollini, assai più modernamente, lascia
che la parte melodica emerga da sola mettendo
invece in risalto tutte le parti che polifonicamente costituiscono l’accompagnamento.
Alfred Cortot
Pianista francese nato nel 1877 e morto nel
1962, aveva studiato con un allievo di Chopin
e quindi poté avere di prima mano informazioni sullo stile del grande pianista polacco.
Dopo avere vinto i più importanti concorsi
internazionali cominciò ad interpretare
Chopin, rivoluzionando completamente l’esecuzione di una musica che aveva risentito del
gusto decadente. Egli invece ne riscoprì il
valore eroico e la perfezione di scrittura.
APPROFONDIMENTO
Wilhelm Backhaus
Nato nel 1884 e
morto nel 1969, il
suo repertorio spaziava da Bach al
Novecento, con una
particolare predilezione per gli autori
tedeschi (soprattutto Beethoven) di cui
propose una nuova
visione musicale.
Egli era infatti
nemico degli eccessi del romanticismo che
spesso facevano travisare il vero significato
delle composizioni. Così anche in Chopin la
sua esecuzione, pur orientata verso il sentimentalismo, non supera mai la moderazione
espressiva.
Maurizio Pollini
Nato a Milano nel
1942, Pollini ha
iniziato la propria
carriera vincendo
nel 1960 il celebre
concorso internazionale “Chopin”
di Varsavia. Il suo
amore per la musica contemporanea
(molti sono i compositori che scrivono musica per lui) influenza anche la sua
interpretazione della musica del Polacco:
Pollini è riuscito infatti a togliere dalla musica di Chopin le incrostazioni del tempo,
mostrandone la modernità e facendone capire la grandezza.
RIFLETTIAMO INSIEME
1) Quale forma presenta la cassa di un
pianoforte a coda?
❑ La forma ad “elle”.
❑ La forma d’arpa.
❑ La forma di un’ala di uccello.
❑ La classica forma a pera.
2) Il pianoforte creato in Italia fu ripreso in
un altro paese europeo. Quale?
❑ La Francia.
❑ La Russia.
❑ La Germania.
❑ L’Austria.
3) Quale funzione svolge il pianoforte
nell’ambito dell’insegnamento musicale?
❑ È uno strumento di base.
❑ È propedeutico per tutti gli altri strumenti.
❑ Serve per l’accompagnamento del canto.
❑ È del tutto irrilevante.
4) In che cosa consiste l’originalità degli
studi di Chopin?
❑ Sono composizioni molto lunghe ed elaborate.
❑ Superano il fine tecnico e raggiungono un
grande livello musicale e artistico.
❑ Sono brani che presentano notevoli difficoltà
tecniche.
❑ La forma utilizzata è del tutto nuova.
5) Secondo te, come risultano essere le
interpretazioni dei tre artisti?
❑ Non sono molto differenti fra loro.
❑ Ciascun esecutore offre la sua versione,
differente dalle altre due.
❑ Si sente che i brani sono perfettamente uguali.
Vero o Falso?
1) Il pianoforte è un cordofono
a corde percosse.
2) I tasti che formano la tastiera
sono 188.
3) A inizio Settecento il pianoforte
si chiamava “fortepiano”.
4) Il Do nel pianoforte è il tasto bianco
situato prima di ogni successione
di tre tasti neri.
5) L’invenzione del pianoforte è attribuita
all’italiano Bartolomeo Cristofori.
6) Nel corso dell’Ottocento il pianoforte
si diffuse in tutta Europa.
7) Gli Studi op. 10 sono stati composti
da Chopin verso la fine della carriera.
8) Ciascuno degli Studi op. 10 affronta
un problema particolare della
tecnica pianistica.
V
F
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
APPROFONDIMENTO
IL CLAVICEMBALO
Le origini di quello che è considerato l’antenato del pianoforte si perdono nel Medioevo.
Il clavicembalo è probabilmente stato inventato nel Trecento, in un periodo di grandi progressi nella costruzione meccanica artigianale, e dal punto di vista costruttivo è un’evoluzione del salterio, antico strumento a corde
pizzicate. Nel clavicembalo le corde vengono
pizzicate da un plettro: non si può quindi
agire sulla quantità del suono come invece nel
pianoforte.
La diffusione dello strumento era enorme,
tanto che nel Settecento non vi era casa nobiliare in cui non fosse presente. Era anche un
bell’oggetto, di fattura preziosa, spesso ricco
di straordinarie decorazioni. Il pianoforte
però decretò la fine del clavicembalo: solo
recentemente, grazie a un paziente lavoro di
ricerca da parte di studiosi appassionati, che
hanno restaurato i pochi esemplari antichi
rimasti, è ripreso il suo uso per l’esecuzione
della musica antica.
Un superbo clavicembalo del XVIII secolo, riccamente decorato. Il clavicembalo era un ‘mobile’ presente in tutte le
case dei ricchi nobili. La consuetudine della decorazione si conserva anche nei primi pianoforti.
APPROFONDIMENTO
La storia
Il clavicembalo italiano più antico di cui
si ha notizia è del 1521. I clavicembali
italiani erano caratterizzati da corde
poco tese e da un suono gradevole, adatto all’accompagnamento del canto o di
altri strumenti.
Una vera e propria rivoluzione nella
costruzione del clavicembalo avvenne
nelle Fiandre intorno al 1580, grazie al
lavoro di Hans Ruckers e dei suoi discendenti, tra cui Johannes Couchet. I clavicembali dei Ruckers avevano corde più
lunghe, più tese e una tavola acustica in
legno di abete rosso. Queste modifiche
diedero allo strumento una sonorità più
potente e nobile rispetto a quella del clavicembalo italiano e furono utilizzate
anche dai costruttori di clavicembali di
altre nazioni (Francia e Germania).
La figura mostra il sistema di corde del pianoforte a coda.
RIFLETTIAMO INSIEME
1) Da quale altro strumento deriva
probabilmente il clavicembalo?
❑ L’organo.
❑ Il clavicordo.
❑ L’arpa.
❑ Il salterio.
2) Nel Settecento spesso il clavicembalo
era presente:
❑ nei Teatri pubblici;
❑ nelle case nobiliari;
❑ nelle chiese;
❑ nelle case popolari.
3) Attorno al 1580 avvenne una vera e
propria rivoluzione nella costruzione del
clavicembalo. Dove?
❑ Nei Paesi Baschi.
❑ In Italia.
❑ Nelle Fiandre.
❑ In Germania.
Vero o Falso?
1) Il clavicembalo è probabilmente
stato inventato nel Trecento.
2) Nel clavicembalo le corde
vengono percosse da un plettro.
3) Il pianoforte decretò
la fine del clavicembalo.
4) Il clavicembalo italiano più antico
di cui si ha notizia è del 1721.
5) I clavicembali dei Ruckers avevano
corde più corte rispetto
a quelli tradizionali.
V
F
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
❑
APPROFONDIMENTO
L’ORGANO
L’organo è uno strumento che presenta una o
più tastiere (dette manuali), una pedaliera
(vera e propria ‘tastiera per i piedi’ che serve a
suonare le note di registro più grave) e un
sistema di canne. Il suono viene prodotto dall’aria introdotta da un mantice in una (o più)
canne, metalliche o di legno, di
calibro e di lunghezza differente, ciascuna delle quali
ha una determinata
altezza e uno specifico timbro. Ad
ogni canna,
quindi, corrisponde una
nota.
Spesso imponente e di
grandi dimensioni, l’organo
è in grado di
produrre una
grande varietà
di suoni, anche
combinati tra di
loro, grazie ai diversi
registri che vengono
associati alle tastiere e alla
pedaliera.
L’organo ha un posto di primo piano nella
liturgia e, in generale, nella musica sacra. È
quindi presente tradizionalmente nelle chiese,
dove ancora oggi è possibile ascoltare in concerto la musica per questo strumento.
collocare nella chiesa di San Cornelio a
Compiègne. Iniziò allora la diffusione dell’organo nei luoghi di culto cristiani e il suo utilizzo nella liturgia.
L’evoluzione dello strumento fu notevole: nel
Trecento e nel Quattrocento troviamo già
esemplari dotati di pedaliera, con una tastiera
simile a quella moderna e registri
distinti. L’aria era sospinta da
un mantice azionato a
mano da un ‘servente’.
Tuttavia nelle varie
zone d’Italia e
d’Europa esistevano già significative differenze tra gli strumenti.
In ambito profano si diffuse
l’organo portativo (cioè che si
può trasportare), di piccole
dimensioni; l’esecutore suonava con
la mano destra e contemporaneamente, con la
mano sinistra, azionava il
mantice.
La meccanica e le parti
dell’organo
Chi suona l’organo si chiama organista.
Il suono viene prodotto facendo passare dell’aria nelle canne, tramite un mantice (oggi
azionato da un motore elettrico), un tempo
azionato a mano.
La storia
Canne
Si conoscono esempi di strumenti forniti di
tastiera, canne e registri già nel mondo greco,
romano e bizantino: allora l’aria era immessa
nelle canne da un sistema di pressione ad
acqua. Da qui il nome di “hydraulos” (organo
idraulico). Nel 757 l’imperatore di Bisanzio,
Costantino Copronimo, ne donò un esemplare
al re di Francia Pipino il Breve, che lo fece
Le canne, in metallo e più raramente in legno,
sono raggruppate in serie e suddivise in due
grandi famiglie: ‘ad anima’ che funzionano col
principio del flauto dolce (cioè ad insufflazione diretta), e ‘ad ancia’ che funzionano invece
col principio della fisarmonica (cioè l’aria fa
vibrare una lamina che produce suono). Il
materiale con cui la canna è costruita (come
APPROFONDIMENTO
Organo boemo del 1587.
APPROFONDIMENTO
abbiamo detto, legno o metallo) determina il
timbro della nota, mentre la sua grandezza ne
determina l’altezza.
Tutto questo meccanismo (come gran parte
del canneggio) non è visibile; ciò che si vede è
infatti solo la parte più monumentale dell’organo, detta prospetto o facciata.
Ogni organo presenta un suo proprio numero
e tipo di registri (cioè file di canne di altezze,
diametri e forme differenti) impiegati dall’organista per variare il suono, in parte secondo
le indicazioni della partitura, in parte secondo
la sua personale sensibilità.
Consolle
La consolle è tutto l’insieme di tastiera, pedali
e tasti per azionare i vari registri direttamente
accessibili sullo strumento da parte dell’organista. Oggi la trasmissione dei comandi dalla
consolle allo strumento è così potente e sofisticata da permettere che essa sia anche a grande distanza (da una parte all’altra di una chiesa, ad esempio) dal meccanismo di produzione del suono, cioè dal canneggio.
GUIDA
A L L’ ASCOLTO
J S Bach:
Toccata e fuga
BWV La Toccata e fuga BWV 565 (1708) è uno dei
brani più noti e diffusi della storia della
musica.
La toccata era in epoca barocca un brano
dagli effetti ricchi ed esuberanti; di solito era
accoppiata a una fuga di struttura rigorosa,
che conferiva serietà a tutta la composizione,
e anche unità poiché spesso conteneva riferimenti tematici alla toccata.
Anche la Toccata e fuga di Bach è costruita in
questo modo.
La Toccata è divisa in tre parti. L’inizio, di
grande presa sull’ascoltatore, ha carattere
improvvisativo e stile grandioso. La parte centrale, dopo un decrescendo impressionante,
mette in gioco tutte le possibilità dello strumento, con effetti virtuosistici che spaziano
sulle tastiere. La terza parte ripropone lo stile
epico e conclude l’opera accentuando i contrasti e il cambio continuo delle indicazioni di
velocità.
La Fuga, di quasi 100 battute, è invece una
rigorosa struttura la cui serietà fa risaltare
ancora di più nel contrasto la fantasia di tutto
l’insieme.
Con questa pagina si sono cimentati gli organisti più famosi, ma proprio il suo carattere
libero ha consentito a ciascuno di manifestare
la propria individualità. Ascoltate, infatti,
come il celebre inizio cambi proprio aspetto
nelle mani di tre grandi. Richter è rigorosissimo e fedele al testo, Litaize quasi asettico e
Koopman, secondo le idee della prassi esecutiva antica, assai fantasioso.
Karl Richter
Nato nel 1926 e morto nel 1981 in Germania,
non fu solo un organista, ma anche un direttore d’orchestra. Studioso attento della musica barocca, il suo nome è però rimasto legato
all’interpretazione della musica sacra (vocale
e strumentale) di Bach, poiché le sue magistrali esecuzioni furono le prime in cui si eliminava ogni influsso romantico dalla musica
del grande compositore.
Toccata e fuga
in re minore:
l’inizio della
Toccata.
APPROFONDIMENTO
Gaston Litaize
Nato e morto in Francia (1909-1991) ha studiato con uno dei più prestigiosi organisti
francesi e appartiene a una tradizione che
considera l’organo non solo uno strumento
‘da chiesa’, ma anche uno strumento ‘da concerto’. Era cieco, ma ciò non gli ha impedito
di svolgere una intensissima attività concertistica e didattica. Esperto di musica barocca e
romantica porta nelle sue esecuzioni la grandiosità sonora dei grandi organi francesi.
Ton Koopman
Olandese, nato nel 1944, Koopman fa parte
di un gruppo di esecutori dei Paesi Bassi che
dagli anni Settanta del Novecento hanno rivoluzionato l’esecuzione della musica antica.
Fino a quel momento la musica rinascimentale e barocca era eseguita con strumenti
Il maestro Ton Koopman.
moderni e secondo il gusto di oggi, invece gli
‘olandesi’ utilizzavano gli strumenti e la prassi
esecutiva antica, riscoperta attraverso gli antichi trattati e dandoci quasi la possibilità di
ascoltare il suono del passato.
RIFLETTIAMO INSIEME
1) Grazie a quale elemento tecnico l’organo
è in grado di produrre una grande varietà
di suoni?
❑ Grazie alle numerose tastiere.
❑ Grazie ai diversi registri.
❑ Grazie alla pedaliera.
❑ Grazie ai manuali.
2) In quale genere musicale l’organo ha un
posto di primo piano?
❑ Nella musica romantica.
❑ Nella musica profana.
❑ Nella musica sacra.
❑ Nella musica popolare.
3) Quale elemento della canna determina
il timbro di una nota dell’organo?
❑ La lunghezza.
❑ Il materiale.
❑ Il diametro.
❑ Lo spessore.
4) La Toccata e fuga in re minore:
❑ è un brano per orchestra;
❑ è un brano per organo;
❑ è un brano per pianoforte;
❑ è un brano per quartetto.
5) Qual è la parte che conferisce serietà a
tutta la composizione?
❑ La toccata.
❑ La fuga.
6) Dei tre interpreti chi esegue più
liberamente la parte iniziale?
❑ Richter.
❑ Litaize.
❑ Koopman.
Vero o Falso?
1)
2)
3)
4)
5)
6)
V
Chi suona l’organo si chiama organaro. ❑
L’organo portativo è di grandi
dimensioni.
❑
Il suono dell’organo viene prodotto
facendo passare dell’aria nelle canne
tramite un mantice.
❑
Uno degli organi più antichi
è l’hydraulos.
❑
Le canne dell’organo sono costruite
in metallo e più raramente in legno.
❑
La Toccata e fuga in re minore
è un brano di un musicista
vecchio ed esperto.
❑
F
❑
❑
❑
❑
❑
❑
Scarica